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#IMMIGRAZIONE
A.A. 2018/2019
Cuomo Gaetano
Facoltà di medicina e psicologia
Corso di laurea magistrale
in psicologia della
comunicazione e del
marketing
Rappresentazioni sociali e
comunicazione con laboratorio di new
media e web marketing
Prof.esse: de Rosa, Bocci
Studente: Cuomo Gaetano
Matricola:
1847827
Mail:
cuomo.1847827@studenti.uniroma1.it
Foto di copertina: Steve McCurry
Grafica: Gaetano Cuomo
"A te. Straniero, se passando mi incontri e
desideri parlarmi, perché non dovresti farlo? E
perché non dovrei farlo io?"
(Walt Whitman)
Introduzione al tema dell'immigrazione
Lavoro di ricerca e metodologia
Lavoro individuale e analisi dei dati
Sitografia
INDICE
1
12
15
22
L’immigrazione è un tema che negli ultimi anni ha acquisito
un’importanza sempre maggiore nella nostra società.
Con il termine immigrazione si ci riferisce al trasferimento permanente o
temporaneo di persone in un paese diverso da quello natio. Le cause alla
base dei flussi migratori sono eventi o situazioni drammatiche che
costringono gli individui a ricercare una condizione di vita migliore e
stabile.
Basti pensare alle numerose guerre e alle condizioni di povertà che
dilagano nei paesi “meno sviluppati” (Afghanistan, Algeria, Burundi,
Eritrea, Istraele ecc).
In particolare, dal 2014 al 2017, infatti, ogni anno sono sbarcati in Italia
più di centomila migranti; nei primi cinque mesi del 2018 ne sono
arrivati solamente 13mila. Il fenomeno è divenuto, oramai, un’emergenza
globale, a causa anche delle condizioni di illegalità con le quali si verifica
il fenomeno migratorio.
INTRODUZIONE AL TEMA DELL’IMMIGRAZIONE
L’evoluzione del fenomeno migratorio
L’immigrazione in Italia è un fenomeno relativamente recente, che ha
cominciato a raggiungere dimensioni significative a partire dagli anni
’70.
Nel 1981, il primo censimento Istat degli stranieri in Italia calcolava la
presenza di 321.000 stranieri, di cui circa un terzo "stabili" e il rimanente
"temporanei". Un anno dopo, nel 1982 veniva proposto un primo
programma di regolarizzazione degli immigrati privi di documenti,
mentre nel 1986 fu varata la prima legge in materia (L 943 del 30.12.1986),
primo firmatario il deputato democristiano Franco Foschi, si poneva
l'obiettivo di garantire ai lavoratori extracomunitari gli stessi diritti dei
lavoratori italiani.
In questo periodo l’atteggiamento della società nei loro confronti era
caratterizzato da indifferenza e noncuranza, questo in virtù anche
dell’esiguo numero degli immigrati, impegnati per lo più nei lavori nei
campi o presso famiglie. Successivamente nel 1991 il numero di stranieri
residenti era di fatto raddoppiato, passando a 625.000 unità.
1
Negli anni novanta il saldo migratorio ha continuato a crescere e,
dal 1993 (anno in cui per la prima volta il saldo naturale è diventato
negativo), è diventato il solo responsabile della crescita della
popolazione italiana, dato il calo di natalità documentato nel territorio.
Claudio Martelli, vicepresidente del Consiglio dei ministri, si adoperò per
l’approvazione della seconda legge in tema di immigrazione la ‘’legge
Martelli’’.
La norma aveva lo scopo di ridefinire lo status di rifugiato, precisare i
meccanismi di ingresso e respingimento alla frontiera e il soggiorno in
Italia.
La terza legge è quella del 1998 conosciuta come ‘’Legge Turco
Napolitano’’, strutturalmente molto più snella ma compendiosa,
caratterizzata da tre principi: programmazione dei flussi, accoglienza e
integrazione, espulsione dei non aventi diritto.
Con il nuovo decennio, l’Italia ha conosciuto un aumento della
popolazione immigrata a quasi 5 milioni. Negli anni successivi il numero
si è ridimensionato, tuttavia senza interrompersi.
Con le “primavere arabe” nel 2011 è iniziata la fase dei flussi misti, in cui,
ai profughi che arrivavano per motivi umanitari, si affiancavano gli
individui che si spostavano per motivi lavorativi.
Ad oggi la situazione sembra essere stazionaria, tuttavia non possiamo
trascurare il verificarsi di alcuni fenomeni: squilibrio demografico,
sbarchi attuali, una società multiculturale e multireligiosa.
2
Nel 1938 il regime fascista promulgava in Italia le Leggi Razziali, una serie
di provvedimenti legislativi ed amministrativi rivolti principalmente
contro individui di religione ebraica.
L’esistenza di diverse razze; la presenza di una naturale gerarchia tra le
stesse e l’assoluta necessità di difendere dall’alterazione i caratteri fisici
e psicologici degli italiani, costituivano solo alcuni dei principi a
sostegno della legislazione antisemita. Potrebbe apparire un discorso
ormai superato, abbondantemente messo in discussione dai progressi
della genetica, ma oggi, considerando l’impatto del fenomeno dei flussi
migratori e livello sociale e politico, sembra essenziale ribadirlo.
Il termine razza deriva dal termine haraz, utilizzata in ambito equino per
identificare i discendenti di uno stesso stallone. Il concetto attuale di
razza, come gruppo di persone con specifiche caratteristiche fisiche e
comportamentali, risale al XVI secolo, in seguito alla scoperta da parte
degli Europei di popolazioni ed ambienti fino ad allora sconosciuti.
Dal ‘700 in poi sono state proposte diverse tassonomie delle razze ad
opera di alcuni pensatori del tempo, tra i quali Johann Friedrich
Blumenbach che sosteneva con fermezza l’idea che l’uomo fosse nato nel
Caucaso e che tutte le altre razze fossero il risultato di un processo
evolutivo di tipo degenerativo rispetto alla razza bianca originaria.
Il primo a fornire elementi chiari di progresso rispetto al problema delle
razze fu Charles Darwin, che nel 1859 con la pubblicazione dell’Origine
delle specie, mise in discussione l’esistenza della presunta superiorità di
una razza rispetto ad un’altra, introducendo il concetto di adattamento
all’ambiente. Ulteriori contributi volti alla demistificazione del “diverso”
sono susseguiti nel tempo, ma il dibattito sull’origine, esistenza ed
evoluzione delle razze viene definitivamente concluso dalla genetica: lo
studio delle caratteristiche genetiche ha reso chiaro che la specie umana
è una sola, che ha avuto medesima origine in Africa, circa 200.000 anni
fa, e che al suo interno non ci sono ragioni per individuare una
tassonomia di profili genetici ben definiti.
La genetica quindi risolve, attraverso queste risposte, il problema del
concetto di altro inteso come “diverso da noi”, che ha avuto e purtroppo
continua ad avere importanti ricadute politiche e sociali, ed in
particolare per l’impatto che l’interpretazione di questo argomento ha
sulla rappresentazione dell’immigrazione.
Il concetto di razza ed i suoi sviluppi
3
La causa del fenomeno dell'immigrazione può trovare origine in
motivazioni:
economiche (per sfuggire alla povertà, per cercare migliori
condizioni di vita cioè lasciare il proprio paese per vivere meglio);
alimentari (per una mancanza di cibo tale da non soddisfare il
minimo necessario per la sopravvivenza);
climatiche (a causa di sconvolgimenti ambientali come la siccità);
politiche (dittature, persecuzioni, soprusi, guerre, genocidi, pulizia
etnica);
religiose (impossibilità di praticare il proprio culto religioso);
sanitarie (lo scoppio di un'epidemia o di una pandemia);
artificiali (come la costruzione di una diga);
derivate da disastri naturali (tsunami, alluvioni, terremoti, carestie);
personali (scelta ideologica, fidanzamento con un partner residente
in un altro paese);
di tipo sentimentale (riunificazione familiare);
di tipo criminale: (a) fuga (per sfuggire alla giustizia del proprio
paese, per evitare un arresto); (b) attrazione (per ottenere risultati
migliori dalla propria attività malavitosa);
per istruzione (per frequentare una scuola e conseguire un titolo di
studio, garantire ai propri figli un'istruzione,).
in maniera forzata, dove chi migra è vittima della tratta di esseri
umani.
Cause e possibili soluzioni
Possibili soluzioni per arginare la questione dell’immigrazione sono:
la creazione di canali legali (in questo modo si eliminerebbe il circolo
vizioso della clandestinità)
trasformare la legalità in un incentivo
lavorare all’integrazione (facilitare la comprensione reciproca
andrebbe rafforzata la rete dei mediatori, culturali sui luoghi di
lavoro, nei quartieri
sostituire il mito (esiste in Africa l’idea dell’Europa come luogo dalle
infinite opportunità. Deve essere invece sostituito con un nuovo mito:
il successo nel proprio paese d’origine)
4
2016 2017 2018
174.156
117.120
23.037
Il gra ico illustra la situazione relativa al
numero dei migranti sbarcati a decorrere dal
1 gennaio 2018 ino al 5 dicembre 2018
comparati con i dati riferiti allo stesso
periodo degli anni 2016 (-86,77%) e 2017
(-80,33%)
MIGRANTI
N U M E R O
UN PO' DI DATI
UN PO' DI DATI
5012
1688
3320
4625
1184
1250
1589
1619
810
876
1064
Nazionalità dichiarate al momento dello
sbarco anno 2018 (aggiornato al 5 dicembre
2018)
DICHIARATE
N A Z I O N A L I T A '
Fra il 2014 e il 2015, pochi dei migranti che arrivavano in Italia via mare si
fermavano: spesso avevano parenti altrove in Europa oppure si sentivano
più a loro agio in un paese dove erano in grado di parlare almeno una
lingua, come Francia o Regno Unito.
Teoricamente il regolamento di Dublino, il trattato europeo che regola le
procedure d’asilo, impone che ciascuna richiesta di protezione
internazionale sia gestita dal paese europeo dove ha messo piede per
primo il nuovo arrivato. Dal 2016 quasi tutti i paesi europei hanno
aumentato i controlli alle proprie frontiere e scaricato l’onere
dell’accoglienza su Italia e Grecia; e dato che ogni migrante che arriva fa
richiesta di protezione internazionale i due paesi si sono trovati a
occuparsi di decine di migliaia di persone.
La gestione del flusso è stata resa ancora più difficoltosa da problemi
nazionali e internazionali.
In Italia una domanda di protezione internazionale viene risolta in 2-3
anni, durante i quali il richiedente asilo viene ospitato nei centri di vario
tipo. I centri più diffusi sono i cosiddetti Centri di Accoglienza
Straordinaria, detti CAS; vengono aperti in autonomia dalle prefetture, a
seconda dell’esigenza del momento, e affidati solitamente a una
cooperativa locale che si impegna a occuparsi delle esigenze di base degli
ospiti e soprattutto a trovare un posto dove farli dormire.
Il risultato è che negli ultimi anni in Italia sono aumentate sia le persone
che chiedono una forma di protezione internazionale sia quelle che la
ottengono.
Alla fine del 2017 le persone che godono di una forma di protezione
internazionale sono circa 147mila, mentre quelle ancora in attesa e
ospitate nelle strutture di accoglienza possiamo stimarle in circa
180mila.
A questi dobbiamo aggiungere i circa 600mila stranieri che vivono
irregolarmente sul territorio italiano.
I flussi migratori in Italia
7
Negli ultimi anni in molti paesi sono state adottate numerosi
provvedimenti e politiche restrittive per cercare di contenere il
fenomeno immigratorio.
A fronte di queste limitazioni, ciò che si è ottenuto non è una diminuzione
del numero di immigrati, quanto una crescita di coloro che utilizzano i
canali illegali per entrare in un Paese in cui non sono cittadini.
Si definiscono “clandestini” coloro che sono entrati in Italia senza
regolare visto di ingresso e “irregolari” coloro invece che hanno perso i
permessi sufficienti per restare nel Paese. In entrambi i casi la legge
italiana prevede la loro espulsione e/o accompagnamento alla frontiera.
Però non possono essere esclusi immediatamente se:
Occorre prestare loro soccorso
Occorre preparare i documenti per il viaggio
Non è disponibile un mezzo di trasporto adeguato
La legge disciplina i cosiddetti centri di accoglienza per gli immigrati
irregolari e di questi esistono tre tipologie: Centri di accoglienza (CDA),
Centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) e Centri di identificazione
ed espulsione (CIE).
I Centri di accoglienza (CDA) sono strutture destinate a garantire un
primo soccorso allo straniero irregolare sul territorio nazionale.
L’accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per
stabilire l’identità e la legittimità della sua permanenza o per disporne
l’allontanamento.
I Centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) sono strutture nelle
quali viene ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo
straniero richiedente asilo, ciò per consentire l’identificazione del
rifugiato. 
I Centri di identificazione ed espulsione (CIE) sono strutture destinate al
trattenimento, convalidato dal giudice, degli stranieri extracomunitari
irregolari e destinati all’espulsione.
Immigrazione Clandestina
8
A seguito delle ondate migratorie verso l’Italia e dei cambiamenti
avvenuti in seguito a livello sociale, anche il cinema italiano negli anni
80’/90’ comincia ad interessarsi a questo fenomeno ed alle vicende ad
esso legate.
L’attenzione e la profondità con le quali viene affrontata questa tematica
subisce un’evoluzione nel corso degli anni: da poche pellicole, come
Pummarò di Michele Placido (1990), o Lamerica di Enrico Lo Verso (1994),
che con premura trattano le grandi trasformazioni che si vivono nel
Paese sui temi dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione di
milioni di lavoratori stranieri; fino al 2011, con quasi 20 pellicole italiane
sul tema, di cui due vincitrici di premi speciali alla Mostra del Cinema di
Venezia.
Il bisogno di raccontare il modo in cui “lo straniero” si integra e si
inserisce nei vari sistemi produttivi, sociali e culturali si fa così sempre
più evidente nel cinema italiano.
Nelle sale vengono proiettate vicende di arrivi, di speranze, di accoglienza
che prendono spunto da una realtà strattonata da tendenze opposte, in
bilico sul filo della contraddizione.
Una realtà capace di mostrarsi solidale, mentre criminalizza con leggi
speciali; di affascinarsi di fronte all’immensa diversità culturale che
abita i luoghi di tutto il mondo, considerandola al contempo un pericolo
per la propria identità e conservazione.
L’immigrazione nel cinema
9
Prosegue l’emergenza infinita delle migrazioni internazionali.
Il 2016 conferma la centralità del fenomeno migratorio, ma nel flusso
informativo diffuso dai maggiori media outlet (stampa, tg e social media)
si rilevano toni più utili al dibattito politico che alla comprensione di
quello che sta realmente accadendo.
La pressione migratoria in Europa non è stata uniforme nel tempo e
questo ha determinato differenti risposte dal punto di vista dell’opinione
pubblica.
In Italia è molto diffusa la percezione che l’apertura dei percorsi via mare
abbia favorito un’immigrazione incontrollata, anche se in realtà l’Italia,
dopo Spagna e Regno Unito, è stata nel 2016 il paese OCSE con il più alto
incremento di immigrati internazionali – di sei punti percentuali tra il
2000 e il 2010 (3,7% – 9,7%) – nel 2015 la sola Germania ha ricevuto
175mila domande di asilo, contro le 83.540 italiane. Nonostante i dati
rappresentino una situazione europea complessivamente bilanciata,
benché seria, molti giornali hanno impostato la loro narrazione più con
l’obiettivo di assecondare gli umori dei lettori che non per fornire un
resoconto coerente di quanto e come gli sbarchi stiano modificando la
composizione demografica del paese.
L’immigrazione attraverso gli occhi dei media
349
306
268
245
234
220IL CORRIERE
DELLA SERA
L'UNITA'
LA REPUBBLICA
IL GIORNALE
LA STAMPA
AVVENIRE
I titoli sull'immigrazione nelle prime pagine dei quotidiani italiani, 1 Gennario-31 Ottobre 2016
Nel corso del 2016 sono 1.622 le notizie dedicate al tema
dell’immigrazione, il 10% in più del 2015, anno che già aveva segnato un
picco di visibilità (e di sbarchi). Vi è un importante cambiamento rispetto
agli anni precedenti: si registra infatti un calo significativo dei
toni allarmistici, che scendono al 27% degli articoli (contro il 46%
dell’anno precedente) in ragione dell’ampia visibilità che hanno avuto le
dimensioni della politica e della gestione europea e nazionale
dell’accoglienza.
10
Per quanto riguarda i telegiornali in prima serata invece, i temi
“migrazioni” e “migranti” hanno avuto ampio spazio nei telegiornali: si
contano 2.954 notizie in 10 mesi. Anche in questo caso il primo tema
collegato al fenomeno sui media è quello dell’accoglienza (36%) seguito
dalla cronaca dei flussi migratori (27%) e dalla sicurezza (24%). È
soprattutto Mediaset a trattare, con circa il 37%, il collegamento con
quest’ultima tematica, quella securitaria. Nel corso del 2016 sono state
2.954 le notizie dedicate al tema in oggetto nelle prime edizioni serali dei
TG italiani, ovvero il 26% in meno rispetto al 2015. Un ultimo dato infine
molto importante riguarda l’aspetto dei telegiornali: immigrati, migranti
e rifugiati hanno voce solo nel 3% dei servizi.
Non c’è inoltre una provata correlazione tra l’elevata esposizione al
fenomeno migratorio e la percezione di insicurezza o minaccia da parte
dei cittadini, ma viceversa c’è una correlazione tra il modo
sensazionalistico con cui il fenomeno viene raccontato e un incremento
della paura. Un esempio lampante è quello che vede il fenomeno
migratorio collegato al terrorismo jihadista di matrice islamica.
Il fenomeno che li riguarda è infatti presente nei telegiornali attraverso il
racconto di istituzioni, cittadini ed episodi particolari ma manca quasi
completamente l’auto-narrazione di chi vive le migrazioni in prima
persona.
11
Il lavoro di ricerca si è basato su un’analisi
del fenomeno migratorio e i temi ad esso
associati, con lo scopo di indagare
interazioni tra differenti culture e la
comunicazione tra esse.  
Per svolgere quest’analisi sono stati
costituiti sei gruppi appartenenti a tre aree
tematiche:
Ambito scientifico → research report,
scientific press, international newsletter
Ambito istituzionale → website, report,
press
Ambito della gente comune → social
media di natura testuale e multimediale
LAVORO DI RICERCA E METODOLOGIA
Durante le lezioni di laboratorio, la Prof.ssa De Rosa ha assegnato alcune
“parole chiave” per la ricerca sui vari social e piattaforme online:
migrant, displaced, refugee, rifugiato, immigrant, immigrat, migration,
migrazion, flussi migratori, immigration, immigrazione, immigrato,
immigrati, immigrate, immigrata, stop invasione, porti aperti.
Il nostro sottogruppo si è occupato di un social in particolare, Twitter.
«Come un social network, Twitter ruota intorno al principio dei follower.
Quando si sceglie di seguire un altro utente di Twitter, i Tweet di tale utente
vengono visualizzati in ordine cronologico inverso, sulla homepage di Twitter.
Se seguite 20 persone, si vedrà una miscela di Tweet lungo la pagina:
Aggiornamento sui cereali per la colazione, nuovi link, consigli musicali, tra
cui riflessioni sul futuro dell'istruzione.»
(Steven Berlin Johnson)
12
Il 30 aprile 2009, Twitter ha cambiato la sua interfaccia web con
l'aggiunta di una barra di ricerca e un riassunto di temi di attualità
("Temi di Tendenza" o Trending Topics), cioè le frasi più comuni che
compaiono nel messaggio. «Ogni aggiornamento pubblico inviato a
Twitter da qualsiasi parte del mondo può essere immediatamente
indicizzato e utilizzato per la ricerca in tempo reale», dice Biz Stone. «Con
questa funzione che Twitter ha recentemente lanciato, è diventato, a
sorpresa, un motore di ricerca per trovare ciò che sta accadendo ora».
Twitter è una rete sociale, creata il 21 marzo 2006 dalla Obvious
Corporation di San Francisco, che fornisce agli utenti, attraverso
l'omonima piattaforma, una pagina personale aggiornabile tramite
messaggi di testo. Gli aggiornamenti di stato possono essere effettuati
tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica
istantanea, posta elettronica, oppure tramite varie applicazioni.
Il nome "Twitter" deriva dal verbo inglese to tweet che significa
"cinguettare".
Gli aggiornamenti sono mostrati nella pagina di profilo dell'utente e
comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli. È anche
possibile limitare la visibilità dei propri messaggi oppure renderli visibili
a chiunque.
Twitter nel 2012 ha raggiunto i 500 milioni di iscritti e 200 milioni di
utenti attivi che fanno accesso almeno una volta al mese.
Il servizio è diventato estremamente popolare, anche come avversario
di Facebook, grazie alla semplicità ed immediatezza di utilizzo. Esistono
diversi esempi in cui Twitter è stato usato dagli utenti per diffondere
notizie, come strumento di giornalismo partecipativo ed esistono inoltre
molti servizi esterni che possono aiutare a potenziare Twitter e ad
arricchirlo con funzionalità tipiche di Facebook.
L'insieme dei Tweet pubblicati su Twitter dagli utenti costituisce
un'enorme quantità di materiale, che può essere utilizzata anche dalle
aziende oppure per scopi didattici.
Twitter
13
Un hashtag è un tipo di etichetta (tag) utilizzato su alcuni
servizi web e social network come aggregatore tematico, la sua funzione è
di rendere più facile per gli utenti trovare messaggi su un tema o
contenuto specifico
I messaggi brevi di Twitter possono essere etichettati con l'uso di uno o
più hashtag: parole o combinazioni di parole concatenate precedute dal
simbolo cancelletto (#).
Etichettando un messaggio con un hashtag si crea un collegamento
ipertestuale a tutti i messaggi recenti che citano lo stesso hashtag.
Nel 2010 Twitter ha introdotto nella prima pagina le tendenze, ossia
l'elenco degli hashtag estremamente utilizzati. Nel 2012 sono state
introdotte le tendenze in base alla posizione, che permettono la
visualizzazione degli hashtag più popolari per ogni Paese o città.
L'Hashtag
Ciascun sottogruppo ha esaminato il materiale raccolto dalla piattaforma
Twitter, compilando, in un file excel, un’apposita griglia:
Nome
Tipo
Canale
multimediale
Autore
Testo tweet
Data
Atteggiamento
Follower
Retweet
Hashtag
14
Il lavoro di ricerca è iniziato dagli hashtag che mi sono stati assegnati:
immigrato, immigrati, immigrata, immigrate.
Di conseguenza la mia ricerca sulla piattaforma si è concentrata
solamente sui post scritti in lingua italiana.
Per scremare i risultati della piattaforma, ho effettuato una ricerca
avanzata per hashtag e per filtro temporale: #immigrato OR #immigrata
OR #immigrati OR #immigrate since: 01-01-2018.
Ho quindi iniziato ad esaminare i post, notando subito una forte presenza
della politica italiana e dei casi di cronaca tra i vari tweet.
Successivamente ho inserito i dati raccolti all'interno di un file excel,
riportando il testo del tweet e i link contenuti in esso, ove presenti,
segnalando con 1 un atteggiamento positivo nei confronti del tema della
migrazione, con 0 un atteggiamento neutro e con -1 un atteggiamento
negativo. Ho poi riportato il numero di follower dei profili che hanno
scritto i post e il numero di retweet del post in questione.
Tutte i ragionamenti e le supposizioni effettuate da qui in avanti non sono
ovviamente da ritenersi attendibili al 100% in quanto il campione da me
osservato è di soli 103 elementi, il che ovviamente non lo rende
totalmente attendibile. Per questo motivo dopo aver analizzato i dati
raccolti nel mio lavoro individuale cercherò di integrarli in un
ragionamento più ampio, che comprenda anche i dati raccolti dal mio
gruppo nella sua interezza.
A livello globale, emerge ad occhio nudo che i post che si scagliano
contro i migranti vengono per lo più scritti da profili molto seguiti e di
conseguenza il post viene condiviso più facilmente, arrivando ad un
bacino d'utenza molto più corposo.
LAVORO INDIVIDUALE E ANALISI DEI DATI
15
Atteggiamento
Negativo
46.1%
Atteggiamento
Positivo
34.3%
Atteggiamento
Neutro
19.6%
Analisi dei dati: Lavoro individuale
20
35
47
Il primo dato da analizzare è ovviamente quello relativo agli atteggiamenti che
emergono dai tweet in relazione al numero totale dei post raccolti.
Dai dati emerge che quasi la metà dei tweet raccolti trasmettono un
atteggiamento negativo nei confronti della migrazione e dei migranti.
Infatti su un totale di 103 tweet ben 47 (46.1%) hanno un atteggiamento
negativo, contro i 35 (34.3%) con atteggiamento positivo.
I restanti 20 (19.6%) hanno invece un atteggiamento neutro, trattandosi il più
delle volte di testate giornalistiche che riportano fatti di cronaca senza
aggiungere commenti positivi o negativi nei confronti dell'accaduto.
C'è da aggiungere che questo dato non è da accettare in toto in quanto non è
stato stabilito un criterio oggettivo per determinare i vari tipi di atteggiamenti
da analizzare, di conseguenza la scelta di assegnare un determinato valore è
arbitraria e potrebbe di conseguenza essere diversa dal criterio utilizzato dagli
altri partecipanti al lavoro.
TOTALE
103
16
0 1
0
2
0
3
0
4
0
5
0
Negativo
Neutro
Positivo
46
45
38
Il grafico indica il numero medio di retweet dei post in relazione
all'atteggiamento esternato nei confronti del tema trattato.
Si può notare come i post con atteggiamento negativo abbiano in media
46 retweet (su un totale di 2108) rispetto ai 38 (su un totale di 1333) di
quelli con atteggiamento positivo.
I post neutri invece si attestano su una media di 45 retweet su un totale
di 902.
Questo dato va ovviamente confrontato con il numero totale di follower
dei vari profili, in quanto appare ovvio che profili con un maggior
numero di follower abbiano la possibilità di arrivare a più persone e di
conseguenza generare più condivisioni.
In definitiva il numero di retweet può si essere influenzato
dall'atteggiamento proposto ma anche dal numero di persone che il post
riesce a raggiungere.
17
0-100 101-1000 1001-9999 <9999
200
150
100
50
0
ATT.NEGATIVO
ATT.NEUTRO
ATT.POSITIVO
Il grafico indica la media nel numero di retweet in relazione al numero
totale di follower del profilo autore del post.
Per analizzare il modo in cui varia il numero di retweet in base al
numero di seguaci ho deciso di dividere in 4 gruppi i profili: il primo
formato dai profili con un numero di follower tra 0 e 100, il secondo tra
101 e 1000, il terzo tra 1001 e 9999, nel quarto invece i profili con un
numero di follower superiori a 9999.
Si evidenzia subito un naturale aumento nel numero di retweet in
relazione al numero di follower, ma sembra pressochè invariata la
gerarchia tra i tre tipi di atteggiamento, con i post ad atteggiamento
negativo sempre in vantaggio rispetto a quelli neutri, i quali sono a loro
volta in vantaggio sui positivi, tranne che nel gruppo 101-1000.
18
Atteggiamento
positivo
39.4%
Atteggiamento
neutro
32.7%
Atteggiamento
negativo
28%
Analisi dei dati: Lavoro di gruppo
Il grafico indica la percentuale di post reltivi all'atteggiamento che
emerge dal testo del tweet sul totale dei dati raccolti dal gruppo nella sua
interezza.
Mettendo a confronto questi dati con quelli raccolti nel lavoro
individuale emerge subito che i post con atteggiamento positivo sono più
presenti rispetto agli altri, anche se non c'è una differenza percentuale
molto marcata tra i tre tipi di atteggiamento rispetto ai dati raccolti da
me.
Questa differenza può essere spiegata dal fatto che sono probabilmente
stati utilizzati criteri diversi nell'assegnazione di un determinato
atteggiamento durante la lettura del post e inoltre le nostre personali
preferenze e sensibilità nei confronti dell'argomento possono averci
spinto verso la ricerca preferenziale di post a sfondo positivo o negativo.
19
0 2
0
4
0
6
0
8
0
Negativo
Neutro
Positivo
78
26
29
Tramite questo grafico invece emerge una conferma dei dati raccolti nel
lavoro singolo.
Soprattutto per quanto concerne la "gerarchia" tra i tre tipi di
atteggiamento.
Troviamo però una sostanziale differenza nello stacco tra il valore medio
dei retweet di post negativi e quelli positivi, cosa che non si nota in
maniera così marcata nei dati raccolti singolarmente.
20
In conclusione questo lavoro ha permesso di analizzare uno spaccato
delle opinioni e delle idee che le persone hanno sul fenomeno migratorio,
sia nell'ambito internazionale che in quello nazionale, come nel mio caso.
Si può notare come il fenomeno venga quasi sempre amalgamato ai casi
di cronaca e alla politica del paese, infatti la maggior parte dei post citano
il politico di turno o la rapina o l'omicidio "del momento".
Il web è un posto libero e sembra proprio essere il posto ideale in cui le
persone possano esprimere la propria rabbia, che spesso è causata non
dai migranti, i quali però diventano il bersaglio più facile contro cui
scagliare le proprie frustrazioni.
E' stato interessante notare quanto le persone si sentano libere di
esternare i propri sentimenti in maniera libera e senza censure sul web,
siano esse positive o negative o addirittura neutre, come nel caso dei
pochi giornali ancora in grado di riportare le notizie senza influenza
ideologica o politica.
"PRIMA L'ITALIANO! #Salvini impari
la lingua italiana prima di parlare
NESSUNO è #CLANDESTINO !!!
Esistono: #profughi, #migranti,
#rifugiati, #immigrati regolari e
irregolari. #CLANDESTINO è chi sale
su una nave senza biglietto. Per
l'astronave Terra, non c'è biglietteria."
"«Tu non sei #razzista, tu sí strunz».
Ok, mi sento appagato fino alla fine
dell'anno."
"Ricordate cosa combinarono i #senegalesi
in #Spagna 2 mesi fa per la morte di un
loro connazionale? Eccoli chi sono gli
#immigrati, gente senza scrupoli pronti ad
uccidere chiunque passi sotto le loro mani!
#Salvini noi questa gente non la ospitiamo
più SONO TUTTI UGUALI"
Ma a questi #mantenuti #negri a cui i
#TraditoriDellaPatria hanno concesso
illegalmente #asilo, in qualità di
#immigrati economici, è mai venuto in
mente che il #lavoro nobilita l'#uomo e
porta a casa la #pagnotta? #Espulsione
subito se non vieni da una zona di
#guerra!
21
CONCLUSIONI
SITOGRAFIA
https://it.wikipedia.org/wiki/Immigrazione
https://twitter.com
https://www.futura.news/limmigrazione-attraverso-gli-occhi-dei-media/
http://www.wallstreetitalia.com/trend/immigrazione
http://www.interno.gov.it/it/temi/immigrazione-e-asilo
http://www.avvisopubblico.it/home/home/cosa-facciamo/informare/documenti-
tematici/immigrazione/la-legislazione-nazionale-materia-immigrazione/
http://www.nuovi-lavori.it/index.php/approfondimento/169-uno-sguardo-sul-rapporto-tra-
cinema-e-immigrazione
http://www.wallstreetitalia.com/trend/immigrazione/
http://www.dirittierisposte.it/Schede/Persone/Immigrazione-e-
cittadinanza/immigrazione_clandestina_e_centri_per_l_immigrazione_id1119968_art.aspx
http://www.wallstreetitalia.com/trend/immigrazione/
https://lindro.it/cinema-e-migranti-un-viaggio-lungo-trentanni/
http://www.cittadellascienza.it/centrostudi/2016/02/il-concetto-scientifico-di-razza/
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Report Laboratorio Rappresentazioni sociali e comunicazione con laboratorio di new media e web marketing

  • 2. Facoltà di medicina e psicologia Corso di laurea magistrale in psicologia della comunicazione e del marketing Rappresentazioni sociali e comunicazione con laboratorio di new media e web marketing Prof.esse: de Rosa, Bocci Studente: Cuomo Gaetano Matricola: 1847827 Mail: cuomo.1847827@studenti.uniroma1.it Foto di copertina: Steve McCurry Grafica: Gaetano Cuomo
  • 3. "A te. Straniero, se passando mi incontri e desideri parlarmi, perché non dovresti farlo? E perché non dovrei farlo io?" (Walt Whitman)
  • 4. Introduzione al tema dell'immigrazione Lavoro di ricerca e metodologia Lavoro individuale e analisi dei dati Sitografia INDICE 1 12 15 22
  • 5. L’immigrazione è un tema che negli ultimi anni ha acquisito un’importanza sempre maggiore nella nostra società. Con il termine immigrazione si ci riferisce al trasferimento permanente o temporaneo di persone in un paese diverso da quello natio. Le cause alla base dei flussi migratori sono eventi o situazioni drammatiche che costringono gli individui a ricercare una condizione di vita migliore e stabile. Basti pensare alle numerose guerre e alle condizioni di povertà che dilagano nei paesi “meno sviluppati” (Afghanistan, Algeria, Burundi, Eritrea, Istraele ecc). In particolare, dal 2014 al 2017, infatti, ogni anno sono sbarcati in Italia più di centomila migranti; nei primi cinque mesi del 2018 ne sono arrivati solamente 13mila. Il fenomeno è divenuto, oramai, un’emergenza globale, a causa anche delle condizioni di illegalità con le quali si verifica il fenomeno migratorio. INTRODUZIONE AL TEMA DELL’IMMIGRAZIONE L’evoluzione del fenomeno migratorio L’immigrazione in Italia è un fenomeno relativamente recente, che ha cominciato a raggiungere dimensioni significative a partire dagli anni ’70. Nel 1981, il primo censimento Istat degli stranieri in Italia calcolava la presenza di 321.000 stranieri, di cui circa un terzo "stabili" e il rimanente "temporanei". Un anno dopo, nel 1982 veniva proposto un primo programma di regolarizzazione degli immigrati privi di documenti, mentre nel 1986 fu varata la prima legge in materia (L 943 del 30.12.1986), primo firmatario il deputato democristiano Franco Foschi, si poneva l'obiettivo di garantire ai lavoratori extracomunitari gli stessi diritti dei lavoratori italiani. In questo periodo l’atteggiamento della società nei loro confronti era caratterizzato da indifferenza e noncuranza, questo in virtù anche dell’esiguo numero degli immigrati, impegnati per lo più nei lavori nei campi o presso famiglie. Successivamente nel 1991 il numero di stranieri residenti era di fatto raddoppiato, passando a 625.000 unità. 1
  • 6. Negli anni novanta il saldo migratorio ha continuato a crescere e, dal 1993 (anno in cui per la prima volta il saldo naturale è diventato negativo), è diventato il solo responsabile della crescita della popolazione italiana, dato il calo di natalità documentato nel territorio. Claudio Martelli, vicepresidente del Consiglio dei ministri, si adoperò per l’approvazione della seconda legge in tema di immigrazione la ‘’legge Martelli’’. La norma aveva lo scopo di ridefinire lo status di rifugiato, precisare i meccanismi di ingresso e respingimento alla frontiera e il soggiorno in Italia. La terza legge è quella del 1998 conosciuta come ‘’Legge Turco Napolitano’’, strutturalmente molto più snella ma compendiosa, caratterizzata da tre principi: programmazione dei flussi, accoglienza e integrazione, espulsione dei non aventi diritto. Con il nuovo decennio, l’Italia ha conosciuto un aumento della popolazione immigrata a quasi 5 milioni. Negli anni successivi il numero si è ridimensionato, tuttavia senza interrompersi. Con le “primavere arabe” nel 2011 è iniziata la fase dei flussi misti, in cui, ai profughi che arrivavano per motivi umanitari, si affiancavano gli individui che si spostavano per motivi lavorativi. Ad oggi la situazione sembra essere stazionaria, tuttavia non possiamo trascurare il verificarsi di alcuni fenomeni: squilibrio demografico, sbarchi attuali, una società multiculturale e multireligiosa. 2
  • 7. Nel 1938 il regime fascista promulgava in Italia le Leggi Razziali, una serie di provvedimenti legislativi ed amministrativi rivolti principalmente contro individui di religione ebraica. L’esistenza di diverse razze; la presenza di una naturale gerarchia tra le stesse e l’assoluta necessità di difendere dall’alterazione i caratteri fisici e psicologici degli italiani, costituivano solo alcuni dei principi a sostegno della legislazione antisemita. Potrebbe apparire un discorso ormai superato, abbondantemente messo in discussione dai progressi della genetica, ma oggi, considerando l’impatto del fenomeno dei flussi migratori e livello sociale e politico, sembra essenziale ribadirlo. Il termine razza deriva dal termine haraz, utilizzata in ambito equino per identificare i discendenti di uno stesso stallone. Il concetto attuale di razza, come gruppo di persone con specifiche caratteristiche fisiche e comportamentali, risale al XVI secolo, in seguito alla scoperta da parte degli Europei di popolazioni ed ambienti fino ad allora sconosciuti. Dal ‘700 in poi sono state proposte diverse tassonomie delle razze ad opera di alcuni pensatori del tempo, tra i quali Johann Friedrich Blumenbach che sosteneva con fermezza l’idea che l’uomo fosse nato nel Caucaso e che tutte le altre razze fossero il risultato di un processo evolutivo di tipo degenerativo rispetto alla razza bianca originaria. Il primo a fornire elementi chiari di progresso rispetto al problema delle razze fu Charles Darwin, che nel 1859 con la pubblicazione dell’Origine delle specie, mise in discussione l’esistenza della presunta superiorità di una razza rispetto ad un’altra, introducendo il concetto di adattamento all’ambiente. Ulteriori contributi volti alla demistificazione del “diverso” sono susseguiti nel tempo, ma il dibattito sull’origine, esistenza ed evoluzione delle razze viene definitivamente concluso dalla genetica: lo studio delle caratteristiche genetiche ha reso chiaro che la specie umana è una sola, che ha avuto medesima origine in Africa, circa 200.000 anni fa, e che al suo interno non ci sono ragioni per individuare una tassonomia di profili genetici ben definiti. La genetica quindi risolve, attraverso queste risposte, il problema del concetto di altro inteso come “diverso da noi”, che ha avuto e purtroppo continua ad avere importanti ricadute politiche e sociali, ed in particolare per l’impatto che l’interpretazione di questo argomento ha sulla rappresentazione dell’immigrazione. Il concetto di razza ed i suoi sviluppi 3
  • 8. La causa del fenomeno dell'immigrazione può trovare origine in motivazioni: economiche (per sfuggire alla povertà, per cercare migliori condizioni di vita cioè lasciare il proprio paese per vivere meglio); alimentari (per una mancanza di cibo tale da non soddisfare il minimo necessario per la sopravvivenza); climatiche (a causa di sconvolgimenti ambientali come la siccità); politiche (dittature, persecuzioni, soprusi, guerre, genocidi, pulizia etnica); religiose (impossibilità di praticare il proprio culto religioso); sanitarie (lo scoppio di un'epidemia o di una pandemia); artificiali (come la costruzione di una diga); derivate da disastri naturali (tsunami, alluvioni, terremoti, carestie); personali (scelta ideologica, fidanzamento con un partner residente in un altro paese); di tipo sentimentale (riunificazione familiare); di tipo criminale: (a) fuga (per sfuggire alla giustizia del proprio paese, per evitare un arresto); (b) attrazione (per ottenere risultati migliori dalla propria attività malavitosa); per istruzione (per frequentare una scuola e conseguire un titolo di studio, garantire ai propri figli un'istruzione,). in maniera forzata, dove chi migra è vittima della tratta di esseri umani. Cause e possibili soluzioni Possibili soluzioni per arginare la questione dell’immigrazione sono: la creazione di canali legali (in questo modo si eliminerebbe il circolo vizioso della clandestinità) trasformare la legalità in un incentivo lavorare all’integrazione (facilitare la comprensione reciproca andrebbe rafforzata la rete dei mediatori, culturali sui luoghi di lavoro, nei quartieri sostituire il mito (esiste in Africa l’idea dell’Europa come luogo dalle infinite opportunità. Deve essere invece sostituito con un nuovo mito: il successo nel proprio paese d’origine) 4
  • 9. 2016 2017 2018 174.156 117.120 23.037 Il gra ico illustra la situazione relativa al numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1 gennaio 2018 ino al 5 dicembre 2018 comparati con i dati riferiti allo stesso periodo degli anni 2016 (-86,77%) e 2017 (-80,33%) MIGRANTI N U M E R O UN PO' DI DATI
  • 10. UN PO' DI DATI 5012 1688 3320 4625 1184 1250 1589 1619 810 876 1064 Nazionalità dichiarate al momento dello sbarco anno 2018 (aggiornato al 5 dicembre 2018) DICHIARATE N A Z I O N A L I T A '
  • 11. Fra il 2014 e il 2015, pochi dei migranti che arrivavano in Italia via mare si fermavano: spesso avevano parenti altrove in Europa oppure si sentivano più a loro agio in un paese dove erano in grado di parlare almeno una lingua, come Francia o Regno Unito. Teoricamente il regolamento di Dublino, il trattato europeo che regola le procedure d’asilo, impone che ciascuna richiesta di protezione internazionale sia gestita dal paese europeo dove ha messo piede per primo il nuovo arrivato. Dal 2016 quasi tutti i paesi europei hanno aumentato i controlli alle proprie frontiere e scaricato l’onere dell’accoglienza su Italia e Grecia; e dato che ogni migrante che arriva fa richiesta di protezione internazionale i due paesi si sono trovati a occuparsi di decine di migliaia di persone. La gestione del flusso è stata resa ancora più difficoltosa da problemi nazionali e internazionali. In Italia una domanda di protezione internazionale viene risolta in 2-3 anni, durante i quali il richiedente asilo viene ospitato nei centri di vario tipo. I centri più diffusi sono i cosiddetti Centri di Accoglienza Straordinaria, detti CAS; vengono aperti in autonomia dalle prefetture, a seconda dell’esigenza del momento, e affidati solitamente a una cooperativa locale che si impegna a occuparsi delle esigenze di base degli ospiti e soprattutto a trovare un posto dove farli dormire. Il risultato è che negli ultimi anni in Italia sono aumentate sia le persone che chiedono una forma di protezione internazionale sia quelle che la ottengono. Alla fine del 2017 le persone che godono di una forma di protezione internazionale sono circa 147mila, mentre quelle ancora in attesa e ospitate nelle strutture di accoglienza possiamo stimarle in circa 180mila. A questi dobbiamo aggiungere i circa 600mila stranieri che vivono irregolarmente sul territorio italiano. I flussi migratori in Italia 7
  • 12. Negli ultimi anni in molti paesi sono state adottate numerosi provvedimenti e politiche restrittive per cercare di contenere il fenomeno immigratorio. A fronte di queste limitazioni, ciò che si è ottenuto non è una diminuzione del numero di immigrati, quanto una crescita di coloro che utilizzano i canali illegali per entrare in un Paese in cui non sono cittadini. Si definiscono “clandestini” coloro che sono entrati in Italia senza regolare visto di ingresso e “irregolari” coloro invece che hanno perso i permessi sufficienti per restare nel Paese. In entrambi i casi la legge italiana prevede la loro espulsione e/o accompagnamento alla frontiera. Però non possono essere esclusi immediatamente se: Occorre prestare loro soccorso Occorre preparare i documenti per il viaggio Non è disponibile un mezzo di trasporto adeguato La legge disciplina i cosiddetti centri di accoglienza per gli immigrati irregolari e di questi esistono tre tipologie: Centri di accoglienza (CDA), Centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) e Centri di identificazione ed espulsione (CIE). I Centri di accoglienza (CDA) sono strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare sul territorio nazionale. L’accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l’identità e la legittimità della sua permanenza o per disporne l’allontanamento. I Centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) sono strutture nelle quali viene ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo, ciò per consentire l’identificazione del rifugiato.  I Centri di identificazione ed espulsione (CIE) sono strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all’espulsione. Immigrazione Clandestina 8
  • 13. A seguito delle ondate migratorie verso l’Italia e dei cambiamenti avvenuti in seguito a livello sociale, anche il cinema italiano negli anni 80’/90’ comincia ad interessarsi a questo fenomeno ed alle vicende ad esso legate. L’attenzione e la profondità con le quali viene affrontata questa tematica subisce un’evoluzione nel corso degli anni: da poche pellicole, come Pummarò di Michele Placido (1990), o Lamerica di Enrico Lo Verso (1994), che con premura trattano le grandi trasformazioni che si vivono nel Paese sui temi dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione di milioni di lavoratori stranieri; fino al 2011, con quasi 20 pellicole italiane sul tema, di cui due vincitrici di premi speciali alla Mostra del Cinema di Venezia. Il bisogno di raccontare il modo in cui “lo straniero” si integra e si inserisce nei vari sistemi produttivi, sociali e culturali si fa così sempre più evidente nel cinema italiano. Nelle sale vengono proiettate vicende di arrivi, di speranze, di accoglienza che prendono spunto da una realtà strattonata da tendenze opposte, in bilico sul filo della contraddizione. Una realtà capace di mostrarsi solidale, mentre criminalizza con leggi speciali; di affascinarsi di fronte all’immensa diversità culturale che abita i luoghi di tutto il mondo, considerandola al contempo un pericolo per la propria identità e conservazione. L’immigrazione nel cinema 9
  • 14. Prosegue l’emergenza infinita delle migrazioni internazionali. Il 2016 conferma la centralità del fenomeno migratorio, ma nel flusso informativo diffuso dai maggiori media outlet (stampa, tg e social media) si rilevano toni più utili al dibattito politico che alla comprensione di quello che sta realmente accadendo. La pressione migratoria in Europa non è stata uniforme nel tempo e questo ha determinato differenti risposte dal punto di vista dell’opinione pubblica. In Italia è molto diffusa la percezione che l’apertura dei percorsi via mare abbia favorito un’immigrazione incontrollata, anche se in realtà l’Italia, dopo Spagna e Regno Unito, è stata nel 2016 il paese OCSE con il più alto incremento di immigrati internazionali – di sei punti percentuali tra il 2000 e il 2010 (3,7% – 9,7%) – nel 2015 la sola Germania ha ricevuto 175mila domande di asilo, contro le 83.540 italiane. Nonostante i dati rappresentino una situazione europea complessivamente bilanciata, benché seria, molti giornali hanno impostato la loro narrazione più con l’obiettivo di assecondare gli umori dei lettori che non per fornire un resoconto coerente di quanto e come gli sbarchi stiano modificando la composizione demografica del paese. L’immigrazione attraverso gli occhi dei media 349 306 268 245 234 220IL CORRIERE DELLA SERA L'UNITA' LA REPUBBLICA IL GIORNALE LA STAMPA AVVENIRE I titoli sull'immigrazione nelle prime pagine dei quotidiani italiani, 1 Gennario-31 Ottobre 2016 Nel corso del 2016 sono 1.622 le notizie dedicate al tema dell’immigrazione, il 10% in più del 2015, anno che già aveva segnato un picco di visibilità (e di sbarchi). Vi è un importante cambiamento rispetto agli anni precedenti: si registra infatti un calo significativo dei toni allarmistici, che scendono al 27% degli articoli (contro il 46% dell’anno precedente) in ragione dell’ampia visibilità che hanno avuto le dimensioni della politica e della gestione europea e nazionale dell’accoglienza. 10
  • 15. Per quanto riguarda i telegiornali in prima serata invece, i temi “migrazioni” e “migranti” hanno avuto ampio spazio nei telegiornali: si contano 2.954 notizie in 10 mesi. Anche in questo caso il primo tema collegato al fenomeno sui media è quello dell’accoglienza (36%) seguito dalla cronaca dei flussi migratori (27%) e dalla sicurezza (24%). È soprattutto Mediaset a trattare, con circa il 37%, il collegamento con quest’ultima tematica, quella securitaria. Nel corso del 2016 sono state 2.954 le notizie dedicate al tema in oggetto nelle prime edizioni serali dei TG italiani, ovvero il 26% in meno rispetto al 2015. Un ultimo dato infine molto importante riguarda l’aspetto dei telegiornali: immigrati, migranti e rifugiati hanno voce solo nel 3% dei servizi. Non c’è inoltre una provata correlazione tra l’elevata esposizione al fenomeno migratorio e la percezione di insicurezza o minaccia da parte dei cittadini, ma viceversa c’è una correlazione tra il modo sensazionalistico con cui il fenomeno viene raccontato e un incremento della paura. Un esempio lampante è quello che vede il fenomeno migratorio collegato al terrorismo jihadista di matrice islamica. Il fenomeno che li riguarda è infatti presente nei telegiornali attraverso il racconto di istituzioni, cittadini ed episodi particolari ma manca quasi completamente l’auto-narrazione di chi vive le migrazioni in prima persona. 11
  • 16. Il lavoro di ricerca si è basato su un’analisi del fenomeno migratorio e i temi ad esso associati, con lo scopo di indagare interazioni tra differenti culture e la comunicazione tra esse.   Per svolgere quest’analisi sono stati costituiti sei gruppi appartenenti a tre aree tematiche: Ambito scientifico → research report, scientific press, international newsletter Ambito istituzionale → website, report, press Ambito della gente comune → social media di natura testuale e multimediale LAVORO DI RICERCA E METODOLOGIA Durante le lezioni di laboratorio, la Prof.ssa De Rosa ha assegnato alcune “parole chiave” per la ricerca sui vari social e piattaforme online: migrant, displaced, refugee, rifugiato, immigrant, immigrat, migration, migrazion, flussi migratori, immigration, immigrazione, immigrato, immigrati, immigrate, immigrata, stop invasione, porti aperti. Il nostro sottogruppo si è occupato di un social in particolare, Twitter. «Come un social network, Twitter ruota intorno al principio dei follower. Quando si sceglie di seguire un altro utente di Twitter, i Tweet di tale utente vengono visualizzati in ordine cronologico inverso, sulla homepage di Twitter. Se seguite 20 persone, si vedrà una miscela di Tweet lungo la pagina: Aggiornamento sui cereali per la colazione, nuovi link, consigli musicali, tra cui riflessioni sul futuro dell'istruzione.» (Steven Berlin Johnson) 12
  • 17. Il 30 aprile 2009, Twitter ha cambiato la sua interfaccia web con l'aggiunta di una barra di ricerca e un riassunto di temi di attualità ("Temi di Tendenza" o Trending Topics), cioè le frasi più comuni che compaiono nel messaggio. «Ogni aggiornamento pubblico inviato a Twitter da qualsiasi parte del mondo può essere immediatamente indicizzato e utilizzato per la ricerca in tempo reale», dice Biz Stone. «Con questa funzione che Twitter ha recentemente lanciato, è diventato, a sorpresa, un motore di ricerca per trovare ciò che sta accadendo ora». Twitter è una rete sociale, creata il 21 marzo 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco, che fornisce agli utenti, attraverso l'omonima piattaforma, una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo. Gli aggiornamenti di stato possono essere effettuati tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea, posta elettronica, oppure tramite varie applicazioni. Il nome "Twitter" deriva dal verbo inglese to tweet che significa "cinguettare". Gli aggiornamenti sono mostrati nella pagina di profilo dell'utente e comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli. È anche possibile limitare la visibilità dei propri messaggi oppure renderli visibili a chiunque. Twitter nel 2012 ha raggiunto i 500 milioni di iscritti e 200 milioni di utenti attivi che fanno accesso almeno una volta al mese. Il servizio è diventato estremamente popolare, anche come avversario di Facebook, grazie alla semplicità ed immediatezza di utilizzo. Esistono diversi esempi in cui Twitter è stato usato dagli utenti per diffondere notizie, come strumento di giornalismo partecipativo ed esistono inoltre molti servizi esterni che possono aiutare a potenziare Twitter e ad arricchirlo con funzionalità tipiche di Facebook. L'insieme dei Tweet pubblicati su Twitter dagli utenti costituisce un'enorme quantità di materiale, che può essere utilizzata anche dalle aziende oppure per scopi didattici. Twitter 13
  • 18. Un hashtag è un tipo di etichetta (tag) utilizzato su alcuni servizi web e social network come aggregatore tematico, la sua funzione è di rendere più facile per gli utenti trovare messaggi su un tema o contenuto specifico I messaggi brevi di Twitter possono essere etichettati con l'uso di uno o più hashtag: parole o combinazioni di parole concatenate precedute dal simbolo cancelletto (#). Etichettando un messaggio con un hashtag si crea un collegamento ipertestuale a tutti i messaggi recenti che citano lo stesso hashtag. Nel 2010 Twitter ha introdotto nella prima pagina le tendenze, ossia l'elenco degli hashtag estremamente utilizzati. Nel 2012 sono state introdotte le tendenze in base alla posizione, che permettono la visualizzazione degli hashtag più popolari per ogni Paese o città. L'Hashtag Ciascun sottogruppo ha esaminato il materiale raccolto dalla piattaforma Twitter, compilando, in un file excel, un’apposita griglia: Nome Tipo Canale multimediale Autore Testo tweet Data Atteggiamento Follower Retweet Hashtag 14
  • 19. Il lavoro di ricerca è iniziato dagli hashtag che mi sono stati assegnati: immigrato, immigrati, immigrata, immigrate. Di conseguenza la mia ricerca sulla piattaforma si è concentrata solamente sui post scritti in lingua italiana. Per scremare i risultati della piattaforma, ho effettuato una ricerca avanzata per hashtag e per filtro temporale: #immigrato OR #immigrata OR #immigrati OR #immigrate since: 01-01-2018. Ho quindi iniziato ad esaminare i post, notando subito una forte presenza della politica italiana e dei casi di cronaca tra i vari tweet. Successivamente ho inserito i dati raccolti all'interno di un file excel, riportando il testo del tweet e i link contenuti in esso, ove presenti, segnalando con 1 un atteggiamento positivo nei confronti del tema della migrazione, con 0 un atteggiamento neutro e con -1 un atteggiamento negativo. Ho poi riportato il numero di follower dei profili che hanno scritto i post e il numero di retweet del post in questione. Tutte i ragionamenti e le supposizioni effettuate da qui in avanti non sono ovviamente da ritenersi attendibili al 100% in quanto il campione da me osservato è di soli 103 elementi, il che ovviamente non lo rende totalmente attendibile. Per questo motivo dopo aver analizzato i dati raccolti nel mio lavoro individuale cercherò di integrarli in un ragionamento più ampio, che comprenda anche i dati raccolti dal mio gruppo nella sua interezza. A livello globale, emerge ad occhio nudo che i post che si scagliano contro i migranti vengono per lo più scritti da profili molto seguiti e di conseguenza il post viene condiviso più facilmente, arrivando ad un bacino d'utenza molto più corposo. LAVORO INDIVIDUALE E ANALISI DEI DATI 15
  • 20. Atteggiamento Negativo 46.1% Atteggiamento Positivo 34.3% Atteggiamento Neutro 19.6% Analisi dei dati: Lavoro individuale 20 35 47 Il primo dato da analizzare è ovviamente quello relativo agli atteggiamenti che emergono dai tweet in relazione al numero totale dei post raccolti. Dai dati emerge che quasi la metà dei tweet raccolti trasmettono un atteggiamento negativo nei confronti della migrazione e dei migranti. Infatti su un totale di 103 tweet ben 47 (46.1%) hanno un atteggiamento negativo, contro i 35 (34.3%) con atteggiamento positivo. I restanti 20 (19.6%) hanno invece un atteggiamento neutro, trattandosi il più delle volte di testate giornalistiche che riportano fatti di cronaca senza aggiungere commenti positivi o negativi nei confronti dell'accaduto. C'è da aggiungere che questo dato non è da accettare in toto in quanto non è stato stabilito un criterio oggettivo per determinare i vari tipi di atteggiamenti da analizzare, di conseguenza la scelta di assegnare un determinato valore è arbitraria e potrebbe di conseguenza essere diversa dal criterio utilizzato dagli altri partecipanti al lavoro. TOTALE 103 16
  • 21. 0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0 Negativo Neutro Positivo 46 45 38 Il grafico indica il numero medio di retweet dei post in relazione all'atteggiamento esternato nei confronti del tema trattato. Si può notare come i post con atteggiamento negativo abbiano in media 46 retweet (su un totale di 2108) rispetto ai 38 (su un totale di 1333) di quelli con atteggiamento positivo. I post neutri invece si attestano su una media di 45 retweet su un totale di 902. Questo dato va ovviamente confrontato con il numero totale di follower dei vari profili, in quanto appare ovvio che profili con un maggior numero di follower abbiano la possibilità di arrivare a più persone e di conseguenza generare più condivisioni. In definitiva il numero di retweet può si essere influenzato dall'atteggiamento proposto ma anche dal numero di persone che il post riesce a raggiungere. 17
  • 22. 0-100 101-1000 1001-9999 <9999 200 150 100 50 0 ATT.NEGATIVO ATT.NEUTRO ATT.POSITIVO Il grafico indica la media nel numero di retweet in relazione al numero totale di follower del profilo autore del post. Per analizzare il modo in cui varia il numero di retweet in base al numero di seguaci ho deciso di dividere in 4 gruppi i profili: il primo formato dai profili con un numero di follower tra 0 e 100, il secondo tra 101 e 1000, il terzo tra 1001 e 9999, nel quarto invece i profili con un numero di follower superiori a 9999. Si evidenzia subito un naturale aumento nel numero di retweet in relazione al numero di follower, ma sembra pressochè invariata la gerarchia tra i tre tipi di atteggiamento, con i post ad atteggiamento negativo sempre in vantaggio rispetto a quelli neutri, i quali sono a loro volta in vantaggio sui positivi, tranne che nel gruppo 101-1000. 18
  • 23. Atteggiamento positivo 39.4% Atteggiamento neutro 32.7% Atteggiamento negativo 28% Analisi dei dati: Lavoro di gruppo Il grafico indica la percentuale di post reltivi all'atteggiamento che emerge dal testo del tweet sul totale dei dati raccolti dal gruppo nella sua interezza. Mettendo a confronto questi dati con quelli raccolti nel lavoro individuale emerge subito che i post con atteggiamento positivo sono più presenti rispetto agli altri, anche se non c'è una differenza percentuale molto marcata tra i tre tipi di atteggiamento rispetto ai dati raccolti da me. Questa differenza può essere spiegata dal fatto che sono probabilmente stati utilizzati criteri diversi nell'assegnazione di un determinato atteggiamento durante la lettura del post e inoltre le nostre personali preferenze e sensibilità nei confronti dell'argomento possono averci spinto verso la ricerca preferenziale di post a sfondo positivo o negativo. 19
  • 24. 0 2 0 4 0 6 0 8 0 Negativo Neutro Positivo 78 26 29 Tramite questo grafico invece emerge una conferma dei dati raccolti nel lavoro singolo. Soprattutto per quanto concerne la "gerarchia" tra i tre tipi di atteggiamento. Troviamo però una sostanziale differenza nello stacco tra il valore medio dei retweet di post negativi e quelli positivi, cosa che non si nota in maniera così marcata nei dati raccolti singolarmente. 20
  • 25. In conclusione questo lavoro ha permesso di analizzare uno spaccato delle opinioni e delle idee che le persone hanno sul fenomeno migratorio, sia nell'ambito internazionale che in quello nazionale, come nel mio caso. Si può notare come il fenomeno venga quasi sempre amalgamato ai casi di cronaca e alla politica del paese, infatti la maggior parte dei post citano il politico di turno o la rapina o l'omicidio "del momento". Il web è un posto libero e sembra proprio essere il posto ideale in cui le persone possano esprimere la propria rabbia, che spesso è causata non dai migranti, i quali però diventano il bersaglio più facile contro cui scagliare le proprie frustrazioni. E' stato interessante notare quanto le persone si sentano libere di esternare i propri sentimenti in maniera libera e senza censure sul web, siano esse positive o negative o addirittura neutre, come nel caso dei pochi giornali ancora in grado di riportare le notizie senza influenza ideologica o politica. "PRIMA L'ITALIANO! #Salvini impari la lingua italiana prima di parlare NESSUNO è #CLANDESTINO !!! Esistono: #profughi, #migranti, #rifugiati, #immigrati regolari e irregolari. #CLANDESTINO è chi sale su una nave senza biglietto. Per l'astronave Terra, non c'è biglietteria." "«Tu non sei #razzista, tu sí strunz». Ok, mi sento appagato fino alla fine dell'anno." "Ricordate cosa combinarono i #senegalesi in #Spagna 2 mesi fa per la morte di un loro connazionale? Eccoli chi sono gli #immigrati, gente senza scrupoli pronti ad uccidere chiunque passi sotto le loro mani! #Salvini noi questa gente non la ospitiamo più SONO TUTTI UGUALI" Ma a questi #mantenuti #negri a cui i #TraditoriDellaPatria hanno concesso illegalmente #asilo, in qualità di #immigrati economici, è mai venuto in mente che il #lavoro nobilita l'#uomo e porta a casa la #pagnotta? #Espulsione subito se non vieni da una zona di #guerra! 21 CONCLUSIONI
  • 26. SITOGRAFIA https://it.wikipedia.org/wiki/Immigrazione https://twitter.com https://www.futura.news/limmigrazione-attraverso-gli-occhi-dei-media/ http://www.wallstreetitalia.com/trend/immigrazione http://www.interno.gov.it/it/temi/immigrazione-e-asilo http://www.avvisopubblico.it/home/home/cosa-facciamo/informare/documenti- tematici/immigrazione/la-legislazione-nazionale-materia-immigrazione/ http://www.nuovi-lavori.it/index.php/approfondimento/169-uno-sguardo-sul-rapporto-tra- cinema-e-immigrazione http://www.wallstreetitalia.com/trend/immigrazione/ http://www.dirittierisposte.it/Schede/Persone/Immigrazione-e- cittadinanza/immigrazione_clandestina_e_centri_per_l_immigrazione_id1119968_art.aspx http://www.wallstreetitalia.com/trend/immigrazione/ https://lindro.it/cinema-e-migranti-un-viaggio-lungo-trentanni/ http://www.cittadellascienza.it/centrostudi/2016/02/il-concetto-scientifico-di-razza/ 22