Cittadinanza e costituzione_intelligenza_artificiale
1. CITTADINANZA E COSTITUZIONE:I.A. E LIBERTÀ
L’intelligenza artificiale è la disciplina che si occupa della possibilità di riprodurre i processi mentali
con una macchina.
Ciò che differenzia un computer dotato di intelligenza artificiale e un essere umano è la coscienza,
l’intenzionalità rispetto ad un’azione compiuta: il computer agisce conformemente all’algoritmo
elaborato dal programmatore che ne delinea il “comportamento”.
I dispositivi intelligenti sono diventati centrali nella vita quotidiana e hanno assunto un ruolo di
fondamentale importanza nelle scelte della vita, nel lavoro, nella scuola, nella sanità o nelle elezioni.
Risulta, quindi, di fondamentale importanza comprendere in che modo questi strumenti interferiscono
con gli uomini considerando che dipendono esclusivamente da un algoritmo, più o meno complesso.
In ambito lavorativo l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in Italia non ha preso piede in maniera capillare
per la mancanza di istruzione della popolazione a riguardo, ma soprattutto per la mancanza di fondi
per la ricerca e l’innovazione nei più svariati campi, anche ad esempio nella pubblica amministrazione
che spesso causa ritardi e problemi alle aziende e ai lavoratori italiani. La sostituzione di manodopera
con macchine intelligenti, inoltre, potrebbe causare problemi analoghi a quelli che venivano denunciati
dal movimento luddista all’inizio del XIX secolo in Inghilterra: la disoccupazione di un grande numero
di lavoratori che non hanno abilità di alto livello, quindi facilmente rimpiazzabili e che non
riuscirebbero a ottenere un nuovo posto di lavoro adatto alle proprie competenze. Il passaggio ad un
ambiente lavorativo altamente digitalizzato, soprattutto in Italia, sembra avvenire con tempi di gran
lunga più ampi rispetto alla ricerca e all’innovazione che procedono globalmente a grandi velocità; ciò
permetterà il ricambio generazionale e un’istruzione di livello per i futuri cittadini che potrebbero vivere
in un mondo in continuo cambiamento, come prospettato dallo storico Harari nei suoi “Homo Deus” e
“21 lezioni per il XXI secolo”. Ci sono poi due esempi di campi di applicazione dell’intelligenza
artificiale che sembrerebbero non avere controindicazioni: la sanità e la guida assistita. In entrambi i
casi una macchina programmata nel modo giusto assolverebbe il proprio compito in maniera migliore
di come lo farebbe un essere umano considerando la probabilità di commettere errori infinitamente
più bassa. Nonostante ciò possono insorgere problematiche dal punto di vista giudiziario per quanto
riguarda il soggetto imputato in caso di malfunzionamenti, ma anche per quanto concerne la
risoluzione di guasti dovuti a eventuali intrusioni illecite da parte di hacker.
Questo tipo di tecnologie può essere messo anche a disposizione degli Stati o delle grandi aziende:
l’enorme mole di dati forniti a queste grandi entità permette loro di conoscere in maniera approfondita
il comportamento di ogni cittadino o fruitore di un determinato servizio. Un esempio di questo utilizzo
dell’I.A. è il meccanismo di social credit cinese che prenderà piede in tutto il paese prima della fine del
2020. Il governo cinese riesce, con l’utilizzo di un gran numero di telecamere e applicazioni sul
cellulare, a monitorare il comportamento dei cittadini; i dati ottenuti vengono assegnati rispettivamente
ad ogni cittadino in una classifica virtuale da cui dipenderanno le possibilità di ottenere un posto di
lavoro redditizio o addirittura una relazione sentimentale duratura. Molti abitanti delle province che
hanno dovuto convivere con questo meccanismo testimoniano che per le strade la criminalità è
diminuita e sono fiduciosi di questo utilizzo della tecnologia. È necessario sacrificare la propria privacy
per ottenere maggior sicurezza? In realtà le due cose non si escludono vicendevolmente e, in un
certo senso, la piena sicurezza si ottiene solo con una corretta salvaguardia della privacy. Le regole a
cui lo sviluppo dell’intelligenza artificiale deve sottostare dovrebbero provenire da un codice etico che
venga stilato prima di una deriva tecnocratica la quale metta nelle mani di pochi la possibilità di
decidere le sorti della popolazione grazie al potere dei dati. Creare un unico codice morale mondiale
però risulta molto difficile a causa della frammentazione delle comunità globali, anche più di quanto
non lo fosse fino a 30 anni fa con il mondo bipolare. L’umanità nei prossimi anni si troverà davanti a
scelte che determineranno il suo futuro, e il compito della politica, non ancora nominata finora, è
quello di dare le linee guida alla popolazione, giuste o sbagliate che siano.
2. FONTI UTILIZZATE:
Libri “Homo Deus” e “21 lezioni per il XXI secolo” dello scrittore e storico Yuval Noah Harari
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-liberta-al-tempo-dell%E2%80%99intelligenza-artificiale/
https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Proposte-per-una-strategia-italiana-2019.pdf
https://www.raiplay.it/video/2019/10/speciale-tg1-6285c727-0406-45db-b747-515caa405db8.html
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