3. Format trasmesso su Real Time, condotto da Enzo e Carla, due esperti di “stile”.
Un concorrente in cerca di una nuova “identità” riceve la visita a sorpresa dei due con-
duttori. Tentandolo con una cifra da poter spendere a piacere per un nuovo guardaroba, lo
portano nel loro atelieur e gli insegnano tutto quel che c’è da sapere per abbinare corretta-
mente colori e accessori, valorizzare i pregi, nascondere i difetti e, soprattutto, riconoscere
le cose che è assolutamente vietato indossare. Offrendo consigli in generale sull’eleganza
e la moda con i “Mai più con” e i “Mai più senza”.
Al protagonista viene dato un buono da 1.500 euro per rinnovare il proprio guardaroba,
facendo ovviamente tesoro dei preziosi consigli ricevuti. Nell’atelieur dello studio televisivo,
tre bidoni: uno nero, che raccoglie tutti gli abiti “da buttare”, quelli che hanno cessato di
vivere e che non avranno più un futuro; uno rosa per i capi “da reinventare”, quelli da non
eliminare dall’armadio ma da trasformare in ottimi evergreen; uno argento, dove finiranno
tutti i capi da riciclare a cui i verrà data una nuova vita.
Il tocco finale della nuova identità viene lasciato all’hair stylist e al make up artist; solo
al termine sarà svelato il risultato di fronte allo specchio e successivamente di fronte a
tutti gli amici e i familiari presenti, che hanno attivato l’iniziale processo di trasformazione
segnalando ai conduttori la situazione “grigia e informe” del partecipante.
Il programma è basato sul format americano What Not to Wear.
Caratteristica del format è il soggetto che, per cercare di raggiungere i propri obbiettivi
(quello di accettazione nella sua comunità) viene portato direttamente a casa dal talk-
show, il cui scopo è quello di risolvere i suoi problemi portandolo alla “vetrinizzazione” e al
pubblico dibattito e giudizio.
4. Già dalle prime inquadrature, accompagnate dai commenti velenosi e di scherno dei conduttori, si com-
prende come il concorrente non è assolutamente consono alla comunità in cui vive e soprattutto al
suo gruppo sociale, la sua identità non lo rende degno di appartenervi (accusato soprattutto di “non
conformità” e “inadeguatezza”, dalle persone che più gli sono vicine!), se non a patto di ridisegnarsi
secondo norme stabilite.
In una società di consumatori, il consumo è una vocazione, unico diritto universale e al tempo stesso
dovere universale. Non ci sono discriminazioni di età o sesso. Ed esistono regole molto severe e rigide
Valutazione dell’individuo in base da rispettare per non esserne esclusi.
alle sue abilità di consumo L’obbligo è di attenersi sempre a tali leggi. Ma chi fa parte della società dei consumatori è a sua
volta un prodotto di consumo, ed è questo rapporto che ne assicura l’appartenenza. Ecco allora una
svariata gamma di prodotti e strumenti necessari all’autocostruzione individuale e nel programma tutto
appare e diventa come un “dovere camuffato da privilegio”.
Ad enfatizzare il suo stato, in aggiunta, ci sono le persone a lui più care che lo hanno giudicato come
“inadeguato”, lo misurano e lo criticano per il suo essere (ma allora perché lo hanno frequentato fino
ad ora?).
Spinto nella/dalla società liquida si re-inventa per ri-appartenere “all’eterno istante” e così potersi
ri-affermare ed essere-nel-mondo. Viene così testata la sua abilità nel fare “shopping” per poter alla
fine ottenere la tanto agognata “esperienza di comunità”.
E attraverso il consumo può e deve crearsi una nuova identità, per questo gli vengono forniti in aiuto
tutti i mezzi possibili: soldi, esperti di moda, esperti d’immagine. Anche se poi il risultato di tale iden-
tità, nella società del consumo, non sarà mai definitivo.
La condanna all’identità solida è la noia, l’infelicità, ma ecco allora il susseguirsi di continue nascite,
la meravigliosa libertà di essere un nuovo “io”, tanti nuovi “io”, il soggetto diventa una merce, spinto
alla ricerca di una felicità “istantanea e perpetua” tutto un fare e disfare, un perseguire “nuovi inizi”.
Ogni prodotto consumato ha così un’identità molteplice, comunicare emozione e assolvere alla funzione
di espositore dello status. La concretizzazione però deve essere sempre irraggiungibile, devono rima-
5. nere insoddisfatti i desideri. E solo grazie a questo che la società dei consumatori cresce rigogliosa.
Rimanere in movimento, mantenere il consumatore in uno stato di insoddisfazione poiché un qualunque
suo appagamento sarebbe la fine di un ciclo, il motore della società liquido-moderna.
Assenza responsabilità nei Questo processo è imbattibile perché si autoalimenta: mantiene sempre forte l’incontentabilità, che è
confronti di chiunque tranne il propulsore essenziale del consumismo, l’illusione è, che maggiore sarà il consumo, maggiore sarà il
grado di elevazione dalla massa grigia e amorfa.
che di sé
Il nostro concorrente accetta di buon grado di essere re-inventato (forse sarà per i soldi che gli
vengono offerti???!!!) e inizia così la sua nuova avventura nel mondo del consumo (sembra dal suo
guardaroba che non sia mai stato a fare shopping...)
Nasce così una nuova affermazione di ciò che è, nasce il suo nuovo io. Ma nella rappresentazione
non vince la sua individualità (quella è già stata cestinata dentro i bidoni), rimane tuttavia un soggetto
passivo, un blocco di creta plasmato dalla comunità (utilizzando le mani di Enzo e Carla).
Non c’è l’opzione di scelta, è ciò che deve fare, tutte le possibilità sono già state pre-selezionate.
Prevale l’interesse egoistico dei membri del suo gruppo, che pena l’esclusione, lo vogliono trasformato
in qualcosa che possa essere vetrinizzato per essere accettato.
I suoi vestiti non sono gli indumenti che acquista, ma sono gli sguardi degli altri.
Si ricostruisce per una nuova affermazione di sè, esponendosi alla vista del mondo.
Non ha nulla da perdere... anzi guadagna il suo nuovo “io”.
Sparizione di coercizioni sociali Passa dall’avere un corpo all’essere un corpo. Diventa alla fine egli stesso una merce, il rapporto
e visione mercificata dei rapporti personale con i suoi familiari diventa merce, in esposizione nello schermo delle nostre case.
Alla fine un applauso e una festa lo aspettano... l’ingresso nella comunità...
umani
“...Il corpo grezzo, disadorno, è motivo di vergogna: offende lo sguardo, lascia a desiderare, e soprat-
tutto è testimone vivente di un dovere non compiuto da parte dell”io..”
6. “Ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro,
indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando
le ultime filastrocche che dall’ultimo modello d’apparecchio. Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i
resti di Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo i tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate,
giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più
che dalle cose di ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che
ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia
davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi
d’una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti
dell’esistenza di ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché
una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.
Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti di Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio...
L’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che
ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non
piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti
come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un
rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.”
Italo Calvino “Le città invisibili”
http://www.youtube.com/watch?v=I9ewrz4ArKw
http://www.youtube.com/watch?v=0-BfUP1LWP4
http://www.youtube.com/watch?v=FQ_CR01jJbc
http://www.youtube.com/watch?v=XNhEuhceqXU