1. ho avuto diversi cani in vita, ma senza nulla togliere agli altri, con fiamma esiste un legame particolare. la
madre ebbe una gravidanza alquanto travagliata e il veterinario mi presagì che qualche cucciolo di sicuro
non ce l'avrebbe fatta.
quando iniziò il parto non ero li ad assistere e purtroppo i primi due cuccioli nacquero morti. fiamma uscì
non appena arrivai, quasi se il destino avesse già programmato quest'appuntamento, tuttavia anche lei era
nata morta. niente respirazione, niente tono muscolare, niente battito cardiaco (avevo uno stetoscopio
artigianale, quindi di quest'ultimo dettaglio non posso dare garanzie). furono attimi lunghissimi, non volevo
rassegnarmi a perdere anche questo cucciolo, dovevo fare qualcosa, ma come spesso accade quando una
marea di sensazioni spazzano via la ragione, decisi di fare una delle cose più assurde che la mia mente abbia
mai elaborato. smontai il cellulare e creai in pochi secondi un elettro stimolatore, usando dei sottili fili
elettrici come elettrodi, che inserii nel corpo inerte del cucciolo, uno all'altezza del cuore e uno appena
sopra il naso. metto la batteria in corto e il cucciolo ha uno spasmo, poi di nuovo fermo. in quel momento
mi dissi che solo la persona più sadica e idiota del pianeta poteva usare un sistema simile, per altro stavo
fottendo il mio cellulare che uso soprattutto per il lavoro, ma animato da chissà quale follia, poco dopo
riprovai ugualmente, stavolta tenendo la carica più a lungo. qualche attimo e un'improvvisa scintilla
apparve sull'elettrodo conficcato nel naso, il cucciolo emise un guaito, vomitò qualcosa di liquido e iniziò ad
agitarsi da solo. momenti interminabili a osservarlo, sperando che non si fermasse, che continuasse a
guaire e muoversi e così fu. non appena la madre recise il cordone ombelicale, presi il cucciolo e iniziai a
lavarlo con acqua tiepida carezzandolo con le mie dita, la madre era stremata e quasi inerte per lo sforzo e
io sentivo l'impellente bisogno di sentire questa vita tra le mie mani, quasi di fare in modo che la scintilla
vitale che l'aveva rianimata non scappasse via. fu in quel momento che decisi di chiamarla fiamma,
immaginando come quella scintilla abbia acceso il fuoco dell'esistenza di questo piccolo essere, tant'è che
rimasi tutta la notte alzato per assicurarmi che tutto andasse bene.
per la cronaca, nacquero altre 3 cuccioli e fortunatamente sono tutt’ora in ottima salute, come la madre. il
cellulare invece non si riprenderà più, continuando a funzionare in modo anomalo per altri 4 mesi, fino a
2. quando la batteria si gonfiò e rilasciò del liquido che compromise la scheda madre, decretandone il termine
delle proprie funzioni operative. Non l’ho buttato, lo tengo sull’armadio, quasi a ringraziarlo per il suo
prezioso aiuto.
nei giorni a seguire quasi ogni ora andavo a vedere la cucciolata e non potevo fare a meno di prendere
fiamma in braccio per accertarmi che stesse bene. in effetti era molto più piccola degli altri e temevo che il
mio elettroshock le avesse procurato dei danni che ne inficiassero il normale sviluppo. tuttavia cresceva,
poppava alla grande e una decina di giorni dopo il parto, aprì gli occhi, di un colore blu scuro e profondo
come la notte. la tenevo sempre con me quando potevo, gli altri cuccioli erano già prenotati, ma lei sarebbe
rimasta con me, era viva per colpa mia e mi sentivo in debito con lei per aver agito così contro natura. ma
ero felice di aver vinto una tale ardua sfida.
3. fiamma cresceva, era la più piccola del branco (ne ho altri 4) e quasi quotidianamente subiva una specie di
bullismo da parte degli altri, con privazioni di cibo e percosse. appena tornavo, la prendevo in braccio e la
portavo con me, la coccolavo, credo di averle chiesto sommessamente scusa per due mesi filati. nella sua
piccolezza fiamma crebbe ancora e appena acquistò una certa autonomia nel camminare, non serviva più
che la prendessi in braccio, mi seguiva come un'ombra. certe notti, quando mi appoggio al muro fumando
la mia sigaretta e rimestando nei ricordi guardando il cielo, lei è li, seduta di fronte a me, fissa nello sguardo
in attesa, anche nelle gelide notti di febbraio, tremando sul posto, sempre in spasmodica attesa di un mio
cenno, di una mia parola. fu allora che iniziai la tradizione di farla entrare un attimo in casa per farla
riscaldare e darle un biscotto, un pezzo di carne, quasi come un premio.
4. la mattina, prima di uscire, la vedo sdraiata in modalità sfinge in giardino, con lo sguardo rivolto alla porta,
sa che tra poco apparirò sull’uscio e la guarderò aprendo un grosso sorriso, così lei potrà corrermi incontro
guaendo in quello strano modo e leccarmi ogni singolo dito delle mani. Quando torno a casa,
inspiegabilmente lei lo sa e si mette in attesa, sempre in modalità sfinge, davanti al cancello e appena
scendo dalla macchina, di nuovo quello strano guaito e feste a volontà.
5. Ormai è la mia ombra, ogni mio passo è seguito dal suo. Quando mi vede con borsa a tracolla e cavalletto in
mano, esplode di gioia saltando sul posto, si va nel bosco a fare foto e lei potrà tormentare ogni pezzetto di
legno o lucertola che troverà sul nostro cammino, potrà pure allontanarsi di qualche decina di metri, ma
sempre tenendomi d’occhio nel caso mi sieda, così potrà saltarmi addosso a leccarmi il naso, mordicchiarmi
6. orecchie e capelli appena le arrivano a tiro. Poi si sdraierà sulle mie gambe a pancia in su, in attesa che
l’accarezzi, socchiudendo gli occhi, stiracchiandosi e godendosi quegli attimi in cui esistiamo solo io e lei,
contornati dai freschi profumi del bosco e dai tenui raggi del sole che filtrano tra i rami.
La sera quando sono al pc, si addormenta di fianco alla mia sedia, nella cassa che ho dovuto allestire con un
mio vecchio lenzuolo, nella sua cuccia non vuole stare, pure mentre dorme per lei è essenziale stare con
me, solo quando rientro per andare a letto torna nella sua comoda cuccia, non prima di avermi guardato
con quell’espressione quasi rassegnata. Talvolta la vedo agitarsi nel sonno, la accarezzo e le soffio nelle
orecchie, apre un occhio, uno sguardo e poi torna tra le braccia di morfeo, sicura che veglierò su di lei
scacciando i suoi incubi. Altre volte la sveglio di soprassalto quando impreco con foga contro il pc, si mette
seduta e mi guarda in attesa che il mio furore passi, poi si avvicina e mi lecca le dita, quasi a volermi dire
che va tutto bene, che è tutto passato. Forse la umanizzo troppo, ma mi piace immaginare che sia così.
7. Oggi fiamma compie un anno, le torte non le so fare, ma le ho preso della carne macinata e preparerò una
sottospecie di polpettina mischiando pane grattugiato e pezzetti di formaggio. Lei va pazza di questo mio
abominio culinario, ne mangerebbe fino a scoppiare.
8. Poi le darò una noce, adora sgranocchiare il guscio e tirar fuori il gheriglio, incazzandosi certe volte quando
quest’ultimo si incastra e non vuole uscire. Io la guarderò tra i fili di fumo della sigaretta, seduto di fianco a
lei, rincuorato dal fatto che per una volta invece di produrre disastri, la mia follia e testardaggine hanno
fatto si che mi ritrovassi un’amica fedele che riempie di gioia le mia esistenza, riguardando quella foto che
le feci a cavolo tempo fa in cui, quasi per magia, ha un’espressione quasi umana, con un accenno di sorriso
e gli occhi gioiosi.
Buon compleanno.