XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
La Rivoluzione Francese (Elisa)
1.
2. Nel 1774 salì al trono
Luigi XVI, che, nonostante
la scarsa autorevolezza
personale, era a capo di
una monarchia assoluta: il
re deteneva, infatti, tutti
i poteri, in quanto,
avvalendosi di funzionari
da lui stesso nominati,
faceva le leggi, le faceva
eseguire e amministrava la
giustizia. La Francia era
un paese di circa 20 milioni
di abitanti. Le attività
economiche fiorivano nel
XVIII secolo.
3. Sia l'agricoltura che occupava la
stragrande maggioranza della
popolazione, sia le attività
manifatturiere avevano fatto
registrare una notevole
crescita. In quel secolo, inoltre,
la Francia viveva un'atmosfera
di grande vivacità culturale
fortemente stimolata dalla
circolazione delle idee degli
illuministi. Nonostante il
benessere economico e la
crescita culturale della società,
la Francia della seconda metà
del Settecento soffriva di un
grande problema: una gravissima
crisi finanziaria dello Stato.
4. Il regno, infatti, aveva
sostenuto grandi spese per le
continue guerre e inoltre si
registravano ingenti costi per
il mantenimento dei circa
quindicimila nobili che
affollavano la corte di
Versailles. Per far fronte a
queste spese, lo Stato si era
indebitato. Per evitare che
la situazione peggiorasse
c'erano due soluzioni: ridurre
le spese statali o attuare
una riforma del sistema
tasse, che garantisse più
entrate di denaro nelle casse
dello Stato.
5. Il re e i suoi ministri erano
favorevoli a una riforma
molto innovativa per la
mentalità dell'ancien
régime: eliminare i privilegi
di cui godevano i nobili e
l'alto clero, che erano
esentati dal pagamento delle
tasse. Naturalmente i nobili
non erano d'accordo e si
opposero fermamente al re.
Un pessimo raccolto causò
una riduzione dei prodotti
alimentari: di conseguenza
aumentarono i prezzi, a
cominciare da quello del
pane.
6. Gran parte del popolo
dovette ridurre i consumi dei
prodotti considerati meno
essenziali, di conseguenza la
crisi si estese anche a molte
manifatture tessili che,
vendendo di meno,
licenziarono i loro dipendenti
o chiusero. L'intera
popolazione francese era
suddivisa nei tre ordini
dell'ancien régime: clero,
nobiltà e Terzo stato. Come
sappiamo, non esisteva in
Francia il principio
dell'uguaglianza dei cittadini.
7. I primi due ordini
godevano, infatti, di leggi
a essi favorevoli e la loro
condizione era privilegiata
rispetto a quella della
stragrande maggioranza
della popolazione (circa il
98%) che formava il Terzo
stato e che raccoglieva i
ceti produttivi. Di fronte
alla sempre più grave crisi
finanziaria, nell'agosto
1788, il re fu costretto a
convocare per l'anno
successivo gli Stati
generali, cioè l'assemblea
dei tre ordini.
8. Sia i ministri del re, sia la
nobiltà, sia il Terzo stato
avevano le proprie ragioni
per desiderare la
convocazione degli Stati
generali. I ministri del re,
come Jacques Necker,
volevano far approvare una
riduzione delle spese di
corte e soprattutto far
eliminare i privilegi alla
nobiltà. Quest'ultima, al
contrario, voleva veder
riconfermati i propri
vantaggi,anche se una parte
di essa era stata raggiunta
dalle idee illuministe.
9. Le élite del Terzo stato
puntavano a ottenere delle
riforme che concedessero
alla borghesia più libertà
di iniziativa e più potere.
Nei mesi che precedettero
gli Stati generali si
tennero quasi 40.000
assemblee per scegliere i
rappresentanti del Terzo
stato. Furono rivolti al re
ben 60.000 cahiers de
doleances (“quaderni di
lamentele”) per denunciare
sofferenze e ingiustizie
nei villaggi e nelle città.
10. Prima dell'assemblea, il
Terzo stato ottenne il
raddoppio dei propri
rappresentanti. Pertanto,
quando il 5 maggio 1789, a
Versailles, si riunirono gli
Stati generali, che non erano
stati più convocati dal 1614,
erano presenti 1139 deputati
(291 del clero, 270 della
nobiltà e 578 del Terzo
stato. I rappresentanti di
questo ordine erano quasi
tutti di estrazione borghese,
nonostante la maggioranza
degli elettori fossero
contadini o artigiani.
11. Molti deputati facevano
parte del Partito nazionale,
di ispirazione illuminista e
liberale, al quale avevano
aderito anche alcuni nobili e
membri del clero.
Tradizionalmente, agli Stati
generali ogni ordine e grado
poteva esprimere un voto:
clero e nobiltà insieme
avrebbero dunque prevalso
sul Terzo stato. I membri
di quest'ultimo chiesero
però che si votasse per
testa; in questo caso i suoi
rappresentanti avrebbero
potuto prevalere.
12. Il re rifiutò questa
richiesta. A questo punto i
deputati del Terzo stato
fecero una scelta
rivoluzionaria: si
autoproclamarono
Assemblea nazionale con
l'obiettivo di approvare
una costituzione. Il 20
giugno 1789, trovata
chiusa l'aula degli Stati
generali, l'Assemblea
nazionale si riunì nella sala
della pallacorda, un gioco
simile all'odierno tennis. Vi
aderì anche buona parte
del clero.
13. Il 9 luglio, per ordine del re,
anche l'alto clero e la nobiltà
si unirono all'assemblea, che
divenne Assemblea nazionale
costituente. Mentre
avvenivano questi
cambiamenti, la popolazione di
Parigi interpretò la decisione
del re di concentrare truppe
armate in città come il
segnale di una prossima
repressione dell'Assemblea
nazionale appena formatasi.
Il 14 luglio una massa di
persone assalì la Bastiglia,
l'antica fortezza destinata ai
prigionieri politici.
14. Nei giorni successivi la rivolta
dilagò nelle campagne: furono
assaltati molti castelli e
bruciati i documenti che
sancivano i vincoli feudali. Il 4
agosto, l'Assemblea nazionale
votò l'abolizione dei privilegi
della nobiltà e dei diritti
feudali; il 26 agosto approvò la
Dichiarazione dei diritti
dell'uomo e del cittadino. Luigi
XVI non ratificò subito gli
importanti documenti approvati
in agosto dall'Assemblea
nazionale e il suo
comportamento si mantenne
ostile alla rivoluzione.
15. Per questo motivo, il 5
ottobre, un gruppo di donne
rivoluzionarie di Parigi, che
aveva marciato su Versailles
per protestare contro la
mancanza di pane, decise, con
l'aiuto della Guardia nazionale,
di costingere il re a
trasferirsi a Parigi nell'antica
reggia delle Tuileries. In
questo modo, i Parigini
ritenevano di poter controllare
meglio il comportamento del
sovrano, mentre molti
aristocratici cominciarono a
sentirsi in pericolo e fuggirono
all'estero.
16. Dal novembre 1789,
l'Assemblea nazionale diede
un altro colpo decisivo
all'ancien régime,
affrontando i rapporti con la
Chiesa e le questioni
religiose. Per risolvere una
situazione finanziaria sempre
più disperata, l'Assemblea
requisì e vendette i beni
ecclesiastici, i quali avevano
un valore pari a circa i 2/3
del debito pubblico francese.
Furono poi aboliti gli ordini
monastici, salvo quelli dediti
all'assistenza ospedaliera e
all'istruzione.
17. Furono inoltre abbattute tutte le
discriminazioni contro i
protestanti e gli ebrei. Avendo
confiscato i beni della Chiesa,
si poneva il problema di come
mantenere gli ecclesiastici: nel
luglio 1790 fu dunque approvata
la Costituzione civile del clero, un
nuovo modo di organizzare la vita
della Chiesa; essa prevedeva che
i vescovi e i parroci venissero
eletti dai cittadini e che lo Stato
si assumesse l'impegno di pagare
i loro stipendi, a condizione che
essi accettassero il giuramento
civile, cioè di giurare fedeltà allo
stato.
18. La maggior parte del clero
rifiutò però il giuramento e si
schierò su posizioni contrarie alla
rivoluzione. Nell'estate 1791,
l'Assemblea nazionale
costituente completò il testo
della costituzione, che venne
approvata dal re: la Francia
divenne una monarchia
costituzionale, sul modello
inglese. Al re rimaneva il potere
esecutivo. Il potere legislativo
era assegnato all'Assemblea
legislativa, eletta ogni due anni
dai cittadini di sesso maschile
che disponevano di un certo
reddito.
19. Aveva pertanto diritto di voto
circa la metà degli uomini
maggiorenni. Il potere giudiziario
era assegnato a dei giudici,
anch'essi eletti dai cittadini.
Luigi XVI non aveva perso la
speranza di ripristinare la
monarchia assoluta e confidava
in particolare nell'aiuto dell'
Austria, della Prussia e degli
aristocratici controrivoluzionari
che erano fuggiti all'estero.
Nel giugno 1791 anche il re
tentò di fuggire all'estero con
la sua famiglia, ma, a Varennes,
presso il confine, fu riconosciuto
e riportato a Parigi.
20. Il 30 settembre 1791
l'Assemblea nazionale
costituente si sciolse e il
giorno dopo si riunì la prima
Assemblea nazionale
legislativa, i cui principali
protagonisti politici erano i
foglianti, un gruppo moderato;
i costituzionali, cioè coloro che
si riconoscevano nella
costituzione; i giacobini, che
volevano riforme ancora più
profonde. Allora facevano
parte del gruppo dei giacobini
anche i deputati eletti nel
dipartimento della Gironda e
perciò detti girondini.
21. La nuova assemblea dovette
affrontare le minacce di guerra
delle potenze europee, alleatesi
tra loro per ristabilire la
monarchia assoluta in Francia:
esse infatti temevano che la
scintilla rivoluzionaria potesse
propagarsi all'Europa. In tutta la
Francia si diffuse allora un forte
spirito patriottico e si realizzò
una grande mobilitazione:
emerse, per esempio, la
combattività dei marsigliesi, che
intonavano una marcia militare, la
Marsigliese, destinata a
diventare l'inno della rivoluzione
e della Francia repubblicana.
22. Nell'agosto 1792 , su
pressione dei sanculotti
parigini, l'Assemblea decise
di sospendere il re dalle sue
funzioni e indisse nuove
elezioni. Il mese di
settembre 1792 fu
particolarmente ricco di
avvenimenti. In primo luogo
l'esercito dei volontari
francesi sconfisse i
prussiani a Valmy. Era la
prima volta nella storia
dell'Età moderna che un
esercito popolare
sconfiggeva le truppe di una
grande monarchia assoluta.
23. Inoltre, ai primi del
mese, i sanculotti parigini
uccisero migliaia di uomini
sospettati di essere
“nemici del popolo” e
controrivoluzionari legati
agli aristocratici e alle
potenze straniere: questo
bagno di sangue è stato
definito “massacri di
settembre”. Il 21
settembre la nuova
assemblea, detta
Convenzione, dichiarò
l'abolizione della
monarchia e la nascita
della repubblica.
24. Nella convenzione emerse il
forte contrasto tra i
girondini, che avevano assunto
posizioni sempre più
moderate, e i giacobini, detti
anche montagnardi, o deputati
della Montagna, perché
nell'aula dell'assemblea
occupavano i posti in alto a
sinistra del presidente.
Proprio dalle posizioni che i
deputati dei due schieramenti
occupavano alla Convenzione
ebbero origine i termini
“destra” e “sinistra”, intesi
come due opposti schieramenti
politici.
25. Di segno reazionario, conservatore
o moderato era il primo; su
posizioni progressiste, riformatrici
o rivoluzionarie si basava il
secondo. Uno dei motivi di
disaccordo tra girondini e giacobini
era la posizione da assumere
riguardo al destino del re. Dopo il
ritrovamento di documenti segreti
che provavano i rapporti tra l'ex
sovrano e i nemici esterni della
Francia, Luigi XVI fu sottoposto a
un processo e condannato a morte.
I girondini volevano sottoporre la
conferma della pena al giudizio del
popolo, mentre i giacobini erano
decisi a giustiziare il re.
26. Prevalse questa seconda posizione
e il re fu dunque decapitato
mediante ghigliottina. Nella
primavera del 1793 il governo era
guidato dai girondini, che
esprimevano una politica economica
di stampo liberista, mentre i
giacobini erano a favore di un
maggior intervento dello stato
nell'economia. Proprio la cattiva
situazione economica e le sconfitte
militari che la Francia andava
subendo in quel periodo a opera
delle monarchie assolute europee,
coalizzate insieme, fecero
aumentare i consensi verso i
giacobini
27. Inoltre indussero ad
approvare misure eccezionali,
come l'arruolamento
obbligatorio di 300.000
soldati. Per quanto
indispensabile per la salvezza
della repubblica, l'
arruolamento provocò
proteste in varie zone del
Paese, soprattutto nella
Vandea, una regione
tradizionalista, dove quasi
tutti gli ecclesiastici erano
refrattari, cioè si erano
rifiutati di prestare
giuramento alla repubblica,
ritenuta atea.
28. Alcun inobili inquadrarono i
Vandeani ribelli in un esercito
controrivoluzionario, forte di
circa 40.000 uomini: in
Francia divampò la guerra
civile. In una situazione tanto
critica, i giacobini presero il
sopravvento nella Convenzione
e costituirono un “Comitato di
salute pubblica”, una sorta di
governo d'emergenza dotato di
poteri praticamente
didattoriali. Di tale organismo
facevano parte i principali capi
giacobini, come Maximilien de
Robespierre e George-Jacques
Danton.
29. Fu varata una nuova
costituzione (che introduceva
il suffragio uiversale
maschile) e avviato un
programma di riforme
democratiche, come la
distribuzione ai contadini
delle terre confiscate ai
nobili. Parallelamente, il
nuovo governo attuò una
dura repressione contro gli
insorti “cattolici e
monarchici” della Vandea,
che si concluse dopo quasi un
anno di aspri combattimenti
e una serie di eccessi
commessi da ambo le parti.
30. Nel settembre 1793 si decise di
ricorrere a misure
estremamente dure per
eliminare tutti gli avversari della
rivoluzione: questa fase prese il
nome di “Terrore”. Fu istituito
un tribunale rivoluzionario, che
poteva infliggere un'unica pena:
la morte. I capi girondini,
ritenuti non abbastanza
rivoluzionari, furono arrestati e
ghigliottinati. La stessa sorte
toccò a Danton, considerato
troppo “indulgente”. Uno dei
capi giacobini, Jean-Paul Marat,
fu invece ucciso da
un'aristocratica girondina.
31. Tra l'autunno 1793 e l'estate
1794, furono arrestate e
uccise oltre 16.000 persone,
perlopiù borghesi, artigiani,
operai, contadini,: pareva che
la rivoluzione volesse divorare i
suoi stessi figli. L'esercito
intanto si batteva
valorosamente: a Fleurs, in
Belgio, nel giugno 1794,
sconfisse le armate nemiche.
Passata la fase della “patria in
pericolo”, il 27 luglio
(termidoro, secondo il
calendario rivoluzionario) le
forze moderate, con un colpo di
Stato, rovesciarono il governo.
32. Robespierre fu arrestato e
ghigliottinato. Al colpo di
stato del termidoro seguì
una fase di violenze (il
“Terrore bianco”) contro i
giacobini, che furono uccisi
o imprigionati in gran
numero. Ripresero anche i
moti insurrezionali in favore
della monarchia; ma ormai la
guida politica della Francia
era passata nelle mani
dell'alta e media borghesia,
che con la rivoluzione aveva
fatto fortuna, acquistando
le terre requisite alla chiesa
o ai nobili.
33. Essa ora premeva per
una nuova costituzione,
che garantisse
maggiormente le libertà
personali, la proprietà
privata la libertà
economica. Nel 1795
entrò quindi in vigore
una terza costituzione.
Il governo fu affidato
a un Direttorio, un
gruppo ristretto di
cinque persone. A
promulgare le leggi
rimaneva invece
un'assemblea, divisa in
due camere.