1. Discorso finale al Congresso per il settimo centenario della nascita di Dante,Firenze, 24 aprile
1965; poi in « Atti del Congresso Internazionale di Studi dan. teschi », vol. Il, Sansoni, Firenze
1966, pp. 315-33.
Spesso ci siamo chiesti,leggendo l'Inferno e altre poesie di Dante,se sia secondo noi un poeta moderno o
no,e se la sua poetia si rispecchi in qualche modo nella società attuale. Montale,in occasione del settimo
centenario dalla morte di Dante,espose a Firenze, 24 aprile 1965,quattro suoi saggi,di cui uno, riguarda
proprio questo argomento.Il titolo del saggio è proprio "Dante ieri e oggi".
Montale ripercosse dunque la storia della poetica di Dante dall'epoca in cui visse il poeta all'età
moderna,nella quale si trova lui. Fino al 600 Dante era stato abbandonato,e questo viene appunto detto "il
secolo oscuro di Dante",poichè in quest'epoca,non venendo accettati il suo tempo razionalistico e
illuministico,si cerca ispirazione dal mondo antico. L'Umanesimo,come sappiamo,recupera infatti la fiducia
nelle capacità razionali dell'uomo e ritrova la passione per lo studio e la lettura dei testi classici greci e latini.
Successivamente,con il diffondersi della nuova corrente culturale del Rinascimento,Dante viene
riscoperto,da una società che non solo accetta il suo tempo,ma lo considera anche la fase più alta del
dispiegamento della ragione.
Proseguendo l'analisi di come venne vista la poesia di Dante lungo il corso del tempo,vediamo che nel '700
e 800 rinascere il Dante esoterico,ossia quel Dante dalla personalità versatile e di cui ancora oggi non
sappiamo ancora tutto,che secondo la dantologia di questo periodo fu anche francescano o Templare,prima
di dedicarsi alla sua professione di poeta e scrittore. Proprio in questi anni la dantologia afferma che Dante
non è un poeta moderno,e Montale per primo sostiene che gli strumenti che abbiamo nella cultura moderna
non sono più adatti per comprenderlo. Questo non vuol dire tuttavia che non possiamo avvicinarci e
viverlo,perchè è vero che siamo distanti sia mentalmente sia temporalmente da Dante,ma è vero anche che
come egli scrisse in un'epoca di transizione quale è detta Medioevo,anche noi ci troviamo ora in un'epoca in
cui la tecnologia e la scienza ci aprono strade che noi dovremmo percorrere. Seguendo questa linea,come
vediamo che il Medioevo non fu solo un'epoca di barbarie,possiamo quindi ipotizzare che il nuovo medioevo
in cui stiamo vivendo noi non debba essere perforza luogo di perdizione e uno stravolgimento della nozione
stessa di civiltà e cultura,ma possa dar vita al trionfo della ragione tecnico-scientifica.
Dunque ci troviamo di fronte sia all'impossibilità di comprendere a fondo le tematiche e la mentalità del
poeta,sia però al parallelismo che c'è tra la posizione del periodo storico in cui egli visse e quello in cui
viviamo noi oggi.
Montiene sostiene inoltre che la poesia sia fuori del tempo,e "che sempre,in ogni tempo,i poeti hanno
parlato ai poeti intrattendendo con questi una reale o ideale corrispondenza".
A questo proposito,è opportuno tenere in considerazione ciò che Montale stesso scrisse nel saggio "Dante
ieri e oggi" :"Quand'ero giovane e appena mi accostavo alla lettura di Dante, un grande filosofo italiano mi
aveva ammonito di stare attento, appunto, alla lettera e di trascurare ogni oscura glosa. Nel poema
dantesco, diceva il filosofo, c'è una fabbrica, un'impalcatura che non appartiene al mondo della sua poesia,
ma ha una sua funzione pratica. Tale impalcatura è composta coi materiali che Dante trovò nel suo tempo e
che permettevano abitazioni prefabbricate; materiali teologici, filosofici, fisici, astronomici, profetici,
leggendari che non hanno più rispondenza in noi. Essi ci mostrano in Dante l'uomo dell'età di mezzo, irretito
da pregiudizi non sempre disformi dalla scienza d'allora, ma certo muti, privi di significato per l'uomo d'oggi.
Ma sull'inerte fabbrica si arrampica un'efflorescenza di campanule o di altri vegetali che sono la poesia
dantesca, poesia fuori del tempo come ogni vera poesia e tale da farci accogliere Dante nel Pantheon dei
poeti sommi se -non proprio nel cielo dei grandi veggenti. "
Ammentendo allora che Dante abbia inserito la sua fantasia in questi schemi,creando quella che Montale
definisce un'enciclopedia del sapere del suo tempo,il mondo di oggi,o meglio,del tempo di Montale,la cui
enciclopedia è un coacervo di nozioni senza senso,l'itinerario strutturato da Dante non è più ripetibile.
Questo perchè la nostra società,secondo Montale,pone i suoi significati nei fatti anzichè nelle idee,per cui ci
sfugge la ragione dei fatti stessi. E Dante,nonostante nella Divina Commedia dia chiaramente il messaggio
per cui la teologia è su un piano superiore rispetto alla razionalità umana,è pur sempre un uomo che crede
nella ragione,e ne è la prova il fatto che sia Virgilio la sua guida all'interno di ciò che sì è superiore alle sue
2. capacità,ma senza di esse sarebbe del tutto incomprensibile. Poeta concentrico,com'è concentrica la
struttura dell'inferno che descrive,Dante non può dunque fornire modelli ad un mondo che si allontana
progressivamente dal centro e si dichiara in perenne espansione,quale è il nostro.
Credo che la ragione di cui parli Montale in questo saggio,non sia la stessa che intendiamo noi studiando
Dante; infatti ciò che ci allontana dal comprendere a pieno la mentalità in cui vennero scritte le sue
opere,non è il fatto che non siamo più razionali,anzi,penso certamente che Dante fosse molto più legato alla
religione di quanto non lo siamo noi oggi. Quello che ci distacca,dicevo,dall'ottica in vede il mondo Dante,è il
fatto che egli segue una struttura precisa in ogni suo itinerario,una struttura che sì è concentrica,ma va
anche dal basso verso l'alto(pensiamo all'Inferno). La società moderna,invece,essendo in continua
espansione,tende a perdere quel filo conduttore che Montale definisce "razionalità" e che Dante teneva
sempre saldo. Rischiamo di perderci nel tentativo di seguire ogni strada che la scienza e la tecnolgia ci
aprono,senza però mantenere un collegamento stabile tra tutte le cose. Credo che Montale intendesse
questo.