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Walter Benjamin
L’opera d’arte nell’epoca della
sua riproducibilità tecnica
1936-1939
«I concetti che in quanto segue vengono
introdotti per la prima volta nella teoria
dell’arte si distinguono da quelli correnti per il
fatto di essere del tutto inutilizzabili ai fini del
fascismo. Per converso, essi sono utilizzabili
per la formulazione di esigenze rivoluzionarie
nella politica culturale.»
La cornice del testo: Premessa
______________________
«Il fascismo tende a un’estetizzazione della vita
politica. Alla violenza esercitata sulle masse,
che vengono schiacciate nel culto di un duce,
corrisponde la violenza da parte di un’appa-
recchiatura, di cui esso si serve per la
produzione di valori cultuali. . . . Questo è il
senso dell’estetizzazione della politica che il
fascismo persegue. Il comunismo gli risponde
con la politicizzazione dell’arte.»
La cornice del testo: Postilla
______________________
La riproducibilità tecnica dall’antichità ai giorni nostriRiproducibilità
Nell’antichità: fusione, conio
Nel Rinascimento: stampa, bulino, puntasecca
Nell’Ottocento: litografia, fotografia cinema
Nel Novecento: televisione, tecnologie digitali
Aura: definizioni
• «Che cos'è, propriamente, l'aura? Un singolare
intreccio di spazio e tempo: l' apparizione unica
di una lontananza, per quanto questa possa
essere vicina.»
• «L’esperienza dell’aura riposa sul trasferimento
di una forma di reazione normale nella società
al rapporto della natura con l’uomo. Chi è
guardato o si crede guardato | leva lo sguardo
| risponde con uno sguardo. Fare esperienza
dell’aura di un fenomeno o di un essere
significa accorgersi della sua capacità di |
levare | rispondere con lo sguardo. Questa
capacità è piena di poesia.»
Unicità vs molteplicità
Lontananza vs vicinanza
Valore cultuale vs valore espositivo
Valore di scambio vs valore d’uso
Contemplazione vs distrazione
Originalità vs serialità
Autenticità vs riproducibilità
Fotogenia come valore cultuale
«È molto istruttivo osservare come lo sforzo di far rientrare il cinema
nell’arte costringa [i primi teorici del cinema] ad attribuirgli, con una
pervicacia senza precedenti, quegli elementi cultuali che non ha.»
• Alexandre Arnoux: «Tutte le audaci descrizioni, di cui cosí ci siamo
serviti, non tendono per caso a una definizione della preghiera?»
• Abel Gance: «E cosí, in seguito a un ritorno, estremamente
singolare, a ciò che è già stato, ci ritroviamo sul piano espressivo
degli egiziani... Il linguaggio delle immagini non è ancora giunto alla
sua maturità, perché il nostro occhio non è ancora alla sua altezza.
Non c’è ancora una sufficiente considerazione, non c’è ancora un
culto sufficiente per ciò che in esso si esprime»
Nuove funzioni
dell’opera d’arte
«Nel momento in cui, con l’avvento del primo
mezzo di riproduzione veramente
rivoluzionario: la fotografia, . . . il valore di
esponibilità comincia a sostituire su tutta la
linea il valore cultuale . . . l’opera d’arte
diventa una formazione con funzioni
completamente nuove, delle quali quella di cui
siamo consapevoli, cioè quella artistica, si
profila come quella che in futuro potrà venir
riconosciuta marginale. Certo è che
attualmente la fotografia, e poi il cinema,
forniscono gli spunti piú fecondi per il
riconoscimento di questo dato di fatto.»
Il cinema non è il teatro
La prestazione dell’attore teatrale è auratica nella misura
in cui è legata all’hic et nunc dello spettacolo. «La
prestazione artistica dell’interprete teatrale viene
presentata al pubblico da lui stesso in prima persona».
Al contrario, «la prestazione dell’attore cinematografico
viene presentata attraverso un’apparecchiatura . . . [che]
non è tenuta a rispettare questa prestazione nella sua
totalità» In tal modo «l’interprete cinematografico perde
la possibilità, riservata all’attore di teatro, di adeguare la
sua interpretazione al pubblico durante lo spettacolo.»
Il cinema non è la pittura
Il rapporto tra il pittore e la realtà che rappresenta
sulla tela è simile a quello di un mago nei confronti
del malato che pretende di curare attraverso
l’imposizione delle mani: il mago conserva una
distanza tra sé e il paziente.
Al contrario, l’operatore agisce sulla realtà al modo di
un chirurgo che penetra nel corpo del paziente.
«Nel suo lavoro, il pittore osserva una distanza
naturale da ciò che gli è dato, l’operatore invece
penetra profondamente nel tessuto dei dati.»
L’inquadratura come «test ottico»
«La prestazione dell’attore cinematografico viene presentata attraverso
un’apparecchiatura . . . [che] non è tenuta a rispettare questa prestazione nella
sua totalità. Manovrata dall’operatore, essa prende costantemente posizione
nei confronti della prestazione stessa. . . [In questo modo] la prestazione
dell’interprete cinematografico viene sottoposta a una serie di test ottici»
«Il pubblico viene cosí a trovarsi nella posizione di chi è chiamato a esprimere
una valutazione senza poter essere turbato da alcun contatto personale con
l’interprete. Il pubblico s’immedesima all’interprete soltanto immedesiman-
dosi all’apparecchio. Ne assume quindi l’atteggiamento: fa un test. Non è,
questo, un atteggiamento a cui possano venir sottoposti dei valori cultuali.»
Quali nuove funzioni per l’opera
d’arte?
• Funzione commerciale: nascita del mercato
dell’arte. Diversamente da quanto
pronosticavano i fratelli Lumière, il cinema si
è trasformato in un’industria con un grande
futuro
• Funzione critica: «La tecnica del film,
esattamente come la tecnica sportiva, implica
che chiunque assista alle sue prestazioni
assuma le vesti di un semispecialista». La
conseguenza è il venir meno della netta
distinzione tra autore e pubblico.
Divismo, propaganda e ricreazione artificiale dell’aura
Nota 20: «La modificazione, qui constatata, del modo di esposizione attraverso la tecnica
riproduttiva, si fa sentire anche nella politica. L’attuale crisi delle democrazie borghesi
implica una crisi delle condizioni determinanti per l’esposizione di coloro che governano. Le
democrazie espongono colui che governa immediatamente, con la sua persona, e lo espon-
gono di fronte ai rappresentanti del popolo. Il parlamento è il suo pubblico! Con le innova-
zioni delle apparecchiature di ripresa, che permettono di far sentire, e poco dopo di far
vedere, l’oratore a un numero illimitato di spettatori, l’esposizione dell’uomo politico di
fronte a queste apparecchiature di ripresa assume un ruolo di primo piano. Si svuotano i
parlamenti, contemporaneamente ai teatri. La radio e il cinema modificano non soltanto la
funzione dell’interprete professionista ma anche, e allo stesso titolo, quella di coloro che,
come i governanti interpretano se stessi. L’orientamento di questa modificazione è lo stes-
so, a parte i diversi compiti particolari, per l’interprete cinematografico e per colui che go-
verna. Esso persegue la produzione di prestazioni verificabili, anzi adottabili, in determinate
condizioni sociali. Ciò ha come risultato una nuova selezione, una selezione che avviene di
fronte all’apparecchiatura; da questa selezione escono vincitori il divo e il dittatore.»
«Mentre il cinema, mediante i primi piani di certi elementi dello
inventario, mediante l’accentuazione di certi particolari nascosti di
sfondi per noi abituali, mediante l’analisi di ambienti banali, grazie alla
guida geniale dell’obiettivo, aumenta da un lato la comprensione degli
elementi costrittivi che governano la nostra esistenza, riesce dall’altro
anche a garantirci un margine di libertà enorme e imprevisto. Le nostre
bettole e le vie delle nostre metropoli, i nostri uffici e le nostre camere
ammobiliate, le nostre stazioni e le nostre fabbriche sembravano
chiuderci irrimediabilmente. Poi è venuto il cinema e con la dinamite
dei decimi di secondo ha fatto saltare questo mondo simile a un
carcere; cosí noi siamo ormai in grado di intraprendere tranquilla-
mente avventurosi viaggi in mezzo alle sue sparse rovine.»
Cinema e architettura
« La pittura non è in grado di proporre l’oggetto alla
ricezione collettiva simultanea, cosa che invece è
sempre riuscita all’architettura, che riusciva un tempo
all’epopea, che riesce oggi al film.»
«L’architettura ha sempre fornito il prototipo di un’o-
pera d’arte la cui ricezione avviene nella distrazione e
da parte della collettività.»
«Delle costruzioni si fruisce in un duplice modo:
attraverso l’uso e attraverso la percezione. O,in
termini piú precisi: in modo tattico e in modo ottico.»
Ricezione ottica vs ricezione tattica
«La fruizione tattica non avviene tanto sul piano dell’attenzione quanto
su quello dell’abitudine. Nei confronti dell’architettura, anzi,
quest’ultima determina ampiamente perfino la ricezione ottica.
Anch’essa, in sé, avviene molto meno attraverso un’attenta osserva-
zione che non attraverso sguardi occasionali.»
«La ricezione nella distrazione, che si fa sentire in modo sempre piú
insistente in tutti i settori dell’arte e che costituisce il sintomo di
profonde modificazioni dell’appercezione, trova nel cinema lo
strumento piú autentico su cui esercitarsi. Grazie al suo effetto di shock
il cinema favorisce questa forma di ricezione.»
Estetizzazione della politica vs politicizzazione dell’arte
«Tutti gli sforzi in vista di un’estetizzazione della politica convergono verso un punto.
Questo punto è la guerra.»
L’esempio portato da Benjamin è il manifesto per la guerra d’Etiopia di Marinetti,
che esalta la guerra come «uso innaturale delle forze produttive».
«La guerra imperialistica è una ribellione della tecnica, la quale ricupera dal
materiale umano le esigenze alle quali la società ha sottratto il loro materiale
naturale. Invece che incanalare fiumi, essa devia la fiumana umana nel letto delle
trincee, invece che utilizzare gli aeroplani per spargere le sementi, essa li usa per
seminare le bombe incendiarie sopra le città; nell’uso bellico dei gas ha trovato un
mezzo per distruggere l’aura in modo nuovo.»
La riflessione che Benjamin ci consegna nella postilla ci spinge a
riconoscere che il vero santuario dell’aura come valore di singolarità,
unicità, irripetibilità non è precipuamente l’immagine, ma la vita
umana.
Questa riflessione avrà conseguenze importanti per la teoria del
cinema di André Bazin, che grazie a un nuovo rivolgimento dialettico
ritrova l’aura nel cinema a un altro livello, facendo dell’immagine un
filtro trasparente capace di fare apparire la realtà nella sua più
autentica verità.

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Walter Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica

  • 1. Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica 1936-1939
  • 2. «I concetti che in quanto segue vengono introdotti per la prima volta nella teoria dell’arte si distinguono da quelli correnti per il fatto di essere del tutto inutilizzabili ai fini del fascismo. Per converso, essi sono utilizzabili per la formulazione di esigenze rivoluzionarie nella politica culturale.» La cornice del testo: Premessa ______________________
  • 3. «Il fascismo tende a un’estetizzazione della vita politica. Alla violenza esercitata sulle masse, che vengono schiacciate nel culto di un duce, corrisponde la violenza da parte di un’appa- recchiatura, di cui esso si serve per la produzione di valori cultuali. . . . Questo è il senso dell’estetizzazione della politica che il fascismo persegue. Il comunismo gli risponde con la politicizzazione dell’arte.» La cornice del testo: Postilla ______________________
  • 4. La riproducibilità tecnica dall’antichità ai giorni nostriRiproducibilità Nell’antichità: fusione, conio Nel Rinascimento: stampa, bulino, puntasecca Nell’Ottocento: litografia, fotografia cinema Nel Novecento: televisione, tecnologie digitali
  • 5. Aura: definizioni • «Che cos'è, propriamente, l'aura? Un singolare intreccio di spazio e tempo: l' apparizione unica di una lontananza, per quanto questa possa essere vicina.» • «L’esperienza dell’aura riposa sul trasferimento di una forma di reazione normale nella società al rapporto della natura con l’uomo. Chi è guardato o si crede guardato | leva lo sguardo | risponde con uno sguardo. Fare esperienza dell’aura di un fenomeno o di un essere significa accorgersi della sua capacità di | levare | rispondere con lo sguardo. Questa capacità è piena di poesia.»
  • 6. Unicità vs molteplicità Lontananza vs vicinanza Valore cultuale vs valore espositivo Valore di scambio vs valore d’uso Contemplazione vs distrazione Originalità vs serialità Autenticità vs riproducibilità
  • 7. Fotogenia come valore cultuale «È molto istruttivo osservare come lo sforzo di far rientrare il cinema nell’arte costringa [i primi teorici del cinema] ad attribuirgli, con una pervicacia senza precedenti, quegli elementi cultuali che non ha.» • Alexandre Arnoux: «Tutte le audaci descrizioni, di cui cosí ci siamo serviti, non tendono per caso a una definizione della preghiera?» • Abel Gance: «E cosí, in seguito a un ritorno, estremamente singolare, a ciò che è già stato, ci ritroviamo sul piano espressivo degli egiziani... Il linguaggio delle immagini non è ancora giunto alla sua maturità, perché il nostro occhio non è ancora alla sua altezza. Non c’è ancora una sufficiente considerazione, non c’è ancora un culto sufficiente per ciò che in esso si esprime»
  • 8.
  • 9.
  • 10.
  • 11.
  • 12.
  • 13. Nuove funzioni dell’opera d’arte «Nel momento in cui, con l’avvento del primo mezzo di riproduzione veramente rivoluzionario: la fotografia, . . . il valore di esponibilità comincia a sostituire su tutta la linea il valore cultuale . . . l’opera d’arte diventa una formazione con funzioni completamente nuove, delle quali quella di cui siamo consapevoli, cioè quella artistica, si profila come quella che in futuro potrà venir riconosciuta marginale. Certo è che attualmente la fotografia, e poi il cinema, forniscono gli spunti piú fecondi per il riconoscimento di questo dato di fatto.»
  • 14. Il cinema non è il teatro La prestazione dell’attore teatrale è auratica nella misura in cui è legata all’hic et nunc dello spettacolo. «La prestazione artistica dell’interprete teatrale viene presentata al pubblico da lui stesso in prima persona». Al contrario, «la prestazione dell’attore cinematografico viene presentata attraverso un’apparecchiatura . . . [che] non è tenuta a rispettare questa prestazione nella sua totalità» In tal modo «l’interprete cinematografico perde la possibilità, riservata all’attore di teatro, di adeguare la sua interpretazione al pubblico durante lo spettacolo.»
  • 15. Il cinema non è la pittura Il rapporto tra il pittore e la realtà che rappresenta sulla tela è simile a quello di un mago nei confronti del malato che pretende di curare attraverso l’imposizione delle mani: il mago conserva una distanza tra sé e il paziente. Al contrario, l’operatore agisce sulla realtà al modo di un chirurgo che penetra nel corpo del paziente. «Nel suo lavoro, il pittore osserva una distanza naturale da ciò che gli è dato, l’operatore invece penetra profondamente nel tessuto dei dati.»
  • 16. L’inquadratura come «test ottico» «La prestazione dell’attore cinematografico viene presentata attraverso un’apparecchiatura . . . [che] non è tenuta a rispettare questa prestazione nella sua totalità. Manovrata dall’operatore, essa prende costantemente posizione nei confronti della prestazione stessa. . . [In questo modo] la prestazione dell’interprete cinematografico viene sottoposta a una serie di test ottici» «Il pubblico viene cosí a trovarsi nella posizione di chi è chiamato a esprimere una valutazione senza poter essere turbato da alcun contatto personale con l’interprete. Il pubblico s’immedesima all’interprete soltanto immedesiman- dosi all’apparecchio. Ne assume quindi l’atteggiamento: fa un test. Non è, questo, un atteggiamento a cui possano venir sottoposti dei valori cultuali.»
  • 17.
  • 18. Quali nuove funzioni per l’opera d’arte? • Funzione commerciale: nascita del mercato dell’arte. Diversamente da quanto pronosticavano i fratelli Lumière, il cinema si è trasformato in un’industria con un grande futuro • Funzione critica: «La tecnica del film, esattamente come la tecnica sportiva, implica che chiunque assista alle sue prestazioni assuma le vesti di un semispecialista». La conseguenza è il venir meno della netta distinzione tra autore e pubblico.
  • 19. Divismo, propaganda e ricreazione artificiale dell’aura Nota 20: «La modificazione, qui constatata, del modo di esposizione attraverso la tecnica riproduttiva, si fa sentire anche nella politica. L’attuale crisi delle democrazie borghesi implica una crisi delle condizioni determinanti per l’esposizione di coloro che governano. Le democrazie espongono colui che governa immediatamente, con la sua persona, e lo espon- gono di fronte ai rappresentanti del popolo. Il parlamento è il suo pubblico! Con le innova- zioni delle apparecchiature di ripresa, che permettono di far sentire, e poco dopo di far vedere, l’oratore a un numero illimitato di spettatori, l’esposizione dell’uomo politico di fronte a queste apparecchiature di ripresa assume un ruolo di primo piano. Si svuotano i parlamenti, contemporaneamente ai teatri. La radio e il cinema modificano non soltanto la funzione dell’interprete professionista ma anche, e allo stesso titolo, quella di coloro che, come i governanti interpretano se stessi. L’orientamento di questa modificazione è lo stes- so, a parte i diversi compiti particolari, per l’interprete cinematografico e per colui che go- verna. Esso persegue la produzione di prestazioni verificabili, anzi adottabili, in determinate condizioni sociali. Ciò ha come risultato una nuova selezione, una selezione che avviene di fronte all’apparecchiatura; da questa selezione escono vincitori il divo e il dittatore.»
  • 20. «Mentre il cinema, mediante i primi piani di certi elementi dello inventario, mediante l’accentuazione di certi particolari nascosti di sfondi per noi abituali, mediante l’analisi di ambienti banali, grazie alla guida geniale dell’obiettivo, aumenta da un lato la comprensione degli elementi costrittivi che governano la nostra esistenza, riesce dall’altro anche a garantirci un margine di libertà enorme e imprevisto. Le nostre bettole e le vie delle nostre metropoli, i nostri uffici e le nostre camere ammobiliate, le nostre stazioni e le nostre fabbriche sembravano chiuderci irrimediabilmente. Poi è venuto il cinema e con la dinamite dei decimi di secondo ha fatto saltare questo mondo simile a un carcere; cosí noi siamo ormai in grado di intraprendere tranquilla- mente avventurosi viaggi in mezzo alle sue sparse rovine.»
  • 21.
  • 22. Cinema e architettura « La pittura non è in grado di proporre l’oggetto alla ricezione collettiva simultanea, cosa che invece è sempre riuscita all’architettura, che riusciva un tempo all’epopea, che riesce oggi al film.» «L’architettura ha sempre fornito il prototipo di un’o- pera d’arte la cui ricezione avviene nella distrazione e da parte della collettività.» «Delle costruzioni si fruisce in un duplice modo: attraverso l’uso e attraverso la percezione. O,in termini piú precisi: in modo tattico e in modo ottico.»
  • 23. Ricezione ottica vs ricezione tattica «La fruizione tattica non avviene tanto sul piano dell’attenzione quanto su quello dell’abitudine. Nei confronti dell’architettura, anzi, quest’ultima determina ampiamente perfino la ricezione ottica. Anch’essa, in sé, avviene molto meno attraverso un’attenta osserva- zione che non attraverso sguardi occasionali.» «La ricezione nella distrazione, che si fa sentire in modo sempre piú insistente in tutti i settori dell’arte e che costituisce il sintomo di profonde modificazioni dell’appercezione, trova nel cinema lo strumento piú autentico su cui esercitarsi. Grazie al suo effetto di shock il cinema favorisce questa forma di ricezione.»
  • 24. Estetizzazione della politica vs politicizzazione dell’arte «Tutti gli sforzi in vista di un’estetizzazione della politica convergono verso un punto. Questo punto è la guerra.» L’esempio portato da Benjamin è il manifesto per la guerra d’Etiopia di Marinetti, che esalta la guerra come «uso innaturale delle forze produttive». «La guerra imperialistica è una ribellione della tecnica, la quale ricupera dal materiale umano le esigenze alle quali la società ha sottratto il loro materiale naturale. Invece che incanalare fiumi, essa devia la fiumana umana nel letto delle trincee, invece che utilizzare gli aeroplani per spargere le sementi, essa li usa per seminare le bombe incendiarie sopra le città; nell’uso bellico dei gas ha trovato un mezzo per distruggere l’aura in modo nuovo.»
  • 25. La riflessione che Benjamin ci consegna nella postilla ci spinge a riconoscere che il vero santuario dell’aura come valore di singolarità, unicità, irripetibilità non è precipuamente l’immagine, ma la vita umana. Questa riflessione avrà conseguenze importanti per la teoria del cinema di André Bazin, che grazie a un nuovo rivolgimento dialettico ritrova l’aura nel cinema a un altro livello, facendo dell’immagine un filtro trasparente capace di fare apparire la realtà nella sua più autentica verità.