1. 1
PREVENZIONE INCENDI
Obiettivo: Conseguimento della sicurezza contro gli incendi
Riducendo le occasioni di rischio
MISURE PREVENTIVE
Contenendo le conseguenze
MISURE PROTETTIVE
PROTEZIONE
PASSIVA
PROTEZIONE
ATTIVA
• Caratteristiche Costruttive
• Geometria delle vie di esodo
• Strutture e materiali
Presidi Antincendi
2. 2
Insieme delle misure finalizzate a rendere minimi gli effetti
prodotti da un incendio.
LA PROTEZIONE ANTINCENDIO
• Garantire l’incolumità dei lavoratori e dei soccorritori;
• Limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione;
• Contenere i danni a strutture e beni.
• Rilevare e segnalare un incendio;
• Spegnere un incendio.
Protezione
Passiva
(Funzione di
contenimento)
Protezione Attiva
3. 3
Protezione Antincendio
♦Le misure di Protezione Passiva:
♦ Distanze di sicurezza;
♦ Resistenza al fuoco e Compartimentazione;
♦ Vie di Esodo;
♦ Reazione al fuoco.
4. 4
DISTANZE DI SICUREZZA
Nella terminologia tecnica per la stesura delle norme, il termine “distanza
di sicurezza” sta ad indicare una INTERPOSIZIONE DI SPAZIO
SCOPERTO FRA EDIFICI O INSTALLAZIONI.
Le distanze di sicurezza si distinguono in:
• distanza di sicurezza interna:
finalizzata a proteggere elementi
appartenenti ad uno stesso complesso
• distanza di sicurezza esterna:
finalizzata a proteggere elementi esterni
al complesso
• distanza di protezione: misurata orizzontalmente tra il perimetro in
pianta di ciascun elemento pericoloso di una attività e la recinzione (ove
prescritta) ovvero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa.
5. 5
• stabilità “R” : attitudine di un elemento da costruzione a conservare la
resistenza meccanica sotto l'azione del fuoco;
• tenuta “E” : attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare
né produrre - se sottoposto all'azione del fuoco su un lato - fiamme, vapori o
gas caldi sul lato non esposto;
• isolamento termico ”I” : attitudine di un elemento da costruzione a
ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore.
RESISTENZA AL FUOCO
Attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura)
a conservare per un tempo stabilito la stabilità «R», la tenuta
«E», l'isolamento termico «I»
6. 6
RE = elemento costruttivo che deve
conservare, per un tempo determinato, la
stabilità e la tenuta;
REI = elemento costruttivo che deve
conservare, per un tempo determinato,
la stabilità, la tenuta e l'isolamento
termico;
R = elemento costruttivo che deve
conservare, per un tempo determinato, la
stabilità.
In relazione ai requisiti dimostrati gli elementi strutturali vengono
classificati da un numero che esprime i minuti primi (es. RE 60,
REI 120, ecc.)
CLASSIFICAZIONE “REI” DEI MATERIALI
7. 7
Si definisce carico d’incendio la quantità di calore (q) che si
svilupperebbe in seguito alla combustione completa di tutti i materiali
combustibili contenuti in una area (A).
Poteri calorifici di alcuni materiali
(Kcal/Kg) :
Legno 4.400
Acetilene 11.600
Idrogeno 30.000
Benzina 10.500
Carbone 7.500
Petrolio 10.000
PVC 7.000
CARICO DI INCENDIO
Convenzionalmente è espresso in
chilogrammi di legno equivalente
(potere calorifico inferiore
4.400 Kcal/Kg).
∑=
n
A
Qp
iq ii
1
Pi = pesi dei singoli materiali
Qi = poteri calorifici dei singoli
materiali
A = compartimento ivi comprese le
strutture, gli infissi ecc.
[Kcal/m2
]
∑=
n
A
Qp
iq ii
1 4400
[Kg(legno)/
m2
]
C=K*q
C=numero indicativo
classe
K=coef. di riduzione
8. 8
Compartimento - partizione di un edificio delimitata da elementi
costruttivi atti ad impedire, almeno per un tempo prefissato, la
propagazione dell’incendio e dei suoi effetti, come fumi e calore, a
settori adiacenti o a strutture attigue.
Tale divisione si effettua mediante:
LA COMPARTIMENTAZIONE
Strutture Tagliafuoco
Adottando
Distanze di
sicurezza
Adottando
Muri Tagliafuoco
Porte antincendio
Solai Tagliafuoco
Spazi liberi
9. 9
La compartimentazione mediante l’adozione di elementi di
separazione tagliafuoco si divide in:
Compartimentazione verticale
Compartimentazione orizzontale
Muro Tagliafuoco
Porte Antincendio
Solaio Antincendio
Esempio di MURO TAGLIAFUOCO
Attraversamenti dei muri tagliafuoco
E’ buona norma far sì che non ci siano,
tuttavia può accadere che per tipo di
lavorazioni pericolose sia necessario
attraversare tale struttura, in tal caso
occorre adottare misure di sicurezza che
consentano di raggiungere un grado di
Sicurezza Equivalente
10. 10
Le barriere antincendio sono
realizzate mediante
interposizione di elementi
strutturali ed hanno la funzione
di impedire la propagazione
degli incendi nell’interno di un
edificio, nonché, in alcuni casi,
quella di consentire la riduzione
delle distanze di sicurezza.
Esistono alcuni particolari
trattamenti tra i quali, ad
esempio, alcuni tipi di vernici
intumescenti, che conseguono
una vera e propria azione
protettiva delle strutture sulle
quali sono applicate, realizzando
un grado di resistenza al fuoco
determinato sperimentalmente.
LE BARRIERE ANTINCENDIO
11. 11
Servono a garantire la rapida ed ordinata evacuazione di una
struttura.
VIE DI ESODO
Rapida per evitare che l’incendio produca
effetti dannosi per gli occupanti
Ordinata per evitare che gli occupanti si
intralcino a vicenda
Energie
Emissioni
Temperatura
Tempo
INIZIO
PROCESSO
IGNIZIONE
PERCEZIONE
INCENDIO
CRITICO
Tempo Utile
di Sfollamento
12. 12
RATTERISTICHE GEOMETRICHE
DELLE VIE DI ESODO
♦ Lunghezza
♦ Larghezza
♦ Ubicazione
♦ Numero
♦ Velocità di deflusso
♦ Densità di affollamento (pers/mq)
♦ Tempo di evacuazione massimo
Distanziamenti ed Ubicazione delle uscite
13. 13
SPAZIOSCOPERTO
Spazio scoperto:
spazio a cielo libero o
superiormente grigliato avente,
(anche se delimitato su tutti i lati):
superficie minima in pianta S ≥ 3H1
in ogni caso la distanza fra le
strutture verticali che delimitano lo
spazio scoperto deve essere non
inferiore a 3,50 m.
H1 altezza in metri della parete più
bassa che lo delimita.
14. 14
Luogo sicuro:
spazio scoperto, ovvero
compartimento
antincendio, separato da
altri compartimenti
mediante spazio scoperto o
filtri a prova di fumo,
aventi caratteristiche
idonee a:
♦ ricevere e contenere un
predeterminato numero di
persone (luogo sicuro
statico),
♦ o consentirne il movimento
ordinato (luogo sicuro
dinamico)
Filtri a prova di fumo
LUOGOSICURO
15. 15
PROTEZIONE DELLE SCALE
Al fine di garantire
l’esodo delle
persone dai piani
superiori o interrati
le scale devono
essere realizzate con
determinate
caratteristiche
Nel caso di
scale a gior-
no la percor-
ribilità della
scala è com-
promessa sin
dai primi mo-
menti del-
l’incendioScala a prova
di fumo
Scala a prova di
fumo interna
Scala
protetta
16. 16
La reazione al fuoco esprime il grado di partecipazione di un
materiale combustibile al fuoco cui è sottoposto nelle sue effettive
condizioni di messa in opera.
REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI
Specifiche norme di prevenzione
incendi prescrivono per alcuni
ambienti in funzione della loro
destinazione d’uso e del livello del
rischio d’incendio l’uso di materiali
aventi una determinata classe di
reazione al fuoco.
La reazione al fuoco di un
materiale può essere migliorata
mediante specifico trattamento di
ignifugazione, da realizzarsi con
apposite vernici o altri
rivestimenti, che ne ritarda le
condizioni favorevoli all’innesco
dell’incendio, riducendo inoltre la
velocità di propagazione della
fiamma e i fenomeni di post-
combustione.
In relazione alle specifiche prove ai materiali per l’edilizia
(rivestimenti, controsoffitti, etc.) e a quelli di arredamento (tessuti,
tendaggi, mobili imbottiti) viene assegnata una classe :
♦ Classe 0 (materiali incombustibili)
♦ Classe 1, 2, 3, 4, 5 all’aumentare della loro partecipazione alla
combustione
17. 17
Protezione Antincendio
Le misure di Protezione Attiva:
♦ Attrezzature ed impianti di estinzione degli
incendi;
♦ Sistemi di allarme;
♦ Illuminazione di sicurezza;
♦ Evacuatori di fumo e calore;
♦ Segnaletica di sicurezza.
18. 18
• Estintori --- apparecchiatura contenente un agente estinguente
che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione
della pressione interna. (D.M. 151/2011)
ATTREZZATURE EDIMPIANTI DI ESTINZIONE
DEGLI INCENDI
Portatile
Utilizzati
a mano
con
Massa o
Volume
X non
superiore
a 20 Kg.
Carrellato
Montati su
ruote o su
carrelli
concepiti per
essere trainati
a mano con
Massa X non
superiore a
300 Kg.
19. 19
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO E
SISTEMI DI EROGAZIONE
Le parti principali Il Principio di funzionamento
Il recipiente carico di sostanza
estinguente è in pressione o viene
messo in pressione;
quando viene azionato il
dispositivo di erogazione, la
pressione spinge energicamente la
sostanza estinguente all’esterno
attraverso un ugello calibrato,
che determina la forma, la
lunghezza del getto ed il tempo di
scarica, la cui durata min. è
prescritta dal D.M. 151/2011.
Elemento indispensabile al
funzionamento è la presenza di
una pressione sufficiente ad
espellere la maggior parte
dell’estinguente
20. 20
CARATTERISTICHE
GENERALI
• Carica dell’Estintore : è la massa o il volume dell’agente estinguente
contenuto nell’estintore.
• Durata di funzionamento : è il tempo durante il quale si verifica la
proiezione dell’agente estinguente, senza che vi sia sta interruzione
nella proiezione, con valvola totalmente aperta.
Massa o volume X (kg o l)
Durata minima di
funzionamento in s.
X ≤3 6
3 < X ≤6 9
6 < X ≤10 12
X > 10 15
21. 21
PRESCRIZIONE DI LEGGE PER
GLI ESTINTORI D’INCENDIO
D.M. 20.12.1982 corretto con D.M. 7.7.1983 (G.U. 23.07.1983 n.201)
A norma di tale Decreto
ogni estintore deve
riportare un’etichetta,
suddivisa in cinque parti
ESTINTORE
6 KG POLVERE A B C 13A 89B C
1. TOGLIERE LA SPINA DI
SICUREZZA
2. IMPUGNARE LA LANCIA
3. PREMERE A FONDO LA LEVA
DI COMANDO E DIRIGERE
IL GETTO ALLA BASE
DELLE FIAMME
NON ESPORSI AI GAS E AI FUMI
DOPO L’UTILIZZAZIONE IN LOCALI CHIUSI AERARE
- RICARICARE DOPO L’USO, ANCHE PARZIALE
- VERIFICARE PERIODICAMENTE
- 6 KG POLVERE ABC – AZOTO
- TEMPERATURE LIMITE DI UTILIZZAZIONE –20°C 60°C
- CODICE DI IDENTIFICAZIONE COSTRUTTORE
- ESTREMI APPROVAZIONE M.I. – DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ
NOME RESPONS. APPAREC.
(INDIRIZZO RESPONSABILE APPARECCHIO)
22. 22
CAPACITA’ DI SPEGNIMENTO
La Capacità di spegnimento a norma del D.M.20.12.82 è indicata
sull’apparecchio da un numero che si riferisce alle caratteristiche
dimensionali di un “Focolare Tipo” sia per i fuochi di classe A che
per quelli di classe B.
Focolare Tipo per fuoco
CLASSE A
Catasta di tronchetti a
sez.quadrata di lato 39±2 mm in
legno di pino, posta su un telaio
metallico, il cui fronte ha dimensioni
fisse di 440 mm (5 travetti) alla
base e 546 mm (14 travetti) di
altezza, mentre la lunghezza è data
dalla lunghezza dei travetti il cui
valore in dm coincide con il numero
seguito dalla lettera A che designa
il focolare.
Focolare Tipo per fuoco
CLASSE B
Recipienti metallici cilindrici
in acciaio, le cui dimensioni
sono dettate dal DM.
20.12.82. Questi focolari
sono designati da un numero
seguito dalla lettera B; il
numero è il volume liquido, in
litri, contenuto nel
recipiente.
23. 23
Focolare Tipo per fuoco
CLASSE A
Focolare Tipo per fuoco
CLASSE B
Lunghezza in dm - 13 dm 13A
24. 24
COLORAZIONE DEGLI ESTINTORI E DEI
RECIPIENTI CONTENENTI GAS COMPRESSI
E LIQUEFATTI
Secondo il D.M.20.12.82 gli estintori devono essere verniciati di rosso
per evidenziare maggiormente questi presidi, che devono essere
installati in posizione facilmente accessibile e ben visibili.
Secondo la circolare del 2.2.57 del Min. dei Trasporti che sostituisce
l’art.18 del D.M. 12.9.25 qui di seguito sono riportati i colori
prescritti:
Rosso Idrogeno
Arancione Acetilene
Bianco Ossigeno
Bianco e nero Aria
Grigio chiaro Anidride C.
Nero Azoto
25. 25
MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI
In ogni caso è necessario effettuare le seguenti azioni:
• la sorveglianza, per garantire che i mezzi predisposti siano sempre
disponibili;
• il controllo, per valutare periodicamente, in genere sul luogo di
installazione, l’efficienza degli estintori. (D.P.R. 27.04.1955 n.547,
art.34, comma c););
• la revisione, per accertare in officina specializzata con prove, a
scadenze più lunghe rispetto a quelle del controllo, il mantenimento nel
tempo delle caratteristiche efficienza e sicurezza.
Il DATORE DI LAVORO è il responsabile dell’efficienza dei prescritti
mezzi di protezione.
La norma tecnica UNI 9994 regolamenta tutte le attività di
manutenzione.
26. 26
TECNICA D’IMPIEGODEGLI ESTINTORI PORTATILI
TECNICA D’INTERVENTO - insieme di accorgimenti, dettati
dall’esperienza e anche dal buon senso, che servono a rendere ottimale
un’azione di estinzione, variabili a seconda del tipo di estintore usato.
Regole generali
“Attenersi alle istruzioni d’uso”
27. 27
“Dirigere il getto alla base delle
fiamme”
Distanza variabile entro i 3 e
10 m a seconda del tipo di
estintore e compatibilmente
con l’entità del calore irradiato
28. 28
“Prima erogazione a ventaglio
seconda erogazione in
profondità”
“Non attraversare le fiamme con il
getto”
Cercare di spegnere
le fiamme più vicine
per aprirsi la strada
per un’azione in
profondità
30. 30
TIPI DI ESTINTORI
• Estintori ad Acqua
• Estintori a schiuma
• Estintori a polvere
•Estintori ad Anidride Carbonica
• Estintori a Idrocarburi Alogenati
Ormai in disuso
Soluzione di acqua e sostanze schiumogene
miscelata con aria
Miscela di polveri a base di Bicarbonato di
sodio o di potassio o di solfato di ammonio
o fosfato di ammonio
Gas incolore, inodore, non nocivo
per concentrazioni < 22 %
Attualmente in disuso.
Il più usato è stato il
Bromotrifluorometano
(HALON 1301)
31. 31
Formula chimica “CO2”
Stato Aggregazione Liquido-Gassoso
Peso CO2 liquida 0.910 Kg/litro
1 litro di CO2 500 l di CO2 gas
ESTINTORE ADANIDRIDE CARBONICA
Pressione a 20 °C 56.5 atm
Pressione a 30 °C 73 atm
Temperatura Critica -30° C /-1° C
Gittata utile 1.5 - 2.5 m.
A. Leva comando valvola
erogatrice
B. Valvola sovrappressione e
controllo
C. Tubo Pescante
D. Tubo erogatore
E. Valvola a molla erogatrice
F. CO2 gassosa propellente
G. CO2 liquida estinguente
Classi Incendio A - B - C - E
F
G
32. 32
Agente estinguente “H. 1301 V.”
Agente propellente Vapori H.
Tempo di scarica 12 secondi
Lunghezza del getto 5 - 6 metri
ESTINTORE ADHALON
A. Maniglia erogatrice con molla
e valvola
B. Tubo erogatore
C. Valvola sovrappressione e
controllo
D. Tubo Pescante
E. Manometro per controllo
pressurizzazione
F. Spinotto
G. Valvola di sicurezza
H. Gas propellente
I. Carica estinguente
Classi Incendio A - B - C
35. 35
RETE IDRICA ANTINCENDIO
La disposizione delle bocche deve essere
tale da garantire la copertura dell’intera
area (raggio di azione pari alla lunghezza
della tubazione + gittata)
Caratteristiche Idrauliche:
Tipo Idrante Portata Pressione Gittata
(lt/min) (atm) (m)
Naspi 50 1,5 5
UNI45 120 2 9
UNI70 400 4 15
Impianto idrico, ad uso esclusivo antincendio, costituito:
♦ da una fonte adeguata di alimentazione (acquedotto o vasca di
accumulo);
♦ da una rete di tubazioni metalliche di adduzione;
♦ da speciali prese (bocche antincendio) di diametro 45 o 70 mm
disposte
rispettivamente all’interno o all’esterno dell’area da proteggere;
♦ da tubazioni flessibili impermeabili (nylon gommato della lunghezza
di
circa 20 m) collegate a lance erogatrici (getto pieno o frazionato).
36. IMPIANTI DI SPEGNIMENTOAUTOMATICI
• IMPIANTI AD ACQUA SPRINKLER
• IMPIANTI A SCHIUMA
• IMPIANTI AD ANIDRIDE CARBONICA
• IMPIANTI AD HALON
• IMPIANTI A POLVERE
Possono classificarsi in base alle sostanze utilizzate per l’azione
estinguente:
Impianti in cui l’erogazione delle sostanze estinguenti (acqua, schiuma,
CO2, etc.) avviene attraverso dei dispositivi automatici e/o manuali
come:
♦ impianti elettronici di rilevazione incendi
♦ testine termosensibili
Vengono utilizzati a protezione di locali ad elevato rischio d’incendio
(per ubicazione e/o carico d’incendio) come Autorimesse, Depositi, etc.
37. 37
IMPIANTI SPRINKLER
• AD UMIDO: tutto l’impianto è
permanentemente riempito di acqua in
pressione: è il sistema più rapido
• A SECCO: la parte d’impianto non
protetta, o sviluppantesi in ambienti
soggetti a gelo, è riempita di aria in
pressione: al momento dell’intervento
una valvola provvede al riempimento
delle colonne con acqua
• ALTERNATIVI : funzionano come
impianti a secco nei mesi freddi e ad
umido nei mesi caldi
• A PRE-ALLARME: sono dotati di
dispositivo che differisce la scarica per
dar modo di escludere i falsi - allarmi
• A DILUVIO: impianti con sprinklers
aperti alimentati da valvole ad apertura
rapida in grado di fornire rapidamente
grosse portate
L’erogazione di acqua può essere
comandata da un impianto di
rilevazione incendi, oppure essere
provocata direttamente dalla
apertura delle teste erogatrici,
ossia per fusione di un elemento
metallico o per rottura, a
determinate temperature, di un
elemento termosensibile a bulbo
che consente in tal modo la
fuoriuscita d’acqua.
38. 38
IMPIANTI DI RIVELAZIONE D’INCENDIO
Emissioni
Temperatura
Tempo
INIZIO
PROCESSO
IGNIZIONE
PERCEZIONE
INCENDIO
CRITICO
Tempo Utile
di Sfollamento
FUMO - CALORE - FIAMMA
ipologie
♦ rilevatori di fumo a camera di ionizzazione (statici)
♦ rilevatori di calore a lamina metallica (statici, velocimetrici)
♦ rilevatori di calore a mercurio (differenziali)
♦ rilevatori di fiamma
Sono finalizzati alla tempestiva
segnalazione di un processo di
combustione col duplice scopo di:
♦ allarmare le persone
♦ azionare sistemi automatici di
protezione
impianto è costituito, essenzialmente, da:
elementi sensori (rivelatori)
centrale di controllo (sempre presidiata)
alimentazione elettrica di sicurezza
39. 39
1 Stadio di incipienza
emanazione di invisibili gas di
combustione;
2Stadio senza comparizione di
fiamma i prodotti della
combustione appaiono visibili
sotto forma di fumo;
3Stadio di fiamma ove esiste
realmente, calore in aumento;
4Stadio di calore calore molto
elevato, incontrollato.
Può essere utile ricordare i
quattro stadi di un incendio
IMPIANTI DI RIVELAZIONE D’INCENDIO
Sono finalizzati alla tempestiva segnalazione di un processo di
combustione col duplice scopo di:
• allarmare le persone
• azionare sistemi automatici di protezione
40. 40
Tali dispositivi di segnalazione sfruttano per la rivelazione di un
incendio:
Prodotti dalla combustione
Luminosità della fiamma Rivelatori Ottici
L’impianto è costituito da:
Rivelatori di fumo
Aumento della temperatura Rivelatori Termici
1 Elemento sensore
(rivelatori);
2 Centrale di controllo
(presidiata o teleallarme);
3 Elemento motore
(alimentazione elettrica di
sicurezza.
41. 41
Natura del rischio d’incendio
Utilizzazione del locale Persone e Materiali
Attività svolta
Presenza di superfici vetrate,….
Parte alta del locale. Avvistamento dell’incendio
e sua sensibilizzazione.
Superficie, altezze, pendenze copertura, ...
Criteri che tengono conto delle caratteristiche dei locali da
proteggere.
I criteri di scelta e di installazione sono in funzione della :
Il posizionamento :
Il numero dei rivelatori :
42. 42
EFC - è un metodo attivo di controllo ai fini della sicurezza,
contro il pericolo dei fumi, consentono di scaricare fumo e gas
caldi accumulatisi nel locale.
Un impianto di EFC per essere efficace deve intervenire nei primi
minuti.
EVACUATORI DI FUMOE CALORE (EFC)
EFC : funzionamento EFC : azione combinata con
setto