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LE FONTI
STORICHE
A partire dalla seconda metà del ‘900 si è andato
diversificando l’uso delle fonti da parte degli storici. L’avvento
di nuove tecnologie di comunicazione e di conservazione della
memoria, quali la fotografia e il cinema, per fare alcuni
esempi, hanno fatto sì che il ventaglio delle fonti si andasse
allargando. Parallelamente si è assistito ad una dilatazione
degli interessi degli storici ad aspetti e dimensioni della realtà
del passato prima ignorati: dalla storia politica alla “storia
totale”, alle “storie” (Le Goff). Si sono così moltiplicati gli
“oggetti” sui quali incentrare la ricerca storica. Ma è cambiato
anche lo statuto della storiografia: da histoire-conte (histoire-
bataille) a histoire-problème. Oggi vengono considerati fonti
potenziali tutti gli elementi di realtà, di qualunque natura e
genere, a disposizione dello storico.
Esistono criteri diversi di classificazione delle fonti ed
è possibile collocare alcune tracce in più insiemi.La
ripartizione che qui viene proposta si basa sul criterio
della configurazione materiale e/o del linguaggio con
cui sono codificate,la quale risulta particolarmente
immediata e quindi utile nel campo
dell’insegnamento e vede le fonti distinte in:
• scritte;
• iconografiche;
• materiali;
• orali.
LA FONTE SCRITTAQueste fonti e in particolare quelle
conservate negli archivi
(fonte archivistica) sono
state considerate per lungo
tempo dagli storici le uniche
degne di questo statuto.
Tra le fonti scritte sono da
annoverare anche i registri di soggetti fiscali, i registri parrocchiali, le
fonti letterarie e così via. In riferimento alla storia di un territorio si
ascrivono a questo insieme alcune fonti di memoria come i documenti
personali conservati da privati. Con i ragazzi spesso il linguaggio delle
fonti scritte è difficile da comprendere, ma simulare una ricerca di fonti
in archivio è invece estremamente stimolante, perché fa gustare il
piacere della scoperta. Alcuni scritti pongono poi problemi di critica,
come è il caso dei falsi storici.
Tra le fonti iconografiche ricordiamo le
incisioni rupestri, gli affreschi medioevali
e le espressioni artistiche in genere, le
mappe storiche, le fotografie, i film.
Queste fonti sono state tra le prime
usate dall’uomo, implicano un attento
lavoro di osservazione, è necessario
saper porre loro le giuste domande e
generalmente forniscono un maggior numero di informazioni dedotte e
ipotetiche. Sono di grande impatto per gli alunni, perché consentono di
visualizzare scenari passati, traducono in immagini di più facile comprensione
informazioni scritte che non hanno agganci con le loro preconoscenze. Con gli
studenti più esperti si prestano a ragionare sull’intenzionalità e sulla parzialità
di una fonte; ad esempio, è possibile interrogarsi sul punto di vista adottato da
un fotografo in relazione ad una immagine, su come abbia impostato
l’inquadratura, sulle emozioni che è riuscito a trasmettere e così via.
LA FONTE MATERIALEIn questo insieme possiamo
includere i reperti museali
(o fonti museali), le fonti
architettoniche, ma anche
gli oggetti familiari riferiti
alla storia generazionale o
alla storia personale dei bambini.
In campo didattico vi è
un uso parziale del potere informativo delle fonti e in alcuni casi,
è bene appoggiarsi ad esperti, come i collaboratori museali, gli
operatori culturali, gli archivisti per avere indicazioni e
suggerimenti più circostanziati. Nei percorsi didattici le fonti
materiali risultano essere le più adatte ad approcciare il
concetto stesso di fonte. Si pensi alle informazioni che si
possono produrre sulla storia personale dei bambini a partire
dal corredino della prima infanzia, dai primi giocattoli e così via.
Le fonti orali, interviste o
testimonianze, rientrano
nell’insieme delle fonti di
memoria e cominciarono ad
essere utilizzate con una certa
sistematicità solo nel Novecento,
in collegamento con l’invenzione
di nuove tecnologie che permettevano
la fissazione e la riproduzione delle
voce umana. Acquisirono una notevole
importanza soprattutto per il fatto che permettevano il riferimento alle classi
subalterne, per le quali le fonti scritte tradizionali non forniscono documentazione
sufficiente. Insistono particolarmente sul versante della storia della mentalità e della
cultura materiale. Esse forniscono un apporto notevole allo studio della storia del ‘900.
Più in generale le fonti orali sono indispensabili per tutte quelle situazioni per le quali il
documento scritto non esiste o è presente in maniera episodica o comunque
insufficiente. La storia narrata contenuta sui libri di testo viene assimilata ai racconti
più o meno fantastici e magici dedicati alla prima infanzia.
L’incontro con testimoni di eventi storici locali di rilevanza
ha un enorme potere di incidenza in questo senso: il
contatto con l’emotività, con la sofferenza o con la gioia di
certe narrazioni, risvegliano negli alunni la capacità di
porsi nella storia, di sentirsi parte di essa, guidano i più
piccoli a costruire il concetto di “passato indagabile”. Le
fonti orali necessitano di un questionario iniziale che è
possibile elaborare anche con i ragazzi e forniscono subito
un grande numero di informazioni. Tuttavia, siccome si
basano sulla memoria, non tutti i dati sono attendibili
perché i ricordi sono imprecisi, soprattutto quelli che
riguardano quantità numeriche, nomi di luoghi e persone.
Bisogna inoltre porre attenzione al ruolo e alle opinioni
dell’intervistato.
Si tratta di quei segni del
passato di cui sono affollati
i paesaggi rurali e urbani:
"sono reperti archeologici,
conformazioni del terreno,
opere dell'uomo che hanno
trasformato e umanizzato un
ambiente naturale spesso ben
differente da quello che la storia ci ha tramandato” (Capurso,
1999). Sono fonti molto vicine ai ragazzi, perché vedono coinvolto
il loro ambiente di vita e permettono scoperte interessanti e
impensate per le nuove generazioni.
Con lo sviluppo dei nuovi media
si assiste alla creazione di nuovi
oggetti tecnologici nei quali
l'integrazione di hardware e
software favorisce la contemporanea
attività di ricezione, di elaborazione,
di strutturazione, di organizzazione e
di comunicazione dell'informazione nelle
sue diverse forme testuali, iconografiche, sonore, animate,
audiovisive, in definitiva multimediali. Ma è anche la struttura
dell'informazione che si modifica offrendo all'utente, attraverso le
tecnologie del software, nuovi modelli organizzativi e
rappresentativi della conoscenza, pensiamo a Internet.
Dal punto di vista quantitativo
la storia ascoltata è più di
quella letta. Musica, canti,
suoni e rumori inseriti in un
contesto, che può essere
denominato paesaggio sonoro,
strumentazioni audiovisive, racconti orali appartengono a
questo gruppo. 5 Le fonti Vi è scarso uso e conoscenza di
tale fonte e quindi risulta più difficoltoso avvalersene, ma
si rivela anche particolarmente stimolante e coinvolgente,
proprio perché include in sé quasi sempre elementi
affettivi, emotivi e creativi.
Negli ultimi tempi si tende a
riunire tutta una serie di fonti
con il termine di fonti visive.
Per riassumere si intendono
tutti i tipi iconici, scultorei,
paesaggistici, architettonici,
ma anche i testi storiografici
visivi come mostre, documentari,
prodotti multimediali..., testi visivi finzionali di argomento e sfondo
storico come i film...., illustrazioni di testi sui manuali, carte geostoriche,
mappe, modelli, elaborazioni grafiche d’ogni genere che si trovano in un
buon testo storico. In un mondo che vede le persone esposte ad una
eccedenza di immagini ci si rende conto che alla fine esse non hanno
molta efficacia sul piano di cultura e di pensiero storico.

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Fonti storiche

  • 2. A partire dalla seconda metà del ‘900 si è andato diversificando l’uso delle fonti da parte degli storici. L’avvento di nuove tecnologie di comunicazione e di conservazione della memoria, quali la fotografia e il cinema, per fare alcuni esempi, hanno fatto sì che il ventaglio delle fonti si andasse allargando. Parallelamente si è assistito ad una dilatazione degli interessi degli storici ad aspetti e dimensioni della realtà del passato prima ignorati: dalla storia politica alla “storia totale”, alle “storie” (Le Goff). Si sono così moltiplicati gli “oggetti” sui quali incentrare la ricerca storica. Ma è cambiato anche lo statuto della storiografia: da histoire-conte (histoire- bataille) a histoire-problème. Oggi vengono considerati fonti potenziali tutti gli elementi di realtà, di qualunque natura e genere, a disposizione dello storico.
  • 3. Esistono criteri diversi di classificazione delle fonti ed è possibile collocare alcune tracce in più insiemi.La ripartizione che qui viene proposta si basa sul criterio della configurazione materiale e/o del linguaggio con cui sono codificate,la quale risulta particolarmente immediata e quindi utile nel campo dell’insegnamento e vede le fonti distinte in: • scritte; • iconografiche; • materiali; • orali.
  • 4. LA FONTE SCRITTAQueste fonti e in particolare quelle conservate negli archivi (fonte archivistica) sono state considerate per lungo tempo dagli storici le uniche degne di questo statuto. Tra le fonti scritte sono da annoverare anche i registri di soggetti fiscali, i registri parrocchiali, le fonti letterarie e così via. In riferimento alla storia di un territorio si ascrivono a questo insieme alcune fonti di memoria come i documenti personali conservati da privati. Con i ragazzi spesso il linguaggio delle fonti scritte è difficile da comprendere, ma simulare una ricerca di fonti in archivio è invece estremamente stimolante, perché fa gustare il piacere della scoperta. Alcuni scritti pongono poi problemi di critica, come è il caso dei falsi storici.
  • 5. Tra le fonti iconografiche ricordiamo le incisioni rupestri, gli affreschi medioevali e le espressioni artistiche in genere, le mappe storiche, le fotografie, i film. Queste fonti sono state tra le prime usate dall’uomo, implicano un attento lavoro di osservazione, è necessario saper porre loro le giuste domande e generalmente forniscono un maggior numero di informazioni dedotte e ipotetiche. Sono di grande impatto per gli alunni, perché consentono di visualizzare scenari passati, traducono in immagini di più facile comprensione informazioni scritte che non hanno agganci con le loro preconoscenze. Con gli studenti più esperti si prestano a ragionare sull’intenzionalità e sulla parzialità di una fonte; ad esempio, è possibile interrogarsi sul punto di vista adottato da un fotografo in relazione ad una immagine, su come abbia impostato l’inquadratura, sulle emozioni che è riuscito a trasmettere e così via.
  • 6. LA FONTE MATERIALEIn questo insieme possiamo includere i reperti museali (o fonti museali), le fonti architettoniche, ma anche gli oggetti familiari riferiti alla storia generazionale o alla storia personale dei bambini. In campo didattico vi è un uso parziale del potere informativo delle fonti e in alcuni casi, è bene appoggiarsi ad esperti, come i collaboratori museali, gli operatori culturali, gli archivisti per avere indicazioni e suggerimenti più circostanziati. Nei percorsi didattici le fonti materiali risultano essere le più adatte ad approcciare il concetto stesso di fonte. Si pensi alle informazioni che si possono produrre sulla storia personale dei bambini a partire dal corredino della prima infanzia, dai primi giocattoli e così via.
  • 7. Le fonti orali, interviste o testimonianze, rientrano nell’insieme delle fonti di memoria e cominciarono ad essere utilizzate con una certa sistematicità solo nel Novecento, in collegamento con l’invenzione di nuove tecnologie che permettevano la fissazione e la riproduzione delle voce umana. Acquisirono una notevole importanza soprattutto per il fatto che permettevano il riferimento alle classi subalterne, per le quali le fonti scritte tradizionali non forniscono documentazione sufficiente. Insistono particolarmente sul versante della storia della mentalità e della cultura materiale. Esse forniscono un apporto notevole allo studio della storia del ‘900. Più in generale le fonti orali sono indispensabili per tutte quelle situazioni per le quali il documento scritto non esiste o è presente in maniera episodica o comunque insufficiente. La storia narrata contenuta sui libri di testo viene assimilata ai racconti più o meno fantastici e magici dedicati alla prima infanzia.
  • 8. L’incontro con testimoni di eventi storici locali di rilevanza ha un enorme potere di incidenza in questo senso: il contatto con l’emotività, con la sofferenza o con la gioia di certe narrazioni, risvegliano negli alunni la capacità di porsi nella storia, di sentirsi parte di essa, guidano i più piccoli a costruire il concetto di “passato indagabile”. Le fonti orali necessitano di un questionario iniziale che è possibile elaborare anche con i ragazzi e forniscono subito un grande numero di informazioni. Tuttavia, siccome si basano sulla memoria, non tutti i dati sono attendibili perché i ricordi sono imprecisi, soprattutto quelli che riguardano quantità numeriche, nomi di luoghi e persone. Bisogna inoltre porre attenzione al ruolo e alle opinioni dell’intervistato.
  • 9. Si tratta di quei segni del passato di cui sono affollati i paesaggi rurali e urbani: "sono reperti archeologici, conformazioni del terreno, opere dell'uomo che hanno trasformato e umanizzato un ambiente naturale spesso ben differente da quello che la storia ci ha tramandato” (Capurso, 1999). Sono fonti molto vicine ai ragazzi, perché vedono coinvolto il loro ambiente di vita e permettono scoperte interessanti e impensate per le nuove generazioni.
  • 10. Con lo sviluppo dei nuovi media si assiste alla creazione di nuovi oggetti tecnologici nei quali l'integrazione di hardware e software favorisce la contemporanea attività di ricezione, di elaborazione, di strutturazione, di organizzazione e di comunicazione dell'informazione nelle sue diverse forme testuali, iconografiche, sonore, animate, audiovisive, in definitiva multimediali. Ma è anche la struttura dell'informazione che si modifica offrendo all'utente, attraverso le tecnologie del software, nuovi modelli organizzativi e rappresentativi della conoscenza, pensiamo a Internet.
  • 11. Dal punto di vista quantitativo la storia ascoltata è più di quella letta. Musica, canti, suoni e rumori inseriti in un contesto, che può essere denominato paesaggio sonoro, strumentazioni audiovisive, racconti orali appartengono a questo gruppo. 5 Le fonti Vi è scarso uso e conoscenza di tale fonte e quindi risulta più difficoltoso avvalersene, ma si rivela anche particolarmente stimolante e coinvolgente, proprio perché include in sé quasi sempre elementi affettivi, emotivi e creativi.
  • 12. Negli ultimi tempi si tende a riunire tutta una serie di fonti con il termine di fonti visive. Per riassumere si intendono tutti i tipi iconici, scultorei, paesaggistici, architettonici, ma anche i testi storiografici visivi come mostre, documentari, prodotti multimediali..., testi visivi finzionali di argomento e sfondo storico come i film...., illustrazioni di testi sui manuali, carte geostoriche, mappe, modelli, elaborazioni grafiche d’ogni genere che si trovano in un buon testo storico. In un mondo che vede le persone esposte ad una eccedenza di immagini ci si rende conto che alla fine esse non hanno molta efficacia sul piano di cultura e di pensiero storico.