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LETTERAALLA CITTÁ
SOSTEGNO AL CIRCO: UN ALTRO PUNTO DI VISTA
Leggendo l’articolo dedicato all’ “adozione” del circo Togni da parte della comunità gioiese (o come
sarebbe forse più corretto dire, da parte di alcune associazioni, di alcuni cittadini e di alcuni
rappresentanti delle Istituzioni) una serie di emozioni confuse si affastellano nella mente. Ad un senso
di incredulo stupore, si aggiunge una buona dose di perplessità e un elenco piuttosto lungo di quesiti.
Poco persuasa dai metodi della tradizione marzulliana, trovo invece, che sia decisamente più
stimolante e senz’altro più utile in casi come questo, tentare di trovare risposte a tali interrogativi,
condividendoli con la città e provando, al contempo, ad offrire molto umilmente, un punto di
vista diverso sulla vicenda.
CONDIVIDERE RIFLESSIONI SENZA VOLER ACCUSARE NESSUNO
Mi rendo conto che mettere in discussione un atto di carità, oltre a risultare certamente poco
elegante, sia un’operazione intellettualmente kamikaze, in quanto, per molti, di difficile
comprensione.
La difficoltà è duplice, perché il tendere la mano verso chi è in difficoltà, è una attitudine in cui io
stessa mi riconosco, che apprezzo e che tento, come molti altri, nel mio piccolo, di mettere in pratica.
In virtù di questo, non solo non mi è difficile comprendere le ragioni di chi, associazioni e
cittadini, si è prontamente ed entusiasticamente mobilitato dinanzi ad una richiesta di aiuto,
ma le ammiro sinceramente.
Anzi, sapere che in un momento storico così complesso e delicato, la solidarietà resta un valore
imprescindibile per molti, è rinfrancante e fa sicuramente bene al cuore.
Premetto dunque, che delegittimare moralmente un’iniziativa che resta lodevole nelle
intenzioni, non è assolutamente fra gli obiettivi di chi scrive, né tantomeno invitare nessuno a
boicottarla.
L’intento di questa riflessione condivisa è piuttosto un altro: ossia quello di ragionare su alcuni
aspetti probabilmente poco noti e a partire da questi ultimi, sviluppare considerazioni su cui
vale forse la pena soffermarsi; considerazioni che altrimenti non emergerebbero dalla realtà
così come viene raccontata, pur se in buona fede, dai media.
Ci tengo a ribadire che non intendo discutere le intenzioni dei benefattori, (in particolare delle
associazioni promotrici) sulla cui benevolenza e genuinità, non nutro dubbio alcuno.
Non intendo nemmeno contestare la narrazione dei fatti così come è stata delineata nell’articolo
di Gioianet; articolo che anzi trovo poetico, nella misura in cui riesce a cogliere e ad evidenziare, da
un lato i buoni sentimenti di cui sopra, ossia la bellezza di un atto di generosità e l’entusiasmo che
esso ha generato, e dall’altro, il fascino indiscutibile di un mondo, qual è quello del circo, lontano
dalla quotidianità della “gente comune”.
Da ultimo, non si tratta nemmeno di puntare il dito contro i beneficiari.
LA COMPLESSITÁ DELLA REALTÁ
Tuttavia, se dovessi limitarmi a farmi un’opinione sulla vicenda, basandomi esclusivamente sulla
descrizione che ne stanno facendo giornali e tv (parlo ora in generale), l’idea che ne risulterebbe,
sarebbe, a mio modesto avviso, tanto positiva, quanto, ahimè, poco coerente con la realtà che
personalmente conosco.
Negli ultimi tempi, a fronte della situazione Covid, (ma non solo) i titolari dei circhi hanno preso a
lanciare appelli in cui lamentano difficoltà economiche. Tali difficoltà, sarebbero (a loro dire) dovute,
in particolar modo, al fatto che l’impossibilità di esibirsi o la semplice riduzione degli spettacoli e
degli spettatori, starebbe mettendo, loro e soprattutto gli animali, nelle condizioni di soffrire
letteralmente la fame.
Ora, se mi fermassi qui, sarebbe naturale agire secondo quello slancio filantropico e di amore per gli
animali, che sta muovendo in queste ore molti concittadini e mi catapulterei anche io a raccogliere
fondi, viveri e supporto logistico, chiedendo ad altri di fare altrettanto.
Tuttavia spesso la realtà è un po’ più complessa rispetto a quanto appaia e una comprensione della
stessa, se non più veritiera, quanto piuttosto più completa, richiede uno sforzo un tantino maggiore.
SIAMO MESSI BENE!??
Basterebbe soffermarsi a riflettere anche solo un attimo, perché una prima semplice considerazione
emerga: suppongo, che in un periodo tanto difficile e complicato qual è quello attuale, di estrema
incertezza sul futuro, di isolamento umano, di immobilità e di difficoltà economiche per tutti, realtà
quali la Caritas, associazioni di beneficenza e Istituzioni, concentrino prioritariamente i loro
sforzi e il loro supporto, a sostegno di soggetti e categorie, sociali ed economiche,
particolarmente fragili.
La domanda che mi pongo é: davvero in Italia, in Puglia e a Gioia del Colle, in questo momento,
tra questi soggetti vulnerabili da supportare materialmente e agevolare economicamente,
rientra un imprenditore (nemmeno locale) titolare di un’azienda che lavora a livello
internazionale e che per professione colleziona stalloni arabi, olandesi e andalusi?
Se così fosse, non potrei che gioirne, perché vorrebbe dire che la situazione, se non altro dal punto
di vista socio-economico è di gran lunga migliore rispetto a quanto appaia. Correrei immediatamente
a dirlo ad amici e coetanei, lontani, per ragioni lavorative, dall’Italia o dalla Puglia, desiderosi di
rientrare e speranzosi di trovare un’economia più solida e florida.
PERPLESSITÁ, MARKETING E PUNTI DI VISTA DIVERSI
Purtroppo, ho diverse buone ragioni per dubitare che sia davvero così, almeno tante quante sono
quelle che mi inducono a dubitare del fatto che i circensi detentori di animali, possano e debbano
davvero rientrare tra le fasce più deboli della popolazione, da tutelare, supportare o anche solo
agevolare economicamente in questo momento.
Sono consapevole che aiutare qualcuno, non escluda necessariamente il poter aiutare qualcun altro e
resta fermo il fatto che ognuno sia libero di fare beneficenza come meglio gli aggrada.
Allo stesso tempo però, resto fermamente convinta, che credere che i circhi, (le cui esibizioni
ancora si svolgevano a pagamento fino a pochi giorni fa) escano ridotti addirittura alla fame
dopo qualche settimana di stallo o di rallentamento delle attività, equivalga a cadere vittima di
un’abile operazione di mistificazione della realtà degna dei più ferrati complottisti e
terrapiattisti.
Tale operazione, porta a chi la orchestra e se ne avvantaggia, un duplice beneficio: da un lato,
quello di fare fronte ad una situazione di ristrettezza economica, che sicuramente esiste, (per
loro, come per tutti) e dall’altro (e soprattutto), quello di “riguadagnare”, facendo leva su un
sentimento di pietà, un consenso, una simpatia e una fiducia, che negli ultimi anni si sono
inesorabilmente e inevitabilmente sgretolati.
Ed è proprio sulle ragioni sottese alla crisi “di consensi” dei circhi con animali e la loro
conseguente crisi economica, ma soprattutto sulla la profonda connessione insita tra le due, che
vale la pena soffermarsi e su cui voglio invitare i miei concittadini a riflettere.
PERCHÉ I CIRCHI CON ANIMALI SONO IN CRISI
Prima di tutto, vale la pena sottolineare il fatto che la duplice crisi che attanaglia questi
lavoratori dello spettacolo, presenta radici ben più profonde del periodo della pandemia,
periodo che si è rivelato essere devastante per molti e paradossalmente, per altri, un’occasione ghiotta
per risalire la china.
A fronte infatti, di una sempre maggiore consapevolezza delle dinamiche che si celano dietro gli
spettacoli con animali, delle violenze documentate legate alle operazioni di addestramento e dietro
la semplice detenzione in cattività degli stessi, (http://www.gioianet.it/cronaca/17716--w-il-circo-si-
ma-senza-lutilizzo-di-animali.html) la sensibilità della collettività è diventata matura al punto tale, da
comportare il fatto che i circhi con animali, abbiano cominciato, progressivamente e inesorabilmente,
a perdere pubblico.
Il sentire popolare ha naturalmente trovato una sponda in molte Istituzioni, che a tutti i livelli hanno
cominciato a muoversi e a produrre atti e proposte di legge, volte appunto, a rispecchiare la nuova
sensibilità collettiva.
In molte realtà non è consentito loro nemmeno di attendare. I controlli sono diventati sempre più
stringenti; le modalità di “impiego” degli animali, sempre più regolamentate e limitate: penso ad
esempio al fatto che fino a qualche anno fa, i circensi attendati a Gioia, spesso promuovevano gli
spettacoli portando a spasso, per le vie del centro, elefanti, giraffe, scimmie, etc...non solo
sottoponendo gli animali a degli stress notevoli, ma anche mettendo indiscutibilmente e seriamente a
repentaglio l’incolumità fisica e la sicurezza sanitaria dei cittadini, costretti poi a fare lo slalom tra
gli escrementi di cammelli e pachidermi.
LA NUOVA SENSIBILITÁ EMERGENTE E LA STORIA LOCALE, NAZIONALE E
INTERNAZIONALE
Questo crescente processo di condanna dell’utilizzo degli animali nei circhi è in corso, tanto a
livello internazionale, con oltre 50 Paesi nel mondo che li hanno banditi, quanto a livello
nazionale.
In Italia, al momento, sono presenti due proposte di legge in Parlamento volte a regolamentare una
progressiva dismissione dell’uso degli animali negli spettacoli. Questo perché, va detto e ribadito, gli
animali non sono attori, non sono contorsionisti, non sono clowns e non sono nemmeno oggetti
da esporre in vetrina come merce per fare soldi. Essi hanno il diritto di vivere la loro vita,
coerentemente con quelle che sono le loro esigenze di specie e non con le esigenze dell’uomo.
Di questa nuova sensibilità, quando a livello italiano era solo agli albori, Gioia del Colle è stata
espressione avanguardista su scala nazionale.
La nostra cittadina è stata infatti, la seconda realtà amministrativa dopo la Città Modena e la
prima, in quanto Comune, ad adottare nel 2004, un’ordinanza che vietava l’attendamento, sul
nostro Comune, di circhi con animali al seguito.
Quell’ordinanza, promossa dalla sezione locale del WWF (della quale non facevo ancora parte) e
approvata con un consenso bipartisan, portò il nostro Comune agli onori della cronaca nazionale,
come esempio coraggioso di una nuova, ambiziosa, idea di civiltà.
L’ordinanza, a volte interpretata in modo discutibile, rimase in vigore oltre sei anni, fino a quando la
Giunta Longo, per volontà stessa del Sindaco, non decise di abolirla.
A poco valsero le proteste di molti cittadini, l’organizzazione di conferenze e la raccolta di firme.
La volontà e soprattutto la sensibilità di moltissimi, fu ignorata e rimase inascoltata.
Nel frattempo però, un seme era stato piantato e i circhi con animali, a Gioia così come nel resto
d’Italia (dove nel tempo hanno continuato a moltiplicarsi le ordinanze) non hanno più trovato
quel successo di pubblico che avevano prima.
AGGIORNAMENTI RECENTI
Lo scorso febbraio, infatti, prima dell’inizio della pandemia, un circo attendato al Campo Boario
dovette annullare diversi spettacoli per insufficienza di pubblico.
Avendo constatato di persona lo scarso interesse riservato dai gioiesi al caravanserraglio e dopo aver
visto, per l’ennesima volta, grandi felini ciondolare compulsivamente su e giù nei pochi metri
quadrati delle loro gabbie, pensai che forse i tempi potevano essere maturi, per provare a proporre
all’attuale Amministrazione, l’adozione di una nuova e aggiornata ordinanza.
Mi fu consigliato di parlare con il Presidente del Consiglio Comunale, il Signor Vito Etna, che
gentilmente, fissò un appuntamento nell’immediato.
Accolta con garbo e apertura all’ascolto, al Presidente del Consiglio cercai di esporre, in maniera
breve ma documentata, (con dossier e documenti appositamente preparati per essere visionati e restare
nelle disponibilità dell’Amministrazione) le ragioni sottese all’idea della “liberazione” degli
animali dai circhi; ripercorsi brevemente quella che era stata la storia locale e proposi di
valutare l’opportunità dell’adozione di una nuova ordinanza, sulla base di alcuni prototipi
collaudati e ben funzionanti, adottati da realtà vicinissime a Gioia.
Nel visionare con interesse la cartella, il Signor Etna si disse interessato ad esplorare la possibilità e
a discuterne in Giunta e, aggiungo, mi sembrò genuinamente ben disposto verso l’iniziativa.
Prendemmo l’impegno di aggiornarci a distanza di poche settimane. Purtroppo sappiamo tutti molto
bene cosa è accaduto a partire dalla fine di febbraio, per cui, quando ho ricontattato il Presidente del
Consiglio Comunale come da accordi, lo stesso mi ha giustamente risposto che le priorità
amministrative erano momentaneamente cambiate.
EVOLUZIONE INATTESA
Fino a prima della lettura della notizia relativa al Circo Togni, il buon senso mi suggeriva che non
fosse il caso di aspettarsi un aggiornamento sulla vicenda prima della fine della pandemia.
Tuttavia, non posso negare, che se è vero che non mi aspettassi l’adozione di una ordinanza in questo
periodo, l’adozione del circo con gli animali da parte della città, era un’ipotesi non contemplata
nemmeno tra i miei peggiori pronostici, tanto che mi attanaglia seriamente il dubbio, di aver
esposto in maniera poco chiara le istanze del caso.
QUAL É LA POSIZIONE UFFICIALE DEL COMUNE?
Se posso comprendere le ragioni filantropiche di alcune associazioni e cittadini, credo allo stesso
tempo, che una Comunità che in passato ha manifestato un’idea precisa rispetto a questo tipo
di forme di intrattenimento, necessiti di ricevere alcuni chiarimenti in merito alla posizione
ufficiale dell’Amministrazione, sulla faccenda.
A prescindere dall’evoluzione, a dir poco inaspettata, della lunga storia che lega Gioia del Colle agli
spettacoli con animali, (la quale, se avesse un titolo, potrebbe suonare più o meno così: “Dalle stelle
dell’avanguardia, alle stalle del circo: come retrocedere a passi da gigante sul cammino della
civiltà”) mi chiedo, leggendo l’articolo in cui si parla della solidarietà del Sindaco e dell’intervento
dell’Assessorato alla Cultura, in che cosa consista esattamente il supporto garantito al circo da
parte del Comune.
Si tratta di una mera disponibilità a concedere lo spazio del Campo Boario oltre i termini prestabiliti?
E se così è, a quali condizioni?
Paga il circo, al momento, l’occupazione del suolo pubblico? O gli è stata accordata una sosta a
“tassi agevolati” o addirittura gratuita?
Se così fosse, si tratterebbe di agevolare un imprenditore, per giunta non del luogo, la cui
impresa non apporta nessun beneficio alla comunità, riducendo o rinunciando ad un introito
nelle casse del Comune; introito che invece, potrebbe essere investito su progetti di
valorizzazione della cultura locale o in generale, a vantaggio della collettività gioiese.
Me lo chiedo perché, come dice bene il Signor Vinicio, il Circo è una vera e propria azienda,
privata, che si trovava a Gioia nel perseguimento degli obiettivi del proprio business.
Se si è deciso di patrocinarlo in qualche modo, materialmente o anche solo ideologicamente,
potrebbe il Comune renderne chiari i termini e le motivazioni alla cittadinanza?
INQUADRAMENTO LAVORATIVO DEI CIRCENSI E REGOLARI FINANZIAMENTI
GOVERNATIVI
Credo sia fondamentale rendere noto un altro dato, a beneficio soprattutto di tutti coloro, che
preoccupati, hanno creduto davvero che i circensi avessero le ore contate: questi ultimi, non sono
semplicemente degli affascinanti girovaghi che tentano di sbarcare il lunario inseguendo la loro
romantica idea di libertà, ma sono ufficialmente inquadrati nella normativa nazionale, come lavoratori
dello spettacolo.
In quanto tali, gli stessi beneficiano per le loro “aziende mobili”, dei finanziamenti governativi
del FUS, il Fondo Unico per lo Spettacolo, lo stesso che sostiene gli attori e in generale i lavoratori
dell’industria del cinema, del teatro e di tutto l’indotto legato a queste forme d’arte.
I circensi percepiscono regolarmente questi finanziamenti da anni, da ben prima dell’inizio
della pandemia, il che costituisce un motivo in più, per dubitare del fatto che le nuove restrizioni
possano, davvero, averli improvvisamente ridotti sul lastrico, con i viveri agli sgoccioli.
Se ciò fosse realmente possibile, non sarebbe dunque, meno vero, anche per tutti gli altri lavoratori
del settore, quali ballerini, attori di teatro e indotto.
Certo una differenza c’è, tra questi ultimi e i circensi con animali: i circensi hanno un costo in più,
un costo notevole, che consiste nella necessità di dover sfamare quegli animali che loro sfruttano
per vivere!
SPETTACOLI CON ANIMALI E FINANZIAMENTI PUBBLICI
Va detto, per onestà intellettuale, che i cospicui finanziamenti a loro sostegno, si sono
progressivamente ridotti negli ultimi anni per le ragioni sopra riportate, ossia perché, anche a livello
politico, ci si è resi conto che tali realtà non incontrano più il favore della maggior parte dei cittadini
italiani, che ritiene che l’intrattenimento basato sullo sfruttamento degli animali sia ormai retrogrado
ed eticamente inaccettabile.
Si parla infatti, da tempo, della possibilità di escludere da tali finanziamenti tutte le forme di
spettacolo che impiegano animali e continuare a finanziare invece, quei circhi che hanno deciso
di rinunciare all’uso degli stessi.
Questi ultimi continuano tuttora, a “regalare sorrisi”, “momenti di spensieratezza”, emozioni e
intrattenimento, basandosi esclusivamente sulla bravura e l’abilità degli artisti e non più
sull’esposizione e sulla ridicolizzazione di animali soggiogati dalla paura e dalla violenza.
Questi circhi, che pure esistono, oggi, nel mezzo della pandemia, si ritrovano sicuramente in una
posizione economica meno grave e più favorevole rispetto a quelli che hanno perso consensi e che
ancora devono sfamare gli animali.
SE NON POSSONO SFAMARLI NON POSSONO GARANTIRNE IL BENESSERE: COSTI
E PROSPETTIVE FUTURE DEGLI ANIMALI NEI CIRCHI.
Sicuramente apprezzabile è l’invito di alcuni di loro a visitare i propri circhi e a prendere visione delle
condizioni dei loro animali. Tuttavia, se si ritrovano sempre più spesso nelle condizioni di dover
contare sulla generosità dei cittadini e delle Istituzioni per il semplice alimentarli, viene da
chiedersi fino a che punto siano davvero in grado di garantire quel benessere di cui tanto
parlano.
Sarebbe forse il caso di riconsiderare il sogno di sostituire gli equini stranieri, con i più italici
stalloni murgiani e cominciare, invece, a pensare di evitare di far riprodurre i propri animali, di
evitare di acquistarne di nuovi e magari, anche di “mandare in pensione” quelli attuali presso appositi
santuari.
NON PREGIUDIZI MA VERITÁ ACCLARATE
Tali considerazioni, sono la diretta conseguenza della consapevolezza delle dinamiche e dei dati,
esposti nell’analisi sopra delineata.
La presa di posizione di molti, dunque, è ben lungi dal basarsi sul mero pregiudizio, ma deriva
piuttosto, dall’aver preso coscienza non solo di tali fatti, ma anche del parere di esperti e di modalità
di addestramento ampiamente documentate, tanto ampiamente da far ritenere che costituiscano,
tristemente, l’ordinaria amministrazione.
Anche la semplice detenzione in cattività di animali selvatici infatti, (sottoposti a stimoli per loro
innaturali e costretti a vivere in ambienti e in condizioni non consone alla loro natura) è stata bollata
come una forma di violenza da parte della Federazione dei Veterinari Europei, che in un comunicato
ufficiale, ha reso noto che la cattività, anche se perpetrata da diverse generazioni, non modifica
l’identità genetica e dunque le esigenze degli animali.
In realtà, se facessimo semplicemente lo sforzo di immedesimarci in questi ultimi, così come
facciamo naturalmente con i nostri simili, il parere degli esperti potrebbe anche essere
superfluo.
CURIOSI PARALLELISMI: LEONI, GAZZELLE E ATTIVISTI CON LE SCARPE DA
GINNASTICA
Se dunque appare un po’ pretestuoso dire che i circensi con animali siano spesso vittime di diffidenza
e pregiudizio, esiste invece qualche elemento per sollevare il dubbio che spesso, siano essi stessi a
nutrire pregiudizi nei confronti di chi non condivide le loro visioni.
Poco noto è infatti, soprattutto al loro pubblico, il fatto che esista una curiosa equazione che mette in
relazione la fauna esotica, gli attivisti per i diritti degli animali e i circensi stessi.
Così come è noto che ogni mattina, in Africa, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più veloce
del leone e…viceversa, allo stesso modo, in Italia, un attivista che abbia deciso di volantinare
pacificamente davanti ad un circo con gli animali, dovrà mettere in conto di essere ben preparato a
correre più veloce del pagliaccio inferocito, che minaccia di darlo in pasto al leone.
Ho imparato a mie spese, l’importanza di indossare sempre le scarpe da ginnastica durante le
attività di sensibilizzazione.
Se l’immagine di un clown che rincorre qualcuno può risultare divertente sotto il tendone, posso
assicurare che quando un tizio mascherato continua a rincorrerti ben oltre le vicinanze
dell’accampamento, insultandoti pesantemente, strattonandoti o addirittura tentando di speronarti con
l’auto, c’è davvero ben poco da ridere...e piuttosto da riconsiderare, con estrema attenzione, soggetti
e istituzioni cui deleghiamo l’intrattenimento nei nostri bambini.
FACCIAMO IL BENE, MA FACCIAMOLO BENE
A fronte di tutto quanto sopra esposto, mi rivolgo ora a tutti quei concittadini che, in buona
fede e a cuore aperto, si sono precipitati a soccorrere persone e animali e che hanno davvero la
mia più profonda stima e la mia più sincera ammirazione.
Tendiamo pure la mano ogni volta che riteniamo sia necessario e anche quando siamo consapevoli
che non è così. Tuttavia, pur continuando a farlo in maniera disinteressata e genuina, proviamo al
contempo, a porci delle domande e a cercare di andare più a fondo rispetto ad alcune situazioni.
Valutare in modo oculato gli effetti e le conseguenze delle nostre buone azioni, non vuol dire
agire in modo cinico, quanto piuttosto in modo maturo, coerente con quelle che sono le nostre
più sincere intenzioni e soprattutto in modo efficace.
Altrimenti, se nell’agevolare qualcuno ci ritroviamo, involontariamente e inconsapevolmente a
danneggiare qualcun altro o magari a perpetrare situazioni che invece ci prefiggevamo, nelle
intenzioni, di eradicare, avremo sicuramente compiaciuto la nostra coscienza, ma non avremo
cambiato veramente le cose in meglio.
Inoltre, se si mette in conto il fatto che quando si fa del bene, si può correre, a volte, il rischio di
essere raggirati e lo si accetta comunque nobilmente, un’attenzione in più dovremmo dedicarla a
capire se, in un eventuale raggiro, oltre a noi finiscano involontariamente anche altri, soggetti
talmente fragili e invisibili da non essere nemmeno in grado di urlare il proprio disagio.
Equivale un po’ a cadere nel tranello di chi, anziché mandare i bambini a scuola (quando
dovrebbero andarci) li porta con sé ad elemosinare, nella speranza di raccattare qualche
spicciolo in più. Semplicemente, così come il posto dei bambini non è ai semafori, il posto degli
animali non è nei circhi!
ANIMALI E FENOMENI DA BARACCONE
Vale la pena riflettere sul fatto inoltre, che fino a pochi decenni fa, al seguito dei caravanserragli
viaggiavano, oltre agli animali, anche quelli che si usava definire “fenomeni da baraccone”.
Il ventaglio dei soggetti rientranti in tale denominazione era tanto ampio quanto agghiacciante:
persone con particolari caratteristiche fisiche o con patologie rare che ne deformavano i corpi;
indigeni di luoghi esotici, “ingaggiati” con modalità ambigue; persone con disabilità fisiche o
psichiche etc...
Esattamente come si fa ancora oggi con gli animali, queste persone venivano “esposte”,
sbeffeggiate, ridicolizzate e date in pasto alla curiosità morbosa del pubblico pagante.
Se tutto questo ora ci fa orrore, perché ancora fatichiamo ad inorridire di fronte alla
mercificazione e alla oggettificazione dei corpi dei nostri fratelli animali???
Nei confronti di questi ultimi, siamo detentori di un debito karmico enorme che non ci lascerà in pace,
fino a quando non avremo capito che il loro rispetto, non è un vezzo legato alla sensibilità di alcuni,
ma ha piuttosto a che fare con la nostra stessa sopravvivenza!
ESTINGUERE ANIMALISTI E AMBIENTALISTI
Se davvero ci sono delle specie di cui dovremmo augurarci la rapida estinzione, queste sono
quelle degli animalisti e degli ambientalisti. Infatti, l’idea di relegare ad alcune categorie di
persone, istanze sulle quali si basa la sopravvivenza stessa della specie umana, risulta decisamente
poco saggia e sicuramente masochista.
Inoltre, inscatolare alcune persone in definizioni soggette a facili semplificazioni è
un’operazione di impoverimento del pensiero tanto pericolosa, quanto strumentale a coloro che
per ignoranza, o peggio, per interesse e disonestà intellettuale, ancora fingono di non aver capito
la stretta relazione esistente tra il benessere della Natura e degli animali e quello degli uomini.
SIAMO LA STESSA BARCA
Sarebbe forse il caso di modificare la nota espressione che afferma “che siamo tutti sulla stessa barca”,
con un’immagine probabilmente più efficace, in base alla quale, noi uomini, insieme ad animali e
habitat, siamo la barca stessa. Se perdiamo pezzi, coliamo a picco come il Titanic.
Se vogliamo salvarci dobbiamo agire compatti come un equipaggio in mezzo alla tempesta. Nel fare
rotta verso la salvezza di un futuro migliore, più vivibile e più giusto per tutti, non possiamo più
ignorare il fatto che il rispetto degli altri esseri viventi, non è opzionale, ma essenziale!
LA STORIA É UNA CIRCENSE: AIUTIAMOLAAD ANDARE AVANTI!
La pandemia, nella sua brutalità, ha portato alle estreme conseguenze alcuni modus operandi
che necessitavano di essere rivisti e magari dismessi da tempo, in particola modo relativamente
ad alcune dinamiche insite nel rapporto tra l’uomo, la natura e gli animali.
Il caso delle difficoltà dei circhi che gli impiegano ancora, sembra non fare eccezione in questo
senso e anzi, si inserisce perfettamente in tale logica.
Al pari di un acrobata navigato, la storia ha eseguito una piroetta inaspettata e imprevedibile.
Con l’aggressività una tigre indomita ha spiazzato tutti e come un abile prestigiatore, ha
trasformato karmicamente, quella che per alcuni era la principale fonte di guadagno, in un
fardello economico di proporzioni pachidermiche.
Come un clown che tende un fiore, la storia ci offre oggi le condizioni ottimali per velocizzare
quelle operazioni di liberazione degli animali dalle catene delle cattività, della schiavitù e dello
sfruttamento.
Le stiamo accettando? O preferiamo ancora una volta sbeffeggiarla ed esporci pericolosamente
a qualche nuovo scherzo beffardo?
Stiamo agendo da catalizzatori o, inconsapevolmente e involontariamente, da detrattori di un
cambiamento, che per i motivi esposti, sembra essere ormai nella naturale evoluzione delle
cose?
ANCHE NOI POSSIAMO FARE UNA MAGIA!
Se siamo riusciti a immedesimarci così empaticamente e lodevolmente nei lavoratori del circo, sono
certa dunque, che i tempi siano maturi perché anche noi possiamo fare una magia.
Facciamo sparire gli animali dai circhi e facciamo riapparire quelli esotici nei santuari (e non
negli zoo) e andiamo con i nostri bambini a cercare la fauna locale e le sue tracce, nei nostri
meravigliosi boschi.
Aculei di istrice, scintillanti piume di ghiandaie, gusci di tartarughe e fossili incastonati nella
bellezza unica e ineguagliabile delle nostre splendide rocce, hanno storie altrettanto affascinanti
e avvincenti da raccontarci!
Non solo non sono meno interessanti di leoni, zebre e cammelli, ma hanno, anzi, una qualità in più:
fanno parte della nostra storia, del nostro patrimonio storico, naturalistico e culturale, la cui
conoscenza è uno strumento imprescindibile di tutela e conservazione.
Concludo semplicemente dicendo: viva la solidarietà, ma una solidarietà matura, conscia non
solo della forza della propria bellezza ma anche delle proprie dinamiche. Una solidarietà di più
ampio respiro e di più larghe vedute, capace di guardare verso un futuro più civile e più giusto
per tutti e che sia capace di abbracciare tutti gli esseri viventi.
Viva il circo...MA SENZAANIMALI!!!
Ringrazio di cuore la Redazione per lo spazio concessomi.
Ivana Guagnano

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Sostegno al circo un altro punto di vista

  • 1. LETTERAALLA CITTÁ SOSTEGNO AL CIRCO: UN ALTRO PUNTO DI VISTA Leggendo l’articolo dedicato all’ “adozione” del circo Togni da parte della comunità gioiese (o come sarebbe forse più corretto dire, da parte di alcune associazioni, di alcuni cittadini e di alcuni rappresentanti delle Istituzioni) una serie di emozioni confuse si affastellano nella mente. Ad un senso di incredulo stupore, si aggiunge una buona dose di perplessità e un elenco piuttosto lungo di quesiti. Poco persuasa dai metodi della tradizione marzulliana, trovo invece, che sia decisamente più stimolante e senz’altro più utile in casi come questo, tentare di trovare risposte a tali interrogativi, condividendoli con la città e provando, al contempo, ad offrire molto umilmente, un punto di vista diverso sulla vicenda. CONDIVIDERE RIFLESSIONI SENZA VOLER ACCUSARE NESSUNO Mi rendo conto che mettere in discussione un atto di carità, oltre a risultare certamente poco elegante, sia un’operazione intellettualmente kamikaze, in quanto, per molti, di difficile comprensione. La difficoltà è duplice, perché il tendere la mano verso chi è in difficoltà, è una attitudine in cui io stessa mi riconosco, che apprezzo e che tento, come molti altri, nel mio piccolo, di mettere in pratica. In virtù di questo, non solo non mi è difficile comprendere le ragioni di chi, associazioni e cittadini, si è prontamente ed entusiasticamente mobilitato dinanzi ad una richiesta di aiuto, ma le ammiro sinceramente. Anzi, sapere che in un momento storico così complesso e delicato, la solidarietà resta un valore imprescindibile per molti, è rinfrancante e fa sicuramente bene al cuore. Premetto dunque, che delegittimare moralmente un’iniziativa che resta lodevole nelle intenzioni, non è assolutamente fra gli obiettivi di chi scrive, né tantomeno invitare nessuno a boicottarla. L’intento di questa riflessione condivisa è piuttosto un altro: ossia quello di ragionare su alcuni aspetti probabilmente poco noti e a partire da questi ultimi, sviluppare considerazioni su cui vale forse la pena soffermarsi; considerazioni che altrimenti non emergerebbero dalla realtà così come viene raccontata, pur se in buona fede, dai media. Ci tengo a ribadire che non intendo discutere le intenzioni dei benefattori, (in particolare delle associazioni promotrici) sulla cui benevolenza e genuinità, non nutro dubbio alcuno. Non intendo nemmeno contestare la narrazione dei fatti così come è stata delineata nell’articolo di Gioianet; articolo che anzi trovo poetico, nella misura in cui riesce a cogliere e ad evidenziare, da un lato i buoni sentimenti di cui sopra, ossia la bellezza di un atto di generosità e l’entusiasmo che esso ha generato, e dall’altro, il fascino indiscutibile di un mondo, qual è quello del circo, lontano dalla quotidianità della “gente comune”. Da ultimo, non si tratta nemmeno di puntare il dito contro i beneficiari. LA COMPLESSITÁ DELLA REALTÁ Tuttavia, se dovessi limitarmi a farmi un’opinione sulla vicenda, basandomi esclusivamente sulla descrizione che ne stanno facendo giornali e tv (parlo ora in generale), l’idea che ne risulterebbe,
  • 2. sarebbe, a mio modesto avviso, tanto positiva, quanto, ahimè, poco coerente con la realtà che personalmente conosco. Negli ultimi tempi, a fronte della situazione Covid, (ma non solo) i titolari dei circhi hanno preso a lanciare appelli in cui lamentano difficoltà economiche. Tali difficoltà, sarebbero (a loro dire) dovute, in particolar modo, al fatto che l’impossibilità di esibirsi o la semplice riduzione degli spettacoli e degli spettatori, starebbe mettendo, loro e soprattutto gli animali, nelle condizioni di soffrire letteralmente la fame. Ora, se mi fermassi qui, sarebbe naturale agire secondo quello slancio filantropico e di amore per gli animali, che sta muovendo in queste ore molti concittadini e mi catapulterei anche io a raccogliere fondi, viveri e supporto logistico, chiedendo ad altri di fare altrettanto. Tuttavia spesso la realtà è un po’ più complessa rispetto a quanto appaia e una comprensione della stessa, se non più veritiera, quanto piuttosto più completa, richiede uno sforzo un tantino maggiore. SIAMO MESSI BENE!?? Basterebbe soffermarsi a riflettere anche solo un attimo, perché una prima semplice considerazione emerga: suppongo, che in un periodo tanto difficile e complicato qual è quello attuale, di estrema incertezza sul futuro, di isolamento umano, di immobilità e di difficoltà economiche per tutti, realtà quali la Caritas, associazioni di beneficenza e Istituzioni, concentrino prioritariamente i loro sforzi e il loro supporto, a sostegno di soggetti e categorie, sociali ed economiche, particolarmente fragili. La domanda che mi pongo é: davvero in Italia, in Puglia e a Gioia del Colle, in questo momento, tra questi soggetti vulnerabili da supportare materialmente e agevolare economicamente, rientra un imprenditore (nemmeno locale) titolare di un’azienda che lavora a livello internazionale e che per professione colleziona stalloni arabi, olandesi e andalusi? Se così fosse, non potrei che gioirne, perché vorrebbe dire che la situazione, se non altro dal punto di vista socio-economico è di gran lunga migliore rispetto a quanto appaia. Correrei immediatamente a dirlo ad amici e coetanei, lontani, per ragioni lavorative, dall’Italia o dalla Puglia, desiderosi di rientrare e speranzosi di trovare un’economia più solida e florida. PERPLESSITÁ, MARKETING E PUNTI DI VISTA DIVERSI Purtroppo, ho diverse buone ragioni per dubitare che sia davvero così, almeno tante quante sono quelle che mi inducono a dubitare del fatto che i circensi detentori di animali, possano e debbano davvero rientrare tra le fasce più deboli della popolazione, da tutelare, supportare o anche solo agevolare economicamente in questo momento. Sono consapevole che aiutare qualcuno, non escluda necessariamente il poter aiutare qualcun altro e resta fermo il fatto che ognuno sia libero di fare beneficenza come meglio gli aggrada. Allo stesso tempo però, resto fermamente convinta, che credere che i circhi, (le cui esibizioni ancora si svolgevano a pagamento fino a pochi giorni fa) escano ridotti addirittura alla fame dopo qualche settimana di stallo o di rallentamento delle attività, equivalga a cadere vittima di un’abile operazione di mistificazione della realtà degna dei più ferrati complottisti e terrapiattisti.
  • 3. Tale operazione, porta a chi la orchestra e se ne avvantaggia, un duplice beneficio: da un lato, quello di fare fronte ad una situazione di ristrettezza economica, che sicuramente esiste, (per loro, come per tutti) e dall’altro (e soprattutto), quello di “riguadagnare”, facendo leva su un sentimento di pietà, un consenso, una simpatia e una fiducia, che negli ultimi anni si sono inesorabilmente e inevitabilmente sgretolati. Ed è proprio sulle ragioni sottese alla crisi “di consensi” dei circhi con animali e la loro conseguente crisi economica, ma soprattutto sulla la profonda connessione insita tra le due, che vale la pena soffermarsi e su cui voglio invitare i miei concittadini a riflettere. PERCHÉ I CIRCHI CON ANIMALI SONO IN CRISI Prima di tutto, vale la pena sottolineare il fatto che la duplice crisi che attanaglia questi lavoratori dello spettacolo, presenta radici ben più profonde del periodo della pandemia, periodo che si è rivelato essere devastante per molti e paradossalmente, per altri, un’occasione ghiotta per risalire la china. A fronte infatti, di una sempre maggiore consapevolezza delle dinamiche che si celano dietro gli spettacoli con animali, delle violenze documentate legate alle operazioni di addestramento e dietro la semplice detenzione in cattività degli stessi, (http://www.gioianet.it/cronaca/17716--w-il-circo-si- ma-senza-lutilizzo-di-animali.html) la sensibilità della collettività è diventata matura al punto tale, da comportare il fatto che i circhi con animali, abbiano cominciato, progressivamente e inesorabilmente, a perdere pubblico. Il sentire popolare ha naturalmente trovato una sponda in molte Istituzioni, che a tutti i livelli hanno cominciato a muoversi e a produrre atti e proposte di legge, volte appunto, a rispecchiare la nuova sensibilità collettiva. In molte realtà non è consentito loro nemmeno di attendare. I controlli sono diventati sempre più stringenti; le modalità di “impiego” degli animali, sempre più regolamentate e limitate: penso ad esempio al fatto che fino a qualche anno fa, i circensi attendati a Gioia, spesso promuovevano gli spettacoli portando a spasso, per le vie del centro, elefanti, giraffe, scimmie, etc...non solo sottoponendo gli animali a degli stress notevoli, ma anche mettendo indiscutibilmente e seriamente a repentaglio l’incolumità fisica e la sicurezza sanitaria dei cittadini, costretti poi a fare lo slalom tra gli escrementi di cammelli e pachidermi. LA NUOVA SENSIBILITÁ EMERGENTE E LA STORIA LOCALE, NAZIONALE E INTERNAZIONALE Questo crescente processo di condanna dell’utilizzo degli animali nei circhi è in corso, tanto a livello internazionale, con oltre 50 Paesi nel mondo che li hanno banditi, quanto a livello nazionale. In Italia, al momento, sono presenti due proposte di legge in Parlamento volte a regolamentare una progressiva dismissione dell’uso degli animali negli spettacoli. Questo perché, va detto e ribadito, gli animali non sono attori, non sono contorsionisti, non sono clowns e non sono nemmeno oggetti da esporre in vetrina come merce per fare soldi. Essi hanno il diritto di vivere la loro vita, coerentemente con quelle che sono le loro esigenze di specie e non con le esigenze dell’uomo. Di questa nuova sensibilità, quando a livello italiano era solo agli albori, Gioia del Colle è stata espressione avanguardista su scala nazionale.
  • 4. La nostra cittadina è stata infatti, la seconda realtà amministrativa dopo la Città Modena e la prima, in quanto Comune, ad adottare nel 2004, un’ordinanza che vietava l’attendamento, sul nostro Comune, di circhi con animali al seguito. Quell’ordinanza, promossa dalla sezione locale del WWF (della quale non facevo ancora parte) e approvata con un consenso bipartisan, portò il nostro Comune agli onori della cronaca nazionale, come esempio coraggioso di una nuova, ambiziosa, idea di civiltà. L’ordinanza, a volte interpretata in modo discutibile, rimase in vigore oltre sei anni, fino a quando la Giunta Longo, per volontà stessa del Sindaco, non decise di abolirla. A poco valsero le proteste di molti cittadini, l’organizzazione di conferenze e la raccolta di firme. La volontà e soprattutto la sensibilità di moltissimi, fu ignorata e rimase inascoltata. Nel frattempo però, un seme era stato piantato e i circhi con animali, a Gioia così come nel resto d’Italia (dove nel tempo hanno continuato a moltiplicarsi le ordinanze) non hanno più trovato quel successo di pubblico che avevano prima. AGGIORNAMENTI RECENTI Lo scorso febbraio, infatti, prima dell’inizio della pandemia, un circo attendato al Campo Boario dovette annullare diversi spettacoli per insufficienza di pubblico. Avendo constatato di persona lo scarso interesse riservato dai gioiesi al caravanserraglio e dopo aver visto, per l’ennesima volta, grandi felini ciondolare compulsivamente su e giù nei pochi metri quadrati delle loro gabbie, pensai che forse i tempi potevano essere maturi, per provare a proporre all’attuale Amministrazione, l’adozione di una nuova e aggiornata ordinanza. Mi fu consigliato di parlare con il Presidente del Consiglio Comunale, il Signor Vito Etna, che gentilmente, fissò un appuntamento nell’immediato. Accolta con garbo e apertura all’ascolto, al Presidente del Consiglio cercai di esporre, in maniera breve ma documentata, (con dossier e documenti appositamente preparati per essere visionati e restare nelle disponibilità dell’Amministrazione) le ragioni sottese all’idea della “liberazione” degli animali dai circhi; ripercorsi brevemente quella che era stata la storia locale e proposi di valutare l’opportunità dell’adozione di una nuova ordinanza, sulla base di alcuni prototipi collaudati e ben funzionanti, adottati da realtà vicinissime a Gioia. Nel visionare con interesse la cartella, il Signor Etna si disse interessato ad esplorare la possibilità e a discuterne in Giunta e, aggiungo, mi sembrò genuinamente ben disposto verso l’iniziativa. Prendemmo l’impegno di aggiornarci a distanza di poche settimane. Purtroppo sappiamo tutti molto bene cosa è accaduto a partire dalla fine di febbraio, per cui, quando ho ricontattato il Presidente del Consiglio Comunale come da accordi, lo stesso mi ha giustamente risposto che le priorità amministrative erano momentaneamente cambiate. EVOLUZIONE INATTESA Fino a prima della lettura della notizia relativa al Circo Togni, il buon senso mi suggeriva che non fosse il caso di aspettarsi un aggiornamento sulla vicenda prima della fine della pandemia. Tuttavia, non posso negare, che se è vero che non mi aspettassi l’adozione di una ordinanza in questo periodo, l’adozione del circo con gli animali da parte della città, era un’ipotesi non contemplata
  • 5. nemmeno tra i miei peggiori pronostici, tanto che mi attanaglia seriamente il dubbio, di aver esposto in maniera poco chiara le istanze del caso. QUAL É LA POSIZIONE UFFICIALE DEL COMUNE? Se posso comprendere le ragioni filantropiche di alcune associazioni e cittadini, credo allo stesso tempo, che una Comunità che in passato ha manifestato un’idea precisa rispetto a questo tipo di forme di intrattenimento, necessiti di ricevere alcuni chiarimenti in merito alla posizione ufficiale dell’Amministrazione, sulla faccenda. A prescindere dall’evoluzione, a dir poco inaspettata, della lunga storia che lega Gioia del Colle agli spettacoli con animali, (la quale, se avesse un titolo, potrebbe suonare più o meno così: “Dalle stelle dell’avanguardia, alle stalle del circo: come retrocedere a passi da gigante sul cammino della civiltà”) mi chiedo, leggendo l’articolo in cui si parla della solidarietà del Sindaco e dell’intervento dell’Assessorato alla Cultura, in che cosa consista esattamente il supporto garantito al circo da parte del Comune. Si tratta di una mera disponibilità a concedere lo spazio del Campo Boario oltre i termini prestabiliti? E se così è, a quali condizioni? Paga il circo, al momento, l’occupazione del suolo pubblico? O gli è stata accordata una sosta a “tassi agevolati” o addirittura gratuita? Se così fosse, si tratterebbe di agevolare un imprenditore, per giunta non del luogo, la cui impresa non apporta nessun beneficio alla comunità, riducendo o rinunciando ad un introito nelle casse del Comune; introito che invece, potrebbe essere investito su progetti di valorizzazione della cultura locale o in generale, a vantaggio della collettività gioiese. Me lo chiedo perché, come dice bene il Signor Vinicio, il Circo è una vera e propria azienda, privata, che si trovava a Gioia nel perseguimento degli obiettivi del proprio business. Se si è deciso di patrocinarlo in qualche modo, materialmente o anche solo ideologicamente, potrebbe il Comune renderne chiari i termini e le motivazioni alla cittadinanza? INQUADRAMENTO LAVORATIVO DEI CIRCENSI E REGOLARI FINANZIAMENTI GOVERNATIVI Credo sia fondamentale rendere noto un altro dato, a beneficio soprattutto di tutti coloro, che preoccupati, hanno creduto davvero che i circensi avessero le ore contate: questi ultimi, non sono semplicemente degli affascinanti girovaghi che tentano di sbarcare il lunario inseguendo la loro romantica idea di libertà, ma sono ufficialmente inquadrati nella normativa nazionale, come lavoratori dello spettacolo. In quanto tali, gli stessi beneficiano per le loro “aziende mobili”, dei finanziamenti governativi del FUS, il Fondo Unico per lo Spettacolo, lo stesso che sostiene gli attori e in generale i lavoratori dell’industria del cinema, del teatro e di tutto l’indotto legato a queste forme d’arte. I circensi percepiscono regolarmente questi finanziamenti da anni, da ben prima dell’inizio della pandemia, il che costituisce un motivo in più, per dubitare del fatto che le nuove restrizioni possano, davvero, averli improvvisamente ridotti sul lastrico, con i viveri agli sgoccioli. Se ciò fosse realmente possibile, non sarebbe dunque, meno vero, anche per tutti gli altri lavoratori del settore, quali ballerini, attori di teatro e indotto. Certo una differenza c’è, tra questi ultimi e i circensi con animali: i circensi hanno un costo in più, un costo notevole, che consiste nella necessità di dover sfamare quegli animali che loro sfruttano per vivere!
  • 6. SPETTACOLI CON ANIMALI E FINANZIAMENTI PUBBLICI Va detto, per onestà intellettuale, che i cospicui finanziamenti a loro sostegno, si sono progressivamente ridotti negli ultimi anni per le ragioni sopra riportate, ossia perché, anche a livello politico, ci si è resi conto che tali realtà non incontrano più il favore della maggior parte dei cittadini italiani, che ritiene che l’intrattenimento basato sullo sfruttamento degli animali sia ormai retrogrado ed eticamente inaccettabile. Si parla infatti, da tempo, della possibilità di escludere da tali finanziamenti tutte le forme di spettacolo che impiegano animali e continuare a finanziare invece, quei circhi che hanno deciso di rinunciare all’uso degli stessi. Questi ultimi continuano tuttora, a “regalare sorrisi”, “momenti di spensieratezza”, emozioni e intrattenimento, basandosi esclusivamente sulla bravura e l’abilità degli artisti e non più sull’esposizione e sulla ridicolizzazione di animali soggiogati dalla paura e dalla violenza. Questi circhi, che pure esistono, oggi, nel mezzo della pandemia, si ritrovano sicuramente in una posizione economica meno grave e più favorevole rispetto a quelli che hanno perso consensi e che ancora devono sfamare gli animali. SE NON POSSONO SFAMARLI NON POSSONO GARANTIRNE IL BENESSERE: COSTI E PROSPETTIVE FUTURE DEGLI ANIMALI NEI CIRCHI. Sicuramente apprezzabile è l’invito di alcuni di loro a visitare i propri circhi e a prendere visione delle condizioni dei loro animali. Tuttavia, se si ritrovano sempre più spesso nelle condizioni di dover contare sulla generosità dei cittadini e delle Istituzioni per il semplice alimentarli, viene da chiedersi fino a che punto siano davvero in grado di garantire quel benessere di cui tanto parlano. Sarebbe forse il caso di riconsiderare il sogno di sostituire gli equini stranieri, con i più italici stalloni murgiani e cominciare, invece, a pensare di evitare di far riprodurre i propri animali, di evitare di acquistarne di nuovi e magari, anche di “mandare in pensione” quelli attuali presso appositi santuari. NON PREGIUDIZI MA VERITÁ ACCLARATE Tali considerazioni, sono la diretta conseguenza della consapevolezza delle dinamiche e dei dati, esposti nell’analisi sopra delineata. La presa di posizione di molti, dunque, è ben lungi dal basarsi sul mero pregiudizio, ma deriva piuttosto, dall’aver preso coscienza non solo di tali fatti, ma anche del parere di esperti e di modalità di addestramento ampiamente documentate, tanto ampiamente da far ritenere che costituiscano, tristemente, l’ordinaria amministrazione. Anche la semplice detenzione in cattività di animali selvatici infatti, (sottoposti a stimoli per loro innaturali e costretti a vivere in ambienti e in condizioni non consone alla loro natura) è stata bollata come una forma di violenza da parte della Federazione dei Veterinari Europei, che in un comunicato ufficiale, ha reso noto che la cattività, anche se perpetrata da diverse generazioni, non modifica l’identità genetica e dunque le esigenze degli animali. In realtà, se facessimo semplicemente lo sforzo di immedesimarci in questi ultimi, così come facciamo naturalmente con i nostri simili, il parere degli esperti potrebbe anche essere superfluo.
  • 7. CURIOSI PARALLELISMI: LEONI, GAZZELLE E ATTIVISTI CON LE SCARPE DA GINNASTICA Se dunque appare un po’ pretestuoso dire che i circensi con animali siano spesso vittime di diffidenza e pregiudizio, esiste invece qualche elemento per sollevare il dubbio che spesso, siano essi stessi a nutrire pregiudizi nei confronti di chi non condivide le loro visioni. Poco noto è infatti, soprattutto al loro pubblico, il fatto che esista una curiosa equazione che mette in relazione la fauna esotica, gli attivisti per i diritti degli animali e i circensi stessi. Così come è noto che ogni mattina, in Africa, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del leone e…viceversa, allo stesso modo, in Italia, un attivista che abbia deciso di volantinare pacificamente davanti ad un circo con gli animali, dovrà mettere in conto di essere ben preparato a correre più veloce del pagliaccio inferocito, che minaccia di darlo in pasto al leone. Ho imparato a mie spese, l’importanza di indossare sempre le scarpe da ginnastica durante le attività di sensibilizzazione. Se l’immagine di un clown che rincorre qualcuno può risultare divertente sotto il tendone, posso assicurare che quando un tizio mascherato continua a rincorrerti ben oltre le vicinanze dell’accampamento, insultandoti pesantemente, strattonandoti o addirittura tentando di speronarti con l’auto, c’è davvero ben poco da ridere...e piuttosto da riconsiderare, con estrema attenzione, soggetti e istituzioni cui deleghiamo l’intrattenimento nei nostri bambini. FACCIAMO IL BENE, MA FACCIAMOLO BENE A fronte di tutto quanto sopra esposto, mi rivolgo ora a tutti quei concittadini che, in buona fede e a cuore aperto, si sono precipitati a soccorrere persone e animali e che hanno davvero la mia più profonda stima e la mia più sincera ammirazione. Tendiamo pure la mano ogni volta che riteniamo sia necessario e anche quando siamo consapevoli che non è così. Tuttavia, pur continuando a farlo in maniera disinteressata e genuina, proviamo al contempo, a porci delle domande e a cercare di andare più a fondo rispetto ad alcune situazioni. Valutare in modo oculato gli effetti e le conseguenze delle nostre buone azioni, non vuol dire agire in modo cinico, quanto piuttosto in modo maturo, coerente con quelle che sono le nostre più sincere intenzioni e soprattutto in modo efficace. Altrimenti, se nell’agevolare qualcuno ci ritroviamo, involontariamente e inconsapevolmente a danneggiare qualcun altro o magari a perpetrare situazioni che invece ci prefiggevamo, nelle intenzioni, di eradicare, avremo sicuramente compiaciuto la nostra coscienza, ma non avremo cambiato veramente le cose in meglio. Inoltre, se si mette in conto il fatto che quando si fa del bene, si può correre, a volte, il rischio di essere raggirati e lo si accetta comunque nobilmente, un’attenzione in più dovremmo dedicarla a capire se, in un eventuale raggiro, oltre a noi finiscano involontariamente anche altri, soggetti talmente fragili e invisibili da non essere nemmeno in grado di urlare il proprio disagio. Equivale un po’ a cadere nel tranello di chi, anziché mandare i bambini a scuola (quando dovrebbero andarci) li porta con sé ad elemosinare, nella speranza di raccattare qualche
  • 8. spicciolo in più. Semplicemente, così come il posto dei bambini non è ai semafori, il posto degli animali non è nei circhi! ANIMALI E FENOMENI DA BARACCONE Vale la pena riflettere sul fatto inoltre, che fino a pochi decenni fa, al seguito dei caravanserragli viaggiavano, oltre agli animali, anche quelli che si usava definire “fenomeni da baraccone”. Il ventaglio dei soggetti rientranti in tale denominazione era tanto ampio quanto agghiacciante: persone con particolari caratteristiche fisiche o con patologie rare che ne deformavano i corpi; indigeni di luoghi esotici, “ingaggiati” con modalità ambigue; persone con disabilità fisiche o psichiche etc... Esattamente come si fa ancora oggi con gli animali, queste persone venivano “esposte”, sbeffeggiate, ridicolizzate e date in pasto alla curiosità morbosa del pubblico pagante. Se tutto questo ora ci fa orrore, perché ancora fatichiamo ad inorridire di fronte alla mercificazione e alla oggettificazione dei corpi dei nostri fratelli animali??? Nei confronti di questi ultimi, siamo detentori di un debito karmico enorme che non ci lascerà in pace, fino a quando non avremo capito che il loro rispetto, non è un vezzo legato alla sensibilità di alcuni, ma ha piuttosto a che fare con la nostra stessa sopravvivenza! ESTINGUERE ANIMALISTI E AMBIENTALISTI Se davvero ci sono delle specie di cui dovremmo augurarci la rapida estinzione, queste sono quelle degli animalisti e degli ambientalisti. Infatti, l’idea di relegare ad alcune categorie di persone, istanze sulle quali si basa la sopravvivenza stessa della specie umana, risulta decisamente poco saggia e sicuramente masochista. Inoltre, inscatolare alcune persone in definizioni soggette a facili semplificazioni è un’operazione di impoverimento del pensiero tanto pericolosa, quanto strumentale a coloro che per ignoranza, o peggio, per interesse e disonestà intellettuale, ancora fingono di non aver capito la stretta relazione esistente tra il benessere della Natura e degli animali e quello degli uomini. SIAMO LA STESSA BARCA Sarebbe forse il caso di modificare la nota espressione che afferma “che siamo tutti sulla stessa barca”, con un’immagine probabilmente più efficace, in base alla quale, noi uomini, insieme ad animali e habitat, siamo la barca stessa. Se perdiamo pezzi, coliamo a picco come il Titanic. Se vogliamo salvarci dobbiamo agire compatti come un equipaggio in mezzo alla tempesta. Nel fare rotta verso la salvezza di un futuro migliore, più vivibile e più giusto per tutti, non possiamo più ignorare il fatto che il rispetto degli altri esseri viventi, non è opzionale, ma essenziale! LA STORIA É UNA CIRCENSE: AIUTIAMOLAAD ANDARE AVANTI! La pandemia, nella sua brutalità, ha portato alle estreme conseguenze alcuni modus operandi che necessitavano di essere rivisti e magari dismessi da tempo, in particola modo relativamente ad alcune dinamiche insite nel rapporto tra l’uomo, la natura e gli animali. Il caso delle difficoltà dei circhi che gli impiegano ancora, sembra non fare eccezione in questo senso e anzi, si inserisce perfettamente in tale logica.
  • 9. Al pari di un acrobata navigato, la storia ha eseguito una piroetta inaspettata e imprevedibile. Con l’aggressività una tigre indomita ha spiazzato tutti e come un abile prestigiatore, ha trasformato karmicamente, quella che per alcuni era la principale fonte di guadagno, in un fardello economico di proporzioni pachidermiche. Come un clown che tende un fiore, la storia ci offre oggi le condizioni ottimali per velocizzare quelle operazioni di liberazione degli animali dalle catene delle cattività, della schiavitù e dello sfruttamento. Le stiamo accettando? O preferiamo ancora una volta sbeffeggiarla ed esporci pericolosamente a qualche nuovo scherzo beffardo? Stiamo agendo da catalizzatori o, inconsapevolmente e involontariamente, da detrattori di un cambiamento, che per i motivi esposti, sembra essere ormai nella naturale evoluzione delle cose? ANCHE NOI POSSIAMO FARE UNA MAGIA! Se siamo riusciti a immedesimarci così empaticamente e lodevolmente nei lavoratori del circo, sono certa dunque, che i tempi siano maturi perché anche noi possiamo fare una magia. Facciamo sparire gli animali dai circhi e facciamo riapparire quelli esotici nei santuari (e non negli zoo) e andiamo con i nostri bambini a cercare la fauna locale e le sue tracce, nei nostri meravigliosi boschi. Aculei di istrice, scintillanti piume di ghiandaie, gusci di tartarughe e fossili incastonati nella bellezza unica e ineguagliabile delle nostre splendide rocce, hanno storie altrettanto affascinanti e avvincenti da raccontarci! Non solo non sono meno interessanti di leoni, zebre e cammelli, ma hanno, anzi, una qualità in più: fanno parte della nostra storia, del nostro patrimonio storico, naturalistico e culturale, la cui conoscenza è uno strumento imprescindibile di tutela e conservazione. Concludo semplicemente dicendo: viva la solidarietà, ma una solidarietà matura, conscia non solo della forza della propria bellezza ma anche delle proprie dinamiche. Una solidarietà di più ampio respiro e di più larghe vedute, capace di guardare verso un futuro più civile e più giusto per tutti e che sia capace di abbracciare tutti gli esseri viventi. Viva il circo...MA SENZAANIMALI!!! Ringrazio di cuore la Redazione per lo spazio concessomi. Ivana Guagnano