L'organizzazione dei centri diurni per anziani non autosufficienti e dei centri diurni alzheimer nelle regioni italiane.
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LEPS: IL PERCORSO ASSISTENZIALE INTEGRATO. Parte 2
I centri diurni per anziani: organizzazione e prospettive
1. 1
Forum della non autosufficienza 2018
I centri diurni per anziani:
organizzazione e prospettive
Franco Pesaresi
Direttore Asp “Ambito 9” Jesi (AN)
NNA – Network Non Autosufficienza
Bologna, 28 novembre 2018
2. 2
Il centro diurno è un LEA
• Con il DPCM 29/11/2001 sui LEA, l’assistenza semiresidenziale è
stata identificata come un livello essenziale che ogni territorio deve
garantire agli anziani non autosufficienti.
• Il DPCM 12/1/2017 sui nuovi LEA ha confermato la norma
precedente precisando che “nell’ambito dell’assistenza
semiresidenziale, il servizio sanitario nazionale garantisce
trattamenti di lungoassistenza, di recupero, di mantenimento
funzionale e di riorientamento in ambiente protesico, ivi compresi
interventi di sollievo, a persone non autosufficienti con bassa
necessità di tutela sanitaria”.
• Mentre la precedente normativa faceva esplicito riferimento agli anziani, i nuovi LEA del 2017 fanno
riferimento a “persone non autosufficienti” ampliando l’utenza ma tenendola comunque separata dai
disabili che mantengono propri centri diurni dedicati.
3. 3
Obiettivi dei centri diurni
I centri diurni perseguono i seguenti obiettivi:
• Favorire la permanenza a domicilio dell’assistito migliorando
la qualità della vita;
• mantenere le condizioni di autonomia e rallentare il processo
di decadimento fisico e psichico (con l’erogazione di prestazioni sanitarie e di
riabilitazione);
• promuovere il sostegno alla famiglia nella gestione
dell’assistito totalmente o parzialmente non autosufficiente.
4. 4
I centri diurni: le tipologie
Il quadro normativo nazionale prevede le seguenti tipologie di
centro diurno (CD) per anziani:
Strutture sociosanitarie
1. Centro diurno per anziani non autosufficienti;
2. Centro diurno per pazienti con demenza;
Strutture sociali
3. Centro diurno di protezione sociale per anziani bisognosi di
socializzazione e sostegno.
5. 5
L’attuazione regionale
Ci sono regioni che hanno previsto una sola tipologia ed altre che ne
hanno previste fino a 6. Una sola regione (VdA) ha previsto le tre
tipologie nazionali.
1. Centro diurno per anziani non autosufficienti o parzialmente non
autosufficienti (15 regioni); altre 4 regioni hanno previsto CD solo
per anziani non autosufficienti; (7 regioni anche adulti)
2. Centro diurno Alzheimer o per demenze (15 regioni); (metà di queste regioni
accolgono anche adulti)
3. Centro diurno per anziani autosufficienti con un disagio sociale da
contrastare (6 regioni)
6. 6
L’utenza del CD per NA
• Secondo i Nuovi LEA 2017 dovrebbero essere persone non
autosufficienti.
• Ma le regioni che prevedono l’accoglienza anche dei soggetti
parzialmente non autosufficienti sono la larga maggioranza. Esso
risponde alla necessità di puntare sulla prevenzione e sul contrasto
delle istituzionalizzazioni. Naturalmente questa politica di apertura verso i soggetti a rischio di
istituzionalizzazione e a rischio di non autosufficienza, che è positiva, va assunta con attenzione e rigore in questo
quadro di bassissimo livello dell’offerta dei servizi per evitare di allargare troppo le maglie riducendo
eccessivamente le possibilità di accesso per anziani non autosufficienti ed in condizioni di maggior bisogno.
• La maggioranza delle regioni ha riservato i centri diurni agli anziani
ma vi sono sette regioni (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio,
Liguria, Lombardia, Sardegna, Trento) che hanno aperto le porte,
seppur residualmente, anche ad adulti non autosufficienti, in linea
con i nuovi LEA.
7. 7
L’utenza del CD con demenza
• Secondo i Nuovi LEA 2017 dovrebbero essere persone
non autosufficienti affette da demenza.
• Nelle regioni il criterio di gran lunga prevalente è la
presenza di una diagnosi di demenza, Alzheimer o di
sindromi correlate, indipendentemente dal grado di
gravità della malattia. Le regioni italiane hanno badato
poco alla presenza o meno della non autosufficienza.
• Inoltre, quasi tutte le regioni – ad eccezione del Molise –
ammettono tutti nei centri diurni Alzheimer
indipendentemente dall’età.
8. 8
I posti CD attivati (na+demenze)
regione Centri
diurni
Posti Posti x
1000 anz.
regione Centri
diurni
Posti Posti x
1000 anz.
Piemonte 18 532 0,51 Marche 45 730 1,95
Valle d’Aosta 14 131 4,54 Lazio 7 117 0,09
Lombardia 320 7.487 3,43 Abruzzo 2 30 0,10
Bolzano 14 292 2,93 Molise 1 15 0,25
Trento 23 327 2,94 Campania 7 116 0,12
Veneto 91 1.586 1,49 Puglia 25 696 0,88
Friuli V. G. 33 401 1,35 Calabria 0 0 0,00
Liguria 30 606 1,37 Basilicata 1 20 0,16
E. Romagna 212 3.306 3,17 Sicilia 17 188 0,19
Toscana 105 1.705 1,83 Sardegna 6 150 0,06
Umbria 19 260 1,23 ITALIA 964 18.685 1,38
10. 10
I posti attivati e previsti
• In Italia sono presenti 964 centri diurni per anziani che
gestiscono 18.685 posti che accolgono annualmente 28.010. I
posti corrispondono all’1,38 per mille degli anziani.
• Di questi, solo 137 centri diurni sono interamente dedicati ai
malati di Alzheimer o con demenza. Si tratta di 2.524 posti,
pari al 13,5% del totale. Solo 0,19 anziani su mille pari ad un
posto ogni 5.000 anziani.
• Annualmente per ogni posto transitano mediamente 1,5
anziani.
• Obiettivi nazionali: 1,5+1,5 posti per mille anziani (40.586 posti).
Solo 16 regioni hanno previsto i posti: totale 1,6 per mille anziani.
11. 11
Standard assistenziali nazionali dei
centri diurni per anziani
Codici di
attività
Tipologia Standard assistenziali
SR Centro diurno per anziani non
autosufficienti
Staff: infermiere, OSS,
animazione
Assistenza globale > 50 min
SRD Centro diurno per anziani con
demenza
Staff: infermiere, OSS,
psicologo
Assistenza globale > 80 min
12. 12
Gli standard assistenziali
La commissione nazionale LEA ha proposto un
minutaggio assistenziale minimo giornaliero per
ospite da garantire con figure professionali (OSS,
animazione, infermiere, psicologo) il cui mix non è
stato definito e l’ha chiamato “assistenza globale”:
più di 50 minuti nei centri diurni per anziani non
autosufficienti; più di 80 minuti nei centri diurni
per anziani con demenza.
Le regioni, nella loro autonomia, possono o meno
definire nel dettaglio questo mix professionale.
14. 14
IL RESPONSABILE
Quasi tutte le regioni hanno previsto un responsabile o un
coordinatore del Centro diurno che controlla e coordina la
gestione organizzativa ed assistenziale della struttura.
La maggioranza delle regioni ha indicato 12-18 ore di lavoro
settimanali.
Non c’è alcun accordo fra le regioni su quale possa essere la
figura professionale:
la Campania propone l’assistente sociale,
la Liguria lo psicologo o l’educatore,
la Valle d’Aosta e la Basilicata il medico, il Lazio e
la provincia di Trento propongono l’infermiere ma solo per i
CD Alzheimer.
Le altre regioni indicano più genericamente il possesso di un titolo di studio con qualche afferenza
al lavoro da svolgere
15. 15
L’orario di funzionamento dei CD
Regione Orario di apertura Ore settimanali minime
Basilicata, Bolzano almeno cinque giorni alla settimana e 6 ore
ogni giorno
30
Friuli VG, Lazio (x almeno 10 mesi),
Marche, Liguria (di norma x 12 mesi),
Veneto
Almeno 5 giorni alla settimana per 7 ore
giornaliere
35
Campania, Molise (di norma x 12 mesi),
Piemonte (C.D.A.A./C.D.A.I)
almeno 8 ore al giorno e per almeno 5
giorni a settimana
40
Trento 5 giorni in settimana per un totale di 9 ore
giornaliere
45
Sardegna, Toscana (x almeno 11 mesi) 6 giorni a settimana per almeno 8 ore al
giorno
48
Piemonte (CDI e CDIA) almeno 5 giorni alla settimana (con
preferenza per 6 giorni) per almeno 10 ore
al giorno (preferibilmente dalle 8.00 alle
18.00)
50
Emilia Romagna (290 giorni/anno) 10 ore al giorno per 6 giorni 60
Media Almeno 5 giorni per almeno 8 ore 39
16. 16
L’orario di funzionamento
La grande maggioranza delle regioni prevede un
funzionamento di almeno 5 giorni alla settimana
rispetto ad un quarto delle regioni che prevede il
funzionamento anche il sabato.
Il numero di ore giornaliere di funzionamento oscilla fra
le 6 e le 10 ore.
L’operatività efficace minima è costituita da una
apertura di 8 ore per almeno 5 giorni la settimana.
L’assenza di uno o più modelli organizzativi a cui far
riferimento.
17. 17
Quali attività assistenziali?
La letteratura e i documenti tecnici istituzionali
suggeriscono una organizzazione dell’assistenza che
si sviluppi seguendo tre assi:
1) Gli interventi psicosociali;
2) la prevenzione e il trattamento delle
sindromi geriatriche;
3) il sostegno ai caregiver.
Delle prime 2 ne occuperanno gli interventi successivi.
18. 18
Il sostegno ai caregiver
• Il caregiver dedica al malato di Alzheimer mediamente
4,4 ore di assistenza diretta e 10,8 ore di sorveglianza al
giorno (Censis, 2016). Il CD determina una riduzione
importante delle ore di impegno del caregiver .
• Diversi studi hanno dimostrato che interventi di supporto
psicologico e formativo riducono significativamente lo
stato di stress dei caregiver e il rischio di
istituzionalizzazione dei malati. Le più recenti linee guida
internazionali sulla demenza includono le
Raccomandazioni per il supporto delle famiglie.
• Il CD Alzheimer deve operare anche sul fronte dei
caregiver mediante interventi di supporto, informazione
e formazione dei familiari.
20. Il trasporto
20
• In quasi metà delle regioni, le tariffe non
comprendono il costo del trasporto al centro
diurno che deve essere sostenuto con una
spesa aggiuntiva dall’utente o dal comune. (noi lo
abbiamo sempre previsto per rendere comparabili le diverse rette).
• L’esperienza ha dimostrato che il trasporto è indispensabile per un servizio
diurno che accoglie persone non autosufficienti. Non prevederlo significa
nascondere una parte del costo effettivo del servizio per poi scaricare
furbescamente tutto il suo costo sugli utenti senza dover rispettare le
norme di legge che impongono una equa ripartizione dei costi fra il sociale
e il sanitario.
21. Requisiti strutturali
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• Le norme nazionali danno pochissime indicazioni sui requisiti strutturali.
• Quasi tutte le regioni, senza distinguere fra CD N.A. e CD Alzheimer,
hanno previsto la presenza di almeno 6 locali nei centri diurni:
1. un soggiorno;
2. una sala o zona per il pranzo;
3. una sala per le attività del centro (animazione, terapia occupazionale,
laboratori, ecc.);
4. un locale per il riposo degli ospiti;
5. i servizi igienici per gli ospiti; (Grande variabilità Prevale un servizio igienico ogni 10
ospiti di cui almeno un bagno assistito).
6. uno spogliatoio con bagno per gli operatori .
• La maggioranza delle regioni prevede poi la presenza di un ufficio, di una
infermeria, e di una cucina o di uno spazio per lo sporzionamento degli
alimenti.
22. Requisiti strutturali dei
CD Alzheimer
22
Da diversi anni si è riconosciuto che l’adozione di
interventi ambientali assume una valenza terapeutica
fondamentale in patologie, come la demenza,
caratterizzate da disabilità progressivamente crescenti
e a cui occorre pertanto prestare la dovuta attenzione.
In ciascuna fase della malattia l’ambiente può
compensare le conseguenze del deficit cognitivo e
pertanto condizionare sia lo stato funzionale sia il
comportamento dell’ammalato.
23. Il centro diurno
di protezione sociale/1
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I centri di protezione sociale per anziani (centri sociali per
anziani) sono molto diffusi e non sono regolati in modo
omogeneo ed adeguato da parte delle regioni (7 regioni se ne
sono occupate).
L’assenza di norme di riferimento, di per sé, potrebbe essere un
bene. Strutture di questo tipo per il ruolo prioritario di
socializzazione che hanno e per la tipologia prevalente di
persone (autosufficienti) che accolgono non dovrebbero avere
una regolazione regionale con la definizione di requisiti più o
meno impegnativi proprio per facilitarne la diffusione.
24. Il centro diurno
di protezione sociale/2
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La loro organizzazione dovrebbe essere demandata
all’autonomia comunale con una base minimale di requisiti
indispensabili (per esempio i servizi igienici, la dimensione
minima degli spazi in relazione alla ricettività).
Ciò che è stridente è l’assenza di un modello culturale nazionale
di centro diurno di protezione sociale/centro sociale per anziani
che promuova l’invecchiamento attivo, la vita di relazione e
garantisca alcune prestazioni “leggere” (trasporto sociale, pasti,
ecc.) al fine promuovere il mantenimento dell’anziano nel
proprio ambiente e di migliorare la sua qualità della vita.
25. 25
Conclusioni
• I centri diurni costituiscono un servizio necessario per gli
anziani e per le loro famiglie.
• Raggiungono solo 2,1 anziani su mille nonostante che i CD
siano previsti fra i LEA. Modestissima la presenza dei CDA.
• Distribuzione molto diseguale da Regione a Regione.
• Straordinaria differenziazione fra le regioni negli standard
assistenziali, nelle prestazioni erogate e nelle tariffe.
• Un quadro organizzativo così diversificato probabilmente
non ha pari nel sistema sanitario italiano.
26. 26
Conclusioni/2
• La causa principale di questa perdurante disomogeneità
che riduce l’efficacia e la capacità di sviluppo dei centri
diurni è da ricondurre all’assenza di modelli organizzativi
di riferimento.
• Serve un grande lavoro di ricerca organizzativa, di
benchmarking e di disseminazione delle società
Scientifiche e dei professionisti che dovrebbe essere
alimentato soprattutto dal Ministero della Salute per la
definizione del modello di riferimento. Il libro vuol dare un
contributo in questo senso.
• Poi bisogna farli crescere. Tra i servizi per la non
autosufficienza, il centro diurno è senz’altro il meno
sviluppato e diffuso. Le famiglie ne hanno bisogno.