2. Antica Roma
A Taranto intorno al 185 a.C. avvenne un'insurrezione sociale composta per lo più da pastori, che
arrivarono a formare vere e proprie bande. Il pretore Lucio Postumio attuò una dura repressione e
furono condannati circa 7.000 rivoltosi.
Lucio Cornelio Silla prese provvedimenti contro i briganti (a quel tempo
chiamati sicari o latrones) con la promulgazione della Lex Cornelia de sicariis nell‘ 81 a.C., che
prevedeva le pene capitali come la crocifissione e l'esposizione alle belve.
Giulio Cesare affidò nel 45 a.C., al pretore Gaio Calvisio Sabino il compito di combattere con
decisione il brigantaggio.
Strabone ricorda la figura di Seleuro che per molto tempo razziò le città dell'area etnea prima di
essere catturato e ucciso nei giochi dei gladiatori nel 35 a.C.
Nel 26 a.C., Ottaviano Augusto combatté le rivolte brigantesche in Spagna dove agiva Corocotta.
Tiberio trasferì 4.000 ribelli in Sardegna, nel timore che le bande si trasformassero in insorgenze,
istigate da rivali politici.
3. Nel Medioevo si formarono bande composte da comuni uomini ma anche
da avversari politici o persone agiate che venivano cacciati dalla loro
residenza in seguito alla confisca dei loro patrimoni.
Per sopravvivere queste persone furono costrette a darsi alla macchia,
aggredendo mercanti e viaggiatori.
4. Il banditismo o la pirateria
diventano gli aspetti
patologici dei rapporti
sociali e politici fra gli
uomini.
Il diritto, dal tempo dei
regni romano-barbarici in
poi, è fondato sulla forza, la
violenza e la sopraffazione
come elementi validi e
determinanti dei rapporti fra
gli uomini e i popoli.
Alto Medioevo
5. Il tempo di Francesco
d'Assisi era tempo di
briganti (1224).
Nella foresta della Verna
era temutissimo "Brigante
Lupo".
San Francesco lo incontra
e col il solo uso delle
parole e della preghiera lo
fa convertire.
Diventerà un suo nuovo
compagno:
"Frate Agnello".
Baccio Maria Bacci, San Francesco converte il brigante lupo, Corridoio
delle Stimmate, Chiusi La Verna.
6. Nella seconda metà del XIV secolo,
si registrarono numerose attività di
banditismo nel Cassinate, ad opera
di briganti come Jacopo Papone da
Pignataro e Simeone da San
Germano.
In Toscana operò il nobile
senese Ghino Di Tacco.
Basso Medioevo
7. In questi secoli i gruppi di fuorilegge si estesero in gran parte dell’Italia.
Dai soldati mercenari sbandati ai contadini ridotti alla fame. Molti
pastori si dettero alla macchia, rubando capi di bestiame ai latifondisti.
Alle attività di brigantaggio parteciparono anche preti di campagna.
Dal XV al XVII secolo
8. Nel secolo XVI presso il bosco della Merlata, a nord della città di
Milano era infestato da una banda di briganti che trovavano rifugio presso
le osterie.
I capi briganti Giacomo Legorino e Battista Scorlino che finirono catturati nel
maggio 1566 con 80 complici condannati a morte crudele ed esemplare: legati
alla coda di un cavallo e trascinati da questo al galoppo.
Nel secolo XVII la situazione peggiorò i banditi scorrazzavano per la
campagna, bisognava tener sentinelle sui campanili per controllarli...
I famosi Martinengo di Brescia, il conte Borella di Vimercato, un Barbiano
da Belgiojoso, un visconte di Brignano, i cavalieri Cotica e Lampugnano, il
marchese Annibale Porrone.
Ducato di Milano
9. Romagna
Alla fine del Cinquecento nei territori al confine fra la Romagna Toscana e
quella pontificia agiva Alfonso Piccolomini di nobile famiglia duca
di Montemarciano.
Sia il Granducato di Toscano che lo Stato Pontificio gli diedero lungamente la
caccia impiegando ingenti risorse di uomini e mezzi fino a riuscire a giustiziarlo.
Stato della Chiesa e Italia Centrale
Nell’Italia centrale e meridionale il brigante Marco Sciarra raccolse attorno a
sé circa un migliaio di uomini, compì scorrerie e assalti, inimicandosi sia
gli Spagnoli che lo Stato della Chiesa.
Altre bande operarono nell'Italia Centrale, capeggiate da Battistello da Fermo,
Luca Sciarpa, Francesco Marocco, Giulio Pezzola e Bartolomeo Vallante.
10. Il Vicereame spagnolo di Napoli
In Aspromonte e nella Sila nel cinquecento, agiva il brigante Nino Martino.
I banditi dominavano la campagna ed i nobili, se non volevano subirne
vessazioni si vedevano obbligati a proteggerli, utilizzandoli come scherani
quando possibile, attirandoli a Napoli in momenti politicamente torbidi,
come i sussulti filofrancesi del 1647 e 1672.
In Calabria agiva contro il viceré spagnolo ed il potere ecclesiastico il
brigante Marco Berardi noto col nomignolo di Re Marcone.
11. Abruzzo
Il brigantaggio ebbe vita in due periodi ben precisi:
I. Dalla metà del 1500 alla fine del 1700 denominato “Brigantaggio antispagnolo”
II. Nella seconda metà del 1800 denominato “Brigantaggio pro-borbonico”
Cause
La povertà dei contadini angariata
dai feudatari e dalla gerarchia
ecclesiastica con l’eccessivo
fiscalismo tributario
I motivi politici
Lo spirito di rivolta dei contadini
contro i “galantuomini”
12. Marco Sciarra (Rocca Santa
Maria 1550 – 1593) detto “re
della campagna”, le cui
imprese leggendarie passarono
alla storia ed i numerosi
omicidi nella Valle
dell'Aniene, tra cui Arsoli,
Riofreddo e Cervara di
Roma.
«Marco Sciarra, flagello di Dio, inviato da Dio contro gli usurai e
quelli che posseggono denaro improduttivo».
Il brigantaggio antispagnolo tra Regno di Napoli ed Abruzzo
13. .
Sciarra morirà pugnalato a tradimento da un ex amico nel 1593, tal Battimello,
su ordine di Gian Francesco Aldobrandini.
Marco Sciarra seppe tenere in scacco le truppe papaline e quelle spagnole
per decenni, respingendo numerosi attacchi come il Duca di Miranda, Vicerè
spagnolo.
Durante uno dei tanti assalti:
“Faccia a terra!”, gli fu intimato
ancora una volta dai masnadieri.
“Io sono Torquato Tasso”,
rispose a quel punto il
viaggiatore, senza scomporsi, “il
Poeta!” Messo al corrente
dell’episodio, Sciarra ossequiò
Tasso, restituì gli averi sottratti e
lasciò ripartire la carovana.
14. Cicconetto
Franscescantonio Ventura detto il Cicconetto nacque il 23 maggio 1632 a
Montesilvano ed entrò a far parte della banda di Sante Lucidi Di Giovanni,
pronipote del famoso Marco Sciarra.
Salvator Rosa (1615-1673) raffigurato mentre ritrae un capo brigante
15. Nel 1667 partecipò alla razzia della fiera di Pianella
Nel 1669 partecipò a scorribande rifornitrici di vettovaglie e denaro
Nel 1671 nei paesi tra il Vomano ed il Pescara.
Nel 1675 venne messa sulla sua testa la taglia di 300 ducati.
Nel 1678 evase dal carcere di Napoli dove era stato rinchiuso dopo essere stato
catturato. Incurante del pericolo nelle campagne di Torricella Sicura mieteva,
macinava e poi trasportava in montagna la farina per i compagni.
Nel luglio 1683 venne di nuovo catturato assieme a 90 suoi compagni, ma
durante il viaggio verso la prigione di Napoli tutti i prigionieri abbandonarono i
loro accompagnatori, che non tentarono nemmeno di inseguirli. Assalì
successivamente con i suoi compagni le ville di Tossicia, le campagne di Città S.
Angelo e le pianure bagnate dal Salinello.
Il 12 giugno 1684 la taglia sulla sua testa venne portata a mille ducati e
prevedeva anche l’arresto dei parenti stretti ed il sequestro dei loro beni.
Alla fine del 1684 si arruolò al servizio della Repubblica di Venezia per
combattere i Turchi e si coprì di gloria tanto da raggiungere il grado di tenente
sotto il comando del duca di Mantova.
16. La lotta contro il brigantaggio nel XVI secolo
Il capitano Antino Tocco divenne capitano del Regno di Napoli
combattendo i briganti nelle aree di confine fra il Frosinate, l’Abruzzo e il
Regno di Napoli.
Nel 1557 con una notificazione del commissario di Papa Paolo IV si ordina la
distruzione del paese di Montefortino. Gli abitanti sono dichiarati dei
fuorilegge.
Nella lotta contro il brigantaggio s'impegnò con energia Papa Sisto V:
migliaia di briganti furono trascinati davanti alla giustizia e molti di loro
vennero condannati a morte. Il papa inoltre promulgò il divieto di portare
indosso armi di media e grossa taglia.
Alla fine del secolo XVI la campagna romana di Frosinone ed Anagni fu
soggetta a frequenti incursioni di bande di briganti. Nel 1595 Papa
Clemente VIII per bloccarli inviò alcune compagnie di cavalleria.
17. La persistenza del brigantaggio era dovuta all'appoggio del
granduca di Firenze, di Roma e di Napoli.
Ai frequenti dissidi fra il Papa e il Granduca, o il Papa e il Viceré.
Le ostilità diplomatiche erano favorite a turno da Napoli o Firenze
ai danni di Roma e viceversa.
La repressione del brigantaggio avvenne con tre metodi:
A) piccoli reparti armati che combattevano i briganti nascosti nei boschi;
B) pagamento di taglie a delatori, disposti a svelare i covi dove si celavano
i capibanda;
C) ai briganti che si erano macchiati di delitti minori era offerta, come
alternativa alla pena, la possibilità di arruolarsi nelle truppe pontificie.
18. Nella nostra regione si trattò soprattutto di un
fenomeno malavitoso, derivato comunque dal
malcontento dei contadini che vivevano da secoli
nell'indigenza e nell'ignoranza.
L’andare per le montagne, l’essere costretto a nascondersi
alla macchia fu per i nostri contadini una realtà di
sempre, un modo per sfuggire alla giustizia dopo aver
commesso un crimine e soprattutto la Majella, con le sue
grotte, fitte faggete, valloni e precipizi, è stata al centro
degli episodi più noti del Banditismo e del Brigantaggio.
19. Grazie per l’attenzione e buon lavoro…
Ora tocca a voi, liberate la fantasia tra le
nostre belle montagne!
Grotta Sant’Angelo a Palombaro La Grotta Scura a Bolognano