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Nel 1774 salì al trono
Luigi XVI, che, nonostante
la scarsa autorevolezza
personale, era a capo di
una monarchia assoluta: il
re deteneva, infatti, tutti
i poteri, in quanto,
avvalendosi di funzionari
da lui stesso nominati,
faceva le leggi, le faceva
eseguire e amministrava la
giustizia. La Francia era
un paese di circa 20 milioni
di abitanti. Le attività
economiche fiorivano nel
XVIII secolo.
Sia l'agricoltura che occupava la
stragrande maggioranza della
popolazione, sia le attività
manifatturiere avevano fatto
registrare una notevole
crescita. In quel secolo, inoltre,
la Francia viveva un'atmosfera
di grande vivacità culturale
fortemente stimolata dalla
circolazione delle idee degli
illuministi. Nonostante il
benessere economico e la
crescita culturale della società,
la Francia della seconda metà
del Settecento soffriva di un
grande problema: una gravissima
crisi finanziaria dello Stato.
Il regno, infatti, aveva
sostenuto grandi spese per le
continue guerre e inoltre si
registravano ingenti costi per
il mantenimento dei circa
quindicimila nobili che
affollavano la corte di
Versailles. Per far fronte a
queste spese, lo Stato si era
indebitato. Per evitare che
la situazione peggiorasse
c'erano due soluzioni: ridurre
le spese statali o attuare
una riforma del sistema
tasse, che garantisse più
entrate di denaro nelle casse
dello Stato.
Il re e i suoi ministri erano
favorevoli a una riforma
molto innovativa per la
mentalità dell'ancien
régime: eliminare i privilegi
di cui godevano i nobili e
l'alto clero, che erano
esentati dal pagamento delle
tasse. Naturalmente i nobili
non erano d'accordo e si
opposero fermamente al re.
Un pessimo raccolto causò
una riduzione dei prodotti
alimentari: di conseguenza
aumentarono i prezzi, a
cominciare da quello del
pane.
Gran parte del popolo
dovette ridurre i consumi dei
prodotti considerati meno
essenziali, di conseguenza la
crisi si estese anche a molte
manifatture tessili che,
vendendo di meno,
licenziarono i loro dipendenti
o chiusero. L'intera
popolazione francese era
suddivisa nei tre ordini
dell'ancien régime: clero,
nobiltà e Terzo stato. Come
sappiamo, non esisteva in
Francia il principio
dell'uguaglianza dei cittadini.
I primi due ordini
godevano, infatti, di leggi
a essi favorevoli e la loro
condizione era privilegiata
rispetto a quella della
stragrande maggioranza
della popolazione (circa il
98%) che formava il Terzo
stato e che raccoglieva i
ceti produttivi. Di fronte
alla sempre più grave crisi
finanziaria, nell'agosto
1788, il re fu costretto a
convocare per l'anno
successivo gli Stati
generali, cioè l'assemblea
dei tre ordini.
Sia i ministri del re, sia la
nobiltà, sia il Terzo stato
avevano le proprie ragioni
per desiderare la
convocazione degli Stati
generali. I ministri del re,
come Jacques Necker,
volevano far approvare una
riduzione delle spese di
corte e soprattutto far
eliminare i privilegi alla
nobiltà. Quest'ultima, al
contrario, voleva veder
riconfermati i propri
vantaggi,anche se una parte
di essa era stata raggiunta
dalle idee illuministe.
Le élite del Terzo stato
puntavano a ottenere delle
riforme che concedessero
alla borghesia più libertà
di iniziativa e più potere.
Nei mesi che precedettero
gli Stati generali si
tennero quasi 40.000
assemblee per scegliere i
rappresentanti del Terzo
stato. Furono rivolti al re
ben 60.000 cahiers de
doleances (“quaderni di
lamentele”) per denunciare
sofferenze e ingiustizie
nei villaggi e nelle città.
Prima dell'assemblea, il
Terzo stato ottenne il
raddoppio dei propri
rappresentanti. Pertanto,
quando il 5 maggio 1789, a
Versailles, si riunirono gli
Stati generali, che non erano
stati più convocati dal 1614,
erano presenti 1139 deputati
(291 del clero, 270 della
nobiltà e 578 del Terzo
stato. I rappresentanti di
questo ordine erano quasi
tutti di estrazione borghese,
nonostante la maggioranza
degli elettori fossero
contadini o artigiani.
Molti deputati facevano
parte del Partito nazionale,
di ispirazione illuminista e
liberale, al quale avevano
aderito anche alcuni nobili e
membri del clero.
Tradizionalmente, agli Stati
generali ogni ordine e grado
poteva esprimere un voto:
clero e nobiltà insieme
avrebbero dunque prevalso
sul Terzo stato. I membri
di quest'ultimo chiesero
però che si votasse per
testa; in questo caso i suoi
rappresentanti avrebbero
potuto prevalere.
Il re rifiutò questa
richiesta. A questo punto i
deputati del Terzo stato
fecero una scelta
rivoluzionaria: si
autoproclamarono
Assemblea nazionale con
l'obiettivo di approvare
una costituzione. Il 20
giugno 1789, trovata
chiusa l'aula degli Stati
generali, l'Assemblea
nazionale si riunì nella sala
della pallacorda, un gioco
simile all'odierno tennis. Vi
aderì anche buona parte
del clero.
Il 9 luglio, per ordine del re,
anche l'alto clero e la nobiltà
si unirono all'assemblea, che
divenne Assemblea nazionale
costituente. Mentre
avvenivano questi
cambiamenti, la popolazione di
Parigi interpretò la decisione
del re di concentrare truppe
armate in città come il
segnale di una prossima
repressione dell'Assemblea
nazionale appena formatasi.
Il 14 luglio una massa di
persone assalì la Bastiglia,
l'antica fortezza destinata ai
prigionieri politici.
Nei giorni successivi la rivolta
dilagò nelle campagne: furono
assaltati molti castelli e
bruciati i documenti che
sancivano i vincoli feudali. Il 4
agosto, l'Assemblea nazionale
votò l'abolizione dei privilegi
della nobiltà e dei diritti
feudali; il 26 agosto approvò la
Dichiarazione dei diritti
dell'uomo e del cittadino. Luigi
XVI non ratificò subito gli
importanti documenti approvati
in agosto dall'Assemblea
nazionale e il suo
comportamento si mantenne
ostile alla rivoluzione.
Per questo motivo, il 5
ottobre, un gruppo di donne
rivoluzionarie di Parigi, che
aveva marciato su Versailles
per protestare contro la
mancanza di pane, decise, con
l'aiuto della Guardia nazionale,
di costingere il re a
trasferirsi a Parigi nell'antica
reggia delle Tuileries. In
questo modo, i Parigini
ritenevano di poter controllare
meglio il comportamento del
sovrano, mentre molti
aristocratici cominciarono a
sentirsi in pericolo e fuggirono
all'estero.
Dal novembre 1789,
l'Assemblea nazionale diede
un altro colpo decisivo
all'ancien régime,
affrontando i rapporti con la
Chiesa e le questioni
religiose. Per risolvere una
situazione finanziaria sempre
più disperata, l'Assemblea
requisì e vendette i beni
ecclesiastici, i quali avevano
un valore pari a circa i 2/3
del debito pubblico francese.
Furono poi aboliti gli ordini
monastici, salvo quelli dediti
all'assistenza ospedaliera e
all'istruzione.
Furono inoltre abbattute tutte le
discriminazioni contro i
protestanti e gli ebrei. Avendo
confiscato i beni della Chiesa,
si poneva il problema di come
mantenere gli ecclesiastici: nel
luglio 1790 fu dunque approvata
la Costituzione civile del clero, un
nuovo modo di organizzare la vita
della Chiesa; essa prevedeva che
i vescovi e i parroci venissero
eletti dai cittadini e che lo Stato
si assumesse l'impegno di pagare
i loro stipendi, a condizione che
essi accettassero il giuramento
civile, cioè di giurare fedeltà allo
stato.
La maggior parte del clero
rifiutò però il giuramento e si
schierò su posizioni contrarie alla
rivoluzione. Nell'estate 1791,
l'Assemblea nazionale
costituente completò il testo
della costituzione, che venne
approvata dal re: la Francia
divenne una monarchia
costituzionale, sul modello
inglese. Al re rimaneva il potere
esecutivo. Il potere legislativo
era assegnato all'Assemblea
legislativa, eletta ogni due anni
dai cittadini di sesso maschile
che disponevano di un certo
reddito.
Aveva pertanto diritto di voto
circa la metà degli uomini
maggiorenni. Il potere giudiziario
era assegnato a dei giudici,
anch'essi eletti dai cittadini.
Luigi XVI non aveva perso la
speranza di ripristinare la
monarchia assoluta e confidava
in particolare nell'aiuto dell'
Austria, della Prussia e degli
aristocratici controrivoluzionari
che erano fuggiti all'estero.
Nel giugno 1791 anche il re
tentò di fuggire all'estero con
la sua famiglia, ma, a Varennes,
presso il confine, fu riconosciuto
e riportato a Parigi.
Il 30 settembre 1791
l'Assemblea nazionale
costituente si sciolse e il
giorno dopo si riunì la prima
Assemblea nazionale
legislativa, i cui principali
protagonisti politici erano i
foglianti, un gruppo moderato;
i costituzionali, cioè coloro che
si riconoscevano nella
costituzione; i giacobini, che
volevano riforme ancora più
profonde. Allora facevano
parte del gruppo dei giacobini
anche i deputati eletti nel
dipartimento della Gironda e
perciò detti girondini.
La nuova assemblea dovette
affrontare le minacce di guerra
delle potenze europee, alleatesi
tra loro per ristabilire la
monarchia assoluta in Francia:
esse infatti temevano che la
scintilla rivoluzionaria potesse
propagarsi all'Europa. In tutta la
Francia si diffuse allora un forte
spirito patriottico e si realizzò
una grande mobilitazione:
emerse, per esempio, la
combattività dei marsigliesi, che
intonavano una marcia militare, la
Marsigliese, destinata a
diventare l'inno della rivoluzione
e della Francia repubblicana.
Nell'agosto 1792 , su
pressione dei sanculotti
parigini, l'Assemblea decise
di sospendere il re dalle sue
funzioni e indisse nuove
elezioni. Il mese di
settembre 1792 fu
particolarmente ricco di
avvenimenti. In primo luogo
l'esercito dei volontari
francesi sconfisse i
prussiani a Valmy. Era la
prima volta nella storia
dell'Età moderna che un
esercito popolare
sconfiggeva le truppe di una
grande monarchia assoluta.
Inoltre, ai primi del
mese, i sanculotti parigini
uccisero migliaia di uomini
sospettati di essere
“nemici del popolo” e
controrivoluzionari legati
agli aristocratici e alle
potenze straniere: questo
bagno di sangue è stato
definito “massacri di
settembre”. Il 21
settembre la nuova
assemblea, detta
Convenzione, dichiarò
l'abolizione della
monarchia e la nascita
della repubblica.
Nella convenzione emerse il
forte contrasto tra i
girondini, che avevano assunto
posizioni sempre più
moderate, e i giacobini, detti
anche montagnardi, o deputati
della Montagna, perché
nell'aula dell'assemblea
occupavano i posti in alto a
sinistra del presidente.
Proprio dalle posizioni che i
deputati dei due schieramenti
occupavano alla Convenzione
ebbero origine i termini
“destra” e “sinistra”, intesi
come due opposti schieramenti
politici.
Di segno reazionario, conservatore
o moderato era il primo; su
posizioni progressiste, riformatrici
o rivoluzionarie si basava il
secondo. Uno dei motivi di
disaccordo tra girondini e giacobini
era la posizione da assumere
riguardo al destino del re. Dopo il
ritrovamento di documenti segreti
che provavano i rapporti tra l'ex
sovrano e i nemici esterni della
Francia, Luigi XVI fu sottoposto a
un processo e condannato a morte.
I girondini volevano sottoporre la
conferma della pena al giudizio del
popolo, mentre i giacobini erano
decisi a giustiziare il re.
Prevalse questa seconda posizione
e il re fu dunque decapitato
mediante ghigliottina. Nella
primavera del 1793 il governo era
guidato dai girondini, che
esprimevano una politica economica
di stampo liberista, mentre i
giacobini erano a favore di un
maggior intervento dello stato
nell'economia. Proprio la cattiva
situazione economica e le sconfitte
militari che la Francia andava
subendo in quel periodo a opera
delle monarchie assolute europee,
coalizzate insieme, fecero
aumentare i consensi verso i
giacobini
Inoltre indussero ad
approvare misure eccezionali,
come l'arruolamento
obbligatorio di 300.000
soldati. Per quanto
indispensabile per la salvezza
della repubblica, l'
arruolamento provocò
proteste in varie zone del
Paese, soprattutto nella
Vandea, una regione
tradizionalista, dove quasi
tutti gli ecclesiastici erano
refrattari, cioè si erano
rifiutati di prestare
giuramento alla repubblica,
ritenuta atea.
Alcun inobili inquadrarono i
Vandeani ribelli in un esercito
controrivoluzionario, forte di
circa 40.000 uomini: in
Francia divampò la guerra
civile. In una situazione tanto
critica, i giacobini presero il
sopravvento nella Convenzione
e costituirono un “Comitato di
salute pubblica”, una sorta di
governo d'emergenza dotato di
poteri praticamente
didattoriali. Di tale organismo
facevano parte i principali capi
giacobini, come Maximilien de
Robespierre e George-Jacques
Danton.
Fu varata una nuova
costituzione (che introduceva
il suffragio uiversale
maschile) e avviato un
programma di riforme
democratiche, come la
distribuzione ai contadini
delle terre confiscate ai
nobili. Parallelamente, il
nuovo governo attuò una
dura repressione contro gli
insorti “cattolici e
monarchici” della Vandea,
che si concluse dopo quasi un
anno di aspri combattimenti
e una serie di eccessi
commessi da ambo le parti.
Nel settembre 1793 si decise di
ricorrere a misure
estremamente dure per
eliminare tutti gli avversari della
rivoluzione: questa fase prese il
nome di “Terrore”. Fu istituito
un tribunale rivoluzionario, che
poteva infliggere un'unica pena:
la morte. I capi girondini,
ritenuti non abbastanza
rivoluzionari, furono arrestati e
ghigliottinati. La stessa sorte
toccò a Danton, considerato
troppo “indulgente”. Uno dei
capi giacobini, Jean-Paul Marat,
fu invece ucciso da
un'aristocratica girondina.
Tra l'autunno 1793 e l'estate
1794, furono arrestate e
uccise oltre 16.000 persone,
perlopiù borghesi, artigiani,
operai, contadini,: pareva che
la rivoluzione volesse divorare i
suoi stessi figli. L'esercito
intanto si batteva
valorosamente: a Fleurs, in
Belgio, nel giugno 1794,
sconfisse le armate nemiche.
Passata la fase della “patria in
pericolo”, il 27 luglio
(termidoro, secondo il
calendario rivoluzionario) le
forze moderate, con un colpo di
Stato, rovesciarono il governo.
Robespierre fu arrestato e
ghigliottinato. Al colpo di
stato del termidoro seguì
una fase di violenze (il
“Terrore bianco”) contro i
giacobini, che furono uccisi
o imprigionati in gran
numero. Ripresero anche i
moti insurrezionali in favore
della monarchia; ma ormai la
guida politica della Francia
era passata nelle mani
dell'alta e media borghesia,
che con la rivoluzione aveva
fatto fortuna, acquistando
le terre requisite alla chiesa
o ai nobili.
Essa ora premeva per
una nuova costituzione,
che garantisse
maggiormente le libertà
personali, la proprietà
privata la libertà
economica. Nel 1795
entrò quindi in vigore
una terza costituzione.
Il governo fu affidato
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La Rivoluzione Francese (Elisa)

  • 1.
  • 2. Nel 1774 salì al trono Luigi XVI, che, nonostante la scarsa autorevolezza personale, era a capo di una monarchia assoluta: il re deteneva, infatti, tutti i poteri, in quanto, avvalendosi di funzionari da lui stesso nominati, faceva le leggi, le faceva eseguire e amministrava la giustizia. La Francia era un paese di circa 20 milioni di abitanti. Le attività economiche fiorivano nel XVIII secolo.
  • 3. Sia l'agricoltura che occupava la stragrande maggioranza della popolazione, sia le attività manifatturiere avevano fatto registrare una notevole crescita. In quel secolo, inoltre, la Francia viveva un'atmosfera di grande vivacità culturale fortemente stimolata dalla circolazione delle idee degli illuministi. Nonostante il benessere economico e la crescita culturale della società, la Francia della seconda metà del Settecento soffriva di un grande problema: una gravissima crisi finanziaria dello Stato.
  • 4. Il regno, infatti, aveva sostenuto grandi spese per le continue guerre e inoltre si registravano ingenti costi per il mantenimento dei circa quindicimila nobili che affollavano la corte di Versailles. Per far fronte a queste spese, lo Stato si era indebitato. Per evitare che la situazione peggiorasse c'erano due soluzioni: ridurre le spese statali o attuare una riforma del sistema tasse, che garantisse più entrate di denaro nelle casse dello Stato.
  • 5. Il re e i suoi ministri erano favorevoli a una riforma molto innovativa per la mentalità dell'ancien régime: eliminare i privilegi di cui godevano i nobili e l'alto clero, che erano esentati dal pagamento delle tasse. Naturalmente i nobili non erano d'accordo e si opposero fermamente al re. Un pessimo raccolto causò una riduzione dei prodotti alimentari: di conseguenza aumentarono i prezzi, a cominciare da quello del pane.
  • 6. Gran parte del popolo dovette ridurre i consumi dei prodotti considerati meno essenziali, di conseguenza la crisi si estese anche a molte manifatture tessili che, vendendo di meno, licenziarono i loro dipendenti o chiusero. L'intera popolazione francese era suddivisa nei tre ordini dell'ancien régime: clero, nobiltà e Terzo stato. Come sappiamo, non esisteva in Francia il principio dell'uguaglianza dei cittadini.
  • 7. I primi due ordini godevano, infatti, di leggi a essi favorevoli e la loro condizione era privilegiata rispetto a quella della stragrande maggioranza della popolazione (circa il 98%) che formava il Terzo stato e che raccoglieva i ceti produttivi. Di fronte alla sempre più grave crisi finanziaria, nell'agosto 1788, il re fu costretto a convocare per l'anno successivo gli Stati generali, cioè l'assemblea dei tre ordini.
  • 8. Sia i ministri del re, sia la nobiltà, sia il Terzo stato avevano le proprie ragioni per desiderare la convocazione degli Stati generali. I ministri del re, come Jacques Necker, volevano far approvare una riduzione delle spese di corte e soprattutto far eliminare i privilegi alla nobiltà. Quest'ultima, al contrario, voleva veder riconfermati i propri vantaggi,anche se una parte di essa era stata raggiunta dalle idee illuministe.
  • 9. Le élite del Terzo stato puntavano a ottenere delle riforme che concedessero alla borghesia più libertà di iniziativa e più potere. Nei mesi che precedettero gli Stati generali si tennero quasi 40.000 assemblee per scegliere i rappresentanti del Terzo stato. Furono rivolti al re ben 60.000 cahiers de doleances (“quaderni di lamentele”) per denunciare sofferenze e ingiustizie nei villaggi e nelle città.
  • 10. Prima dell'assemblea, il Terzo stato ottenne il raddoppio dei propri rappresentanti. Pertanto, quando il 5 maggio 1789, a Versailles, si riunirono gli Stati generali, che non erano stati più convocati dal 1614, erano presenti 1139 deputati (291 del clero, 270 della nobiltà e 578 del Terzo stato. I rappresentanti di questo ordine erano quasi tutti di estrazione borghese, nonostante la maggioranza degli elettori fossero contadini o artigiani.
  • 11. Molti deputati facevano parte del Partito nazionale, di ispirazione illuminista e liberale, al quale avevano aderito anche alcuni nobili e membri del clero. Tradizionalmente, agli Stati generali ogni ordine e grado poteva esprimere un voto: clero e nobiltà insieme avrebbero dunque prevalso sul Terzo stato. I membri di quest'ultimo chiesero però che si votasse per testa; in questo caso i suoi rappresentanti avrebbero potuto prevalere.
  • 12. Il re rifiutò questa richiesta. A questo punto i deputati del Terzo stato fecero una scelta rivoluzionaria: si autoproclamarono Assemblea nazionale con l'obiettivo di approvare una costituzione. Il 20 giugno 1789, trovata chiusa l'aula degli Stati generali, l'Assemblea nazionale si riunì nella sala della pallacorda, un gioco simile all'odierno tennis. Vi aderì anche buona parte del clero.
  • 13. Il 9 luglio, per ordine del re, anche l'alto clero e la nobiltà si unirono all'assemblea, che divenne Assemblea nazionale costituente. Mentre avvenivano questi cambiamenti, la popolazione di Parigi interpretò la decisione del re di concentrare truppe armate in città come il segnale di una prossima repressione dell'Assemblea nazionale appena formatasi. Il 14 luglio una massa di persone assalì la Bastiglia, l'antica fortezza destinata ai prigionieri politici.
  • 14. Nei giorni successivi la rivolta dilagò nelle campagne: furono assaltati molti castelli e bruciati i documenti che sancivano i vincoli feudali. Il 4 agosto, l'Assemblea nazionale votò l'abolizione dei privilegi della nobiltà e dei diritti feudali; il 26 agosto approvò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Luigi XVI non ratificò subito gli importanti documenti approvati in agosto dall'Assemblea nazionale e il suo comportamento si mantenne ostile alla rivoluzione.
  • 15. Per questo motivo, il 5 ottobre, un gruppo di donne rivoluzionarie di Parigi, che aveva marciato su Versailles per protestare contro la mancanza di pane, decise, con l'aiuto della Guardia nazionale, di costingere il re a trasferirsi a Parigi nell'antica reggia delle Tuileries. In questo modo, i Parigini ritenevano di poter controllare meglio il comportamento del sovrano, mentre molti aristocratici cominciarono a sentirsi in pericolo e fuggirono all'estero.
  • 16. Dal novembre 1789, l'Assemblea nazionale diede un altro colpo decisivo all'ancien régime, affrontando i rapporti con la Chiesa e le questioni religiose. Per risolvere una situazione finanziaria sempre più disperata, l'Assemblea requisì e vendette i beni ecclesiastici, i quali avevano un valore pari a circa i 2/3 del debito pubblico francese. Furono poi aboliti gli ordini monastici, salvo quelli dediti all'assistenza ospedaliera e all'istruzione.
  • 17. Furono inoltre abbattute tutte le discriminazioni contro i protestanti e gli ebrei. Avendo confiscato i beni della Chiesa, si poneva il problema di come mantenere gli ecclesiastici: nel luglio 1790 fu dunque approvata la Costituzione civile del clero, un nuovo modo di organizzare la vita della Chiesa; essa prevedeva che i vescovi e i parroci venissero eletti dai cittadini e che lo Stato si assumesse l'impegno di pagare i loro stipendi, a condizione che essi accettassero il giuramento civile, cioè di giurare fedeltà allo stato.
  • 18. La maggior parte del clero rifiutò però il giuramento e si schierò su posizioni contrarie alla rivoluzione. Nell'estate 1791, l'Assemblea nazionale costituente completò il testo della costituzione, che venne approvata dal re: la Francia divenne una monarchia costituzionale, sul modello inglese. Al re rimaneva il potere esecutivo. Il potere legislativo era assegnato all'Assemblea legislativa, eletta ogni due anni dai cittadini di sesso maschile che disponevano di un certo reddito.
  • 19. Aveva pertanto diritto di voto circa la metà degli uomini maggiorenni. Il potere giudiziario era assegnato a dei giudici, anch'essi eletti dai cittadini. Luigi XVI non aveva perso la speranza di ripristinare la monarchia assoluta e confidava in particolare nell'aiuto dell' Austria, della Prussia e degli aristocratici controrivoluzionari che erano fuggiti all'estero. Nel giugno 1791 anche il re tentò di fuggire all'estero con la sua famiglia, ma, a Varennes, presso il confine, fu riconosciuto e riportato a Parigi.
  • 20. Il 30 settembre 1791 l'Assemblea nazionale costituente si sciolse e il giorno dopo si riunì la prima Assemblea nazionale legislativa, i cui principali protagonisti politici erano i foglianti, un gruppo moderato; i costituzionali, cioè coloro che si riconoscevano nella costituzione; i giacobini, che volevano riforme ancora più profonde. Allora facevano parte del gruppo dei giacobini anche i deputati eletti nel dipartimento della Gironda e perciò detti girondini.
  • 21. La nuova assemblea dovette affrontare le minacce di guerra delle potenze europee, alleatesi tra loro per ristabilire la monarchia assoluta in Francia: esse infatti temevano che la scintilla rivoluzionaria potesse propagarsi all'Europa. In tutta la Francia si diffuse allora un forte spirito patriottico e si realizzò una grande mobilitazione: emerse, per esempio, la combattività dei marsigliesi, che intonavano una marcia militare, la Marsigliese, destinata a diventare l'inno della rivoluzione e della Francia repubblicana.
  • 22. Nell'agosto 1792 , su pressione dei sanculotti parigini, l'Assemblea decise di sospendere il re dalle sue funzioni e indisse nuove elezioni. Il mese di settembre 1792 fu particolarmente ricco di avvenimenti. In primo luogo l'esercito dei volontari francesi sconfisse i prussiani a Valmy. Era la prima volta nella storia dell'Età moderna che un esercito popolare sconfiggeva le truppe di una grande monarchia assoluta.
  • 23. Inoltre, ai primi del mese, i sanculotti parigini uccisero migliaia di uomini sospettati di essere “nemici del popolo” e controrivoluzionari legati agli aristocratici e alle potenze straniere: questo bagno di sangue è stato definito “massacri di settembre”. Il 21 settembre la nuova assemblea, detta Convenzione, dichiarò l'abolizione della monarchia e la nascita della repubblica.
  • 24. Nella convenzione emerse il forte contrasto tra i girondini, che avevano assunto posizioni sempre più moderate, e i giacobini, detti anche montagnardi, o deputati della Montagna, perché nell'aula dell'assemblea occupavano i posti in alto a sinistra del presidente. Proprio dalle posizioni che i deputati dei due schieramenti occupavano alla Convenzione ebbero origine i termini “destra” e “sinistra”, intesi come due opposti schieramenti politici.
  • 25. Di segno reazionario, conservatore o moderato era il primo; su posizioni progressiste, riformatrici o rivoluzionarie si basava il secondo. Uno dei motivi di disaccordo tra girondini e giacobini era la posizione da assumere riguardo al destino del re. Dopo il ritrovamento di documenti segreti che provavano i rapporti tra l'ex sovrano e i nemici esterni della Francia, Luigi XVI fu sottoposto a un processo e condannato a morte. I girondini volevano sottoporre la conferma della pena al giudizio del popolo, mentre i giacobini erano decisi a giustiziare il re.
  • 26. Prevalse questa seconda posizione e il re fu dunque decapitato mediante ghigliottina. Nella primavera del 1793 il governo era guidato dai girondini, che esprimevano una politica economica di stampo liberista, mentre i giacobini erano a favore di un maggior intervento dello stato nell'economia. Proprio la cattiva situazione economica e le sconfitte militari che la Francia andava subendo in quel periodo a opera delle monarchie assolute europee, coalizzate insieme, fecero aumentare i consensi verso i giacobini
  • 27. Inoltre indussero ad approvare misure eccezionali, come l'arruolamento obbligatorio di 300.000 soldati. Per quanto indispensabile per la salvezza della repubblica, l' arruolamento provocò proteste in varie zone del Paese, soprattutto nella Vandea, una regione tradizionalista, dove quasi tutti gli ecclesiastici erano refrattari, cioè si erano rifiutati di prestare giuramento alla repubblica, ritenuta atea.
  • 28. Alcun inobili inquadrarono i Vandeani ribelli in un esercito controrivoluzionario, forte di circa 40.000 uomini: in Francia divampò la guerra civile. In una situazione tanto critica, i giacobini presero il sopravvento nella Convenzione e costituirono un “Comitato di salute pubblica”, una sorta di governo d'emergenza dotato di poteri praticamente didattoriali. Di tale organismo facevano parte i principali capi giacobini, come Maximilien de Robespierre e George-Jacques Danton.
  • 29. Fu varata una nuova costituzione (che introduceva il suffragio uiversale maschile) e avviato un programma di riforme democratiche, come la distribuzione ai contadini delle terre confiscate ai nobili. Parallelamente, il nuovo governo attuò una dura repressione contro gli insorti “cattolici e monarchici” della Vandea, che si concluse dopo quasi un anno di aspri combattimenti e una serie di eccessi commessi da ambo le parti.
  • 30. Nel settembre 1793 si decise di ricorrere a misure estremamente dure per eliminare tutti gli avversari della rivoluzione: questa fase prese il nome di “Terrore”. Fu istituito un tribunale rivoluzionario, che poteva infliggere un'unica pena: la morte. I capi girondini, ritenuti non abbastanza rivoluzionari, furono arrestati e ghigliottinati. La stessa sorte toccò a Danton, considerato troppo “indulgente”. Uno dei capi giacobini, Jean-Paul Marat, fu invece ucciso da un'aristocratica girondina.
  • 31. Tra l'autunno 1793 e l'estate 1794, furono arrestate e uccise oltre 16.000 persone, perlopiù borghesi, artigiani, operai, contadini,: pareva che la rivoluzione volesse divorare i suoi stessi figli. L'esercito intanto si batteva valorosamente: a Fleurs, in Belgio, nel giugno 1794, sconfisse le armate nemiche. Passata la fase della “patria in pericolo”, il 27 luglio (termidoro, secondo il calendario rivoluzionario) le forze moderate, con un colpo di Stato, rovesciarono il governo.
  • 32. Robespierre fu arrestato e ghigliottinato. Al colpo di stato del termidoro seguì una fase di violenze (il “Terrore bianco”) contro i giacobini, che furono uccisi o imprigionati in gran numero. Ripresero anche i moti insurrezionali in favore della monarchia; ma ormai la guida politica della Francia era passata nelle mani dell'alta e media borghesia, che con la rivoluzione aveva fatto fortuna, acquistando le terre requisite alla chiesa o ai nobili.
  • 33. Essa ora premeva per una nuova costituzione, che garantisse maggiormente le libertà personali, la proprietà privata la libertà economica. Nel 1795 entrò quindi in vigore una terza costituzione. Il governo fu affidato a un Direttorio, un gruppo ristretto di cinque persone. A promulgare le leggi rimaneva invece un'assemblea, divisa in due camere.