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Macchietta, il cagnolino di Lucy
C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
– No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo dilegno.
Così inizia la storia di Pinocchio, quel racconto meraviglioso che Lucy leggeva nella
sua cameretta quando voleva riposareun po’; nella libreria c’erano tanti libri e lei
ogni giorno poteva scegliere quello che preferiva.
“ Una bella abitudine ”, aveva commentato Silvia, l’insegnante di lingua italiana, alla
quale la madre aveva confidato quel piccolo segreto.
Lucy viveva in una fattoria di campagna con i genitori e col fratello più grande; aveva
tanti amici: Sasso, un gatto grigio molto dormiglione; Pelucco, il topolino del granaio;
Bianchina, la mucca; Poppi, il cavallino e Francesco, suo compagno dibanco.
Tutti i giornilei sisvegliava all’alba perchédoveva mungere Bianchina, dar da
mangiare alle galline e ai coniglietti e, quando aveva finito, si recava a scuola.
Alzarsipresto era un sacrificio soprattutto d’inverno quando pioveva o cadeva la
neve; col passaredel tempo la bimba si era abituata e alla fine la vita in campagna le
piaceva molto.
Un giorno successeun fatto insolito che le cambiò la vita…
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Era mattino presto, aveva ormaiterminato di sbrigarele solite faccende e pensava
ormai di rientrare a casa per lavarsi, quando notò, proprio sulla soglia, una scatola di
cartone: dentro c’era un fagottino!
Incuriosita, siavvicinò piano e così, guardando meglio, si rese conto che da sotto un
panno di lana sbucava un codino che si muoveva.
La bimba allora si fece coraggio, si inginocchiò e con un po’ di tremore tolse quella
copertina… Con grandemeraviglia vide un cagnolino: aveva gli occhi socchiusie con
le zampeanteriori si copriva il musetto, dormiva!
Era proprio bello! Il colore del suo pelo faceva pensarea quello delle castagne e sulla
testa, vicino all’orecchio sinistro, aveva una piccola macchia bianca.
Ilpiccolino siaccorsedella bimba e iniziò a guaire; col musetto si avvicinò alla sua
mano, che leccò con la linguetta umida e lei la ritrassesubito perché sentiva i brividi
su tutto il corpo.
Ilcucciolo non riusciva a star fermo un secondo: in ogni modo voleva scappare e
Lucy, che cercava di trattenerlo, non stava più nella pelle per la felicità.
Che cosa meravigliosa le era capitata!
Riavutasi da quello stordimento, prese il piccolino e lo portò dentro casa.
La mamma le andò incontro e vide il cagnetto:
‒ Che carino ! Dove lo hai trovato? ‒ disse con voce amorevole.
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– Qualcuno l’ha messo vicino alla porta di casa nostra perché vuole disfarsene,
mamma!Forse non può allevarlo e così ha pensato bene di lasciarlo a noi; abbiamo
già tanti animali, uno in più, uno in meno, fa lo stesso! – risposela bimba che
dimostrava di sapere, col suo modo assennato di ragionare, come vanno le cosea
questo mondo.
Allora la mamma glielo prese dalle mani, lo posesul piano di marmo del tavolo di
cucina e lo distese per osservarlo meglio.
Quel piccolo sembrava sano, però non si poteva pensare di adottarlo senza avernela
certezza. Sicuramente in seguito lo avrebbero condotto dal veterinario.
‒ Mamma, possiamo tenerlo? Desideravo un cagnolino da tanto tempo? – le chiese la
bimba con vocesupplichevole.
Lei l’abbracciò e con tono affettuoso rispose: ‒ Certo, tesoro mio! Finalmente
avremo qualcuno che potrà difendercidailadridigalline!
Ilcagnetto, che aveva capito che in quella casa sarebbe stato accettato e curato con
amore, provò ad abbaiare per dimostrarela sua gratitudine, ma riuscìsolo a guaire e
intanto bagnò il tavolo con la sua pipì: aveva preso freddo!
‒ Che pasticcio ha combinato Macchietta, mamma!Non preoccuparti, penso io a
tutto!‒ aggiunsela piccola.
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La bimba lo aveva chiamato “ Macchietta”, per via di quella macchia bianca vicino
all’orecchio sinistro.
Subito dopo andò in bagno, prese una spugnetta e lavò con cura il piano del tavolo,
successivamentela mamma lo avrebbedisinfettato; la bimba scese poi in cantina,
cercò una cesta e vi mise dentro una copertina vecchia, che sistemò a dovere, infine
portò in cucina quello che doveva essere il lettino del suo cucciolo; un vecchio
biberon pieno di latte caldo lo avrebbesfamato!
Tutto ciò venne fatto in un batter d’occhio: Lucy doveva sbrigarsi, era ormaiora di
andare a scuola! Certo non si era mai sentita così felice come in quel momento!
La mamma, per tranquillizzarla, le promiseche, durante la sua assenza, avrebbe
sorvegliato il cucciolo mentre dormiva.
La bimba li salutò e a malincuore si avviò verso il paese.
A scuola il tempo sembrava non volessepassare: Silvia, l’insegnantedi lingua italiana,
spiegò la coniugazionedei verbi ma Lucy non riusciva a concentrarsi; con la sua
immaginazione rivedeva il musetto di quel cagnolino e avrebbevoluto esseregià
tornata a casa per accarezzarlo e coccolarlo.
Dopo quella lezione arrivò Violetta, l’insegnantedi matematica, che pretese da parte
degli alunni la massima concentrazione: doveva spiegare le addizionicol riporto!
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Passateanche quelle ore interminabili, finalmente la bimba tornò a casa, salutò la
mamma in fretta e furia e poi andò a cercare Macchietta, che era ancora
addormentato. Appena lo vide, lo tolse dalla cesta, lo presein braccio e lo baciò. Lui
per ricambiarequel gesto affettuoso le leccò tutto il viso. Lucy allora lo mise a terra
perché pensava che, se il cagnetto avessecamminato un po’ ogni giorno, le sue
zampette si sarebbero irrobustite. Cosìquando Macchietta si sentì libero, presead
inseguirla. Era uno spasso vederligirareintorno al tavolo!
Dopo una buona mezz’ora lo portò nel cortile e simisero a giocare lì.
‒ Lucy, vai subito a cambiarti che tra poco dobbiamo cenare! –le ordinò a un certo
punto la mamma dalla cucina.
‒ Vado mamma!– risposela bimba mentre giocava con Macchietta.
“Cos’è tutto questo baccano? Scommetto diecitrote arrosto che Lucy è tornata da
scuola!”, cosìfarneticava Sasso, ilvecchio gatto grigio che viveva in quella casa da
almeno dieci anni.
Era stato svegliato di soprassalto mentredormiva tranquillamente e, costretto a
scenderedalla “sua” sedia accanto al camino, annusava in giro per la cucina, sicuro di
aver fiutato nell’aria qualcosa di nuovo.
Fatti pochipassi, si fermò di scatto quando vide un “cosino”, che si reggeva a mala
pena sulle zampe e che giocava dentro una cesta. Questa era di paglia e aveva dentro
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un cuscino morbido morbido, che la mamma di Lucy aveva sistemato per far dormire
quel cucciolo di cane, trattandolo come un bimbo appena nato!
“ Chi è l’impertinente che si è introdotto nella mia casa? ” si interrogava Sasso.
Avvicinatosia quel piccolino, scambiandolo per un altro gatto, perse il controllo e
iniziò a inveire contro il malcapitato:
‒ Ehi tu moccioso, chiti ha autorizzato ad entrare in cucina? Non ti sei chiesto se
potevi? Io abito in questa casa da tanto tempo e tu vuoi prendere ilmio posto?
E poi: ‒ Da quando io vivo qui, I miei padroninon hanno visto più nemmeno l’ombra
di un topolino!Ascolta bene ciò che ti dico: “ Nessuno può entrare anche solo in
cantina senza il mio permesso, perché prima se la deve vedere con me!” Alla fine
aggiunse:
‒ Chi sei tu? Da dove arrivi? Come si chiamano il tuo babbo e la tua mamma? Perché
ti hanno lasciato andar via?
Macchietta, in verità, all’inizio non siera reso conto del pericolo; ignorando
completamente il gatto, era uscito dalla sua cesta, si era infilato sotto il tavolo e,
intento a rosicchiareun pezzo di pane duro, non prestava attenzione a ciò che stava
succedendo attorno a sé.
Ad un certo punto però, disturbato dal felino, si girò verso di lui, si fece coraggio,
drizzò le zampette e, guardandolo dritto negli occhi, si sfogò :
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‒ Sme -smetti di u-urlare, prepotente diun gatto! Io in questa casa ci rimango pe - pe
- perchè sono un cane e po- po- i miei pa-pa-padronimi- mi vogliono e se c’è u- uno
che deve andarsene qu- qu-quello se-seitu che non fai nulla tutto il giorno!E po-poi
no-non midevi dire Tu-u qu-quello che de- devo fare!
Quando il piccolino smisedi abbaiarecioè di parlare, tossì forte: gli faceva male la
gola!
Sasso, resosi conto di aver preso un grosso abbaglio, avendolo scambiato per un
altro gatto, una volta che riconobbein lui un rappresentantedella razza canina,
drizzò il pelo e tirò fuori le unghie.
– Miaooo ! – miagolò con tutta la forza chepoteva avere a quell’ora un po’ insolita
del tardo pomeriggio, attirando l’attenzione di Lucy che corse subito verso
Macchietta per proteggerlo.
Alla fine il cagnolino che non si fidava più di quel gatto irascibile, si rifugiò dietro le
gambe della bimba.
‒Smettila, Sasso! Non ti accorgiche è più piccolo di te! GLI FAI PAURA ! – gli urlò.
“ In questo momento non c’è da fare tanti tentativi per metterli d’ accordo, forse col
tempo diventeranno amici… ” così pensava Lucy mentre rimetteva Macchietta nella
sua cesta, vicino alla finestra. Lei sapeva bene però che avrebbe dovuto impegnarsi
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ogni giorno per riuscirein quell’intento! Quella sera finì la tranquillità per Sasso,
quando capì che le attenzioni degli altri erano tutte per quel cucciolo di cane…
“ É ancora piccolo… ma secondo il mio fiuto… neanche tanto! A dir tutta la verità…
anch’ io ero bello quando avevo due mesi... ero morbido, morbidocome un batuffolo
di cotone… e tutti mi accarezzavano e mi tenevano sempre in braccio... Io… però…
non sono stato mai così prepotente come quell’intruso lì, che non sa nemmeno
abbaiare! ” Erano questi i pensieri del gatto, che non riusciva più a darsipace.
Alla fine, stanco per le grandi emozioni che aveva vissuto in quella lunghissima
giornata, sentì sonno.
“ Dove posso andare a dormire? ... Nella sedia vicino al camino… no, ho già troppo
caldo! ... Sotto il tavolo, neanche per idea: c’è freddo!… Perché non andare vicino a
quel cucciolo, tanto lui non si accorge dinulla: sta già dormendo!... Nella cesta però
non c’è posto per due e poi lo sanno tutti che tra cani e i gatti non corre buon sangue,
altrimenti … ” così rimuginava Sasso che, ormai ridotto a uno straccio, cercava un
posto dove abbandonarsialsonno. Quando vide che anche Lucy finalmente andava a
letto, piano piano siavvicinò alla cesta di Macchietta e, accortosiche “quello”
sonnecchiava, siaccucciò lì vicino e si addormentò.
Sasso aveva capito che il cagnolino era innocuo e poteva diventare suo amico o forse
voleva solo tenerlo d’occhio?