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20 racconti erotici
a cura di
“ L’erotismo è una delle basi della conoscenza
di sé, tanto indispensabile quanto la poesia.”
Anaïs Nin
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Indice generale
Avventura nel centro benessere ........................................................................................4
L’appuntamento al buio .....................................................................................................6
Un compleanno da ricordare ............................................................................................8
L’incontro on-line .............................................................................................................10
Le serate solitarie della signora Duprè ..........................................................................12
La cougar con l’impermeabile ........................................................................................16
Le sfere magiche ...............................................................................................................19
Una notte di desiderio .................................................................................................... 21
Le avventure di Martina
Io sono Martina e di mestiere faccio la escort .........................................................22
La stecca da biliardo ....................................................................................................25
Assaggio di un weekend sexy ad Ibiza ..................................................................... 28
L’uomo con la pipa e l’agenda del businessman .......................................................30
Le avventure di Eva ..........................................................................................................34
Lo sconosciuto del lago ..................................................................................................36
PiùIncontri
4
È successo. Non so come sia stato pos-
sibile ma è successo proprio a me. Mi
sono innamorata. Nemmeno fossi una
sventata. Sono una escort di Pinerolo.
Una donna matura, di trentacinque
anni, piena di vita e di interessi. Eppu-
re sono caduta nella trappola. È stato
lo scorso fine settimana che ho capito
che qualcosa non andava. Gianni mi ha
portata in montagna. Ogni tanto Gian-
ni mi porta da qualche parte, al mare,
in montagna, in una città straniera.
Lo fa quando vuole staccare la spina,
passare due giorni indisturbato senza
seccature. Allora mi chiama, mi chiede
se sono disponibile e prenota. Ci co-
nosciamo da qualche anno ormai io e
Gianni, è stata una fortuna per me co-
noscere un uomo come lui, intrigante e
belloccio.
Sabato sera mi ha detto che aveva una
sorpresa per me, mi ha accompagnata
in una di quelle spa con percorso be-
nessere e siamo entrati nell’idromas-
saggio.
– Siediti qui – ha detto indicandomi la
bocchetta dell’idromassaggio che spa-
rava fuori bolle a go go. Ho appoggia-
to il mio culetto sodo e dopo poco ho
sentito un piacevole tepore tra le gam-
be. Non c’era molta gente a quell’ora
nella spa. Ma un’altra coppia era pro-
prio vicino a noi, nell’idromassaggio a
fianco. Ho cercato di contenermi, ma
ero sempre più eccitata e Gianni lo sa-
peva. Così mi ha preso e mi ha fatto se-
dere sopra di lui. Le bolle creavano uno
strato opaco che oscurava i nostri mo-
vimenti. Ho sentito le sue dita mentre
mi levavano le mutandine del costume
e poi il suo arnese duro farsi largo tra
Avventura
nel centro benessere
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le mie natiche. Gianni ha spinto finché
non è entrato con un colpo secco. Ho
sussultato, soffocando un gridolino
di piacere. La coppia a fianco a noi si
è voltata a guardarci e Gianni si è ec-
citato ancora di più. Senza fare niente
per nascondere le nostre intenzioni,
ha iniziato a baciarmi sul collo e a lec-
carmi l’orecchio, mentre mi alzava e
mi abbassava sopra di lui, con il favore
dell’acqua. Per aiutarmi, ho inarcato le
braccia avvolgendogli il collo e ho but-
tato indietro la testa. Dimentica della
coppia, ho iniziato ad alzare ed abbas-
sare il bacino con foga fino a quando
non è venuto. A quel punto Gianni ha
deciso che voleva andare nella doccia
con le luci. L’ho seguito lasciando le
mutandine del costume nell’idromas-
saggio. Gianni non riusciva a distoglie-
re lo sguardo dalle mie natiche bagnate
sventolate ai quattro venti. In doccia
eravamo soli. Senza preavviso mi ha
messa al muro e mi ha fatta piegare, mi
ha presa da dietro e ha ricominciato da
capo. Non riuscendo più a trattenermi,
ho iniziato ad urlare di piacere, fino a
quando non ho raggiunto l’orgasmo.
Dopo quell’avventura siamo andati
fuori a cena ed è stato lì che ho capito
che provavo qualcosa per lui. Non ho
dormito per tutta la notte mentre mi
davo il tormento. Una escort come me
non deve innamorarsi di un tipo come
Gianni. Adesso che sono a casa, provo
a dimenticarlo, anche se non vedo l’ora
che mi richiami per un altro week-end
fuori porta.
PiùIncontri
6
Oggi ho ricevuto un biglietto curioso.
Ero a pranzo con la mia amica Margot
e un cameriere mi ha consegnato que-
sto biglietto chiuso in una piccola bu-
sta bianca e uno dei miei cioccolatini
preferiti.
“Ti aspetto questa sera alle 20,00 da-
vanti al Bijou. Vieni senza mutandi-
ne.”
Me lo rigiro tra le mani in cerca di qual-
che indizio. Non ho idea di chi possa
avermelo mandato. Sono sicura che si
tratti di una persona che conosco. Solo
chi mi conosce sa quanto ami i ciocco-
latini con il cuore di grappa. Ci vado o
non ci vado?
Il Bijou è un ristorante elegante in cen-
tro. Un luogo frequentato, pieno di gen-
te. Non corro pericoli ad andarci. Tiro
un sospiro. Se non mi presento non lo
saprò mai.
Sono una escort di Torino e abito in
zona Mirafiori
Non ho impegni per questa sera, così
decido di andare all’appuntamento al
buio. Mi preparo con cura conceden-
domi un lungo bagno profumato, sti-
randomi i capelli e abbondando nel
profumo. Mi lascio scivolare un legge-
ro abito che arriva al ginocchio. Sotto
rimango nuda. Sento la stoffa morbida
accarezzarmi la pelle. Sono già eccitata.
Esco e prendo un taxi. Quando arrivo
davanti al Bijou sono le otto in punto.
Una folata d’aria fresca mi fa rabbrivi-
dire. Arriva fino al ventre dove la pelle
nuda ha un piacevole brivido.
Nadia, giusto? - una voce calda e pro-
fonda parla alle mie spalle.
Mi giro di scatto e senza volerlo arros-
sisco. Possibile che arrossisco? Sono
una escort che diamine!
Sono Carlo – si presenta l’uomo. Alto,
L’appuntamento
al buio
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biondino, occhi di ghiaccio.
Lo saluto ma non aggiungo altro. La-
scio a lui la parola.
Ti va di entrare? –
Ha prenotato un tavolo in una sala ap-
partata. Fa l’avvocato e dice di avermi
vista parecchie volte al bar dove fa la
pausa pranzo. Capisco che sta parlan-
do dell’Ateneo. Il caffé nel quale io e
Margot andiamo sempre a scambiarci
confidenze e gossip.
Mi chiedevo se saresti venuta. –
Eccomi qui! – io, invece, mi chiedo se
sa che sono una escort di Torino Mira-
fiori.
Fai un lavoro eccitante – mi dice dopo
che abbiamo ordinato. – Ti va di fare
un gioco con me questa sera? –
La cosa mi stuzzica, ma esito. Non so
se posso fidarmi. La curiosità però è
troppa e finisco con l’acconsentire.
Tieni. Prendi queste – mi dice porgen-
domi delle piccole sfere lisce e fredde.
– Vai in bagno e infilatele nella vagina.
–
Faccio per alzarmi, ma lui mi blocca
mettendomi una mano sul ginocchio.
Da sotto il tavolo, sento il suo brac-
cio risalire, passare sotto l’orlo del mio
vestito e arrivare fino all’inguine. Si è
chinato in avanti e mi sfiora il pube.
Quando sente la pelle, sorride. – Brava
bambina! Hai fatto come ti avevo chie-
sto. Ti assicuro che non te ne pentirai! –
Scivolo in bagno e seduta sulla tazza
del water apro le gambe infilandomi le
piccole sfere. Poi torno al tavolo. Sento
le sfere muoversi contro le pareti del-
la vagina e una piacevole sensazione si
diffonde per tutto il corpo.
I piatti sono arrivati. Lui mi ordina di
non accavallare le gambe e di lasciarle
aperte sotto il tavolo. Eseguo e sento il
ventre pulsare eccitato, la pelle esposta.
Sento le sue dita muoversi sul mio gi-
nocchio. – Ti desidero – mi dice. Man-
gia qualche boccone. Ci provo anche
io ma non ho fame. Ho la mente altro-
ve. Lui continua a giocherellare con il
mio ginocchio. Poi si alza di scatto e
sposta la sedia accanto alla mia. Con
discrezione fa scivolare le dita sotto il
tavolo. La tovaglia è abbastanza lunga
da coprire i nostri movimenti indecen-
ti. Inizia a toccarmi. Le sue dita calde
contrastano con le sfere fredde, crean-
do delle irresistibili sensazioni. Poi con
un gesto improvviso mi toglie le sfere
facendomi sussultare.
Adesso dovresti andare in bagno e fi-
nire da sola – mi sussurra all’orecchio.
Eseguo, alzandomi lentamente e muo-
vendomi piano per paura che qualcosa
possa tradirmi. Mi chiudo nella toilette
e inizio a toccarmi finché non vengo.
PiùIncontri
8
Erano le nove di un venerdì sera inver-
nale e gelido e io mi apprestavo ad usci-
re. Mi guardai allo specchio. Indossavo
un vestitino rosso attillato e un paio di
decolté nere, tacco dodici. Ero soddi-
sfatta. Quella sera, ero in libera uscita.
Festeggiavo con una mia amica il mio
trentacinquesimo compleanno. Sono
una escort di Orbassano, e a trentacin-
que anni stavo entrando a pieno tito-
lo nell’universo delle donne mature.
Avrei dovuto mettere la testa a posto
o sarei diventata una rispettabile cou-
gar che cambia toy boy come se fossero
vestiti? Per quella sera avevo deciso di
non pensarci. La mia amica, una escort
di Orbassano anche lei, aveva in serbo
per me una sorpresa.
Katia mi venne a prendere sotto casa,
abitava ad un isolato da me, in un
quartiere residenziale di Orbassano. Ci
conoscevamo da tanto, da quando mi
ero trasferita qui a vivere, dieci anni fa
e lei era una escort scapestrata proprio
come me. Katia era una stangona bion-
da e prorompente, sempre allegra e so-
lare. Io ero il suo opposto, mora, pic-
colina, mediterranea. Anche lei andava
per i trenta e passa. Quando giravamo
insieme ci chiamavano “le veline”.
Katia parcheggiò vicino ad un noto
club di Torino. Uno di quei club privè
eleganti, dove gli uomini devono entra-
re con la giacca e i jeans sono vietati. Ci
ero già stata un paio di volte, apprezza-
vo l’ambiente accogliente e sofisticato.
Camminammo lungo un corridoio lun-
go tappezzato da una moquette rossa
ed entrammo in un ampio salone con
un piano bar sul fondo e piccoli diva-
netti sparpagliati qua e là. Ordinammo
un drink e ci sedemmo a sorseggiarlo.
Mi chiedevo cosa potevo aspettarmi da
Un compleanno
da ricordare
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quella serata. Era ancora presto, inizia-
va ora a crearsi un po’ di movimento,
un paio di bellissime trans, molto fem-
minili, due coppie scambiste e una si-
gnora stretta in una tutina in latex che
si portava appresso un uomo con una
maschera nera. Mentre Katia mi rac-
contava un esilarante episodio accadu-
to quel giorno (alle escort di Orbassano
capita sovente) arrivarono due uomini
distinti e si sedettero sul divanetto di
fronte al nostro. Ci chiesero se voleva-
mo trascorrere la serata con loro. Uno
dei due era parecchio belloccio, più
giovane di noi, avrà avuto sulla trenti-
na, l’altro era più grande, dai modi di
fare eleganti e disinvolti. Acconsen-
timmo e ci condussero lungo un altro
stretto corridoio sul quale si affacciava-
no un’infinità di porte chiuse. La prima
aveva accanto due oblò, gli uomini ci
invitarono a guardare. Le due coppie
scambiste di prima si stavano dando
da fare su un grosso letto di forma cir-
colare. Uno dei due uomini aveva la te-
sta immersa tra le gambe della donna,
mentre questa teneva un seno alla sua
compagna di avventura che era piegata
a quattro zampe con l’altro uomo che le
stava dietro.
Guardai rapita dall’oblò e mi eccitai su-
bito. Fu allora che Katia mi afferrò de-
cisa per il collo e stampò la sua bocca
contro la mia, iniziando a baciarmi. La
sua lingua esplorava la mia bocca sen-
za timidezza, le sue mani si muovevano
lungo il mio corpo sollevandomi il ve-
stito. Poi sentii una presa più forte sul
sedere, una mano calda e sicura iniziò
ad esplorare le mie natiche e a giocare
con il perizoma. Ero eccitata come non
mai.
Ci trasferimmo in una stanza libera.
Un letto di forma circolare come quel-
lo dell’altra camera ci stava aspettando.
Katia mi tolse il vestito e iniziò a toc-
carmi sopra la soffice stoffa del peri-
zoma. Il giovane si era messo dietro di
me, mi accarezzava i seni, mentre il se-
condo uomo si era messo a cavalcioni
sopra la mia amica. Sbottonai i panta-
loni al giovane e iniziai e trovai il pene
già duro. Iniziai a maneggiarlo con de-
cisione, mentre Katia mi tolse le mu-
tandine e affondò la testa tra le gambe.
In breve tempo, non capivo più niente,
ansimavo di piacere. Mi abbandonai
alle carezze di Katia e del giovane fino
a quando non ebbi un dirompente or-
gasmo, uno dei migliori della mia vita!
Quando ritornammo a casa ringraziai
Katia per la serata. Un compleanno da
ricordare senza ombra di dubbio!
PiùIncontri
10
Ciao, sono una escort, abito a Settimo.
Settimo Torinese, per chi non fosse pra-
tico della zona. Un paesello tranquillo
vicino a Torino. La mia è una vita va-
ria, a volte un po’ agitata, di sicuro non
monotona. Incontro un sacco di gente,
la maggior parte di Torino, ma anche
da fuori. Vengo invitata spesso a party
e ristoranti. Amo la cucina giapponese
e messicana e vivo con un gatto.
Ho quasi trent’anni, ma non ancora
compiuti. Sto per diventare una don-
na matura. La cosa un po’ mi spaventa
e per non pensarci mi tengo occupa-
ta. Cosa fa una escort di Settimo per
tenersi occupata? Quello che fanno le
escort di Orbassano e quelle di Pinero-
lo, mi cerco un ragazzo!
Alla soglia dei miei trent’anni vorrei
tanto avere una relazione stabile, un
uomo su cui poter contare, su cui poter
versare qualche lacrima quando sono
giù, uno che mi prepari da mangiare e
che mi accetti con il pigiama con gli or-
sacchiotti. Non è quello che ogni don-
na chiede ad un uomo?
Di solito quando esco per un appunta-
mento privato, non dico che sono una
escort di Settimo. Dico solo che sono
di Settimo. L’altro giorno ho conosciu-
to un uomo su internet, un certo Luca.
Stavo cazzeggiando su un sito d’incon-
tri e mi è apparsa una finestra pop-up.
Sbircio la sua foto profilo. Moro, occhi
profondi, mascella squadrata, un bel
tipo. Lui, subito, diretto fa apprezza-
menti sui miei occhi blu, sui capelli
lunghi castani, sulle mie tette stratosfe-
riche. Ho delle belle tette, è vero. Sto al
gioco e, in poco tempo, la conversazio-
ne si fa rovente. Luca dice che si sbot-
tona i pantaloni, che si prende il suo
grosso pene in mano. È già bello duro,
mi fa sapere, lo faccio eccitare. Io allar-
go le gambe e inizio a toccarmi. Sono
bagnata, glielo dico. Lui allora si sca-
tena. Dice che mi metterebbe a caval-
L’incontro
on-line
www.piuincontri.com 11
cioni su un letto e mi penetrerebbe per
bene. Gli dico che sono quasi pronta e
lui mi da l’input finale. Ho un orgasmo
prorompente.
Io e Luca decidiamo di vederci. Giove-
dì pomeriggio a casa mia. Una escort
di Settimo può scegliersi i suoi orari.
Sento che con lui potrebbe funziona-
re, me lo dice la nostra conversazione
bomba online. Riguardo la sua imma-
gine, niente male! Per l’occasione in-
dosso un intimo sexy rosso perizoma e
reggiseno e un vestitino leggero. Fuori
non fa così freddo e poi noi staremo in
casa, penso. Alle 4 suonano alla porta.
Salto giù dal letto eccitata, deve essere
Luca! Un’ultima occhiata allo specchio,
mi sciolgo i capelli e rimango scalza,
sono abbastanza alta e slanciata anche
senza tacchi. Si? Domando al citofono
abbassando il tono di voce. Sono Luca,
risponde l’apparecchio con suono me-
tallico. Perfetto. Apro e attendo. Un
minuto sembra un’ora. Ne impiega tre
a salire le scale e arrivare al secondo
piano del palazzo. Lo aspetto sull’uscio,
appoggiata allo stipite della porta. Lo
vedo arrivare, mentre sale i gradini la
sua figura prende forma. Da lontano
sembra lui, gli sorrido. Ma poi quan-
do atterra sul mio pianerottolo il sor-
riso svanisce. Ma come? Dov’è finito il
mio cavaliere? Moro è moro. Su questo
non ci piove! Ma della mascella voliti-
va, degli occhi profondi non c’è trac-
cia. L’uomo che ho davanti ha la stazza
di un lottatore di sumo e il suo volto
gronda sudore. Quando mi saluta, mi
lancia una vampata di aglio da stende-
re un plotone di vampiri. Non riesco
a nascondergli la mia delusione. Lo
congedo con un “mi dispiace” e mi rin-
chiudo in casa. La prossima volta sarà
quella buona, mi dico per il momento
accendo la tv e guardo una puntata di
Ranma.
PiùIncontri
12
L’orologio segnava le sette. Era scoccata l’ora
X. Abbandonai i libri e corsi alla finestra, al
diavolo l’esame. Era novembre e a quell’ora
era buio pesto. All’epoca vivevo con i miei
e frequentavo l’università pubblica in città.
Durante la settimana, ogni sera, lei rincasa-
va sempre alle sette. Presi il binocolo, spensi
le luci e attesi impaziente. Con la solita pun-
tualità, la casa di fronte si accese. Dapprima
nell’ingresso, poi in soggiorno. Potevo segui-
re i suoi spostamenti nell’ombra e godermi
lo spettacolo senza pagare il biglietto. Ormai
conoscevo a memoria il rituale, ma non mi
stancavo mai di guardarlo. La osservai men-
tre appendeva l’impermeabile all’attaccapan-
ni, di solito sotto indossava un tailleur ele-
gante, una camicetta in tessuto leggero che
metteva in evidenza i seni procaci o una gon-
na che le stringeva i fianchi, scivolando come
un guanto sulle sue curve generose. Il marito
arrivava sempre tardi, restava a lavoro fino
alle otto, talvolta anche alle nove. Spesso, poi,
era via per lavoro, restava fuori casa anche
tutta la settimana. Lei si consolava con un
bicchiere di vino. Quella sera il suo partner
non sarebbe tornato. Oh, quanto avrei voluto
alleviarle quel senso di solitudine che le pesa-
va dentro. Ma era solo la mia immaginazione
a parlare. La verità è che io e la signora Duprè
non ci eravamo mai rivolti la parola. Tutt’al
più un cenno di saluto quelle rare volte che ci
eravamo incrociati. Regole di buon vicinato.
Però io la conoscevo, sapevo ogni cosa di lei.
A forza di osservarla avevo imparato le sue
abitudini e i suoi gusti. Sapevo che le piace-
vano il vino rosso e i porno. Che quando suo
marito non c’era, si masturbava davanti alla
televisione toccandosi con lentezza e abban-
donandosi al piacere. Sapevo che il giovedì,
usciva con le amiche, la venivano a prendere
sotto casa.
La signora Duprè aveva un’età indefinita tra
i trentacinque e i quarant’anni, nessun figlio,
e il viso e il corpo ancora giovani, anche se
ormai avevano perso l’innocenza da ragazzi-
na. Quella sera portava i capelli castani sciol-
ti, che le cadevano morbidi sulle spalle, un
rossetto rosso appena un po’ sbavato e una
camicia che lasciava intravedere il reggiseno
Le serate
solitarie
della signora
Duprè
www.piuincontri.com 13
in pizzo. Con il binocolo riuscivo a vederla
come se fosse stata ad un metro da me. Sen-
tii il battito del cuore accelerare. Ogni volta
la stessa storia, non riuscivo ad abituarmi a
certe emozioni. Mi eccitavo solo a vederla,
così mezza svestita. Si versò del vino, bevve
un sorso dal bicchiere e lo poggiò sul tavolo.
“È l’ora del bagno”, pensai, sbottonandomi i
pantaloni, e, infatti, come se fosse scattato un
timer nella sua testa, abbandonò il salotto e
salì le scale. La camera da letto si illuminò e
la guardai spogliarsi. Via la camicetta, via la
gonna e le calze. Porta-
va un completo di pizzo
bianco, con un reggise-
no a balconcino che le
faceva rimbalzare le
tette in avanti come due
mele sode. Con estrema
lentezza si liberò anche
della biancheria, rima-
se nuda e liscia. Spasi-
mavo per sprofondare
in quel ventre.
Rimasi ad aspettarla
mentre si rilassava tra
candidebollicine.Nem-
meno mi accorsi del-
le urla che mia madre
mandava dal piano di
sotto per informarmi che era pronta la cena.
Riluttante scesi, abbandonandola nella vasca
idromassaggio. Ingurgitai la cena più veloce-
mente possibile, con la scusa che dovevo an-
cora studiare e ritornai di sopra con qualche
foglia di insalata ancora tra i denti. Lei era
tornata in salotto e si era messa guardare un
porno. Aveva aperto le gambe appoggiando i
piedi sul tavolino e aveva preso a masturbar-
si. Io feci lo stesso…
La settimana successiva accadde un fatto in-
sperato e totalmente al di fuori di ogni mia
previsione. Avevo passato l’esame e con
Marco e Luca, avevamo deciso di festeggia-
re con pizza e birra. Una serata tranquilla tra
amici infra settimana. Quella sera dissi ciao
alla signora Duprè promettendole di tornare
il giorno dopo, puntuale alla solita ora, dalla
mia solita postazione. Marco doveva passare a
prendermi alle sette, alle sette meno dieci uscii
di casa e lo attesi sul vialetto. Non fecero in tem-
po a trascorrere 5 minuti che il cellulare suonò.
Era un messaggio di Marco, gli si era fusa la
macchina. Il suo catorcio non dava segni di vita.
Avrebbe chiamato Luca, dicendogli di passare
lui a prendermi. Si trattava di pazientare ancora
qualche minuto. In quel momento, un’auto nera
mi sparò i suoi fanali in faccia, poi svoltò a de-
stra e parcheggiò nel cortile di fronte. Era la si-
gnora Duprè! Puntuale come sempre.
Il cuore prese a battere più forte, pompava san-
gue dritto nella testa e io non capivo più nulla.
Sarei potuto tornare in casa a guardarla mentre
aspettavo Luca, tanto per ingannare l’attesa.
Ma in quel momento, una sagoma scura scese
dall’auto e invece che entrare in casa, venne
nella direzione opposta, verso il cancello ancora
aperto, verso di me.
Stefano! – era la sua voce che aveva pronun-
ciato il mio nome? – Ti chiami così, giusto? –
La signora Duprè era proprio davanti a me. Lei
in carne ed ossa, senza due lenti a separarci. I
capelli morbidi sciolti, l’impermeabile, il ros-
setto leggermente sbavato.
Come conosce il mio nome? – balbettai.
PiùIncontri
14
Tutto bene? – chiese con voce dolce mentre
posò il bicchiere sul tavolo e si accomodò sul
divano.
Non sapevo cosa aspettarmi…. Ti vedo agi-
tato – disse ancora sorridendo. – Vieni, siedi-
ti qui accanto a me – e mi fece segno con la
mano toccando la morbida superficie in pelle
rossa.
L’accontentai più perché non riuscivo a pen-
sare, piuttosto che per mio desiderio perso-
nale. Ero seduto a fianco della signora Du-
prè, potevo sentire il suo respiro, aspirare il
suo profumo, vedere con la coda dell’occhio
i suoi sensi che si abbassavano e si alzavano.
Stava succedendo tutto così in fretta. Doveva
trattarsi di un sogno.
Lei bevve un altro sorso di vino e si voltò ver-
so di me sorridente. Mi ritrassi leggermente
indietro per guardarla meglio. Non ero sicuro
di riuscire a controllare le mie azioni. Il sor-
riso della signora Duprè sia allargò. Allungò
la mano, sfiorandomi la testa. Il contatto mi
tolse il respiro.
Hai dei bei capelli – disse, giocando con
un ciuffo. Poi lo lasciò andare e guardandomi
dritto negli occhi mi toccò il petto. Trattenni
il respiro ancora una volta.
A quella mia reazione, la signora Duprè scop-
piò a ridere. Si stava divertendo con me. Av-
vampai. Lei tornò seria e levò la mano.
Ti dò fastidio? –
Scossi la testa deciso. Macché fastidio! Se
solo fossi riuscito a parlare, a dire quello che
provavo.
La signora Duprè sorrise di nuovo, questa
volta maliziosa. Poi si sbottonò la camicetta
mostrando il reggiseno a balconcino. Le tet-
te tonde sbalzate in aria chiedevano di essere
liberate. Dovevo essere color peperone, ma
lei non sembrò preoccuparsene. Prese con
delicatezza la mano destra che tenevo morta
lungo il fianco e la appoggiò con decisione
sui seni. Fu come ricevere una scossa. Una
Fu l’unica cosa che riuscii a dire. Proprio ora
che la signora Duprè mi stava parlando riuscii
soltanto a fare una stupida domanda!
Tua madre… è molto orgogliosa di te. Studi
medicina se non ricordo male – disse striz-
zando l’occhio con fare complice.
Chissà cos’altro aveva detto mia madre,
con quella linguaccia lunga che si ritrovava.
Adesso la signora Duprè pensava che io fos-
si un cocco di mamma, uno di quelli che a
vent’anni suonati vivono ancora in casa, e che
dipendono in tutto e per tutto dai loro genito-
ri. Volevo indagare su cosa sapesse, ma venni
anticipato.
Ti va di entrare? O aspetti qualcuno? –
chiese dal nulla lei.
Diceva proprio a me? Ero incredulo. La signo-
ra Duprè che spiavo segretamente da mesi, mi
invitava ad entrare a casa sua! Ero troppo sba-
lordito per rispondere.
Non ti preoccupare se hai un impegno, non
volevo… è che questa sera sono da sola a
casa e avrei gradito un po’di compagnia. Sai,
sono un’ottima cuoca! – sorrise imbarazzata.
La signora Duprè imbarazzata? Possibile?
Non ho nessun impegno – mi affrettai a dire.
– Sono libero, liberissimo. –
Lei sorrise con fare materno. Doveva pensa-
re che fossi tenero. Mi odiai per la mia insi-
curezza e la seguii lungo il viale, fino all’in-
gresso, dentro casa. Proprio quella casa, che
conoscevo come la mia, teatro dei miei sogni
erotici notturni, ma anche diurni. Appena en-
trati, la signora Duprè si tolse l’impermeabile
e mi aiutò a levarmi la giacca, poi andammo
in soggiorno e mi offrì un bicchiere di vino
rosso. Mentre portavo il bicchiere alla bocca,
gli occhi mi caddero involontariamente sul
suo decolté. Tra la scollatura della camicetta
nera intravidi la curva dei seni, doveva essere
morbido appoggiarvi la testa, al solo pensiero
mi girò il capo e un brivido mi salì lungo la
schiena. “Calmati!” mi dissi e, per scacciare
la tempesta ormonale che avevo dentro, scrol-
lai le spalle.
www.piuincontri.com 15
vò di lato il perizoma e senza fatica mi lasciò
entrare. Si chinò ancora una volta su di me,
baciandomi con passione e iniziò a muover-
si con lentezza. Il mio corpo pulsava di un
piacere improvviso mai provato. Era calda
e morbida dentro. Bagnata al punto giusto,
che mi muovevo con scioltezza. Ero stato con
un paio di ragazze fino ad allora, ma nessu-
na delle esperienze precedenti poteva essere
paragonata a questa. Poi all’improvviso, la
signora Duprè drizzò il busto e aumentò il
ritmo. Prese a cavalcarmi con violenza ansi-
mando. Un seno era scappato dal balconci-
no e sussultava libero ad ogni colpo. Lo af-
ferrai e glielo strinsi. Lei si sganciò i ferretti,
liberandosi dall’ingombro, le tette esplosero
piene e con i capezzoli turgidi. Li baciai e li
succhiai, mentre lei non la smetteva di ansi-
mare e di muovere il bacino su e giù. Dopo
poco venimmo entrambi. La abbracciai e
rimasi stretto a lei per qualche minuto, poi
mi rivestii e con la promessa di tornare, uscii
da casa. Luca mi aspettava davanti al vialet-
to, salii sulla sua Punto come se niente fosse,
ancora sconvolto per l’accaduto. Chissà se ci
sarebbe stato un secondo incontro.
lunga scossa, fui elettrizzato dal contatto. Non
riuscii a frenare l’impulso di premerla più forte
contro le tette. Erano morbide come avevo im-
maginato. Lei sembrò apprezzare quello slan-
cio spontaneo e mi baciò. Schiaffò le sue labbra
carnose con il rossetto un po’ sbavato sulle mie.
Fu un bacio umido, timido, e fremente. Mentre
mi baciava, fece scivolare le mani fino alla cin-
tura dei miei pantaloni. La aprì e aprì anche la
cerniera della lampo, poi infilò le mani sul mio
pacco già ingrossato. Mugulai. Non potevo cre-
dere che stesse succedendo. Ma lei era decisa
ad arrivare fino in fondo e staccandosi da me,
mi fece stendere sul divano. Mi sfilò i pantalo-
ni con una mossa veloce e mi liberò dei boxer.
Oddio, avevo quelli di Winnie the Pooh! Appe-
na li tolse, il membro schizzò in aria, come un
uccello pronto a spiccare il volo. Lei lo afferrò,
avviluppandolo nella sua mano e dimostrando
una certa destrezza, incominciò a muoverla su
e giù. Ero già arrivato al dunque, pronto a lan-
ciare scintille che lei si staccò improvvisamen-
te, lasciandomi sul più bello. Si alzò, bevve un
altro sorso di vino. Poi aprì la lampo della sua
gonna lasciandola scivolare fino a terra. Porta-
va delle autoreggenti nere, con i bordi di pizzo
e un sottile perizoma che non lasciava spazio
all’immaginazione. Si sedette su di me, solle-
PiùIncontri
16
Aveva quasi 40 anni. 39 e dieci mesi per
la precisione. Quei due mesi di avanzo
valevano come il diamante che le bril-
lava sull’anulare sinistro.
Lo tolse e lo lasciò scivolare nella ta-
sca interna della borsa. Era l’ora. Non
aveva bisogno di guardare l’orologio,
ormai il suo corpo lo sentiva quando
arrivava il momento. Ogni cellula del
suo corpo prendeva a vibrare e pul-
sare. Era il bisogno di evadere quello
che sentiva crescere dentro. Così, pun-
tuale, non aveva mai sgarrato una vol-
ta, alle sei spegneva il suo computer,
andava in bagno a cambiarsi e usciva
salutando con un sorriso la segretaria.
Aspettava il momento giusto per recar-
si alla toilette. Se c’era qualche collega,
aspettava cinque minuti prima di en-
trare. Poi sgattaiolava verso il wc più
lontano dalla porta e si chiudeva den-
tro. Via i vestiti finalmente.
Indumenti noiosi e falsi che
non dicevano niente di lei,
del suo corpo e di quello
che le stava accadendo. Si
spogliò con urgenza. Restò
nuda come mamma l’aveva
messa al mondo. Si prese un
momento per contempla-
re il suo fisico dall’alto dei
tacchi, le gambe slanciate
e ancora toniche, il ventre
piatto, i seni prorompenti e
il culo tondo quanto basta.
Poi si infilò l’impermeabile
e uscì.
L’aria di ottobre era piace-
volmente fresca. Mentre
camminava a passo svelto
per la strada, le si infilava
lasciva da sotto l’impermea-
bile e saliva accarezzandole
il ventre. Era eccitata.
Provava un senso di trasgressione e li-
bertà ad andare in giro così per la stra-
da. Quel leggero tocco la mandava su
di giri.
Poco più avanti c’era una fermata dei
taxi. Uno sostava in attesa di raccoglie-
re un passeggero. All’improvviso, deci-
se di mandare a monte i suoi piani per
la sera e di divertirsi un po’. Aprì leg-
germente l’impermeabile, mostrando
generosamente lo scollo. Quindi entrò
nel taxi con decisione.
Corso … al 15, per favore – disse re-
golando il tono della voce su una fre-
quenza bassa e calda.
Notò che l’autista la stava guardando
dallo specchietto frontale. Un lungo
momento in cui si sentì scannerizzata.
La cougar
con l’impermeabile
www.piuincontri.com 17
Decise di concedersi un sorriso com-
piaciuto. Finalmente accese il motore
e partì. Si immise sul viale imbotti-
gliato nel traffico. L’attesa sarebbe stata
più lunga del previsto, pensò. Perfetto!
Il suo piacere non poteva che cresce-
re. Era sempre più eccitata e divertita.
Avrebbe avuto tutto il tempo che vole-
va per giocare.
Lei adorava giocare. Andava matta a
stuzzicare gli uomini ignari. Lo scru-
tò meglio. Era giovane. Avrà avuto al
massimo venticinque anni. Muscoloso,
ben piazzato, con capelli e barba ben
rasati, proprio come piacevano a lei.
Nonostante fosse ottobre, portava una
maglietta a maniche corte, che metteva
in risalto due bicipiti perfettamente de-
lineati. Una goduria!
…Si morse le labbra, un movimento
involontario che faceva quando deside-
rava seriamente qualcosa, o qualcuno.
Andava fiera della sua bocca carnosa
e sapeva bene l’effetto che poteva fare
sugli uomini. Si sciolse i capelli. Una
lunga cascata di morbidi capelli neri le
scivolò lungo le spalle. Lei piegò il capo
leggermente di lato per tirarseli da una
parte, alcune ciocche finirono nella
profonda scollatura dell’impermeabile.
Lui la stava guardando? Alzò gli oc-
chi e nello specchietto i loro sguardi si
incontrarono. L’autista arrossì violen-
temente e prese a fissare la strada con
ostinazione.
Aprì la borsa e iniziò a mettersi un ros-
setto rosso accesso. Movimenti precisi
e noncuranti. Tese le labbra in avanti
aprendole leggermente e fissando uno
specchietto che teneva sempre con sé,
si passò il trucco sulle labbra. Lo guar-
PiùIncontri
18
dò di sottecchi, la fissava ancora. Pote-
va andarci più decisa con lui? Con gli
anni aveva imparato a capire chi sareb-
be stato al gioco e chi no. Ma lui era
sfuggente anche se non poteva scappa-
re dal suo fascino.
Non poteva rischiare subito. Aveva una
posizione prestigiosa, non poteva gio-
carsela per un capriccio! Giocò la sua
ultima carta.
Le dispiace? – chiese sporgendosi in
avanti e pigiando sul pulsante di accen-
sione della radio con un dito accurata-
mente laccato. Nel farlo, piazzò la sua
bocca vicino all’orecchio di lui e sus-
surrò – cosa ti piace ascoltare?
Lui deglutì visibilmente guardandola
con la coda degli occhi.
Poteva fidarsi?
Lui in tutta risposta appoggiò il dito
sopra il suo e schiacciò il pulsante fino
a che non trovò una canzone giusta.
Poteva fidarsi. Si lasciò cadere indietro
sul sedile. Appoggiò la schiena e rivol-
se indietro la testa. L’impermeabile si
tirò sullo scollo, scendendo ancora più
a fondo. Era chiaro ora che non porta-
va niente sotto. Fece scorrere il dito che
lui le aveva toccato dall’attaccatura del
collo fino al decolté. Avanti e indietro.
Giù e su. Respirò a fondo e il suo ventre
si alzò e si abbassò in un movimento
sinuoso.
Il taxi svoltò a destra con un movimen-
to brusco. Per un attimo ebbe paura di
aver capito male. Ma poi si accorse che
la direzione era quella giusta e si rilas-
sò. Sentì un tocco caldo all’altezza del
ginocchio. Era la mano destra di lui ap-
poggiata sulla sua coscia. Ebbe un fremi-
to delizioso. Non riuscì ad aspettare oltre.
Aprì le gambe di scatto e infilandosi una
mano tra le cosce, iniziò a masturbarsi
con voglia. Era bagnata e gemeva. Lui le
teneva la mano ferma sulla gamba, come
ad accertarsi che non si trattasse di un
sogno, poi la fece scivolare leggermente
in avanti come per aiutarla.
Voleva giocare anche lui, pensò tra i ge-
miti e infatti, la macchina svoltò in un vi-
colo cieco. La strada era deserta, la vide
attraverso gli occhi annebbiati. L’auto si
fermò. Lui si voltò lentamente a guar-
darla. La fissava senza muoversi. Il suo
sguardo si perdeva tra le sue gambe di-
varicate. Scivolò ancora più giù lungo il
sedile per lasciarsi vedere meglio. Le dita
giocavano con il clitoride e il suo copro
sussultò. Ah! Non ce la faceva più, era
estenuante.
Finalmente sentì una presenza estranea.
Le dita calde di lui si insinuarono tra le
sue, si fecero largo tra le labbra e si mos-
sero con agilità dentro e fuori. Il suo re-
spiro accelerò. Avanti così, pensò. Lui si
bloccò improvvisamente, come se indu-
giasse.
Non ti fermare! – gridò in un gemito.
Allora lui riprese con più foga fino a
quando non venne in un lungo sussulto.
Rimase per qualche attimo sdraiata sul
retro del taxi. Lui si accese una sigaret-
ta in silenzio prima di riportarla a casa.
Mentre stava uscendo, le lasciò il suo nu-
mero.
Mi chiami quando le serve un passaggio
– disse e si concesse a sua volta un sorri-
so compiaciuto.
www.piuincontri.com 19
Lo incontro a Firenze. Per puro caso.
Io e Marco abbiamo deciso di partire
un paio di giorni prima e siccome la
sua chiamata non è arrivata, tanto vale
passare al piano B.
Giovanni non ha perso un goccio del
suo fascino. Moro, occhi azzurri, e un
fisico notevole. Era un anno che non lo
vedevo.
Lui mi riconosce dall’altra parte del-
la piazza e subito mi vene incontro.
Quando ci raggiunge, sembra felice di
vedermi. Mi saluta con un caloroso ab-
braccio, al quale io rimango fredda e
distaccata.
Che ci fai qui? – domanda come se ci
fossimo visti ieri.
Aspetto una tua chiamata per venire a
Milano a trovarti – ribatto io ironica.
Mi sei mancata – dice ignorando la mia
battuta.
Lui è Marco, il mio ragazzo – dico
sviando il discorso e scoprendo le mie
carte.
Giovanni ci invita per un caffé, ci por-
ta in un baretto di sua conoscenza e
offre lui. Chiacchieriamo tutti e tre,
un’ora dopo sono nel suo appartamen-
to. Lavora qui per un mese e l’azienda
gli ha trovato un alloggio, umile e de-
cisamente da sballo! Ho detto a Marco
che andavo ad una mostra di sculture
del 1400. A lui queste cose non interes-
sano, adesso starà gironzolando per la
città, forse entrerà in qualche negozio
o andrà in albergo a riposarsi.
Per me non c’è riposo invece. Giovan-
ni mi fissa mentre sono seduta sul suo
divano di ecopelle bianca. Uno di quei
comodi divanoni ad elle in cui schiac-
cerei volentieri un pisolino.
Sei bellissima, – dice Giovanni e si ac-
covaccia vicino a me. – Ho voglia di
guardarti.
Io resto immobile aspettando la sua
prossima mossa. Ho smesso di pensa-
re quando sono con lui, mi sono arresa
all’evidenza che perdo ogni ragione.
Posso guardarti? – mi chiede come se
non conoscesse già la risposta.
Annuisco.
Allora alzati il vestito fino alla vita e to-
gliti le mutandine.
Eseguo e appoggio il sedere sulla super-
ficie fredda del divano. In questa posi-
zione mi sento esposta, alla sua mercé,
completamente esposta.
Ora allarga le gambe, così che possa
guardare meglio. Mi piace quando ti de-
pili totalmente – dice con un sorrisetto
soddisfatto notando il mio disagio.
Mi guarda attentamente senza toccar-
mi insistente e io, pian piano, sento il
pudore svanire e il desiderio salire da
in mezzo alle cosce.
Vuoi qualcosa da bere? – e senza aspet-
Le sfere
magiche
PiùIncontri
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tare una mia risposta mi porta un bic-
chiere di prosecco. – Buono, vero? Lo
produce un mio amico qui vicino – dice
mentre porto il bicchiere alle labbra e
lui continua a tenere gli occhi puntati
verso il basso, là dove le mie nudità se
ne stanno a prendere aria.
Molto.
Capisco che ha voglia di prendermi, lì,
adesso. Ma non lo fa. Sparisce di nuovo
e torna con un cofanetto blu. – Vorrei
fare una prova se ti va. – è sempre stato
paziente, bravo ad aspettare.
Sono tutta orecchi.
Apre il cofanetto e mi mostra il conte-
nuto. Si tratta di due piccole sfere me-
talliche attaccate l’una all’altra da un
sottile cordino.
Ora ti infilo queste dentro e poi andiamo
a vedere la mostra di scultura assieme.
Che ne dici?
L’idea mi stuzzica. Lui senza aspetta-
re una risposta, per la seconda volta,
procede. Giovanni è troppo abituato al
mio consenso e sa già che lo seguirò in
ogni sua decisione. La mia impotenza
davanti alla sua volontà mi infastidi-
sce, ma per quanto io faccia non riesco
ad oppormi.
Intanto con il pollice e l’indice mi ha
aperto le labbra, mostrando alla luce
tutta l’eccitazione. Lentamente prende
una sfera e la introduce nel mio corpo
indugiando proprio all’inizio. Il metal-
lo freddo mi fa sussultare e la mia vo-
glia aumenta. Ripete poi la stessa ope-
razione con l’altra pallina. Quando ha
finito, mi richiude le gambe e tira giù
la gonna del vestito.
Mentre cammini ti conviene stringere i
muscoli se non vuoi che scivolino fuori –
mi avverte mentre stiamo uscendo.
Il palazzo che ospita la mostra dista po-
chi minuti a piedi dalla casa di Giovan-
ni. Cammino con circospezione, muo-
vo i passi come se stessi camminando
sulle uova. Intanto sento le palline che
Giovanni mi ha infilato muoversi den-
tro di me e mi eccito, l’idea di questo
nostro segreto mi eccita tremenda-
mente e più succede più la sensazione
diventa piacevole e un dolce calore ini-
zia a muoversi tra le gambe.
Una scultura contorta in marmo attira
la nostra attenzione, sono due giova-
ni amanti avvinghiati, colti nell’estasi
dell’Amore. Mentre ci soffermiamo a
guardarla, Giovanni senza farsi notare
da altri visitatori, si avvicina da dietro
e coprendomi con il suo corpo, infila
una mano tra le mie gambe. Avverto
la sua mano calda tra le cosce e le due
sfere che tengo nel corpo si muovono,
provocando una sensazione di inten-
so piacere che mi coglie di sorpresa
lasciandomi senza fiato. Il terrore che
qualcuno possa vederci non fa che ac-
crescere la mia eccitazione. Sento un
formicolio al basso ventre, oh cavoli,
non ce la faccio più! Voglio correre su-
bito in bagno e finire il lavoro.
Giovanni nota il mio disappunto e sor-
ride.
Vieni andiamo via di qui, ti desidero
come non mai – sussurra al mio orec-
chio leggendomi nei pensieri.
L’amore con Giovanni non è mai sta-
to dolce. Mi strappa le sfere dal ventre
facendomi urlare di piacere e subito
mi prende con foga. In breve veniamo
tutti e due, e subito dopo lui cade ad-
dormentato. Io, invece, devo tornare
da Marco, chissà dov’è, chissà quando
rivedrò Giovanni, se lo rivedrò. Esco
un’altra volta silenziosa dalla sua vita,
ancora ebbra e stordita di piacere e mi
appresto a ritornare alla mia vera vita e
da Marco.
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La sento respirare lentamente ad un
paio di metri da me. La desidero come
non mai. Un incontro così a Torino,
non me lo sarei mai aspettato.
Vedo il suo ventre spostarsi appena nel-
la penombra della stanza e il suo seno
seguirlo. Un movimento impercettibi-
le, ma che i miei occhi famelici riesco-
no a cogliere, mentre scrutano la sua
sagoma sensuale veleggiare nell’oscuri-
tà come una bellissima apparizione.
Siamo in una stanza di albergo, un al-
bergo di lusso nel cuore di Torino e
questo incontro è tutto ciò che deside-
ro per questa notte.
L’ho vista per la prima volta questa sera,
durante la cena d’affari a cui entrambi
abbiamo preso parte, ma sono mesi che
la sua voce sexy mi tormenta al telefono
e poi continui scambi di mail. La prima
volta che ho udito quella voce è stato
quando ho chiamato il commercialista
dell’azienda per chiedergli un’informa-
zione sulle importazioni estere.
Una scintilla si è accesa. Dovevo senti-
re quella voce di nuovo!
Lena è la rappresentazione della sua
voce. Alta, mora, occhi grandi e pro-
fondi, una bocca che scrive silenziosa
la parola seduzione.
E ora è qui, nella mia stanza.
Con un movimento lento, alza il brac-
cio e si porta la mano sopra la spalla,
poi con le dita lunghe e sottili fa scen-
dere la spallina dell’abito. Il vestito ros-
so scivola fino a terra e i miei occhi
puntano i fianchi snelli che emergono.
Il mio respiro accelera. La voglio.
Voglio stringerla tra le braccia e farla
mia. Voglio sentirla urlare e godere.
Non riesco più a trattenermi e vado
verso di lei, con un gesto selvaggio le
strappo il reggiseno e la butto sul letto.
Lena è focosa, mi attira a sé e inizia a
baciarmi con passione. Il suo ventre ha
un fremito di piacere quando la sfioro
in mezzo alle gambe.
Lei mi slaccia i pantaloni e fa scivolare
una mano sotto i boxer, prendendolo in
mano. Tra le sue braccia mi sento come
un adolescente alle prime armi che non
sa gestire la propria eccitazione.
Le tolgo il perizoma e con un gesto ve-
loce la penetro, dalle sue labbra esce un
gridolino di piacere.
Io esulto silenziosamente, mentre mi
muovo con foga aumentando il ritmo.
Alla fine veniamo insieme e cadiamo
addormentati sul letto, abbracciando-
ci.
Quello che è stato l’oggetto del desi-
derio per mesi è finalmente diventato
mio.
Una notte
di desiderio
PiùIncontri
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Ciao, sono Martina, vivo a Torino e sono una escort. Una fantastica e bellissima
escort alta e snella, dalla chioma lunga color cioccolato e dagli occhi penetranti.
Amo il mio lavoro per la libertà che mi permette e per gli incontri che mi offre. Ho
un caratteraccio, sono lunatica, ipersensibile e vanitosa. Adoro i bei vestiti, i pistac-
chi, il caffé lungo e la musica latina. Infondo dentro sono un po’ tamarra, quando
sono in macchina, mi piace ascoltare la radio a tutto volume! Non sopporto la Nu-
tella, la volgarità e la maleducazione per tutto il resto penso che potremo arrivare
ad un compromesso.
Sta venendo, lo capisco dal suo sguardo perso e lontano. C’è quasi, così aumento il
ritmo, gli lascio cinque secondi e poi, slam! Si affloscia sopra di me e ci rimane a
peso morto. Odio quando lo fanno! A malapena riesco a respirare. Subito glisso, –
scusami caro, devo andare un attimo in bagno – e scivolo fuori dal letto e mi infilo
sotto la doccia.
Quando torno è pronto per un secondo round e siccome non è malaccio sotto le co-
perte, lo accontento con slancio. Questa volta prendo il controllo e mi piazzo sopra
di lui con un’agile mossa onde evitare conclusioni poco piacevoli. Non protesta e io
arrivo subito al sodo. Mi muovo al galoppo presa dalla gioia irresistibile del buon
sesso e non ci metto molto a venire. Anche lui, sotto la mia foga, mi afferra i seni e
ci immerge il viso e dopo poco… Slam!
Io sono Martina
e di mestiere faccio la escort
Le avventure
di Martina
www.piuincontri.com 23
Cado al suo fianco esausta e quasi mi appisolo, quando sento l’odore irritante del
fumo e apro scocciata un occhio. Lui mi guarda sorridendo e inspirando una lunga
boccata. I suoi occhi sono dolci e soddisfatti e io mi sforzo per sollevare le labbra
verso l’alto e rispondere con il mio sguardo più felice.
– Martina, mi sono trovato proprio bene con te – dice quando ci siamo rivestiti, – per
questo avrei una richiesta da farti.
– Sentiamo.–
Lui abbassa gli occhi e sembra imbarazzato. È un omone grande e grosso, con una
posizione di tutto rispetto all’interno di una famosa multinazionale. La sua figura mi
sovrasta, ma adesso sembra così buffo mentre non osa neppure guardarmi.
– È da qualche tempo che ho una fantasia e solo tu puoi realizzarla. Se mia moglie lo
sapesse chiederebbe il divorzio immediatamente!
Arriva al dunque?
– Vedi mi piacerebbe che tu usassi un po’ di forza con me. –
– Vuoi che sia più aggressiva? – domando senza capire.
– Sì, qualcosa del genere. Mi piacerebbe che mi dessi qualche ordine, che mi dicessi cosa
fare…–
Inizio a capire che cosa ha in mente. – Vuoi essere sottomesso? – sputo fuori.
– Esatto! Sapevo che avresti capito! E puoi farlo?–
Posso farlo? Penso di sì. Rispondo che ci devo pensare e che mi farò risentire.
Lo richiamo il giorno dopo. Mi sento pronta per questa avventura e fisso un appun-
tamento per il giovedì seguente, a casa mia alle 13:00. Mi preparo con cura all’in-
contro, mi iscrivo ad una chat di slave master, mi informo sull’argomento, compro
una tutina in latex e stivali alti fino al ginocchio per il vestiario, poi mi procuro un
frustino e un paio di manette al sexy shop di fiducia.
Quando arriva giovedì sono pronta! La tutina di latex mi sta da urlo e mi sento una
vera dominatrice , non vedo l’ora di provare il mio nuovo giochino che sta arrotolato
su una sedia. Si presenta in abiti da ufficio e noto in lui una scintilla nuova negli oc-
chi quando mi vede: è seriamente eccitato! Decidiamo assieme la safe word come si
dice in gergo e il gioco ha finalmente inizio!
La mia voce si abbassa subito di due toni mentre scandisco le parole: spogliati e met-
titi a quattro zampe.
Lui ubbidisce e inizia a sbottonarsi la camicia.
– Come si dice? – chiedo severa bloccandolo.
– Sì, padrona. –
– Molto meglio, riprendi pure… schiavo.–
Con un gesto rapido prendo il frustino, mentre sento qualcosa impossessarsi di me,
è un senso di euforia mai provata prima. Ho in mano la situazione e so esattamente
cosa voglio fare!
Dunque procediamo con ordine. La mia vittima si è denudata e si trova a quattro
zampe sul mio pavimento. Con un gesto lento e deciso, avvicino lo stivale al suo viso
PiùIncontri
24
– leccalo! – ordino.
E lui ubbidiente apre la bocca e inizia a passare la lingua
sulla superficie liscia della scarpa.
– Mettici più impegno!–
E lui aumenta il ritmo delle slinguate. Ma siccome non
mi sento soddisfatta alzo il frustino e inizio a batterlo
sulle sue natiche con la giusta dose di fermezza.
– Dì che sono la tua unica padrona!–
– Sei la mia unica padrona!–
– Ancora! – e dò altri colpi.
– Sei la mia unica padrona e signora! – grida lui.
Incredibile, quanto possa essere eccitante indossare un
tutino di latex e tenere in mano un frustino! Mi sento
potente! Ogni timore è scomparso. Il ruolo mi è entrato
come un guanto.
Ho trascorso un’ora che non dimenticherò facilmente.
Non so se ripeterò l’esperienza, per ora ho appeso nell’ar-
madio la tutina in latex e ho riposto il frustino nel cas-
setto delle meraviglie, prima o poi vi racconterò del mio
cassetto… ma questa è un’altra storia!
A presto
baci a tutti
Martina
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Ciao, sono Martina, vivo a Torino, sono
una escort e... non mi dilungo nella de-
scrizione. In fondo mi conosci già!
Il cassetto delle meraviglie ha risveglia-
to più curiosità di quante potessi im-
maginare. Il mio cassetto… più che un
cassetto è un cassettone, incastrato in
un vecchio mobile che ho portato via
da casa di mia nonna quando è manca-
ta. Non è antico, solo vecchio, ma io ci
sono affezionata, da bambina quando
giocavo a nascondino con mio fratello
era il mio nascondiglio preferito, e per
quanto sia ingombrante non ci penso
proprio a buttarlo via!
Faccio fatica ad aprirlo e per richiuder-
lo devo tirare un calcio ben assestato,
chi ne scorgesse il contenuto pensereb-
be che si tratta di un mucchio di cian-
frusaglie, e forse è proprio quello che
sono, ma per hanno un significato spe-
ciale. Ogni oggetto contenuto nel mio
cassetto delle meraviglie corrisponde
ad una mia prima volta. La prima casa
in affitto, il primo volo in aereo, la pri-
ma visita a Roma, il primo ragazzo… e
la prima volta che sono stata pagata per
le mie prestazioni.
Già, quella prima volta di cui vi voglio
raccontare oggi. Avevo 17 anni. Sì, lo
so, non ero ancora maggiorenne, ma
per poco e poi nessuno mi ha costretto
a fare niente che non mi andasse. Ave-
vo 17 anni e tanta voglia di rendermi
autonoma e di andarmene di casa. Al-
lora ero al quarto anno di liceo e dopo
lezione, io e la mia amica Joanna tra-
sferivamo il nostro sedere tra un bar lì
vicino e il centro commerciale. Joanna
si era trasferita in Italia sei anni pri-
ma, era più alta di me di una spanna e
aveva lunghissimi capelli biondi e una
parlantina micidiale che condiva con
un pesante accento americano.
Di studio non se ne parlava. Era il pri-
mo trimestre, io iniziavo ad aprire i li-
bri ad aprile per recuperare in tre mesi
tutte le materie, eccetto fisica. Quella
proprio non mi andava giù, ma per
una materia sotto non rischiavo certo
la bocciatura. Quindi passavamo i po-
meriggi a bighellonare mentre i nostri
genitori erano a lavoro.
Quel giorno ero particolarmente svo-
La stecca
da biliardo
Le avventure
di Martina
PiùIncontri
26
gliata. Mi accasciai al tavolo e ordinai
una coca. Joanna, invece, era più vispa
che mai, e impugnata la stecca, iniziò
una partita a biliardo contro Joanna.
Posizionava la stecca, si sdraiava sul
tavolo per prendere la mira, scoccava
e si rialzava seguendo il percorso della
bilia. Quel giorno indossava una mini-
gonna molto corta che metteva in ri-
salto le sue lunghe gambe e quando si
piegava sul tappeto verde le si intrave-
devano le mutandine viola che indossa-
va. Ben presto l’attenzione degli avven-
tori del bar era tutta per lei e per il suo
fondoschiena. La mia amica sembrava
del tutto ignara dell’effetto che faceva
sugli uomini. Solo io avevo notato con
che insistenza la stavano fissando. Tut-
ti aspettavano che lei si chinasse per
non perdersi lo scivolio della gonna
verso l’alto e la comparsa di quel lem-
bo di stoffa viola. Mi alzai per dirglielo,
quando un uomo sulla quarantina si
alzò anche lui dirigendosi verso Joan-
na. Arrivammo assieme al tavolo.
Mi piacerebbe fare una partita con te –
disse l’uomo rivolto a Joanna.
Lui era alto, ben piantato, testa rasata e
occhi azzurri. Niente male. Portava una
maglietta che faceva risaltare i muscoli
e un paio di jeans stracciati.
Joanna accettò forte degli insegnamen-
ti dello zio. La prima partita la vinse
l’uomo, la seconda Joanna. Tutto il bar
li stava guardando e io, appollaiata su
uno sgabello tifavo per la mia amica.
Hai finito? – gli chiese Joanna, pron-
ta per la bella, quando l’uomo posò la
stecca ed estrasse dalla tasca dei panta-
loni il pacco di sigarette.
Esco a fumare, poi riprendiamo. Volete
venire? – intendendo anche me.
Uscimmo e l’uomo ci porse il pacchetto.
Accettammo l’offerta e prendemmo la si-
garetta. Io e Joanna fumavamo saltuaria-
mente allora, lo facevamo più per atteg-
giarci da donne vissute che per un reale
piacere di aspirare tabacco.
Per l’ultima partita, ti andrebbe una scom-
messa? – chiese l’uomo di punto in bian-
co.
Che tipo di scommessa? – Joanna andava
pazza per le sfide ed era già pronta.
Se vinco io, tu e la tua amica venite a casa
con me, se vinci tu, sarò il tuo autista per
un mese.
L’uomo si era espresso senza mezzi ter-
mini e noi rimanemmo interdette, la po-
sta in gioco era alta e avere un autista per
un mese tutto per noi, che non avevamo
ancora la patente, era un’idea allettante.
Vero, che, se avessimo perso, ci aspetta-
va un incontro a tre con un perfetto sco-
nosciuto. Lui non era male e io e Joanna
non eravamo di sicuro alle prime armi in
fatto di uomini, ma una cosa del genere
non l’avevamo mai fatta! Eravamo pron-
te? L’uomo aspettava fumando in silenzio
e guardandoci. Dopo una veloce consul-
ta, accettammo.
Vedo che siete tipe toste, – disse, – Io sono
Davide –
Io Joanna, e questa è la mia amica Mar-
tina.
Per tutta la partita la gonna di Joanna si
alzò ed abbassò, mostrando le mutandi-
ne viola. Ora l’uomo le guardava spudo-
ratamente, con gli occhi di chi sa che tra
poco potrà metterci le mani sopra. Mi ero
già pentita di avere accettato, anche se
una parte nascosta di me, sperava che la
mia amica perdesse. Lo sentivo, un senso
di eccitazione che pulsava dentro e che
provavo a reprimere. Joanna era sicura di
www.piuincontri.com 27
sé, ma questo non bastò a farla vincere.
La partita altalenava tra una buca di lui e
una di lei, ma alla fine lui la spuntò con un
tiro da maestro, che evidentemente aveva
tenuto in serbo per l’occasione. Pagò le
nostre bibite e insieme lasciammo il bar.
Solo quando fummo fuori mi accorsi che
Joanna teneva ancora in mano la stecca
del biliardo.
E quella? – le chiesi.
Lei scoppiò a ridere e fece spallucce. Jo-
anna era così, euforica e matta. Comple-
tamente.
Salimmo su un
pick up verde
scuro. Tutti e
tre stretti da-
vanti. Davi-
de, Joanna e
io. Durante
il tragitto dal
bar a casa di
Davide, la sua
mano finì sul-
la coscia di Jo-
anna. La mia
amica mi pre-
se la mano e la
strinse, poi mi
diede un ba-
cio. Iniziam-
mo a baciarci, mentre la mano dell’uomo
saliva lungo la coscia di lei. Quando ci
fermammo, la mano di Davide era den-
tro alle mutandine di Joanna.
Quanto le ho desiderate! – disse.
Viveva in un appartamento nella zona
popolare della città, arredato con mobili
vecchi, ma pulito e tenuto in ordine.
Volete qualcosa da bere? Ho della coca in
frigo.
Mentre preparava i bicchieri, Joanna or-
mai eccitata riprese a baciarmi e piano
mi sbottonò la camicetta che indossavo,
lasciandomi in reggiseno. Poi fece scivo-
lare verso il basso la cerniera dei jeans e
ci affondò la mano. Aveva un tocco de-
licato che mi mandò in estasi. Davide,
vedendoci, si avvicinò, senza riuscire a
contenersi sollevò di scatto la gonna alla
mia amica e le scostò le mutandine. Jo-
anna si piegò in avanti per assecondarlo
e lui, abbassatosi i pantaloni entrò dentro
di lei. Eravamo una catena perfetta. Joan-
na iniziò ad an-
simare sotto i
colpi dell’uomo
e intanto conti-
nuava a stimo-
larmi. Io rag-
giunsi in fretta
l’orgasmo ecci-
tata dalla vista
di noi tre che
lo facevamo.
Quindi iniziai a
stimolare la mia
amica e Davide
a mia volta fino
a quando non
vennero. Fu ve-
loce, ma inten-
so. Chiacchie-
rammo ancora un po’ seduti sul divano
come buoni amici, poi Davide ci riportò
a casa e al momento di salutarci ci lasciò
un centinaio d’euro. Fu in quel momento
che vidi la stecca abbandonata sul sedi-
le del pick up. Joanna non la voleva più,
così la presi io.
Ecco qui svelato il primo oggetto del mio
cassetto delle meraviglie.
A presto altre storie!
Martina
PiùIncontri
28
Ciao, sono Martina e ho voglia di con-
dividere con te un altro dei miei rac-
conti...
Mi dice di portarmi il costume e un
vestito elegante, poi riattacca e io ini-
zio a gustarmi il nostro incontro. É
un cliente storico, molto affezionato a
me. Un bell’uomo, forse un po’ datato,
ma comunque affascinante. Mi tratta
come fossi la sua regina e a me piace
stare al gioco e poi, ogni volta che fis-
sa un appuntamento, finisco sempre in
un posto da sogno. Con lui sono stata
a Venezia a giocare ai tavoli del casinò
storico, ad un party esclusivo su un at-
tico a Milano, a Parigi per una serata
di beneficenza. Chissà dove mi porterà
questa volta! Non sto più nella pelle. È
solo mercoledì e inizio a preparare la
valigia, prenoto l’estetista e il parruc-
chiere per venerdì e chiamo i clienti
con cui mi ero impegnata per il fine
settimana.
Ci troviamo all’aeroporto venerdì sera,
e viaaa! Si parte! Destinazione: Ibiza.
Chi l’avrebbe immaginato! Atterriamo
un paio di ore dopo, e un’auto elegan-
te ci accompagna all’hotel, un posto
da sogno, dai mosaici alle pareti, dagli
enormi divani soffici e con una piscina
strepitosa dotata di cascata rilassan-
te per massaggi al collo e alle spalle.
La nostra suite non è da meno. Non
ho mai visto una stanza d’albergo così
grande! Tutta sui toni del blu e dell’az-
zurro, con una vasca idromassaggio in
bagno e una terrazza che cade a picco
sulle scogliere dell’isola.
Assaggio di un weekend
sexy ad Ibiza
Le avventure
di Martina
www.piuincontri.com 29
Stasera grande festa, preparati! – mi dice
Maurizio, senza neppure darmi il tem-
po di guardarmi attorno. – Ah, porta il
costume! – grida da sotto la doccia.
La stessa auto ci accompagna in una
villa lussuosissima. È mezzanotte pas-
sata. All’ingresso, conosco Marco, il
proprietario, un uomo interessante dal
capello brizzolato e dal fisico atletico.
Ci dice di lasciare i vestiti nell’ingresso
e così facciamo, resto in costume. Un
intero molto sexy che lascia la schie-
na totalmente nuda e la cui scollatura
arriva giusta giusta alle fossette del se-
dere. Sono una bomba, modestamente.
Marco non mi scolla gli occhi di dosso
mentre ci fa strada per il corridoio della
sua umile dimora. Gli ospiti sono tutti
in piscina, una bellissima vasca che si
affaccia sulla baia. Uomini e donne tut-
ti in costume, che sorseggiano cocktail,
che fanno il bagno, che si rilassano
nell’idromassaggio, che chiacchierano
sulle sdraio. Questo ad un primo sguar-
do. Ogni cosa è avvolta nella penombra,
le uniche luci sono quelle soffuse della
vasca, che però lasciano lunghe ombre
tutt’attorno rendendo poco visibili gli
invitati. Mi ci vuole qualche minuto
perché gli occhi si abituino all’oscuri-
tà. Ma quando finalmente lo fanno, le
meraviglie di quel luogo si svelano. In
acqua ci sono alcune coppie intente a
massaggiarsi intimamente e a scam-
biarsi baci profondi l’un l’altro. Sulle
sdraio altri fanno sesso senza inibizio-
ni e nell’idromassaggio sembra che stia
avendo luogo una vera e propria orgia.
Una scenetta invitante, penso. Sono ar-
rivata nella casa della libido?
Scusami se non ti ho detto niente prima,
volevo che fosse una sorpresa – mi sussur-
ra Maurizio all’orecchio. – Te la senti? –
Cosa posso dirgli? Avrei preferito che me
lo facesse sapere prima. Ma adesso è tardi
per tirarsi indietro, quindi mi volto verso
Maurizio e lo bacio sulla bocca sorriden-
dogli, poi lentamente mi tolgo il costu-
me e lo lascio scivolare fino alle caviglie.
Così, perfettamente nuda mi immergo
nell’acqua assaporando le sensazioni del-
la pelle a contatto con il liquido fresco.
Poco dopo sento due grandi mani affer-
rarmi i fianchi, mentre un’altra mi apre le
cosce e si intrufola dentro di me. Avviene
tutto in modo rapido, senza preavviso. I
miei due accompagnatori mi prendono
in simultanea, senza lasciarmi scampo.
Gemo di piacere mentre Maurizio mi
penetra da dietro e Marco continua a sti-
molarmi davanti, in breve raggiungo l’or-
gasmo. Poi si danno il cambio. Maurizio
si arrampica sul bordo piscina, e il suo
grosso membro mi sballonzola proprio
davanti al viso. Così lo prendo in bocca
e inizio a farlo gemere, mentre Marco
accelera il ritmo delle spinte. Sempre di
più, sempre di più, fino a quando non ve-
niamo assieme.
Andiamo a rilassarci nell’idromassaggio,
ma rimaniamo in disparte e non prendia-
mo parte al festino che sta avendo luogo.
Tre donne e due uomini impegnati a dar-
si piacere l’un l’altro.
… il week end è appena iniziato e non
finisce qui. Sono tutta eccitata per questa
serata da brivido! Tranquilli, miei fedeli
lettori vi farò sapere com’è andata a fini-
re.
Baci,
Martina
PiùIncontri
30
Ciao, sono Martina, e sono tornata do-
menica sera da Ibiza raggiante ed ab-
bronzata. Il lunedì vorrei passarlo nel
letto a dormire per quelle due notti sal-
tate di cui il mio fisico mi sta chieden-
do gli interessi.
Nulla da fare. Una escort quasi per bene
non ha tempo per oziare sonnacchiosa
nel suo soffice lettone, il lunedì matti-
na deve organizzare la settimana come
ogni bravo manager dedito al suo la-
voro. Io, però, non ho nessuna segre-
taria che mi ricorda gli appuntamenti
rincorrendomi per il corridoio.
Così, eccomi al tavolo, agenda e penna
in mano ad organizzare post-it appic-
cicati sul frigo. Non vi torna qualcosa?
Una escort con un calendario di lavo-
ro non ve l’aspettavate, eh? Certe volte
mi stupisco anch’io di me stessa! Ma se
può tranquillizzarvi e riportare l’ordine
nel vostro universo, questa non è sta-
ta una mia idea. È stata sua, dell’uomo
con la pipa. Alfred, quell’accento ingle-
se pazzesco, e quel fascino disinteres-
sato e distaccato.
Conservo un pezzo di lui nel mio “cas-
setto delle meraviglie”. No, non si tratta
di un arto, non vi spaventerò con sor-
prese alla Hannibal Lecter. Alfred mi
ha regalato la sua pipa prima di andar-
sene e un agenda, la mia prima agenda.
La pipa la conservo ancora nel cassetto,
mentre l’agenda è stata sostituita con
tante altre. Significa che ho tanti ap-
puntamenti e anche, che è passato mol-
to tempo dall’ultimo nostro incontro.
Quell’uomo era capace di accendere in
me il fuoco della passione come nes-
suno è mai riuscito a fare. Ogni volta
che mi guardava negli occhi, bruciavo
dentro. Con lui mi sentivo nuda, un
bel paradosso per una che si fa vede-
re spesso senza vestiti da perfetti sco-
nosciuti. Davanti ad Alfred sembravo
una 15enne alle prime armi, senza pro-
tezioni né filtri, e più percepivo questa
fragilità, più ero attratta da lui. Penso
di essermene innamorata.
Non ho mai saputo se Alfred ricam-
biasse il mio sentimento. Non gliel’ho
mai confessato, anche se sono certa che
lui avesse capito. Ci saremmo incontra-
L’uomo con la pipa
e l’agenda del businessman
Le avventure
di Martina
www.piuincontri.com 31
ti una decina di volte. Forse qualcuna
in più. E ogni volta era una situazione
diversa, un’incognita. Non mi permet-
teva di sentirmi a mio agio, ma mi la-
sciava sempre sull’attenti, quasi volesse
sfidarmi e vedere fino a dove potessi
spingermi. Forse questo continuo filo
teso era quello che veramente mi atti-
rava di lui.
Ricordo tutti i particolari del nostro
primo incontro. Ogni minimo detta-
glio, ogni sensazione è rimasta impres-
sa come un basso rilievo nella mente.
Quel giorno ero tremendamente in
ritardo. Non mi capita mai di essere
in ritardo, una brava escort non deve
mai esserlo! Ma era stata una settima-
na densa di impegni e avvenimenti da
non lasciarmi quasi il tempo per una
manicure ben fatta, così una svista sul-
la tabella di marcia poteva essere com-
prensibile. Senza contare che la sua
voce al telefono non mi era piaciuta
affatto, snob, distaccata e, decisamente
irritante! Probabilmente la mia mente
aveva fatto di tutto per dimenticarselo
e adesso, ecco che mi toccava chiedere
al tassista di andare più veloce con la
voce trafelata mentre cercavo di rias-
settarmi i capelli.
“O, cavolo!” notai con orrore che una
delle calze che portavo si era smagliata
vistosamente, dissi al tassista di guar-
dare avanti e la tolsi in fretta. Notai
come allungò l’occhio mentre ero in-
tenta nella delicata operazione, ma feci
finta di niente. Mi piace essere guarda-
ta mentre mi spoglio, è una cosa che
mi eccita. Quel giorno portavo degli
eleganti tacchi a spillo in vernice nera
e un abito aderente che arrivava alle gi-
nocchia. Quando scesi dall’auto, calze
a parte, mi sentii un bocconcino nien-
te male. Così rassicurata sulle mie doti
seduttive, mi avviai verso l’ingresso del
palazzo, uno dei più belli ed eleganti
dell’intera città.
L’ingresso era d’impatto, con marmo
bianco sui pavimenti e portinaio vesti-
to di tutto punto. Dissi che cercavo il
signor Smith e lui mi disse che allog-
giava al piano attico. Non era la prima
volta che entravo in un palazzo così
elegante, ma qualcosa nella sua auste-
rità mi metteva a disagio.
Il primo impatto con Alfred non fu
dei migliori. Fui accolta da una nuvola
di fumo puzzolente e soppressi a fati-
ca un colpo di tosse. Ci presentammo
e potei constatare che, esclusa la pipa
che teneva in bocca, si trattava di un
bell’uomo, sulla quarantina, alto, dalla
chioma folta e ancora scura. Indossava
giacca e cravatta, come se fosse appena
uscito dall’ufficio e mi fece accomodare
in soggiorno. Le finestre erano oscura-
te e una lampada a muro gettava una
luce soffusa e calda nella stanza.
Lei è in ritardo – mi disse con voce bas-
sa e profonda e i suoi occhi penetranti
scrutarono ogni centimetro sofferman-
dosi sulle gambe senza calze.
Sì, mi scuso – risposi con un filo di
voce. Quella figura così seria mi mette-
va in soggezione, ero sicura che stesse
soppesando ogni parte del mio corpo e
che stesse valutando se il prezzo con-
cordato era onesto.
Questa è la cifra pattuita – disse por-
gendomi una busta che non ebbi nem-
meno il coraggio di controllare e che
infilai subito in borsa.
“Su Martina datti un tono, non è da te
comportarti come una quindicenne
scapestrata”.
PiùIncontri
32
Non è educato arrivare in ritardo – riba-
dì.
“Anche la predica mi fa adesso?” Sono al-
lergica ai rimproveri, ma sapendo di ave-
re sbagliato, rimasi in silenzio.
Vogliamo iniziare? – domandò sedendosi
sulla poltrona, mentre io rimasi in piedi.
“Ho capito, mi toccherà fare tutto a me,
questa busta me la guadagnerò con il su-
dore!” pensai e feci per avvicinarmi.
No, rimanga li dov’è – ordinò. – Mi piace
guardarla.
Eseguii e rimasi immobile.
Non ha messo le calze, mi complimento
per la scelta – disse massaggiandosi il
mento. Mi parve di intravedere un sor-
riso comparire sul suo volto impassibile.
Fu questione di un attimo, perché subito
riprese la sua espressione di gesso e scan-
dì – Si tolga le mutande. Le faccia scivo-
lare lentamente senza spiegazzare quel bel
vestito.
Feci scivolare le mani sotto l’abito, cer-
cando di far scendere i sottili slip che in-
dossavo, ma la gonna aderente mi rende-
va difficili i movimenti. Fui costretta ad
alcune contorsioni, immagino non trop-
po sensuali.
Alfred però parve apprezzarle, perché
quando finalmente lasciai cadere le mu-
tandine a terra, disse – molto bene, ora la
prego di prendere una tazza di té e acco-
modarsi al tavolo per berla.
Lo assecondai, ma quando mi stavo per
sedere sulla sedia, lui mi bloccò. – Non
sulla sedia, si sieda sul tavolo e allarghi le
gambe.
Lo feci e bevvi un sorso di bevanda alle
rose molto delicata, mentre lui non mi
toglieva gli occhi di dosso.
Ora, si alzi ancora un po’ la gonna e al-
larghi meglio le gambe.
Alzai il vestito come mi aveva chiesto, in
modo che arrivasse a metà coscia, que-
sto mi permetteva di divaricare le gambe
maggiormente. Lui non mi staccava gli
occhi di dosso, e il suo volto non lascia-
va trapelare alcuna emozione. Mi sentivo
una cavia da laboratorio e non mi dispia-
ceva affatto. Stavo iniziando ad eccitar-
mi, i battiti del mio cuore aumentavano
e il mio corpo si era fatto sensibile.
Com’è il té?
Buono.
Ne beva un altro sorso e si tiri su la gonna,
questa volta del tutto.
Feci come mi aveva chiesto e questa volta
poggiai la pelle delle natiche sul tavolo in
vetro freddo. Quella sensazione piacevo-
le e strana si diffuse in fretta per tutto il
corpo scuotendomi con un lungo brivi-
do. Ero bagnata, bagnata fradicia e de-
sideravo ardentemente che qualcuno mi
prendesse lì sul tavolo, subito.
Invece, Alfred si alzò, – devo risponde-
re ad alcune mail di lavoro, lei mi aspetti
qui. Mi raccomando non si muova. Non
può toccarsi, si ricordi. Deve rimanere fer-
ma! – e così dicendo uscì dalla stanza.
Rimasi immobile, ad ogni respiro sen-
tivo la pelle premere sul vetro freddo e
mi bagnavo sempre di più. Non riusci-
vo a pensare ad altro, se non al bruciore
che provavo in mezzo alle cosce. Tutto il
mio corpo era in fibrillazione, recettivo,
pronto ad accogliere qualsiasi stimolo. Il
respiro si era fatto più profondo. “O, al
divolo lui e la sua busta! Sto scoppiando!
Dove sta scritto che io debba soffrire? ”
Alzai una mano e feci per avvicinarla alle
cosce, ma in quel momento la sua voce
profonda arrivò alle mie spalle, bloccan-
domi.
Cosa le avevo chiesto? Ora dovrò riandar-
mene.
“Oh no! Tempismo perfetto, complimen-
ti Martina!”
Ritornò dopo cinque minuti, i cinque
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minuti più lunghi della mia vita.
Come sta, Martina? – era la prima volta
che pronunciava il mio nome, sembrava
così sensuale detto da lui. Si posizionò
di fronte a me e mi mostrò una ciotola
di fragole che teneva in mano. – Ora le
metterò una di queste dentro, voglio man-
giarle assaporandola –
E così fece. Prese una fragola e me la spin-
se dentro, là, proprio in mezzo alle cosce.
Sussultai quando
la girò bene, come
per intingerla me-
glio nella mia vagi-
na bagnata. “Ah!”
emisi un profondo
sospiro.
Non sa quanto è
buona! – disse por-
tandosela alla boc-
ca. – Tenga, assaggi
– e me la mise da-
vanti alle labbra.
Io addentai il frutto
e mangiai con gu-
sto. – Ancora, – bi-
sbigliai.
Alfred ripeté l’ope-
razione per altre due volte, spingendosi
sempre più a fondo e girando con mag-
gior vigore, sentivo che ero lì lì per venire
e ogni volta lui si interrompeva apposta,
portandosi il frutto alla bocca. Dopo tre
fragole, appoggiò la ciotola accanto alle
mie cosce e si sedette sulla sedia avvici-
nando il volto alle mie gambe aperte. –
Che buon profumo ha!
Iniziò con calma e lentezza estenuanti a
leccarmi, a pizzicarmi e a mordicchiarmi,
finché non venni. Fui scossa dai tremi-
ti dell’orgasmo, mentre Alfred mi teneva
con dolcezza tra le sue braccia. Restam-
mo abbracciati per un po’, poi lui si stac-
cò e mi fece girare e appoggiare il busto
sul tavolo, rimanendo con le mie nudità
all’aria. Sentii che si slacciava i pantaloni,
poi con un colpo secco fu dentro di me
e iniziò a muoversi con voracità, il mio
corpo sbatteva sul tavolo con forza, fin-
ché non venne.
Quella notte lo facemmo altre tre volte
e poi ci addormentammo nel suo letto
nudi e stravolti.
All’inizio ho detto che io e Alfred ci sia-
mo incontrati circa una decina di volte,
prima che lui ripartisse e tornasse in In-
ghilterra. Al nostro ultimo incontro, mi
ha regalato la sua pipa e un’agendina con
una dedica “così la prossima volta che ci
vediamo sarà puntuale!”
Non l’ho più rivisto, né sentito. Sarà in
giro per il mondo a fare affari, frequenta-
re altre bellissime escort, a regalare agen-
de e pipe. O forse, sarà solo in giro per
il mondo a fare affari, frequentare altre
bellissime escort, ma non regalerà agen-
de e pipe.
Martina
PiùIncontri
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Ciao, mi presento, sono Eva e sono una
escort. Lavoro a Torino, bellissima cit-
tà, magica direi. Ci sono arrivata per
studiare economia, e poi la mia vita ha
preso una piega decisamente diversa.
Come sono arrivata fino a qui? È stata
la mia coinquilina con cui divido l’ap-
partamento, che un giorno mi ha invi-
tato ad una festa di un amico.
– Vedrai, ci divertiremo! Marco è uno
figo, e quando fa le feste sa come diver-
tirsi. –
Sono stata veramente ingenua a non
sospettare nemmeno lontanamente il
senso di quella frase.
Eppure gli indizi c’erano tutti e li avevo
sempre avuti sotto gli occhi. Ale, bel-
lissima ragazza, di un paio d’anni più
grande di me, con un corpo da urlo e
vestita sempre impeccabile, capelli e
unghie curatissimi, si divide tra gli stu-
di e impegni lavorativi. Una sera è in
un noto locale di Torino, per il com-
pleanno di un amico, un altro invitata a
cena in un ristorante elegante. Un we-
ekend è alle Cinque Terre, quello dopo
a Cervinia. Sempre con persone diver-
se che ogni tanto vengono a prenderla
sotto casa e raramente salgono su.
Eppure, Marco è salito un paio di volte.
Un ragazzo sulla trentina, moro e af-
fascinante. L’ultima volta che è passato
a prendere Ale, ci siamo scambiati due
parole mentre lei finiva di prepararsi e
nemmeno a fare apposta io era in pan-
taloni della tuta e felpone sformato.
Così quando Ale dice che mi ha invita-
to alla festa, chiedendo proprio di me,
penso che l’abbia fatto per gentilezza
nei confronti della mia amica. Potreb-
be essere il suo tipo? Quello giusto in-
tendo.
Che ingenua!
Le avventure
di Eva
www.piuincontri.com 35
Io e Ale arriviamo alla festa, in un noto
club di Torino. Marco ha riservato ai suoi
invitati l’area privé e a nostra disposizio-
ne c’è Champagne a gogo e tutto l’alcol
che vogiamo. Subito sento il bisogno di
buttare giù un po’ di bollicine, in mezzo
a tutte quelle persone mi sento un fascio
di nervi. Mentre appoggio il bicchie-
re alle labbra, Marco mi si avvicina alle
spalle, appoggiando la sua bocca al mio
orecchio e facendomi sussultare.
– Ti vedrei proprio bene, nuda dentro una
coppa di champagne gigante.–
– Scusa? – Penso di non aver capito bene!
Forse ha sbagliato persona. Ma quando
mi giro con le gambe barcollanti e lui mi
fissa dritto dritto con i suoi occhi profon-
di, capisco che si sta rivolgendo proprio
a me e intende dire proprio quello che ha
detto. Senza mezzi termini!
Subito distolgo lo sguardo e mi giro attor-
no in cerca di aiuto. Ma quando lo faccio,
vedo attorno a me uomini e donne av-
vinghiati tra loro, intenti a stuzzicarsi a
vicenda, mi si aprono gli occhi e capisco
di essere finita ad un festino privato!
Il primo pensiero è quello di tirarmi in-
dietro e di battermela a gambe levate, ma
in quel momento arriva Ale che mi offre
un altro bicchiere di chamapagne e poi
si mette a ballare sensualmente contro di
me.
– Resta, – mi dice e io che non riesco mai
a dire di no, l’accontento anche questa
volta.
Parecchie bottiglie dopo, il festino si tra-
sferisce in casa di Marco. Un attico all’ul-
timo piano di un moderno palazzo. Il
resto viene da sè, ormai ho perso tutte le
inibizioni!
Il giorno dopo Marco ci lascia sotto casa
con una lauta mancia e io e Ale passiamo
la giornata a fare shopping per i negozi
del centro.
PiùIncontri
36
È una giornata stupenda, una di quel-
le giornate che ti riscaldano il cuore.
L’aria è mite e profuma di fiori e miele
e il cielo è tanto azzurro da svuotare la
mente di altri pensieri.
Impossibile stare in casa!
Mentre cammino, sento il tepore del
sole sulla pelle. Una piacevole sensazio-
ne dopo l’inverno freddo, mi sembra di
tornare alla vita! Le gambe nude, sotto
la gonna, si sentono così libere che mi è
impossibile frenarle: inizio a correre.
Ci sono quelle giornate piene di gioia,
è questa è una di quelle.
Quando mi fermo sulla riva del lago,
non faccio caso all’uomo che legge se-
duto sulla panchina. Me ne sto a gambe
incrociate dove il prato finisce e inizia
l’acqua, concentrata sul riflesso del cie-
lo e sul silenzio intatto.
È lui a disturbare la mia meditazione.
Tossisce e io sussulto, credevo di esse-
re sola. L’uomo è a un paio di metri da
me, ha una polo e un paio di jeans e
tiene un libro in mano. Non riesco a
leggere il titolo. Ci provo, ma non ci ri-
esco. Sono sempre stata curiosa di sa-
pere cosa legge la gente, dice molto di
chi ti sta davanti.
Lui pare saperlo e per questo nasconde
la copertina del libro. Proprio così, non
mi sfugge il movimento della mano,
seppur rapido, con cui gira il libro in
modo che il titolo rimanga nascosto.
È un bell’uomo. Un bello sconosciuto
che mi sembra di avere già visto. Occhi
chiari e impenetrabili, capelli folti scu-
Lo sconosciuto
del lago
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ri, sguardo disincantato di chi si spinge
oltre.
L’uomo tossisce e fa un commento su
quanto sia bella la giornata. E io rispondo
con un commento su quanto sia incante-
vole il lago in una giornata così bella.
Allora l’uomo sorride e mi chiede se mi
piace leggere. Annuisco, divoro libri da
quando ho imparato a decifrare l’alfabe-
to. – Leggo di tutto! – aggiungo in un im-
peto d’enfasi.
– Di tutto non vuol dire niente – ribatte
lui e io ci rimango male perché lo dice in
tono fermo, perché ha smontato la mia
affermazione e perché il mio orgoglio di
lettrice si sente colpito in pieno. Mi sento
insicura.
– Qual’è l’ultimo libro che hai letto?
É ancora sul mio comodino, Piccole Don-
ne. Quasi mi vergogno a dirglielo, ma lui
davanti alla mia rivelazione resta impas-
sibile. Iniziamo a parlare di letteratura, e
mentre conversiamo mi scruta. Proprio
così, mi osserva, mi studia, non si lascia
scappare ogni mio minimo movimento.
Mi sento sotto un microscopio. I suoi oc-
chi scintillanti scavano e frugano senza
un attimo di tregua. Quando finalmente
li alza per posarli sull’orologio che porta
al polso, mi sento spossata.
– Devo andare – annuncia. – Ti rivedo
giusto? – e mentre lo dice è così suppo-
nente che sto per ribadirgli di no. Ma la
sua è una di quelle domande in cui è già
insita la risposta e senza aspettare che io
proferisca parola, lancia il libro che stava
leggendo sul manto erboso, proprio ac-
canto a dove sono seduta, si volta e infila-
tosi le mani in tasca si allontana fischiet-
tando.
Sono irritata dalla sua prepotenza e lo
sono ancora di più perché sto morendo
dalla curiosità di scoprire di che libro si
tratta. A malapena riesco ad aspettare
che scompaia dietro il fogliame, prima di
voltare il libro e leggerne il titolo.
“Le età di Lulù”. La copertina non ha
immagine, solo una scritta dorata, nes-
suna trama, nessuna altra parola, tran-
ne il nome dell’autore. D’istinto lo apro
e inizio a leggerne qualche pagina… e
non sono trascorse che poche pagine che
la protagonista, una giovane ragazza, si
trova con la bocca tra le gambe di un gio-
vanotto. Da qui è un crescendo di scene,
ben dettagliate… un porno!
Il tipo tutto d’un pezzo, io-la-so-lunga,
tanto colto è in realtà un grande porco
che legge libri pornografici! Rimango
basita, ma nonostante questo non riesco
a staccare gli occhi dalle pagine ingiallite
del libro. Quando finalmente raggiungo
l’ultima e alzo la testa, mi accorgo che
il sole sta tramontando e della giornata
meravigliosa che era, sono rimasti solo i
riflessi arancio sull’acqua.
Prendo il libro e rincaso. Mi sento turba-
ta, un vortice di sensazioni si agita nello
stomaco. Quella sera quando mi corico
non riesco a prendere sonno. La mente
ripercorre le scene del libro e sono così
vivide! Mi sembra di viverle. Sento un
calore sconosciuto e piacevole farsi stra-
da tra le gambe, e risalire verso il basso
ventre. Non so quanto dura, ma quando
finisce sono esausta.
Il pomeriggio seguente ritorno al lago.
Stesso posto, stessa ora. La giornata non
è bella come quella di ieri, ma l’aria è
ancora tiepida e piacevole. Lui è lì e mi
PiùIncontri
38
aspetta.
– Allora hai letto il
libro? – domanda
a bruciapelo.
– no – mento.
– Ti è piaciuto?
Come fa a sapere
che l’ho letto? Non
lo sa, non lo può
sapere.
Scoppia a ridere e
mi guarda. Devo
essere arrossi-
ta violentemente
perché lui senza
fare una piega ag-
giunge – cos’è ti
vergogni? Non hai
mai letto un libro
del genere?-
– Un porno? No,
mai letto! – ribadi-
sco.
– Letteratura eroti-
ca, prego – dice lui con un sorrisetto sod-
disfatto.
– Che differenza fa?–
– Ti porterò un porno e poi me lo spieghi
tu che differenza fa!–
Non ribatto, la sola idea che possa esiste-
re qualcosa di più trasgressivo di quello
che ho letto ieri mi inorridisce e mi incu-
riosisce a dismisura.
– Suppongo che tu sia una novellina. Ep-
pure sei una bella ragazza! Ti va un tè? –
Immagino che anche questa volta la ri-
sposta sia insita nella domanda, perché
senza aspettare mi prende sottobraccio e
insieme ci allontaniamo dal lago.
La sua casa è un appartamento in pie-
no centro, arredato in modo moderno.
Sembra l’alloggio di un single incallito
troppo preso dalla carriera, dagli affari e
dalle scappatelle per occuparsi di mette-
re su famiglia. D’istinto gli chiedo cosa
fa, mentre mi accomodo su una delle se-
die blu elettrico della cucina.
–Tu cosa diresti che faccio?–
Ma guarda un po’ che tipo! Risponde ad
una domanda con un’altra domanda, Mr.
Sfuggente è peggio di James Bond per
quanto riguarda la sua riservatezza.
– Che ne so, avvocato, broker? – provo ad
indovinare.
– Quasi… Prova ancora.–
– Mr. Bond, passo! Non sono brava negli
indovinelli! –
Lui scoppia a ridere e si zittisce. Versa
il tè in due tazzoni rossi e appoggia un
piatto di biscotti al cioccolato sul tavolo,
poi esce dalla stanza e ritorna poco dopo
porgendomi un libro.
Ecco il tuo romanzo porno – dice.
Per non fargli vedere che sono arrossi-
www.piuincontri.com 39
ta infilo il viso nella tazza e assaporo la
bevanda calda alla cannella. – Buono! –
dico tanto per cambiare argomento.
Lui mi studia un attimo e poi se ne esce
con – scommetto che sei vergine!
A momenti gli sputo l’acqua calda in fac-
cia. Invece, riesco a ricompormi e gli lan-
cio un’occhiata in tralice.
– Tranquilla, non c’è bisogno che rispon-
da. Lo so e basta. –
Altra occhiata in tralice.
–Ti andrebbe di provare? –
– Scommetto che ti offri volontario. –
– Al tuo servizio. –
Sono tentata di andarmene, ma qualcosa
mi tiene incollata alla sedia. C’è qualco-
sa in quest’uomo che mi attrae, molto.
Non conosco nemmeno il suo nome ep-
pure mi sento attratta da lui. Non riesco
a staccargli gli occhi di dosso, aspetto la
sua prossima mossa, impotente.
Lui mi scruta ancora e ancora. Cerca di
capire come mi senta. In fiamme, mi sen-
to in fiamme! Poi di scatto si alza e mi
dice di seguirlo. Mi porta in camera da
letto, e mi fa sedere su un grande letto a
due piazze. Si siede accanto a me e inizia
ad accarezzarmi i capelli.
– Non è nel mio stile questo, ma per te farò
un’eccezione. –
Cosa non è nel suo stile? Il letto o le ca-
rezze? Lui non approfondisce e io non
riesco a parlare perché un nodo alla gola
mi blocca. A questo punto non dice più
niente, avvicina le sue labbra al mio orec-
chio e inizia a baciarmi. Scende giù fino
al collo e poi risale verso la bocca.
Quanto ti desidero! – esclama prima che
le nostre labbra si uniscano in un bacio
appassionato.
Ho baciato pochi uomini nella mia vita.
Ragazzi, più che uomini, ma dopo questo
bacio mi sembra di non aver mai baciato
nessun altro. Mentre continuiamo a ba-
ciarci, lui inizia a far scivolare le spalline
del mio vestito. Ma sono troppo occupa-
ta in questo momento per occuparme-
ne, così mi ritrovo in reggiseno e mu-
tandine senza nemmeno avere il tempo
di accorgermene. Timidamente afferro i
lembi della polo e gliela sollevo. Lo aiuto
a togliersi i pantaloni e non posso fare a
meno di ammirare il suo fisico. Con una
lieve pressione del busto, lui mi fa ab-
bassare finché con la schiena non tocco
il soffice lenzuolo. È sopra di me, sento
le sue mani esplorare il mio corpo, collo,
seno, ventre, cosce e poi sfiorare il sotti-
le strato di tessuto in mezzo alle gambe.
Fremo. Sono terrorizzata, mi trovo tra
le braccia di un perfetto sconosciuto ep-
pure spero che non si fermi. Lui indaga
ancora, proprio là e io fremo ancora. Poi
solleva il tessuto e infila la sua mano tra
le mie gambe, sento un calore avvampare
prima poco alla volta e poi tutto d’un col-
po. Le sue labbra continuano a baciarmi
senza sosta e quando finalmente il calore
si calma, lui mi leva con un gesto deciso
le mutandine e entra dentro di me. Provo
un leggero dolore al primo impatto, ma
passa subito, sopraffatto dalla foga e da
un piacere intenso.
Quando finisce, si corica accanto a me
esausto e cadiamo addormentati. Quella
sera rincasando, mi sento diversa. Ho un
segreto tutto mio da custodire. Lo sco-
nosciuto? Non so se lo rivedrò ancora,
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leggera e felice come non mai.

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  • 4. PiùIncontri 4 È successo. Non so come sia stato pos- sibile ma è successo proprio a me. Mi sono innamorata. Nemmeno fossi una sventata. Sono una escort di Pinerolo. Una donna matura, di trentacinque anni, piena di vita e di interessi. Eppu- re sono caduta nella trappola. È stato lo scorso fine settimana che ho capito che qualcosa non andava. Gianni mi ha portata in montagna. Ogni tanto Gian- ni mi porta da qualche parte, al mare, in montagna, in una città straniera. Lo fa quando vuole staccare la spina, passare due giorni indisturbato senza seccature. Allora mi chiama, mi chiede se sono disponibile e prenota. Ci co- nosciamo da qualche anno ormai io e Gianni, è stata una fortuna per me co- noscere un uomo come lui, intrigante e belloccio. Sabato sera mi ha detto che aveva una sorpresa per me, mi ha accompagnata in una di quelle spa con percorso be- nessere e siamo entrati nell’idromas- saggio. – Siediti qui – ha detto indicandomi la bocchetta dell’idromassaggio che spa- rava fuori bolle a go go. Ho appoggia- to il mio culetto sodo e dopo poco ho sentito un piacevole tepore tra le gam- be. Non c’era molta gente a quell’ora nella spa. Ma un’altra coppia era pro- prio vicino a noi, nell’idromassaggio a fianco. Ho cercato di contenermi, ma ero sempre più eccitata e Gianni lo sa- peva. Così mi ha preso e mi ha fatto se- dere sopra di lui. Le bolle creavano uno strato opaco che oscurava i nostri mo- vimenti. Ho sentito le sue dita mentre mi levavano le mutandine del costume e poi il suo arnese duro farsi largo tra Avventura nel centro benessere
  • 5. www.piuincontri.com 5 le mie natiche. Gianni ha spinto finché non è entrato con un colpo secco. Ho sussultato, soffocando un gridolino di piacere. La coppia a fianco a noi si è voltata a guardarci e Gianni si è ec- citato ancora di più. Senza fare niente per nascondere le nostre intenzioni, ha iniziato a baciarmi sul collo e a lec- carmi l’orecchio, mentre mi alzava e mi abbassava sopra di lui, con il favore dell’acqua. Per aiutarmi, ho inarcato le braccia avvolgendogli il collo e ho but- tato indietro la testa. Dimentica della coppia, ho iniziato ad alzare ed abbas- sare il bacino con foga fino a quando non è venuto. A quel punto Gianni ha deciso che voleva andare nella doccia con le luci. L’ho seguito lasciando le mutandine del costume nell’idromas- saggio. Gianni non riusciva a distoglie- re lo sguardo dalle mie natiche bagnate sventolate ai quattro venti. In doccia eravamo soli. Senza preavviso mi ha messa al muro e mi ha fatta piegare, mi ha presa da dietro e ha ricominciato da capo. Non riuscendo più a trattenermi, ho iniziato ad urlare di piacere, fino a quando non ho raggiunto l’orgasmo. Dopo quell’avventura siamo andati fuori a cena ed è stato lì che ho capito che provavo qualcosa per lui. Non ho dormito per tutta la notte mentre mi davo il tormento. Una escort come me non deve innamorarsi di un tipo come Gianni. Adesso che sono a casa, provo a dimenticarlo, anche se non vedo l’ora che mi richiami per un altro week-end fuori porta.
  • 6. PiùIncontri 6 Oggi ho ricevuto un biglietto curioso. Ero a pranzo con la mia amica Margot e un cameriere mi ha consegnato que- sto biglietto chiuso in una piccola bu- sta bianca e uno dei miei cioccolatini preferiti. “Ti aspetto questa sera alle 20,00 da- vanti al Bijou. Vieni senza mutandi- ne.” Me lo rigiro tra le mani in cerca di qual- che indizio. Non ho idea di chi possa avermelo mandato. Sono sicura che si tratti di una persona che conosco. Solo chi mi conosce sa quanto ami i ciocco- latini con il cuore di grappa. Ci vado o non ci vado? Il Bijou è un ristorante elegante in cen- tro. Un luogo frequentato, pieno di gen- te. Non corro pericoli ad andarci. Tiro un sospiro. Se non mi presento non lo saprò mai. Sono una escort di Torino e abito in zona Mirafiori Non ho impegni per questa sera, così decido di andare all’appuntamento al buio. Mi preparo con cura conceden- domi un lungo bagno profumato, sti- randomi i capelli e abbondando nel profumo. Mi lascio scivolare un legge- ro abito che arriva al ginocchio. Sotto rimango nuda. Sento la stoffa morbida accarezzarmi la pelle. Sono già eccitata. Esco e prendo un taxi. Quando arrivo davanti al Bijou sono le otto in punto. Una folata d’aria fresca mi fa rabbrivi- dire. Arriva fino al ventre dove la pelle nuda ha un piacevole brivido. Nadia, giusto? - una voce calda e pro- fonda parla alle mie spalle. Mi giro di scatto e senza volerlo arros- sisco. Possibile che arrossisco? Sono una escort che diamine! Sono Carlo – si presenta l’uomo. Alto, L’appuntamento al buio
  • 7. www.piuincontri.com 7 biondino, occhi di ghiaccio. Lo saluto ma non aggiungo altro. La- scio a lui la parola. Ti va di entrare? – Ha prenotato un tavolo in una sala ap- partata. Fa l’avvocato e dice di avermi vista parecchie volte al bar dove fa la pausa pranzo. Capisco che sta parlan- do dell’Ateneo. Il caffé nel quale io e Margot andiamo sempre a scambiarci confidenze e gossip. Mi chiedevo se saresti venuta. – Eccomi qui! – io, invece, mi chiedo se sa che sono una escort di Torino Mira- fiori. Fai un lavoro eccitante – mi dice dopo che abbiamo ordinato. – Ti va di fare un gioco con me questa sera? – La cosa mi stuzzica, ma esito. Non so se posso fidarmi. La curiosità però è troppa e finisco con l’acconsentire. Tieni. Prendi queste – mi dice porgen- domi delle piccole sfere lisce e fredde. – Vai in bagno e infilatele nella vagina. – Faccio per alzarmi, ma lui mi blocca mettendomi una mano sul ginocchio. Da sotto il tavolo, sento il suo brac- cio risalire, passare sotto l’orlo del mio vestito e arrivare fino all’inguine. Si è chinato in avanti e mi sfiora il pube. Quando sente la pelle, sorride. – Brava bambina! Hai fatto come ti avevo chie- sto. Ti assicuro che non te ne pentirai! – Scivolo in bagno e seduta sulla tazza del water apro le gambe infilandomi le piccole sfere. Poi torno al tavolo. Sento le sfere muoversi contro le pareti del- la vagina e una piacevole sensazione si diffonde per tutto il corpo. I piatti sono arrivati. Lui mi ordina di non accavallare le gambe e di lasciarle aperte sotto il tavolo. Eseguo e sento il ventre pulsare eccitato, la pelle esposta. Sento le sue dita muoversi sul mio gi- nocchio. – Ti desidero – mi dice. Man- gia qualche boccone. Ci provo anche io ma non ho fame. Ho la mente altro- ve. Lui continua a giocherellare con il mio ginocchio. Poi si alza di scatto e sposta la sedia accanto alla mia. Con discrezione fa scivolare le dita sotto il tavolo. La tovaglia è abbastanza lunga da coprire i nostri movimenti indecen- ti. Inizia a toccarmi. Le sue dita calde contrastano con le sfere fredde, crean- do delle irresistibili sensazioni. Poi con un gesto improvviso mi toglie le sfere facendomi sussultare. Adesso dovresti andare in bagno e fi- nire da sola – mi sussurra all’orecchio. Eseguo, alzandomi lentamente e muo- vendomi piano per paura che qualcosa possa tradirmi. Mi chiudo nella toilette e inizio a toccarmi finché non vengo.
  • 8. PiùIncontri 8 Erano le nove di un venerdì sera inver- nale e gelido e io mi apprestavo ad usci- re. Mi guardai allo specchio. Indossavo un vestitino rosso attillato e un paio di decolté nere, tacco dodici. Ero soddi- sfatta. Quella sera, ero in libera uscita. Festeggiavo con una mia amica il mio trentacinquesimo compleanno. Sono una escort di Orbassano, e a trentacin- que anni stavo entrando a pieno tito- lo nell’universo delle donne mature. Avrei dovuto mettere la testa a posto o sarei diventata una rispettabile cou- gar che cambia toy boy come se fossero vestiti? Per quella sera avevo deciso di non pensarci. La mia amica, una escort di Orbassano anche lei, aveva in serbo per me una sorpresa. Katia mi venne a prendere sotto casa, abitava ad un isolato da me, in un quartiere residenziale di Orbassano. Ci conoscevamo da tanto, da quando mi ero trasferita qui a vivere, dieci anni fa e lei era una escort scapestrata proprio come me. Katia era una stangona bion- da e prorompente, sempre allegra e so- lare. Io ero il suo opposto, mora, pic- colina, mediterranea. Anche lei andava per i trenta e passa. Quando giravamo insieme ci chiamavano “le veline”. Katia parcheggiò vicino ad un noto club di Torino. Uno di quei club privè eleganti, dove gli uomini devono entra- re con la giacca e i jeans sono vietati. Ci ero già stata un paio di volte, apprezza- vo l’ambiente accogliente e sofisticato. Camminammo lungo un corridoio lun- go tappezzato da una moquette rossa ed entrammo in un ampio salone con un piano bar sul fondo e piccoli diva- netti sparpagliati qua e là. Ordinammo un drink e ci sedemmo a sorseggiarlo. Mi chiedevo cosa potevo aspettarmi da Un compleanno da ricordare
  • 9. www.piuincontri.com 9 quella serata. Era ancora presto, inizia- va ora a crearsi un po’ di movimento, un paio di bellissime trans, molto fem- minili, due coppie scambiste e una si- gnora stretta in una tutina in latex che si portava appresso un uomo con una maschera nera. Mentre Katia mi rac- contava un esilarante episodio accadu- to quel giorno (alle escort di Orbassano capita sovente) arrivarono due uomini distinti e si sedettero sul divanetto di fronte al nostro. Ci chiesero se voleva- mo trascorrere la serata con loro. Uno dei due era parecchio belloccio, più giovane di noi, avrà avuto sulla trenti- na, l’altro era più grande, dai modi di fare eleganti e disinvolti. Acconsen- timmo e ci condussero lungo un altro stretto corridoio sul quale si affacciava- no un’infinità di porte chiuse. La prima aveva accanto due oblò, gli uomini ci invitarono a guardare. Le due coppie scambiste di prima si stavano dando da fare su un grosso letto di forma cir- colare. Uno dei due uomini aveva la te- sta immersa tra le gambe della donna, mentre questa teneva un seno alla sua compagna di avventura che era piegata a quattro zampe con l’altro uomo che le stava dietro. Guardai rapita dall’oblò e mi eccitai su- bito. Fu allora che Katia mi afferrò de- cisa per il collo e stampò la sua bocca contro la mia, iniziando a baciarmi. La sua lingua esplorava la mia bocca sen- za timidezza, le sue mani si muovevano lungo il mio corpo sollevandomi il ve- stito. Poi sentii una presa più forte sul sedere, una mano calda e sicura iniziò ad esplorare le mie natiche e a giocare con il perizoma. Ero eccitata come non mai. Ci trasferimmo in una stanza libera. Un letto di forma circolare come quel- lo dell’altra camera ci stava aspettando. Katia mi tolse il vestito e iniziò a toc- carmi sopra la soffice stoffa del peri- zoma. Il giovane si era messo dietro di me, mi accarezzava i seni, mentre il se- condo uomo si era messo a cavalcioni sopra la mia amica. Sbottonai i panta- loni al giovane e iniziai e trovai il pene già duro. Iniziai a maneggiarlo con de- cisione, mentre Katia mi tolse le mu- tandine e affondò la testa tra le gambe. In breve tempo, non capivo più niente, ansimavo di piacere. Mi abbandonai alle carezze di Katia e del giovane fino a quando non ebbi un dirompente or- gasmo, uno dei migliori della mia vita! Quando ritornammo a casa ringraziai Katia per la serata. Un compleanno da ricordare senza ombra di dubbio!
  • 10. PiùIncontri 10 Ciao, sono una escort, abito a Settimo. Settimo Torinese, per chi non fosse pra- tico della zona. Un paesello tranquillo vicino a Torino. La mia è una vita va- ria, a volte un po’ agitata, di sicuro non monotona. Incontro un sacco di gente, la maggior parte di Torino, ma anche da fuori. Vengo invitata spesso a party e ristoranti. Amo la cucina giapponese e messicana e vivo con un gatto. Ho quasi trent’anni, ma non ancora compiuti. Sto per diventare una don- na matura. La cosa un po’ mi spaventa e per non pensarci mi tengo occupa- ta. Cosa fa una escort di Settimo per tenersi occupata? Quello che fanno le escort di Orbassano e quelle di Pinero- lo, mi cerco un ragazzo! Alla soglia dei miei trent’anni vorrei tanto avere una relazione stabile, un uomo su cui poter contare, su cui poter versare qualche lacrima quando sono giù, uno che mi prepari da mangiare e che mi accetti con il pigiama con gli or- sacchiotti. Non è quello che ogni don- na chiede ad un uomo? Di solito quando esco per un appunta- mento privato, non dico che sono una escort di Settimo. Dico solo che sono di Settimo. L’altro giorno ho conosciu- to un uomo su internet, un certo Luca. Stavo cazzeggiando su un sito d’incon- tri e mi è apparsa una finestra pop-up. Sbircio la sua foto profilo. Moro, occhi profondi, mascella squadrata, un bel tipo. Lui, subito, diretto fa apprezza- menti sui miei occhi blu, sui capelli lunghi castani, sulle mie tette stratosfe- riche. Ho delle belle tette, è vero. Sto al gioco e, in poco tempo, la conversazio- ne si fa rovente. Luca dice che si sbot- tona i pantaloni, che si prende il suo grosso pene in mano. È già bello duro, mi fa sapere, lo faccio eccitare. Io allar- go le gambe e inizio a toccarmi. Sono bagnata, glielo dico. Lui allora si sca- tena. Dice che mi metterebbe a caval- L’incontro on-line
  • 11. www.piuincontri.com 11 cioni su un letto e mi penetrerebbe per bene. Gli dico che sono quasi pronta e lui mi da l’input finale. Ho un orgasmo prorompente. Io e Luca decidiamo di vederci. Giove- dì pomeriggio a casa mia. Una escort di Settimo può scegliersi i suoi orari. Sento che con lui potrebbe funziona- re, me lo dice la nostra conversazione bomba online. Riguardo la sua imma- gine, niente male! Per l’occasione in- dosso un intimo sexy rosso perizoma e reggiseno e un vestitino leggero. Fuori non fa così freddo e poi noi staremo in casa, penso. Alle 4 suonano alla porta. Salto giù dal letto eccitata, deve essere Luca! Un’ultima occhiata allo specchio, mi sciolgo i capelli e rimango scalza, sono abbastanza alta e slanciata anche senza tacchi. Si? Domando al citofono abbassando il tono di voce. Sono Luca, risponde l’apparecchio con suono me- tallico. Perfetto. Apro e attendo. Un minuto sembra un’ora. Ne impiega tre a salire le scale e arrivare al secondo piano del palazzo. Lo aspetto sull’uscio, appoggiata allo stipite della porta. Lo vedo arrivare, mentre sale i gradini la sua figura prende forma. Da lontano sembra lui, gli sorrido. Ma poi quan- do atterra sul mio pianerottolo il sor- riso svanisce. Ma come? Dov’è finito il mio cavaliere? Moro è moro. Su questo non ci piove! Ma della mascella voliti- va, degli occhi profondi non c’è trac- cia. L’uomo che ho davanti ha la stazza di un lottatore di sumo e il suo volto gronda sudore. Quando mi saluta, mi lancia una vampata di aglio da stende- re un plotone di vampiri. Non riesco a nascondergli la mia delusione. Lo congedo con un “mi dispiace” e mi rin- chiudo in casa. La prossima volta sarà quella buona, mi dico per il momento accendo la tv e guardo una puntata di Ranma.
  • 12. PiùIncontri 12 L’orologio segnava le sette. Era scoccata l’ora X. Abbandonai i libri e corsi alla finestra, al diavolo l’esame. Era novembre e a quell’ora era buio pesto. All’epoca vivevo con i miei e frequentavo l’università pubblica in città. Durante la settimana, ogni sera, lei rincasa- va sempre alle sette. Presi il binocolo, spensi le luci e attesi impaziente. Con la solita pun- tualità, la casa di fronte si accese. Dapprima nell’ingresso, poi in soggiorno. Potevo segui- re i suoi spostamenti nell’ombra e godermi lo spettacolo senza pagare il biglietto. Ormai conoscevo a memoria il rituale, ma non mi stancavo mai di guardarlo. La osservai men- tre appendeva l’impermeabile all’attaccapan- ni, di solito sotto indossava un tailleur ele- gante, una camicetta in tessuto leggero che metteva in evidenza i seni procaci o una gon- na che le stringeva i fianchi, scivolando come un guanto sulle sue curve generose. Il marito arrivava sempre tardi, restava a lavoro fino alle otto, talvolta anche alle nove. Spesso, poi, era via per lavoro, restava fuori casa anche tutta la settimana. Lei si consolava con un bicchiere di vino. Quella sera il suo partner non sarebbe tornato. Oh, quanto avrei voluto alleviarle quel senso di solitudine che le pesa- va dentro. Ma era solo la mia immaginazione a parlare. La verità è che io e la signora Duprè non ci eravamo mai rivolti la parola. Tutt’al più un cenno di saluto quelle rare volte che ci eravamo incrociati. Regole di buon vicinato. Però io la conoscevo, sapevo ogni cosa di lei. A forza di osservarla avevo imparato le sue abitudini e i suoi gusti. Sapevo che le piace- vano il vino rosso e i porno. Che quando suo marito non c’era, si masturbava davanti alla televisione toccandosi con lentezza e abban- donandosi al piacere. Sapevo che il giovedì, usciva con le amiche, la venivano a prendere sotto casa. La signora Duprè aveva un’età indefinita tra i trentacinque e i quarant’anni, nessun figlio, e il viso e il corpo ancora giovani, anche se ormai avevano perso l’innocenza da ragazzi- na. Quella sera portava i capelli castani sciol- ti, che le cadevano morbidi sulle spalle, un rossetto rosso appena un po’ sbavato e una camicia che lasciava intravedere il reggiseno Le serate solitarie della signora Duprè
  • 13. www.piuincontri.com 13 in pizzo. Con il binocolo riuscivo a vederla come se fosse stata ad un metro da me. Sen- tii il battito del cuore accelerare. Ogni volta la stessa storia, non riuscivo ad abituarmi a certe emozioni. Mi eccitavo solo a vederla, così mezza svestita. Si versò del vino, bevve un sorso dal bicchiere e lo poggiò sul tavolo. “È l’ora del bagno”, pensai, sbottonandomi i pantaloni, e, infatti, come se fosse scattato un timer nella sua testa, abbandonò il salotto e salì le scale. La camera da letto si illuminò e la guardai spogliarsi. Via la camicetta, via la gonna e le calze. Porta- va un completo di pizzo bianco, con un reggise- no a balconcino che le faceva rimbalzare le tette in avanti come due mele sode. Con estrema lentezza si liberò anche della biancheria, rima- se nuda e liscia. Spasi- mavo per sprofondare in quel ventre. Rimasi ad aspettarla mentre si rilassava tra candidebollicine.Nem- meno mi accorsi del- le urla che mia madre mandava dal piano di sotto per informarmi che era pronta la cena. Riluttante scesi, abbandonandola nella vasca idromassaggio. Ingurgitai la cena più veloce- mente possibile, con la scusa che dovevo an- cora studiare e ritornai di sopra con qualche foglia di insalata ancora tra i denti. Lei era tornata in salotto e si era messa guardare un porno. Aveva aperto le gambe appoggiando i piedi sul tavolino e aveva preso a masturbar- si. Io feci lo stesso… La settimana successiva accadde un fatto in- sperato e totalmente al di fuori di ogni mia previsione. Avevo passato l’esame e con Marco e Luca, avevamo deciso di festeggia- re con pizza e birra. Una serata tranquilla tra amici infra settimana. Quella sera dissi ciao alla signora Duprè promettendole di tornare il giorno dopo, puntuale alla solita ora, dalla mia solita postazione. Marco doveva passare a prendermi alle sette, alle sette meno dieci uscii di casa e lo attesi sul vialetto. Non fecero in tem- po a trascorrere 5 minuti che il cellulare suonò. Era un messaggio di Marco, gli si era fusa la macchina. Il suo catorcio non dava segni di vita. Avrebbe chiamato Luca, dicendogli di passare lui a prendermi. Si trattava di pazientare ancora qualche minuto. In quel momento, un’auto nera mi sparò i suoi fanali in faccia, poi svoltò a de- stra e parcheggiò nel cortile di fronte. Era la si- gnora Duprè! Puntuale come sempre. Il cuore prese a battere più forte, pompava san- gue dritto nella testa e io non capivo più nulla. Sarei potuto tornare in casa a guardarla mentre aspettavo Luca, tanto per ingannare l’attesa. Ma in quel momento, una sagoma scura scese dall’auto e invece che entrare in casa, venne nella direzione opposta, verso il cancello ancora aperto, verso di me. Stefano! – era la sua voce che aveva pronun- ciato il mio nome? – Ti chiami così, giusto? – La signora Duprè era proprio davanti a me. Lei in carne ed ossa, senza due lenti a separarci. I capelli morbidi sciolti, l’impermeabile, il ros- setto leggermente sbavato. Come conosce il mio nome? – balbettai.
  • 14. PiùIncontri 14 Tutto bene? – chiese con voce dolce mentre posò il bicchiere sul tavolo e si accomodò sul divano. Non sapevo cosa aspettarmi…. Ti vedo agi- tato – disse ancora sorridendo. – Vieni, siedi- ti qui accanto a me – e mi fece segno con la mano toccando la morbida superficie in pelle rossa. L’accontentai più perché non riuscivo a pen- sare, piuttosto che per mio desiderio perso- nale. Ero seduto a fianco della signora Du- prè, potevo sentire il suo respiro, aspirare il suo profumo, vedere con la coda dell’occhio i suoi sensi che si abbassavano e si alzavano. Stava succedendo tutto così in fretta. Doveva trattarsi di un sogno. Lei bevve un altro sorso di vino e si voltò ver- so di me sorridente. Mi ritrassi leggermente indietro per guardarla meglio. Non ero sicuro di riuscire a controllare le mie azioni. Il sor- riso della signora Duprè sia allargò. Allungò la mano, sfiorandomi la testa. Il contatto mi tolse il respiro. Hai dei bei capelli – disse, giocando con un ciuffo. Poi lo lasciò andare e guardandomi dritto negli occhi mi toccò il petto. Trattenni il respiro ancora una volta. A quella mia reazione, la signora Duprè scop- piò a ridere. Si stava divertendo con me. Av- vampai. Lei tornò seria e levò la mano. Ti dò fastidio? – Scossi la testa deciso. Macché fastidio! Se solo fossi riuscito a parlare, a dire quello che provavo. La signora Duprè sorrise di nuovo, questa volta maliziosa. Poi si sbottonò la camicetta mostrando il reggiseno a balconcino. Le tet- te tonde sbalzate in aria chiedevano di essere liberate. Dovevo essere color peperone, ma lei non sembrò preoccuparsene. Prese con delicatezza la mano destra che tenevo morta lungo il fianco e la appoggiò con decisione sui seni. Fu come ricevere una scossa. Una Fu l’unica cosa che riuscii a dire. Proprio ora che la signora Duprè mi stava parlando riuscii soltanto a fare una stupida domanda! Tua madre… è molto orgogliosa di te. Studi medicina se non ricordo male – disse striz- zando l’occhio con fare complice. Chissà cos’altro aveva detto mia madre, con quella linguaccia lunga che si ritrovava. Adesso la signora Duprè pensava che io fos- si un cocco di mamma, uno di quelli che a vent’anni suonati vivono ancora in casa, e che dipendono in tutto e per tutto dai loro genito- ri. Volevo indagare su cosa sapesse, ma venni anticipato. Ti va di entrare? O aspetti qualcuno? – chiese dal nulla lei. Diceva proprio a me? Ero incredulo. La signo- ra Duprè che spiavo segretamente da mesi, mi invitava ad entrare a casa sua! Ero troppo sba- lordito per rispondere. Non ti preoccupare se hai un impegno, non volevo… è che questa sera sono da sola a casa e avrei gradito un po’di compagnia. Sai, sono un’ottima cuoca! – sorrise imbarazzata. La signora Duprè imbarazzata? Possibile? Non ho nessun impegno – mi affrettai a dire. – Sono libero, liberissimo. – Lei sorrise con fare materno. Doveva pensa- re che fossi tenero. Mi odiai per la mia insi- curezza e la seguii lungo il viale, fino all’in- gresso, dentro casa. Proprio quella casa, che conoscevo come la mia, teatro dei miei sogni erotici notturni, ma anche diurni. Appena en- trati, la signora Duprè si tolse l’impermeabile e mi aiutò a levarmi la giacca, poi andammo in soggiorno e mi offrì un bicchiere di vino rosso. Mentre portavo il bicchiere alla bocca, gli occhi mi caddero involontariamente sul suo decolté. Tra la scollatura della camicetta nera intravidi la curva dei seni, doveva essere morbido appoggiarvi la testa, al solo pensiero mi girò il capo e un brivido mi salì lungo la schiena. “Calmati!” mi dissi e, per scacciare la tempesta ormonale che avevo dentro, scrol- lai le spalle.
  • 15. www.piuincontri.com 15 vò di lato il perizoma e senza fatica mi lasciò entrare. Si chinò ancora una volta su di me, baciandomi con passione e iniziò a muover- si con lentezza. Il mio corpo pulsava di un piacere improvviso mai provato. Era calda e morbida dentro. Bagnata al punto giusto, che mi muovevo con scioltezza. Ero stato con un paio di ragazze fino ad allora, ma nessu- na delle esperienze precedenti poteva essere paragonata a questa. Poi all’improvviso, la signora Duprè drizzò il busto e aumentò il ritmo. Prese a cavalcarmi con violenza ansi- mando. Un seno era scappato dal balconci- no e sussultava libero ad ogni colpo. Lo af- ferrai e glielo strinsi. Lei si sganciò i ferretti, liberandosi dall’ingombro, le tette esplosero piene e con i capezzoli turgidi. Li baciai e li succhiai, mentre lei non la smetteva di ansi- mare e di muovere il bacino su e giù. Dopo poco venimmo entrambi. La abbracciai e rimasi stretto a lei per qualche minuto, poi mi rivestii e con la promessa di tornare, uscii da casa. Luca mi aspettava davanti al vialet- to, salii sulla sua Punto come se niente fosse, ancora sconvolto per l’accaduto. Chissà se ci sarebbe stato un secondo incontro. lunga scossa, fui elettrizzato dal contatto. Non riuscii a frenare l’impulso di premerla più forte contro le tette. Erano morbide come avevo im- maginato. Lei sembrò apprezzare quello slan- cio spontaneo e mi baciò. Schiaffò le sue labbra carnose con il rossetto un po’ sbavato sulle mie. Fu un bacio umido, timido, e fremente. Mentre mi baciava, fece scivolare le mani fino alla cin- tura dei miei pantaloni. La aprì e aprì anche la cerniera della lampo, poi infilò le mani sul mio pacco già ingrossato. Mugulai. Non potevo cre- dere che stesse succedendo. Ma lei era decisa ad arrivare fino in fondo e staccandosi da me, mi fece stendere sul divano. Mi sfilò i pantalo- ni con una mossa veloce e mi liberò dei boxer. Oddio, avevo quelli di Winnie the Pooh! Appe- na li tolse, il membro schizzò in aria, come un uccello pronto a spiccare il volo. Lei lo afferrò, avviluppandolo nella sua mano e dimostrando una certa destrezza, incominciò a muoverla su e giù. Ero già arrivato al dunque, pronto a lan- ciare scintille che lei si staccò improvvisamen- te, lasciandomi sul più bello. Si alzò, bevve un altro sorso di vino. Poi aprì la lampo della sua gonna lasciandola scivolare fino a terra. Porta- va delle autoreggenti nere, con i bordi di pizzo e un sottile perizoma che non lasciava spazio all’immaginazione. Si sedette su di me, solle-
  • 16. PiùIncontri 16 Aveva quasi 40 anni. 39 e dieci mesi per la precisione. Quei due mesi di avanzo valevano come il diamante che le bril- lava sull’anulare sinistro. Lo tolse e lo lasciò scivolare nella ta- sca interna della borsa. Era l’ora. Non aveva bisogno di guardare l’orologio, ormai il suo corpo lo sentiva quando arrivava il momento. Ogni cellula del suo corpo prendeva a vibrare e pul- sare. Era il bisogno di evadere quello che sentiva crescere dentro. Così, pun- tuale, non aveva mai sgarrato una vol- ta, alle sei spegneva il suo computer, andava in bagno a cambiarsi e usciva salutando con un sorriso la segretaria. Aspettava il momento giusto per recar- si alla toilette. Se c’era qualche collega, aspettava cinque minuti prima di en- trare. Poi sgattaiolava verso il wc più lontano dalla porta e si chiudeva den- tro. Via i vestiti finalmente. Indumenti noiosi e falsi che non dicevano niente di lei, del suo corpo e di quello che le stava accadendo. Si spogliò con urgenza. Restò nuda come mamma l’aveva messa al mondo. Si prese un momento per contempla- re il suo fisico dall’alto dei tacchi, le gambe slanciate e ancora toniche, il ventre piatto, i seni prorompenti e il culo tondo quanto basta. Poi si infilò l’impermeabile e uscì. L’aria di ottobre era piace- volmente fresca. Mentre camminava a passo svelto per la strada, le si infilava lasciva da sotto l’impermea- bile e saliva accarezzandole il ventre. Era eccitata. Provava un senso di trasgressione e li- bertà ad andare in giro così per la stra- da. Quel leggero tocco la mandava su di giri. Poco più avanti c’era una fermata dei taxi. Uno sostava in attesa di raccoglie- re un passeggero. All’improvviso, deci- se di mandare a monte i suoi piani per la sera e di divertirsi un po’. Aprì leg- germente l’impermeabile, mostrando generosamente lo scollo. Quindi entrò nel taxi con decisione. Corso … al 15, per favore – disse re- golando il tono della voce su una fre- quenza bassa e calda. Notò che l’autista la stava guardando dallo specchietto frontale. Un lungo momento in cui si sentì scannerizzata. La cougar con l’impermeabile
  • 17. www.piuincontri.com 17 Decise di concedersi un sorriso com- piaciuto. Finalmente accese il motore e partì. Si immise sul viale imbotti- gliato nel traffico. L’attesa sarebbe stata più lunga del previsto, pensò. Perfetto! Il suo piacere non poteva che cresce- re. Era sempre più eccitata e divertita. Avrebbe avuto tutto il tempo che vole- va per giocare. Lei adorava giocare. Andava matta a stuzzicare gli uomini ignari. Lo scru- tò meglio. Era giovane. Avrà avuto al massimo venticinque anni. Muscoloso, ben piazzato, con capelli e barba ben rasati, proprio come piacevano a lei. Nonostante fosse ottobre, portava una maglietta a maniche corte, che metteva in risalto due bicipiti perfettamente de- lineati. Una goduria! …Si morse le labbra, un movimento involontario che faceva quando deside- rava seriamente qualcosa, o qualcuno. Andava fiera della sua bocca carnosa e sapeva bene l’effetto che poteva fare sugli uomini. Si sciolse i capelli. Una lunga cascata di morbidi capelli neri le scivolò lungo le spalle. Lei piegò il capo leggermente di lato per tirarseli da una parte, alcune ciocche finirono nella profonda scollatura dell’impermeabile. Lui la stava guardando? Alzò gli oc- chi e nello specchietto i loro sguardi si incontrarono. L’autista arrossì violen- temente e prese a fissare la strada con ostinazione. Aprì la borsa e iniziò a mettersi un ros- setto rosso accesso. Movimenti precisi e noncuranti. Tese le labbra in avanti aprendole leggermente e fissando uno specchietto che teneva sempre con sé, si passò il trucco sulle labbra. Lo guar-
  • 18. PiùIncontri 18 dò di sottecchi, la fissava ancora. Pote- va andarci più decisa con lui? Con gli anni aveva imparato a capire chi sareb- be stato al gioco e chi no. Ma lui era sfuggente anche se non poteva scappa- re dal suo fascino. Non poteva rischiare subito. Aveva una posizione prestigiosa, non poteva gio- carsela per un capriccio! Giocò la sua ultima carta. Le dispiace? – chiese sporgendosi in avanti e pigiando sul pulsante di accen- sione della radio con un dito accurata- mente laccato. Nel farlo, piazzò la sua bocca vicino all’orecchio di lui e sus- surrò – cosa ti piace ascoltare? Lui deglutì visibilmente guardandola con la coda degli occhi. Poteva fidarsi? Lui in tutta risposta appoggiò il dito sopra il suo e schiacciò il pulsante fino a che non trovò una canzone giusta. Poteva fidarsi. Si lasciò cadere indietro sul sedile. Appoggiò la schiena e rivol- se indietro la testa. L’impermeabile si tirò sullo scollo, scendendo ancora più a fondo. Era chiaro ora che non porta- va niente sotto. Fece scorrere il dito che lui le aveva toccato dall’attaccatura del collo fino al decolté. Avanti e indietro. Giù e su. Respirò a fondo e il suo ventre si alzò e si abbassò in un movimento sinuoso. Il taxi svoltò a destra con un movimen- to brusco. Per un attimo ebbe paura di aver capito male. Ma poi si accorse che la direzione era quella giusta e si rilas- sò. Sentì un tocco caldo all’altezza del ginocchio. Era la mano destra di lui ap- poggiata sulla sua coscia. Ebbe un fremi- to delizioso. Non riuscì ad aspettare oltre. Aprì le gambe di scatto e infilandosi una mano tra le cosce, iniziò a masturbarsi con voglia. Era bagnata e gemeva. Lui le teneva la mano ferma sulla gamba, come ad accertarsi che non si trattasse di un sogno, poi la fece scivolare leggermente in avanti come per aiutarla. Voleva giocare anche lui, pensò tra i ge- miti e infatti, la macchina svoltò in un vi- colo cieco. La strada era deserta, la vide attraverso gli occhi annebbiati. L’auto si fermò. Lui si voltò lentamente a guar- darla. La fissava senza muoversi. Il suo sguardo si perdeva tra le sue gambe di- varicate. Scivolò ancora più giù lungo il sedile per lasciarsi vedere meglio. Le dita giocavano con il clitoride e il suo copro sussultò. Ah! Non ce la faceva più, era estenuante. Finalmente sentì una presenza estranea. Le dita calde di lui si insinuarono tra le sue, si fecero largo tra le labbra e si mos- sero con agilità dentro e fuori. Il suo re- spiro accelerò. Avanti così, pensò. Lui si bloccò improvvisamente, come se indu- giasse. Non ti fermare! – gridò in un gemito. Allora lui riprese con più foga fino a quando non venne in un lungo sussulto. Rimase per qualche attimo sdraiata sul retro del taxi. Lui si accese una sigaret- ta in silenzio prima di riportarla a casa. Mentre stava uscendo, le lasciò il suo nu- mero. Mi chiami quando le serve un passaggio – disse e si concesse a sua volta un sorri- so compiaciuto.
  • 19. www.piuincontri.com 19 Lo incontro a Firenze. Per puro caso. Io e Marco abbiamo deciso di partire un paio di giorni prima e siccome la sua chiamata non è arrivata, tanto vale passare al piano B. Giovanni non ha perso un goccio del suo fascino. Moro, occhi azzurri, e un fisico notevole. Era un anno che non lo vedevo. Lui mi riconosce dall’altra parte del- la piazza e subito mi vene incontro. Quando ci raggiunge, sembra felice di vedermi. Mi saluta con un caloroso ab- braccio, al quale io rimango fredda e distaccata. Che ci fai qui? – domanda come se ci fossimo visti ieri. Aspetto una tua chiamata per venire a Milano a trovarti – ribatto io ironica. Mi sei mancata – dice ignorando la mia battuta. Lui è Marco, il mio ragazzo – dico sviando il discorso e scoprendo le mie carte. Giovanni ci invita per un caffé, ci por- ta in un baretto di sua conoscenza e offre lui. Chiacchieriamo tutti e tre, un’ora dopo sono nel suo appartamen- to. Lavora qui per un mese e l’azienda gli ha trovato un alloggio, umile e de- cisamente da sballo! Ho detto a Marco che andavo ad una mostra di sculture del 1400. A lui queste cose non interes- sano, adesso starà gironzolando per la città, forse entrerà in qualche negozio o andrà in albergo a riposarsi. Per me non c’è riposo invece. Giovan- ni mi fissa mentre sono seduta sul suo divano di ecopelle bianca. Uno di quei comodi divanoni ad elle in cui schiac- cerei volentieri un pisolino. Sei bellissima, – dice Giovanni e si ac- covaccia vicino a me. – Ho voglia di guardarti. Io resto immobile aspettando la sua prossima mossa. Ho smesso di pensa- re quando sono con lui, mi sono arresa all’evidenza che perdo ogni ragione. Posso guardarti? – mi chiede come se non conoscesse già la risposta. Annuisco. Allora alzati il vestito fino alla vita e to- gliti le mutandine. Eseguo e appoggio il sedere sulla super- ficie fredda del divano. In questa posi- zione mi sento esposta, alla sua mercé, completamente esposta. Ora allarga le gambe, così che possa guardare meglio. Mi piace quando ti de- pili totalmente – dice con un sorrisetto soddisfatto notando il mio disagio. Mi guarda attentamente senza toccar- mi insistente e io, pian piano, sento il pudore svanire e il desiderio salire da in mezzo alle cosce. Vuoi qualcosa da bere? – e senza aspet- Le sfere magiche
  • 20. PiùIncontri 20 tare una mia risposta mi porta un bic- chiere di prosecco. – Buono, vero? Lo produce un mio amico qui vicino – dice mentre porto il bicchiere alle labbra e lui continua a tenere gli occhi puntati verso il basso, là dove le mie nudità se ne stanno a prendere aria. Molto. Capisco che ha voglia di prendermi, lì, adesso. Ma non lo fa. Sparisce di nuovo e torna con un cofanetto blu. – Vorrei fare una prova se ti va. – è sempre stato paziente, bravo ad aspettare. Sono tutta orecchi. Apre il cofanetto e mi mostra il conte- nuto. Si tratta di due piccole sfere me- talliche attaccate l’una all’altra da un sottile cordino. Ora ti infilo queste dentro e poi andiamo a vedere la mostra di scultura assieme. Che ne dici? L’idea mi stuzzica. Lui senza aspetta- re una risposta, per la seconda volta, procede. Giovanni è troppo abituato al mio consenso e sa già che lo seguirò in ogni sua decisione. La mia impotenza davanti alla sua volontà mi infastidi- sce, ma per quanto io faccia non riesco ad oppormi. Intanto con il pollice e l’indice mi ha aperto le labbra, mostrando alla luce tutta l’eccitazione. Lentamente prende una sfera e la introduce nel mio corpo indugiando proprio all’inizio. Il metal- lo freddo mi fa sussultare e la mia vo- glia aumenta. Ripete poi la stessa ope- razione con l’altra pallina. Quando ha finito, mi richiude le gambe e tira giù la gonna del vestito. Mentre cammini ti conviene stringere i muscoli se non vuoi che scivolino fuori – mi avverte mentre stiamo uscendo. Il palazzo che ospita la mostra dista po- chi minuti a piedi dalla casa di Giovan- ni. Cammino con circospezione, muo- vo i passi come se stessi camminando sulle uova. Intanto sento le palline che Giovanni mi ha infilato muoversi den- tro di me e mi eccito, l’idea di questo nostro segreto mi eccita tremenda- mente e più succede più la sensazione diventa piacevole e un dolce calore ini- zia a muoversi tra le gambe. Una scultura contorta in marmo attira la nostra attenzione, sono due giova- ni amanti avvinghiati, colti nell’estasi dell’Amore. Mentre ci soffermiamo a guardarla, Giovanni senza farsi notare da altri visitatori, si avvicina da dietro e coprendomi con il suo corpo, infila una mano tra le mie gambe. Avverto la sua mano calda tra le cosce e le due sfere che tengo nel corpo si muovono, provocando una sensazione di inten- so piacere che mi coglie di sorpresa lasciandomi senza fiato. Il terrore che qualcuno possa vederci non fa che ac- crescere la mia eccitazione. Sento un formicolio al basso ventre, oh cavoli, non ce la faccio più! Voglio correre su- bito in bagno e finire il lavoro. Giovanni nota il mio disappunto e sor- ride. Vieni andiamo via di qui, ti desidero come non mai – sussurra al mio orec- chio leggendomi nei pensieri. L’amore con Giovanni non è mai sta- to dolce. Mi strappa le sfere dal ventre facendomi urlare di piacere e subito mi prende con foga. In breve veniamo tutti e due, e subito dopo lui cade ad- dormentato. Io, invece, devo tornare da Marco, chissà dov’è, chissà quando rivedrò Giovanni, se lo rivedrò. Esco un’altra volta silenziosa dalla sua vita, ancora ebbra e stordita di piacere e mi appresto a ritornare alla mia vera vita e da Marco.
  • 21. www.piuincontri.com 21 La sento respirare lentamente ad un paio di metri da me. La desidero come non mai. Un incontro così a Torino, non me lo sarei mai aspettato. Vedo il suo ventre spostarsi appena nel- la penombra della stanza e il suo seno seguirlo. Un movimento impercettibi- le, ma che i miei occhi famelici riesco- no a cogliere, mentre scrutano la sua sagoma sensuale veleggiare nell’oscuri- tà come una bellissima apparizione. Siamo in una stanza di albergo, un al- bergo di lusso nel cuore di Torino e questo incontro è tutto ciò che deside- ro per questa notte. L’ho vista per la prima volta questa sera, durante la cena d’affari a cui entrambi abbiamo preso parte, ma sono mesi che la sua voce sexy mi tormenta al telefono e poi continui scambi di mail. La prima volta che ho udito quella voce è stato quando ho chiamato il commercialista dell’azienda per chiedergli un’informa- zione sulle importazioni estere. Una scintilla si è accesa. Dovevo senti- re quella voce di nuovo! Lena è la rappresentazione della sua voce. Alta, mora, occhi grandi e pro- fondi, una bocca che scrive silenziosa la parola seduzione. E ora è qui, nella mia stanza. Con un movimento lento, alza il brac- cio e si porta la mano sopra la spalla, poi con le dita lunghe e sottili fa scen- dere la spallina dell’abito. Il vestito ros- so scivola fino a terra e i miei occhi puntano i fianchi snelli che emergono. Il mio respiro accelera. La voglio. Voglio stringerla tra le braccia e farla mia. Voglio sentirla urlare e godere. Non riesco più a trattenermi e vado verso di lei, con un gesto selvaggio le strappo il reggiseno e la butto sul letto. Lena è focosa, mi attira a sé e inizia a baciarmi con passione. Il suo ventre ha un fremito di piacere quando la sfioro in mezzo alle gambe. Lei mi slaccia i pantaloni e fa scivolare una mano sotto i boxer, prendendolo in mano. Tra le sue braccia mi sento come un adolescente alle prime armi che non sa gestire la propria eccitazione. Le tolgo il perizoma e con un gesto ve- loce la penetro, dalle sue labbra esce un gridolino di piacere. Io esulto silenziosamente, mentre mi muovo con foga aumentando il ritmo. Alla fine veniamo insieme e cadiamo addormentati sul letto, abbracciando- ci. Quello che è stato l’oggetto del desi- derio per mesi è finalmente diventato mio. Una notte di desiderio
  • 22. PiùIncontri 22 Ciao, sono Martina, vivo a Torino e sono una escort. Una fantastica e bellissima escort alta e snella, dalla chioma lunga color cioccolato e dagli occhi penetranti. Amo il mio lavoro per la libertà che mi permette e per gli incontri che mi offre. Ho un caratteraccio, sono lunatica, ipersensibile e vanitosa. Adoro i bei vestiti, i pistac- chi, il caffé lungo e la musica latina. Infondo dentro sono un po’ tamarra, quando sono in macchina, mi piace ascoltare la radio a tutto volume! Non sopporto la Nu- tella, la volgarità e la maleducazione per tutto il resto penso che potremo arrivare ad un compromesso. Sta venendo, lo capisco dal suo sguardo perso e lontano. C’è quasi, così aumento il ritmo, gli lascio cinque secondi e poi, slam! Si affloscia sopra di me e ci rimane a peso morto. Odio quando lo fanno! A malapena riesco a respirare. Subito glisso, – scusami caro, devo andare un attimo in bagno – e scivolo fuori dal letto e mi infilo sotto la doccia. Quando torno è pronto per un secondo round e siccome non è malaccio sotto le co- perte, lo accontento con slancio. Questa volta prendo il controllo e mi piazzo sopra di lui con un’agile mossa onde evitare conclusioni poco piacevoli. Non protesta e io arrivo subito al sodo. Mi muovo al galoppo presa dalla gioia irresistibile del buon sesso e non ci metto molto a venire. Anche lui, sotto la mia foga, mi afferra i seni e ci immerge il viso e dopo poco… Slam! Io sono Martina e di mestiere faccio la escort Le avventure di Martina
  • 23. www.piuincontri.com 23 Cado al suo fianco esausta e quasi mi appisolo, quando sento l’odore irritante del fumo e apro scocciata un occhio. Lui mi guarda sorridendo e inspirando una lunga boccata. I suoi occhi sono dolci e soddisfatti e io mi sforzo per sollevare le labbra verso l’alto e rispondere con il mio sguardo più felice. – Martina, mi sono trovato proprio bene con te – dice quando ci siamo rivestiti, – per questo avrei una richiesta da farti. – Sentiamo.– Lui abbassa gli occhi e sembra imbarazzato. È un omone grande e grosso, con una posizione di tutto rispetto all’interno di una famosa multinazionale. La sua figura mi sovrasta, ma adesso sembra così buffo mentre non osa neppure guardarmi. – È da qualche tempo che ho una fantasia e solo tu puoi realizzarla. Se mia moglie lo sapesse chiederebbe il divorzio immediatamente! Arriva al dunque? – Vedi mi piacerebbe che tu usassi un po’ di forza con me. – – Vuoi che sia più aggressiva? – domando senza capire. – Sì, qualcosa del genere. Mi piacerebbe che mi dessi qualche ordine, che mi dicessi cosa fare…– Inizio a capire che cosa ha in mente. – Vuoi essere sottomesso? – sputo fuori. – Esatto! Sapevo che avresti capito! E puoi farlo?– Posso farlo? Penso di sì. Rispondo che ci devo pensare e che mi farò risentire. Lo richiamo il giorno dopo. Mi sento pronta per questa avventura e fisso un appun- tamento per il giovedì seguente, a casa mia alle 13:00. Mi preparo con cura all’in- contro, mi iscrivo ad una chat di slave master, mi informo sull’argomento, compro una tutina in latex e stivali alti fino al ginocchio per il vestiario, poi mi procuro un frustino e un paio di manette al sexy shop di fiducia. Quando arriva giovedì sono pronta! La tutina di latex mi sta da urlo e mi sento una vera dominatrice , non vedo l’ora di provare il mio nuovo giochino che sta arrotolato su una sedia. Si presenta in abiti da ufficio e noto in lui una scintilla nuova negli oc- chi quando mi vede: è seriamente eccitato! Decidiamo assieme la safe word come si dice in gergo e il gioco ha finalmente inizio! La mia voce si abbassa subito di due toni mentre scandisco le parole: spogliati e met- titi a quattro zampe. Lui ubbidisce e inizia a sbottonarsi la camicia. – Come si dice? – chiedo severa bloccandolo. – Sì, padrona. – – Molto meglio, riprendi pure… schiavo.– Con un gesto rapido prendo il frustino, mentre sento qualcosa impossessarsi di me, è un senso di euforia mai provata prima. Ho in mano la situazione e so esattamente cosa voglio fare! Dunque procediamo con ordine. La mia vittima si è denudata e si trova a quattro zampe sul mio pavimento. Con un gesto lento e deciso, avvicino lo stivale al suo viso
  • 24. PiùIncontri 24 – leccalo! – ordino. E lui ubbidiente apre la bocca e inizia a passare la lingua sulla superficie liscia della scarpa. – Mettici più impegno!– E lui aumenta il ritmo delle slinguate. Ma siccome non mi sento soddisfatta alzo il frustino e inizio a batterlo sulle sue natiche con la giusta dose di fermezza. – Dì che sono la tua unica padrona!– – Sei la mia unica padrona!– – Ancora! – e dò altri colpi. – Sei la mia unica padrona e signora! – grida lui. Incredibile, quanto possa essere eccitante indossare un tutino di latex e tenere in mano un frustino! Mi sento potente! Ogni timore è scomparso. Il ruolo mi è entrato come un guanto. Ho trascorso un’ora che non dimenticherò facilmente. Non so se ripeterò l’esperienza, per ora ho appeso nell’ar- madio la tutina in latex e ho riposto il frustino nel cas- setto delle meraviglie, prima o poi vi racconterò del mio cassetto… ma questa è un’altra storia! A presto baci a tutti Martina
  • 25. www.piuincontri.com 25 Ciao, sono Martina, vivo a Torino, sono una escort e... non mi dilungo nella de- scrizione. In fondo mi conosci già! Il cassetto delle meraviglie ha risveglia- to più curiosità di quante potessi im- maginare. Il mio cassetto… più che un cassetto è un cassettone, incastrato in un vecchio mobile che ho portato via da casa di mia nonna quando è manca- ta. Non è antico, solo vecchio, ma io ci sono affezionata, da bambina quando giocavo a nascondino con mio fratello era il mio nascondiglio preferito, e per quanto sia ingombrante non ci penso proprio a buttarlo via! Faccio fatica ad aprirlo e per richiuder- lo devo tirare un calcio ben assestato, chi ne scorgesse il contenuto pensereb- be che si tratta di un mucchio di cian- frusaglie, e forse è proprio quello che sono, ma per hanno un significato spe- ciale. Ogni oggetto contenuto nel mio cassetto delle meraviglie corrisponde ad una mia prima volta. La prima casa in affitto, il primo volo in aereo, la pri- ma visita a Roma, il primo ragazzo… e la prima volta che sono stata pagata per le mie prestazioni. Già, quella prima volta di cui vi voglio raccontare oggi. Avevo 17 anni. Sì, lo so, non ero ancora maggiorenne, ma per poco e poi nessuno mi ha costretto a fare niente che non mi andasse. Ave- vo 17 anni e tanta voglia di rendermi autonoma e di andarmene di casa. Al- lora ero al quarto anno di liceo e dopo lezione, io e la mia amica Joanna tra- sferivamo il nostro sedere tra un bar lì vicino e il centro commerciale. Joanna si era trasferita in Italia sei anni pri- ma, era più alta di me di una spanna e aveva lunghissimi capelli biondi e una parlantina micidiale che condiva con un pesante accento americano. Di studio non se ne parlava. Era il pri- mo trimestre, io iniziavo ad aprire i li- bri ad aprile per recuperare in tre mesi tutte le materie, eccetto fisica. Quella proprio non mi andava giù, ma per una materia sotto non rischiavo certo la bocciatura. Quindi passavamo i po- meriggi a bighellonare mentre i nostri genitori erano a lavoro. Quel giorno ero particolarmente svo- La stecca da biliardo Le avventure di Martina
  • 26. PiùIncontri 26 gliata. Mi accasciai al tavolo e ordinai una coca. Joanna, invece, era più vispa che mai, e impugnata la stecca, iniziò una partita a biliardo contro Joanna. Posizionava la stecca, si sdraiava sul tavolo per prendere la mira, scoccava e si rialzava seguendo il percorso della bilia. Quel giorno indossava una mini- gonna molto corta che metteva in ri- salto le sue lunghe gambe e quando si piegava sul tappeto verde le si intrave- devano le mutandine viola che indossa- va. Ben presto l’attenzione degli avven- tori del bar era tutta per lei e per il suo fondoschiena. La mia amica sembrava del tutto ignara dell’effetto che faceva sugli uomini. Solo io avevo notato con che insistenza la stavano fissando. Tut- ti aspettavano che lei si chinasse per non perdersi lo scivolio della gonna verso l’alto e la comparsa di quel lem- bo di stoffa viola. Mi alzai per dirglielo, quando un uomo sulla quarantina si alzò anche lui dirigendosi verso Joan- na. Arrivammo assieme al tavolo. Mi piacerebbe fare una partita con te – disse l’uomo rivolto a Joanna. Lui era alto, ben piantato, testa rasata e occhi azzurri. Niente male. Portava una maglietta che faceva risaltare i muscoli e un paio di jeans stracciati. Joanna accettò forte degli insegnamen- ti dello zio. La prima partita la vinse l’uomo, la seconda Joanna. Tutto il bar li stava guardando e io, appollaiata su uno sgabello tifavo per la mia amica. Hai finito? – gli chiese Joanna, pron- ta per la bella, quando l’uomo posò la stecca ed estrasse dalla tasca dei panta- loni il pacco di sigarette. Esco a fumare, poi riprendiamo. Volete venire? – intendendo anche me. Uscimmo e l’uomo ci porse il pacchetto. Accettammo l’offerta e prendemmo la si- garetta. Io e Joanna fumavamo saltuaria- mente allora, lo facevamo più per atteg- giarci da donne vissute che per un reale piacere di aspirare tabacco. Per l’ultima partita, ti andrebbe una scom- messa? – chiese l’uomo di punto in bian- co. Che tipo di scommessa? – Joanna andava pazza per le sfide ed era già pronta. Se vinco io, tu e la tua amica venite a casa con me, se vinci tu, sarò il tuo autista per un mese. L’uomo si era espresso senza mezzi ter- mini e noi rimanemmo interdette, la po- sta in gioco era alta e avere un autista per un mese tutto per noi, che non avevamo ancora la patente, era un’idea allettante. Vero, che, se avessimo perso, ci aspetta- va un incontro a tre con un perfetto sco- nosciuto. Lui non era male e io e Joanna non eravamo di sicuro alle prime armi in fatto di uomini, ma una cosa del genere non l’avevamo mai fatta! Eravamo pron- te? L’uomo aspettava fumando in silenzio e guardandoci. Dopo una veloce consul- ta, accettammo. Vedo che siete tipe toste, – disse, – Io sono Davide – Io Joanna, e questa è la mia amica Mar- tina. Per tutta la partita la gonna di Joanna si alzò ed abbassò, mostrando le mutandi- ne viola. Ora l’uomo le guardava spudo- ratamente, con gli occhi di chi sa che tra poco potrà metterci le mani sopra. Mi ero già pentita di avere accettato, anche se una parte nascosta di me, sperava che la mia amica perdesse. Lo sentivo, un senso di eccitazione che pulsava dentro e che provavo a reprimere. Joanna era sicura di
  • 27. www.piuincontri.com 27 sé, ma questo non bastò a farla vincere. La partita altalenava tra una buca di lui e una di lei, ma alla fine lui la spuntò con un tiro da maestro, che evidentemente aveva tenuto in serbo per l’occasione. Pagò le nostre bibite e insieme lasciammo il bar. Solo quando fummo fuori mi accorsi che Joanna teneva ancora in mano la stecca del biliardo. E quella? – le chiesi. Lei scoppiò a ridere e fece spallucce. Jo- anna era così, euforica e matta. Comple- tamente. Salimmo su un pick up verde scuro. Tutti e tre stretti da- vanti. Davi- de, Joanna e io. Durante il tragitto dal bar a casa di Davide, la sua mano finì sul- la coscia di Jo- anna. La mia amica mi pre- se la mano e la strinse, poi mi diede un ba- cio. Iniziam- mo a baciarci, mentre la mano dell’uomo saliva lungo la coscia di lei. Quando ci fermammo, la mano di Davide era den- tro alle mutandine di Joanna. Quanto le ho desiderate! – disse. Viveva in un appartamento nella zona popolare della città, arredato con mobili vecchi, ma pulito e tenuto in ordine. Volete qualcosa da bere? Ho della coca in frigo. Mentre preparava i bicchieri, Joanna or- mai eccitata riprese a baciarmi e piano mi sbottonò la camicetta che indossavo, lasciandomi in reggiseno. Poi fece scivo- lare verso il basso la cerniera dei jeans e ci affondò la mano. Aveva un tocco de- licato che mi mandò in estasi. Davide, vedendoci, si avvicinò, senza riuscire a contenersi sollevò di scatto la gonna alla mia amica e le scostò le mutandine. Jo- anna si piegò in avanti per assecondarlo e lui, abbassatosi i pantaloni entrò dentro di lei. Eravamo una catena perfetta. Joan- na iniziò ad an- simare sotto i colpi dell’uomo e intanto conti- nuava a stimo- larmi. Io rag- giunsi in fretta l’orgasmo ecci- tata dalla vista di noi tre che lo facevamo. Quindi iniziai a stimolare la mia amica e Davide a mia volta fino a quando non vennero. Fu ve- loce, ma inten- so. Chiacchie- rammo ancora un po’ seduti sul divano come buoni amici, poi Davide ci riportò a casa e al momento di salutarci ci lasciò un centinaio d’euro. Fu in quel momento che vidi la stecca abbandonata sul sedi- le del pick up. Joanna non la voleva più, così la presi io. Ecco qui svelato il primo oggetto del mio cassetto delle meraviglie. A presto altre storie! Martina
  • 28. PiùIncontri 28 Ciao, sono Martina e ho voglia di con- dividere con te un altro dei miei rac- conti... Mi dice di portarmi il costume e un vestito elegante, poi riattacca e io ini- zio a gustarmi il nostro incontro. É un cliente storico, molto affezionato a me. Un bell’uomo, forse un po’ datato, ma comunque affascinante. Mi tratta come fossi la sua regina e a me piace stare al gioco e poi, ogni volta che fis- sa un appuntamento, finisco sempre in un posto da sogno. Con lui sono stata a Venezia a giocare ai tavoli del casinò storico, ad un party esclusivo su un at- tico a Milano, a Parigi per una serata di beneficenza. Chissà dove mi porterà questa volta! Non sto più nella pelle. È solo mercoledì e inizio a preparare la valigia, prenoto l’estetista e il parruc- chiere per venerdì e chiamo i clienti con cui mi ero impegnata per il fine settimana. Ci troviamo all’aeroporto venerdì sera, e viaaa! Si parte! Destinazione: Ibiza. Chi l’avrebbe immaginato! Atterriamo un paio di ore dopo, e un’auto elegan- te ci accompagna all’hotel, un posto da sogno, dai mosaici alle pareti, dagli enormi divani soffici e con una piscina strepitosa dotata di cascata rilassan- te per massaggi al collo e alle spalle. La nostra suite non è da meno. Non ho mai visto una stanza d’albergo così grande! Tutta sui toni del blu e dell’az- zurro, con una vasca idromassaggio in bagno e una terrazza che cade a picco sulle scogliere dell’isola. Assaggio di un weekend sexy ad Ibiza Le avventure di Martina
  • 29. www.piuincontri.com 29 Stasera grande festa, preparati! – mi dice Maurizio, senza neppure darmi il tem- po di guardarmi attorno. – Ah, porta il costume! – grida da sotto la doccia. La stessa auto ci accompagna in una villa lussuosissima. È mezzanotte pas- sata. All’ingresso, conosco Marco, il proprietario, un uomo interessante dal capello brizzolato e dal fisico atletico. Ci dice di lasciare i vestiti nell’ingresso e così facciamo, resto in costume. Un intero molto sexy che lascia la schie- na totalmente nuda e la cui scollatura arriva giusta giusta alle fossette del se- dere. Sono una bomba, modestamente. Marco non mi scolla gli occhi di dosso mentre ci fa strada per il corridoio della sua umile dimora. Gli ospiti sono tutti in piscina, una bellissima vasca che si affaccia sulla baia. Uomini e donne tut- ti in costume, che sorseggiano cocktail, che fanno il bagno, che si rilassano nell’idromassaggio, che chiacchierano sulle sdraio. Questo ad un primo sguar- do. Ogni cosa è avvolta nella penombra, le uniche luci sono quelle soffuse della vasca, che però lasciano lunghe ombre tutt’attorno rendendo poco visibili gli invitati. Mi ci vuole qualche minuto perché gli occhi si abituino all’oscuri- tà. Ma quando finalmente lo fanno, le meraviglie di quel luogo si svelano. In acqua ci sono alcune coppie intente a massaggiarsi intimamente e a scam- biarsi baci profondi l’un l’altro. Sulle sdraio altri fanno sesso senza inibizio- ni e nell’idromassaggio sembra che stia avendo luogo una vera e propria orgia. Una scenetta invitante, penso. Sono ar- rivata nella casa della libido? Scusami se non ti ho detto niente prima, volevo che fosse una sorpresa – mi sussur- ra Maurizio all’orecchio. – Te la senti? – Cosa posso dirgli? Avrei preferito che me lo facesse sapere prima. Ma adesso è tardi per tirarsi indietro, quindi mi volto verso Maurizio e lo bacio sulla bocca sorriden- dogli, poi lentamente mi tolgo il costu- me e lo lascio scivolare fino alle caviglie. Così, perfettamente nuda mi immergo nell’acqua assaporando le sensazioni del- la pelle a contatto con il liquido fresco. Poco dopo sento due grandi mani affer- rarmi i fianchi, mentre un’altra mi apre le cosce e si intrufola dentro di me. Avviene tutto in modo rapido, senza preavviso. I miei due accompagnatori mi prendono in simultanea, senza lasciarmi scampo. Gemo di piacere mentre Maurizio mi penetra da dietro e Marco continua a sti- molarmi davanti, in breve raggiungo l’or- gasmo. Poi si danno il cambio. Maurizio si arrampica sul bordo piscina, e il suo grosso membro mi sballonzola proprio davanti al viso. Così lo prendo in bocca e inizio a farlo gemere, mentre Marco accelera il ritmo delle spinte. Sempre di più, sempre di più, fino a quando non ve- niamo assieme. Andiamo a rilassarci nell’idromassaggio, ma rimaniamo in disparte e non prendia- mo parte al festino che sta avendo luogo. Tre donne e due uomini impegnati a dar- si piacere l’un l’altro. … il week end è appena iniziato e non finisce qui. Sono tutta eccitata per questa serata da brivido! Tranquilli, miei fedeli lettori vi farò sapere com’è andata a fini- re. Baci, Martina
  • 30. PiùIncontri 30 Ciao, sono Martina, e sono tornata do- menica sera da Ibiza raggiante ed ab- bronzata. Il lunedì vorrei passarlo nel letto a dormire per quelle due notti sal- tate di cui il mio fisico mi sta chieden- do gli interessi. Nulla da fare. Una escort quasi per bene non ha tempo per oziare sonnacchiosa nel suo soffice lettone, il lunedì matti- na deve organizzare la settimana come ogni bravo manager dedito al suo la- voro. Io, però, non ho nessuna segre- taria che mi ricorda gli appuntamenti rincorrendomi per il corridoio. Così, eccomi al tavolo, agenda e penna in mano ad organizzare post-it appic- cicati sul frigo. Non vi torna qualcosa? Una escort con un calendario di lavo- ro non ve l’aspettavate, eh? Certe volte mi stupisco anch’io di me stessa! Ma se può tranquillizzarvi e riportare l’ordine nel vostro universo, questa non è sta- ta una mia idea. È stata sua, dell’uomo con la pipa. Alfred, quell’accento ingle- se pazzesco, e quel fascino disinteres- sato e distaccato. Conservo un pezzo di lui nel mio “cas- setto delle meraviglie”. No, non si tratta di un arto, non vi spaventerò con sor- prese alla Hannibal Lecter. Alfred mi ha regalato la sua pipa prima di andar- sene e un agenda, la mia prima agenda. La pipa la conservo ancora nel cassetto, mentre l’agenda è stata sostituita con tante altre. Significa che ho tanti ap- puntamenti e anche, che è passato mol- to tempo dall’ultimo nostro incontro. Quell’uomo era capace di accendere in me il fuoco della passione come nes- suno è mai riuscito a fare. Ogni volta che mi guardava negli occhi, bruciavo dentro. Con lui mi sentivo nuda, un bel paradosso per una che si fa vede- re spesso senza vestiti da perfetti sco- nosciuti. Davanti ad Alfred sembravo una 15enne alle prime armi, senza pro- tezioni né filtri, e più percepivo questa fragilità, più ero attratta da lui. Penso di essermene innamorata. Non ho mai saputo se Alfred ricam- biasse il mio sentimento. Non gliel’ho mai confessato, anche se sono certa che lui avesse capito. Ci saremmo incontra- L’uomo con la pipa e l’agenda del businessman Le avventure di Martina
  • 31. www.piuincontri.com 31 ti una decina di volte. Forse qualcuna in più. E ogni volta era una situazione diversa, un’incognita. Non mi permet- teva di sentirmi a mio agio, ma mi la- sciava sempre sull’attenti, quasi volesse sfidarmi e vedere fino a dove potessi spingermi. Forse questo continuo filo teso era quello che veramente mi atti- rava di lui. Ricordo tutti i particolari del nostro primo incontro. Ogni minimo detta- glio, ogni sensazione è rimasta impres- sa come un basso rilievo nella mente. Quel giorno ero tremendamente in ritardo. Non mi capita mai di essere in ritardo, una brava escort non deve mai esserlo! Ma era stata una settima- na densa di impegni e avvenimenti da non lasciarmi quasi il tempo per una manicure ben fatta, così una svista sul- la tabella di marcia poteva essere com- prensibile. Senza contare che la sua voce al telefono non mi era piaciuta affatto, snob, distaccata e, decisamente irritante! Probabilmente la mia mente aveva fatto di tutto per dimenticarselo e adesso, ecco che mi toccava chiedere al tassista di andare più veloce con la voce trafelata mentre cercavo di rias- settarmi i capelli. “O, cavolo!” notai con orrore che una delle calze che portavo si era smagliata vistosamente, dissi al tassista di guar- dare avanti e la tolsi in fretta. Notai come allungò l’occhio mentre ero in- tenta nella delicata operazione, ma feci finta di niente. Mi piace essere guarda- ta mentre mi spoglio, è una cosa che mi eccita. Quel giorno portavo degli eleganti tacchi a spillo in vernice nera e un abito aderente che arrivava alle gi- nocchia. Quando scesi dall’auto, calze a parte, mi sentii un bocconcino nien- te male. Così rassicurata sulle mie doti seduttive, mi avviai verso l’ingresso del palazzo, uno dei più belli ed eleganti dell’intera città. L’ingresso era d’impatto, con marmo bianco sui pavimenti e portinaio vesti- to di tutto punto. Dissi che cercavo il signor Smith e lui mi disse che allog- giava al piano attico. Non era la prima volta che entravo in un palazzo così elegante, ma qualcosa nella sua auste- rità mi metteva a disagio. Il primo impatto con Alfred non fu dei migliori. Fui accolta da una nuvola di fumo puzzolente e soppressi a fati- ca un colpo di tosse. Ci presentammo e potei constatare che, esclusa la pipa che teneva in bocca, si trattava di un bell’uomo, sulla quarantina, alto, dalla chioma folta e ancora scura. Indossava giacca e cravatta, come se fosse appena uscito dall’ufficio e mi fece accomodare in soggiorno. Le finestre erano oscura- te e una lampada a muro gettava una luce soffusa e calda nella stanza. Lei è in ritardo – mi disse con voce bas- sa e profonda e i suoi occhi penetranti scrutarono ogni centimetro sofferman- dosi sulle gambe senza calze. Sì, mi scuso – risposi con un filo di voce. Quella figura così seria mi mette- va in soggezione, ero sicura che stesse soppesando ogni parte del mio corpo e che stesse valutando se il prezzo con- cordato era onesto. Questa è la cifra pattuita – disse por- gendomi una busta che non ebbi nem- meno il coraggio di controllare e che infilai subito in borsa. “Su Martina datti un tono, non è da te comportarti come una quindicenne scapestrata”.
  • 32. PiùIncontri 32 Non è educato arrivare in ritardo – riba- dì. “Anche la predica mi fa adesso?” Sono al- lergica ai rimproveri, ma sapendo di ave- re sbagliato, rimasi in silenzio. Vogliamo iniziare? – domandò sedendosi sulla poltrona, mentre io rimasi in piedi. “Ho capito, mi toccherà fare tutto a me, questa busta me la guadagnerò con il su- dore!” pensai e feci per avvicinarmi. No, rimanga li dov’è – ordinò. – Mi piace guardarla. Eseguii e rimasi immobile. Non ha messo le calze, mi complimento per la scelta – disse massaggiandosi il mento. Mi parve di intravedere un sor- riso comparire sul suo volto impassibile. Fu questione di un attimo, perché subito riprese la sua espressione di gesso e scan- dì – Si tolga le mutande. Le faccia scivo- lare lentamente senza spiegazzare quel bel vestito. Feci scivolare le mani sotto l’abito, cer- cando di far scendere i sottili slip che in- dossavo, ma la gonna aderente mi rende- va difficili i movimenti. Fui costretta ad alcune contorsioni, immagino non trop- po sensuali. Alfred però parve apprezzarle, perché quando finalmente lasciai cadere le mu- tandine a terra, disse – molto bene, ora la prego di prendere una tazza di té e acco- modarsi al tavolo per berla. Lo assecondai, ma quando mi stavo per sedere sulla sedia, lui mi bloccò. – Non sulla sedia, si sieda sul tavolo e allarghi le gambe. Lo feci e bevvi un sorso di bevanda alle rose molto delicata, mentre lui non mi toglieva gli occhi di dosso. Ora, si alzi ancora un po’ la gonna e al- larghi meglio le gambe. Alzai il vestito come mi aveva chiesto, in modo che arrivasse a metà coscia, que- sto mi permetteva di divaricare le gambe maggiormente. Lui non mi staccava gli occhi di dosso, e il suo volto non lascia- va trapelare alcuna emozione. Mi sentivo una cavia da laboratorio e non mi dispia- ceva affatto. Stavo iniziando ad eccitar- mi, i battiti del mio cuore aumentavano e il mio corpo si era fatto sensibile. Com’è il té? Buono. Ne beva un altro sorso e si tiri su la gonna, questa volta del tutto. Feci come mi aveva chiesto e questa volta poggiai la pelle delle natiche sul tavolo in vetro freddo. Quella sensazione piacevo- le e strana si diffuse in fretta per tutto il corpo scuotendomi con un lungo brivi- do. Ero bagnata, bagnata fradicia e de- sideravo ardentemente che qualcuno mi prendesse lì sul tavolo, subito. Invece, Alfred si alzò, – devo risponde- re ad alcune mail di lavoro, lei mi aspetti qui. Mi raccomando non si muova. Non può toccarsi, si ricordi. Deve rimanere fer- ma! – e così dicendo uscì dalla stanza. Rimasi immobile, ad ogni respiro sen- tivo la pelle premere sul vetro freddo e mi bagnavo sempre di più. Non riusci- vo a pensare ad altro, se non al bruciore che provavo in mezzo alle cosce. Tutto il mio corpo era in fibrillazione, recettivo, pronto ad accogliere qualsiasi stimolo. Il respiro si era fatto più profondo. “O, al divolo lui e la sua busta! Sto scoppiando! Dove sta scritto che io debba soffrire? ” Alzai una mano e feci per avvicinarla alle cosce, ma in quel momento la sua voce profonda arrivò alle mie spalle, bloccan- domi. Cosa le avevo chiesto? Ora dovrò riandar- mene. “Oh no! Tempismo perfetto, complimen- ti Martina!” Ritornò dopo cinque minuti, i cinque
  • 33. www.piuincontri.com 33 minuti più lunghi della mia vita. Come sta, Martina? – era la prima volta che pronunciava il mio nome, sembrava così sensuale detto da lui. Si posizionò di fronte a me e mi mostrò una ciotola di fragole che teneva in mano. – Ora le metterò una di queste dentro, voglio man- giarle assaporandola – E così fece. Prese una fragola e me la spin- se dentro, là, proprio in mezzo alle cosce. Sussultai quando la girò bene, come per intingerla me- glio nella mia vagi- na bagnata. “Ah!” emisi un profondo sospiro. Non sa quanto è buona! – disse por- tandosela alla boc- ca. – Tenga, assaggi – e me la mise da- vanti alle labbra. Io addentai il frutto e mangiai con gu- sto. – Ancora, – bi- sbigliai. Alfred ripeté l’ope- razione per altre due volte, spingendosi sempre più a fondo e girando con mag- gior vigore, sentivo che ero lì lì per venire e ogni volta lui si interrompeva apposta, portandosi il frutto alla bocca. Dopo tre fragole, appoggiò la ciotola accanto alle mie cosce e si sedette sulla sedia avvici- nando il volto alle mie gambe aperte. – Che buon profumo ha! Iniziò con calma e lentezza estenuanti a leccarmi, a pizzicarmi e a mordicchiarmi, finché non venni. Fui scossa dai tremi- ti dell’orgasmo, mentre Alfred mi teneva con dolcezza tra le sue braccia. Restam- mo abbracciati per un po’, poi lui si stac- cò e mi fece girare e appoggiare il busto sul tavolo, rimanendo con le mie nudità all’aria. Sentii che si slacciava i pantaloni, poi con un colpo secco fu dentro di me e iniziò a muoversi con voracità, il mio corpo sbatteva sul tavolo con forza, fin- ché non venne. Quella notte lo facemmo altre tre volte e poi ci addormentammo nel suo letto nudi e stravolti. All’inizio ho detto che io e Alfred ci sia- mo incontrati circa una decina di volte, prima che lui ripartisse e tornasse in In- ghilterra. Al nostro ultimo incontro, mi ha regalato la sua pipa e un’agendina con una dedica “così la prossima volta che ci vediamo sarà puntuale!” Non l’ho più rivisto, né sentito. Sarà in giro per il mondo a fare affari, frequenta- re altre bellissime escort, a regalare agen- de e pipe. O forse, sarà solo in giro per il mondo a fare affari, frequentare altre bellissime escort, ma non regalerà agen- de e pipe. Martina
  • 34. PiùIncontri 34 Ciao, mi presento, sono Eva e sono una escort. Lavoro a Torino, bellissima cit- tà, magica direi. Ci sono arrivata per studiare economia, e poi la mia vita ha preso una piega decisamente diversa. Come sono arrivata fino a qui? È stata la mia coinquilina con cui divido l’ap- partamento, che un giorno mi ha invi- tato ad una festa di un amico. – Vedrai, ci divertiremo! Marco è uno figo, e quando fa le feste sa come diver- tirsi. – Sono stata veramente ingenua a non sospettare nemmeno lontanamente il senso di quella frase. Eppure gli indizi c’erano tutti e li avevo sempre avuti sotto gli occhi. Ale, bel- lissima ragazza, di un paio d’anni più grande di me, con un corpo da urlo e vestita sempre impeccabile, capelli e unghie curatissimi, si divide tra gli stu- di e impegni lavorativi. Una sera è in un noto locale di Torino, per il com- pleanno di un amico, un altro invitata a cena in un ristorante elegante. Un we- ekend è alle Cinque Terre, quello dopo a Cervinia. Sempre con persone diver- se che ogni tanto vengono a prenderla sotto casa e raramente salgono su. Eppure, Marco è salito un paio di volte. Un ragazzo sulla trentina, moro e af- fascinante. L’ultima volta che è passato a prendere Ale, ci siamo scambiati due parole mentre lei finiva di prepararsi e nemmeno a fare apposta io era in pan- taloni della tuta e felpone sformato. Così quando Ale dice che mi ha invita- to alla festa, chiedendo proprio di me, penso che l’abbia fatto per gentilezza nei confronti della mia amica. Potreb- be essere il suo tipo? Quello giusto in- tendo. Che ingenua! Le avventure di Eva
  • 35. www.piuincontri.com 35 Io e Ale arriviamo alla festa, in un noto club di Torino. Marco ha riservato ai suoi invitati l’area privé e a nostra disposizio- ne c’è Champagne a gogo e tutto l’alcol che vogiamo. Subito sento il bisogno di buttare giù un po’ di bollicine, in mezzo a tutte quelle persone mi sento un fascio di nervi. Mentre appoggio il bicchie- re alle labbra, Marco mi si avvicina alle spalle, appoggiando la sua bocca al mio orecchio e facendomi sussultare. – Ti vedrei proprio bene, nuda dentro una coppa di champagne gigante.– – Scusa? – Penso di non aver capito bene! Forse ha sbagliato persona. Ma quando mi giro con le gambe barcollanti e lui mi fissa dritto dritto con i suoi occhi profon- di, capisco che si sta rivolgendo proprio a me e intende dire proprio quello che ha detto. Senza mezzi termini! Subito distolgo lo sguardo e mi giro attor- no in cerca di aiuto. Ma quando lo faccio, vedo attorno a me uomini e donne av- vinghiati tra loro, intenti a stuzzicarsi a vicenda, mi si aprono gli occhi e capisco di essere finita ad un festino privato! Il primo pensiero è quello di tirarmi in- dietro e di battermela a gambe levate, ma in quel momento arriva Ale che mi offre un altro bicchiere di chamapagne e poi si mette a ballare sensualmente contro di me. – Resta, – mi dice e io che non riesco mai a dire di no, l’accontento anche questa volta. Parecchie bottiglie dopo, il festino si tra- sferisce in casa di Marco. Un attico all’ul- timo piano di un moderno palazzo. Il resto viene da sè, ormai ho perso tutte le inibizioni! Il giorno dopo Marco ci lascia sotto casa con una lauta mancia e io e Ale passiamo la giornata a fare shopping per i negozi del centro.
  • 36. PiùIncontri 36 È una giornata stupenda, una di quel- le giornate che ti riscaldano il cuore. L’aria è mite e profuma di fiori e miele e il cielo è tanto azzurro da svuotare la mente di altri pensieri. Impossibile stare in casa! Mentre cammino, sento il tepore del sole sulla pelle. Una piacevole sensazio- ne dopo l’inverno freddo, mi sembra di tornare alla vita! Le gambe nude, sotto la gonna, si sentono così libere che mi è impossibile frenarle: inizio a correre. Ci sono quelle giornate piene di gioia, è questa è una di quelle. Quando mi fermo sulla riva del lago, non faccio caso all’uomo che legge se- duto sulla panchina. Me ne sto a gambe incrociate dove il prato finisce e inizia l’acqua, concentrata sul riflesso del cie- lo e sul silenzio intatto. È lui a disturbare la mia meditazione. Tossisce e io sussulto, credevo di esse- re sola. L’uomo è a un paio di metri da me, ha una polo e un paio di jeans e tiene un libro in mano. Non riesco a leggere il titolo. Ci provo, ma non ci ri- esco. Sono sempre stata curiosa di sa- pere cosa legge la gente, dice molto di chi ti sta davanti. Lui pare saperlo e per questo nasconde la copertina del libro. Proprio così, non mi sfugge il movimento della mano, seppur rapido, con cui gira il libro in modo che il titolo rimanga nascosto. È un bell’uomo. Un bello sconosciuto che mi sembra di avere già visto. Occhi chiari e impenetrabili, capelli folti scu- Lo sconosciuto del lago
  • 37. www.piuincontri.com 37 ri, sguardo disincantato di chi si spinge oltre. L’uomo tossisce e fa un commento su quanto sia bella la giornata. E io rispondo con un commento su quanto sia incante- vole il lago in una giornata così bella. Allora l’uomo sorride e mi chiede se mi piace leggere. Annuisco, divoro libri da quando ho imparato a decifrare l’alfabe- to. – Leggo di tutto! – aggiungo in un im- peto d’enfasi. – Di tutto non vuol dire niente – ribatte lui e io ci rimango male perché lo dice in tono fermo, perché ha smontato la mia affermazione e perché il mio orgoglio di lettrice si sente colpito in pieno. Mi sento insicura. – Qual’è l’ultimo libro che hai letto? É ancora sul mio comodino, Piccole Don- ne. Quasi mi vergogno a dirglielo, ma lui davanti alla mia rivelazione resta impas- sibile. Iniziamo a parlare di letteratura, e mentre conversiamo mi scruta. Proprio così, mi osserva, mi studia, non si lascia scappare ogni mio minimo movimento. Mi sento sotto un microscopio. I suoi oc- chi scintillanti scavano e frugano senza un attimo di tregua. Quando finalmente li alza per posarli sull’orologio che porta al polso, mi sento spossata. – Devo andare – annuncia. – Ti rivedo giusto? – e mentre lo dice è così suppo- nente che sto per ribadirgli di no. Ma la sua è una di quelle domande in cui è già insita la risposta e senza aspettare che io proferisca parola, lancia il libro che stava leggendo sul manto erboso, proprio ac- canto a dove sono seduta, si volta e infila- tosi le mani in tasca si allontana fischiet- tando. Sono irritata dalla sua prepotenza e lo sono ancora di più perché sto morendo dalla curiosità di scoprire di che libro si tratta. A malapena riesco ad aspettare che scompaia dietro il fogliame, prima di voltare il libro e leggerne il titolo. “Le età di Lulù”. La copertina non ha immagine, solo una scritta dorata, nes- suna trama, nessuna altra parola, tran- ne il nome dell’autore. D’istinto lo apro e inizio a leggerne qualche pagina… e non sono trascorse che poche pagine che la protagonista, una giovane ragazza, si trova con la bocca tra le gambe di un gio- vanotto. Da qui è un crescendo di scene, ben dettagliate… un porno! Il tipo tutto d’un pezzo, io-la-so-lunga, tanto colto è in realtà un grande porco che legge libri pornografici! Rimango basita, ma nonostante questo non riesco a staccare gli occhi dalle pagine ingiallite del libro. Quando finalmente raggiungo l’ultima e alzo la testa, mi accorgo che il sole sta tramontando e della giornata meravigliosa che era, sono rimasti solo i riflessi arancio sull’acqua. Prendo il libro e rincaso. Mi sento turba- ta, un vortice di sensazioni si agita nello stomaco. Quella sera quando mi corico non riesco a prendere sonno. La mente ripercorre le scene del libro e sono così vivide! Mi sembra di viverle. Sento un calore sconosciuto e piacevole farsi stra- da tra le gambe, e risalire verso il basso ventre. Non so quanto dura, ma quando finisce sono esausta. Il pomeriggio seguente ritorno al lago. Stesso posto, stessa ora. La giornata non è bella come quella di ieri, ma l’aria è ancora tiepida e piacevole. Lui è lì e mi
  • 38. PiùIncontri 38 aspetta. – Allora hai letto il libro? – domanda a bruciapelo. – no – mento. – Ti è piaciuto? Come fa a sapere che l’ho letto? Non lo sa, non lo può sapere. Scoppia a ridere e mi guarda. Devo essere arrossi- ta violentemente perché lui senza fare una piega ag- giunge – cos’è ti vergogni? Non hai mai letto un libro del genere?- – Un porno? No, mai letto! – ribadi- sco. – Letteratura eroti- ca, prego – dice lui con un sorrisetto sod- disfatto. – Che differenza fa?– – Ti porterò un porno e poi me lo spieghi tu che differenza fa!– Non ribatto, la sola idea che possa esiste- re qualcosa di più trasgressivo di quello che ho letto ieri mi inorridisce e mi incu- riosisce a dismisura. – Suppongo che tu sia una novellina. Ep- pure sei una bella ragazza! Ti va un tè? – Immagino che anche questa volta la ri- sposta sia insita nella domanda, perché senza aspettare mi prende sottobraccio e insieme ci allontaniamo dal lago. La sua casa è un appartamento in pie- no centro, arredato in modo moderno. Sembra l’alloggio di un single incallito troppo preso dalla carriera, dagli affari e dalle scappatelle per occuparsi di mette- re su famiglia. D’istinto gli chiedo cosa fa, mentre mi accomodo su una delle se- die blu elettrico della cucina. –Tu cosa diresti che faccio?– Ma guarda un po’ che tipo! Risponde ad una domanda con un’altra domanda, Mr. Sfuggente è peggio di James Bond per quanto riguarda la sua riservatezza. – Che ne so, avvocato, broker? – provo ad indovinare. – Quasi… Prova ancora.– – Mr. Bond, passo! Non sono brava negli indovinelli! – Lui scoppia a ridere e si zittisce. Versa il tè in due tazzoni rossi e appoggia un piatto di biscotti al cioccolato sul tavolo, poi esce dalla stanza e ritorna poco dopo porgendomi un libro. Ecco il tuo romanzo porno – dice. Per non fargli vedere che sono arrossi-
  • 39. www.piuincontri.com 39 ta infilo il viso nella tazza e assaporo la bevanda calda alla cannella. – Buono! – dico tanto per cambiare argomento. Lui mi studia un attimo e poi se ne esce con – scommetto che sei vergine! A momenti gli sputo l’acqua calda in fac- cia. Invece, riesco a ricompormi e gli lan- cio un’occhiata in tralice. – Tranquilla, non c’è bisogno che rispon- da. Lo so e basta. – Altra occhiata in tralice. –Ti andrebbe di provare? – – Scommetto che ti offri volontario. – – Al tuo servizio. – Sono tentata di andarmene, ma qualcosa mi tiene incollata alla sedia. C’è qualco- sa in quest’uomo che mi attrae, molto. Non conosco nemmeno il suo nome ep- pure mi sento attratta da lui. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso, aspetto la sua prossima mossa, impotente. Lui mi scruta ancora e ancora. Cerca di capire come mi senta. In fiamme, mi sen- to in fiamme! Poi di scatto si alza e mi dice di seguirlo. Mi porta in camera da letto, e mi fa sedere su un grande letto a due piazze. Si siede accanto a me e inizia ad accarezzarmi i capelli. – Non è nel mio stile questo, ma per te farò un’eccezione. – Cosa non è nel suo stile? Il letto o le ca- rezze? Lui non approfondisce e io non riesco a parlare perché un nodo alla gola mi blocca. A questo punto non dice più niente, avvicina le sue labbra al mio orec- chio e inizia a baciarmi. Scende giù fino al collo e poi risale verso la bocca. Quanto ti desidero! – esclama prima che le nostre labbra si uniscano in un bacio appassionato. Ho baciato pochi uomini nella mia vita. Ragazzi, più che uomini, ma dopo questo bacio mi sembra di non aver mai baciato nessun altro. Mentre continuiamo a ba- ciarci, lui inizia a far scivolare le spalline del mio vestito. Ma sono troppo occupa- ta in questo momento per occuparme- ne, così mi ritrovo in reggiseno e mu- tandine senza nemmeno avere il tempo di accorgermene. Timidamente afferro i lembi della polo e gliela sollevo. Lo aiuto a togliersi i pantaloni e non posso fare a meno di ammirare il suo fisico. Con una lieve pressione del busto, lui mi fa ab- bassare finché con la schiena non tocco il soffice lenzuolo. È sopra di me, sento le sue mani esplorare il mio corpo, collo, seno, ventre, cosce e poi sfiorare il sotti- le strato di tessuto in mezzo alle gambe. Fremo. Sono terrorizzata, mi trovo tra le braccia di un perfetto sconosciuto ep- pure spero che non si fermi. Lui indaga ancora, proprio là e io fremo ancora. Poi solleva il tessuto e infila la sua mano tra le mie gambe, sento un calore avvampare prima poco alla volta e poi tutto d’un col- po. Le sue labbra continuano a baciarmi senza sosta e quando finalmente il calore si calma, lui mi leva con un gesto deciso le mutandine e entra dentro di me. Provo un leggero dolore al primo impatto, ma passa subito, sopraffatto dalla foga e da un piacere intenso. Quando finisce, si corica accanto a me esausto e cadiamo addormentati. Quella sera rincasando, mi sento diversa. Ho un segreto tutto mio da custodire. Lo sco- nosciuto? Non so se lo rivedrò ancora, ma qualcosa in me è cambiato e mi sento leggera e felice come non mai.