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IL MIO 2017
CAPODANNO 2016-17
Cari Amici,
sono stato a casa di Gianluca Zago per il capodanno 2017!
Il menù della serata comprendeva:
1) Aperitivo con antipasti misti tra cui crostini, involtini con melanzane,
scamorza e tonno (della Lucia);
2) Bis di primi:
Risotto di radicchio e le tagliatelle con i funghi di nonna Laura Gava.
3) Cotechino dell'Azienda Agricola di Dolo con contorno di lenticchie e
patate al forno
4) Dolci vari
Prosecco no limts offerto da me
A seguire fuochi d'artificio con brindisi, lotteria a premi per tutta la serata,
tombola d'azzardo, karaoke e tante altre attività!
BERLINO 3-6
GENNAIO
03-01-2017
Volo di andata
Duomo di Berlino
Torre della TV
Alexanderplatz
VOLO VENEZIA(VCE) 7.10-BERLINO(SFX)
8.40
HOTEL IBIS STYLES
 Situato nella famosa Alexanderplatz di Berlino,a soli 5
minuti a piedi dalla stazione della metropolitana
Alexanderplatz, questo hotel offre camere climatizzate e
il WiFi gratuito nella hall.
 Decorato in stile rétro, le sistemazioni dell'ibis Styles
Berlin Alexanderplatz sono dotate di bagno moderno, TV
via cavo, WiFi gratuito e chiamate gratuite verso numeri
di linea telefonica fissa tedeschi.
 L'ibis Styles Berlin Alexanderplatz serve una variegata
colazione a buffet ogni mattina. A breve distanza a piedi
si trovano numerosi ristoranti internazionali e caffetterie.
A disposizione tè, caffè e acqua gratuiti al bar della hall
fino alle 22:00.
 Con una passeggiata di meno di 8 minuti potrete
raggiungere la Fernsehturm e il centro commerciale
Alexa.
DUOMO DI BERLINO
Il Duomo di Berlino, completato nel 1905, è il più grande luogo di culto
protestante della città, luogo di sepoltura della famiglia reale prussiana
degli Hohenzollern. Questo meraviglioso monumento, pomposo richiamo
al Rinascimento italiano, ha unito per secoli la corte prussiana degli
Hohenzollern al protestantesimo tedesco ed è stato più volte
rimaneggiato, a partire dal Medioevo. Dove oggi sorge il Duomo, infatti,
già dal 1465 esisteva una cappella di Corte. La costruzione del Duomo
iniziò invece nel 1747 e fu completata nel 1905 sotto il Kaiser Guglielmo
II. Gravemente danneggiato durante la guerra, l’edificio rimase chiuso
durante gli anni della Repubblica Democratica e fu riaperto solo nel
1993, a seguito dei restauri. La “vecchia” cattedrale del Lustgarten fu
costruita tra il 1747 e il 1750, all’epoca di Federico il Grande (1740-
1786), sotto la direzione di Johann Boumann, che realizzò un
monumento barocco, coerente con il progetto di Knobelsdorff. Tra il 1817
e il 1822 l’edificio fu rimaneggiato dall’architetto Karl Friedrich Schinkel,
pur conservando una certa somiglianza con lo stile alto-rinascimentale
della cattedrale romana di San Pietro. Infine, nel 1885 , Julius Raschdorff
presentò a Federico Guglielmo IV un progetto che mirava a “riconciliare”
i diversi stili. Quando, nel 1888, salì al trono Guglielmo II, questi
autorizzo la demolizione della “vecchia” cattedrale, dando il via, nel
1893, alla realizzazione della grandiosa struttura che vediamo oggi.
ALEXANDERPLATZ E TORRE DELLA TV
‘Alex’, così la chiamano i berlinesi, era già nota in epoca medievale
come mercato del bestiame, ruolo dal quale derivò il suo primo nome,
Ochsenmarkt (mercato dei buoi, appunto). Grande spazio adibito a
parate militari e fino alla metà dell’800, fu ribattezzata Alexanderplatz nel
1805, in onore della visita a Berlino dello zar Alessandro I. Negli anni
Venti del secolo scorso la piazza era un “il cuore pulsante di una città
cosmopolita”: così la definì Alfred Döblin nel suo celebre romanzo Berlin
Alexanderplatz, del 1929 (da cui Fassbinder trasse poi una serie
televisiva). Poi arrivò il nazismo. In tempi ben più recenti, il 4 novembre
1989, la piazza ospitò una folla di un milione di persone che dimostrando
contro il regime della Germania est diede vita alla più grande
manifestazione antigovernativa nella storia del Paese. Molti eventi
berlinesi si legano ad Alexanderplatz, dove sono ben leggibili i segni
lasciati dalle diverse epoche, culture e concezioni urbanistiche. La
trasformazione di Alexanderplatz in moderno luogo d’incontro e di
shopping prende l’avvio durante la seconda metà del diciannovesimo
secolo, epoca alla quale risale la costruzione della S-Bahn, la linea
metropolitana di superficie (1882), e quella sotterranea (dal 1913).
Devastata durante la guerra, negli anni Sessanta la piazza fu trasformata
in un vasto spazio pedonale, troppo grande e grigio per risultare
attraente.
È convinzione diffusa che la Torre della televisione di Berlino sia
alta 365 m – un metro per ogni giorno dell’anno – e che sia stato
proprio Walter Ulbricht, presidente della Repubblica Democratica
Tedesca dal 1960 al 1973, a scegliere questo numero affinché
ogni bambino potesse facilmente ricordarlo. In realtà l’altezza
effettiva della torre è di 368 m.
I lavori per la realizzazione della torre furono avviati negli anni
’50 del secolo scorso e la struttura vera e propria fu eretta tra il
1965 e il ’69, con il preciso scopo di farne la più alta torre
televisiva d’Europa, seconda solo a quella di Mosca. A firmarla
furono gli architetti della Germania est Fritz Dieter, Günter Franke
e Werner Ahrendt.
Negli anni della divisione, si rese necessario dotare Berlino est di
un proprio sistema televisivo e – secondo Ulbricht - la grande
torre, nel centro della città, sarebbe stata un simbolo evidente di
questa “autonomia”. Oggi la torre è una popolare attrazione, per i
turisti e per i berlinesi, e vanta oltre un milione di visitatori l’anno.
L’ascensore raggiunge l’altezza di 200 m in 40 secondi. A 203 m
si trova invece la piattaforma panoramica e a 207 il Telecafé,
dove si possono consumare – a un prezzo ragionevole - un
pasto, uno spuntino o un semplice caffè ruotando a 360 gradi,
ogni 30 minuti, attorno all’asse centrale della torre. Nelle giornate
limpide è un modo gradevole per dominare con lo sguardo
Berlino e Brandenburg.
04-01-2017
Reichstag
Porta di Brandeburgo e stanza del
silenzio
Memoriale per gli ebrei
assassinati d'Europa
Sony center e Potsdamer platz
REICHSTAG
Il 9 luglio 1884, l'Imperatore Guglielmo I colpì tre volte la prima pietra e si dice che
gli si fosse rotto l'arnese. All'imperatore il Reichstag non piaceva. Aveva approvato
i piani dell'architetto Paul Wallot solo controvoglia e la pesante cupola di pietra
progettata da Wallot si rifiutò subito di approvarla. Essa sarebbe stata infatti più
alta dello Stadtschloss (Castello cittadino). Nel 1894, dopo 10 anni di lavori di
costruzione, il Reichstag era terminato ed effettivamente adesso la cupola
sovrastava lo Stadtschloss. L'imperatore, nel frattempo Guglielmo II, nipote di
Guglielmo, si infuriava a causa di questa "Cima del cattivo gusto". Ma cosa
avrebbe dovuto fare? Molto semplice: egli discreditò l'architetto e diede al
Reichstag il nome di "Reichsaffenhaus" (casa delle scimmie del Reich) e impedì
che venisse messa l'iscrizione "Dem Deutschen Volke" (Al popolo tedesco);
quest'ultima verrà messa solo nel 1916.Comunque sia, l'edificio del Parlamento
rimane e da ora in poi la sua storia rispecchierà le turbolenze della storia tedesca.
Il 9 novembre 1918, il deputato Philipp Scheidemann proclamò da qui la
Repubblica. Il 27 febbraio 1933 scoppiù un incendio in circostanze tuttora
inspiegabili; l'aula delle assemblee e la cupola erano in fiamme. L'incendio del
Reichstag servì per i Nazionalsocialisti come pretesto per perseguitare gli
oppositori politici. Distrutto nella Seconda Guerra Mondiale, il Reichstag verrà
ricostruito in forma semplificata tra il 1961 e il 1971, secondo i piani dell'architetto
Paul Baumgarten, senza la cupola fatta saltare in aria nel 1945. E in seguito alla
riunificazione, il Bundestag decise di riutilizzare l'edificio come sede del
Parlamento. Ispirandosi alle storiche dimensioni di grande portata, l'architetto Sir
Norman Foster restaura e amplia il Reichstag per farlo diventare un moderno
Parlamento di lavoro. La cupola di vetro praticabile e dapprima fortemente
controversa, nel frattempo è diventata un emblema della città. Dal 1999, l'edificio
del Reichstag è di nuovo sede del Deutscher Bundestag (Parlamento tedesco).
La Porta di Brandeburgo è uno dei più importanti monumenti di Berlino, da oltre
due secoli al tempo stesso simbolo e punto di riferimento. Fino a pochi anni fa era
l’emblema della divisione della città e i visitatori salivano fino alla sua piattaforma
di osservazione, per gettare lo sguardo al di là della Cortina di ferro, oltre la terra di
nessuno che separava – geograficamente e politicamente - Berlino est da Berlino
ovest. E fu qui che, il 12 giugno 1987, Ronald Reagan incalzò il suo illuminato
avversario, con le parole: “Signor Gorbachov, abbatta questo muro!” Il discorso,
che fece eco alla famosa frase del presidente von Weizsacker - “fintanto che la
Porta di Brandeburgo rimarrà chiusa, la Questione tedesca resterà aperta” - fu
rivolto ai cittadini di Berlino ovest, ma si udì anche al di là del Muro. Dopo la
riunificazione della Germania seguita alla caduta del Muro di Berlino (1989), la
Porta di Brandeburgo diventò il simbolo della Nuova Berlino unita. Il 22 dicembre
1989 la Porta fu ufficialmente riaperta e 100 mila persone vi si affollarono per
celebrare l’evento. Purtroppo proprio in quell’occasione il monumento fu
gravemente danneggiato, tanto che fu necessaria la chiusura per restauri. La Porta
è stata ufficialmente riaperta il 3 ottobre 2002.
Durante la visita al monumento, prima di spostarsi sul lato opposto della piazza, è
possibile sostare nella Raum der Stille (stanza del silenzio), che si trova nell’ala
nord: è il luogo ideale per chi desidera un momento di tranquillità. In prossimità
della Porta, meritano una visita Pariser Platz, con l’Akademie der Künste e la
restaurata ambasciata Americana. La Platz 18 März (piazza 18 marzo)
commemora con questo nome l’insurrezione del 1848 per la democrazia.
PORTA DI BRANDEBURGO E STANZA DEL SILENZIO
Vicino alla Porta di Brandeburgo, nel cuore di Berlino, si trova
anche il Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa, un campo
di steli praticabile da tutti i lati, come luogo centrale della
memoria e dell'ammonimento. Il Memoriale per gli ebrei
assassinati d'Europa è il luogo centrale della memoria e
dell'ammonimento a Berlino. Su una superficie di circa 19.000
metri quadri, l'architetto newyorchese Peter Eisenman ha
disposto 2711 pilastri di calcestruzzo di diversa altezza, le
cosiddette steli, in un reticolo. Il terreno è dolce, ma con
inclinazione diversa. Ci si può immergere da tutti e quattro i lati
nella struttura completamente praticabile il cui aspetto ondulato
può essere percepito in modo diverso a seconda del punto in cui
ci si trova. Il progetto straordinario e più volte rielaborato
rappresenta un radicale contrasto con il concetto tradizionale di
memoriale. Il monumento commemorativo viene completato da
un luogo sotterraneo dell' informazione, sempre progettato da
Eisenman, caratterizzato da un'architettura impressionante, che
presenta su una superficie di 800 metri quadri informazioni sulle
vittime e i luoghi dell'atrocità.
MEMORIALE PER GLI EBREI ASSASSINATI
D’EUROPA
SONY CENTER E POTSDAMER PLATZ
Potsdamer Platz è il più sorprendente esempio di come, negli anni Novanta, il
rinnovamento urbano abbia potuto trasformare Berlino nella “Nuova Berlino” di oggi.
Di fatto, la piazza non è una vera e propria piazza, ma una zona costituita da tre
aree, note come Daimler City, o Area Daimler Chrysler (1998), Sony Center (2000) e
Besheim Centre (2004), che hanno letteralmente reinventato un terreno desolato
dove fino al 1989 il Muro separava Berlino Est da Berlino Ovest. La sfida è stata
quella di ricostruire il cuore della Berlino post-Guerra Fredda e in questo modo
trasformare una landa sabbiosa nel centro vitale della capitale della nuova Germania
unita. Data l’importanza del progetto, il risultato sarebbe diventato una sorta di
“dichiarazione” dei principi fondamentali dell’urbanistica di fine 20° secolo. Molti sono
stati gli aspetti oggetto di valutazione: l’equilibrio tra interessi pubblici e
privati/commerciali, la pianificazione d’infrastrutture, trasporti e viabilità, la limitazione
del traffico, i criteri ecologici, lo stile architettonico da adottare (edifici alti in stile
Manhattan oppure bassi? Tradizionali o futuristici?). L’obiettivo condiviso è stato
comunque quello di attirare qui l’autentica vita metropolitana - dopo che l’area era
rimasta così a lungo abbandonata - offrendo spazi per abitazioni private, shopping,
divertimento e affari, in modo che il quartiere potesse essere attivo e vitale in ogni
momento. Tra le attrazioni principali di Potsdamerplatz, oltre alla torre di Piano, sono
il DaimlerChrysler Atrium, con uno spazio pubblico che ospita mostre l’arte, un
autosalone e un bacino artificiale di acqua, il Sony Center, con le sale
cinematografiche e il museo del cinema tedesco, il centro commerciale Arkaden (di
Richard Rogers), il cinema 3D, il teatro, il casinò e il palazzo Weinhaus Huth (vinerie
Huth), l’unico palazzo della piazza che risale a prima della Seconda guerra
mondiale.
05-01-2017
EAST side gallery
Muro di Berlino e cappella
della riconciliazione
Museo pergamon
EAST SIDE GALLERY
La East Side Gallery è un lungo tratto (1,3 km) del Muro di Berlino che si
trova in Mühlenstrasse, nella ex Berlino est. È la più lunga galleria d’arte
all’aperto al mondo e ospita oltre cento dipinti murali originali.
Galvanizzati dagli straordinari eventi che stavano cambiando il mondo,
artisti provenienti da ogni parte del globo accorsero a Berlino nel 1990
per celebrare la caduta del Muro, la libertà e lo spirito di riconciliazione
attraverso la realizzazione di questa grande opera che sarebbe diventata
una durevole testimonianza della gioia e del desiderio di libertà di quei
giorni. Prima d’allora esistevano già dei dipinti murali - ma solo sul lato di
Berlino ovest - che erano considerati un’attrazione per i berlinesi e per i
turisti. Alcune tra le opere più famose sono diventate popolari soggetti da
cartolina. È il caso, per esempio, di The Mortal Kiss di Dimitrji Vrubel, che
raffigura Erich Honecker e Leonid Breznev che si baciano sulla bocca, e
Test the Best, di Birgit Kinder, che mostra una Trabant (l’auto-simbolo
dell’ex Germania est) che sfonda il muro. Altri dipinti – con immagini
surreali, graffiti e slogan politici - riflettono l’atmosfera eclettica,
multiforme e un po’ bohémienne della Berlino di oggi: se ne trovano da
Oberbaum Brücke fino alla Ostbanhof. Oggi i dipinti murali sono sotto
tutela e per una parte di essi, danneggiati dal tempo e dall’inquinamento,
sono in corso opere di restauro.
MURO DI BERLINO E CAPPELLA DELLA
RICONCILIAZIONE
Con la costruzione del muro nel 1961, la Bernauer Straße, che si estende tra i
quartieri di Wedding e Mitte, divenne uno dei luoghi più emblematici della divisione
della città. Oggi è uno dei luoghi della memoria più visitati di Berlino. La Bernauer
Straße acquistò notorietà durante la Guerra Fredda, perchè quì furono costruite
numerose gallerie per consentire la fuga dei tedeschi dell‘est verso l‘occidente.
Molte foto lungo il memoriale ritraggono le ore più drammatiche della costruzione del
Muro su questa strada. Nel giro di poco tempo il governo della DDR diede l‘ordine di
sbarrare le porte e le finestre degli edifici in prossimità del confine, molti inquilini
furono trasferiti altrove e l’intera zona venne sottoposta a un regime di controllo
capillare e feroce. La Cappella della Conciliazione è la nostra risposta a questo
mutamento dei tempi: un edificio moderno in argilla compressa costruito sulle
fondamenta della Chiesa della Conciliazione saltata in aria, un edificio in cui l’altare
salvato e le campane della vecchia chiesa hanno trovato di nuovo il loro posto. La
cappella ha tre spazi: Una grossa Piazza della chiesa a cielo aperto, sul terreno
della vecchia chiesa vicino all’impalcatura da cui suonano le campane. L’ Ambulacro
con possibilità di sedersi, sotto il tetto della cappella, ma ancora all’aperto. Il piccolo
spazio della capella, protetto dalle pareti di argilla, con il vecchio altare. Un nuovo
altare di argilla nasconde al suo interno gli oggetti liturgici e il Libro dei Morti del
Muro. Tutti e tre gli spazi lasciano libere delle tracce: La piazza della chiesa lascia
vedere la soglia del portale storico della vecchia chiesa, la strada delle colonne di
pattugliamento della striscia della morte e il volume della vecchia chiesa.
L’ambulacro lascia vedere le fondamenta della vecchia chiesa nella sua apside. La
cappella lascia vedere una porta murata della chiesa, „Muro” 1961. Invece di
puntare alla ricostruzione la nuova forma punta alla trasformazione, all’appropriarsi
della storia con i mezzi di oggi e per quanto è necessario al compimento della vita di
oggi
MUSEO PERGAMON
Situato all’interno dell’Isola dei musei, comprende tre diverse realtà: la Collezione
delle antichità classiche (in mostra anche nell’Altes Museum), il Museo delle
antichità del vicino Oriente e il Museo di arte islamica. Il museo colpisce soprattutto
per la monumentalità delle opere esposte al suo interno. Della Collezione delle
antichità classiche fa parte l’altare di Pergamo, risalente al II secolo avanti Cristo e
considerato uno dei principali capolavori di epoca ellenistica. Il fregio raffigura la
battaglia tra dei e giganti. La Porta di Mileto rappresenta invece un importante
esempio di architettura Romana. Il Museo dell’antichità del vicino Oriente vanta
forse la più ricca collezione di tesori provenienti da questa regione. È dominato
dall’imponente ricostruzione della Porta di Ishtar, il grandioso portale interamente
ricoperto con tasselli di ceramica blu, che nel VI secolo a.C. dava accesso alla città
di Babilonia. Le mura sono decorate con leoni, draghi e tori, i simboli delle
principali divinità babilonesi. Sul fondo, attraverso una parete trasparente, i
visitatori possono comprendere come è stato possibile ricostruire la grande
struttura a partire da piccoli frammenti. Altri importanti elementi della collezione
sono la facciata della sala del trono di re Nabucodonosor, la ricostruzione di un
palazzo assiro del XII secolo a.C. e manufatti risalenti all’epoca della nascita della
scrittura. Il Museo d’arte islamica nacque nel 1904 grazie alla donazione, da parte
di Wilhelm von Bode, di una serie di preziosi tappeti provenienti da Iran, Asia
minore, Egitto e Caucaso, che ancora rivestono un ruolo importante all’interno del
museo. Altri elementi di spicco della collezione d’arte, che spazia dall’VIII al XIX
secolo, sono la stanza di Aleppo, ovvero la vivace ricostruzione della camera di un
mercante siriano della città di Aleppo nel XVII secolo, dipinta con versetti arabi e
persiani e motivi di piante, creature mitologiche e figure umane.
06-01-2017
Ceckpoint Charlie
Museo ebraico
Memoriale per gli ebrei
assassinati d'Europa
Porta di Brandeburgo
Volo di rientro 20.50-22.35
CECKPOINT CHARLIE
Checkpoint Charlie era uno dei più noti punti di passaggio negli anni della guerra
fredda, insieme al ponte di Glienicker (Glienicker Brücke). Qui campeggiava il
cartello – in inglese, russo, francese e tedesco - che fu il simbolo della divisione di
Berlino e un monito per chiunque voleva avventurarsi al di là del Muro: YOU ARE
NOW LEAVING THE AMERICAN SECTOR - STATE LASCIANDO IL SETTORE
AMERICANO. Se oggi Checkpoint Charlie è ancora un’icona della divisione
politica e del significato stesso del concetto di “confine”, fino alla caduta del muro -
avvenuta il 9 novembre 1989 – esso ha rappresentato il punto di passaggio tra due
realtà: l’Ovest e l’Est, il Capitalismo e il Comunismo, la libertà e la sua privazione.
La guardiola di legno dalla quale erano obbligati a passare i visitatori diretti al
Settore Russo (Berlino est) è stata abbattuta. La ricostruzione comprende una
guardiola americana e una copia della segnaletica di confine. Le strutture originali
sono invece conservate all’Allierten Museum, nel quartiere di Dahlem, dove sono
anche esposte le pietre che segnavano la linea di confine e la toccante fotografia
di Frank Thiel che mostra un soldato americano e uno sovietico. Altri oggetti
d’epoca sono raccolti poco lontano, presso il Café Adler (aquila), un tempo punto
d’ìncontro per giornalisti, spie e informatori. Ancora oggi, Checkpoint Charlie è un
luogo emozionante e carico di valore storico; per questo merita certamente una
visita, benché poco, ormai, rimanga per rievocare le atmosfere pre-1989. Negli
anni passati si è molto discusso su che cosa preservare, per i berlinesi e per i
turisti. Storicamente, il luogo è importante perché dal 1961 al 1990 è stato il
principale punto di passaggio di diplomatici, giornalisti e visitatori stranieri,
autorizzati con visti giornalieri ad accedere a Berlino est, dopo aver scambiato i
marchi tedeschi con la valuta dell’est, a un tasso di 1 a 1. Qui, nell’ottobre del
1961, si fronteggiarono i carri armati americani di Kennedy e quelli sovietici di
Krusciov, in un momento di tensione che avrebbe potuto preludere a un nuovo
conflitto mondiale.
MUSEO EBRAICO
Monumento alla storia sociale, politica e culturale degli ebrei in Germania, lo spettacolare Berlin Jüdisches
Museum di Daniel Libeskind è considerato, per i suoi contenuti e la sua architettura, un’eccellenza mondiale. Dal
9 settembre 2001, data della sua apertura, il museo ha già accolto oltre 4 milioni di visitatori.
Il Museo, sintesi architettonica dell’identità culturale di un popolo, si pone anche come tangibile espressione della
presenza e del ruolo degli ebrei in Germania, ma oltre tutto questo è un invito alla riconciliazione – fisica e
spirituale – della città di Berlino con l’Olocausto. Nato a pochi chilometri dalla capitale tedesca (a Lodz, in
Polonia) e appartenente a una famiglia decimata nello sterminio, Libeskind presentò il suo progetto al Senato di
Berlino nel 1988, un anno prima della caduta del muro. Alla base della sua proposta era il desiderio di affrontare,
in un’unica struttura, temi ampi e complessi come la storia degli ebrei tedeschi e il vuoto lasciato dalla loro
assenza a Berlino, per arrivare infine a offrire un simbolo di speranza per un nuovo corso storico, per Berlino e
per l’Europa. Il Museo, ha spiegato Libeskind, “descrive e integra, per la prima volta nella Germania del
dopoguerra, la storia degli ebrei del Paese, le ripercussioni dell’Olocausto e il senso di disorientamento spirituale
connesso a tutto ciò. Ed è anche semplicemente un museo, con la documentazione esposta alle pareti”. La
mostra permanente, inaugurata nel 2001, descrive oltre 2000 anni di storia ebraica, dall’epoca Romana a oggi,
suddividendo l’esposizione in 14 sezioni, che documentano lo sviluppo della vita degli ebrei in Germania nel
corso dei secoli, dal punto di vista artistico, culturale e scientifico. Al momento dell’apertura l’edificio era vuoto, in
modo da consentire ai visitatori (350mila) di apprezzare prima di tutto il simbolismo estetico dell’edificio e di
comprendere meglio il rapporto tra gli spazi espositivi e la struttura architettonica nel suo complesso. Tre
passaggi sotterranei, o “assi”, collegano l’edificio nuovo con quello antico, barocco. Il primo asse porta alla “Scala
della continuità”, ovvero al museo vero e proprio e alla mostra permanente; il secondo conduce al “Giardino della
Diaspora e dell’Emigrazione”; il terzo – unico dei tre a non avere sbocco – al “Vuoto dell’Olocausto”, simbolo
dell’assenza dei cittadini ebrei di Berlino. L’edificio è caratterizzato da luccicanti pareti zincate, linee irregolari e, a
terra, forme a zigzag che raffigurano stelle. La luce filtra attraverso fessure asimmetriche che sembrano
pugnalate nell’altrimenti liscia facciata del monolitico palazzo il quale, visto dall’alto, ricorda la forma stilizzata di
un fulmine. In realtà le finestre-fessure seguono uno schema preciso: ricalcano la posizione – identificata su una
mappa della Berlino pre-bellica – delle case dove abitavano eminenti cittadini ebrei e tedeschi.
A terra lo spazio è suddiviso in zone separate, tagliate lungo un’asse est-ovest, ciascuna delle quali può essere
raggiunta soltanto percorrendo appositi passaggi. Gli elementi strutturali si fondano sul Vuoto, un concetto che
non può essere esposto. Cinque “vuoti” verticali attraversano l’edificio: le pareti disadorne e scure sono ben
visibili dal piano espositivo.
LAUREA
17/2 DISCUSSIONE
23/2 PROCLAMAZIONE E FESTA
IL DISCORSO PORTATO ALLA TESI:
Buongiorno a tutti,
il mio lavoro di tesi riguarda lo studio di Thaumetopoea pityocampa comunemente
detta processionaria del pino e le problematiche connesse alla sua presenza in
aree urbane.
1.INTRODUZIONE
Gli obbiettivi della tesi sono stati
 studiare l’insetto, il suo areale e i danni causati all’ambiente;
 indagare l’impatto medico-veterinario provocato dal sistema urticante della
processionaria;
 vagliare i riferimenti normativi e le strategie di lotta all’insetto.
2.DESCRIZIONE DELL’INSETTO
T. pityocampa appartiene all’ordine dei Lepidotteri alla famiglia delle Notodontidae
e alla sottofamiglia delle Thaumetopoeidae, attaccando principalmente varie
specie di Pino e di Cedro. Thaumetopoea significa colui che fa cose meravigliose,
mentre, il nome comune deriva dalle lunghe processioni che l’insetto fa durante la
pupazione. Il suo areale è il bacino del Mediterraneo. La fase larvale non
sopravvive ai -16°C e negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale si è
scontrato un’estensione del suo areale.
La fase urticante di T. pityocampa è quella larvale.
Le larve presentano un apparato boccale masticatore
e sui tergiti dei peli urticanti di color rosso ruggine. Il
loro completo sviluppo passa attraverso 5 stadi
intervallati da 4 mute.
I primi stadi larvali scheletrizzano le foglie lasciando
la nervatura, mentre quelli finali mangiano
interamente gli alberi causando effetti disastrosi
come la riduzione dell’attività fotosintetica e una
facile via di penetrazione da parte di altri fitofagi.
Le larve di III-IV età svernano sui nidi costruiti in
punta della pianta, in primavera scendono lungo il
tronco, ed proseguono in profondità nel suolo per
10-15 cm; lì tessono il bozzolo e si incrisalidano.
3. IMPATTO MEDICO VETERINARIO
In T.p. la funzione dei peli urticanti, prodotti dal 3 stadio larvale è quella di
agire come difesa contro i predatori vertebrati.
Dalla letteratura
L’entomologo Hase nel 1939 dimostrò che i peli mantengono il loro potere
irritante anche dopo il distacco dall’insetto addirittura per più di un
decennio, e possono essere dispersi dal vento per alcuni chilometri.
Successivamente Lamy e altri nel 1983 hanno descritto il contenuto
proteico delle setole come una miscela complessa di 16 proteine, in
particolare hanno studiato una proteina 28 kDa e la chiamarono
‘thaumetopoein’ dimostrandone le sue proprietà urticanti nelle cavie.
Infine, oggi, l’uso della biologia molecolare ha reso possibile lo studio di
alcuni allergeni presenti nelle setole quali <Tha p 2> , probabilmente
corrispondente al <thaumetopein> e il <Tha p 1> , un altro allergene
estratto da larve intere.
Passando ai danni causati da questo insetto.
Nelle persone, in particolare i bambini, questo insetto causa lesioni
cutanee e orticaria da contatto con immediato rigonfiamento e
arrossamento o successiva con eruzione papulare.
Possono manifestarsi anche congiuntiviti e cheratiti e il coinvolgimento delle
vie respiratorie se i peli vengono a contatto con gli occhi o inalati.
Una volta stabilita la diagnosi, è necessario, lavare delicatamente, quindi
senza strofinare, le zone colpite con acqua e sapone per non provocare
la rottura dei peli urticanti e favorire la dispersione nella sostanza
irritante. Se i sintomi persistono è necessario l’ utilizzo di farmaci
corticosteroidi e antistaminici.
Negli animali domestici, soprattutto nei cani per la loro curiosità il
coinvolgimento più comune è quello del viso e della cavità orale. La
reazione tipica avviene per ingestione o inalazione di peli, che può
causare improvvisa ed eccessiva salivazione e rigonfiamento della
mucosa orale della lingua provocando asfissia. Nei cani i peli possono
provocare anche la distruzione del tessuto cellulare e la necrosi della
lingua. Altri sintomi sono febbre, inappetenza, perdita della vivacità.
Mentre tra gli animali da allevamento i soggetti più a rischio sono i
ruminanti durante il pascolo. Brucando l’erba vengono a contatto con i
peli persi dalle larve durante la processione. I sintomi sono vescicole
sull’apice della lingua. Generalmente gli animali colpiti, diventano
anoressici e si isolano dal resto della mandria.
I veterinari francesi hanno evidenziato varie difficoltà diagnostiche, infatti e’
importante non confondere, l’avvelenamento da Thaumetopoea, con
l’ingestione di altre sostanze irritanti, o punture di insetti. Per questo
sottolineano l’importanza della stagionalità dei casi.
4.MODALITA’ DI INTERVENTO
È importante sapere che c’è una normativa vigente di riferimento
obbligatoria per la lotta contro la processionaria basata sul DM delle
Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 30-10-2007, che ha sostituito
e abrogato, il DM 17-4-1998.
Tale decreto definisce:
- le strutture regionali responsabili delle misure di attuazione
- l’autorità sanitaria competente in caso di rischio
- le sanzioni in caso di inadempimenti
Analizziamo ora le strategie di lotta.
Sono mirate al controllo e al contenimento dell’abbondanza dell’ insetto.
L’obiettivo è il ripristino del naturale equilibrio bio-ecologico delle aree
urbane e agricole e forestali.
Gli interventi si suddividono in indiretti e diretti.
I primi influenzano i fattori ambientali legati alla dinamica degli insetti e si
suddividono in lotta biologica e colturale.
La lotta biologica può essere condotta con l’utilizzo di feromoni, che
confondono le farfalle maschio nella ricerca della femmina, sono installati
nella prima metà di giugno, appesi a supporti in posizione medio-alta e
nei punti più infestati.
Un altro metodo prevede l’uso di nemici naturali come
insetti parassitoidi o uccelli predatori.
I parassitoidi in grado di attaccare le uova sono gli
imenotteri Baryscapus servadeii e Ooencyrtus
pityocampae mentre le larve dopo il 3 stadio sono
predate dalla mosca tachina Phryxe caudata.
I predatori di T.p. sono uccelli in particolare passeriformi
come la Cinciallegra, la Cincia dal ciuffo e la Cincia
mora. Il Cuculo è specializzato nella predazione di larve
agli stadi finali.
Tra gli insetti predatori il Calosoma sycophant. è un
coleottero considerato un importante agente di controllo
sulle infestazioni in foreste e colture.
La lotta colturale consiste nel sostituire, con opere di
rimboschimento successive, i pini con piante che non
fanno parte della dieta della processionaria, come ad
esempio alberi di latifoglie.
Passando agli interventi di tipo diretto questi agiscono sulla biomassa
larvale ed hanno un effetto immediato ma di breve periodo.
Tra questi abbiamo:
La lotta microbiologica si attua con un bio-insetticida il Bacillus
thuringiensis irrorato sulla chioma delle piante, durante la prima fase
larvale. Questo trattamento deve essere effettuato preferibilmente di
sera, in assenza di vento e di precipitazioni per evitare il dilavamento del
prodotto. Il grande vantaggio di questo metodo è la grande selettività
dell’agente patogeno; la difficoltà sta nel trovare il giusto periodo di
intervento.
La lotta meccanica consiste nell’asportare manualmente i nidi di
processionaria, adottando le necessarie misure di sicurezza. Il periodo
migliore è l’inverno, preferibilmente nei mesi di dicembre e gennaio con
le basse temperature.
Altro metodo è l’endoterapia ovvero un trattamento fitosanitario eseguito
attraverso l’immissione di sostanze ad azione insetticida direttamente nel
sistema vascolare della pianta. L’endoterapia può essere effettuata a
pressione attiva (metodo Mauget e il nuovo metodo Corradi) ovvero
pompando il principio attivo nel flusso xilematico, dove la velocità di
assorbimento dipende solamente dalle caratteristiche della pianta.
Questa tecnica può essere condotta anche per assorbimento naturale
(primo metodo Corradi), in questo caso la velocità di l’assorbimento è in
relazione sia alle caratteristiche della pianta che alle condizioni
ambientali.
5. CONCLUSIONI
Concludendo
Al fine di evitare allarmismi inutili o sottovalutare il
problema, un elemento irrinunciabile è la conoscenza
approfondita dell’ecologia del fitofago e il suo complesso
ciclo biologico per individuare i corretti tempi e modi di
intervento.
La presenza di questo insetto in ambito urbano e agricolo
è legata alla salute pubblica di persone e animali; qui è
importante distinguere le irritazioni cutanee da quelle più
complesse che possono coinvolgere organi di senso e
mucose.
Infine, come testimonia la copiosa bibliografia
sull’argomento, nonostante i diversi sistemi di intervento
la lotta alla processionaria è una lunga e interessante
battaglia mai vinta.
Grazie per l’attenzione
FOTO
BUSINESS DAY PESCHIERA DEL
GARDA 12-3-2017
 EVENTO COLLEGATO AD HERBALIFE
 SI E’ PARLATO COME UTILIZZARE I VARI
PRODOTTI HERBALIFE DURANTE I PASTI,
DELLA NUTRIZIONE E DEL BENESSERE
ECONOMICO
 OSPITE SPECIALE: STEFANO PETRELLA DA
ROMA
 PREMIATO SENIOR CONSULTANT
CON STEFANO PETRELLA
LA PREMIAZIONE
SERMIG PADOVA E COMPLEX
GIANLUCA 13-5
MATRIMONIO FRANCESCO E MARTINA
30-6
VENEZIA 23-7 CON ELISABETTA
MIGLIAVACCA
SERMIG TORINO 24-29 LUGLIO
24-7
25-7
26-7
27-7
28-7
29-7
ORTO BOTANICO E PADOVA
CON ANDREA MINGARDO
MONTAGNA MONTE PIANA 13-7
Il mio 2017
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Il mio 2017

  • 2. CAPODANNO 2016-17 Cari Amici, sono stato a casa di Gianluca Zago per il capodanno 2017! Il menù della serata comprendeva: 1) Aperitivo con antipasti misti tra cui crostini, involtini con melanzane, scamorza e tonno (della Lucia); 2) Bis di primi: Risotto di radicchio e le tagliatelle con i funghi di nonna Laura Gava. 3) Cotechino dell'Azienda Agricola di Dolo con contorno di lenticchie e patate al forno 4) Dolci vari Prosecco no limts offerto da me A seguire fuochi d'artificio con brindisi, lotteria a premi per tutta la serata, tombola d'azzardo, karaoke e tante altre attività!
  • 3.
  • 4.
  • 5.
  • 6.
  • 7.
  • 8.
  • 10. 03-01-2017 Volo di andata Duomo di Berlino Torre della TV Alexanderplatz
  • 12. HOTEL IBIS STYLES  Situato nella famosa Alexanderplatz di Berlino,a soli 5 minuti a piedi dalla stazione della metropolitana Alexanderplatz, questo hotel offre camere climatizzate e il WiFi gratuito nella hall.  Decorato in stile rétro, le sistemazioni dell'ibis Styles Berlin Alexanderplatz sono dotate di bagno moderno, TV via cavo, WiFi gratuito e chiamate gratuite verso numeri di linea telefonica fissa tedeschi.  L'ibis Styles Berlin Alexanderplatz serve una variegata colazione a buffet ogni mattina. A breve distanza a piedi si trovano numerosi ristoranti internazionali e caffetterie. A disposizione tè, caffè e acqua gratuiti al bar della hall fino alle 22:00.  Con una passeggiata di meno di 8 minuti potrete raggiungere la Fernsehturm e il centro commerciale Alexa.
  • 13. DUOMO DI BERLINO Il Duomo di Berlino, completato nel 1905, è il più grande luogo di culto protestante della città, luogo di sepoltura della famiglia reale prussiana degli Hohenzollern. Questo meraviglioso monumento, pomposo richiamo al Rinascimento italiano, ha unito per secoli la corte prussiana degli Hohenzollern al protestantesimo tedesco ed è stato più volte rimaneggiato, a partire dal Medioevo. Dove oggi sorge il Duomo, infatti, già dal 1465 esisteva una cappella di Corte. La costruzione del Duomo iniziò invece nel 1747 e fu completata nel 1905 sotto il Kaiser Guglielmo II. Gravemente danneggiato durante la guerra, l’edificio rimase chiuso durante gli anni della Repubblica Democratica e fu riaperto solo nel 1993, a seguito dei restauri. La “vecchia” cattedrale del Lustgarten fu costruita tra il 1747 e il 1750, all’epoca di Federico il Grande (1740- 1786), sotto la direzione di Johann Boumann, che realizzò un monumento barocco, coerente con il progetto di Knobelsdorff. Tra il 1817 e il 1822 l’edificio fu rimaneggiato dall’architetto Karl Friedrich Schinkel, pur conservando una certa somiglianza con lo stile alto-rinascimentale della cattedrale romana di San Pietro. Infine, nel 1885 , Julius Raschdorff presentò a Federico Guglielmo IV un progetto che mirava a “riconciliare” i diversi stili. Quando, nel 1888, salì al trono Guglielmo II, questi autorizzo la demolizione della “vecchia” cattedrale, dando il via, nel 1893, alla realizzazione della grandiosa struttura che vediamo oggi.
  • 14.
  • 15.
  • 16.
  • 17.
  • 18. ALEXANDERPLATZ E TORRE DELLA TV ‘Alex’, così la chiamano i berlinesi, era già nota in epoca medievale come mercato del bestiame, ruolo dal quale derivò il suo primo nome, Ochsenmarkt (mercato dei buoi, appunto). Grande spazio adibito a parate militari e fino alla metà dell’800, fu ribattezzata Alexanderplatz nel 1805, in onore della visita a Berlino dello zar Alessandro I. Negli anni Venti del secolo scorso la piazza era un “il cuore pulsante di una città cosmopolita”: così la definì Alfred Döblin nel suo celebre romanzo Berlin Alexanderplatz, del 1929 (da cui Fassbinder trasse poi una serie televisiva). Poi arrivò il nazismo. In tempi ben più recenti, il 4 novembre 1989, la piazza ospitò una folla di un milione di persone che dimostrando contro il regime della Germania est diede vita alla più grande manifestazione antigovernativa nella storia del Paese. Molti eventi berlinesi si legano ad Alexanderplatz, dove sono ben leggibili i segni lasciati dalle diverse epoche, culture e concezioni urbanistiche. La trasformazione di Alexanderplatz in moderno luogo d’incontro e di shopping prende l’avvio durante la seconda metà del diciannovesimo secolo, epoca alla quale risale la costruzione della S-Bahn, la linea metropolitana di superficie (1882), e quella sotterranea (dal 1913). Devastata durante la guerra, negli anni Sessanta la piazza fu trasformata in un vasto spazio pedonale, troppo grande e grigio per risultare attraente.
  • 19. È convinzione diffusa che la Torre della televisione di Berlino sia alta 365 m – un metro per ogni giorno dell’anno – e che sia stato proprio Walter Ulbricht, presidente della Repubblica Democratica Tedesca dal 1960 al 1973, a scegliere questo numero affinché ogni bambino potesse facilmente ricordarlo. In realtà l’altezza effettiva della torre è di 368 m. I lavori per la realizzazione della torre furono avviati negli anni ’50 del secolo scorso e la struttura vera e propria fu eretta tra il 1965 e il ’69, con il preciso scopo di farne la più alta torre televisiva d’Europa, seconda solo a quella di Mosca. A firmarla furono gli architetti della Germania est Fritz Dieter, Günter Franke e Werner Ahrendt. Negli anni della divisione, si rese necessario dotare Berlino est di un proprio sistema televisivo e – secondo Ulbricht - la grande torre, nel centro della città, sarebbe stata un simbolo evidente di questa “autonomia”. Oggi la torre è una popolare attrazione, per i turisti e per i berlinesi, e vanta oltre un milione di visitatori l’anno. L’ascensore raggiunge l’altezza di 200 m in 40 secondi. A 203 m si trova invece la piattaforma panoramica e a 207 il Telecafé, dove si possono consumare – a un prezzo ragionevole - un pasto, uno spuntino o un semplice caffè ruotando a 360 gradi, ogni 30 minuti, attorno all’asse centrale della torre. Nelle giornate limpide è un modo gradevole per dominare con lo sguardo Berlino e Brandenburg.
  • 20.
  • 21.
  • 22.
  • 23.
  • 24. 04-01-2017 Reichstag Porta di Brandeburgo e stanza del silenzio Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa Sony center e Potsdamer platz
  • 25. REICHSTAG Il 9 luglio 1884, l'Imperatore Guglielmo I colpì tre volte la prima pietra e si dice che gli si fosse rotto l'arnese. All'imperatore il Reichstag non piaceva. Aveva approvato i piani dell'architetto Paul Wallot solo controvoglia e la pesante cupola di pietra progettata da Wallot si rifiutò subito di approvarla. Essa sarebbe stata infatti più alta dello Stadtschloss (Castello cittadino). Nel 1894, dopo 10 anni di lavori di costruzione, il Reichstag era terminato ed effettivamente adesso la cupola sovrastava lo Stadtschloss. L'imperatore, nel frattempo Guglielmo II, nipote di Guglielmo, si infuriava a causa di questa "Cima del cattivo gusto". Ma cosa avrebbe dovuto fare? Molto semplice: egli discreditò l'architetto e diede al Reichstag il nome di "Reichsaffenhaus" (casa delle scimmie del Reich) e impedì che venisse messa l'iscrizione "Dem Deutschen Volke" (Al popolo tedesco); quest'ultima verrà messa solo nel 1916.Comunque sia, l'edificio del Parlamento rimane e da ora in poi la sua storia rispecchierà le turbolenze della storia tedesca. Il 9 novembre 1918, il deputato Philipp Scheidemann proclamò da qui la Repubblica. Il 27 febbraio 1933 scoppiù un incendio in circostanze tuttora inspiegabili; l'aula delle assemblee e la cupola erano in fiamme. L'incendio del Reichstag servì per i Nazionalsocialisti come pretesto per perseguitare gli oppositori politici. Distrutto nella Seconda Guerra Mondiale, il Reichstag verrà ricostruito in forma semplificata tra il 1961 e il 1971, secondo i piani dell'architetto Paul Baumgarten, senza la cupola fatta saltare in aria nel 1945. E in seguito alla riunificazione, il Bundestag decise di riutilizzare l'edificio come sede del Parlamento. Ispirandosi alle storiche dimensioni di grande portata, l'architetto Sir Norman Foster restaura e amplia il Reichstag per farlo diventare un moderno Parlamento di lavoro. La cupola di vetro praticabile e dapprima fortemente controversa, nel frattempo è diventata un emblema della città. Dal 1999, l'edificio del Reichstag è di nuovo sede del Deutscher Bundestag (Parlamento tedesco).
  • 26.
  • 27.
  • 28.
  • 29.
  • 30.
  • 31. La Porta di Brandeburgo è uno dei più importanti monumenti di Berlino, da oltre due secoli al tempo stesso simbolo e punto di riferimento. Fino a pochi anni fa era l’emblema della divisione della città e i visitatori salivano fino alla sua piattaforma di osservazione, per gettare lo sguardo al di là della Cortina di ferro, oltre la terra di nessuno che separava – geograficamente e politicamente - Berlino est da Berlino ovest. E fu qui che, il 12 giugno 1987, Ronald Reagan incalzò il suo illuminato avversario, con le parole: “Signor Gorbachov, abbatta questo muro!” Il discorso, che fece eco alla famosa frase del presidente von Weizsacker - “fintanto che la Porta di Brandeburgo rimarrà chiusa, la Questione tedesca resterà aperta” - fu rivolto ai cittadini di Berlino ovest, ma si udì anche al di là del Muro. Dopo la riunificazione della Germania seguita alla caduta del Muro di Berlino (1989), la Porta di Brandeburgo diventò il simbolo della Nuova Berlino unita. Il 22 dicembre 1989 la Porta fu ufficialmente riaperta e 100 mila persone vi si affollarono per celebrare l’evento. Purtroppo proprio in quell’occasione il monumento fu gravemente danneggiato, tanto che fu necessaria la chiusura per restauri. La Porta è stata ufficialmente riaperta il 3 ottobre 2002. Durante la visita al monumento, prima di spostarsi sul lato opposto della piazza, è possibile sostare nella Raum der Stille (stanza del silenzio), che si trova nell’ala nord: è il luogo ideale per chi desidera un momento di tranquillità. In prossimità della Porta, meritano una visita Pariser Platz, con l’Akademie der Künste e la restaurata ambasciata Americana. La Platz 18 März (piazza 18 marzo) commemora con questo nome l’insurrezione del 1848 per la democrazia. PORTA DI BRANDEBURGO E STANZA DEL SILENZIO
  • 32.
  • 33.
  • 34.
  • 35. Vicino alla Porta di Brandeburgo, nel cuore di Berlino, si trova anche il Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa, un campo di steli praticabile da tutti i lati, come luogo centrale della memoria e dell'ammonimento. Il Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa è il luogo centrale della memoria e dell'ammonimento a Berlino. Su una superficie di circa 19.000 metri quadri, l'architetto newyorchese Peter Eisenman ha disposto 2711 pilastri di calcestruzzo di diversa altezza, le cosiddette steli, in un reticolo. Il terreno è dolce, ma con inclinazione diversa. Ci si può immergere da tutti e quattro i lati nella struttura completamente praticabile il cui aspetto ondulato può essere percepito in modo diverso a seconda del punto in cui ci si trova. Il progetto straordinario e più volte rielaborato rappresenta un radicale contrasto con il concetto tradizionale di memoriale. Il monumento commemorativo viene completato da un luogo sotterraneo dell' informazione, sempre progettato da Eisenman, caratterizzato da un'architettura impressionante, che presenta su una superficie di 800 metri quadri informazioni sulle vittime e i luoghi dell'atrocità. MEMORIALE PER GLI EBREI ASSASSINATI D’EUROPA
  • 36.
  • 37.
  • 38. SONY CENTER E POTSDAMER PLATZ Potsdamer Platz è il più sorprendente esempio di come, negli anni Novanta, il rinnovamento urbano abbia potuto trasformare Berlino nella “Nuova Berlino” di oggi. Di fatto, la piazza non è una vera e propria piazza, ma una zona costituita da tre aree, note come Daimler City, o Area Daimler Chrysler (1998), Sony Center (2000) e Besheim Centre (2004), che hanno letteralmente reinventato un terreno desolato dove fino al 1989 il Muro separava Berlino Est da Berlino Ovest. La sfida è stata quella di ricostruire il cuore della Berlino post-Guerra Fredda e in questo modo trasformare una landa sabbiosa nel centro vitale della capitale della nuova Germania unita. Data l’importanza del progetto, il risultato sarebbe diventato una sorta di “dichiarazione” dei principi fondamentali dell’urbanistica di fine 20° secolo. Molti sono stati gli aspetti oggetto di valutazione: l’equilibrio tra interessi pubblici e privati/commerciali, la pianificazione d’infrastrutture, trasporti e viabilità, la limitazione del traffico, i criteri ecologici, lo stile architettonico da adottare (edifici alti in stile Manhattan oppure bassi? Tradizionali o futuristici?). L’obiettivo condiviso è stato comunque quello di attirare qui l’autentica vita metropolitana - dopo che l’area era rimasta così a lungo abbandonata - offrendo spazi per abitazioni private, shopping, divertimento e affari, in modo che il quartiere potesse essere attivo e vitale in ogni momento. Tra le attrazioni principali di Potsdamerplatz, oltre alla torre di Piano, sono il DaimlerChrysler Atrium, con uno spazio pubblico che ospita mostre l’arte, un autosalone e un bacino artificiale di acqua, il Sony Center, con le sale cinematografiche e il museo del cinema tedesco, il centro commerciale Arkaden (di Richard Rogers), il cinema 3D, il teatro, il casinò e il palazzo Weinhaus Huth (vinerie Huth), l’unico palazzo della piazza che risale a prima della Seconda guerra mondiale.
  • 39.
  • 40.
  • 41.
  • 42. 05-01-2017 EAST side gallery Muro di Berlino e cappella della riconciliazione Museo pergamon
  • 43. EAST SIDE GALLERY La East Side Gallery è un lungo tratto (1,3 km) del Muro di Berlino che si trova in Mühlenstrasse, nella ex Berlino est. È la più lunga galleria d’arte all’aperto al mondo e ospita oltre cento dipinti murali originali. Galvanizzati dagli straordinari eventi che stavano cambiando il mondo, artisti provenienti da ogni parte del globo accorsero a Berlino nel 1990 per celebrare la caduta del Muro, la libertà e lo spirito di riconciliazione attraverso la realizzazione di questa grande opera che sarebbe diventata una durevole testimonianza della gioia e del desiderio di libertà di quei giorni. Prima d’allora esistevano già dei dipinti murali - ma solo sul lato di Berlino ovest - che erano considerati un’attrazione per i berlinesi e per i turisti. Alcune tra le opere più famose sono diventate popolari soggetti da cartolina. È il caso, per esempio, di The Mortal Kiss di Dimitrji Vrubel, che raffigura Erich Honecker e Leonid Breznev che si baciano sulla bocca, e Test the Best, di Birgit Kinder, che mostra una Trabant (l’auto-simbolo dell’ex Germania est) che sfonda il muro. Altri dipinti – con immagini surreali, graffiti e slogan politici - riflettono l’atmosfera eclettica, multiforme e un po’ bohémienne della Berlino di oggi: se ne trovano da Oberbaum Brücke fino alla Ostbanhof. Oggi i dipinti murali sono sotto tutela e per una parte di essi, danneggiati dal tempo e dall’inquinamento, sono in corso opere di restauro.
  • 44.
  • 45.
  • 46.
  • 47.
  • 48. MURO DI BERLINO E CAPPELLA DELLA RICONCILIAZIONE Con la costruzione del muro nel 1961, la Bernauer Straße, che si estende tra i quartieri di Wedding e Mitte, divenne uno dei luoghi più emblematici della divisione della città. Oggi è uno dei luoghi della memoria più visitati di Berlino. La Bernauer Straße acquistò notorietà durante la Guerra Fredda, perchè quì furono costruite numerose gallerie per consentire la fuga dei tedeschi dell‘est verso l‘occidente. Molte foto lungo il memoriale ritraggono le ore più drammatiche della costruzione del Muro su questa strada. Nel giro di poco tempo il governo della DDR diede l‘ordine di sbarrare le porte e le finestre degli edifici in prossimità del confine, molti inquilini furono trasferiti altrove e l’intera zona venne sottoposta a un regime di controllo capillare e feroce. La Cappella della Conciliazione è la nostra risposta a questo mutamento dei tempi: un edificio moderno in argilla compressa costruito sulle fondamenta della Chiesa della Conciliazione saltata in aria, un edificio in cui l’altare salvato e le campane della vecchia chiesa hanno trovato di nuovo il loro posto. La cappella ha tre spazi: Una grossa Piazza della chiesa a cielo aperto, sul terreno della vecchia chiesa vicino all’impalcatura da cui suonano le campane. L’ Ambulacro con possibilità di sedersi, sotto il tetto della cappella, ma ancora all’aperto. Il piccolo spazio della capella, protetto dalle pareti di argilla, con il vecchio altare. Un nuovo altare di argilla nasconde al suo interno gli oggetti liturgici e il Libro dei Morti del Muro. Tutti e tre gli spazi lasciano libere delle tracce: La piazza della chiesa lascia vedere la soglia del portale storico della vecchia chiesa, la strada delle colonne di pattugliamento della striscia della morte e il volume della vecchia chiesa. L’ambulacro lascia vedere le fondamenta della vecchia chiesa nella sua apside. La cappella lascia vedere una porta murata della chiesa, „Muro” 1961. Invece di puntare alla ricostruzione la nuova forma punta alla trasformazione, all’appropriarsi della storia con i mezzi di oggi e per quanto è necessario al compimento della vita di oggi
  • 49.
  • 50.
  • 51. MUSEO PERGAMON Situato all’interno dell’Isola dei musei, comprende tre diverse realtà: la Collezione delle antichità classiche (in mostra anche nell’Altes Museum), il Museo delle antichità del vicino Oriente e il Museo di arte islamica. Il museo colpisce soprattutto per la monumentalità delle opere esposte al suo interno. Della Collezione delle antichità classiche fa parte l’altare di Pergamo, risalente al II secolo avanti Cristo e considerato uno dei principali capolavori di epoca ellenistica. Il fregio raffigura la battaglia tra dei e giganti. La Porta di Mileto rappresenta invece un importante esempio di architettura Romana. Il Museo dell’antichità del vicino Oriente vanta forse la più ricca collezione di tesori provenienti da questa regione. È dominato dall’imponente ricostruzione della Porta di Ishtar, il grandioso portale interamente ricoperto con tasselli di ceramica blu, che nel VI secolo a.C. dava accesso alla città di Babilonia. Le mura sono decorate con leoni, draghi e tori, i simboli delle principali divinità babilonesi. Sul fondo, attraverso una parete trasparente, i visitatori possono comprendere come è stato possibile ricostruire la grande struttura a partire da piccoli frammenti. Altri importanti elementi della collezione sono la facciata della sala del trono di re Nabucodonosor, la ricostruzione di un palazzo assiro del XII secolo a.C. e manufatti risalenti all’epoca della nascita della scrittura. Il Museo d’arte islamica nacque nel 1904 grazie alla donazione, da parte di Wilhelm von Bode, di una serie di preziosi tappeti provenienti da Iran, Asia minore, Egitto e Caucaso, che ancora rivestono un ruolo importante all’interno del museo. Altri elementi di spicco della collezione d’arte, che spazia dall’VIII al XIX secolo, sono la stanza di Aleppo, ovvero la vivace ricostruzione della camera di un mercante siriano della città di Aleppo nel XVII secolo, dipinta con versetti arabi e persiani e motivi di piante, creature mitologiche e figure umane.
  • 52.
  • 53.
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  • 56. 06-01-2017 Ceckpoint Charlie Museo ebraico Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa Porta di Brandeburgo Volo di rientro 20.50-22.35
  • 57. CECKPOINT CHARLIE Checkpoint Charlie era uno dei più noti punti di passaggio negli anni della guerra fredda, insieme al ponte di Glienicker (Glienicker Brücke). Qui campeggiava il cartello – in inglese, russo, francese e tedesco - che fu il simbolo della divisione di Berlino e un monito per chiunque voleva avventurarsi al di là del Muro: YOU ARE NOW LEAVING THE AMERICAN SECTOR - STATE LASCIANDO IL SETTORE AMERICANO. Se oggi Checkpoint Charlie è ancora un’icona della divisione politica e del significato stesso del concetto di “confine”, fino alla caduta del muro - avvenuta il 9 novembre 1989 – esso ha rappresentato il punto di passaggio tra due realtà: l’Ovest e l’Est, il Capitalismo e il Comunismo, la libertà e la sua privazione. La guardiola di legno dalla quale erano obbligati a passare i visitatori diretti al Settore Russo (Berlino est) è stata abbattuta. La ricostruzione comprende una guardiola americana e una copia della segnaletica di confine. Le strutture originali sono invece conservate all’Allierten Museum, nel quartiere di Dahlem, dove sono anche esposte le pietre che segnavano la linea di confine e la toccante fotografia di Frank Thiel che mostra un soldato americano e uno sovietico. Altri oggetti d’epoca sono raccolti poco lontano, presso il Café Adler (aquila), un tempo punto d’ìncontro per giornalisti, spie e informatori. Ancora oggi, Checkpoint Charlie è un luogo emozionante e carico di valore storico; per questo merita certamente una visita, benché poco, ormai, rimanga per rievocare le atmosfere pre-1989. Negli anni passati si è molto discusso su che cosa preservare, per i berlinesi e per i turisti. Storicamente, il luogo è importante perché dal 1961 al 1990 è stato il principale punto di passaggio di diplomatici, giornalisti e visitatori stranieri, autorizzati con visti giornalieri ad accedere a Berlino est, dopo aver scambiato i marchi tedeschi con la valuta dell’est, a un tasso di 1 a 1. Qui, nell’ottobre del 1961, si fronteggiarono i carri armati americani di Kennedy e quelli sovietici di Krusciov, in un momento di tensione che avrebbe potuto preludere a un nuovo conflitto mondiale.
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  • 60. MUSEO EBRAICO Monumento alla storia sociale, politica e culturale degli ebrei in Germania, lo spettacolare Berlin Jüdisches Museum di Daniel Libeskind è considerato, per i suoi contenuti e la sua architettura, un’eccellenza mondiale. Dal 9 settembre 2001, data della sua apertura, il museo ha già accolto oltre 4 milioni di visitatori. Il Museo, sintesi architettonica dell’identità culturale di un popolo, si pone anche come tangibile espressione della presenza e del ruolo degli ebrei in Germania, ma oltre tutto questo è un invito alla riconciliazione – fisica e spirituale – della città di Berlino con l’Olocausto. Nato a pochi chilometri dalla capitale tedesca (a Lodz, in Polonia) e appartenente a una famiglia decimata nello sterminio, Libeskind presentò il suo progetto al Senato di Berlino nel 1988, un anno prima della caduta del muro. Alla base della sua proposta era il desiderio di affrontare, in un’unica struttura, temi ampi e complessi come la storia degli ebrei tedeschi e il vuoto lasciato dalla loro assenza a Berlino, per arrivare infine a offrire un simbolo di speranza per un nuovo corso storico, per Berlino e per l’Europa. Il Museo, ha spiegato Libeskind, “descrive e integra, per la prima volta nella Germania del dopoguerra, la storia degli ebrei del Paese, le ripercussioni dell’Olocausto e il senso di disorientamento spirituale connesso a tutto ciò. Ed è anche semplicemente un museo, con la documentazione esposta alle pareti”. La mostra permanente, inaugurata nel 2001, descrive oltre 2000 anni di storia ebraica, dall’epoca Romana a oggi, suddividendo l’esposizione in 14 sezioni, che documentano lo sviluppo della vita degli ebrei in Germania nel corso dei secoli, dal punto di vista artistico, culturale e scientifico. Al momento dell’apertura l’edificio era vuoto, in modo da consentire ai visitatori (350mila) di apprezzare prima di tutto il simbolismo estetico dell’edificio e di comprendere meglio il rapporto tra gli spazi espositivi e la struttura architettonica nel suo complesso. Tre passaggi sotterranei, o “assi”, collegano l’edificio nuovo con quello antico, barocco. Il primo asse porta alla “Scala della continuità”, ovvero al museo vero e proprio e alla mostra permanente; il secondo conduce al “Giardino della Diaspora e dell’Emigrazione”; il terzo – unico dei tre a non avere sbocco – al “Vuoto dell’Olocausto”, simbolo dell’assenza dei cittadini ebrei di Berlino. L’edificio è caratterizzato da luccicanti pareti zincate, linee irregolari e, a terra, forme a zigzag che raffigurano stelle. La luce filtra attraverso fessure asimmetriche che sembrano pugnalate nell’altrimenti liscia facciata del monolitico palazzo il quale, visto dall’alto, ricorda la forma stilizzata di un fulmine. In realtà le finestre-fessure seguono uno schema preciso: ricalcano la posizione – identificata su una mappa della Berlino pre-bellica – delle case dove abitavano eminenti cittadini ebrei e tedeschi. A terra lo spazio è suddiviso in zone separate, tagliate lungo un’asse est-ovest, ciascuna delle quali può essere raggiunta soltanto percorrendo appositi passaggi. Gli elementi strutturali si fondano sul Vuoto, un concetto che non può essere esposto. Cinque “vuoti” verticali attraversano l’edificio: le pareti disadorne e scure sono ben visibili dal piano espositivo.
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  • 64. LAUREA 17/2 DISCUSSIONE 23/2 PROCLAMAZIONE E FESTA IL DISCORSO PORTATO ALLA TESI: Buongiorno a tutti, il mio lavoro di tesi riguarda lo studio di Thaumetopoea pityocampa comunemente detta processionaria del pino e le problematiche connesse alla sua presenza in aree urbane. 1.INTRODUZIONE Gli obbiettivi della tesi sono stati  studiare l’insetto, il suo areale e i danni causati all’ambiente;  indagare l’impatto medico-veterinario provocato dal sistema urticante della processionaria;  vagliare i riferimenti normativi e le strategie di lotta all’insetto. 2.DESCRIZIONE DELL’INSETTO T. pityocampa appartiene all’ordine dei Lepidotteri alla famiglia delle Notodontidae e alla sottofamiglia delle Thaumetopoeidae, attaccando principalmente varie specie di Pino e di Cedro. Thaumetopoea significa colui che fa cose meravigliose, mentre, il nome comune deriva dalle lunghe processioni che l’insetto fa durante la pupazione. Il suo areale è il bacino del Mediterraneo. La fase larvale non sopravvive ai -16°C e negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale si è scontrato un’estensione del suo areale.
  • 65. La fase urticante di T. pityocampa è quella larvale. Le larve presentano un apparato boccale masticatore e sui tergiti dei peli urticanti di color rosso ruggine. Il loro completo sviluppo passa attraverso 5 stadi intervallati da 4 mute. I primi stadi larvali scheletrizzano le foglie lasciando la nervatura, mentre quelli finali mangiano interamente gli alberi causando effetti disastrosi come la riduzione dell’attività fotosintetica e una facile via di penetrazione da parte di altri fitofagi. Le larve di III-IV età svernano sui nidi costruiti in punta della pianta, in primavera scendono lungo il tronco, ed proseguono in profondità nel suolo per 10-15 cm; lì tessono il bozzolo e si incrisalidano.
  • 66. 3. IMPATTO MEDICO VETERINARIO In T.p. la funzione dei peli urticanti, prodotti dal 3 stadio larvale è quella di agire come difesa contro i predatori vertebrati. Dalla letteratura L’entomologo Hase nel 1939 dimostrò che i peli mantengono il loro potere irritante anche dopo il distacco dall’insetto addirittura per più di un decennio, e possono essere dispersi dal vento per alcuni chilometri. Successivamente Lamy e altri nel 1983 hanno descritto il contenuto proteico delle setole come una miscela complessa di 16 proteine, in particolare hanno studiato una proteina 28 kDa e la chiamarono ‘thaumetopoein’ dimostrandone le sue proprietà urticanti nelle cavie. Infine, oggi, l’uso della biologia molecolare ha reso possibile lo studio di alcuni allergeni presenti nelle setole quali <Tha p 2> , probabilmente corrispondente al <thaumetopein> e il <Tha p 1> , un altro allergene estratto da larve intere. Passando ai danni causati da questo insetto. Nelle persone, in particolare i bambini, questo insetto causa lesioni cutanee e orticaria da contatto con immediato rigonfiamento e arrossamento o successiva con eruzione papulare. Possono manifestarsi anche congiuntiviti e cheratiti e il coinvolgimento delle vie respiratorie se i peli vengono a contatto con gli occhi o inalati.
  • 67. Una volta stabilita la diagnosi, è necessario, lavare delicatamente, quindi senza strofinare, le zone colpite con acqua e sapone per non provocare la rottura dei peli urticanti e favorire la dispersione nella sostanza irritante. Se i sintomi persistono è necessario l’ utilizzo di farmaci corticosteroidi e antistaminici. Negli animali domestici, soprattutto nei cani per la loro curiosità il coinvolgimento più comune è quello del viso e della cavità orale. La reazione tipica avviene per ingestione o inalazione di peli, che può causare improvvisa ed eccessiva salivazione e rigonfiamento della mucosa orale della lingua provocando asfissia. Nei cani i peli possono provocare anche la distruzione del tessuto cellulare e la necrosi della lingua. Altri sintomi sono febbre, inappetenza, perdita della vivacità. Mentre tra gli animali da allevamento i soggetti più a rischio sono i ruminanti durante il pascolo. Brucando l’erba vengono a contatto con i peli persi dalle larve durante la processione. I sintomi sono vescicole sull’apice della lingua. Generalmente gli animali colpiti, diventano anoressici e si isolano dal resto della mandria. I veterinari francesi hanno evidenziato varie difficoltà diagnostiche, infatti e’ importante non confondere, l’avvelenamento da Thaumetopoea, con l’ingestione di altre sostanze irritanti, o punture di insetti. Per questo sottolineano l’importanza della stagionalità dei casi.
  • 68. 4.MODALITA’ DI INTERVENTO È importante sapere che c’è una normativa vigente di riferimento obbligatoria per la lotta contro la processionaria basata sul DM delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 30-10-2007, che ha sostituito e abrogato, il DM 17-4-1998. Tale decreto definisce: - le strutture regionali responsabili delle misure di attuazione - l’autorità sanitaria competente in caso di rischio - le sanzioni in caso di inadempimenti Analizziamo ora le strategie di lotta. Sono mirate al controllo e al contenimento dell’abbondanza dell’ insetto. L’obiettivo è il ripristino del naturale equilibrio bio-ecologico delle aree urbane e agricole e forestali. Gli interventi si suddividono in indiretti e diretti. I primi influenzano i fattori ambientali legati alla dinamica degli insetti e si suddividono in lotta biologica e colturale. La lotta biologica può essere condotta con l’utilizzo di feromoni, che confondono le farfalle maschio nella ricerca della femmina, sono installati nella prima metà di giugno, appesi a supporti in posizione medio-alta e nei punti più infestati.
  • 69. Un altro metodo prevede l’uso di nemici naturali come insetti parassitoidi o uccelli predatori. I parassitoidi in grado di attaccare le uova sono gli imenotteri Baryscapus servadeii e Ooencyrtus pityocampae mentre le larve dopo il 3 stadio sono predate dalla mosca tachina Phryxe caudata. I predatori di T.p. sono uccelli in particolare passeriformi come la Cinciallegra, la Cincia dal ciuffo e la Cincia mora. Il Cuculo è specializzato nella predazione di larve agli stadi finali. Tra gli insetti predatori il Calosoma sycophant. è un coleottero considerato un importante agente di controllo sulle infestazioni in foreste e colture. La lotta colturale consiste nel sostituire, con opere di rimboschimento successive, i pini con piante che non fanno parte della dieta della processionaria, come ad esempio alberi di latifoglie.
  • 70. Passando agli interventi di tipo diretto questi agiscono sulla biomassa larvale ed hanno un effetto immediato ma di breve periodo. Tra questi abbiamo: La lotta microbiologica si attua con un bio-insetticida il Bacillus thuringiensis irrorato sulla chioma delle piante, durante la prima fase larvale. Questo trattamento deve essere effettuato preferibilmente di sera, in assenza di vento e di precipitazioni per evitare il dilavamento del prodotto. Il grande vantaggio di questo metodo è la grande selettività dell’agente patogeno; la difficoltà sta nel trovare il giusto periodo di intervento. La lotta meccanica consiste nell’asportare manualmente i nidi di processionaria, adottando le necessarie misure di sicurezza. Il periodo migliore è l’inverno, preferibilmente nei mesi di dicembre e gennaio con le basse temperature. Altro metodo è l’endoterapia ovvero un trattamento fitosanitario eseguito attraverso l’immissione di sostanze ad azione insetticida direttamente nel sistema vascolare della pianta. L’endoterapia può essere effettuata a pressione attiva (metodo Mauget e il nuovo metodo Corradi) ovvero pompando il principio attivo nel flusso xilematico, dove la velocità di assorbimento dipende solamente dalle caratteristiche della pianta. Questa tecnica può essere condotta anche per assorbimento naturale (primo metodo Corradi), in questo caso la velocità di l’assorbimento è in relazione sia alle caratteristiche della pianta che alle condizioni ambientali.
  • 71. 5. CONCLUSIONI Concludendo Al fine di evitare allarmismi inutili o sottovalutare il problema, un elemento irrinunciabile è la conoscenza approfondita dell’ecologia del fitofago e il suo complesso ciclo biologico per individuare i corretti tempi e modi di intervento. La presenza di questo insetto in ambito urbano e agricolo è legata alla salute pubblica di persone e animali; qui è importante distinguere le irritazioni cutanee da quelle più complesse che possono coinvolgere organi di senso e mucose. Infine, come testimonia la copiosa bibliografia sull’argomento, nonostante i diversi sistemi di intervento la lotta alla processionaria è una lunga e interessante battaglia mai vinta. Grazie per l’attenzione
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  • 92. BUSINESS DAY PESCHIERA DEL GARDA 12-3-2017  EVENTO COLLEGATO AD HERBALIFE  SI E’ PARLATO COME UTILIZZARE I VARI PRODOTTI HERBALIFE DURANTE I PASTI, DELLA NUTRIZIONE E DEL BENESSERE ECONOMICO  OSPITE SPECIALE: STEFANO PETRELLA DA ROMA  PREMIATO SENIOR CONSULTANT
  • 95. SERMIG PADOVA E COMPLEX GIANLUCA 13-5
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