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Cineforum Ottobre 2011                                                                                             Cineforum Ottobre 2011
                                                                               Cinema e senso di appartenenza                                                                                   Cinema e senso di appartenenza




Train de vie                                                                                                         più in generale, la positività interculturale. Melodrammatico dall’anima satirica, trasforma temi generali
                                                                                                                     come il comunismo o l’antisemitismo in qualcosa di vivo in pellicole dal tocco personale, esplosive e
Appartenenza e sopravvivenza                                                                                         polemiche a livello emotivo e brillante. Limpido e delicato, il suo cinema cerca di abbattere i difficili muri
                                                                                 “Questa storia è vera... o quasi”   dei pregiudizi, della lotta di classe e delle antiche diatribe storiche. Figlio di un giornalista comunista di
                                                                                                                     religione ebraica, si trasferisce in Francia nel 1980, scappando così dalla dittatura rumena di Ceausescu e
 Titolo originale       Train de vie
                                                                                                                     iscrivendosi all’Istituto Cinematografico IDHEC. Dopo aver firmato il cortometraggio Les quatre saisons
 Paese                  Francia, Belgio, Romania
                                                                                                                     (1980), ha qualche esperienza come aiuto regista di John Glen in Agente 007 – Bersaglio mobile (1985) con
 Anno                   1998
                                                                                                                     Roger Moore, Christopher Walken e Grace Jones, ma viene notato dal grandissimo regista italiano Marco
 Durata                 103 min
 Genere                 Commedia
                                                                                                                     Ferreri che lo assume come suo assistente per film come I Love You (1986) e Come sono buoni i bianchi
 Regia e Soggetto       Radu Mihaileanu                                                                              (1988), ma anche come sceneggiatore per il film tv Il banchetto di Platone (1989) con Irene Papas. Nel 1987,
 Fotografia             Yorgos Arvanitis, Laurent Dailland                                                           pubblica anche un poema nel libro “Une vague en mal de mer”. A seguire, lavora ancora come assistente
 Musiche                Goran Bregovic                                                                               regista per La scimmia impazzita (1989) e Un week-end su due (1990). Nel 1993, decide di dirigere il suo
 Interpreti e               Lionel Abelanski: Shlomo                                                                 primo lungometraggio Tradire (1993), anche se il suo più grande capolavoro sarà Train de vie – Un treno per
 personaggi                 Rufus: Mordechai                                                                         vivere (1998)[…]. Nel 2002, firma il film tv Ricchezza nazionale e, a seguire, Vai e vivrai (2005), vincitore di
                            Clément Harari: rabbino                                                                  un César per la migliore sceneggiatura e per il miglior film e Il
                            Michel Muller: Yossi                                                                     concerto (2009).
                            Agathe de La Fontaine: Esther
                            Johan Leysen: Schmecht                                                                   Recensioni
                            Bruno Abraham-Kremer: Yankele, il                                                        Segio Franzese
                            contabile
                                                                                                                     Dopo aver visto "La vita è bella" di Roberto Benigni sicuramente
                            Marie-José Nat: Sura
                            Gad Elmaleh: Manzatou                                                                    nessuno si sarebbe aspettato l’uscita a breve di un nuovo film
                            Serge Kribus: Schtroul, il macchinista                                                   sulla "shoah" capace di evocare cose terribili facendo sorridere.
                            Rodica Sanda Tutuianu: Golda                                                             Eppure Radu Mihaileanu, regista rumeno di origine ebrea
                            Zwi Kanar: Lilenfeld                                                                     (naturalizzato francese) ha costruito un piccolo capolavoro che solo nell’ultima scena riporta lo spettatore a
                            Razvan Vasilescu: colonnello zingaro                                                     misurarsi con la realtà. Questo "train de vie" (treno per la vita), acquistato e rimesso insieme pezzo dopo
 Premi                      David di Donatello 1999 – miglior film straniero                                         pezzo da una comunità ebraica di un piccolo "shtetl" dell’Europa Orientale per sottrarsi alla deportazione e
                            Sundance Film Festival 1999 – audience awards                                            fuggire verso la Terra Promessa si fonda su due elementi: la speranza e la follia. In un mondo fatto di oscuri
                            Venezia 1998 – premio Fipresci                                                           presagi, quale quello che incombe su questa piccola e pacifica comunità, forse è necessaria una buona dose
                                                                                                                     di follia per continuare a sperare. E dunque agli abitanti dello "shtetl" non resta che abbandonarsi all’idea
Il film (Dizionario del cinema Morandini)                                                                            geniale di Shlomo, lo scemo de paese[…] Nella variopinta compagnia dei protagonisti del film,
Nel 1941, per evitare la deportazione, gli abitanti di uno shtetl (villaggio ebraico dell'Europa centrale)           rappresentata fin dall’inizio in maniera caricaturale, convivono ebrei ortodossi che predicano gli
rumeno allestiscono un finto convoglio ferroviario sul quale alcuni di loro sono travestiti da soldati tedeschi      insegnamenti della Torah ed ebrei rivoluzionari che predicano il verbo di Marx, creando un immagine
e partono nel folle tentativo di raggiungere il confine con l'URSS e di lì proseguire per la Palestina,              originale della comunità ebraica, lontana da quelle didascaliche tipiche dei film sulla shoah […]. Da
Eretz/Israel, la terra promessa. Ci riescono, dopo tragicomiche peripezie. 2° film del rumeno Mihaileanu,            sottolineare anche l’incontro con la comunità di zingari: due realtà diverse che si avvicinano pe la paura e il
attivo in Francia, è una tragicommedia di viaggio sotto la triplice insegna dell'umorismo yiddish (condito di        pericolo comuni, superano le distanze e le incomprensioni e si ritrovano a ballare e fare festa insieme. Ma è
una grottesca ironia critica verso gli stessi ebrei, i tedeschi, i comunisti), di una sana energia narrativa e di    la scena conclusiva a rappresentare una chiave di volta e a dare a questo film il suo vero senso. Pochi istanti
un ritmo di trascinante allegria cui molto contribuisce Goran Bregovic, il compositore preferito di Kusturica,       capaci di scuotere lo spettatore che per oltre un’ora e mezza,
che attinge alla musica klezmer ebraica dell'Europa orientale. Fotografia del greco Yorgos Arvanitis,                coinvolto dagli avvenimenti e rallegrato da una sapiente colonna
l'operatore di Anghelopulos e di Laurent Daillant. Colorita galleria                                                 sonora firmata Goran Bregovic a base di arie klezmer e rom, avrà
cosmopolita di interpreti, dialoghi italiani di Moni Ovadia. Non manca una                                           creduto di assistere ad una favola.
dimensione poetica, incarnata in Schlomo (Abelanski), lo scemo del viaggio
che funge da narratore. L'inquadratura finale può essere la chiave di lettura                                        Roberto Nepoti
a ritroso.                                                                                                           Shoah e commedia, capitolo secondo. A suo tempo si parlò di
                                                                                                                     Train de vie come di un antagonista di La vita è bella di Benigni;
Radu Mihaileanu (MyMovies)                                                                                           non mancando di sottolineare che il romeno Radu Mihaileanu lo
Un regista rumeno, ma attivissimo in Francia, dove ha confezi onato commedie acute e divertenti,                     aveva scritto prima e che un ruolo era stato offerto a Roberto.
grottesche e tragicomiche seguendo di quando in quando l’ironia e la cultura yiddish, il realismo storico e,         Sopite le polemiche artificiose, resta l'evidenza delle immagini. I




                                                                                 Train de vie (Radu Mihaileanu)                                                                                    Train de vie (Radu Mihaileanu)
                                                                                     31 Ottobre 2011 – h. 21:00                                                                                         31 Ottobre 2011 – h. 21:00
Cineforum Ottobre 2011                                                                                               Cineforum Ottobre 2011
                                                                             Cinema e senso di appartenenza                                                                                        Cinema e senso di appartenenza




due film sono diversissimi: in pratica, hanno in comune soltanto il progetto di raccontare una favola, con            stesso, insieme comico e tragico. Per salvarsi, gli uomini e le donne dello shtetl accettano il consiglio saggio
valore di parabola, sulla tragedia […]. Se La vita è bella è una commedia, il tono prevalente in Train de vie è       del folle Schlomo: farsi simili ai loro persecutori, assumerne le sembia nze, i modi, la lingua. E' certo
invece quello della farsa, il tono temperato da un umorismo tipicamente yiddish che fa convivere comicità,            comico, il loro gran daffare: il loro cercar di parlare come tedeschi, il loro cercar di marciare come SS. Ma è
dramma, malinconia. Malgrado le caratterizzazioni, un po' macchiettistiche, di certi personaggi e la scelta di        anche tragico. Lo è perché così, talvolta, fa la vittima di fronte al persecutore: cerca di imitarlo per passare
"ingenuità" con cui la storia è raccontata, i riferimenti di Mihaileanu sono molto più raffinati delle                inosservata, per mimetizzarsi. E lo è ancor di più perché, capovolto, del persecutore mostra il
apparenze: da Cioran all'assurdo di Ionesco, al classico film di Ernest Lubitsch (ebreo dell'Est come lui)            comportamento. Il tedesco, nota l'intellettuale venuto dalia Svizzera per aiutare lo shtetl a mimetizzarsi,
Vogliamo vivere, che nel '42 metteva in commedia l'incubo nazista giocando proprio sullo scambio tra                  non è che uno yiddish “senza traccia di umorismo”. O anche, aggiunge, lo yiddish è “una parodia del
realtà e rappresentazione.                                                                                            tedesco”. Ma allora, sospetta un suo interlocutore, non sarà per questo che i nazisti ce l'hanno con noi?
Altrettanto raffinate alcune battute (i dialoghi dell'edizione italiana sono curati da Moni Ovadia): quella ad        Della domanda in platea si ride, come è giusto. Ma se ne potrebbe piangere. E questa una verità nascosta
esempio, che definisce lo yiddish "una parodia del tedesco, con dentro l'ironia". Dopo infinite peripezie,            d'ogni persecuzione. Insicuro di sé, temendo d'essere nient'altro che una sorta d'autoparodia, il carnefice
incluso l'incontro con un altro treno in maschera su cui viaggiano gitani alla Kusturica (l'impressione è             tenta di vincere l'angoscia proiettandola nella vittima. In essa perseguita - alla lettera, insegue con
sottolineata dalle musiche ossessive di Goran Bregovic), la storia si avvia a un lieto fine. Ma un secondo            accanimento - un'immagine inquietante di sé. Sono le lacrime, dunque, che danno sapore alle risate con
finale rilancia l'angoscia, inquadrando tutto del racconto di Schlomo, matto del villaggio nonché ideatore            cui, in platea, ci godiamo la favola narrata da Schlomo e messa in scena da Mihaileanu. Ridiamo per la
dello stratagemma. Come se Mihaileanu dicesse: è l'idea di un pazzo raccontare così l'Olocausto? Forse, ma            partenza in gran segreto dallo shtetl, e soffriamo del congedo del rabbino dalla sinagoga. Ridiamo dei
non abbiamo affatto dimenticato quel che è                                                                            nazisti beffati, e inorridiamo della loro rabbia. Ridiamo, ancora, quando nella pianura immensa alcuni
accaduto davvero.                                                                                                     partigiani allibiscono vedendo, da lontano, deportati ebrei e SS intenti a far gli stessi gesti strani. Stanno
                                                                                                                      tutti pregando lo stesso Dio, ariani e semiti. I primi soprattutto sono comici, con i loro elmetti calcati in
Roberto Escobar                                                                                                       testa: tanto comici da chiamare il pianto. Ridere è un altro modo di piangere, appunto. In Train de vie
“Ridere è un altro modo di piangere”, dice Radu                                                                       questo altro modo si manifesta come un gran gioco elusivo, come una dolorante civetteria che, per pudore,
Mihaileanu a proposito di Train de vie (Francia,                                                                      sta e ci tiene sui confine dell'orrore: un confine che con l'ultima immagine Schlomo e Mihaileanu, folli e
1998). E che cosa è il comico, se non il tragico che si                                                               saggi, d'improvviso ci costringono a varcare.
manifesta in un altro modo? E' bene qui non
fraintendere. Il tragico non si annulla e nemmeno si                                                                                                                             “Dio esiste, dio non esiste, che importanza ha? Vi
occulta nel comico: piuttosto, in esso si manifesta,                                                                                                                             siete mai chiesti se l’uomo esiste?
sebbene con lineamenti che non sono                                                                                                                                              Dio creò l’uomo a sua immagine. E’ bello.Shlomo a
immediatamente i suoi. Il grande comico - ma, come la poesia, il comico o è grande o non è - ha dunque                                                                           immagine di dio. Ma chi l’ha scritta questa frase
bisogno del tragico. Non si ride davvero se non sentendo il sapore delle lacrime. Il comico non nasconde né                                                                      nella Torà? L’uomo. Non dio. L’uomo.
banalizza la sofferenza. Al contrario, trasfigurandola, la rammemora e la onora. Di quello di cui s'è pianto e                                                                   L’ha scritta senza modestia paragonandosi a dio.
ancora si piangerebbe, ora invece si ride. Il segreto sta in questa piccola parola, invece. Il comico è invece                                                                   Dio forse ha creato l’uomo. Ma l’uomo, l’uomo, il
meraviglioso che, rendendo leggero il dolore, non lo attenua ma gli mette ali. Così fa appunto Mihaileanu -                                                                      figlio di dio, ha creato dio solo per inventare se
la cui famiglia fu internata in un Lager - con un dolore che è anche il suo. Non ne nasconde il peso,- ma gli                                                                    stesso.L’uomo ha scritto la bibbia per paura di
mette ali. Insomma, nel suo film c'è quello che manca in gran parte di La vita è bella (1998): il sapore delle                                                                   essere dimenticato, infischiandosene di dio.Noi non
lacrime. Nel film di Roberto Benigni si sente, questo sapore, solo in qualche momento, in qualche                                                                                amiamo e non preghiamo dio, ma lo supplichiamo
immagine: nel discorso buffonesco e saggio a proposito, del manifesto fascista sulla razza, per esempio, e                                                                       perchè ci aiuti a tirare avanti.Non ci importa per
soprattutto nella sequenza in cui Guido, andando a morire e sapendo d'esser scrutato dal figlio nascosto, dà                                                                     dio, per come è, ci preoccupiamo solo di noi stessi.
al proprio corpo movimenti paradossali di marionetta. Questa compresenza di comico e tragico, e anzi                                                                             Allora la questione non è solo sapere se dio esiste,
                                               questo loro rispecchiarsi, in Train de vie è costante. Lo si sente -                                                              ma se noi esistiamo”
                                               addirittura,- lo si soffre - fin dalla prima sequenza […]. Un
                                               personaggio chiave in tal senso è Schlomo, "il matto dello                                       Novembre 2011 - Il teatro a cinema, il cinema a teatro :
                                               shtetl", e noi sappiamo quanto vicini siano tra loro poesia e                         Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich) – Rapporti umani in una compagnia teatrale
                                               follia. La linea che le divide è tanto sottile, che le contiene una                                  Il rito (Ingmar Bergman) – Censura e moralità nell’arte
                                               parola soli: fatuità. I latini, appunto, indicano con fatuus lo                            Paura in palcoscenico (Alfred Hitchcock) – Il mestiere di attore e la bugia
                                               stupido e l'indovino, il buffone e il vate[…]. Certo è fatuo,                            La sera della prima (John Cassavetes) – Teatro: realtà, finzione, allucinazione
                                               Schlomo. Lo è come ogni buffone. Lo è come ogni poeta. Ed è
                                                                                                                          "Un albero spinge le radici nel profondo del terreno e tuttavia svetta alto nel cielo. Ci dice che per poter
                                               Schlomo, appunto, che narra la storia meravigliosa e leggera di
                                                                                                                           ambire a qualcosa dobbiamo essere ben piantati per terra e che, indipendentemente da quanto in alto
                                               Train de vie: è la sua voce narrante che ci introduce al film, sarà
                                                                                                                                   arriviamo, è sempre dalle radici che attingiamo il nostro sostentamento." (Wangari Maathai)
                                               il suo volto che ci congederà. Il cuore del suo racconto è, esso




                                                                                 Train de vie (Radu Mihaileanu)                                                                                       Train de vie (Radu Mihaileanu)
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  • 1. Cineforum Ottobre 2011 Cineforum Ottobre 2011 Cinema e senso di appartenenza Cinema e senso di appartenenza Train de vie più in generale, la positività interculturale. Melodrammatico dall’anima satirica, trasforma temi generali come il comunismo o l’antisemitismo in qualcosa di vivo in pellicole dal tocco personale, esplosive e Appartenenza e sopravvivenza polemiche a livello emotivo e brillante. Limpido e delicato, il suo cinema cerca di abbattere i difficili muri “Questa storia è vera... o quasi” dei pregiudizi, della lotta di classe e delle antiche diatribe storiche. Figlio di un giornalista comunista di religione ebraica, si trasferisce in Francia nel 1980, scappando così dalla dittatura rumena di Ceausescu e Titolo originale Train de vie iscrivendosi all’Istituto Cinematografico IDHEC. Dopo aver firmato il cortometraggio Les quatre saisons Paese Francia, Belgio, Romania (1980), ha qualche esperienza come aiuto regista di John Glen in Agente 007 – Bersaglio mobile (1985) con Anno 1998 Roger Moore, Christopher Walken e Grace Jones, ma viene notato dal grandissimo regista italiano Marco Durata 103 min Genere Commedia Ferreri che lo assume come suo assistente per film come I Love You (1986) e Come sono buoni i bianchi Regia e Soggetto Radu Mihaileanu (1988), ma anche come sceneggiatore per il film tv Il banchetto di Platone (1989) con Irene Papas. Nel 1987, Fotografia Yorgos Arvanitis, Laurent Dailland pubblica anche un poema nel libro “Une vague en mal de mer”. A seguire, lavora ancora come assistente Musiche Goran Bregovic regista per La scimmia impazzita (1989) e Un week-end su due (1990). Nel 1993, decide di dirigere il suo Interpreti e Lionel Abelanski: Shlomo primo lungometraggio Tradire (1993), anche se il suo più grande capolavoro sarà Train de vie – Un treno per personaggi Rufus: Mordechai vivere (1998)[…]. Nel 2002, firma il film tv Ricchezza nazionale e, a seguire, Vai e vivrai (2005), vincitore di Clément Harari: rabbino un César per la migliore sceneggiatura e per il miglior film e Il Michel Muller: Yossi concerto (2009). Agathe de La Fontaine: Esther Johan Leysen: Schmecht Recensioni Bruno Abraham-Kremer: Yankele, il Segio Franzese contabile Dopo aver visto "La vita è bella" di Roberto Benigni sicuramente Marie-José Nat: Sura Gad Elmaleh: Manzatou nessuno si sarebbe aspettato l’uscita a breve di un nuovo film Serge Kribus: Schtroul, il macchinista sulla "shoah" capace di evocare cose terribili facendo sorridere. Rodica Sanda Tutuianu: Golda Eppure Radu Mihaileanu, regista rumeno di origine ebrea Zwi Kanar: Lilenfeld (naturalizzato francese) ha costruito un piccolo capolavoro che solo nell’ultima scena riporta lo spettatore a Razvan Vasilescu: colonnello zingaro misurarsi con la realtà. Questo "train de vie" (treno per la vita), acquistato e rimesso insieme pezzo dopo Premi David di Donatello 1999 – miglior film straniero pezzo da una comunità ebraica di un piccolo "shtetl" dell’Europa Orientale per sottrarsi alla deportazione e Sundance Film Festival 1999 – audience awards fuggire verso la Terra Promessa si fonda su due elementi: la speranza e la follia. In un mondo fatto di oscuri Venezia 1998 – premio Fipresci presagi, quale quello che incombe su questa piccola e pacifica comunità, forse è necessaria una buona dose di follia per continuare a sperare. E dunque agli abitanti dello "shtetl" non resta che abbandonarsi all’idea Il film (Dizionario del cinema Morandini) geniale di Shlomo, lo scemo de paese[…] Nella variopinta compagnia dei protagonisti del film, Nel 1941, per evitare la deportazione, gli abitanti di uno shtetl (villaggio ebraico dell'Europa centrale) rappresentata fin dall’inizio in maniera caricaturale, convivono ebrei ortodossi che predicano gli rumeno allestiscono un finto convoglio ferroviario sul quale alcuni di loro sono travestiti da soldati tedeschi insegnamenti della Torah ed ebrei rivoluzionari che predicano il verbo di Marx, creando un immagine e partono nel folle tentativo di raggiungere il confine con l'URSS e di lì proseguire per la Palestina, originale della comunità ebraica, lontana da quelle didascaliche tipiche dei film sulla shoah […]. Da Eretz/Israel, la terra promessa. Ci riescono, dopo tragicomiche peripezie. 2° film del rumeno Mihaileanu, sottolineare anche l’incontro con la comunità di zingari: due realtà diverse che si avvicinano pe la paura e il attivo in Francia, è una tragicommedia di viaggio sotto la triplice insegna dell'umorismo yiddish (condito di pericolo comuni, superano le distanze e le incomprensioni e si ritrovano a ballare e fare festa insieme. Ma è una grottesca ironia critica verso gli stessi ebrei, i tedeschi, i comunisti), di una sana energia narrativa e di la scena conclusiva a rappresentare una chiave di volta e a dare a questo film il suo vero senso. Pochi istanti un ritmo di trascinante allegria cui molto contribuisce Goran Bregovic, il compositore preferito di Kusturica, capaci di scuotere lo spettatore che per oltre un’ora e mezza, che attinge alla musica klezmer ebraica dell'Europa orientale. Fotografia del greco Yorgos Arvanitis, coinvolto dagli avvenimenti e rallegrato da una sapiente colonna l'operatore di Anghelopulos e di Laurent Daillant. Colorita galleria sonora firmata Goran Bregovic a base di arie klezmer e rom, avrà cosmopolita di interpreti, dialoghi italiani di Moni Ovadia. Non manca una creduto di assistere ad una favola. dimensione poetica, incarnata in Schlomo (Abelanski), lo scemo del viaggio che funge da narratore. L'inquadratura finale può essere la chiave di lettura Roberto Nepoti a ritroso. Shoah e commedia, capitolo secondo. A suo tempo si parlò di Train de vie come di un antagonista di La vita è bella di Benigni; Radu Mihaileanu (MyMovies) non mancando di sottolineare che il romeno Radu Mihaileanu lo Un regista rumeno, ma attivissimo in Francia, dove ha confezi onato commedie acute e divertenti, aveva scritto prima e che un ruolo era stato offerto a Roberto. grottesche e tragicomiche seguendo di quando in quando l’ironia e la cultura yiddish, il realismo storico e, Sopite le polemiche artificiose, resta l'evidenza delle immagini. I Train de vie (Radu Mihaileanu) Train de vie (Radu Mihaileanu) 31 Ottobre 2011 – h. 21:00 31 Ottobre 2011 – h. 21:00
  • 2. Cineforum Ottobre 2011 Cineforum Ottobre 2011 Cinema e senso di appartenenza Cinema e senso di appartenenza due film sono diversissimi: in pratica, hanno in comune soltanto il progetto di raccontare una favola, con stesso, insieme comico e tragico. Per salvarsi, gli uomini e le donne dello shtetl accettano il consiglio saggio valore di parabola, sulla tragedia […]. Se La vita è bella è una commedia, il tono prevalente in Train de vie è del folle Schlomo: farsi simili ai loro persecutori, assumerne le sembia nze, i modi, la lingua. E' certo invece quello della farsa, il tono temperato da un umorismo tipicamente yiddish che fa convivere comicità, comico, il loro gran daffare: il loro cercar di parlare come tedeschi, il loro cercar di marciare come SS. Ma è dramma, malinconia. Malgrado le caratterizzazioni, un po' macchiettistiche, di certi personaggi e la scelta di anche tragico. Lo è perché così, talvolta, fa la vittima di fronte al persecutore: cerca di imitarlo per passare "ingenuità" con cui la storia è raccontata, i riferimenti di Mihaileanu sono molto più raffinati delle inosservata, per mimetizzarsi. E lo è ancor di più perché, capovolto, del persecutore mostra il apparenze: da Cioran all'assurdo di Ionesco, al classico film di Ernest Lubitsch (ebreo dell'Est come lui) comportamento. Il tedesco, nota l'intellettuale venuto dalia Svizzera per aiutare lo shtetl a mimetizzarsi, Vogliamo vivere, che nel '42 metteva in commedia l'incubo nazista giocando proprio sullo scambio tra non è che uno yiddish “senza traccia di umorismo”. O anche, aggiunge, lo yiddish è “una parodia del realtà e rappresentazione. tedesco”. Ma allora, sospetta un suo interlocutore, non sarà per questo che i nazisti ce l'hanno con noi? Altrettanto raffinate alcune battute (i dialoghi dell'edizione italiana sono curati da Moni Ovadia): quella ad Della domanda in platea si ride, come è giusto. Ma se ne potrebbe piangere. E questa una verità nascosta esempio, che definisce lo yiddish "una parodia del tedesco, con dentro l'ironia". Dopo infinite peripezie, d'ogni persecuzione. Insicuro di sé, temendo d'essere nient'altro che una sorta d'autoparodia, il carnefice incluso l'incontro con un altro treno in maschera su cui viaggiano gitani alla Kusturica (l'impressione è tenta di vincere l'angoscia proiettandola nella vittima. In essa perseguita - alla lettera, insegue con sottolineata dalle musiche ossessive di Goran Bregovic), la storia si avvia a un lieto fine. Ma un secondo accanimento - un'immagine inquietante di sé. Sono le lacrime, dunque, che danno sapore alle risate con finale rilancia l'angoscia, inquadrando tutto del racconto di Schlomo, matto del villaggio nonché ideatore cui, in platea, ci godiamo la favola narrata da Schlomo e messa in scena da Mihaileanu. Ridiamo per la dello stratagemma. Come se Mihaileanu dicesse: è l'idea di un pazzo raccontare così l'Olocausto? Forse, ma partenza in gran segreto dallo shtetl, e soffriamo del congedo del rabbino dalla sinagoga. Ridiamo dei non abbiamo affatto dimenticato quel che è nazisti beffati, e inorridiamo della loro rabbia. Ridiamo, ancora, quando nella pianura immensa alcuni accaduto davvero. partigiani allibiscono vedendo, da lontano, deportati ebrei e SS intenti a far gli stessi gesti strani. Stanno tutti pregando lo stesso Dio, ariani e semiti. I primi soprattutto sono comici, con i loro elmetti calcati in Roberto Escobar testa: tanto comici da chiamare il pianto. Ridere è un altro modo di piangere, appunto. In Train de vie “Ridere è un altro modo di piangere”, dice Radu questo altro modo si manifesta come un gran gioco elusivo, come una dolorante civetteria che, per pudore, Mihaileanu a proposito di Train de vie (Francia, sta e ci tiene sui confine dell'orrore: un confine che con l'ultima immagine Schlomo e Mihaileanu, folli e 1998). E che cosa è il comico, se non il tragico che si saggi, d'improvviso ci costringono a varcare. manifesta in un altro modo? E' bene qui non fraintendere. Il tragico non si annulla e nemmeno si “Dio esiste, dio non esiste, che importanza ha? Vi occulta nel comico: piuttosto, in esso si manifesta, siete mai chiesti se l’uomo esiste? sebbene con lineamenti che non sono Dio creò l’uomo a sua immagine. E’ bello.Shlomo a immediatamente i suoi. Il grande comico - ma, come la poesia, il comico o è grande o non è - ha dunque immagine di dio. Ma chi l’ha scritta questa frase bisogno del tragico. Non si ride davvero se non sentendo il sapore delle lacrime. Il comico non nasconde né nella Torà? L’uomo. Non dio. L’uomo. banalizza la sofferenza. Al contrario, trasfigurandola, la rammemora e la onora. Di quello di cui s'è pianto e L’ha scritta senza modestia paragonandosi a dio. ancora si piangerebbe, ora invece si ride. Il segreto sta in questa piccola parola, invece. Il comico è invece Dio forse ha creato l’uomo. Ma l’uomo, l’uomo, il meraviglioso che, rendendo leggero il dolore, non lo attenua ma gli mette ali. Così fa appunto Mihaileanu - figlio di dio, ha creato dio solo per inventare se la cui famiglia fu internata in un Lager - con un dolore che è anche il suo. Non ne nasconde il peso,- ma gli stesso.L’uomo ha scritto la bibbia per paura di mette ali. Insomma, nel suo film c'è quello che manca in gran parte di La vita è bella (1998): il sapore delle essere dimenticato, infischiandosene di dio.Noi non lacrime. Nel film di Roberto Benigni si sente, questo sapore, solo in qualche momento, in qualche amiamo e non preghiamo dio, ma lo supplichiamo immagine: nel discorso buffonesco e saggio a proposito, del manifesto fascista sulla razza, per esempio, e perchè ci aiuti a tirare avanti.Non ci importa per soprattutto nella sequenza in cui Guido, andando a morire e sapendo d'esser scrutato dal figlio nascosto, dà dio, per come è, ci preoccupiamo solo di noi stessi. al proprio corpo movimenti paradossali di marionetta. Questa compresenza di comico e tragico, e anzi Allora la questione non è solo sapere se dio esiste, questo loro rispecchiarsi, in Train de vie è costante. Lo si sente - ma se noi esistiamo” addirittura,- lo si soffre - fin dalla prima sequenza […]. Un personaggio chiave in tal senso è Schlomo, "il matto dello Novembre 2011 - Il teatro a cinema, il cinema a teatro : shtetl", e noi sappiamo quanto vicini siano tra loro poesia e Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich) – Rapporti umani in una compagnia teatrale follia. La linea che le divide è tanto sottile, che le contiene una Il rito (Ingmar Bergman) – Censura e moralità nell’arte parola soli: fatuità. I latini, appunto, indicano con fatuus lo Paura in palcoscenico (Alfred Hitchcock) – Il mestiere di attore e la bugia stupido e l'indovino, il buffone e il vate[…]. Certo è fatuo, La sera della prima (John Cassavetes) – Teatro: realtà, finzione, allucinazione Schlomo. Lo è come ogni buffone. Lo è come ogni poeta. Ed è "Un albero spinge le radici nel profondo del terreno e tuttavia svetta alto nel cielo. Ci dice che per poter Schlomo, appunto, che narra la storia meravigliosa e leggera di ambire a qualcosa dobbiamo essere ben piantati per terra e che, indipendentemente da quanto in alto Train de vie: è la sua voce narrante che ci introduce al film, sarà arriviamo, è sempre dalle radici che attingiamo il nostro sostentamento." (Wangari Maathai) il suo volto che ci congederà. Il cuore del suo racconto è, esso Train de vie (Radu Mihaileanu) Train de vie (Radu Mihaileanu) 31 Ottobre 2011 – h. 21:00 31 Ottobre 2011 – h. 21:00