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ResPublic@
 Le segnalazioni, i pareri, la rabbia e
  la passione verso una nuova forma
         di politica condivisa.
        Dal web testimonianze
              di inizio era




         Inchiesta promossa da
           Claudia Porchietto,
           Provincia di Torino
Questa raccolta è dedicata
   a tutte quelle straordinarie persone
   che non perdono mai l’entusiasmo e
il coraggio di guardare avanti e credono
     in un nuovo modo di far politica.

                                Claudia
ResPublic@
  Una raccolta di segnalazioni, pareri,
           rabbia e passione,
verso una nuova ‘res publica’ condivisa.
        Dal web testimonianze
              di inizio era




        Inchiesta promossa da
          Claudia Porchietto
       nella Provincia di Torino
INTRODUZIONE




Questa è una raccolta di interventi riguardanti una doppia inchiesta
lanciata su Facebook nell’aprile del 2009 e allargata anche su altri
social media.

La prima inchiesta è intitolata:
“Come colmare il divario tra la politica e le persone”.
Nella seconda parte ci sono invece i risultati dell’altra inchiesta:
“Torino viene vissuta come una città estremamente creativa,
ma nel contempo anche poco capace di sviluppare e trattenere
sul proprio territorio le stesse idee da essa prodotte”.

Nel riportare tuti i contributi non c’è stata ovviamente alcuna
forma di censura. Solo in alcuni commenti (7/8) sono state tolte
parti non pertinenti con la domanda.

Le risposte a queste due inchieste sono state raccolte
attraverso i social media di Claudia e in taluni casi via email.
Questi sono i social media:
     Profilo personale in Facebook: http://www.facebook.com/profi-
le.php?id=1372954338&ref=name
     Fan page di Facebook “Claudia Porchietto Presidente”:
http://www.facebook.com/pages/CLAUDIA-PORCHIETTO-PRESIDEN-
TE/50394234891?v=wall&viewas=1372954338
     Ning “Cambiare insieme”:
http://cambiareinsieme.ning.com/profiles/blogs/il-divario-tra-la-
politica-e e http://cambiareinsieme.ning.com/profiles/blogs/linca-
pacita-di-torino-e.
     Blog Provincia e lavoro:
http://provinciaelavoro.blogspot.com/2009/05/stabilizzare-la-crea-
tivita-nellarea.html

Oltre a questi contributi sono state raccolte decine di segnalazioni
nella rubrica ‘Territorio’ sul sito ufficiale di Claudia, segnalazioni
che comporranno un altra raccolta di prossima edizione.

                                   4
PREFAZIONE




Ho preso coscienza del divario creatosi tra
elettorato e rappresentanti politici; credo molto
nel dialogo e nella necessità di essere presenti tra
la gente e sul territorio. Ho bisogno del contatto,
di capire direttamente chi ha delle necessità e
come risolverle. Ho deciso di ascoltare le
problematiche emergenti direttamente dalla base
con una serie di appuntamenti, ma anche con
l’attivazione di canali web per un dialogo continuo;
l’utilizzo del web è uno strumento fondamentale,
unico, senza filtri, che permette a chiunque di
poter comunicare le proprie necessità o
osservazioni.

Siamo di fronte ad un cambiamentoepocale anche in
l’ambito politico e questa che leggerete ne è una
piccola testimonianza: a noi politici resta solo
il compito di affinare la dote dell’ascolto e della
condivisione.


                                 Claudia Porchietto




                         5
A cura di: F. Bellavista, V. Cerati, L. Podda, F. Paolillo e moltissimi altre
     persone che ringraziamo sentitamente per la collaborazione.

                               Giugno 2009

I diritti di riproduzione, di memorizzazione e di adattamento totale
  o parziale con qualsiasi mezzo sono privi di COPYRIGHT in tutti
          i Paesi. In caso di utilizzo si prega di citare la fonte.
PRIMA PARTE
Inchiesta 1
“Come colmare il divario tra la politica e
le persone”




Armando B. ‘I politici sono visti come
molto distanti dalla realtà quotidiana e lo
sono! Occorre essere più vicini e consape-
voli dei problemi quotidiani della gente;
più vicini alle gente e rinunciare a qualche
privilegio, prestare più attenzione al quo-
tidiano. […] Se il potere centrale rivedesse
il significato delle Province, forse queste
potrebbero essere ancora utili, altrimenti,
come tutto in Italia, l’ente si trasforma
solo in un apparato inutile e costoso’.

                       @

Giovanni S. ‘Io sono toscano, forse vicino
forse lontano dalla realtà del tuo territo-
rio; esprimo un mio parere sul tema da te
invocato proprio dopo aver tristemente
assistito alla trasmissione Annozero. E poi-
ché mi è stato raccontato che "tutto il
mondo è paese" forse anche il parere di un
pratese può dare un contributo ad una
torinese. E' la rabbia che oggi mi persegui-
ta, gli onorevoli ospiti che ridacchiano,
                       13
che cercano il confronto o scontro politico,
che ci sbattono in faccia tutta la loro non
conoscenza del territorio pratese, dei
nostri gravissimi problemi. E noi incollati
al televisore subiamo passivi le note
discussioni che non ci appartengono, le
frasi e le riflessioni di chi di Prato non
conosce e non ha conosciuto niente. Il
divario fra la politica e le persone non si
può colmare ma si deve colmare!!’.

                     @

Mario R. ‘Le sensazioni vissute da Giovanni
sono identiche alle mie: i politici sembra-
no non comprendere la gravità della situa-
zione, TIRANO FUORI POCHISSIME IDEE
NUOVE, sembra che stiano giocando una
partita di calcio e non il destino di una
nazione. Sui mezzi pubblici e al mercato ci
vanno qualche volta? I comunisti degli anni
'60 avevano molti difetti eccetto che uno:
la lontananza da chi li votava...’.

                     @

Marco S. ‘Tutto si può, l'unico grande dub-
bio è se veramente vogliano farlo’.

                     @


                     14
Renato T. ‘Il divario lo si colmerebbe ad
esempio battendosi per abolire enti per-
fettamente inutili come le Province. Ci hai
mai pensato prima di accettare questa
candidatura?’.
                       @

Raffaele C. ‘Meno male che la politica ha
preso coscienza del divario... Il resto verrà
da sé’.
                       @

Roberto C. ‘Perché la politica è lontana
dal cittadino? Sprechi, soldi sperperati per
consulenze fantasma, ferie e viaggi pagati
con i soldi NOSTRI, regali, case, ville, locali,
mazzette. Il buon Albanese diceva "ma
chi?...ma cosa?...ma chi cazzu???". Hai ragio-
ne, "cambiare" ma una volta dentro? Ci si
adegua… E’ il male dell'Italia e degli
Italiani’.
                       @

Luca M. ‘Da quando c'è questo sistema
elettorale infausto, senza preferenze, per-
ché il politico dovrebbe stare tra la gente?
L’importante è la posizione in lista’.


                       15
16
17
Maria Estela A. ‘Dateli voi politici i segni
di grande cambiamento... Il popolo italia-
no è già flessibile per natura’.

                     @

Valter L. ‘Il divario si può colmare dimo-
strando cambiamenti effettivi anche nel
modo di porsi ai cittadini, non solo nei
periodi antecedenti alle elezioni’.

                     @

Rino M. ‘Chi è eletto dal popolo, è comun-
que uno del popolo; creare un muro fra i
politici e le persone provoca sempre il
"freddo": ci vuole umiltà!’.

                     @

Tommaso Alberto R. ‘Il politico, se non
mantiene il contatto con il territorio,
tende ad arroccarsi su posizioni di privile-
gio, salvo poi pagarne lo scotto alle prime
elezioni. Sono pochi i gruppi politici coesi
e senza correnti interne che possono
garantire un sicuro e continuo appoggio; le
loro organizzazioni possono servire per
ramificazione, ma necessitano di una squa-
dra "ad personam" ben oliata e votata al
candidato’.
                     18
19
20
Mario R. ‘Abbiamo bisogno di gente fresca
e con nuovo entusiasmo: vogliamo aria
nuova nella politica...’.

                     @

Stefano B. ‘Sì, secondo me il divario si può
colmare. Ma mai come in questo periodo
bisogna "rinnovare"... Sembra una bana-
lità, però secondo me il giusto mix per il
successo, specie in una provincia Rossa
com'è la nostra, è adulti d'esperienza +
giovani in gamba. Forse sono di parte,
essendo nel coordinamento giovanile di
Torino, ma credo sia la strada giusta da
percorrere. La gente tende a dare molta
fiducia a persone "nuove" e "pulite"... Ed
ovviamente scaltre e intraprendenti’.

                     @

Paolo F. ‘Certo che si può colmare, la sto-
ria di alcune elezioni politiche negli ultimi
17 anni in più parti d'Italia insegna. Ma non
si possono accontentare tutti, il grosso
problema delle Province è che su 100 per-
sone 85 non sanno che cosa fa l’ente, addu-
cendo o additando questioni che competo-
no ad altri istituti. Alla fine le elezioni
provinciali divengono elezioni di un males-

                     21
sere o meno di ciò che si vive nei singoli
comuni o distretti di comuni. A volte
basterebbe il buon senso di due uffici limi-
trofi per migliorare le cose. Strade, mer-
cati, parcheggi, ma soprattutto piccole
imprese e artigiani che, nell’impossibilità
di operare, permettono ai propri dipen-
denti di vivere invece di sopravvivere. Se
guardo la suddivisione in età di Torino e
Provincia, salta all'occhio la necessità di
operare maggiormente verso le persone
anziane e vicine alla pensione. Il divario
viene poi colmato con una capillare pre-
senza sul territorio e qui alcuni partiti
insegnano, ma parlo di vera presenza con
persone che sentano la politica, non che
cerchino soltanto una vita agevole, l’al-
truismo deve prevalere... Ricordiamoci
che è importantissima una redazione stam-
pa e una squadra di comunicazione audace
che riduca le distanze tra sezioni, presen-
za nel territorio e il vertice’.

                     @

Sergio D. ‘Io mi sono riavvicinato alla poli-
tica perché ho conosciuto delle persone
che mi hanno fatto ritornare la voglia di
far politica per la loro credibilità, onestà,
correttezza ecc.’.

                     22
@

Franco P. ‘Politica con la gente, per la
gente, tra la gente’.

                     @

Roberto T. ’Giusto, concordo con Franco.
Bisogna stare vicini alla gente’.

                     @

Marco M. ‘Stai tra la gente...con poche
persone intorno...’.

                     @

Urbano T. ‘Abbiamo molta voglia di politi-
ca, ma purtroppo chi la fa attualmente ce
ne fa passare la voglia. So che a tale aspet-
to non c'è rimedio. Comunque la speranza
non muore mai....’.

                     @

Stefania R. ‘L'unico consiglio che posso
darti da profana della politica è l'unico
consiglio valido nella vita di tutti: circon-
dati solo di persone per le quali nutri
stima e di cui ti fidi’.


                     23
@

Ernesto F. ‘Ti consiglio di seguire molto
bene le candidature, è fondamentale che
nei collegi siano candidate le persone che
esprimono il territorio’.

                     @

Claudia A. ‘La politica non dovrebbe esse-
re né di destra né di sinistra, è semplice-
mente di tutti’.

                     @

Giampiero V. ‘Il divario tra la politica e le
persone si può colmare solo se si archivia-
no manie di onnipotenza e si accetta che
da soli non si va da nessuna parte. Occorre
reintrodurre la preferenza in tutte le ele-
zioni, la scelta del capo è sempre pericolo-
sa, meglio lasciare libera la gente’.

                     @

Luciano L. ‘Quello che vorrei per il futuro
è il ritorno al merito nella scelta della
futura classe dirigente sia nelle aziende
private, sia nelle amministrazioni, sia
nella politica. Vorrei che aprire una atti-
vità propria fosse più semplice, vorrei

                     24
maggior opportunità per i laureati. Vorrei
tante cose’.

                    @

Claudia A. ‘Sarei molto lieta che, nel caso
tu diventassi presidente, dessi una scossa
alle strategie per stimolare un'economia
vera, che favorisca per esempio il risana-
mento ambientale degli edifici, che sper-
perano energia in modo scandaloso.

                    @

Marco M. ‘Stai in mezzo alla gente con
tanta semplicità…’.

                    @

Angelo ‘Se la politica è una professione
che crea rendite di posizione nonostante
tutto quello che succede intorno, vedo
arduo colmare il divario. Facciamo un
esempio: alle politiche 2008 Pd, Pdl e Udc
avevano in programma l'abolizione delle
province; oggi che queste risorse sarebbe-
ro vitali per salvare dal baratro molte
situazioni (sono un imprenditore e penso
alle PMI), DELL'ABOLIZIONE, A PARTE
L'UDC, non ne parla più nessuno. Spero che

                    25
la Tua probabile elezione vada in questa
direzione’.

                     @

Antonino M. ‘L'arte della politica non è
purtroppo per tutti, fare politica deve
essere una missione, non un interesse di
lobby o personale, purtroppo le persone
che hanno questa vocazione sono molto
poche’.

                     @

Augusta T. ‘Penso che tutti gli strumenti
che servono a colmare la distanza tra elet-
tore e politica siano i benvenuti: non cono-
sco benissimo i meccanismi della rete ma
comunque quella di utilizzarla mi sembra
una bella iniziativa’.

                     @

Laura ‘Sono perfettamente d'accordo con
la tua scelta perchè ascoltare le esigenze
dei cittadini trovo che sia imprescindibile
per i politici, soprattutto a livello provin-
ciale’.

                   @
Agnese U. ‘È sempre una buona cosa cono-
                     26
scere ciò che pensa la gente. La capacità di
ascolto è così rara tra i politici che sarà
sicuramente apprezzata dai nostri concit-
tadini e nello stesso tempo ti servirà come
feedback per il programma...’.

                     @
Sviluppo&Buonsenso ‘In Bassa Valle di
Susa lavoriamo proprio per dare voce a
coloro che per un paradosso sono ormai
maggioranza nell'opinione pubblica e si
trovano rappresentati da una minoranza
spesso urlante e ormai autoreferenziale
che "governa" (eufemismo) tutti i comuni.
C'è bisogno di tornare fra la gente a fare
politica, ad ascoltarne la voce e a portare
concretezza e sviluppo, anche in questi
tempi di crisi. Lavoriamo per cambiare
insieme questa situazione che ha rovinato
l'immagine di tutta la Valle, senza portare
un euro di investimenti durevoli nei cinque
anni trascorsi’.

                     @

Francesco T. ‘Ritengo che il divario tra
l'uomo politico e le persone ci sarà fino a
quando esisterà l'uomo; il politico che ha
la responsabilità di guidare una città o
una Provincia o altro, dovrebbe operare
nell'interesse della collettività e non nel-
                     27
l'interesse di un gruppo’.

                      @

Tommaso R. ‘"Pancia a terra" per tutto il
territorio    e    per    i   mercati,     la
Confcommercio, i gruppi operai, aziendali
etc. Attenzione alla squadra che ti farà da
contorno, ai vari candidati, a quelli sicuri
e meno sicuri, che non facciano campagne
personali, ma che ti coinvolgano per quanto
possibile nelle realtà del nostro Territorio.
Una cosa che mi rattrista riguarda tutto il
tempo che si sta perdendo’.

                      @

Massimo ‘Per colmare il divario tra la
Politica e le Persone personalmente riten-
go che sia necessario considerare la
Società come un'azienda, operando nel
completo interesse della stessa e dei suoi
Azionisti che di fatto sono i Cittadini; ciò
significa ottenere i migliori risultati al giu-
sto costo. Mi rendo perfettamente conto
che ciò possa sembrare un'affermazione
astratta, ma operare ponendo attenzione
alle esigenze dei cittadini, anche quelle
che per noi possono sembrare assurde per-
ché distanti dal "nostro vivere quotidiano",
può ingenerare una carica di fiducia e otti-
                      28
mismo, che di questi tempi non è male.
Purtroppo troppo spesso il comportamento
di alcuni personaggi appartenenti alla pub-
blica amministrazione (politici inclusi) è
più simile a quella del "padrone del vapore"
che al "buon padre di famiglia", sicché il
divario altro non fa che aumentare, ma da
qualche parte bisognerà pur cominciare’.

                      @

Carlo ‘Devi batterti perché la Fiat produca
automobili del futuro, elettriche, ad idro-
geno, a GPL, o qualsiasi altro sistema di
trasporto che interrompa quella catena di
finanziamento, attraverso il petrolio, di
paesi governati da corrotti; grazie al loro
malgoverno non sono in grado di ridistribui-
re ai loro popoli le immense ricchezze di
cui hanno beneficiato, anche grazie al
nostro contributo quotidiano… Queste orde
di islamici che stanno invadendo l'Italia
devono restare ai loro Paesi e se non pre-
tendono dai loro governanti il lavoro e
quello che gli spetta, tornino in sella ai loro
cammelli, ma non vengano nelle nostre
città a spacciare droga e a violentare le
nostre donne, oltre che a tentare di cam-
biare i nostri usi e costumi in norme cora-
niche. È vergognoso per una Città come
Torino vedere che Pininfarina deve andare
                      29
in Francia associandosi con Bollorè per pro-
durre l'auto elettrica del futuro. Torino
deve ritornare ad essere quella che fu: la
capitale dell'innovazione, della scienza e
della tecnologia. Le risorse umane ed intel-
lettuali ci sono, è sacrilego e disastroso
lasciarle andare all'estero. Questo è il futu-
ro lavorativo ed il benessere di Torino e del
Piemonte tutto: innovazione e tecnologia e
incentivi alla grande industria se si butta,
realmente, nell'innovazione’.

                      @

Donato ‘È difficile ormai, il divario è sem-
pre più grande e la politica fa male alla
pelle’.

                      @

Diego ‘Credo che qualsiasi strumento sia
adatto se la motivazione di fondo è quella
di comunicare e di creare contatto con i
pensieri e i desideri degli altri. Quindi un
grosso plauso a te ed alle tue iniziative’.

                      @

Claudia B. ‘In questo momento abbiamo
bisogno di buoni manager che sappiano
fare le scelte giuste e soprattutto in fret-
                      30
ta; do comunque ragione a chi ti consiglia
di stare in mezzo alla gente per dimostra-
re che non siete persone altezzose, ma
persone normali, con vite normali, seppur
con tanta voglia di fare le cose bene’.

                     @

Angelo S. ‘E’ vero si o no che Pd, Pdl, Udc
hanno detto che le province vanno abolite?
Visto che è vero, perché facciamo finta di
niente e in un periodo di crisi come questo
andiamo imperterriti a votare per un ente
inutile? Questo sicuramente aumenta il
distacco tra politica e paese reale…
Proviamo a parlarne?’.

                     @

Giuseppe C. ‘Essere presidente di un’asso-
ciazione come l'Api per molti anni come lei
ha fatto, significa una sola cosa, saper par-
lare alla gente, agli imprenditori, alle
madri ed ai padri di famiglia con un lin-
guaggio comprensivo, chiaro e diretto, che
nulla ha che vedere con il politichese di cui
tutti ci siamo stancati. Utilizzare un
network come il ning piuttosto che
Facebook è sicuramente uno strumento di
comunicazione attuale ed efficace, ma non
dimentichiamoci che la gran parte del
                     31
32
nostro elettorato non sa neanche di cosa
stiamo parlando. Come già ripetuto da
altri, il confronto con la gente comune,
quella che per intenderci ti guarda negli
occhi, è sicuramente l'arma più convincen-
te e soprattutto vincente. Sono certo che
lei non si sottrarrà al confronto diretto con
i suoi elettori, anche quelli più umili,
come purtroppo capitò anni fa durante le
Regionali. Riguardo alle abolizioni delle
Provincie, credo sia imperativo vincere
prima le elezioni, poi, se e quando la
gente lo vorrà, discuterne seriamente e
non a fini propagandistici, potrà essere un
obiettivo da raggiungere. La gente oggi più
che mai ha bisogno di speranze che si con-
cretizzino’.
                     @

Enrico ‘Credo che l'ascolto sia il centro
della ricomposizione politica/persone; può
sembrare demagogia ma continua ad esse-
re essenziale camminare per la strada,
entrare nei negozi, trasmettere cordialità,
disponibilità e condividere le storie ed i
pensieri della gente anche quando si pren-
de un caffè in una torteria... E’ faticoso,
forse stressante ma indispensabile quando
si assume un ruolo pubblico. Sarebbe forse
anche importante capire in anticipo quali

                     33
sono i problemi interni dell'Ente che si
intende "conquistare" e dare segnali di
interesse verso la tecnostruttura della
Provincia, alquanto provata da anni di
politiche di difficile decifrazione...’.

                     @

Luigi B. ‘Non sono un politico e non sono in
grado di rispondere seriamente alla tua
difficilissima domanda. Posso solo dirti che
questa domanda mi viene regolarmente
posta tutte le volte che si avvicina una
qualche tornata elettorale dal 1990 ad
oggi’.

                     @

Osvaldo ‘Non vedo divari, differenze,
caste e quant'altro... Sono barriere che
creiamo per comodità. Fa comodo soprat-
tutto a coloro che si collocano sul piedi-
stallo per sentenziare, criticare e dispen-
sare consigli, per piangersi addosso e giu-
stificare una personale e passata ineffi-
cienza. Per emergere bisogna mettersi in
discussione ed esporsi in prima persona.
Penso che un blog, Facebook e tutti questi
mezzi di comunicazione siano un ottimo
aiuto per chi non si perde nel criticare il
prossimo, ma le usa per costruire, per fare
                     34
in prima persona. Complimenti per il tuo
impegno’.

                    @

Riccardo Q. ‘Io non credo che ci sia un
divario tra la politica e le persone. Credo
piuttosto che molte persone si siano depo-
liticizzate, ovvero hanno preso le distanze
dalla politica e questo non è un bene. Sono
della vecchia guardia, ho vissuto il finale
del ‘68 e una delle poche cose sensate che
mi ha insegnato quel periodo è che "chi non
partecipa, non conta’.

                    @

Mauro T. ‘Secondo me non servono le sera-
te organizzate da persone che già la
appoggiano, ma bisogna stare in mezzo
alle persone che veramente hanno proble-
mi. Avvocati, imprenditori, commerciali-
sti, liberi professionisti o POLITICI non
potranno mai dare né suggerimenti né
risposte a questo quesito. Bisogna stare
con le persone che veramente hanno pro-
blemi. Provi a passare qualche sera a casa
di cassaintegrati o altro, probabilmente a
livello mediatico non sarà pubblicizzato
ma sicuramente le darà la possibilità di
toccare con mano i veri problemi della,
                    35
come lei la definisce, base’.

                     @

Mario C. ‘Sono d'accordissimo con te...
L'importante è che (voi politici) ci rispon-
diate quando vi scriviamo... Anche solo per
far sentire alla gente che ci siete, che
state leggendo quello che noi comunichia-
mo e per essere più vicini a noi... Anche
solo il modo in cui scrivete... Qualche bat-
tutina, qualche gergo particolare... Un
briciolo di ironia... Potrebbero veramente
fare molto per avvicinare LA CASTA al
POPOLO, così sfatiamo pian piano il mito
della CASTA...’.

                     @

Rino ‘Sempre fra la gente. Nessuno può
insegnare nulla a nessuno ma se gli eletti
si comportassero come tali, cioè stessero
fra la gente, sarebbe un modo per toccare
giornalmente con mano ciò che le persone
vivono. I politici dovrebbero prendere ad
esempio S. Paolo, un vero leader!!!’.

                     @

Stefania ‘Credo sia un'ottima idea: un filo
diretto tra la politica e il cittadino.
                     36
Complimenti!’.

                     @

Tommaso A.R. ‘È fondamentale questa tua
iniziativa che ti può allontanare un po’ da
certi palazzi sussiegosi, ma ti dà l'opportu-
nità di metterti in gioco direttamente. Ora
la strada, in questo tuo particolare conte-
sto, non è certamente facile, ma, per
come ti ho conosciuta, non mi sembri una
donna che si spaventa facilmente. A San
Mauro siamo disposti ad un incontro quan-
to prima, in quanto soltanto fra la gente e
nei contatti umani si riesce ad avere quel
valore aggiunto che i "piani alti" non pos-
sono garantire appieno. Tutti vorranno
mettersi a disposizione, ma la migliore
consigliera di te stessa sarai tu con quelle
poche persone che ben conosci. Scoccia
davvero "bruciare" una bella candidatura
come la tua, una persona che non usa il
politichese, che ormai ha stufato tutti’.
                     @

Michele ‘Devo dire che la tua pensata di
creare un social network è stupenda!!!!
Spero che siano in molti ad aderirvi e che
si possano scambiare idee per poter porta-
re la Politica ora staccata dai cittadini di

                     37
nuovo alla loro portata. Così facendo si
potrà migliorare la vita di tutti, conoscen-
do le esigenze della gente comune’.

                     @

Roberto P. ‘Per quanto riguarda il tuo pro-
getto sicuramente bisogna prendere atto
che chi si insidierà avrà purtroppo tempi
assai difficili da affrontare. E proprio in
virtù della difficoltà che stiamo attraver-
sando, è necessario che il futuro presiden-

                     38
te prenda atto della reale situazione in cui
versa la nostra provincia. La crisi economi-
co-finanziaria, che ha colpito in modo par-
ticolare la nostra industria locale, se non
fermata per tempo e aiutata attraverso
agevolazioni sui crediti, corsi di formazio-
ne per mantenere elevate le competenze
dei nostri lavoratori, incentivazioni agli
investimenti, ammortizzatori sociali più
mirati ed incisivi, ecc., rischia di dissipare
in pochi mesi quanto costruito in tanti
anni. Solo colui che sarà capace di calarsi
quotidianamente nei problemi della gente
e del territorio sarà in grado di cambiare
rotta. La politica rivestirà un ruolo impor-
tante nel momento in cui, stabiliti i pro-
getti e gli interventi finanziari, si renderà
necessaria la concertazione con le istitu-
zioni regionali e statali. Sicuramente la
provincia potrà contare sulle tue compe-
tenze professionali ma oltre a ciò sarà fon-
damentale formare una squadra vincente.
Non è facile... Le pressioni sono sempre
tante’.

                       @

Adrita ‘Dialogare in qualunque modo è impor-
tante per essere vicini ai veri bisogni della
gente... Una piccola cosa, piccola ma importan-
te: sui mezzi pubblici tu ci vai? Molto spesso i
                       39
conducenti guidano in modo brusco con disagi per
i passeggeri, soprattutto quelli anziani’.
                        @

Augusta ‘Mi sembra che si parli tanto spes-
so degli esempi di Obama e di Grillo per
mostrare che è possibile un dialogo conti-
nuo in Internet. Ma in verità nessuno dei
due, ha chiesto pareri generali e suggeri-
menti specifici su un determinato tema.
Internet ad entrambi serve come cassa di
risonanza mentre tu lo utilizzi davvero’.

                       @

Luca A. ‘Dal numero di post che in pochi
giorni si sono visti in questo blog, mi pare
che il divario tra politica e gente, per così
dire comune, non sia poi così incolmabile.
Ho la sensazione che si abbia ancora voglia
di ragionare di politica, di pensare alle
soluzioni e ai progetti. Sorge però un dub-
bio, non sarà forse che il divario è dovuto
all'esistenza e alla persistenza al potere di
una classe di dirigenti obsoleta, anziana,
in qualche modo superata dalla realtà, la
quale per sua natura si muove con elefan-
tiaca lentezza? Le distanze si colmano
anche con la velocità, che può anche essere
quella mentale, che potrebbe arricchire il
nostro paese e il nostro territorio con un
                       40
sano ricambio nelle stanze del potere’.

                     @

Virginia T. ‘Pensando a certi grandi rifor-
matori, quali Marco Biagi, che ha avuto il
coraggio di passare da un modello vetero-
industrialista a un sistema di relazioni sin-
dacali cooperativo, da un lato sono fidu-
ciosa, perché credo che con concretezza e
coraggio si possa colmare il divario tra
politica e cittadini ma dall'altro preoccu-
pata, perché tutti conosciamo la fine di
Biagi. Il dovere di chi si occupa di politica
è quello di liberare le energie creative e
imprenditoriali del paese dai pesi della
cattiva amministrazione, della cattiva
politica, dei soffocanti privilegi di catego-
rie protette, combattendo strutture e
forze che soffocano tutto ciò che è nuovo.
Stimolare il ricambio generazionale e valo-
rizzare i talenti e il merito credo possa
servire a ridurre questa distanza.

                     @

Cristina B. ‘Sì, certamente si può colmare.
La politica deve scendere in campo, parla-
re con la gente ed entrare nella vita quo-
tidiana che è scandita da necessità lavora-
tive, sociali, ecc. I politici sembrano non
                     41
vivere nella vita reale, ma solo nella sfera
politica. La vita reale è fatta di quotidia-
nità come prendere i treni, usare i mezzi,
attraversare le strade, uscire di sera, ma
anche creare delle attività, dare lavoro
alle persone... La politica deve poter pro-
porre soluzioni e dare risposte in tutti gli
ambiti. Parlando la stessa lingua della
gente’.

                     @

Rina T. ‘Rimango spesso delusa quando
chiamo alla sede del partito e nessuno mi
ascolta: non c’è un servizio di ascolto ade-
guato per i problemi dei cittadini. Bisogna
stare vicini alle persone anche dopo le ele-
zioni’.

                     @

Mario C. ‘Stare tra la gente, parlarci… E
poi non pensare solo alle grandi opere, ai
grattacieli che portano prestigio….
Rendere vivibile una provincia significa
aggiustare le buche delle strade, mettere
cartelli che aiutino velocemente, non
costringere gli anziani ad andare ad abita-
re in periferia, non permettere i bivacchi
dei senza tetto’.


                     42
@

Antonio D. ‘I politici devono stare tra la
gente, essere presenti… Nella mia cittadi-
na abbiamo un sindaco di sinistra ma pur
essendo io di un altro versante politico,
non posso che approvare il suo operato:
non conta il partito di appartenenza nelle
elezioni amministrative, conta la validità
dell’uomo e della sua attenzione ai bisogni
della gente’ .

                    @

Elda S. ‘Bisogna essere presenti, andare in
pescheria, panetteria e dai fruttivendoli
per capire quanto i prezzi aumentino… E’
necessario lasciare l’automobile e usare i
mezzi pubblici, viaggiare con la metro e
con il tram, in questi posti si ascolta il
vero umore della gente. Non abito a
Torino, ma credo che ciò che dico valga
ovunque’.

                    @

Giuliano R. ‘Come dice Platone, sì, si può:
o eliminando le persone o eliminando la
politica’.

                    @
                    43
Emanuele B. ‘Il divario tra le persone e la
politica é legato a due fattori:
1° Il divario é consistente nelle popolazio-
ni a scarsa scolarizzazione.
2° Il divario é consistente in un paese in
cui prevalgono la corruzione e la mancan-
za di meritocrazia.
Questo é il caso di alcuni paesi del
Sudamerica (come l'Argentina) e dell'Italia.
Quando si verificano queste condizioni (e la
seconda ci riguarda), il distacco tra le per-
sone e la politica é insanabile, e destinato
ad ampliarsi. L'antidoto é il cambiamento
della classe dirigente di un paese, ma for-
temente basato su basi meritocratiche. In
alcuni paesi fanno i colpi di stato; in
Italia?’.

                      @

Monica T. ‘Secondo me no, per questi motivi:
- le persone sono sfiduciate e non si sento-
no realmente rappresentate da nessuno
dei nostri politici; spesso si sceglie il
"meno peggio" perchè astenersi dall'andare
a votare è come rinunciare ad un proprio
diritto, ma non c'è reale convincimento o
interesse;
- abbiamo perso gli ideali oltre a tante
altre cose quali l'educazione, la tolleran-
za, la disciplina, il rispetto per gli altri e
                      44
spesso pure per noi stessi e i giovani di
oggi sono molto lontani dal prendere una
posizione e dall'impegno civile. Senza que-
sti valori diventa difficile avvicinarsi o ri-
avvincinarsi alla politica;
- non c'è completa fiducia nella politica e
nei politici in quanto, in passato, alle
parole non sono corrisposti i fatti; spesso
la classe dirigente è stata lì seduta a pren-
dere soldi e a darsi poco da fare e non per
il bene del paese ma per il proprio, quindi
politici = fannulloni e quando si cerca di
toccare i privilegi della casta, la stessa
insorge (un po' come gli statali ora giusta-
mente nel mirino di Brunetta)’.

                      @

Antonio C. ‘Credo fermamente che, per
l'evoluzione del nostro paese "EUROPA", sia
doverosamente necessario che il divario
tra le persone e la politica si colmi e si
ripristino gerarchie, ruoli e responsabilità
al servizio del singolo individuo che avrà
"finalmente" reali diritti, reali doveri,
reali servizi e reali opportunità che incon-
sciamente faranno germogliare nell'indivi-
duo stesso la voglia, l'interesse e la passio-
ne per la politica’.

                      @
                      45
Lorena M. ‘Si potrà colmare solo quando i
politici diventeranno o saranno delle per-
sone… Al di là delle competenze specifi-
che/tecniche di ciascuno, non si può pro-
vare (sempre che ci provino) a capire e a
risolvere un problema senza averlo prima
in qualche modo vissuto. E' un po' come per
la psicanalisi: uno psicanalista diventa tale
solo dopo aver affrontato lui stesso molti
anni di analisi. Al momento i politici sono
un po' come delle inavvicinabili rockstar
antipatiche, a cui tutto è concesso e con-
sentito. Navigano in una marea di privile-
gi, godono di immunità di ogni sorta e in
più sono ricchi sfondati, ovvero vivono al
di sopra del cittadino infrangendo una
serie di regole che loro stessi impongono
pretendendone il rispetto. Tutto questo
crea una mancanza di empatia tra le due
sfere. Solo se la politica avrà il coraggio di
scendere dal suo piedistallo dorato si
potrà sperare in un avvicinamento...
Difficile forse, ma pur sempre possibile!’.

                      @

Ciro C. ‘La politica è quell'attività umana
che si esplica in una collettività, il cui fine
ultimo - da attuarsi mediante la conquista
e il mantenimento del potere - è incidere
sulla distribuzione delle risorse materiali e
                      46
immateriali, perseguendo l'interesse di un
soggetto, sia esso un individuo o un grup-
po. Se questo fosse vero non esisterebbe
divario, praticamente vivremmo in un
mondo fantastico, in cui ognuno contribui-
rebbe, mediante il proprio operato, all'in-
teresse comune.
Sinceramente più che di divario tra politi-
ca e persone, parlerei di divario tra cate-
gorie di persone, "i politici" ed "i cittadini".
Quel che credo debba necessariamente
cambiare è l'uso della politica nelle mani
dei politici che, dimenticando l'importanza
del loro ruolo sia sotto il profilo etico che
sociale, ma soprattutto fregandosene del
loro mandato, non fanno altro che allonta-
nare la politica dai cittadini. Ovvio che in
tutto questo anche i cittadini hanno la loro
bella responsabilità, perché, come si dice
a Napoli, "ò pesce fet sempre da à capa"…
Bisognerebbe che tutti e dico tutti, pren-
dessimo coscienza che la politica è uno
strumento democratico, da esercitare con
coscienza e responsabilità’.

                       @

Francesco C. ‘L’innegabile divario tra la
politica e i cittadini è giunto a proporzioni
tali da far pensare a un non ritorno... Si è
talmente radicata nella collettività l'idea
                       47
di una classe dirigente egoista e opportu-
nista, concentrata quasi esclusivamente
sul perseguimento di obiettivi personali, a
volte a scapito persino del benessere dei
cittadini, da determinare, in questi, un
diffuso e permanente disinteresse se non
malcontento che difficilmente potrà evol-
vere in qualcosa di positivo. A peggiorare
la situazione è anche l'assenza di leader
che diano credibilità al sistema politico e
la presenza di una moltitudine di perso-
naggi (vallette, cantanti, saltimbanchi)
che non fa altro che ridicolizzare, mag-
giormente, un sistema già gravemente
compromesso. A prova di ciò è il rimpianto
(sic!) di molti per una classe politica
(prima repubblica) la cui caduta ai tempi
fu altamente voluta e ritenuta presuppo-
sto ineludibile per un nuovo e positivo ini-
zio; ora, a distanza di 15 anni, è vista
come l'ultimo baluardo di una vera e ora-
mai lontana classe’.

                     @

Franco J. ‘Prima questione che mi pongo è
se effettivamente ci sia questo divario. Il
fatto che non abbia un'opinione chiara
potrebbe dimostrare che, non avendo
avvertito l'esigenza di rifletterci, il pro-
blema non esiste o non è così sentito. Altra
                     48
49
considerazione: quando in Italia si va a
votare, nonostante la sbandierata sfiducia
della gente nella classe politica e nono-
stante il cinismo manifesto, poi la gente va
a votare in massa. Forse il divario è nei
politici, piuttosto che nella gente. Uno si
infila nella politica e man mano perde il
contatto con la realtà, per cui insegue
obiettivi la cui priorità non sarebbe condi-
visa se si confrontasse con la vita della
gente normale. Tutto sommato la gente
ripone più speranza di quanto non si creda
nell'attività dei politici e forse non aspet-
ta altro che un politico o una classe politi-
ca gli risolva tutti i problemi. Tanto che
non fa nulla per contribuire a risolverli,
senza rendersi conto che invece la soluzio-
ne dei problemi non può prescindere dal-
l'impegno della gente.
Ammetto che un certo divario sicuramente
può esserci e in questo caso, come colmar-
lo? Si potrebbe fare come la Lega: attenta
agli umori della gente e alle sue immedia-
te esigenze, costruisce la sua azione politi-
ca per soddisfarle.
Il politico dovrebbe avere la capacità e la
volontà di vedere più in là, di inquadrare i
problemi entro un quadro temporale, geo-
grafico, umano ecc. più ampio, dove un
sacrificio oggi, di tutti o di qualcuno, può
anche essere funzionale per una soluzione
                     50
migliore domani, per tutto il Paese.
Quali gli ostacoli per il politico? Il più gros-
so per me è la necessità di non perdere il
consenso, per cui si dice e si fa solo ciò che
è politicamente corretto, anche se si pensa
il contrario. Forse al politico dovrebbe
essere lasciato il tempo per la sua azione
politica in modo da essere giudicato senza
appello, alla fine, per quello che ha fatto.
Sia che si trovi al governo o all'opposizio-
ne, perchè anche all'opposizione c'è una
responsabilità. Tutti dovrebbero essere
giudicati alla luce di quanto hanno fatto
"per il bene del Paese”’.

                       @

Andrea B. ‘A mio parere questo divario si
può colmare, anche se prima di tutto deve
esserci un buon interessamento dei giovani
riguardo alla politica, cosa che attualmen-
te manca. Penso che buona parte di questo
divario si possa colmare grazie a metodi di
informazione più dettagliati e specifici da
punti di vista differenti, in modo che
chiunque possa elaborare una propria idea
dopo aver analizzato i vari punti di vista!’.

                       @

Gian Maria M. ‘Ritengo che almeno attual-
                       51
mente tale divario sia difficilmente colma-
bile, soprattutto considerando la grave crisi
finanziaria che, bene o male, in modo mag-
giore o minore, sta toccando tutti. Andando
sul generale, ritengo che tale divario sia col-
mabile proprio con Internet, il modello da
prendere in considerazione dovrebbe pro-
prio essere Obama. Il fatto di utilizzare un
mezzo come Facebook per comunicare penso
sia di grande rilevanza. Penso che la rete sia
la soluzione, in quanto i media tradizionali
non li giudico più attendibili, tendono ad
occultare troppe situazioni e proprio nei
momenti difficili (come quello attuale) la
gente si rende conto che c'é asimmetria
informativa. Ribadendo l'importanza della
rete, aggiungo che solo quando i politici
ritroveranno un'etica morale nel fare politi-
ca tale divario effettivamente si colmerà’.

                      @

Fabiana B. C. ‘Credo nel dialogo a livello
teorico, perchè per quanto mi riguarda io
sono l'esempio vivente che a volte il trop-
po dialogo crea soltanto danni peggiori!!!
Sia nei temi sociali, che in quelli politico-
religiosi, per finire con quelli familiari e
quotidiani, ho sempre predicato dialogo e
libera espressione, ricevendo come premio
solo insulti e cattiverie, quindi vado con-
                      52
tro corrente e dico che di dialogo ce n'è fin
troppo... Soprattutto la maggior parte
delle persone che dialogano non si merite-
rebbero tale possibilità, perchè spesso non
hanno nulla da dire e cadono nei luoghi
comuni, aggredendo chi non la pensa come
loro, non mettendosi nei panni altrui, spe-
rando di far colpo sugli altri con saccenza
e tranciando giudizi molto lontani dall'o-
biettività... Forse perchè ognuno vuole
avere ragione... E questo è proprio il con-
trario del principio stesso del dialogo... Se
tutti avessimo ragione saremmo un popolo
unico e fatto di cloni, in cui nessuno vorrà
mai passare per perdente... Da qui il diva-
rio che MAI si sanerà tra politica e perso-
ne, chiesa e politica, politici e politici...’.

                      @

Giovanna A. ‘I politici dovrebbero comuni-
care meglio con le persone e scendere in
piazza per ascoltare le loro richieste.
Sarebbe anche importante che magari, se
non proprio tutte, almeno qualche pro-
messa fatta in campagna elettorale venis-
se mantenuta. Il linguaggio per comunica-
re alle persone? Semplice!’.

                      @


                      53
Domenico C. ‘I cittadini dovrebbero esse-
re più coinvolti nella vita politica. Gli
eventi dovrebbero essere di vero interesse
pubblico, il linguaggio e l'attitudine sem-
plici per potere avvicinare tutti’.

                     @

Alessandro F. ‘I politici dovrebbero inizia-
re a pensare al bene delle persone e della
società prima che al proprio interesse.
Come? Lavorando seriamente e con onestà
al servizio del cittadino’.

                     @

Antonio F. ‘Sono uno dei tanti italiani
delusi dalla politica ed è dal ‘94 che non
voto alle politiche. Sono tuttavia molto
attento a ciò che succede. Osservo, con
dispiacere per la democrazia del paese, la
disfatta della sinistra italiana ed in parti-
colare la sua incapacità di fare una politi-
ca seria e riformista, nascondendo, con
l'anti Berlusconismo, la sua incapacità di
governare e di confrontarsi con un mondo
che cambia. Osservo altresì con attenzione
ciò che sta avvenendo nel centrodestra, il
suo tentativo di confrontarsi con questo
mondo che cambia. […] Bene, io spero che
i successi di Silvio Berlusconi servano per
                     54
mandare a casa una parte della classe diri-
gente del centrosinistra ed in particolare
tutta quella che trae origine dal vecchio
partito comunista, che non è stata capace
di rinnovarsi veramente e di considerare
l'avversario politico come un nemico e non
come un antagonista con il quale confron-
tarsi sui programmi. Spero che possa esse-
re da stimolo, per il centrosinistra, forma-
re una classe dirigente capace di confron-
tarsi con il centrodestra sui programmi e
non sulla demonizzazione personale del-
l'avversario politico’.

                     @

Paola S. ‘Io credo che il divario tra le per-
sone e la politica si potrebbe colmare ma,
fondamentalmente, manchi, da parte della
classe politica, la volontà di farlo e, da
parte delle persone, la possibilità di farlo.
Il nostro è un Paese con una netta divisio-
ne tra nord e sud, con realtà economiche,
sociologiche e culturali così differenti che
stridono al confronto. Ottenere quindi un
amalgama omogeneo è sicuramente più
complicato che altrove. Un’impresa diffi-
cile ma non impossibile. Il problema è che
l’uomo della strada si sente escluso dalla
vita politica, incapace di modificarne il
corso e ha la sensazione di subirne le deci-
                     55
sioni. Se a questo aggiungiamo che i politi-
ci (in alcuni casi, giustamente!) vengono
considerati i componenti di una casta inar-
rivabile il divario aumenta. Soprattutto in
un periodo di recessione come quello che
stiamo vivendo e in cui, anche se hai dato
il meglio di te, dalla mattina alla sera puoi
ritrovarti a spasso e se hai superato i 40
anni sono dolori… Poi leggi la notizia che
un certo Mario Chiesa è stato arrestato per
corruzione. Abbiamo fatto un salto indie-
tro nel tempo? Magari! Per me significhe-
rebbe avere ancora 25 anni. No, purtroppo
significa soltanto che quando si sono cal-
mate le acque di Tangentopoli il Sig. Mario
Chiesa è ritornato ad occupare una carica
che gli ha consentito di “rubare a manet-
ta” un’altra volta. Beato lui che la secon-
da chance l’ha avuta. Ma chi ha aiutato il
Sig. Chiesa ad arrivare a quel nuovo incari-
co? Secondo me questi gattopardismi sfidu-
ciano i cittadini e li allontanano sempre
più dalla politica e dalla ‘res publica’ della
quale, come ho già detto, si sentono vitti-
me e non parte integrante’.

                      @

Roberta B. ‘Partendo dal presupposto che
la politica è fatta di persone, il divario
deve essere colmato. Al momento mancano
                      56
fiducia, ideali e buoni esempi. Oltre ad
essere tutti afflitti da una buona dose di
qualunquismo. Credo che manchi qualcuno
di veramente carismatico. Le persone non
vedono l’ora di avere qualcuno in cui cre-
dere, a cui affidarsi e in cui immedesimar-
si. Senza trascurare il discorso dei valori e
dell’onestà perchè quello che vediamo
oggi fa cadere le braccia. A questo punto è
più un discorso di persone che di program-
ma politico’.

                      @

Gennaro A. ‘Il divario tra le persone e la
politica si può certamente colmare, ma è
molto difficile perché vi è una gran parte
(credo la maggior parte ahimé) degli
Italiani che è stata portata a pensare alla
politica come una cosa sporca. Molti hanno
contribuito a creare questa situazione, in
primis i politici, fin da quando non ci sono
più state persone come Parri, De Gasperi,
Moro, Berlinguer, Nenni, Lombardi (solo
per citare qualche esempio) e molti altri
fra i quali tutti quelli del vecchio Partito
d'Azione, cioè le persone che hanno lavo-
rato per gli italiani e non per i propri inte-
ressi. Anche i successori di De Gasperi
hanno rovinato l'Italia distruggendo, fra
l'altro, lo stato laico. Poi è venuto un
                      57
signore, furbo e bravo nel suo ambito, che
ha inculcato poche idee nella mente dei
più, cioè ‘solo la capacità imprenditoriale
può salvare l'Italia dai "comunisti"’ che
sono tutti coloro che non lo seguono. Mi
riferisco naturalmente a Berlusconi.
Occorre infatti che i pochi, ancora, politi-
ci - giovani e non - che la pensano in
maniera differente dalla maggioranza,
emergano spiegando chiaramente come si
può migliorare l'Italia e di conseguenza il
rapporto fra i cittadini e la politica.
Devono essere onesti (cosa che comprende
anche mostrare e dimostrare che non
fanno i propri interessi) e capaci nel senso
di competenti sotto tutti i punti di vista. E
infine devono saper comunicare alle perso-
ne queste loro doti e capacità, cosa che
pochi sanno fare. Per questo ci vorrebbero
delle scuole come ci sono state in passato.
Si troveranno queste persone nuove? Io
spero di sì, perché sono di natura ottimi-
sta, come è accaduto agli Americani che
hanno trovato Obama, ma forse sono trop-
po vecchio per vederlo e ciò mi dispiace
perché amo l'Italia, nonostante tutto’.

                     @

Lorenzo I. ‘Il divario nasce da promesse
non mantenute, figlie di aspettative
                     58
impossibili alimentate dal ceto politico
stesso con la complicità dei beneficiati:
non tutto il popolo, "la gente", ma solo
quelli con interessi particolari (p. es. chi
guadagna un favore, una assunzione, una
nomina) oppure organizzati (scuole guida,
officine, commercialisti, consulenti 626 e
altri professionisti che ricavano fatturato
dalle normative e non dalla libera decisio-
ne dei loro clienti), per non parlare dei
sindacati che fanno parte di entrambe le
tipologie.
Una vera innovazione che ti auguro di vole-
re e riuscire almeno in parte a perseguire
sarebbe quella di lavorare sulle aspettati-
ve: non chiederti cosa la provincia potreb-
be fare per te, ma come potrebbe render-
ti più libero da regolamenti e imposte! Se
vorrai perseguire una strada di questo tipo
certamente sarà difficile e lo sarà soprat-
tutto per gli aspetti fiscali. Ti conviene
dunque puntare sulla deregolamentazione:
cerca quali sono i vincoli che la provincia
impone e cerca di rimuoverli’.

                     @

Galgano P. ‘Un esempio di come annullare
la distanza tra politica e cittadini: devol-
vere la stessa cifra spesa in campagna elet-
torale a sostegno della ricostruzione in
                     59
Abruzzo e accorpare i referendum per lo
stesso motivo. Vale non solo per le passate
ma, soprattutto, per le prossime ammini-
strative ed europee. E' una sfida concreta,
fatti non parole, chi ci sta?’.

                      @

Emilio B. ‘Dai Claudia, trasferisci le capa-
cità di un piccolo imprenditore alla politi-
ca e tutto funzionerà meglio!’.

                      @

Gian Carlo P. ‘Esistono tanti divari, tra ric-
chi e poveri, tra uomini e donne, tra reli-
gioni diverse, tra opinioni… Ed esiste il
divario tra le persone e la politica. La
democrazia è il sistema meno imperfetto
con il quale i popoli possono decidere di
essere governati. E la politica è l’insieme
di movimenti, partiti, associazioni che
fanno funzionare la democrazia.
Il semplice voto espresso nel segreto delle
urne, insieme a milioni di altri voti, con-
corre a decidere quale classe politica ci
governerà per un certo periodo. Già, per-
ché la politica non è solo una, ci sono tante
sfaccettature, tanti modi di intendere la
gestione della democrazia. Ma anche se il
nostro voto concorre ad eleggere la parte
                      60
politica alla quale siamo più vicini, poi si
verifica un divario tra noi e quello che
decidono: coloro che ci governano. Divario
ancora più ampio nel caso venga eletta la
parte politica “avversa”…
Quindi questo divario c’è in ogni caso,
varia solo l’ampiezza. […] In parte è dovu-
to alla qualità della classe politica: in ter-
mini generali e fatte le debite eccezioni,
dobbiamo forzatamente notare che i nostri
migliori “cervelli” vanno all’industria pri-
vata e non alla gestione pubblica. Non
abbiamo una tradizione come i nostri cugi-
ni francesi, dove esiste una scuola superio-
re per la Pubblica Amministrazione che è
ambita e frequentata da personaggi di
prim’ordine...
Si può colmare questo divario? A mio avvi-
so è molto difficile che si colmi, illusorio
direi. Ormai siamo abituati a ragionare in
questi termini: chiunque vinca le elezioni,
poi farà in primis gli interessi suoi e del
partito che rappresenta, poi, forse, quelli
degli elettori. Più che abituati, siamo ras-
segnati.
Faccio un esempio: per ragioni professio-
nali (proponevo soluzioni informatiche) ho
avuto contatti con molti Direttori Generali
di Ospedali, persone degnissime, ma erano
state messe in quel posto da una parte
politica, secondo i noti manuali di sparti-
                      61
zione delle poltrone. Quando si arrivava al
dunque, mi facevano capire che se non
avessero portato un finanziamento (illeci-
to si intende) alla corrente politica che li
aveva messi in quella posizione sarebbero
stati cacciati. Per non essere capaci di
imporre una tangente o per il dubbio che
l’avessero intascata loro stessi.
Ho fatto l’esempio degli Ospedali, ma
potremmo allargarci a tutti gli altri setto-
ri dove gli amministratori sono decisi dalla
politica. La mia posizione è che questo
divario non si possa colmare, al più si
potrà ridurre, ma occorreranno diverse
generazioni perchè questo avvenga’.

                     @

Giancarlo F. 'Il divario tra la politica e le
persone si può colmare riuscendo a parlare
il linguaggio della gente e comportandosi
in modo trasparente e con la massima cor-
rettezza sia formale che sostanziale. Io
penso che la gente sia stufa di sentire i
soliti bei discorsi costantemente contrad-
detti dai comportamenti individuali. Se
vogliamo che il personaggio pubblico sia
tale è necessario che la gente comune
possa degnamente riconoscersi. Nel mio
ambiente si dice che uno è ‘capo’ non nel
momento in cui l’Azienda lo nomina, ma
                     62
nel momento in cui le persone che dipen-
dono da lui lo riconoscono come tale;
credo che in politica debbano valere gli
stessi principi. E’ chiaro che un discorso di
questo tipo deve allargarsi anche alle
metodologie attraverso le quali i candida-
ti vengono scelti, a chi li sceglie e al per-
ché si sceglie il candidato A piuttosto che
il B. Tutti questi passaggi dovrebbero esse-
re compiuti con la massima trasparenza e
portati a conoscenza degli elettori se si
vuole che questi ultimi si riconoscano nei
loro candidati e quindi nella politica più in
generale’.

                     @

Maurizio L. ‘Unico suggerimento, non
dimenticare i paesi della provincia e spro-
na gli amministratori del centro destra a
correre’.

                     @

Mauro De P. ‘Dedica una particolare atten-
zione ai nostri giovani, credo che tu abbia
la giusta sintonia... In questa fase sono
molto importanti, più di quanto ci si
immagina’.

                     @
                     63
Francesco T. ‘Sono dell'idea che siano i
politici che si allontanano dalla gente e
non la gente dalla politica. La gente ha
necessità di partecipazione, di condividere
le azioni della vita e di concorrere a rea-
lizzare i progetti. I politici competono non
nell'interesse del progetto comune, ma per
gli interessi propri e per la gestione del
potere pubblico. Gran parte dei nostri
politici sono inetti, privi di scienza e cono-
scenza e rubano alla collettività’.

                      @

Diego B. ‘Ho riscoperto con piacere che
dopo le elezioni amministrative di Ivrea,
c'è sempre più gente che si avvicina alla
politica (ovviamente per interesse verso il
proprio territorio) e che vorrebbe avere
sempre più contatti con gli esponenti poli-
tici. Lo abbiamo constatato con i gazebo,
soprattutto quelli "nostrani", cioè senza un
argomento di livello nazionale. La mia
politica è proprio quella di stare in strada;
la gente ci vuole vedere parlare e, perchè
no, criticare, dare consigli, ma non vuole
più esser solo una crocetta su una scheda.
La gente del territorio non vuole più poli-
tici di SCAMBIO ma gente che, come loro
conosce le problematiche e non ha paura di
mettersi in prima linea. Bisogna evitare
                      64
sempre di più i convegni e altre manifesta-
zioni che non servono ai cittadini, che sono
interessanti ma creano sempre una linea di
distacco tra politica e elettorato. E’ ora di
cambiare e la gente vuole questo’.

                     @

Alex M. ‘Sicuramente scendendo sul terri-
torio e cercando i veri problemi che hanno
i cittadini. L'ultimo Presidente, per esem-
pio, a mio avviso, ha trascurato il
Canavese: sebbene sia una realtà ben più
piccola rispetto a quella di Torino e del
torinese, ci sono tantissimi problemi che
turbano sopratutto noi giovani.
Primo fra tutti la domanda di lavoro: a
Ivrea l'unica ditta che sta assumendo
dipendenti è la Comdata (per Vodafone -
Wind - Telecom). Allo stesso tempo sta
facendo scadere tantissimi contratti ed
altri li ha recessi. Quali prospettive per un
giovane laureato? Lavorare in un call cen-
ter. Le stesse prospettive che può avere un
talento uscito dalle scuole superiori, come
anche un diplomato con 60/100. Le pro-
spettive sono pessime per i giovani e la sfi-
ducia aumenta. Nell'eporediese stanno
diminuendo gli studenti che frequentano
l'Università.
Dal momento che non ci sono altre aziende
                     65
che stanno investendo nella zona, baste-
rebbe provare a dare qualche incentivo ai
giovani che vogliono avviare un'azienda: in
questo modo i giovani verrebbero stimola-
ti non solo a prepararsi al mondo del lavo-
ro (studiando), ma anche ad intraprendere
strade lavorative che un giorno potranno,
magari, coinvolgere altri giovani’.

                    @

Emanuele A. G. ‘Credo che per avvicinare
e colmare il divario, il metodo sia quello
sportivo, ovvero il coinvolgimento.
Rendendo partecipi le persone ai progetti
e alle idee di chi ci governa, si creerebbe
la condivisione o le critiche propositive
che permettono di avere un avvicinamento
ed un interessamento da parte della
gente’.

                    @

Enzo T. ‘Bisogna dare voce al cittadino
comune’.

                    @

Maurizio L. ‘Non bisogna dimenticare il
contatto con la gente altrimenti, passata
l'onda di consensi, se non si possiede una
                    66
base su cui contare, si ritorna irrimediabil-
mente nell'ombra’.

                      @

Giacomo B. ’Speriamo che Facebook sia
uno dei mezzi con cui i giovani possano
seguire la politica, specialmente quella
locale. Io penso di sì e se sarà così, dovre-
mo tutti ringraziare i canali web’.

                      @

Paola V. ‘Le persone e soprattutto i giova-
ni desiderano interagire con la politica, se
si dà loro la possibilità di poterlo fare ed i
canali web sono uno strumento adatto’.

                      @

Claudio G. ‘Credo esista un unico modo
per colmare un divario altrimenti insanabi-
le: uscire una volta per tutte dai vecchi
schemi della politica, quelli dei partiti e
delle ideologie ed iniziare a ragionare esclu-
sivamente in termini concreti. Ci sono cose
da fare, probabilmente in modi diversi tra
loro, ma il buonsenso è comune a tutti e i
traguardi da raggiungere non sembrano poi
troppo diversi. Gli interessi di parte sì,
quelli lo sono e per questo dovranno trova-
                      67
re sempre meno spazio in una politica final-
mente libera e utile al paese. Bisogna guar-
dare al di fuori dei palazzi della politica ed
uscire in mezzo alla gente per capire davve-
ro cosa bisogna fare e come. Le risorse non
mancano, neppure ora che si parla tanto di
crisi. Ma non ci si deve neppure sottrarre ad
un ruolo di guida e di indirizzo, senza i con-
sueti asservimenti e senza più badare all'u-
tile di pochi. Questo sistema è da rifondare,
ormai è chiaro a tutti. Il come non è poi così
difficile. Continuare ad escludere la gente
dalle decisioni e dalla programmazione
significherebbe affondare definitivamente
una nave che già da decenni imbarca acqua
e che non andrà lontana senza l'apporto di
tutti. Del resto anche il bene dei "soliti
pochi" passa attraverso il risanamento del
Paese e la sua modernizzazione (che non
significa per forza globalizzazione e che non
dovrà più far rima con industrializzazione)’.

                      @

Marco C. ‘Ho sempre creduto che in realtà
fossero i cittadini ad essere distanti dalla
politica e non viceversa, ma da quando sto
facendo politica attiva sto scoprendo che è
il contrario: sono i politici ad essere
distanti dai cittadini, perchè troppo spes-
so non riescono a capire bene i loro pro-
                      68
blemi (anche e soprattutto quelli banali e
quotidiani). Ora più che mai ritengo che il
punto di partenza di ogni iniziativa politi-
ca debba essere l'ascolto dei cittadini,
altrimenti la distanza sarà sempre più
incolmabile’.

                      @

Marco ‘Colmare il divario è un obbligo, ma
non si può farlo finchè i cittadini continua-
no a vedere lo schifo che c'è. Bisognerebbe
partire con il ridurre drasticamente il
numero dei politici, delle auto blu e di
tutte le altre esagerazioni’.

                      @

Franco L. ‘L'unico modo che conosco è pro-
porre il più possibile incontri con i cittadi-
ni, all'aperto, pioggia permettendo, in
tutte le zone calde della città e della pro-
vincia... Insomma Claudia dovrà consuma-
re più di un paio di scarpe oltre che strin-
gere più mani che può... E’ massacrante
ma alla fine paga sempre!!’.

                      @

Carmelo M. ‘La mia esperienza personale
mi ha fatto capire che per un ragazzo è dif-
                      69
ficile avvicinarsi ai partiti, data la loro
autoreferenzialità e chiusura. Intendo dire
che le persone che fanno politica nei parti-
ti sono sempre le stesse e cercano salda-
mente di rimanere tali, di evitare qualsiasi
ricambio, sia generazionale che non gene-
razionale. Ritengo anche che il problema
del distacco dalla politica non sia solo un
problema dei giovani, ma più generale,
delle persone di ogni età e che i politici non
sono interessati a risolverlo, perché ne
ricevono vantaggi in termini di conservazio-
ne. E’ ovvio che i giovani, in particolare,
vedendo questo tipo di politica fatta di per-
sonalismi, che si riduce ad un “parlarsi
addosso”, si distanziano da essa perché non
dà loro risposte. La gente comune vuole
parlare dei problemi che la riguarda’.

                      @

Giorgio F. ‘Ci vuole qualcuno che rappre-
senti qualcosa di veramente nuovo e forse
rivoluzionario in questo squallido mondo
della politica di oggi.... I politici agiscono
sempre con le stesse dinamiche e non cam-
biano mai il loro modo di agire, di propor-
si alla gente e le persone lo sanno che non
cambierà nulla... Se si fa qualcosa di
diverso la gente vota con maggiore convin-
zione’.
                      70
@

Rino M. ‘Partendo dal principio che il diva-
rio non deve esistere in quanto chi è eletto è
espressione della volontà popolare, direi che
il rappresentante farebbe bene a coinvolgere
periodicamente persone "normali" e non i
soliti. Ai dibattiti che portano alle decisioni
importanti, immagino un seguito della cam-
pagna elettorale fra e con la gente!’.
                        @

Virginia T. ‘Il divario si deve colmare.
Alcuni segnali positivi, anche se ancora
timidi, si intravedono: probabilmente i
social network hanno contribuito in senso
favorevole, però non basta. Bisogna pensa-
re alle generazioni future, che saranno
classi dirigenti del domani e alla loro for-
mazione che non può che avvenire nelle
sedi dei partiti, intesi come organizzazioni
strutturate, permanenti e presenti sul ter-
ritorio, capaci di selezionare i migliori’.

                      @

Marco C. ‘Cito la mia esperienza persona-
le: grazie ad Internet (in particolare blog e
Facebook) sto coinvolgendo nella vita poli-
tica del mio paese (Borgaro) moltissime
persone, di cui buona parte precedente-
                      71
mente completamente avulse. Ho iniziato
questo percorso dentro il Pd (vengo dal
centrosinistra), ma ho dovuto abbandonare
il partito perchè mi ostacolava apertamen-
te in questa mia iniziativa. Il problema
principale era che la "vecchia guardia"
(ancora potentissima) si opponeva a queste
mie idee perchè da un lato impaurita di un
loro probabile successo, dall'altra comple-
tamente avulsa dal concetto di "partecipa-
zione".
Spero di riuscire a dimostrare a breve che
io avevo ragione e loro torto, ma la strada
da compiere è ancora molto lunga ed irta
di ostacoli. Il ricambio generazionale è
ovviamente lento, ma inesorabile: non lo
si può arrestare, ma solo rallentare.
Tuttavia la velocità con la quale una
società evolve è fondamentale per farla
rimanere al passo con i tempi. Chiunque si
opponga a tale evoluzione finirà inevita-
bilmente per autoescludersi dalla società
che evolve. Forse il mio limite è aver ini-
ziato "troppo presto", ma il primo passo
qualcuno lo deve pur fare, no?’.

                    @

Tommaso R. ‘E’ un divario che va colmato,
non sarà facile e sarà un procedimento da
effettuare "doucement". Uno strappo deci-
                    72
so può anche avere ripercussioni, per cui è
meglio farlo gradatamente onde non stra-
volgere le vecchie regole ed instaurarne
pian piano di nuove e più snelle. Molte
volte è difficile conciliare imprenditoria-
lità e politica, solo con nuove persone che
provengono dalle attività si può modifica-
re il tutto. Importante è poi creare la pos-
sibilità per connettersi in modo chiaro con
la gente: finora la classe politica ha dimo-
strato di saper stare chiusa nei suoi ambi-
ti di privilegio e questo è uno dei punti di
scollamento dalla realtà produttiva’.

                      @

Agnese U. ‘Il divario tra la politica e le
persone certamente si può e si deve col-
mare ma sono necessarie tre qualità nei
politici: disponibilità all'ascolto; volontà e
passione nel trovare le soluzioni alle istan-
ze della gente; coerenza tra pensiero,
parole e azioni’.

                      @

Monica V. ‘Da diversi anni, dopo il trauma
del terrorismo e l’incapacità della classe
politica di rispondere alle aspettative sol-
levate da Mani Pulite, la politica si è sepa-
rata dalla società civile. E’ stata accusata
                      73
di possedere tutti quegli strumenti in
grado di falsare la realtà, di costruire per
sé una sorta di immunità, non solo penale,
ma anche di giudizio. I politici, di tutti i
partiti, si sono costruiti un fortino inattac-
cabile, non difeso da armi, ma dall’elargi-
zione di favori in grado di costruire facili
carriere, di aggirare leggi e regole in nome
di una libertà che assomiglia sempre più a
«un lasciare fare». Eppure esistono ancora
persone disposte a mettersi in gioco, ma
solo a patto che la politica sia al servizio
dei cittadini che chiedono realismo, ma
anche sogni, aspirazioni a cui tendere. Si
tratta di ricostruire valori culturali, ridare
significato a parole come libertà, giusti-
zia, umanità, solidarietà, termini ormai
vuoti. Non è una classe dirigente vecchia a
uccidere la politica, ma l’assenza di un lin-
guaggio in grado di descrivere nuovi scena-
ri che facciano uscire dal letargo quelle
persone disposte a lavorare per la colletti-
vità’.

                      @

Maurizio C. 'Si può colmare facendo "parte-
cipare" la gente alla politica, coinvolgendo-
la nelle attività politiche stesse e facendo
capire anche cos'è la politica, perché molta
gente non lo sa ed anzi la rifugge'.
                      74
@

Ferdinando V. 'Incrementando la parteci-
pazione. Solo chi ha il gusto di stare con la
gente, impegnando testa e energie, può
avvicinare altri alla politica. Altrimenti la
scelta è tra il thè nei salotti o il ciclostile
nelle sezioni (o nei covi)'.

                      @

Franco M. B. 'In mezzo alla gente spiegan-
do con chiarezza che si vuole essere amici
dei cittadini'.

                      @

Adalberto C. 'Il rapporto è molto proble-
matico; me ne sto rendendo conto in cam-
pagna elettorale specie a causa di certe
affermazioni degli ultimi giorni fatte da
politici di spicco che sono assai difficili da
fare proprie. Penso che l'unica carta vin-
cente consista nel riconquistare di persona
sul campo la fiducia degli elettori, rinno-
vando in modo credibile il "parco candida-
ti" e presentandosi agli appuntamenti elet-
torali non in modo sparso e con un minimo
di preparazione e strategia'.

                      @
                      75
Carlo V. G. 'Negli anni la politica sta diven-
tando sempre più un concetto astratto per
gran parte degli elettori. La sensazione di
impotenza che la politica trasmette ai cit-
tadini contribuisce alla diffusione di un
credo secondo il quale votare o meno e per
quale schieramento sia del tutto indiffe-
rente.
La ragione del mio passaggio nel Popolo
delle Libertà è proprio questa: il centro
sinistra non sa trovare le risposte, non
valorizza le competenze ed io mi ero stu-
fato delle non-scelte e dei personalismi
del Pd. La politica deve tornare ad essere
un atto concreto e una politica del fare
che nasce in mezzo alla gente e solo suc-
cessivamente trova attuazione nelle sedi
opportune. Il mio impegno è quello di col-
mare questa lacuna, continuando ad ascol-
tare i problemi dei cittadini così come ho
sempre fatto nei 40 di vita politica che ho
alle spalle, ma soprattutto nel trovare le
risposte a tali problemi. Così facendo
ritengo che il divario potrà essere colmato
perché politica e persone non sono altro
che due lati della stessa medaglia'.

                      @

Laura B. 'Tornando a discutere dei veri
problemi della gente affrontandoli con
                      76
scelte coraggiose, innovative e incisive. La
gente si aspetta risposte sulle difficoltà
che vive ogni giorno, sulle esigenze vere,
sulla sicurezza, sulle difficoltà economi-
che. Rilanciando il protagonismo dei terri-
tori, attraverso una classe dirigente
nuova, dinamica e capace, sarà più sempli-
ce recuperare il rapporto di fiducia nei
confronti dei cittadini, con un impegno
costante e permanente, non vincolato solo
alle scadenze elettorali'.

                     @

Ada G. 'Semplicemente mantenendo il con-
tatto con le persone che ogni candidato
tende a "dimenticare" dopo la propria ele-
zione. Durante le campagne elettorali
siamo inondati di comunicazioni verbali e
scritte che iniziano con "caro amico" e
"caro elettore". Come cittadina mi piace-
rebbe, anche dopo aver votato per un can-
didato, continuare ad essere un "caro
amico" e un "caro elettore" e non una fasti-
diosa seccatura. In concreto mi rendo
conto che una persona eletta ad una carica
pubblica non può parlare con tutti e credo
che la rete - social network, blog e
quant'altro - possano essere un buon modo
per mantenere un filo diretto con una
comunicazione a doppio senso: da una
                     77
parte permettono alla persona eletta di
percepire e comprendere i reali bisogni
della gente, dall'altro lato ai cittadini di
confrontarsi con chi può decidere anche
per comprenderne le motivazioni (spesso
trascurate e dimenticate). La rete credo
sia anche uno strumento utile per raggiun-
gere quella fascia di giovani under 25 che
vedono i politici come personaggi distanti
e orientati più ai giochi di potere che a una
vera politica del fare'.

                     @

Vittoria P. 'Il divario tra la politica e le
persone si può colmare, a mio giudizio,
unicamente risolvendo più problemi possi-
bile in modo da fare sentire la politica una
cosa vera e viva e non un qualcosa di
astratto, lontano dalle loro necessità'.

                     @

Francesco C. 'Credo che siano più le per-
sone che fanno politica piuttosto che i
partiti o i simboli a potere avvicinare la
gente alla politica. Sempre più spesso le
persone si avvicinano alla politica grazie
alle politiche dei singoli piuttosto che alle
politiche dei partiti. La facile raggiungibi-
lità, la presenza costante sul territorio, la
                     78
capacità di non perdere occasioni di inter-
cettare le problematiche poste, la volontà
di diventare competente sulle materie
relative alle battaglie che si vogliono por-
tare avanti, l'intelligenza di saper coinvol-
gere, sono solo alcuni dei punti che per-
mettono di avvicinare le persone alla poli-
tica. Un lavoro questo che deve perdurare
nel tempo, che ci si trovi in maggioranza o
in opposizione e che non si limiti solo a
quella parte di elettorato che si pensa di
rappresentare, ma che sappia guardare a
360 gradi. Se ci fossero più persone di
questo tipo, che decidono di lavorare
insieme, forse ci sarebbe un'occasione in
più per colmare questo divario'.

                     @

Bruno V. 'Il primo obiettivo della politica
è l'efficienza. Quando il politico non porta
avanti in modo coerente le sue idee o peg-
gio non fa nulla, il cittadino si allontana e
si abbandona all'individualismo più bece-
ro. Il cittadino si avvicina alla politica
quando è convinto che alle parole seguano
i fatti'.

                     @
Gabriele B. 'L'unico modo che conosco per
colmare questo gap è scendere tra la gente
                     79
NON SOLO IN CAMPAGNA ELETTORALE,
come si vede di questi tempi. Abbiamo
bisogno di stare tra la gente e farci vede-
re parlare con loro SEMPRE, per far vivere
anche a loro la nostra esperienza politica
fatta di partecipazione popolare. L'idea
del candidato sindaco della LEGA NORD a
Collegno di proporre un consiglio comuna-
le itinerante nei vari borghi del comune è
ottima. Dobbiamo smetterla di parlare il
politichese e comunicare con la lingua
della gente facendo capire le nostre idee
ed i nostri propositi di lavoro e saper
ascoltare. I cittadini ci danno un mandato
per risolvere i loro problemi mentre spes-
so i politici arrivati alla poltrona vi ci si
arroccano ed in strada tra la gente non
scendono più diventando sordi, superiori,
intoccabili... Una casta!'.

                     @

Carla D. S. 'Il divario si può colmare sola-
mente se il politico smette di recitare la
"lezioncina" imposta dal partito e ragiona
con la propria testa, soprattutto perchè,
spesso, facendo così si aliena l'approvazio-
ne di quelli che di testa ne hanno. Il poli-
tico inoltre deve essere "uno di noi in
mezzo a noi", farsi carico delle reali pro-

                     80
179
180
blematiche della società; temi politici
generici, privi di concretezza, non sono più
credibili in una società evoluta e zeppa di
problemi. Il politico, poi, deve essere d'e-
sempio per gli altri ed avere un passato
adamantino, non come "qualcuno" che pre-
tende di raddrizzare, senza peraltro riu-
scirci, il pubblico impiego'.

                     @

Francesca D. 'Stare fra la gente in tutti i 5
anni del mandato'.

                     @

Giovanni M. 'Alle persone che hanno fidu-
cia in te dandoti il voto, bisogna dare e
fare l'impossibile non solo a parole ma con
i fatti, specialmente ai più bisognosi; è
questo che vuole la gente'.

                     @

Orazio T. 'Il divario non si potrà mai col-
mare perchè tra politico e persone c'è un
muro altissimo e GUARDA CASO questo
muro si neutralizza quando si parla di ELE-
ZIONI!!! Poi, finito il palcoscenico, si
INNALZA di nuovo! A PARERE MIO ci vor-
rebbe una REPUBBLICA PRESIDENZIALE
                     181
COSI' IL POPOLO VERREBBE CHIAMATO AD
ELEGGERE! E CHI E’ ELETTO DOVREBBE
ESSERLO PER UN TEMPO MINIMO DI TRE
FINO AD UN MASSIMO DI CINQUE ANNI!
DOPO, SE HA FATTO BENE, SI PUO' RINNO-
VARE L’INCARICO, DIVERSAMENTE ...VIA!!!'.

                     @

Michele T. 'Essere sempre presenti tra la
gente, seguirla e riscontrare ciò che per
essa è necessario'.

                     @

Mario P. 'Manca la capacità politica di chi
ci governa... POLITICI SI NASCE E LA PROVA
E' VEDERE QUANTO SI E' PRONTI A RINUCIA-
RE PER VEDERE REALIZZATO UN IDEALE. IL
VERO POLITICO NON CHIEDE COMPENSI MA
ELERGISCE AIUTI'.

                     @

Armando B. 'Abolire i privilegi ed essere
più disponibili al dialogo con la gente, non
essere "casta" tra "poveri mortali"'.

                     @
Giuseppe T. 'Finora ho conosciuto un solo
politico che ringraziava quando gli si face-
                     84
85
vano notare gli errori e, nel caso, li
ammetteva. Giustamente è stato silurato.
Ritengo che la cosa più importante per un
politico sia accettare ed incentivare le cri-
tiche costruttive e non circondarsi da yes-
men per poter leggere la realtà che lo cir-
conda. Utinam ne!!!'.

                      @

Paola B. 'Se si fa politica per il bene comu-
ne e non per se stessi (i soldi, il potere, il
prestigio) la gente lo capisce'.

                      @

Marco ‘Con il DIALOGO. Potrà sembrare
banale, ma alla gente (che si lamenti o
meno) si dovrebbero spiegare davvero
come funzionano le cose invece di dare
loro solo risposte rassicuranti a tutti i
costi, solo per calmare gli animi, magari
rispondendo anche NO alle richieste non
esaudibili (c'è chi ha detto sempre SI e ne
ha fatto uno stile di vita, anche sapendo di
non potere mantenere la parola data,
creando più danni che benefici, nella spe-
ranza di apparire migliore).

                      @


                      86
87
Buffalo ‘C'è un solo modo per diminuire il
divario tra la politica e le persone.
Togliamo la politica così le persone cer-
cheranno un divario con qualcos'altro’.

                     @

Alex A. ‘Sicuramente SI, ma viste le espe-
rienze passate con altri candidati ai quali
abbiamo fatto campagna elettorale, è
molto difficile perché, una volta ottenuta
la poltrona, si dimenticano di tutti.
Io ancora ci credo, ma devo dire che fareb-
be piacere sentire almeno grazie, NIENTE
AFFATTO, PECCATO. Tutto dipende dal poli-
tico, ho avuto la possibilità di aiutare una
consigliera regionale (Caterina), l'unica
che è sempre stata disponibile e ricono-
scente. E' un vero esempio per TUTTI’.

                     @

Gabriele B. ‘Politici con un numero telefo-
nico dedicato all'utilizzo pubblico. Magari
gestito dalle segreterie ma utile per
segnalare le varie problematiche’.

                     @

Paolo F. ‘Della gente dopo le votazioni
molti politici si dimenticano. Manca la
                     88
volontà a volte di sistemare l'ovvio. La
politica è un volano che gira e le persone
sono dentro e rotolano. Bisogna passare al
fare, in cui le persone sono fuori e fanno
girare il volano. Fai stare i tuoi collabora-
tori in mezzo alla gente anche dopo le
votazioni, altrimenti rimangono troppo
radicati nelle proprie convinzioni’.

                      @

Carlo O. ‘Stavo ragionando fra me circa il
numero di coloro che si interessano attiva-
mente di politica, cioè si informano e
"ragionano". Potrebbero rappresentare il
10% degli elettori? Forse sì. Ora vediamo
quanti tiepidamente si rendono in qualche
modo conto che occorre votare qualcuno
onesto, capace, etc.. Saranno il 40%? Forse
sì. Ma resta ancora un bel 50% di politica-
mente imbecilli (senza alcuna offesa agli
individui, s'intende). Ora, l'impegno ed i
ragionamenti del 10% scompaiono se li
mettiamo al confronto con questi ultimi.
Mi stavo quindi chiedendo se un candidato
politico farà di tutto per piacere ai 10
"furbi", oppure riterrà vincente proporsi ai
50 "stupidi" (sempre senza esaltare o deni-
grare gli individui).
Ma qui nasce un sospetto tra i 10 "furbi",
quello di sentirsi presi in giro da politici il
                       89
cui fine immediato è di "imbambolare" 50
persone politicamente sciocche, giacché i
voti si contano e basta. Questo sarebbe
sufficiente a scoraggiare quelli che di poli-
tica si interessano e in qualche modo se ne
occupano, anche solo di striscio’.

                      @

Vittorio P. ‘Il divario si DEVE colmare altri-
menti una democrazia rimane incompleta.
Passiamo al come. Qualche piccolo consi-
glio: cambiare la classe dirigente, diminui-
re la politica televisiva, costringere i poli-
tici a operare con forza sul territorio,
impedire l'accaparrarsi di cariche multi-
ple’.

                      @

Rkia S. T. ‘Per colmare il divario tra la
politica e la gente occorre essere se stessi
prima e dopo le elezioni’.

                      @

Cinzia O. 'La mia ricetta? Maggior credibi-
lità, mantenere le promesse, maggiori
occasioni di incontro con la gente. Ecco
quello che serve alla classe politica'.


                      90
@

Giuseppe M. 'Non credo che ci sia questa
distanza, oggi, tra la politica e gli eletto-
ri. Anzi, gli elettori sentono il dovere di
evidenziare di più, verso i politici, i loro
fabbisogni e necessità. Soprattutto in
tema di valori'.

                      @

Luigi G. 'Cosa si può fare? Penso che i poli-
tici debbano farsi conoscere bene dai cit-
tadini e fare buone promesse’.

                      @

Giovanni D. 'Esiste questa distanza. Però
se i politici facessero tutto quello che pro-
mettono credo che alla politica ci si
potrebbe anche avvicinare'.

                      @

Pino C. 'Questa disaffezione alla politica è
molto evidente in quei territori in cui si è
creata una forma di democrazia bloccata poi-
ché chi governa sa che tanto continuerà a
vincere in ogni caso e per questo si allontana
dalle esigenze e dai bisogni del territorio'.


                      91
@

Gabriele F. ‘Se il problema è istituzionale
non è facile entrare nelle istituzioni e
scardinarle, un modo potrebbe essere
quello di provare a cambiare la classe poli-
tica e dirigenziale. Ci sono alcune cose che
da queste persone non vengono recepite’.

                      @

Enrico M. ‘Il problema non è in basso, biso-
gna partire dall'alto ma siccome dall'alto
non è possibile partire… L'importante è
partire’.

                      @

Maria Antonietta R. ‘Sono tendenzialmente
rivoluzionaria. Ho visto che di fattivo, se sei
isolato, non puoi fare niente che ottenga un
risultato rilevante. Per cui si può puntare o
sul fatto di diffondere le informazioni o far
vergognare la classe politica. Il fatto è che
non c'è informazione e quindi la gente non sa
tante cose. E per il secondo punto: i politici
non si vergognano perché non c'è nessuno
che li fa vergognare’.

                      @


                      92
Ada G. ‘C'è il problema della squadra.
Siamo piccoli individui isolati. E poi non
dobbiamo aver paura di rompere le balle.
Bisogna chiamare ogni mattina alla 9 alla
segretaria del politico di turno e prenderli
per sfinimento, oppure mandare una
comunicazione alla persona interessata e
per conoscenza ad altre 50’.

                     @

Marco T. ‘Fare sistema. Non ricorrere solo
alle istituzioni. Bisogna dare comunque
una contropartita alle istituzioni. L'ente
non sempre ha fondi a disposizione o li uti-
lizza per ciò che vuole. Poi bisogna avere
gli strumenti necessari. L'ha detto il mini-
stro, per l'informatica non ci sono soldi.
Vanno all’industria metalmeccanica. E
questo non fa che rafforzare altri. Senza
dimenticarci che serve anche l'idea. E poi
bisogna procurare utile alle aziende…’.

                     @

Marco P. ‘Necessità di lavoro di squadra. Il
mondo dei blogger da solo non può smuo-
vere le montagne. Insieme sì, invece,
soprattutto se si parte da quei blogger che
sono centri propulsori. Ci sono dei blog che
smuovono qualcosa, danno informazioni
                     93
che il giorno dopo sono riprese dai media
tradizionali. Ecco la ricetta: lavoro di
squadra e alcuni blogger forti, anche se
oggi conta ancora la carta stampata.
Lavorare su due fronti: sì al lavoro di rete
ma serve anche la carta stampata’.

                     @

Patrizia D.P. ‘E' necessario che il politico
sia in primis una persona, se stessa, evi-
tando di perdere il contatto con la realtà
del quotidiano durante la sua carriera
come invece è accaduto a molti politici’.




                     94
SECONDA PARTE
Inchiesta 2.
“Torino viene vissuta come una città
estremamente creativa, ma nel
contempo anche poco capace nel sviluppare
e trattenere sul proprio territorio le stesse
idee da essa prodotte”




Paolo F. ‘Torino è sabauda, ermetica e
austera come la sua architettura. Non
siamo capaci di essere i primi promotori di
noi stessi. Abbiamo ragazzi universitari
con le idee migliori, abbiamo le migliori
piccole industrie italiane, abbiamo le ban-
che più radicate sul territorio, ma alla fine
nessuno si fida dell'altro. Potrei indicare
10 torinesi che per sviluppare le loro idee
sono traslati nell'asse Lombardia-Veneto.
Marketing sprecato e idee sotterrate. Non
parliamo di quanto poteva fare la Politica.
Una cosa hanno fatto (e i bilanci lo dimo-
strano): consulenze a go-go...’.

                      @

Luigi V. ‘I vecchi torinesi ne avevano di
idee, a volte anche troppe. Bisogna torna-
re indietro di almeno cinquant'anni...
Troppe mescolanze etniche e quindi a

                       96
Torino e Provincia scarseggiano i veri
oriundi...’.

                     @

Alessandro U. ‘Sono un ex della fabbrica
Bertone, attualmente impiegato presso l’ar-
chitetto Carcerano a Pianezza come disegna-
tore estetico e confermo che la creatività e
lo stile nel mondo nascono a Torino o comun-
que in Italia, ma sapendo che le cose stanno
così mi rammarica il fatto che esistano
aziende come la Bertone che lasciano a casa
centinaia di lavoratori e che si permettono
di non pagarti per 5 mesi…’.

                     @

Orazio T. ‘Tutto questo succede perché gli
errori partono dalla vetta! BISOGNA CON-
VINCERE LE VETTE A RIVALUTARE LE RISOR-
SE INTERNE, UN PAESE RICCO COME IL
NOSTRO NON HA BISOGNO DI ANDARE
ALL 'ESTERO; RIVALUTANDO LE RISORSE
INTERNE SI OTTIENE RISPARMIO E SUCCESSI-
VAMENTE PROFITTO!!!’.

                     @

Nadia D. ‘Penso che Torino sia una città
bellissima, ma non valorizzata; ci sono
                     97
molte attrazioni turistiche, ma i compagni
comunisti non hanno mai pensato che si
potevano sfruttare turisticamente ricavan-
doci un guadagno’.

                     @

Rino M. ‘Dare massima fiducia ai giovani
laureati, metterli in condizione di intra-
prendere il loro percorso lavorativo, mini-
mizzare gli stage che creano turnover utile
per chi lo propone e deleterio per chi lo
svolge, cercare di superare le barriere. E’
più facile all'estero!’.

                     @

Emilio B. ‘Torino, specie in questi momen-
ti difficili, ha bisogno di un'amministrazio-
ne di stampo imprenditoriale che sappia
sfruttare le occasioni senza vanificarle con
gli sprechi cui ci hanno abituato le ammi-
nistrazioni di sinistra che si succedono da
decenni’.

                     @

Luca B. ‘Penso che, ahimè, sia tutto tri-
stemente vero e per questo altamente
sconfortante... In fondo Torino è stata la
capitale di tutto ciò che è creatività, oltre
                     98
che Capitale d'Italia! E' stata Capitale del
Cinema - quello vero, quello fatto in
maniera industriale che gli americani poi
ci hanno copiato e che invece a
Roma/Cinecittà non c’è mai stato e che sta
producendo una lenta ma inarrestabile
morte della Settima Arte -, Capitale della
Televisione, Capitale della Moda, Capitale
della Radio!!! Sarebbe ora che riuscisse a
tornare tale in almeno un paio di queste!!!
Sarebbe anche ora che gente competente
potesse riuscire a far tornare in auge la
gloria di Torino così com'era un tempo!’.

                     @

Domenico F. ‘Conosco ingegneri che inse-
gnavano al Politecnico 40 anni fa ma non
vogliono nemmeno sentir parlare delle
sanguisughe di oggi, che fanno finta di
insegnare e hanno la sedia incollata.
L'economia li spegnerà’.

                     @

Giacomo B. ‘Non solo Torino ma anche l'in-
tera provincia. Il Torinese doc bada soprat-
tutto al lavoro e non valuta quello che
accade intorno, Fiat e indotto hanno por-
tato anche a questo. Il turismo è visto dai
torinesi come un’attività marginale che
                     99
non sfruttano a dovere per le potenzialità
che potrebbe offrire’.

                    @

Federico B. ‘Eccessivo understatement e
ridotta apertura al mondo esterno hanno
provocato quest'incapacità a valorizzare le
notevoli risorse di cui dispone. Un ruolo
fondamentale in questo senso l'ha giocato,
per troppo tempo, la presenza ingombran-
te di un soggetto monopolista che, come
tale, non ha mai avuto interesse ad un
reale sviluppo’.

                    @

Maurizio B. ‘Nel mio piccolo ho tentato di
dare una sveglia alla mia città
(Carmagnola) ma sono stato miseramente
ricacciato; da un lato perché non parlavo
di mattoni, dall’altro perché quello che
proponevo avrebbe potuto avere successo
e avrei fatto troppo ombra ad alcuni per-
sonaggi! Al Politecnico ho conosciuto
parecchie persone che, nonostante tutto,
producono innovazione ma devono fare
attenzione a rivolgersi alle persone giuste
e a non alzare troppo la testa.
Ricordiamoci sempre che a Torino c'era lo
CSELT, c'era il CRF, c'è (c'era) il Galileo
                    100
Ferraris: solo lavorare e non leccare i piedi
non ha prodotto risultati validi’.

                     @

Dario P. ‘Ascoltare tutti e valutare le idee
innovative, aprire nuovi canali di contatto
con i cittadini, svecchiare la politica e gli
apparati: i giovani devono essere ascoltati
maggiormente. Solo così le idee creative
(soprattutto frutto delle menti giovani e
propense al rischio) possono essere sfrut-
tate nel territorio’.

                     @

Fabio S. ‘Purtroppo le idee dei giovani di
cultura, con grandi potenzialità in pro-
spettiva, vengono cassate dai processi
lenti e vecchi delle pubbliche amministra-
zioni.

                     @

Giancarlo F. ‘Sono d’accordo sulla prima
parte dell’affermazione “Torino è una
città creativa”, ma più che non saper svi-
luppare le proprie idee forse l’affermazio-
ne più corretta è che non le sa vendere nel
modo migliore. Il torinese per propria
caratteristica è colui che tende a sminuire
                     101
se stesso e considerare normale la propria
dedizione al lavoro e all’azienda e quindi
considera normale anche la capacità d’in-
novare. E’ chiaro che in una società fonda-
ta sulla comunicazione queste caratteristi-
che non sono sempre apprezzabili perché
fondate sulla concretezza e non sull’imma-
gine della stessa. Io però credo che alla
lunga i pregi di Torino possano emergere,
le Olimpiadi del 2006 ne sono state un
esempio e forse anche il 2011 con le sue
manifestazioni potrebbe confermare que-
sta mia affermazione’.

                     @

Barbara D. ‘Non è vero che le idee non
emergono… Prevale a volte il riserbo
sabaudo… Pertanto si lavora … Si produce
… E non si pubblicizza il risultato. Ma le
idee si sviluppano, eccome!’.

                     @

Marco E. ‘Che Torino venga sistematica-
mente "scippata" delle sue idee e iniziati-
ve credo sia dovuto proprio alla cultura
imprenditoriale piemontese, tutta incen-
trata sul fare e non sull'apparire, il che va
bene in linea di massima, ma poi in con-
creto si traduce in una percepita sottova-
lutazione delle nostre capacità e potenzia-
lità. In questo caso paghiamo dazio a
realtà cittadine ben più aggressive dal
punto di vista del marketing e della comu-
nicazione tipo Milano, Roma o Firenze: le
buone idee a mio avviso oltre ad essere
progettate e messe in pratica devono
anche essere valorizzate in modo moderno
e funzionale all'obiettivo che si vuole rag-
giungere. Se a questo aggiungiamo che
Torino è stata praticamente "narcotizzata"
per 15/20 anni da una amministrazione di
sinistra o centro sinistra che non è stata
nemmeno in grado di utilizzare un evento
di portata mondiale come le Olimpiadi (e i
relativi finanziamenti) per rifare in modo
sensato e corretto le strade, pensare ad
una viabilità ragionevole e avere dei servi-
zi a misura dei cittadini, allora abbiamo un
altro elemento importante da inserire nel-
l'analisi’.

                     @

Valeria C. ‘Torino è una città che, oltre ad
avere una grande potenzialità creativa,
riesce anche a trasporre nella sua realtà
territoriale le innovazioni da lei sviluppa-
te. Tuttavia, a differenza di alcune grandi
città italiane, preferisce godere con una
discrezione tipicamente sabauda delle pro-
                     103
prie creazioni, con una sorta di ‘timidezza’
verso le proprie eccellenze’.

                     @

Mario C. ‘Torino è parecchio creativa... Ci
sono molte persone con brillanti idee... E
molte di queste vengono anche realizza-
te... I problemi maggiori, però, come al
solito, sono di tipo economico e burocrati-
co... La burocrazia, che è sempre stata una
palla al piede di tutta la nostra nazione,
rallenta e sfiamma tutte le belle idee che
la gente ha!!!’.

                     @

Carlo G. ‘Qui nel torinese nascono quelle
cosiddette "buone idee" che poi si svilup-
pano altrove (creando in quei territori un
circolo virtuoso molto positivo e quindi
posti di lavoro e ricchezza) e che, alla fine
del loro ciclo, tornano all'origine negli
ormai numerosi musei di cui è piena la
città. Un esempio per tutti: Torino è (era)
la città dell'auto, il Salone dell'Auto ha
però preso altri lidi. Mentre il Museo
dell'Automobile è in piena espansione e
anzi il Comune sta lavorando per il suo
ampliamento... Paradossale.
Le ragioni sono riconducibili ad una, a mio
                     104
giudizio. Manca una classe dirigente che
sia portatrice di innovazione, anche men-
tale, nell'approccio alle sfide che la quoti-
dianità ci pone. E anche nell'approccio al
futuro di questo nostro territorio. La
carenza infrastrutturale, sia materiale sia
immateriale, che caratterizza la nostra
città e la nostra provincia è solo il primo e
più eclatante esempio (non c'è fibra ottica,
l'aeroporto ha scarsi collegamenti, non esi-
ste un sistema di superstrade che colleghi
le principali cittadine, la tangenziale nord
è al collasso e la tangenziale est esiste solo
nei progetti - ben pagati - del Politecnico
che ciclicamente si ripetono, ecc...).
Perché manca una nuova classe dirigente?
A mio giudizio perché per troppi anni si è
delegata la gestione della città e della
provincia a quella ristretta cerchia di per-
sone che, uscite dal mondo Fiat, ha otte-
nuto tutti gli incarichi più importanti,
dalle Fondazioni ex bancarie in giù. Oggi è
il momento giusto per la borghesia che
rischia, che compete e che crea valore
aggiunto. È ora che torni ad occuparsene in
prima persona, attraverso la scelta di
amministratori preparati e che segnino
una netta discontinuità con il passato più o
meno recente’.

                      @
                      105
Andrea G. ‘Credo che storicamente la
capacità creativa torinese e piemontese
sia sotto gli occhi di tutti e penso, solo per
citare alcuni esempi, ai grandi designer
soprattutto del settore automotive famosi
e riconosciuti in tutto il mondo.
Sicuramente siamo molto meno bravi (e
non mi riferisco solo alle province italiane)
di altri nel promuovere e valorizzare le
nostre capacità. Pensiamo soltanto alle
Olimpiadi del 2006 per le quali i cittadini
stranieri non sapevano nemmeno che
Torino fosse una città ricca di storia, arte
e design ma un piccolo paesino abbarbica-
to sulle montagne e solo dopo ne hanno
riconosciuto il fascino rendendola meta
prestigiosa di vacanze culturali. Credo che
buona parte del "demerito" si debba alle
amministrazioni purtroppo storicamente
di sinistra mai inclini alla valorizzazione,
allo sviluppo e al progresso, ma bensì
all'autocommiserazione e alla negatività’.

                      @

Alfonso B. ‘A mio avviso occorrerebbe
"LAVORARE PER PROGETTI GESTENDO I PRO-
CESSI E SVILUPPANDO LE COMPETENZE, IL
TUTTO CON LA MODALITA’ DEL TEAM AFFIA-
TATO E FORMATO DA PERSONE/PROFESSIO-
NISTI CHE CONDIVIDONO GLI OBIETTIVI E LE
                      106
MODALITA' PER CONSEGUIRLI SECONDO UN
"SISTEMA ORDINATO" E COORDINATO con
corrette strategie e tattiche. Una semplice
constatazione: noi Italiani, all'estero,
siamo capaci e spesso accade che alcune
persone, partendo da umili impieghi, rie-
scano a scalare le piramidi organizzative
arrivando in cima ad esse... Come mai,
invece, da noi queste persone faticano mol-
tissimo e spesso non riescono nei loro inten-
ti...? Per di più il nostro Paese è colmo di
risorse che vengono sprecate’.

                      @

Marco C. ‘Oltre alla creatività (che è fon-
damentale) servono coraggio e competen-
za. 3 "C" che interagiscono tra loro e che
sono tutte condizioni necessarie affinché si
possa passare dalle parole ai fatti ed al
successo. Purtroppo mi è capitato troppo
spesso di vedere belle idee non realizzarsi
per mancanza di impegno o di capacità di
realizzazione. Dato che ciò che conta alla
fine è REALIZZARE, non si può prescindere
dall'avere il coraggio di fare e dall'avere le
competenze necessarie per farlo’.

                      @

Francesco P. ‘Le idee, da sole, non vanno
                      107
da nessuna parte. Mi piace paragonare il
processo creativo, a qualsiasi livello, al
lavoro di una band musicale. Se c’è il bas-
sista bravo a scrivere testi e costruire
melodie orecchiabili, ci sarà il chitarrista
bravo ad arrangiare il pezzo ed il cantante
a veicolarlo al pubblico. Se manca uno di
questi passaggi, anche se l’idea appare
validissima, il risultato non si raggiunge.
Ecco perché la creatività da sola non serve.
Promuovere le idee e valorizzarle diventa-
no passaggi fondamentali “quasi” quanto
le stesse intuizioni creative. D’altronde
oggi il processo creativo si giova anche del-
l’enorme “libertà” data dalle nuove tecno-
logie; questo, a mio parere, genera un
paradosso: sembra più facile avere nuove
idee che saperle sfruttare e farle crescere.
In questo senso la città di Torino ha la
necessità di rivedere i diversi passaggi,
dalla nascita di un’idea fino alla sua diffu-
sione e capire in quale fase bisogna agire.
Le istituzioni si rimbocchino le maniche’.

                     @

Rino M. ‘E’ vero, Torino è una fucina di
idee, ma quando si scontrano con i "vecchi"
cioè la gente che pensa solo al proprio tor-
naconto, abortiscono inesorabilmente, a
meno che non vengano dal figlio di o dal-
                     108
l'amico di. I ragazzi sono costretti quindi
ad espatriare, con tutte le conseguenze
del caso. Diamo supporto VERO ai neolau-
reati, coinvolgiamoli nei progetti pubblici,
non è detto che un palazzo lo debba fir-
mare per forza Renzo Piano o Calatrava...
E’ vergognoso che "questi" si servano dei
ragazzi, anche gratis, con la scusa che fa
curriculum!!! E questo vale per mille altre
cose!!!’.

                     @

Virginia T. ‘Torino è una città che ama la
creatività, ma che, probabilmente, non è
così creativa. Mi spiego meglio: un grande
evento internazionale, quale le Olimpiadi,
ha sicuramente stimolato creatività, inno-
vazione, voglia di cambiamento, compe-
tenze, entusiasmo e passioni, però è la
"straordinaria eredità olimpica", non in
termini di infrastrutture, ma di maggiore
apertura al mondo, voglia di stare insieme
e divertirsi, capacità di pensare a nuove
sfide, progettarle e vincerle, che si sta
affievolendo e che impedisce di sviluppare
sul territorio progetti creativi e ambiziosi
che guardino al futuro. La politica deve
lavorare in questa direzione, coinvolgendo
le giovani generazioni, più di altre dotate
di entusiasmo, creatività, voglia di vincere
                     110
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  • 2. Questa raccolta è dedicata a tutte quelle straordinarie persone che non perdono mai l’entusiasmo e il coraggio di guardare avanti e credono in un nuovo modo di far politica. Claudia
  • 3. ResPublic@ Una raccolta di segnalazioni, pareri, rabbia e passione, verso una nuova ‘res publica’ condivisa. Dal web testimonianze di inizio era Inchiesta promossa da Claudia Porchietto nella Provincia di Torino
  • 4. INTRODUZIONE Questa è una raccolta di interventi riguardanti una doppia inchiesta lanciata su Facebook nell’aprile del 2009 e allargata anche su altri social media. La prima inchiesta è intitolata: “Come colmare il divario tra la politica e le persone”. Nella seconda parte ci sono invece i risultati dell’altra inchiesta: “Torino viene vissuta come una città estremamente creativa, ma nel contempo anche poco capace di sviluppare e trattenere sul proprio territorio le stesse idee da essa prodotte”. Nel riportare tuti i contributi non c’è stata ovviamente alcuna forma di censura. Solo in alcuni commenti (7/8) sono state tolte parti non pertinenti con la domanda. Le risposte a queste due inchieste sono state raccolte attraverso i social media di Claudia e in taluni casi via email. Questi sono i social media: Profilo personale in Facebook: http://www.facebook.com/profi- le.php?id=1372954338&ref=name Fan page di Facebook “Claudia Porchietto Presidente”: http://www.facebook.com/pages/CLAUDIA-PORCHIETTO-PRESIDEN- TE/50394234891?v=wall&viewas=1372954338 Ning “Cambiare insieme”: http://cambiareinsieme.ning.com/profiles/blogs/il-divario-tra-la- politica-e e http://cambiareinsieme.ning.com/profiles/blogs/linca- pacita-di-torino-e. Blog Provincia e lavoro: http://provinciaelavoro.blogspot.com/2009/05/stabilizzare-la-crea- tivita-nellarea.html Oltre a questi contributi sono state raccolte decine di segnalazioni nella rubrica ‘Territorio’ sul sito ufficiale di Claudia, segnalazioni che comporranno un altra raccolta di prossima edizione. 4
  • 5. PREFAZIONE Ho preso coscienza del divario creatosi tra elettorato e rappresentanti politici; credo molto nel dialogo e nella necessità di essere presenti tra la gente e sul territorio. Ho bisogno del contatto, di capire direttamente chi ha delle necessità e come risolverle. Ho deciso di ascoltare le problematiche emergenti direttamente dalla base con una serie di appuntamenti, ma anche con l’attivazione di canali web per un dialogo continuo; l’utilizzo del web è uno strumento fondamentale, unico, senza filtri, che permette a chiunque di poter comunicare le proprie necessità o osservazioni. Siamo di fronte ad un cambiamentoepocale anche in l’ambito politico e questa che leggerete ne è una piccola testimonianza: a noi politici resta solo il compito di affinare la dote dell’ascolto e della condivisione. Claudia Porchietto 5
  • 6. A cura di: F. Bellavista, V. Cerati, L. Podda, F. Paolillo e moltissimi altre persone che ringraziamo sentitamente per la collaborazione. Giugno 2009 I diritti di riproduzione, di memorizzazione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono privi di COPYRIGHT in tutti i Paesi. In caso di utilizzo si prega di citare la fonte.
  • 7. PRIMA PARTE Inchiesta 1 “Come colmare il divario tra la politica e le persone” Armando B. ‘I politici sono visti come molto distanti dalla realtà quotidiana e lo sono! Occorre essere più vicini e consape- voli dei problemi quotidiani della gente; più vicini alle gente e rinunciare a qualche privilegio, prestare più attenzione al quo- tidiano. […] Se il potere centrale rivedesse il significato delle Province, forse queste potrebbero essere ancora utili, altrimenti, come tutto in Italia, l’ente si trasforma solo in un apparato inutile e costoso’. @ Giovanni S. ‘Io sono toscano, forse vicino forse lontano dalla realtà del tuo territo- rio; esprimo un mio parere sul tema da te invocato proprio dopo aver tristemente assistito alla trasmissione Annozero. E poi- ché mi è stato raccontato che "tutto il mondo è paese" forse anche il parere di un pratese può dare un contributo ad una torinese. E' la rabbia che oggi mi persegui- ta, gli onorevoli ospiti che ridacchiano, 13
  • 8. che cercano il confronto o scontro politico, che ci sbattono in faccia tutta la loro non conoscenza del territorio pratese, dei nostri gravissimi problemi. E noi incollati al televisore subiamo passivi le note discussioni che non ci appartengono, le frasi e le riflessioni di chi di Prato non conosce e non ha conosciuto niente. Il divario fra la politica e le persone non si può colmare ma si deve colmare!!’. @ Mario R. ‘Le sensazioni vissute da Giovanni sono identiche alle mie: i politici sembra- no non comprendere la gravità della situa- zione, TIRANO FUORI POCHISSIME IDEE NUOVE, sembra che stiano giocando una partita di calcio e non il destino di una nazione. Sui mezzi pubblici e al mercato ci vanno qualche volta? I comunisti degli anni '60 avevano molti difetti eccetto che uno: la lontananza da chi li votava...’. @ Marco S. ‘Tutto si può, l'unico grande dub- bio è se veramente vogliano farlo’. @ 14
  • 9. Renato T. ‘Il divario lo si colmerebbe ad esempio battendosi per abolire enti per- fettamente inutili come le Province. Ci hai mai pensato prima di accettare questa candidatura?’. @ Raffaele C. ‘Meno male che la politica ha preso coscienza del divario... Il resto verrà da sé’. @ Roberto C. ‘Perché la politica è lontana dal cittadino? Sprechi, soldi sperperati per consulenze fantasma, ferie e viaggi pagati con i soldi NOSTRI, regali, case, ville, locali, mazzette. Il buon Albanese diceva "ma chi?...ma cosa?...ma chi cazzu???". Hai ragio- ne, "cambiare" ma una volta dentro? Ci si adegua… E’ il male dell'Italia e degli Italiani’. @ Luca M. ‘Da quando c'è questo sistema elettorale infausto, senza preferenze, per- ché il politico dovrebbe stare tra la gente? L’importante è la posizione in lista’. 15
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  • 11. 17
  • 12. Maria Estela A. ‘Dateli voi politici i segni di grande cambiamento... Il popolo italia- no è già flessibile per natura’. @ Valter L. ‘Il divario si può colmare dimo- strando cambiamenti effettivi anche nel modo di porsi ai cittadini, non solo nei periodi antecedenti alle elezioni’. @ Rino M. ‘Chi è eletto dal popolo, è comun- que uno del popolo; creare un muro fra i politici e le persone provoca sempre il "freddo": ci vuole umiltà!’. @ Tommaso Alberto R. ‘Il politico, se non mantiene il contatto con il territorio, tende ad arroccarsi su posizioni di privile- gio, salvo poi pagarne lo scotto alle prime elezioni. Sono pochi i gruppi politici coesi e senza correnti interne che possono garantire un sicuro e continuo appoggio; le loro organizzazioni possono servire per ramificazione, ma necessitano di una squa- dra "ad personam" ben oliata e votata al candidato’. 18
  • 13. 19
  • 14. 20
  • 15. Mario R. ‘Abbiamo bisogno di gente fresca e con nuovo entusiasmo: vogliamo aria nuova nella politica...’. @ Stefano B. ‘Sì, secondo me il divario si può colmare. Ma mai come in questo periodo bisogna "rinnovare"... Sembra una bana- lità, però secondo me il giusto mix per il successo, specie in una provincia Rossa com'è la nostra, è adulti d'esperienza + giovani in gamba. Forse sono di parte, essendo nel coordinamento giovanile di Torino, ma credo sia la strada giusta da percorrere. La gente tende a dare molta fiducia a persone "nuove" e "pulite"... Ed ovviamente scaltre e intraprendenti’. @ Paolo F. ‘Certo che si può colmare, la sto- ria di alcune elezioni politiche negli ultimi 17 anni in più parti d'Italia insegna. Ma non si possono accontentare tutti, il grosso problema delle Province è che su 100 per- sone 85 non sanno che cosa fa l’ente, addu- cendo o additando questioni che competo- no ad altri istituti. Alla fine le elezioni provinciali divengono elezioni di un males- 21
  • 16. sere o meno di ciò che si vive nei singoli comuni o distretti di comuni. A volte basterebbe il buon senso di due uffici limi- trofi per migliorare le cose. Strade, mer- cati, parcheggi, ma soprattutto piccole imprese e artigiani che, nell’impossibilità di operare, permettono ai propri dipen- denti di vivere invece di sopravvivere. Se guardo la suddivisione in età di Torino e Provincia, salta all'occhio la necessità di operare maggiormente verso le persone anziane e vicine alla pensione. Il divario viene poi colmato con una capillare pre- senza sul territorio e qui alcuni partiti insegnano, ma parlo di vera presenza con persone che sentano la politica, non che cerchino soltanto una vita agevole, l’al- truismo deve prevalere... Ricordiamoci che è importantissima una redazione stam- pa e una squadra di comunicazione audace che riduca le distanze tra sezioni, presen- za nel territorio e il vertice’. @ Sergio D. ‘Io mi sono riavvicinato alla poli- tica perché ho conosciuto delle persone che mi hanno fatto ritornare la voglia di far politica per la loro credibilità, onestà, correttezza ecc.’. 22
  • 17. @ Franco P. ‘Politica con la gente, per la gente, tra la gente’. @ Roberto T. ’Giusto, concordo con Franco. Bisogna stare vicini alla gente’. @ Marco M. ‘Stai tra la gente...con poche persone intorno...’. @ Urbano T. ‘Abbiamo molta voglia di politi- ca, ma purtroppo chi la fa attualmente ce ne fa passare la voglia. So che a tale aspet- to non c'è rimedio. Comunque la speranza non muore mai....’. @ Stefania R. ‘L'unico consiglio che posso darti da profana della politica è l'unico consiglio valido nella vita di tutti: circon- dati solo di persone per le quali nutri stima e di cui ti fidi’. 23
  • 18. @ Ernesto F. ‘Ti consiglio di seguire molto bene le candidature, è fondamentale che nei collegi siano candidate le persone che esprimono il territorio’. @ Claudia A. ‘La politica non dovrebbe esse- re né di destra né di sinistra, è semplice- mente di tutti’. @ Giampiero V. ‘Il divario tra la politica e le persone si può colmare solo se si archivia- no manie di onnipotenza e si accetta che da soli non si va da nessuna parte. Occorre reintrodurre la preferenza in tutte le ele- zioni, la scelta del capo è sempre pericolo- sa, meglio lasciare libera la gente’. @ Luciano L. ‘Quello che vorrei per il futuro è il ritorno al merito nella scelta della futura classe dirigente sia nelle aziende private, sia nelle amministrazioni, sia nella politica. Vorrei che aprire una atti- vità propria fosse più semplice, vorrei 24
  • 19. maggior opportunità per i laureati. Vorrei tante cose’. @ Claudia A. ‘Sarei molto lieta che, nel caso tu diventassi presidente, dessi una scossa alle strategie per stimolare un'economia vera, che favorisca per esempio il risana- mento ambientale degli edifici, che sper- perano energia in modo scandaloso. @ Marco M. ‘Stai in mezzo alla gente con tanta semplicità…’. @ Angelo ‘Se la politica è una professione che crea rendite di posizione nonostante tutto quello che succede intorno, vedo arduo colmare il divario. Facciamo un esempio: alle politiche 2008 Pd, Pdl e Udc avevano in programma l'abolizione delle province; oggi che queste risorse sarebbe- ro vitali per salvare dal baratro molte situazioni (sono un imprenditore e penso alle PMI), DELL'ABOLIZIONE, A PARTE L'UDC, non ne parla più nessuno. Spero che 25
  • 20. la Tua probabile elezione vada in questa direzione’. @ Antonino M. ‘L'arte della politica non è purtroppo per tutti, fare politica deve essere una missione, non un interesse di lobby o personale, purtroppo le persone che hanno questa vocazione sono molto poche’. @ Augusta T. ‘Penso che tutti gli strumenti che servono a colmare la distanza tra elet- tore e politica siano i benvenuti: non cono- sco benissimo i meccanismi della rete ma comunque quella di utilizzarla mi sembra una bella iniziativa’. @ Laura ‘Sono perfettamente d'accordo con la tua scelta perchè ascoltare le esigenze dei cittadini trovo che sia imprescindibile per i politici, soprattutto a livello provin- ciale’. @ Agnese U. ‘È sempre una buona cosa cono- 26
  • 21. scere ciò che pensa la gente. La capacità di ascolto è così rara tra i politici che sarà sicuramente apprezzata dai nostri concit- tadini e nello stesso tempo ti servirà come feedback per il programma...’. @ Sviluppo&Buonsenso ‘In Bassa Valle di Susa lavoriamo proprio per dare voce a coloro che per un paradosso sono ormai maggioranza nell'opinione pubblica e si trovano rappresentati da una minoranza spesso urlante e ormai autoreferenziale che "governa" (eufemismo) tutti i comuni. C'è bisogno di tornare fra la gente a fare politica, ad ascoltarne la voce e a portare concretezza e sviluppo, anche in questi tempi di crisi. Lavoriamo per cambiare insieme questa situazione che ha rovinato l'immagine di tutta la Valle, senza portare un euro di investimenti durevoli nei cinque anni trascorsi’. @ Francesco T. ‘Ritengo che il divario tra l'uomo politico e le persone ci sarà fino a quando esisterà l'uomo; il politico che ha la responsabilità di guidare una città o una Provincia o altro, dovrebbe operare nell'interesse della collettività e non nel- 27
  • 22. l'interesse di un gruppo’. @ Tommaso R. ‘"Pancia a terra" per tutto il territorio e per i mercati, la Confcommercio, i gruppi operai, aziendali etc. Attenzione alla squadra che ti farà da contorno, ai vari candidati, a quelli sicuri e meno sicuri, che non facciano campagne personali, ma che ti coinvolgano per quanto possibile nelle realtà del nostro Territorio. Una cosa che mi rattrista riguarda tutto il tempo che si sta perdendo’. @ Massimo ‘Per colmare il divario tra la Politica e le Persone personalmente riten- go che sia necessario considerare la Società come un'azienda, operando nel completo interesse della stessa e dei suoi Azionisti che di fatto sono i Cittadini; ciò significa ottenere i migliori risultati al giu- sto costo. Mi rendo perfettamente conto che ciò possa sembrare un'affermazione astratta, ma operare ponendo attenzione alle esigenze dei cittadini, anche quelle che per noi possono sembrare assurde per- ché distanti dal "nostro vivere quotidiano", può ingenerare una carica di fiducia e otti- 28
  • 23. mismo, che di questi tempi non è male. Purtroppo troppo spesso il comportamento di alcuni personaggi appartenenti alla pub- blica amministrazione (politici inclusi) è più simile a quella del "padrone del vapore" che al "buon padre di famiglia", sicché il divario altro non fa che aumentare, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare’. @ Carlo ‘Devi batterti perché la Fiat produca automobili del futuro, elettriche, ad idro- geno, a GPL, o qualsiasi altro sistema di trasporto che interrompa quella catena di finanziamento, attraverso il petrolio, di paesi governati da corrotti; grazie al loro malgoverno non sono in grado di ridistribui- re ai loro popoli le immense ricchezze di cui hanno beneficiato, anche grazie al nostro contributo quotidiano… Queste orde di islamici che stanno invadendo l'Italia devono restare ai loro Paesi e se non pre- tendono dai loro governanti il lavoro e quello che gli spetta, tornino in sella ai loro cammelli, ma non vengano nelle nostre città a spacciare droga e a violentare le nostre donne, oltre che a tentare di cam- biare i nostri usi e costumi in norme cora- niche. È vergognoso per una Città come Torino vedere che Pininfarina deve andare 29
  • 24. in Francia associandosi con Bollorè per pro- durre l'auto elettrica del futuro. Torino deve ritornare ad essere quella che fu: la capitale dell'innovazione, della scienza e della tecnologia. Le risorse umane ed intel- lettuali ci sono, è sacrilego e disastroso lasciarle andare all'estero. Questo è il futu- ro lavorativo ed il benessere di Torino e del Piemonte tutto: innovazione e tecnologia e incentivi alla grande industria se si butta, realmente, nell'innovazione’. @ Donato ‘È difficile ormai, il divario è sem- pre più grande e la politica fa male alla pelle’. @ Diego ‘Credo che qualsiasi strumento sia adatto se la motivazione di fondo è quella di comunicare e di creare contatto con i pensieri e i desideri degli altri. Quindi un grosso plauso a te ed alle tue iniziative’. @ Claudia B. ‘In questo momento abbiamo bisogno di buoni manager che sappiano fare le scelte giuste e soprattutto in fret- 30
  • 25. ta; do comunque ragione a chi ti consiglia di stare in mezzo alla gente per dimostra- re che non siete persone altezzose, ma persone normali, con vite normali, seppur con tanta voglia di fare le cose bene’. @ Angelo S. ‘E’ vero si o no che Pd, Pdl, Udc hanno detto che le province vanno abolite? Visto che è vero, perché facciamo finta di niente e in un periodo di crisi come questo andiamo imperterriti a votare per un ente inutile? Questo sicuramente aumenta il distacco tra politica e paese reale… Proviamo a parlarne?’. @ Giuseppe C. ‘Essere presidente di un’asso- ciazione come l'Api per molti anni come lei ha fatto, significa una sola cosa, saper par- lare alla gente, agli imprenditori, alle madri ed ai padri di famiglia con un lin- guaggio comprensivo, chiaro e diretto, che nulla ha che vedere con il politichese di cui tutti ci siamo stancati. Utilizzare un network come il ning piuttosto che Facebook è sicuramente uno strumento di comunicazione attuale ed efficace, ma non dimentichiamoci che la gran parte del 31
  • 26. 32
  • 27. nostro elettorato non sa neanche di cosa stiamo parlando. Come già ripetuto da altri, il confronto con la gente comune, quella che per intenderci ti guarda negli occhi, è sicuramente l'arma più convincen- te e soprattutto vincente. Sono certo che lei non si sottrarrà al confronto diretto con i suoi elettori, anche quelli più umili, come purtroppo capitò anni fa durante le Regionali. Riguardo alle abolizioni delle Provincie, credo sia imperativo vincere prima le elezioni, poi, se e quando la gente lo vorrà, discuterne seriamente e non a fini propagandistici, potrà essere un obiettivo da raggiungere. La gente oggi più che mai ha bisogno di speranze che si con- cretizzino’. @ Enrico ‘Credo che l'ascolto sia il centro della ricomposizione politica/persone; può sembrare demagogia ma continua ad esse- re essenziale camminare per la strada, entrare nei negozi, trasmettere cordialità, disponibilità e condividere le storie ed i pensieri della gente anche quando si pren- de un caffè in una torteria... E’ faticoso, forse stressante ma indispensabile quando si assume un ruolo pubblico. Sarebbe forse anche importante capire in anticipo quali 33
  • 28. sono i problemi interni dell'Ente che si intende "conquistare" e dare segnali di interesse verso la tecnostruttura della Provincia, alquanto provata da anni di politiche di difficile decifrazione...’. @ Luigi B. ‘Non sono un politico e non sono in grado di rispondere seriamente alla tua difficilissima domanda. Posso solo dirti che questa domanda mi viene regolarmente posta tutte le volte che si avvicina una qualche tornata elettorale dal 1990 ad oggi’. @ Osvaldo ‘Non vedo divari, differenze, caste e quant'altro... Sono barriere che creiamo per comodità. Fa comodo soprat- tutto a coloro che si collocano sul piedi- stallo per sentenziare, criticare e dispen- sare consigli, per piangersi addosso e giu- stificare una personale e passata ineffi- cienza. Per emergere bisogna mettersi in discussione ed esporsi in prima persona. Penso che un blog, Facebook e tutti questi mezzi di comunicazione siano un ottimo aiuto per chi non si perde nel criticare il prossimo, ma le usa per costruire, per fare 34
  • 29. in prima persona. Complimenti per il tuo impegno’. @ Riccardo Q. ‘Io non credo che ci sia un divario tra la politica e le persone. Credo piuttosto che molte persone si siano depo- liticizzate, ovvero hanno preso le distanze dalla politica e questo non è un bene. Sono della vecchia guardia, ho vissuto il finale del ‘68 e una delle poche cose sensate che mi ha insegnato quel periodo è che "chi non partecipa, non conta’. @ Mauro T. ‘Secondo me non servono le sera- te organizzate da persone che già la appoggiano, ma bisogna stare in mezzo alle persone che veramente hanno proble- mi. Avvocati, imprenditori, commerciali- sti, liberi professionisti o POLITICI non potranno mai dare né suggerimenti né risposte a questo quesito. Bisogna stare con le persone che veramente hanno pro- blemi. Provi a passare qualche sera a casa di cassaintegrati o altro, probabilmente a livello mediatico non sarà pubblicizzato ma sicuramente le darà la possibilità di toccare con mano i veri problemi della, 35
  • 30. come lei la definisce, base’. @ Mario C. ‘Sono d'accordissimo con te... L'importante è che (voi politici) ci rispon- diate quando vi scriviamo... Anche solo per far sentire alla gente che ci siete, che state leggendo quello che noi comunichia- mo e per essere più vicini a noi... Anche solo il modo in cui scrivete... Qualche bat- tutina, qualche gergo particolare... Un briciolo di ironia... Potrebbero veramente fare molto per avvicinare LA CASTA al POPOLO, così sfatiamo pian piano il mito della CASTA...’. @ Rino ‘Sempre fra la gente. Nessuno può insegnare nulla a nessuno ma se gli eletti si comportassero come tali, cioè stessero fra la gente, sarebbe un modo per toccare giornalmente con mano ciò che le persone vivono. I politici dovrebbero prendere ad esempio S. Paolo, un vero leader!!!’. @ Stefania ‘Credo sia un'ottima idea: un filo diretto tra la politica e il cittadino. 36
  • 31. Complimenti!’. @ Tommaso A.R. ‘È fondamentale questa tua iniziativa che ti può allontanare un po’ da certi palazzi sussiegosi, ma ti dà l'opportu- nità di metterti in gioco direttamente. Ora la strada, in questo tuo particolare conte- sto, non è certamente facile, ma, per come ti ho conosciuta, non mi sembri una donna che si spaventa facilmente. A San Mauro siamo disposti ad un incontro quan- to prima, in quanto soltanto fra la gente e nei contatti umani si riesce ad avere quel valore aggiunto che i "piani alti" non pos- sono garantire appieno. Tutti vorranno mettersi a disposizione, ma la migliore consigliera di te stessa sarai tu con quelle poche persone che ben conosci. Scoccia davvero "bruciare" una bella candidatura come la tua, una persona che non usa il politichese, che ormai ha stufato tutti’. @ Michele ‘Devo dire che la tua pensata di creare un social network è stupenda!!!! Spero che siano in molti ad aderirvi e che si possano scambiare idee per poter porta- re la Politica ora staccata dai cittadini di 37
  • 32. nuovo alla loro portata. Così facendo si potrà migliorare la vita di tutti, conoscen- do le esigenze della gente comune’. @ Roberto P. ‘Per quanto riguarda il tuo pro- getto sicuramente bisogna prendere atto che chi si insidierà avrà purtroppo tempi assai difficili da affrontare. E proprio in virtù della difficoltà che stiamo attraver- sando, è necessario che il futuro presiden- 38
  • 33. te prenda atto della reale situazione in cui versa la nostra provincia. La crisi economi- co-finanziaria, che ha colpito in modo par- ticolare la nostra industria locale, se non fermata per tempo e aiutata attraverso agevolazioni sui crediti, corsi di formazio- ne per mantenere elevate le competenze dei nostri lavoratori, incentivazioni agli investimenti, ammortizzatori sociali più mirati ed incisivi, ecc., rischia di dissipare in pochi mesi quanto costruito in tanti anni. Solo colui che sarà capace di calarsi quotidianamente nei problemi della gente e del territorio sarà in grado di cambiare rotta. La politica rivestirà un ruolo impor- tante nel momento in cui, stabiliti i pro- getti e gli interventi finanziari, si renderà necessaria la concertazione con le istitu- zioni regionali e statali. Sicuramente la provincia potrà contare sulle tue compe- tenze professionali ma oltre a ciò sarà fon- damentale formare una squadra vincente. Non è facile... Le pressioni sono sempre tante’. @ Adrita ‘Dialogare in qualunque modo è impor- tante per essere vicini ai veri bisogni della gente... Una piccola cosa, piccola ma importan- te: sui mezzi pubblici tu ci vai? Molto spesso i 39
  • 34. conducenti guidano in modo brusco con disagi per i passeggeri, soprattutto quelli anziani’. @ Augusta ‘Mi sembra che si parli tanto spes- so degli esempi di Obama e di Grillo per mostrare che è possibile un dialogo conti- nuo in Internet. Ma in verità nessuno dei due, ha chiesto pareri generali e suggeri- menti specifici su un determinato tema. Internet ad entrambi serve come cassa di risonanza mentre tu lo utilizzi davvero’. @ Luca A. ‘Dal numero di post che in pochi giorni si sono visti in questo blog, mi pare che il divario tra politica e gente, per così dire comune, non sia poi così incolmabile. Ho la sensazione che si abbia ancora voglia di ragionare di politica, di pensare alle soluzioni e ai progetti. Sorge però un dub- bio, non sarà forse che il divario è dovuto all'esistenza e alla persistenza al potere di una classe di dirigenti obsoleta, anziana, in qualche modo superata dalla realtà, la quale per sua natura si muove con elefan- tiaca lentezza? Le distanze si colmano anche con la velocità, che può anche essere quella mentale, che potrebbe arricchire il nostro paese e il nostro territorio con un 40
  • 35. sano ricambio nelle stanze del potere’. @ Virginia T. ‘Pensando a certi grandi rifor- matori, quali Marco Biagi, che ha avuto il coraggio di passare da un modello vetero- industrialista a un sistema di relazioni sin- dacali cooperativo, da un lato sono fidu- ciosa, perché credo che con concretezza e coraggio si possa colmare il divario tra politica e cittadini ma dall'altro preoccu- pata, perché tutti conosciamo la fine di Biagi. Il dovere di chi si occupa di politica è quello di liberare le energie creative e imprenditoriali del paese dai pesi della cattiva amministrazione, della cattiva politica, dei soffocanti privilegi di catego- rie protette, combattendo strutture e forze che soffocano tutto ciò che è nuovo. Stimolare il ricambio generazionale e valo- rizzare i talenti e il merito credo possa servire a ridurre questa distanza. @ Cristina B. ‘Sì, certamente si può colmare. La politica deve scendere in campo, parla- re con la gente ed entrare nella vita quo- tidiana che è scandita da necessità lavora- tive, sociali, ecc. I politici sembrano non 41
  • 36. vivere nella vita reale, ma solo nella sfera politica. La vita reale è fatta di quotidia- nità come prendere i treni, usare i mezzi, attraversare le strade, uscire di sera, ma anche creare delle attività, dare lavoro alle persone... La politica deve poter pro- porre soluzioni e dare risposte in tutti gli ambiti. Parlando la stessa lingua della gente’. @ Rina T. ‘Rimango spesso delusa quando chiamo alla sede del partito e nessuno mi ascolta: non c’è un servizio di ascolto ade- guato per i problemi dei cittadini. Bisogna stare vicini alle persone anche dopo le ele- zioni’. @ Mario C. ‘Stare tra la gente, parlarci… E poi non pensare solo alle grandi opere, ai grattacieli che portano prestigio…. Rendere vivibile una provincia significa aggiustare le buche delle strade, mettere cartelli che aiutino velocemente, non costringere gli anziani ad andare ad abita- re in periferia, non permettere i bivacchi dei senza tetto’. 42
  • 37. @ Antonio D. ‘I politici devono stare tra la gente, essere presenti… Nella mia cittadi- na abbiamo un sindaco di sinistra ma pur essendo io di un altro versante politico, non posso che approvare il suo operato: non conta il partito di appartenenza nelle elezioni amministrative, conta la validità dell’uomo e della sua attenzione ai bisogni della gente’ . @ Elda S. ‘Bisogna essere presenti, andare in pescheria, panetteria e dai fruttivendoli per capire quanto i prezzi aumentino… E’ necessario lasciare l’automobile e usare i mezzi pubblici, viaggiare con la metro e con il tram, in questi posti si ascolta il vero umore della gente. Non abito a Torino, ma credo che ciò che dico valga ovunque’. @ Giuliano R. ‘Come dice Platone, sì, si può: o eliminando le persone o eliminando la politica’. @ 43
  • 38. Emanuele B. ‘Il divario tra le persone e la politica é legato a due fattori: 1° Il divario é consistente nelle popolazio- ni a scarsa scolarizzazione. 2° Il divario é consistente in un paese in cui prevalgono la corruzione e la mancan- za di meritocrazia. Questo é il caso di alcuni paesi del Sudamerica (come l'Argentina) e dell'Italia. Quando si verificano queste condizioni (e la seconda ci riguarda), il distacco tra le per- sone e la politica é insanabile, e destinato ad ampliarsi. L'antidoto é il cambiamento della classe dirigente di un paese, ma for- temente basato su basi meritocratiche. In alcuni paesi fanno i colpi di stato; in Italia?’. @ Monica T. ‘Secondo me no, per questi motivi: - le persone sono sfiduciate e non si sento- no realmente rappresentate da nessuno dei nostri politici; spesso si sceglie il "meno peggio" perchè astenersi dall'andare a votare è come rinunciare ad un proprio diritto, ma non c'è reale convincimento o interesse; - abbiamo perso gli ideali oltre a tante altre cose quali l'educazione, la tolleran- za, la disciplina, il rispetto per gli altri e 44
  • 39. spesso pure per noi stessi e i giovani di oggi sono molto lontani dal prendere una posizione e dall'impegno civile. Senza que- sti valori diventa difficile avvicinarsi o ri- avvincinarsi alla politica; - non c'è completa fiducia nella politica e nei politici in quanto, in passato, alle parole non sono corrisposti i fatti; spesso la classe dirigente è stata lì seduta a pren- dere soldi e a darsi poco da fare e non per il bene del paese ma per il proprio, quindi politici = fannulloni e quando si cerca di toccare i privilegi della casta, la stessa insorge (un po' come gli statali ora giusta- mente nel mirino di Brunetta)’. @ Antonio C. ‘Credo fermamente che, per l'evoluzione del nostro paese "EUROPA", sia doverosamente necessario che il divario tra le persone e la politica si colmi e si ripristino gerarchie, ruoli e responsabilità al servizio del singolo individuo che avrà "finalmente" reali diritti, reali doveri, reali servizi e reali opportunità che incon- sciamente faranno germogliare nell'indivi- duo stesso la voglia, l'interesse e la passio- ne per la politica’. @ 45
  • 40. Lorena M. ‘Si potrà colmare solo quando i politici diventeranno o saranno delle per- sone… Al di là delle competenze specifi- che/tecniche di ciascuno, non si può pro- vare (sempre che ci provino) a capire e a risolvere un problema senza averlo prima in qualche modo vissuto. E' un po' come per la psicanalisi: uno psicanalista diventa tale solo dopo aver affrontato lui stesso molti anni di analisi. Al momento i politici sono un po' come delle inavvicinabili rockstar antipatiche, a cui tutto è concesso e con- sentito. Navigano in una marea di privile- gi, godono di immunità di ogni sorta e in più sono ricchi sfondati, ovvero vivono al di sopra del cittadino infrangendo una serie di regole che loro stessi impongono pretendendone il rispetto. Tutto questo crea una mancanza di empatia tra le due sfere. Solo se la politica avrà il coraggio di scendere dal suo piedistallo dorato si potrà sperare in un avvicinamento... Difficile forse, ma pur sempre possibile!’. @ Ciro C. ‘La politica è quell'attività umana che si esplica in una collettività, il cui fine ultimo - da attuarsi mediante la conquista e il mantenimento del potere - è incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e 46
  • 41. immateriali, perseguendo l'interesse di un soggetto, sia esso un individuo o un grup- po. Se questo fosse vero non esisterebbe divario, praticamente vivremmo in un mondo fantastico, in cui ognuno contribui- rebbe, mediante il proprio operato, all'in- teresse comune. Sinceramente più che di divario tra politi- ca e persone, parlerei di divario tra cate- gorie di persone, "i politici" ed "i cittadini". Quel che credo debba necessariamente cambiare è l'uso della politica nelle mani dei politici che, dimenticando l'importanza del loro ruolo sia sotto il profilo etico che sociale, ma soprattutto fregandosene del loro mandato, non fanno altro che allonta- nare la politica dai cittadini. Ovvio che in tutto questo anche i cittadini hanno la loro bella responsabilità, perché, come si dice a Napoli, "ò pesce fet sempre da à capa"… Bisognerebbe che tutti e dico tutti, pren- dessimo coscienza che la politica è uno strumento democratico, da esercitare con coscienza e responsabilità’. @ Francesco C. ‘L’innegabile divario tra la politica e i cittadini è giunto a proporzioni tali da far pensare a un non ritorno... Si è talmente radicata nella collettività l'idea 47
  • 42. di una classe dirigente egoista e opportu- nista, concentrata quasi esclusivamente sul perseguimento di obiettivi personali, a volte a scapito persino del benessere dei cittadini, da determinare, in questi, un diffuso e permanente disinteresse se non malcontento che difficilmente potrà evol- vere in qualcosa di positivo. A peggiorare la situazione è anche l'assenza di leader che diano credibilità al sistema politico e la presenza di una moltitudine di perso- naggi (vallette, cantanti, saltimbanchi) che non fa altro che ridicolizzare, mag- giormente, un sistema già gravemente compromesso. A prova di ciò è il rimpianto (sic!) di molti per una classe politica (prima repubblica) la cui caduta ai tempi fu altamente voluta e ritenuta presuppo- sto ineludibile per un nuovo e positivo ini- zio; ora, a distanza di 15 anni, è vista come l'ultimo baluardo di una vera e ora- mai lontana classe’. @ Franco J. ‘Prima questione che mi pongo è se effettivamente ci sia questo divario. Il fatto che non abbia un'opinione chiara potrebbe dimostrare che, non avendo avvertito l'esigenza di rifletterci, il pro- blema non esiste o non è così sentito. Altra 48
  • 43. 49
  • 44. considerazione: quando in Italia si va a votare, nonostante la sbandierata sfiducia della gente nella classe politica e nono- stante il cinismo manifesto, poi la gente va a votare in massa. Forse il divario è nei politici, piuttosto che nella gente. Uno si infila nella politica e man mano perde il contatto con la realtà, per cui insegue obiettivi la cui priorità non sarebbe condi- visa se si confrontasse con la vita della gente normale. Tutto sommato la gente ripone più speranza di quanto non si creda nell'attività dei politici e forse non aspet- ta altro che un politico o una classe politi- ca gli risolva tutti i problemi. Tanto che non fa nulla per contribuire a risolverli, senza rendersi conto che invece la soluzio- ne dei problemi non può prescindere dal- l'impegno della gente. Ammetto che un certo divario sicuramente può esserci e in questo caso, come colmar- lo? Si potrebbe fare come la Lega: attenta agli umori della gente e alle sue immedia- te esigenze, costruisce la sua azione politi- ca per soddisfarle. Il politico dovrebbe avere la capacità e la volontà di vedere più in là, di inquadrare i problemi entro un quadro temporale, geo- grafico, umano ecc. più ampio, dove un sacrificio oggi, di tutti o di qualcuno, può anche essere funzionale per una soluzione 50
  • 45. migliore domani, per tutto il Paese. Quali gli ostacoli per il politico? Il più gros- so per me è la necessità di non perdere il consenso, per cui si dice e si fa solo ciò che è politicamente corretto, anche se si pensa il contrario. Forse al politico dovrebbe essere lasciato il tempo per la sua azione politica in modo da essere giudicato senza appello, alla fine, per quello che ha fatto. Sia che si trovi al governo o all'opposizio- ne, perchè anche all'opposizione c'è una responsabilità. Tutti dovrebbero essere giudicati alla luce di quanto hanno fatto "per il bene del Paese”’. @ Andrea B. ‘A mio parere questo divario si può colmare, anche se prima di tutto deve esserci un buon interessamento dei giovani riguardo alla politica, cosa che attualmen- te manca. Penso che buona parte di questo divario si possa colmare grazie a metodi di informazione più dettagliati e specifici da punti di vista differenti, in modo che chiunque possa elaborare una propria idea dopo aver analizzato i vari punti di vista!’. @ Gian Maria M. ‘Ritengo che almeno attual- 51
  • 46. mente tale divario sia difficilmente colma- bile, soprattutto considerando la grave crisi finanziaria che, bene o male, in modo mag- giore o minore, sta toccando tutti. Andando sul generale, ritengo che tale divario sia col- mabile proprio con Internet, il modello da prendere in considerazione dovrebbe pro- prio essere Obama. Il fatto di utilizzare un mezzo come Facebook per comunicare penso sia di grande rilevanza. Penso che la rete sia la soluzione, in quanto i media tradizionali non li giudico più attendibili, tendono ad occultare troppe situazioni e proprio nei momenti difficili (come quello attuale) la gente si rende conto che c'é asimmetria informativa. Ribadendo l'importanza della rete, aggiungo che solo quando i politici ritroveranno un'etica morale nel fare politi- ca tale divario effettivamente si colmerà’. @ Fabiana B. C. ‘Credo nel dialogo a livello teorico, perchè per quanto mi riguarda io sono l'esempio vivente che a volte il trop- po dialogo crea soltanto danni peggiori!!! Sia nei temi sociali, che in quelli politico- religiosi, per finire con quelli familiari e quotidiani, ho sempre predicato dialogo e libera espressione, ricevendo come premio solo insulti e cattiverie, quindi vado con- 52
  • 47. tro corrente e dico che di dialogo ce n'è fin troppo... Soprattutto la maggior parte delle persone che dialogano non si merite- rebbero tale possibilità, perchè spesso non hanno nulla da dire e cadono nei luoghi comuni, aggredendo chi non la pensa come loro, non mettendosi nei panni altrui, spe- rando di far colpo sugli altri con saccenza e tranciando giudizi molto lontani dall'o- biettività... Forse perchè ognuno vuole avere ragione... E questo è proprio il con- trario del principio stesso del dialogo... Se tutti avessimo ragione saremmo un popolo unico e fatto di cloni, in cui nessuno vorrà mai passare per perdente... Da qui il diva- rio che MAI si sanerà tra politica e perso- ne, chiesa e politica, politici e politici...’. @ Giovanna A. ‘I politici dovrebbero comuni- care meglio con le persone e scendere in piazza per ascoltare le loro richieste. Sarebbe anche importante che magari, se non proprio tutte, almeno qualche pro- messa fatta in campagna elettorale venis- se mantenuta. Il linguaggio per comunica- re alle persone? Semplice!’. @ 53
  • 48. Domenico C. ‘I cittadini dovrebbero esse- re più coinvolti nella vita politica. Gli eventi dovrebbero essere di vero interesse pubblico, il linguaggio e l'attitudine sem- plici per potere avvicinare tutti’. @ Alessandro F. ‘I politici dovrebbero inizia- re a pensare al bene delle persone e della società prima che al proprio interesse. Come? Lavorando seriamente e con onestà al servizio del cittadino’. @ Antonio F. ‘Sono uno dei tanti italiani delusi dalla politica ed è dal ‘94 che non voto alle politiche. Sono tuttavia molto attento a ciò che succede. Osservo, con dispiacere per la democrazia del paese, la disfatta della sinistra italiana ed in parti- colare la sua incapacità di fare una politi- ca seria e riformista, nascondendo, con l'anti Berlusconismo, la sua incapacità di governare e di confrontarsi con un mondo che cambia. Osservo altresì con attenzione ciò che sta avvenendo nel centrodestra, il suo tentativo di confrontarsi con questo mondo che cambia. […] Bene, io spero che i successi di Silvio Berlusconi servano per 54
  • 49. mandare a casa una parte della classe diri- gente del centrosinistra ed in particolare tutta quella che trae origine dal vecchio partito comunista, che non è stata capace di rinnovarsi veramente e di considerare l'avversario politico come un nemico e non come un antagonista con il quale confron- tarsi sui programmi. Spero che possa esse- re da stimolo, per il centrosinistra, forma- re una classe dirigente capace di confron- tarsi con il centrodestra sui programmi e non sulla demonizzazione personale del- l'avversario politico’. @ Paola S. ‘Io credo che il divario tra le per- sone e la politica si potrebbe colmare ma, fondamentalmente, manchi, da parte della classe politica, la volontà di farlo e, da parte delle persone, la possibilità di farlo. Il nostro è un Paese con una netta divisio- ne tra nord e sud, con realtà economiche, sociologiche e culturali così differenti che stridono al confronto. Ottenere quindi un amalgama omogeneo è sicuramente più complicato che altrove. Un’impresa diffi- cile ma non impossibile. Il problema è che l’uomo della strada si sente escluso dalla vita politica, incapace di modificarne il corso e ha la sensazione di subirne le deci- 55
  • 50. sioni. Se a questo aggiungiamo che i politi- ci (in alcuni casi, giustamente!) vengono considerati i componenti di una casta inar- rivabile il divario aumenta. Soprattutto in un periodo di recessione come quello che stiamo vivendo e in cui, anche se hai dato il meglio di te, dalla mattina alla sera puoi ritrovarti a spasso e se hai superato i 40 anni sono dolori… Poi leggi la notizia che un certo Mario Chiesa è stato arrestato per corruzione. Abbiamo fatto un salto indie- tro nel tempo? Magari! Per me significhe- rebbe avere ancora 25 anni. No, purtroppo significa soltanto che quando si sono cal- mate le acque di Tangentopoli il Sig. Mario Chiesa è ritornato ad occupare una carica che gli ha consentito di “rubare a manet- ta” un’altra volta. Beato lui che la secon- da chance l’ha avuta. Ma chi ha aiutato il Sig. Chiesa ad arrivare a quel nuovo incari- co? Secondo me questi gattopardismi sfidu- ciano i cittadini e li allontanano sempre più dalla politica e dalla ‘res publica’ della quale, come ho già detto, si sentono vitti- me e non parte integrante’. @ Roberta B. ‘Partendo dal presupposto che la politica è fatta di persone, il divario deve essere colmato. Al momento mancano 56
  • 51. fiducia, ideali e buoni esempi. Oltre ad essere tutti afflitti da una buona dose di qualunquismo. Credo che manchi qualcuno di veramente carismatico. Le persone non vedono l’ora di avere qualcuno in cui cre- dere, a cui affidarsi e in cui immedesimar- si. Senza trascurare il discorso dei valori e dell’onestà perchè quello che vediamo oggi fa cadere le braccia. A questo punto è più un discorso di persone che di program- ma politico’. @ Gennaro A. ‘Il divario tra le persone e la politica si può certamente colmare, ma è molto difficile perché vi è una gran parte (credo la maggior parte ahimé) degli Italiani che è stata portata a pensare alla politica come una cosa sporca. Molti hanno contribuito a creare questa situazione, in primis i politici, fin da quando non ci sono più state persone come Parri, De Gasperi, Moro, Berlinguer, Nenni, Lombardi (solo per citare qualche esempio) e molti altri fra i quali tutti quelli del vecchio Partito d'Azione, cioè le persone che hanno lavo- rato per gli italiani e non per i propri inte- ressi. Anche i successori di De Gasperi hanno rovinato l'Italia distruggendo, fra l'altro, lo stato laico. Poi è venuto un 57
  • 52. signore, furbo e bravo nel suo ambito, che ha inculcato poche idee nella mente dei più, cioè ‘solo la capacità imprenditoriale può salvare l'Italia dai "comunisti"’ che sono tutti coloro che non lo seguono. Mi riferisco naturalmente a Berlusconi. Occorre infatti che i pochi, ancora, politi- ci - giovani e non - che la pensano in maniera differente dalla maggioranza, emergano spiegando chiaramente come si può migliorare l'Italia e di conseguenza il rapporto fra i cittadini e la politica. Devono essere onesti (cosa che comprende anche mostrare e dimostrare che non fanno i propri interessi) e capaci nel senso di competenti sotto tutti i punti di vista. E infine devono saper comunicare alle perso- ne queste loro doti e capacità, cosa che pochi sanno fare. Per questo ci vorrebbero delle scuole come ci sono state in passato. Si troveranno queste persone nuove? Io spero di sì, perché sono di natura ottimi- sta, come è accaduto agli Americani che hanno trovato Obama, ma forse sono trop- po vecchio per vederlo e ciò mi dispiace perché amo l'Italia, nonostante tutto’. @ Lorenzo I. ‘Il divario nasce da promesse non mantenute, figlie di aspettative 58
  • 53. impossibili alimentate dal ceto politico stesso con la complicità dei beneficiati: non tutto il popolo, "la gente", ma solo quelli con interessi particolari (p. es. chi guadagna un favore, una assunzione, una nomina) oppure organizzati (scuole guida, officine, commercialisti, consulenti 626 e altri professionisti che ricavano fatturato dalle normative e non dalla libera decisio- ne dei loro clienti), per non parlare dei sindacati che fanno parte di entrambe le tipologie. Una vera innovazione che ti auguro di vole- re e riuscire almeno in parte a perseguire sarebbe quella di lavorare sulle aspettati- ve: non chiederti cosa la provincia potreb- be fare per te, ma come potrebbe render- ti più libero da regolamenti e imposte! Se vorrai perseguire una strada di questo tipo certamente sarà difficile e lo sarà soprat- tutto per gli aspetti fiscali. Ti conviene dunque puntare sulla deregolamentazione: cerca quali sono i vincoli che la provincia impone e cerca di rimuoverli’. @ Galgano P. ‘Un esempio di come annullare la distanza tra politica e cittadini: devol- vere la stessa cifra spesa in campagna elet- torale a sostegno della ricostruzione in 59
  • 54. Abruzzo e accorpare i referendum per lo stesso motivo. Vale non solo per le passate ma, soprattutto, per le prossime ammini- strative ed europee. E' una sfida concreta, fatti non parole, chi ci sta?’. @ Emilio B. ‘Dai Claudia, trasferisci le capa- cità di un piccolo imprenditore alla politi- ca e tutto funzionerà meglio!’. @ Gian Carlo P. ‘Esistono tanti divari, tra ric- chi e poveri, tra uomini e donne, tra reli- gioni diverse, tra opinioni… Ed esiste il divario tra le persone e la politica. La democrazia è il sistema meno imperfetto con il quale i popoli possono decidere di essere governati. E la politica è l’insieme di movimenti, partiti, associazioni che fanno funzionare la democrazia. Il semplice voto espresso nel segreto delle urne, insieme a milioni di altri voti, con- corre a decidere quale classe politica ci governerà per un certo periodo. Già, per- ché la politica non è solo una, ci sono tante sfaccettature, tanti modi di intendere la gestione della democrazia. Ma anche se il nostro voto concorre ad eleggere la parte 60
  • 55. politica alla quale siamo più vicini, poi si verifica un divario tra noi e quello che decidono: coloro che ci governano. Divario ancora più ampio nel caso venga eletta la parte politica “avversa”… Quindi questo divario c’è in ogni caso, varia solo l’ampiezza. […] In parte è dovu- to alla qualità della classe politica: in ter- mini generali e fatte le debite eccezioni, dobbiamo forzatamente notare che i nostri migliori “cervelli” vanno all’industria pri- vata e non alla gestione pubblica. Non abbiamo una tradizione come i nostri cugi- ni francesi, dove esiste una scuola superio- re per la Pubblica Amministrazione che è ambita e frequentata da personaggi di prim’ordine... Si può colmare questo divario? A mio avvi- so è molto difficile che si colmi, illusorio direi. Ormai siamo abituati a ragionare in questi termini: chiunque vinca le elezioni, poi farà in primis gli interessi suoi e del partito che rappresenta, poi, forse, quelli degli elettori. Più che abituati, siamo ras- segnati. Faccio un esempio: per ragioni professio- nali (proponevo soluzioni informatiche) ho avuto contatti con molti Direttori Generali di Ospedali, persone degnissime, ma erano state messe in quel posto da una parte politica, secondo i noti manuali di sparti- 61
  • 56. zione delle poltrone. Quando si arrivava al dunque, mi facevano capire che se non avessero portato un finanziamento (illeci- to si intende) alla corrente politica che li aveva messi in quella posizione sarebbero stati cacciati. Per non essere capaci di imporre una tangente o per il dubbio che l’avessero intascata loro stessi. Ho fatto l’esempio degli Ospedali, ma potremmo allargarci a tutti gli altri setto- ri dove gli amministratori sono decisi dalla politica. La mia posizione è che questo divario non si possa colmare, al più si potrà ridurre, ma occorreranno diverse generazioni perchè questo avvenga’. @ Giancarlo F. 'Il divario tra la politica e le persone si può colmare riuscendo a parlare il linguaggio della gente e comportandosi in modo trasparente e con la massima cor- rettezza sia formale che sostanziale. Io penso che la gente sia stufa di sentire i soliti bei discorsi costantemente contrad- detti dai comportamenti individuali. Se vogliamo che il personaggio pubblico sia tale è necessario che la gente comune possa degnamente riconoscersi. Nel mio ambiente si dice che uno è ‘capo’ non nel momento in cui l’Azienda lo nomina, ma 62
  • 57. nel momento in cui le persone che dipen- dono da lui lo riconoscono come tale; credo che in politica debbano valere gli stessi principi. E’ chiaro che un discorso di questo tipo deve allargarsi anche alle metodologie attraverso le quali i candida- ti vengono scelti, a chi li sceglie e al per- ché si sceglie il candidato A piuttosto che il B. Tutti questi passaggi dovrebbero esse- re compiuti con la massima trasparenza e portati a conoscenza degli elettori se si vuole che questi ultimi si riconoscano nei loro candidati e quindi nella politica più in generale’. @ Maurizio L. ‘Unico suggerimento, non dimenticare i paesi della provincia e spro- na gli amministratori del centro destra a correre’. @ Mauro De P. ‘Dedica una particolare atten- zione ai nostri giovani, credo che tu abbia la giusta sintonia... In questa fase sono molto importanti, più di quanto ci si immagina’. @ 63
  • 58. Francesco T. ‘Sono dell'idea che siano i politici che si allontanano dalla gente e non la gente dalla politica. La gente ha necessità di partecipazione, di condividere le azioni della vita e di concorrere a rea- lizzare i progetti. I politici competono non nell'interesse del progetto comune, ma per gli interessi propri e per la gestione del potere pubblico. Gran parte dei nostri politici sono inetti, privi di scienza e cono- scenza e rubano alla collettività’. @ Diego B. ‘Ho riscoperto con piacere che dopo le elezioni amministrative di Ivrea, c'è sempre più gente che si avvicina alla politica (ovviamente per interesse verso il proprio territorio) e che vorrebbe avere sempre più contatti con gli esponenti poli- tici. Lo abbiamo constatato con i gazebo, soprattutto quelli "nostrani", cioè senza un argomento di livello nazionale. La mia politica è proprio quella di stare in strada; la gente ci vuole vedere parlare e, perchè no, criticare, dare consigli, ma non vuole più esser solo una crocetta su una scheda. La gente del territorio non vuole più poli- tici di SCAMBIO ma gente che, come loro conosce le problematiche e non ha paura di mettersi in prima linea. Bisogna evitare 64
  • 59. sempre di più i convegni e altre manifesta- zioni che non servono ai cittadini, che sono interessanti ma creano sempre una linea di distacco tra politica e elettorato. E’ ora di cambiare e la gente vuole questo’. @ Alex M. ‘Sicuramente scendendo sul terri- torio e cercando i veri problemi che hanno i cittadini. L'ultimo Presidente, per esem- pio, a mio avviso, ha trascurato il Canavese: sebbene sia una realtà ben più piccola rispetto a quella di Torino e del torinese, ci sono tantissimi problemi che turbano sopratutto noi giovani. Primo fra tutti la domanda di lavoro: a Ivrea l'unica ditta che sta assumendo dipendenti è la Comdata (per Vodafone - Wind - Telecom). Allo stesso tempo sta facendo scadere tantissimi contratti ed altri li ha recessi. Quali prospettive per un giovane laureato? Lavorare in un call cen- ter. Le stesse prospettive che può avere un talento uscito dalle scuole superiori, come anche un diplomato con 60/100. Le pro- spettive sono pessime per i giovani e la sfi- ducia aumenta. Nell'eporediese stanno diminuendo gli studenti che frequentano l'Università. Dal momento che non ci sono altre aziende 65
  • 60. che stanno investendo nella zona, baste- rebbe provare a dare qualche incentivo ai giovani che vogliono avviare un'azienda: in questo modo i giovani verrebbero stimola- ti non solo a prepararsi al mondo del lavo- ro (studiando), ma anche ad intraprendere strade lavorative che un giorno potranno, magari, coinvolgere altri giovani’. @ Emanuele A. G. ‘Credo che per avvicinare e colmare il divario, il metodo sia quello sportivo, ovvero il coinvolgimento. Rendendo partecipi le persone ai progetti e alle idee di chi ci governa, si creerebbe la condivisione o le critiche propositive che permettono di avere un avvicinamento ed un interessamento da parte della gente’. @ Enzo T. ‘Bisogna dare voce al cittadino comune’. @ Maurizio L. ‘Non bisogna dimenticare il contatto con la gente altrimenti, passata l'onda di consensi, se non si possiede una 66
  • 61. base su cui contare, si ritorna irrimediabil- mente nell'ombra’. @ Giacomo B. ’Speriamo che Facebook sia uno dei mezzi con cui i giovani possano seguire la politica, specialmente quella locale. Io penso di sì e se sarà così, dovre- mo tutti ringraziare i canali web’. @ Paola V. ‘Le persone e soprattutto i giova- ni desiderano interagire con la politica, se si dà loro la possibilità di poterlo fare ed i canali web sono uno strumento adatto’. @ Claudio G. ‘Credo esista un unico modo per colmare un divario altrimenti insanabi- le: uscire una volta per tutte dai vecchi schemi della politica, quelli dei partiti e delle ideologie ed iniziare a ragionare esclu- sivamente in termini concreti. Ci sono cose da fare, probabilmente in modi diversi tra loro, ma il buonsenso è comune a tutti e i traguardi da raggiungere non sembrano poi troppo diversi. Gli interessi di parte sì, quelli lo sono e per questo dovranno trova- 67
  • 62. re sempre meno spazio in una politica final- mente libera e utile al paese. Bisogna guar- dare al di fuori dei palazzi della politica ed uscire in mezzo alla gente per capire davve- ro cosa bisogna fare e come. Le risorse non mancano, neppure ora che si parla tanto di crisi. Ma non ci si deve neppure sottrarre ad un ruolo di guida e di indirizzo, senza i con- sueti asservimenti e senza più badare all'u- tile di pochi. Questo sistema è da rifondare, ormai è chiaro a tutti. Il come non è poi così difficile. Continuare ad escludere la gente dalle decisioni e dalla programmazione significherebbe affondare definitivamente una nave che già da decenni imbarca acqua e che non andrà lontana senza l'apporto di tutti. Del resto anche il bene dei "soliti pochi" passa attraverso il risanamento del Paese e la sua modernizzazione (che non significa per forza globalizzazione e che non dovrà più far rima con industrializzazione)’. @ Marco C. ‘Ho sempre creduto che in realtà fossero i cittadini ad essere distanti dalla politica e non viceversa, ma da quando sto facendo politica attiva sto scoprendo che è il contrario: sono i politici ad essere distanti dai cittadini, perchè troppo spes- so non riescono a capire bene i loro pro- 68
  • 63. blemi (anche e soprattutto quelli banali e quotidiani). Ora più che mai ritengo che il punto di partenza di ogni iniziativa politi- ca debba essere l'ascolto dei cittadini, altrimenti la distanza sarà sempre più incolmabile’. @ Marco ‘Colmare il divario è un obbligo, ma non si può farlo finchè i cittadini continua- no a vedere lo schifo che c'è. Bisognerebbe partire con il ridurre drasticamente il numero dei politici, delle auto blu e di tutte le altre esagerazioni’. @ Franco L. ‘L'unico modo che conosco è pro- porre il più possibile incontri con i cittadi- ni, all'aperto, pioggia permettendo, in tutte le zone calde della città e della pro- vincia... Insomma Claudia dovrà consuma- re più di un paio di scarpe oltre che strin- gere più mani che può... E’ massacrante ma alla fine paga sempre!!’. @ Carmelo M. ‘La mia esperienza personale mi ha fatto capire che per un ragazzo è dif- 69
  • 64. ficile avvicinarsi ai partiti, data la loro autoreferenzialità e chiusura. Intendo dire che le persone che fanno politica nei parti- ti sono sempre le stesse e cercano salda- mente di rimanere tali, di evitare qualsiasi ricambio, sia generazionale che non gene- razionale. Ritengo anche che il problema del distacco dalla politica non sia solo un problema dei giovani, ma più generale, delle persone di ogni età e che i politici non sono interessati a risolverlo, perché ne ricevono vantaggi in termini di conservazio- ne. E’ ovvio che i giovani, in particolare, vedendo questo tipo di politica fatta di per- sonalismi, che si riduce ad un “parlarsi addosso”, si distanziano da essa perché non dà loro risposte. La gente comune vuole parlare dei problemi che la riguarda’. @ Giorgio F. ‘Ci vuole qualcuno che rappre- senti qualcosa di veramente nuovo e forse rivoluzionario in questo squallido mondo della politica di oggi.... I politici agiscono sempre con le stesse dinamiche e non cam- biano mai il loro modo di agire, di propor- si alla gente e le persone lo sanno che non cambierà nulla... Se si fa qualcosa di diverso la gente vota con maggiore convin- zione’. 70
  • 65. @ Rino M. ‘Partendo dal principio che il diva- rio non deve esistere in quanto chi è eletto è espressione della volontà popolare, direi che il rappresentante farebbe bene a coinvolgere periodicamente persone "normali" e non i soliti. Ai dibattiti che portano alle decisioni importanti, immagino un seguito della cam- pagna elettorale fra e con la gente!’. @ Virginia T. ‘Il divario si deve colmare. Alcuni segnali positivi, anche se ancora timidi, si intravedono: probabilmente i social network hanno contribuito in senso favorevole, però non basta. Bisogna pensa- re alle generazioni future, che saranno classi dirigenti del domani e alla loro for- mazione che non può che avvenire nelle sedi dei partiti, intesi come organizzazioni strutturate, permanenti e presenti sul ter- ritorio, capaci di selezionare i migliori’. @ Marco C. ‘Cito la mia esperienza persona- le: grazie ad Internet (in particolare blog e Facebook) sto coinvolgendo nella vita poli- tica del mio paese (Borgaro) moltissime persone, di cui buona parte precedente- 71
  • 66. mente completamente avulse. Ho iniziato questo percorso dentro il Pd (vengo dal centrosinistra), ma ho dovuto abbandonare il partito perchè mi ostacolava apertamen- te in questa mia iniziativa. Il problema principale era che la "vecchia guardia" (ancora potentissima) si opponeva a queste mie idee perchè da un lato impaurita di un loro probabile successo, dall'altra comple- tamente avulsa dal concetto di "partecipa- zione". Spero di riuscire a dimostrare a breve che io avevo ragione e loro torto, ma la strada da compiere è ancora molto lunga ed irta di ostacoli. Il ricambio generazionale è ovviamente lento, ma inesorabile: non lo si può arrestare, ma solo rallentare. Tuttavia la velocità con la quale una società evolve è fondamentale per farla rimanere al passo con i tempi. Chiunque si opponga a tale evoluzione finirà inevita- bilmente per autoescludersi dalla società che evolve. Forse il mio limite è aver ini- ziato "troppo presto", ma il primo passo qualcuno lo deve pur fare, no?’. @ Tommaso R. ‘E’ un divario che va colmato, non sarà facile e sarà un procedimento da effettuare "doucement". Uno strappo deci- 72
  • 67. so può anche avere ripercussioni, per cui è meglio farlo gradatamente onde non stra- volgere le vecchie regole ed instaurarne pian piano di nuove e più snelle. Molte volte è difficile conciliare imprenditoria- lità e politica, solo con nuove persone che provengono dalle attività si può modifica- re il tutto. Importante è poi creare la pos- sibilità per connettersi in modo chiaro con la gente: finora la classe politica ha dimo- strato di saper stare chiusa nei suoi ambi- ti di privilegio e questo è uno dei punti di scollamento dalla realtà produttiva’. @ Agnese U. ‘Il divario tra la politica e le persone certamente si può e si deve col- mare ma sono necessarie tre qualità nei politici: disponibilità all'ascolto; volontà e passione nel trovare le soluzioni alle istan- ze della gente; coerenza tra pensiero, parole e azioni’. @ Monica V. ‘Da diversi anni, dopo il trauma del terrorismo e l’incapacità della classe politica di rispondere alle aspettative sol- levate da Mani Pulite, la politica si è sepa- rata dalla società civile. E’ stata accusata 73
  • 68. di possedere tutti quegli strumenti in grado di falsare la realtà, di costruire per sé una sorta di immunità, non solo penale, ma anche di giudizio. I politici, di tutti i partiti, si sono costruiti un fortino inattac- cabile, non difeso da armi, ma dall’elargi- zione di favori in grado di costruire facili carriere, di aggirare leggi e regole in nome di una libertà che assomiglia sempre più a «un lasciare fare». Eppure esistono ancora persone disposte a mettersi in gioco, ma solo a patto che la politica sia al servizio dei cittadini che chiedono realismo, ma anche sogni, aspirazioni a cui tendere. Si tratta di ricostruire valori culturali, ridare significato a parole come libertà, giusti- zia, umanità, solidarietà, termini ormai vuoti. Non è una classe dirigente vecchia a uccidere la politica, ma l’assenza di un lin- guaggio in grado di descrivere nuovi scena- ri che facciano uscire dal letargo quelle persone disposte a lavorare per la colletti- vità’. @ Maurizio C. 'Si può colmare facendo "parte- cipare" la gente alla politica, coinvolgendo- la nelle attività politiche stesse e facendo capire anche cos'è la politica, perché molta gente non lo sa ed anzi la rifugge'. 74
  • 69. @ Ferdinando V. 'Incrementando la parteci- pazione. Solo chi ha il gusto di stare con la gente, impegnando testa e energie, può avvicinare altri alla politica. Altrimenti la scelta è tra il thè nei salotti o il ciclostile nelle sezioni (o nei covi)'. @ Franco M. B. 'In mezzo alla gente spiegan- do con chiarezza che si vuole essere amici dei cittadini'. @ Adalberto C. 'Il rapporto è molto proble- matico; me ne sto rendendo conto in cam- pagna elettorale specie a causa di certe affermazioni degli ultimi giorni fatte da politici di spicco che sono assai difficili da fare proprie. Penso che l'unica carta vin- cente consista nel riconquistare di persona sul campo la fiducia degli elettori, rinno- vando in modo credibile il "parco candida- ti" e presentandosi agli appuntamenti elet- torali non in modo sparso e con un minimo di preparazione e strategia'. @ 75
  • 70. Carlo V. G. 'Negli anni la politica sta diven- tando sempre più un concetto astratto per gran parte degli elettori. La sensazione di impotenza che la politica trasmette ai cit- tadini contribuisce alla diffusione di un credo secondo il quale votare o meno e per quale schieramento sia del tutto indiffe- rente. La ragione del mio passaggio nel Popolo delle Libertà è proprio questa: il centro sinistra non sa trovare le risposte, non valorizza le competenze ed io mi ero stu- fato delle non-scelte e dei personalismi del Pd. La politica deve tornare ad essere un atto concreto e una politica del fare che nasce in mezzo alla gente e solo suc- cessivamente trova attuazione nelle sedi opportune. Il mio impegno è quello di col- mare questa lacuna, continuando ad ascol- tare i problemi dei cittadini così come ho sempre fatto nei 40 di vita politica che ho alle spalle, ma soprattutto nel trovare le risposte a tali problemi. Così facendo ritengo che il divario potrà essere colmato perché politica e persone non sono altro che due lati della stessa medaglia'. @ Laura B. 'Tornando a discutere dei veri problemi della gente affrontandoli con 76
  • 71. scelte coraggiose, innovative e incisive. La gente si aspetta risposte sulle difficoltà che vive ogni giorno, sulle esigenze vere, sulla sicurezza, sulle difficoltà economi- che. Rilanciando il protagonismo dei terri- tori, attraverso una classe dirigente nuova, dinamica e capace, sarà più sempli- ce recuperare il rapporto di fiducia nei confronti dei cittadini, con un impegno costante e permanente, non vincolato solo alle scadenze elettorali'. @ Ada G. 'Semplicemente mantenendo il con- tatto con le persone che ogni candidato tende a "dimenticare" dopo la propria ele- zione. Durante le campagne elettorali siamo inondati di comunicazioni verbali e scritte che iniziano con "caro amico" e "caro elettore". Come cittadina mi piace- rebbe, anche dopo aver votato per un can- didato, continuare ad essere un "caro amico" e un "caro elettore" e non una fasti- diosa seccatura. In concreto mi rendo conto che una persona eletta ad una carica pubblica non può parlare con tutti e credo che la rete - social network, blog e quant'altro - possano essere un buon modo per mantenere un filo diretto con una comunicazione a doppio senso: da una 77
  • 72. parte permettono alla persona eletta di percepire e comprendere i reali bisogni della gente, dall'altro lato ai cittadini di confrontarsi con chi può decidere anche per comprenderne le motivazioni (spesso trascurate e dimenticate). La rete credo sia anche uno strumento utile per raggiun- gere quella fascia di giovani under 25 che vedono i politici come personaggi distanti e orientati più ai giochi di potere che a una vera politica del fare'. @ Vittoria P. 'Il divario tra la politica e le persone si può colmare, a mio giudizio, unicamente risolvendo più problemi possi- bile in modo da fare sentire la politica una cosa vera e viva e non un qualcosa di astratto, lontano dalle loro necessità'. @ Francesco C. 'Credo che siano più le per- sone che fanno politica piuttosto che i partiti o i simboli a potere avvicinare la gente alla politica. Sempre più spesso le persone si avvicinano alla politica grazie alle politiche dei singoli piuttosto che alle politiche dei partiti. La facile raggiungibi- lità, la presenza costante sul territorio, la 78
  • 73. capacità di non perdere occasioni di inter- cettare le problematiche poste, la volontà di diventare competente sulle materie relative alle battaglie che si vogliono por- tare avanti, l'intelligenza di saper coinvol- gere, sono solo alcuni dei punti che per- mettono di avvicinare le persone alla poli- tica. Un lavoro questo che deve perdurare nel tempo, che ci si trovi in maggioranza o in opposizione e che non si limiti solo a quella parte di elettorato che si pensa di rappresentare, ma che sappia guardare a 360 gradi. Se ci fossero più persone di questo tipo, che decidono di lavorare insieme, forse ci sarebbe un'occasione in più per colmare questo divario'. @ Bruno V. 'Il primo obiettivo della politica è l'efficienza. Quando il politico non porta avanti in modo coerente le sue idee o peg- gio non fa nulla, il cittadino si allontana e si abbandona all'individualismo più bece- ro. Il cittadino si avvicina alla politica quando è convinto che alle parole seguano i fatti'. @ Gabriele B. 'L'unico modo che conosco per colmare questo gap è scendere tra la gente 79
  • 74. NON SOLO IN CAMPAGNA ELETTORALE, come si vede di questi tempi. Abbiamo bisogno di stare tra la gente e farci vede- re parlare con loro SEMPRE, per far vivere anche a loro la nostra esperienza politica fatta di partecipazione popolare. L'idea del candidato sindaco della LEGA NORD a Collegno di proporre un consiglio comuna- le itinerante nei vari borghi del comune è ottima. Dobbiamo smetterla di parlare il politichese e comunicare con la lingua della gente facendo capire le nostre idee ed i nostri propositi di lavoro e saper ascoltare. I cittadini ci danno un mandato per risolvere i loro problemi mentre spes- so i politici arrivati alla poltrona vi ci si arroccano ed in strada tra la gente non scendono più diventando sordi, superiori, intoccabili... Una casta!'. @ Carla D. S. 'Il divario si può colmare sola- mente se il politico smette di recitare la "lezioncina" imposta dal partito e ragiona con la propria testa, soprattutto perchè, spesso, facendo così si aliena l'approvazio- ne di quelli che di testa ne hanno. Il poli- tico inoltre deve essere "uno di noi in mezzo a noi", farsi carico delle reali pro- 80
  • 75. 179
  • 76. 180
  • 77. blematiche della società; temi politici generici, privi di concretezza, non sono più credibili in una società evoluta e zeppa di problemi. Il politico, poi, deve essere d'e- sempio per gli altri ed avere un passato adamantino, non come "qualcuno" che pre- tende di raddrizzare, senza peraltro riu- scirci, il pubblico impiego'. @ Francesca D. 'Stare fra la gente in tutti i 5 anni del mandato'. @ Giovanni M. 'Alle persone che hanno fidu- cia in te dandoti il voto, bisogna dare e fare l'impossibile non solo a parole ma con i fatti, specialmente ai più bisognosi; è questo che vuole la gente'. @ Orazio T. 'Il divario non si potrà mai col- mare perchè tra politico e persone c'è un muro altissimo e GUARDA CASO questo muro si neutralizza quando si parla di ELE- ZIONI!!! Poi, finito il palcoscenico, si INNALZA di nuovo! A PARERE MIO ci vor- rebbe una REPUBBLICA PRESIDENZIALE 181
  • 78. COSI' IL POPOLO VERREBBE CHIAMATO AD ELEGGERE! E CHI E’ ELETTO DOVREBBE ESSERLO PER UN TEMPO MINIMO DI TRE FINO AD UN MASSIMO DI CINQUE ANNI! DOPO, SE HA FATTO BENE, SI PUO' RINNO- VARE L’INCARICO, DIVERSAMENTE ...VIA!!!'. @ Michele T. 'Essere sempre presenti tra la gente, seguirla e riscontrare ciò che per essa è necessario'. @ Mario P. 'Manca la capacità politica di chi ci governa... POLITICI SI NASCE E LA PROVA E' VEDERE QUANTO SI E' PRONTI A RINUCIA- RE PER VEDERE REALIZZATO UN IDEALE. IL VERO POLITICO NON CHIEDE COMPENSI MA ELERGISCE AIUTI'. @ Armando B. 'Abolire i privilegi ed essere più disponibili al dialogo con la gente, non essere "casta" tra "poveri mortali"'. @ Giuseppe T. 'Finora ho conosciuto un solo politico che ringraziava quando gli si face- 84
  • 79. 85
  • 80. vano notare gli errori e, nel caso, li ammetteva. Giustamente è stato silurato. Ritengo che la cosa più importante per un politico sia accettare ed incentivare le cri- tiche costruttive e non circondarsi da yes- men per poter leggere la realtà che lo cir- conda. Utinam ne!!!'. @ Paola B. 'Se si fa politica per il bene comu- ne e non per se stessi (i soldi, il potere, il prestigio) la gente lo capisce'. @ Marco ‘Con il DIALOGO. Potrà sembrare banale, ma alla gente (che si lamenti o meno) si dovrebbero spiegare davvero come funzionano le cose invece di dare loro solo risposte rassicuranti a tutti i costi, solo per calmare gli animi, magari rispondendo anche NO alle richieste non esaudibili (c'è chi ha detto sempre SI e ne ha fatto uno stile di vita, anche sapendo di non potere mantenere la parola data, creando più danni che benefici, nella spe- ranza di apparire migliore). @ 86
  • 81. 87
  • 82. Buffalo ‘C'è un solo modo per diminuire il divario tra la politica e le persone. Togliamo la politica così le persone cer- cheranno un divario con qualcos'altro’. @ Alex A. ‘Sicuramente SI, ma viste le espe- rienze passate con altri candidati ai quali abbiamo fatto campagna elettorale, è molto difficile perché, una volta ottenuta la poltrona, si dimenticano di tutti. Io ancora ci credo, ma devo dire che fareb- be piacere sentire almeno grazie, NIENTE AFFATTO, PECCATO. Tutto dipende dal poli- tico, ho avuto la possibilità di aiutare una consigliera regionale (Caterina), l'unica che è sempre stata disponibile e ricono- scente. E' un vero esempio per TUTTI’. @ Gabriele B. ‘Politici con un numero telefo- nico dedicato all'utilizzo pubblico. Magari gestito dalle segreterie ma utile per segnalare le varie problematiche’. @ Paolo F. ‘Della gente dopo le votazioni molti politici si dimenticano. Manca la 88
  • 83. volontà a volte di sistemare l'ovvio. La politica è un volano che gira e le persone sono dentro e rotolano. Bisogna passare al fare, in cui le persone sono fuori e fanno girare il volano. Fai stare i tuoi collabora- tori in mezzo alla gente anche dopo le votazioni, altrimenti rimangono troppo radicati nelle proprie convinzioni’. @ Carlo O. ‘Stavo ragionando fra me circa il numero di coloro che si interessano attiva- mente di politica, cioè si informano e "ragionano". Potrebbero rappresentare il 10% degli elettori? Forse sì. Ora vediamo quanti tiepidamente si rendono in qualche modo conto che occorre votare qualcuno onesto, capace, etc.. Saranno il 40%? Forse sì. Ma resta ancora un bel 50% di politica- mente imbecilli (senza alcuna offesa agli individui, s'intende). Ora, l'impegno ed i ragionamenti del 10% scompaiono se li mettiamo al confronto con questi ultimi. Mi stavo quindi chiedendo se un candidato politico farà di tutto per piacere ai 10 "furbi", oppure riterrà vincente proporsi ai 50 "stupidi" (sempre senza esaltare o deni- grare gli individui). Ma qui nasce un sospetto tra i 10 "furbi", quello di sentirsi presi in giro da politici il 89
  • 84. cui fine immediato è di "imbambolare" 50 persone politicamente sciocche, giacché i voti si contano e basta. Questo sarebbe sufficiente a scoraggiare quelli che di poli- tica si interessano e in qualche modo se ne occupano, anche solo di striscio’. @ Vittorio P. ‘Il divario si DEVE colmare altri- menti una democrazia rimane incompleta. Passiamo al come. Qualche piccolo consi- glio: cambiare la classe dirigente, diminui- re la politica televisiva, costringere i poli- tici a operare con forza sul territorio, impedire l'accaparrarsi di cariche multi- ple’. @ Rkia S. T. ‘Per colmare il divario tra la politica e la gente occorre essere se stessi prima e dopo le elezioni’. @ Cinzia O. 'La mia ricetta? Maggior credibi- lità, mantenere le promesse, maggiori occasioni di incontro con la gente. Ecco quello che serve alla classe politica'. 90
  • 85. @ Giuseppe M. 'Non credo che ci sia questa distanza, oggi, tra la politica e gli eletto- ri. Anzi, gli elettori sentono il dovere di evidenziare di più, verso i politici, i loro fabbisogni e necessità. Soprattutto in tema di valori'. @ Luigi G. 'Cosa si può fare? Penso che i poli- tici debbano farsi conoscere bene dai cit- tadini e fare buone promesse’. @ Giovanni D. 'Esiste questa distanza. Però se i politici facessero tutto quello che pro- mettono credo che alla politica ci si potrebbe anche avvicinare'. @ Pino C. 'Questa disaffezione alla politica è molto evidente in quei territori in cui si è creata una forma di democrazia bloccata poi- ché chi governa sa che tanto continuerà a vincere in ogni caso e per questo si allontana dalle esigenze e dai bisogni del territorio'. 91
  • 86. @ Gabriele F. ‘Se il problema è istituzionale non è facile entrare nelle istituzioni e scardinarle, un modo potrebbe essere quello di provare a cambiare la classe poli- tica e dirigenziale. Ci sono alcune cose che da queste persone non vengono recepite’. @ Enrico M. ‘Il problema non è in basso, biso- gna partire dall'alto ma siccome dall'alto non è possibile partire… L'importante è partire’. @ Maria Antonietta R. ‘Sono tendenzialmente rivoluzionaria. Ho visto che di fattivo, se sei isolato, non puoi fare niente che ottenga un risultato rilevante. Per cui si può puntare o sul fatto di diffondere le informazioni o far vergognare la classe politica. Il fatto è che non c'è informazione e quindi la gente non sa tante cose. E per il secondo punto: i politici non si vergognano perché non c'è nessuno che li fa vergognare’. @ 92
  • 87. Ada G. ‘C'è il problema della squadra. Siamo piccoli individui isolati. E poi non dobbiamo aver paura di rompere le balle. Bisogna chiamare ogni mattina alla 9 alla segretaria del politico di turno e prenderli per sfinimento, oppure mandare una comunicazione alla persona interessata e per conoscenza ad altre 50’. @ Marco T. ‘Fare sistema. Non ricorrere solo alle istituzioni. Bisogna dare comunque una contropartita alle istituzioni. L'ente non sempre ha fondi a disposizione o li uti- lizza per ciò che vuole. Poi bisogna avere gli strumenti necessari. L'ha detto il mini- stro, per l'informatica non ci sono soldi. Vanno all’industria metalmeccanica. E questo non fa che rafforzare altri. Senza dimenticarci che serve anche l'idea. E poi bisogna procurare utile alle aziende…’. @ Marco P. ‘Necessità di lavoro di squadra. Il mondo dei blogger da solo non può smuo- vere le montagne. Insieme sì, invece, soprattutto se si parte da quei blogger che sono centri propulsori. Ci sono dei blog che smuovono qualcosa, danno informazioni 93
  • 88. che il giorno dopo sono riprese dai media tradizionali. Ecco la ricetta: lavoro di squadra e alcuni blogger forti, anche se oggi conta ancora la carta stampata. Lavorare su due fronti: sì al lavoro di rete ma serve anche la carta stampata’. @ Patrizia D.P. ‘E' necessario che il politico sia in primis una persona, se stessa, evi- tando di perdere il contatto con la realtà del quotidiano durante la sua carriera come invece è accaduto a molti politici’. 94
  • 89.
  • 90. SECONDA PARTE Inchiesta 2. “Torino viene vissuta come una città estremamente creativa, ma nel contempo anche poco capace nel sviluppare e trattenere sul proprio territorio le stesse idee da essa prodotte” Paolo F. ‘Torino è sabauda, ermetica e austera come la sua architettura. Non siamo capaci di essere i primi promotori di noi stessi. Abbiamo ragazzi universitari con le idee migliori, abbiamo le migliori piccole industrie italiane, abbiamo le ban- che più radicate sul territorio, ma alla fine nessuno si fida dell'altro. Potrei indicare 10 torinesi che per sviluppare le loro idee sono traslati nell'asse Lombardia-Veneto. Marketing sprecato e idee sotterrate. Non parliamo di quanto poteva fare la Politica. Una cosa hanno fatto (e i bilanci lo dimo- strano): consulenze a go-go...’. @ Luigi V. ‘I vecchi torinesi ne avevano di idee, a volte anche troppe. Bisogna torna- re indietro di almeno cinquant'anni... Troppe mescolanze etniche e quindi a 96
  • 91. Torino e Provincia scarseggiano i veri oriundi...’. @ Alessandro U. ‘Sono un ex della fabbrica Bertone, attualmente impiegato presso l’ar- chitetto Carcerano a Pianezza come disegna- tore estetico e confermo che la creatività e lo stile nel mondo nascono a Torino o comun- que in Italia, ma sapendo che le cose stanno così mi rammarica il fatto che esistano aziende come la Bertone che lasciano a casa centinaia di lavoratori e che si permettono di non pagarti per 5 mesi…’. @ Orazio T. ‘Tutto questo succede perché gli errori partono dalla vetta! BISOGNA CON- VINCERE LE VETTE A RIVALUTARE LE RISOR- SE INTERNE, UN PAESE RICCO COME IL NOSTRO NON HA BISOGNO DI ANDARE ALL 'ESTERO; RIVALUTANDO LE RISORSE INTERNE SI OTTIENE RISPARMIO E SUCCESSI- VAMENTE PROFITTO!!!’. @ Nadia D. ‘Penso che Torino sia una città bellissima, ma non valorizzata; ci sono 97
  • 92. molte attrazioni turistiche, ma i compagni comunisti non hanno mai pensato che si potevano sfruttare turisticamente ricavan- doci un guadagno’. @ Rino M. ‘Dare massima fiducia ai giovani laureati, metterli in condizione di intra- prendere il loro percorso lavorativo, mini- mizzare gli stage che creano turnover utile per chi lo propone e deleterio per chi lo svolge, cercare di superare le barriere. E’ più facile all'estero!’. @ Emilio B. ‘Torino, specie in questi momen- ti difficili, ha bisogno di un'amministrazio- ne di stampo imprenditoriale che sappia sfruttare le occasioni senza vanificarle con gli sprechi cui ci hanno abituato le ammi- nistrazioni di sinistra che si succedono da decenni’. @ Luca B. ‘Penso che, ahimè, sia tutto tri- stemente vero e per questo altamente sconfortante... In fondo Torino è stata la capitale di tutto ciò che è creatività, oltre 98
  • 93. che Capitale d'Italia! E' stata Capitale del Cinema - quello vero, quello fatto in maniera industriale che gli americani poi ci hanno copiato e che invece a Roma/Cinecittà non c’è mai stato e che sta producendo una lenta ma inarrestabile morte della Settima Arte -, Capitale della Televisione, Capitale della Moda, Capitale della Radio!!! Sarebbe ora che riuscisse a tornare tale in almeno un paio di queste!!! Sarebbe anche ora che gente competente potesse riuscire a far tornare in auge la gloria di Torino così com'era un tempo!’. @ Domenico F. ‘Conosco ingegneri che inse- gnavano al Politecnico 40 anni fa ma non vogliono nemmeno sentir parlare delle sanguisughe di oggi, che fanno finta di insegnare e hanno la sedia incollata. L'economia li spegnerà’. @ Giacomo B. ‘Non solo Torino ma anche l'in- tera provincia. Il Torinese doc bada soprat- tutto al lavoro e non valuta quello che accade intorno, Fiat e indotto hanno por- tato anche a questo. Il turismo è visto dai torinesi come un’attività marginale che 99
  • 94. non sfruttano a dovere per le potenzialità che potrebbe offrire’. @ Federico B. ‘Eccessivo understatement e ridotta apertura al mondo esterno hanno provocato quest'incapacità a valorizzare le notevoli risorse di cui dispone. Un ruolo fondamentale in questo senso l'ha giocato, per troppo tempo, la presenza ingombran- te di un soggetto monopolista che, come tale, non ha mai avuto interesse ad un reale sviluppo’. @ Maurizio B. ‘Nel mio piccolo ho tentato di dare una sveglia alla mia città (Carmagnola) ma sono stato miseramente ricacciato; da un lato perché non parlavo di mattoni, dall’altro perché quello che proponevo avrebbe potuto avere successo e avrei fatto troppo ombra ad alcuni per- sonaggi! Al Politecnico ho conosciuto parecchie persone che, nonostante tutto, producono innovazione ma devono fare attenzione a rivolgersi alle persone giuste e a non alzare troppo la testa. Ricordiamoci sempre che a Torino c'era lo CSELT, c'era il CRF, c'è (c'era) il Galileo 100
  • 95. Ferraris: solo lavorare e non leccare i piedi non ha prodotto risultati validi’. @ Dario P. ‘Ascoltare tutti e valutare le idee innovative, aprire nuovi canali di contatto con i cittadini, svecchiare la politica e gli apparati: i giovani devono essere ascoltati maggiormente. Solo così le idee creative (soprattutto frutto delle menti giovani e propense al rischio) possono essere sfrut- tate nel territorio’. @ Fabio S. ‘Purtroppo le idee dei giovani di cultura, con grandi potenzialità in pro- spettiva, vengono cassate dai processi lenti e vecchi delle pubbliche amministra- zioni. @ Giancarlo F. ‘Sono d’accordo sulla prima parte dell’affermazione “Torino è una città creativa”, ma più che non saper svi- luppare le proprie idee forse l’affermazio- ne più corretta è che non le sa vendere nel modo migliore. Il torinese per propria caratteristica è colui che tende a sminuire 101
  • 96. se stesso e considerare normale la propria dedizione al lavoro e all’azienda e quindi considera normale anche la capacità d’in- novare. E’ chiaro che in una società fonda- ta sulla comunicazione queste caratteristi- che non sono sempre apprezzabili perché fondate sulla concretezza e non sull’imma- gine della stessa. Io però credo che alla lunga i pregi di Torino possano emergere, le Olimpiadi del 2006 ne sono state un esempio e forse anche il 2011 con le sue manifestazioni potrebbe confermare que- sta mia affermazione’. @ Barbara D. ‘Non è vero che le idee non emergono… Prevale a volte il riserbo sabaudo… Pertanto si lavora … Si produce … E non si pubblicizza il risultato. Ma le idee si sviluppano, eccome!’. @ Marco E. ‘Che Torino venga sistematica- mente "scippata" delle sue idee e iniziati- ve credo sia dovuto proprio alla cultura imprenditoriale piemontese, tutta incen- trata sul fare e non sull'apparire, il che va bene in linea di massima, ma poi in con- creto si traduce in una percepita sottova-
  • 97. lutazione delle nostre capacità e potenzia- lità. In questo caso paghiamo dazio a realtà cittadine ben più aggressive dal punto di vista del marketing e della comu- nicazione tipo Milano, Roma o Firenze: le buone idee a mio avviso oltre ad essere progettate e messe in pratica devono anche essere valorizzate in modo moderno e funzionale all'obiettivo che si vuole rag- giungere. Se a questo aggiungiamo che Torino è stata praticamente "narcotizzata" per 15/20 anni da una amministrazione di sinistra o centro sinistra che non è stata nemmeno in grado di utilizzare un evento di portata mondiale come le Olimpiadi (e i relativi finanziamenti) per rifare in modo sensato e corretto le strade, pensare ad una viabilità ragionevole e avere dei servi- zi a misura dei cittadini, allora abbiamo un altro elemento importante da inserire nel- l'analisi’. @ Valeria C. ‘Torino è una città che, oltre ad avere una grande potenzialità creativa, riesce anche a trasporre nella sua realtà territoriale le innovazioni da lei sviluppa- te. Tuttavia, a differenza di alcune grandi città italiane, preferisce godere con una discrezione tipicamente sabauda delle pro- 103
  • 98. prie creazioni, con una sorta di ‘timidezza’ verso le proprie eccellenze’. @ Mario C. ‘Torino è parecchio creativa... Ci sono molte persone con brillanti idee... E molte di queste vengono anche realizza- te... I problemi maggiori, però, come al solito, sono di tipo economico e burocrati- co... La burocrazia, che è sempre stata una palla al piede di tutta la nostra nazione, rallenta e sfiamma tutte le belle idee che la gente ha!!!’. @ Carlo G. ‘Qui nel torinese nascono quelle cosiddette "buone idee" che poi si svilup- pano altrove (creando in quei territori un circolo virtuoso molto positivo e quindi posti di lavoro e ricchezza) e che, alla fine del loro ciclo, tornano all'origine negli ormai numerosi musei di cui è piena la città. Un esempio per tutti: Torino è (era) la città dell'auto, il Salone dell'Auto ha però preso altri lidi. Mentre il Museo dell'Automobile è in piena espansione e anzi il Comune sta lavorando per il suo ampliamento... Paradossale. Le ragioni sono riconducibili ad una, a mio 104
  • 99. giudizio. Manca una classe dirigente che sia portatrice di innovazione, anche men- tale, nell'approccio alle sfide che la quoti- dianità ci pone. E anche nell'approccio al futuro di questo nostro territorio. La carenza infrastrutturale, sia materiale sia immateriale, che caratterizza la nostra città e la nostra provincia è solo il primo e più eclatante esempio (non c'è fibra ottica, l'aeroporto ha scarsi collegamenti, non esi- ste un sistema di superstrade che colleghi le principali cittadine, la tangenziale nord è al collasso e la tangenziale est esiste solo nei progetti - ben pagati - del Politecnico che ciclicamente si ripetono, ecc...). Perché manca una nuova classe dirigente? A mio giudizio perché per troppi anni si è delegata la gestione della città e della provincia a quella ristretta cerchia di per- sone che, uscite dal mondo Fiat, ha otte- nuto tutti gli incarichi più importanti, dalle Fondazioni ex bancarie in giù. Oggi è il momento giusto per la borghesia che rischia, che compete e che crea valore aggiunto. È ora che torni ad occuparsene in prima persona, attraverso la scelta di amministratori preparati e che segnino una netta discontinuità con il passato più o meno recente’. @ 105
  • 100. Andrea G. ‘Credo che storicamente la capacità creativa torinese e piemontese sia sotto gli occhi di tutti e penso, solo per citare alcuni esempi, ai grandi designer soprattutto del settore automotive famosi e riconosciuti in tutto il mondo. Sicuramente siamo molto meno bravi (e non mi riferisco solo alle province italiane) di altri nel promuovere e valorizzare le nostre capacità. Pensiamo soltanto alle Olimpiadi del 2006 per le quali i cittadini stranieri non sapevano nemmeno che Torino fosse una città ricca di storia, arte e design ma un piccolo paesino abbarbica- to sulle montagne e solo dopo ne hanno riconosciuto il fascino rendendola meta prestigiosa di vacanze culturali. Credo che buona parte del "demerito" si debba alle amministrazioni purtroppo storicamente di sinistra mai inclini alla valorizzazione, allo sviluppo e al progresso, ma bensì all'autocommiserazione e alla negatività’. @ Alfonso B. ‘A mio avviso occorrerebbe "LAVORARE PER PROGETTI GESTENDO I PRO- CESSI E SVILUPPANDO LE COMPETENZE, IL TUTTO CON LA MODALITA’ DEL TEAM AFFIA- TATO E FORMATO DA PERSONE/PROFESSIO- NISTI CHE CONDIVIDONO GLI OBIETTIVI E LE 106
  • 101. MODALITA' PER CONSEGUIRLI SECONDO UN "SISTEMA ORDINATO" E COORDINATO con corrette strategie e tattiche. Una semplice constatazione: noi Italiani, all'estero, siamo capaci e spesso accade che alcune persone, partendo da umili impieghi, rie- scano a scalare le piramidi organizzative arrivando in cima ad esse... Come mai, invece, da noi queste persone faticano mol- tissimo e spesso non riescono nei loro inten- ti...? Per di più il nostro Paese è colmo di risorse che vengono sprecate’. @ Marco C. ‘Oltre alla creatività (che è fon- damentale) servono coraggio e competen- za. 3 "C" che interagiscono tra loro e che sono tutte condizioni necessarie affinché si possa passare dalle parole ai fatti ed al successo. Purtroppo mi è capitato troppo spesso di vedere belle idee non realizzarsi per mancanza di impegno o di capacità di realizzazione. Dato che ciò che conta alla fine è REALIZZARE, non si può prescindere dall'avere il coraggio di fare e dall'avere le competenze necessarie per farlo’. @ Francesco P. ‘Le idee, da sole, non vanno 107
  • 102. da nessuna parte. Mi piace paragonare il processo creativo, a qualsiasi livello, al lavoro di una band musicale. Se c’è il bas- sista bravo a scrivere testi e costruire melodie orecchiabili, ci sarà il chitarrista bravo ad arrangiare il pezzo ed il cantante a veicolarlo al pubblico. Se manca uno di questi passaggi, anche se l’idea appare validissima, il risultato non si raggiunge. Ecco perché la creatività da sola non serve. Promuovere le idee e valorizzarle diventa- no passaggi fondamentali “quasi” quanto le stesse intuizioni creative. D’altronde oggi il processo creativo si giova anche del- l’enorme “libertà” data dalle nuove tecno- logie; questo, a mio parere, genera un paradosso: sembra più facile avere nuove idee che saperle sfruttare e farle crescere. In questo senso la città di Torino ha la necessità di rivedere i diversi passaggi, dalla nascita di un’idea fino alla sua diffu- sione e capire in quale fase bisogna agire. Le istituzioni si rimbocchino le maniche’. @ Rino M. ‘E’ vero, Torino è una fucina di idee, ma quando si scontrano con i "vecchi" cioè la gente che pensa solo al proprio tor- naconto, abortiscono inesorabilmente, a meno che non vengano dal figlio di o dal- 108
  • 103.
  • 104. l'amico di. I ragazzi sono costretti quindi ad espatriare, con tutte le conseguenze del caso. Diamo supporto VERO ai neolau- reati, coinvolgiamoli nei progetti pubblici, non è detto che un palazzo lo debba fir- mare per forza Renzo Piano o Calatrava... E’ vergognoso che "questi" si servano dei ragazzi, anche gratis, con la scusa che fa curriculum!!! E questo vale per mille altre cose!!!’. @ Virginia T. ‘Torino è una città che ama la creatività, ma che, probabilmente, non è così creativa. Mi spiego meglio: un grande evento internazionale, quale le Olimpiadi, ha sicuramente stimolato creatività, inno- vazione, voglia di cambiamento, compe- tenze, entusiasmo e passioni, però è la "straordinaria eredità olimpica", non in termini di infrastrutture, ma di maggiore apertura al mondo, voglia di stare insieme e divertirsi, capacità di pensare a nuove sfide, progettarle e vincerle, che si sta affievolendo e che impedisce di sviluppare sul territorio progetti creativi e ambiziosi che guardino al futuro. La politica deve lavorare in questa direzione, coinvolgendo le giovani generazioni, più di altre dotate di entusiasmo, creatività, voglia di vincere 110