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Anarchia              Giulio Freda
       V H IIS Via Grottaferrata 76
       Anno Scolastico 2010 - 2011
• Il termine «an-archia» deriva dal greco «αναρχία» e
  significa « senza-comando », « senza-potere », « senza-
  autorità ».
• «Poiché si è creduto che il governo fosse necessario e che
  senza governo non si potesse avere che disordine e
  confusione era logico che anarchia, che significa assenza
  di governo, suonasse assenza di ordine.» (Errico
  Malatesta)
• «L'anarchia è ordine senza governo» (Joseph Pierre
  Proudhon).


Etimologia ed
evoluzione del termine
• Nasce dall’idea di anarchia
• Difficile darne una definizione univoca
• Una filosofia etico-politica, sviluppatasi nel XIX secolo,
  contraria a qualsiasi astratta norma morale o dogma.
• I concetti chiave:
  • Libertà
  • Uguaglianza
  • Abolizione dello stato
• Considera la società «naturale» e lo stato «sfruttamento
  dell’uomo sull’uomo»



Anarchismo
• Propone la creazione di una società libera, l'anarchia,
  fondata sull'assenza di gerarchie, sull'associazione,
  sull'auto-organizzazione dal basso e sull'autogestione
  delle risorse e dell'economia.
• Si configura come una filosofia pratica: non un pensiero
  che rimane tale, ma strettamente legato all'azione; le idee
  da sole non significano nulla: vanno messe in pratica
  nella vita di tutti i giorni.
• «L'anarchismo non deriva da riflessioni astratte di
  qualche filosofo ma (…) dalla ribellione degli oppressi
  contro i loro oppressori, dai bisogni e dalla necessità di
  questi uomini e dalle loro aspirazioni di libertà e
  uguaglianza». (Errico Malatesta)

Anarchismo
• Convivono approcci differenti:
  •   Educazionista o pedagogico
  •   Gradualista
  •   Determinista
  •   Volontarista
  •   Insurrezionalista
  •   Primitivista




Anarchismo
• I problemi sociali come il crimine e l'ignoranza e l'apatia
  delle masse sono un prodotto della società autoritaria.
• Gli anarchici non vogliono conquistare il potere, vogliono
  eliminarlo.
• Rifiuta che dei valori umani siano mitizzati e considerati
  come superiori a uomini e donne concreti.
• Portatore di un’ideale individualistico, quasi sempre
  conciliabile con la solidarietà e lo sviluppo sociale degli
  individui.
• «La crescita di un essere umano è un processo collettivo,
  un processo nella quale partecipano sia la comunità sia
  l’individuo.» (Murray Bookchin)

Anarchismo
• La violenza non è esclusa in linea di principio.
• Molto anarchici ne faranno uso attraverso il terrorismo o
  trovandosi a prendere parte a una guerra.
• Va sottolineato che il pacifismo e l'antimilitarismo sono
  sempre più spesso riconosciuti come centrali dagli
  anarchici.




Anarchismo
Sin dall’antichità, alcuni pensatori e filosofi svilupparono
pensieri contenenti elementi di carattere libertario.
•Preistoria:
  • Esistenza di società essenzialmente priva di autorità ed
    egalitarie nel paleolitico e nel neolitico.
•Antichità:
  • Cinici
  • Stoici.



Evoluzione storica delle
tendenze libertarie
• Medioevo:
  • Movimenti eretici
  • Comuni.
• Rinascimento:
  •   Taboriti
  •   Movimento Anabattista
  •   Mennoniti
  •   Il movimento di Matthys.



Evoluzione storica delle
tendenze libertarie
• L’età Moderna:
  • Il curato Meslier (1664 – 1729)
    • «Trattenete con le vostre mani tutte queste ricchezze e tutti i
      beni che producete (…) teneteveli per voi e per i vostri simili».
• La Rivoluzione francese.
  • Gli «Enrages».
• William Godwin (1756 – 1836)
  • «ciascuno è abbastanza saggio da governarsi da solo».
  • «nessun criterio soddisfacente può porre un uomo, o un
    gruppo di uomini, al comando di tutti gli altri».


Evoluzione storica delle
tendenze libertarie
•   Max Stirner (1806 – 1856)
•   Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
•   Michail Bakunin (1814 –1876)
•   Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)




I filosofi dell'anarchia
• Filosofo tedesco vicino alla sinistra hegeliana.
• La sua opera maggiore è «L'unico e la sua proprietà».
• Spinge le tendenze della sinistra hegeliana all'estremo: la
  libertà dello spirito soggettivo viene cercata nella
  sfrenatezza del singolo, nell'individualità propria d'ogni
  uomo, nell'egoismo.
• Il suo individualismo non ha trovato alcuna connotazione
  sociale rimanendo solo una concezione teorica lontana da
  quella pratica teorizzata dagli anarchici.




Max Stirner (1806 – 1856)
• Ritiene che ogni persona, in quanto io, sia il centro di un
  universo che non ha nulla all'infuori di sé: «l'unica legge
  sarà il suo individuale arbitrio».
• Si schiera contro ogni autorità e critica tutte le correnti di
  pensiero e le ideologie che propongono un "dover essere"
  che limita la ricerca del benessere per fini che non
  appartengono al soggetto.
• Considera la società stessa un limite alla realizzazione
  dell'individuo in quanto la libertà di un uomo non può
  coincidere con quella di un altro.



Max Stirner (1806 – 1856)
• L'unica forma possibile che ha l'io per poter tornare a
  esprimere la propria unicità è la rivolta individuale che
  egli distingue dalla rivoluzione.
• Vuole che ogni uomo riconduca il proprio "io" da dove è
  nato, ovvero a se stesso, e non ad alienarlo in "fantasmi"
  come Dio o l'umanità.
• L'Unico:
  • Non è un fantasma della metafisica.
  • Non si deve adeguare a un modello in quanto non c’è
    un’essenza umana con la quale deve fare i conti.
  • Si auto-fonda.
  • Più che essere il modello di uomo anarchico, si configura
    come un precursore del superuomo di Nietzsche, a cui è
    permesso tutto.

Max Stirner (1806 – 1856)
• Ritenuto da molti il «Padre dell’anarchismo».
• Nell'opera «Che cos’è la proprietà? » scrive
  «E allora cosa sei?»
  «Un anarchico...»
  «Ah, [...] capisco. Sei ironico.»
  «Assolutamente no. Ti sto dando la mia seria e ponderata
  professione di fede. Sebbene un fervente sostenitore
  dell'ordine, io sono - nel più forte significato del termine - un
  anarchico.»
• Figlio di un fabbricante di barili, riuscì a frequentare le
  scuole ottenendo anche una borsa di studio per i suoi
  meriti

Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
• Si oppose alle rivolte del febbraio 1848 in nome del suo
  impiego contro la violenza.
• Nello stesso anno fu eletto deputato all‘Assemblea
  Nazionale.
• Quando il popolo di Parigi si sollevò contro il governo
  non appoggiò l’insurrezione, fu tuttavia il solo,
  all'Assemblea, a sostenere la causa degli insorti.
• Per le sue idee finì ripetutamente in carcere.



Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
• «La giustizia è la stella centrale che governa la società»,
  intesa come facoltà dell'individuo di riconoscere la pari
  dignità di ogni altro individuo.
• Critica l’accentramento statale auspicando l’abolizione
  dello Stato e di ogni autorità al di sopra dell'individuo che
  pretende di realizzare la giustizia a discapito
  dell'uguaglianza.
• Al contrario di Stirner, sostiene che eguaglianza e libertà
  sono realizzabili in un contesto di solidarietà sociale
  senza violenze e lotte di classe.


Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
• «La proprietà privata è un furto!».
• «La proprietà è libertà».
• «La potenza dello stato è potenza di concentrazione», la
  proprietà «è una potenza di decentramento, perché è
  anch’essa assoluta, antidispotica, antiunitaria».
• Elabora un modello di organizzazione della fabbrica e
  dell’impresa che può essere definita come autogestione.
• Quanto all’agricoltura opta per la proprietà individuale di
  chi coltiva la terra e per la formazione di comuni rurali
  basati sulla cooperazione.
• Il progetto della Banca del popolo è in linea con le sue idee.
Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
• Si contrappone alla dialettica hegeliana: tesi e antitesi
  non si risolvono dialetticamente nella sintesi ma
  raggiungono la conciliazione universale attraverso
  l'universale opposizione.
• Convinto che nella società operi una legge naturale
  d'equilibrio, ritiene l'autorità nemica e non amica
  dell'ordine.
• Verso la fine della sua vita modificò in parte le sue
  convinzioni pensando sempre più a un federalismo
  politico, sociale ed economico basato su libere
  associazioni di singoli.

Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
• Alcune sue concezioni legate alla società dell'epoca, ma
  non allineate con l'anarchismo, furono criticate dagli
  stessi anarchici:
  • Sessismo
  • Antisemitismo




Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
• Nato in Russia, da nobili proprietari terrieri, passò la sua
  vita prevalentemente in Europa
• A Mosca ebbe i primi contatti con la filosofia hegeliana,
  a Berlino, acquisì una conoscenza completa della
  dialettica hegeliana, che elaborò in modo rivoluzionario.
• Per tutta la sua vita ha cercato di formare
  un'organizzazione internazionale segreta che avrebbe
  facilitato «la nascita della rivoluzione, diffondendo tra le
  masse idee che siano in corrispondenza coi loro istinti»:
  • Aderì all’Internazionale dei Lavoratori dalla quale venne
    espulso su volere della maggioranza comunista.
  • Fondò l’Internazionale Antiautoritaria.


Michail Bakunin (1814 –1876)
• Apparentemente asistematico, riuscì a completare
  solamente l'opera "Stato e Anarchia" lasciando
  incomplete le altre, il suo pensiero ha una forte coesione
  intorno al tema della libertà dell'uomo.
• «Lo Stato significa violenza, dominazione mediante la
  violenza»
• «Finché avremo un padrone in cielo, non potremo essere
  liberi in terra. (…) la libertà degli uomini sarà completa
  solo quando avrà distrutto la nefasta finzione di un
  padrone celeste».
• «La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o una
  negazione della mia libertà, ne è al contrario la
  condizione necessaria e la conferma.»

Michail Bakunin (1814 –1876)
• In un positivismo di stampo hegeliano, ritiene che la
  scomparsa dell'organizzazione statale sia una necessità
  storica.
• Si concentra sull'antitesi come momento distruttivo e
  trascura il lato costruttivo del sistema, rappresentato dalla
  sintesi: paradossalmente il momento positivo diviene
  quello della negazione, azione distruttrice preludio
  necessario alla creazione.
• Nel momento distruttivo vede la rivoluzione, non guidata
  da un’avanguardia ma auto-organizzata dal basso e perciò
  ineluttabilmente violenta.
• Pone molta fiducia nei contadini che considera
  naturalmente portati all'antiautoritarismo.

Michail Bakunin (1814 –1876)
• Non affrontò il problema del dopo rivoluzione per due
  motivi:
  • Era concentrato sul momento distruttivo che secondo lui era
    in atto.
  • Riteneva che se avesse dato indicazioni sul funzionamento
    delle società anarchiche ne avrebbe negato la necessità di
    autodeterminazione.
• Nonostante ciò formulò una sua idea di società anarchica,
  ispirandosi al federalismo proudhoniano.




Michail Bakunin (1814 –1876)
• Nato in Russia, critico verso le enormi ingiustizie della
  società zarista, è considerato il padre dell'anarco-
  comunismo, fu anche uno scienziato e un filosofo.
• Studiò geografia, geologia e zoologia, che ebbero
  un'influenza fondamentale nello sviluppo del suo pensiero.
• Militò in Europa nel movimento anarchico, fu arrestato più
  volte.
• Allo scoppio della rivoluzione tornò in Russia, prese
  posizione contro la piega autoritaria che il movimento stava
  assumendo.
• Visse i suoi ultimi anni in un isolamento forzato.

Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• Fa costante riferimento alla scienza naturale come base per le
  sue argomentazioni.
• Cerca di dare un fondamento scientifico alla teoria anarchica,
  approccio criticato spesso da altri anarchici.
• Rifiutava ogni idealismo, ogni analisi che non partisse
  dall'osservazione diretta della realtà per giungere alla
  formulazione teorica.
• I cambiamenti nel cosmo, nella natura vivente e nella società
  umana sono un susseguirsi di evoluzione e rivoluzione.
• La rivoluzione è conseguenza di un percorso evolutivo, un
  periodo di evoluzione accelerata.

Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• «Tutta la storia della nostra cultura è attraversata da due
  tradizioni, da due correnti opposte: (…) la tradizione
  autoritaria e quella libertaria.»
• Lo schema evoluzione-rivoluzione non è dato per
  scontato e nulla può assicurare che continui
• Negava concezioni deterministiche, il «fattore umano»
  per lui era determinante, soprattutto nei movimenti
  rivoluzionari.
• Non ipotizzava la costituzione di istituzioni di ordine
  "superiore", che organizzassero la rivoluzione ma aveva
  fiducia nella “maggiore età” delle masse popolari.

Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• Ipotizza tre fasi conseguenziali della rivoluzione:
  • L'immediata soddisfazione dei bisogni del popolo.
  • Un’intensa produzione alla quale ciascuno contribuisce
    secondo le proprie possibilità.
  • Nelle comunità così costituite si sviluppano liberi accordi tra i
    membri che ne fanno parte, senza alcuna costrizione.
• «La ribellione proviene sempre dagli oppressi, dal popolo».




Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• Mette a confronto una società di tipo gerarchico e il suo
   opposto:
   • Nella prima tutti coloro che sono in fondo alla scala, gli
     sfruttati, i dominati, sono esclusi dalla decisioni politiche ed
     economiche e per questo svilupperanno un sentimento di
     alienazione, verso la società stessa.
   • In una società non gerarchica, sviluppata in modo
     armonico, formata da uomini liberi, l'alienazione
     dell'individuo rispetto alla società non avrebbe ragione di
     esistere, in quanto è l'uomo artefice di qualsiasi scelta lo
     riguardi.


Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• Sviluppa un individualismo diverso da quello distruttivo di
  Nietzsche o da quello egoistico di Stirner.
• Essere liberi vuol dire partecipare a qualcosa di più grande
  del nostro ristretto spazio vitale, determinare in prima
  persona la società di cui si è parte.
• Non riteneva che tutte le persone fossero o dovessero essere
  uguali tra loro, ma desiderava che riuscissero ad unire le loro
  differenze, arricchendo così la comunità.
• Una società egalitaria e libertaria si può raggiungere
  seguendo l’indicazione Biblica «ciascuno secondo le proprie
  necessità a ciascuno secondo i propri bisogni».

Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• Sviluppa un’idea di progresso, opposta a quella
  capitalistica:
  • La crescita di un individuo è dovuta all'esperienza, propria e
    di chi l’ha preceduto.
  • L’individuo è quindi dotato di un certo numero di "a-priori"
    e di una serie illimitata di "a-posteriori", suscettibili di
    variazioni imprevedibili e non predeterminate.




Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• Partendo dalla teoria evoluzionistica darwiniana, quale
  fondamento "scientifico" dell'analisi della convivenza
  umana, ne modificò il concetto di "lotta per l'esistenza" e vi
  aggiunse un secondo fattore: il mutuo appoggio.
• L'uomo, in quanto prodotto di una natura in cui il mutuo
  appoggio è un elemento determinante al fine della
  conservazione e dell'evoluzione, è dotato di forti istinti
  solidali, che possono venire meno per cause esterne, tra le
  quali il principio di autorità.
• L'antagonismo e la lotta sono inevitabili: la lotta contro le
  tendenze autoritarie è possibile vincerla, ma non vi è alcuna
  garanzia che ciò avvenga.
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
• Egli sentiva l'esigenza di un'etica scientificamente
  fondata per la valutazione dell'agire umano, ottenuta per
  via empirica e basata sulla natura stessa dell'uomo.
• Riteneva che la motivazione per l’agire etico non vada
  ricercata né in un sentimento innato né in un qualche
  vantaggio personale o generale razionalmente compreso.
• L'etica è un percorso che si è sviluppato nella storia
  dell'umanità secondo tre stadi di sviluppo:
  • la socievolezza e il mutuo appoggio,
  • la giustizia nel senso dell'uguaglianza dei diritti,
  • la generosità, la benevolenza, la rinuncia a se stesso (l'etica
    nel senso più stretto).
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
•La rivoluzione russa



 •La guerra civile spagnola




Esempi di anarchia nella storia
•Agli inizi del '900, in un Ucraina agricola e da secoli
provincia dell’impero russo, l'allentamento delle pressioni
da parte dell'autorità zarista lasciò spazio ad una cultura
anarchica che si diffuse velocemente tra i contadini.
•Il tentativo di improntare un’organizzazione anarchica su
scala nazionale fallì, ma nella regione intorno alla città di
Guliai-Pole, che contava circa 7 milioni di abitanti, sotto la
guida di Nestor Makhno i contadini riuscirono ad auto-
organizzarsi.




 La rivoluzione russa
• Attraverso una serie di congressi contadini su scala
  locale, provinciale e regionale, si formò
  un'organizzazione basata sul villaggio.
• Le terre espropriate ai latifondisti vennero distribuite
  conferendo ad ogni membro tanta terra quanta era in
  grado di coltivare senza ricorrere al lavoro altrui.
• Furono collettivizzati le attrezzature agricole e il
  bestiame.
• La giustizia fu affidata a tutto il popolo o a persone che
  godevano della sua fiducia, ripudiando molti degli
  elementi della “giustizia borghese”.
• L’istruzione venne affidata ad alcuni individui e
  organizzazioni nate spontaneamente.
La rivoluzione russa
• Con il trattato di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918, la
  Russia cedeva agli Austro-ungarici il territorio ucraino.
• Gli Austro-ungarici tentarono di sopprimere
  l'organizzazione libertaria dei “Makhnovisti”, che
  riuscirono ad organizzarsi militarmente in un esercito di
  volontari e a difendere efficientemente la regione.
• Con la firma del trattato di pace dell'11 novembre del
  1918, il territorio ucraino tornò sotto il governo di Mosca.
• Nella guerra civile in cui versava la Russia, i
  Makhnovisti si dovettero difendere prima dall'armata
  bianca e, in seguito alla sua disfatta, dall’armata rossa,
  che distrusse le comunità anarchiche su ordine del partito
  bolscevico contrario al loro anti-autoritarismo e
  indipendentismo.
La rivoluzione russa
• Nel 1930 le dimissioni del dittatore Miguel Primo De
  Rivera resero possibile l'inizio della seconda repubblica
  spagnola.
• Nel 1931 si formò un governo provvisorio in cui erano
  presenti tutte le forze politiche a esclusioni dei nazionalisti
  baschi, la destra monarchica, gli anarchici e i comunisti.
• Furono indette le elezioni e in un breve periodo si
  alternarono alla guida del paese la sinistra e la destra.
• In questo clima di instabilità il paese fu teatro di violenza
  sia da parte della destra che della sinistra.
• La milizia falangista, di ispirazione fascista, con
  l’appoggio anche di molte guarnigioni tentò, sotto la guida
  del generale Francisco Franco, un colpo di stato.

La guerra civile spagnola
• Il governo tentò di contrastare l'esercito franchista con le
  truppe rimaste leali, aprì ai comunisti e agli anarchici.
  Entrambi i gruppi organizzarono eserciti di volontari.
• In Aragona e Catalogna, in aggiunta ai successi militari
  degli anarchici si assistette anche a un completo
  stravolgimento dei rapporti sociali, economici e politici.
• Lavoratori e contadini, senza attendere nessun tipo di
  comando, iniziarono a mettere in pratica
  un’organizzazione anarchica.
• Nei centri urbani vi fu una rapida collettivizzazione di
  quasi tutti i settori: il 70% delle imprese industriali e
  commerciali divenne proprietà dei lavoratori.

La guerra civile spagnola
• La gestione delle fabbriche era in mano a un comitato
  eletto, al di sopra del quale vi erano comitati locali, di
  zona e regionali.
• In caso di contenzioso decidevano assemblee plenaria di
  lavoratori.
• Fu istituito un servizio sanitario che assicurò la copertura
  sanitaria a quasi tutta la popolazione della Catalogna,
  circa due milioni e mezzo di persone.
• Venne organizzato anche un discreto sistema scolastico e
  nacque la società dello spettacolo collettivizzata che
  produsse, tra il ‘36 ed il ’37, fiction, documentari e film.


La guerra civile spagnola
• Nel settore agricolo la collettivizzazione fu ancora più
  radicale che nei centri urbani.
• Le collettività agrarie, a seguito dell'esproprio delle terre
  dei latifondisti, eleggevano propri comitati
  d'amministrazione, attraverso assemblee plenarie.
• I contadini consegnarono alla collettività tutto ciò che
  possedevano per evitare il frazionamento delle terre e
  favorire la modernizzazione delle colture.
• Si sviluppò in poco tempo l'uso dei fertilizzanti e
  l'avicoltura, furono migliorati i sistemi di irrigazione e le
  vie di comunicazione.


La guerra civile spagnola
• Grazie al miglioramento dei sistemi agricoli e alla loro
  parziale meccanizzazione, i contadini riuscirono a
  soddisfare il fabbisogno locale e a fornire viveri ai
  volontari al fronte.
• L'adesione alle collettività non fu mai imposta: chi
  preferiva la formula dell'azienda familiare poteva
  continuare a lavorare la propria terra, senza beneficiare
  dei servizi collettivi.
• Le chiese furono adibite a usi civili.
• L'educazione e la cultura erano considerate le basi
  dell'emancipazione, sorsero scuole, biblioteche e club
  culturali anche nei più remoti villaggi.


La guerra civile spagnola
• In alcuni villaggi fu abolito il denaro e sostituito da
  tagliandi con i quali non si potevano acquistare mezzi di
  produzione, collettivizzati, ma solo beni di consumo, in
  quantità limitata. Il denaro fu utilizzato per acquistare
  all'estero i prodotti che non potevano essere ottenuti con
  gli scambi.
• Con il proliferare delle collettività anarchiche il governo
  e i comunisti iniziarono a diffidare e ad opporsi alla
  rivoluzione sociale anarchica:
  • Il governo era spaventato dagli sconvolgimenti economici
    che essa avrebbe portato
  • I comunisti erano spaventati da una rivoluzione nella quale
    non erano sicuri di poter assumere una posizione egemone.

La guerra civile spagnola
• Nel maggio del 1937 scoppiò una vera e propria guerra civile
  nella guerra civile.
• I comunisti cercarono di conquistare militarmente Barcellona:
  • perché sostenevano che per sconfiggere Franco era necessario un
    blocco sociale esteso e quindi il non totale allineamento degli
    anarchici era un pericolo per il conseguimento della vittoria.
  • Perché l'Unione Sovietica di Stalin voleva rimanere l'unico punto
    di riferimento politico ed ideologico per le forze di estrema
    sinistra di tutto il mondo.
• Le comunità anarchiche furono quasi tutte sopraffatte e le
  rimanenti collettività furono spazzate via dall'esercito
  franchista che il 1° aprile 1939 proclamò la fine della guerra.

 La guerra civile spagnola
• Nella seconda metà del '900 i fermenti anarchici sono
  andati a spegnersi, divenendo quasi esclusivamente
  gruppi terroristici, che di anarchico avevano ben poco, o
  trovando i loro prosecutori nel movimento no-global. Ma
  se il termine anarchia è andato sempre più dimenticato,
  appannaggio di tempi lontani, l'anarchia in sé ha trovato
  nuovi mezzi di esprimersi, tramite gli intellettuali e ancor
  più attraverso la musica.



La musica:
anarchismo d'oggi
• Nacque a Genova da una famiglia dell'alta borghesia
  industriale. Trascorse l’infanzia nella campagna
  astigiana.
• Quel periodo fu sicuramente importante e formativo per
  lui: gli trasmise l'amore per gli animali e per un ambiente
  che rimarrà, insieme ai personaggi che lo popolano, fonte
  di ispirazione di tutta la sua produzione.
• Finita la guerra tornò a Genova. «Fu una dura sofferenza
  per lui, abituato com'era a correre libero per i prati.» (la
  madre, Luigia Amerio). Ma già dall’adolescenza amerà
  Genova.

Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• Agli ambienti borghesi preferiva la «Genova dei bordelli,
  dei pittori, dei tiratardi»(Fernanda Pivano).
• A scuola il suo comportamento "fuori dagli schemi" gli
  impedì una pacifica convivenza con i professori.
• Ascoltando il cantautore francese Georges Brassens,
  ricavò stimoli per la lettura di autori anarchici che non
  abbandonerà più: Bakunin , Kropotkin e Max Stirner.




Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• Scrisse la sua prima canzone a diciott’anni, in seguito si
  iscrisse all’università senza concludere gli studi.
• Affermerà, ricordando quel periodo della sua vita: «Ebbi
  ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva
  camminare su due binari: l'ansia per una giustizia sociale
  che ancora non esiste, e l'illusione di poter partecipare, in
  qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda
  si è sbriciolata ben presto, la prima rimane».



Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• Il 27 agosto 1979, Fabrizio e la moglie, Dori Ghezzi,
  furono rapiti dall'anonima sequestri sarda e tenuti
  prigionieri per quattro mesi.
• Intervistato all'indomani della liberazione ebbe parole di
  pietà per i suoi carcerieri. « I rapitori erano gentilissimi,
  quasi materni... Ricordo che uno di loro una sera aveva
  bevuto un po’ di grappa di troppo e si lasciò andare fino a
  dire che non godeva certo della nostra situazione» e
  ancora «Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non
  potranno farlo mai»
• Al processo confermò il perdono per i suoi carcerieri.

Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• «L’anarchia, prima ancora che un’appartenenza è un
  modo di essere».
• «Gli anarchici sono dei santi senza Dio, dei miserabili
  che aiutano chi è più miserabile di loro»
• Per De André un anarchico è una persona che «pensa di
  essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per
  conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto
  che l’ha in se stesso), le sue stesse capacità».
• «Ci vuole troppo tempo a trovare gente con cui vivere le
  mie idee e così, me la vivo da solo. Anarchico non è un
  catechismo o un decalogo, tanto meno un dogma, ma è
  uno stato d’animo, una categoria dello spirito».
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• «Aspetterò domani, dopodomani, e magari cent'anni ancora
  finché la signora Libertà e la signorina Anarchia verranno
  considerate dalla maggioranza dei miei simili come la
  migliore forma possibile di convivenza civile, non
  dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del 700,
  le istituzioni repubblicane erano considerate utopie».
• Le sue canzoni trattano di argomenti attuali o di tematiche
  sociali e utilizzano parole ricercate ma al tempo stesso
  semplici e comprensibili.
• Non essendo stato un filosofo è difficile stabilire un
  anarchismo «de andreiano», ma dai suoi testi emergono le
  sue idee e la sua visione della vita.
Fabrizio Cristiano De ndré
(1940 –1999)
• La prima cosa che si evince da un'analisi delle sue canzoni
  è un grandissimo senso d'umanità, d'amore e rispetto per
  chiunque.
• Spesso i protagonisti sono dannati e prostitute, ma anche
  santi ed eroi: per tutti c'è pietà, ma soprattutto
  compassione.
• Di chiunque parli riesce a farlo senza mai giudicare: i suoi
  personaggi cerca soltanto di ritrarli e di capirli




Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
«Se tu penserai se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni
più le spese
ma se capirai se li cercherai
fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo». (La città vecchia)



Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• In «Bocca di rosa» e «Via del campo» le protagoniste sono
  due prostitute, che divengono le eroine delle rispettive
  canzoni.
«Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior»
  (Via del campo).
• L’album «Anime salve» è dedicato proprio agli emarginati:
  • «Le anime salve sono i solitari , i diversi, quelli che stanno ai
    margini, perché ce li ha cacciati il sistema o perché lo hanno
    scelto loro. Sono salvi perché soli, perché liberi, perché lontani
    da questa civiltà da basso impero dove i bambini vengono
    stuprati e gli adulti si arrabbiano solo quando gli rubi
    l'argenteria a casa».

Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• Critica la maggioranza che impone la propria volontà, su
  quelle persone e quelle minoranze che non vi si
  riconoscono.
• Nella conclusione di «smisurata preghiera» prega dio per
  invocare la salvezza degli emarginati:
«Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti».

Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• Come emerge da «Anime Salve», non è affatto ateo, ma il
  suo atteggiamento nei confronti dell'uso politico della
  religione e delle gerarchie ecclesiastiche è fortemente
  critico.
• «Probabilmente ne “La buona Novella” i personaggi del
  Vangelo perdono un po' di sacralizzazione; ma io credo e
  spero soprattutto a vantaggio di una loro migliore e
  maggiore umanizzazione».
• La canzone «Testamento di Tito» si configura come una
  lucida condanna dell'applicazione cieca di una religione
  priva di misericordia.

Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• La mancanza di misericordia della chiesa è sottolineata
  anche ne «La ballata del Michè».
«Domani alle tre
nella fossa comune cadrà
senza il prete o la messa
perché di un suicida non hanno pietà».
• Ne «La ballata del Michè» e in «Delitto di Paese»
  denuncia anche l'inappellabilità della legge e la sua
  incapacità di comprensione dei sentimenti umani.

Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• Sin dagli esordi De André nei suoi testi ha mostrato il
  ripudio più totale per la guerra, ne sono un esempio:
  • «La ballata dell'eroe»
  • «La guerra di Piero»
  «Lungo le sponde del mio torrente
    voglio che scendano i lucci argentati
    non più i cadaveri dei soldati
    portati in braccio dalla corrente».



Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
• Nel suo amore per la libertà Faber è affascinato dalla vita
   nomade degli zingari. Questo tema lo troviamo in
   particolare in due canzoni: «Khorakhané» e «Sally».
«Mia madre mi disse non devi giocare
con gli zingari nel bosco
mia madre mi disse non devi giocare
con gli zingari nel bosco
Ma il bosco era scuro l'erba già verde
lì venne Sally con un tamburello
ma il bosco era scuro l'erba già alta
dite a mia madre che non tornerò». (Sally)
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
Grazie per l’attenzione!

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Anarchia

  • 1. Anarchia Giulio Freda V H IIS Via Grottaferrata 76 Anno Scolastico 2010 - 2011
  • 2. • Il termine «an-archia» deriva dal greco «αναρχία» e significa « senza-comando », « senza-potere », « senza- autorità ». • «Poiché si è creduto che il governo fosse necessario e che senza governo non si potesse avere che disordine e confusione era logico che anarchia, che significa assenza di governo, suonasse assenza di ordine.» (Errico Malatesta) • «L'anarchia è ordine senza governo» (Joseph Pierre Proudhon). Etimologia ed evoluzione del termine
  • 3. • Nasce dall’idea di anarchia • Difficile darne una definizione univoca • Una filosofia etico-politica, sviluppatasi nel XIX secolo, contraria a qualsiasi astratta norma morale o dogma. • I concetti chiave: • Libertà • Uguaglianza • Abolizione dello stato • Considera la società «naturale» e lo stato «sfruttamento dell’uomo sull’uomo» Anarchismo
  • 4. • Propone la creazione di una società libera, l'anarchia, fondata sull'assenza di gerarchie, sull'associazione, sull'auto-organizzazione dal basso e sull'autogestione delle risorse e dell'economia. • Si configura come una filosofia pratica: non un pensiero che rimane tale, ma strettamente legato all'azione; le idee da sole non significano nulla: vanno messe in pratica nella vita di tutti i giorni. • «L'anarchismo non deriva da riflessioni astratte di qualche filosofo ma (…) dalla ribellione degli oppressi contro i loro oppressori, dai bisogni e dalla necessità di questi uomini e dalle loro aspirazioni di libertà e uguaglianza». (Errico Malatesta) Anarchismo
  • 5. • Convivono approcci differenti: • Educazionista o pedagogico • Gradualista • Determinista • Volontarista • Insurrezionalista • Primitivista Anarchismo
  • 6. • I problemi sociali come il crimine e l'ignoranza e l'apatia delle masse sono un prodotto della società autoritaria. • Gli anarchici non vogliono conquistare il potere, vogliono eliminarlo. • Rifiuta che dei valori umani siano mitizzati e considerati come superiori a uomini e donne concreti. • Portatore di un’ideale individualistico, quasi sempre conciliabile con la solidarietà e lo sviluppo sociale degli individui. • «La crescita di un essere umano è un processo collettivo, un processo nella quale partecipano sia la comunità sia l’individuo.» (Murray Bookchin) Anarchismo
  • 7. • La violenza non è esclusa in linea di principio. • Molto anarchici ne faranno uso attraverso il terrorismo o trovandosi a prendere parte a una guerra. • Va sottolineato che il pacifismo e l'antimilitarismo sono sempre più spesso riconosciuti come centrali dagli anarchici. Anarchismo
  • 8. Sin dall’antichità, alcuni pensatori e filosofi svilupparono pensieri contenenti elementi di carattere libertario. •Preistoria: • Esistenza di società essenzialmente priva di autorità ed egalitarie nel paleolitico e nel neolitico. •Antichità: • Cinici • Stoici. Evoluzione storica delle tendenze libertarie
  • 9. • Medioevo: • Movimenti eretici • Comuni. • Rinascimento: • Taboriti • Movimento Anabattista • Mennoniti • Il movimento di Matthys. Evoluzione storica delle tendenze libertarie
  • 10. • L’età Moderna: • Il curato Meslier (1664 – 1729) • «Trattenete con le vostre mani tutte queste ricchezze e tutti i beni che producete (…) teneteveli per voi e per i vostri simili». • La Rivoluzione francese. • Gli «Enrages». • William Godwin (1756 – 1836) • «ciascuno è abbastanza saggio da governarsi da solo». • «nessun criterio soddisfacente può porre un uomo, o un gruppo di uomini, al comando di tutti gli altri». Evoluzione storica delle tendenze libertarie
  • 11. Max Stirner (1806 – 1856) • Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865) • Michail Bakunin (1814 –1876) • Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921) I filosofi dell'anarchia
  • 12. • Filosofo tedesco vicino alla sinistra hegeliana. • La sua opera maggiore è «L'unico e la sua proprietà». • Spinge le tendenze della sinistra hegeliana all'estremo: la libertà dello spirito soggettivo viene cercata nella sfrenatezza del singolo, nell'individualità propria d'ogni uomo, nell'egoismo. • Il suo individualismo non ha trovato alcuna connotazione sociale rimanendo solo una concezione teorica lontana da quella pratica teorizzata dagli anarchici. Max Stirner (1806 – 1856)
  • 13. • Ritiene che ogni persona, in quanto io, sia il centro di un universo che non ha nulla all'infuori di sé: «l'unica legge sarà il suo individuale arbitrio». • Si schiera contro ogni autorità e critica tutte le correnti di pensiero e le ideologie che propongono un "dover essere" che limita la ricerca del benessere per fini che non appartengono al soggetto. • Considera la società stessa un limite alla realizzazione dell'individuo in quanto la libertà di un uomo non può coincidere con quella di un altro. Max Stirner (1806 – 1856)
  • 14. • L'unica forma possibile che ha l'io per poter tornare a esprimere la propria unicità è la rivolta individuale che egli distingue dalla rivoluzione. • Vuole che ogni uomo riconduca il proprio "io" da dove è nato, ovvero a se stesso, e non ad alienarlo in "fantasmi" come Dio o l'umanità. • L'Unico: • Non è un fantasma della metafisica. • Non si deve adeguare a un modello in quanto non c’è un’essenza umana con la quale deve fare i conti. • Si auto-fonda. • Più che essere il modello di uomo anarchico, si configura come un precursore del superuomo di Nietzsche, a cui è permesso tutto. Max Stirner (1806 – 1856)
  • 15. • Ritenuto da molti il «Padre dell’anarchismo». • Nell'opera «Che cos’è la proprietà? » scrive «E allora cosa sei?» «Un anarchico...» «Ah, [...] capisco. Sei ironico.» «Assolutamente no. Ti sto dando la mia seria e ponderata professione di fede. Sebbene un fervente sostenitore dell'ordine, io sono - nel più forte significato del termine - un anarchico.» • Figlio di un fabbricante di barili, riuscì a frequentare le scuole ottenendo anche una borsa di studio per i suoi meriti Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
  • 16. • Si oppose alle rivolte del febbraio 1848 in nome del suo impiego contro la violenza. • Nello stesso anno fu eletto deputato all‘Assemblea Nazionale. • Quando il popolo di Parigi si sollevò contro il governo non appoggiò l’insurrezione, fu tuttavia il solo, all'Assemblea, a sostenere la causa degli insorti. • Per le sue idee finì ripetutamente in carcere. Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
  • 17. • «La giustizia è la stella centrale che governa la società», intesa come facoltà dell'individuo di riconoscere la pari dignità di ogni altro individuo. • Critica l’accentramento statale auspicando l’abolizione dello Stato e di ogni autorità al di sopra dell'individuo che pretende di realizzare la giustizia a discapito dell'uguaglianza. • Al contrario di Stirner, sostiene che eguaglianza e libertà sono realizzabili in un contesto di solidarietà sociale senza violenze e lotte di classe. Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
  • 18. • «La proprietà privata è un furto!». • «La proprietà è libertà». • «La potenza dello stato è potenza di concentrazione», la proprietà «è una potenza di decentramento, perché è anch’essa assoluta, antidispotica, antiunitaria». • Elabora un modello di organizzazione della fabbrica e dell’impresa che può essere definita come autogestione. • Quanto all’agricoltura opta per la proprietà individuale di chi coltiva la terra e per la formazione di comuni rurali basati sulla cooperazione. • Il progetto della Banca del popolo è in linea con le sue idee. Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
  • 19. • Si contrappone alla dialettica hegeliana: tesi e antitesi non si risolvono dialetticamente nella sintesi ma raggiungono la conciliazione universale attraverso l'universale opposizione. • Convinto che nella società operi una legge naturale d'equilibrio, ritiene l'autorità nemica e non amica dell'ordine. • Verso la fine della sua vita modificò in parte le sue convinzioni pensando sempre più a un federalismo politico, sociale ed economico basato su libere associazioni di singoli. Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
  • 20. • Alcune sue concezioni legate alla società dell'epoca, ma non allineate con l'anarchismo, furono criticate dagli stessi anarchici: • Sessismo • Antisemitismo Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
  • 21. • Nato in Russia, da nobili proprietari terrieri, passò la sua vita prevalentemente in Europa • A Mosca ebbe i primi contatti con la filosofia hegeliana, a Berlino, acquisì una conoscenza completa della dialettica hegeliana, che elaborò in modo rivoluzionario. • Per tutta la sua vita ha cercato di formare un'organizzazione internazionale segreta che avrebbe facilitato «la nascita della rivoluzione, diffondendo tra le masse idee che siano in corrispondenza coi loro istinti»: • Aderì all’Internazionale dei Lavoratori dalla quale venne espulso su volere della maggioranza comunista. • Fondò l’Internazionale Antiautoritaria. Michail Bakunin (1814 –1876)
  • 22. • Apparentemente asistematico, riuscì a completare solamente l'opera "Stato e Anarchia" lasciando incomplete le altre, il suo pensiero ha una forte coesione intorno al tema della libertà dell'uomo. • «Lo Stato significa violenza, dominazione mediante la violenza» • «Finché avremo un padrone in cielo, non potremo essere liberi in terra. (…) la libertà degli uomini sarà completa solo quando avrà distrutto la nefasta finzione di un padrone celeste». • «La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o una negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma.» Michail Bakunin (1814 –1876)
  • 23. • In un positivismo di stampo hegeliano, ritiene che la scomparsa dell'organizzazione statale sia una necessità storica. • Si concentra sull'antitesi come momento distruttivo e trascura il lato costruttivo del sistema, rappresentato dalla sintesi: paradossalmente il momento positivo diviene quello della negazione, azione distruttrice preludio necessario alla creazione. • Nel momento distruttivo vede la rivoluzione, non guidata da un’avanguardia ma auto-organizzata dal basso e perciò ineluttabilmente violenta. • Pone molta fiducia nei contadini che considera naturalmente portati all'antiautoritarismo. Michail Bakunin (1814 –1876)
  • 24. • Non affrontò il problema del dopo rivoluzione per due motivi: • Era concentrato sul momento distruttivo che secondo lui era in atto. • Riteneva che se avesse dato indicazioni sul funzionamento delle società anarchiche ne avrebbe negato la necessità di autodeterminazione. • Nonostante ciò formulò una sua idea di società anarchica, ispirandosi al federalismo proudhoniano. Michail Bakunin (1814 –1876)
  • 25. • Nato in Russia, critico verso le enormi ingiustizie della società zarista, è considerato il padre dell'anarco- comunismo, fu anche uno scienziato e un filosofo. • Studiò geografia, geologia e zoologia, che ebbero un'influenza fondamentale nello sviluppo del suo pensiero. • Militò in Europa nel movimento anarchico, fu arrestato più volte. • Allo scoppio della rivoluzione tornò in Russia, prese posizione contro la piega autoritaria che il movimento stava assumendo. • Visse i suoi ultimi anni in un isolamento forzato. Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 26. • Fa costante riferimento alla scienza naturale come base per le sue argomentazioni. • Cerca di dare un fondamento scientifico alla teoria anarchica, approccio criticato spesso da altri anarchici. • Rifiutava ogni idealismo, ogni analisi che non partisse dall'osservazione diretta della realtà per giungere alla formulazione teorica. • I cambiamenti nel cosmo, nella natura vivente e nella società umana sono un susseguirsi di evoluzione e rivoluzione. • La rivoluzione è conseguenza di un percorso evolutivo, un periodo di evoluzione accelerata. Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 27. • «Tutta la storia della nostra cultura è attraversata da due tradizioni, da due correnti opposte: (…) la tradizione autoritaria e quella libertaria.» • Lo schema evoluzione-rivoluzione non è dato per scontato e nulla può assicurare che continui • Negava concezioni deterministiche, il «fattore umano» per lui era determinante, soprattutto nei movimenti rivoluzionari. • Non ipotizzava la costituzione di istituzioni di ordine "superiore", che organizzassero la rivoluzione ma aveva fiducia nella “maggiore età” delle masse popolari. Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 28. • Ipotizza tre fasi conseguenziali della rivoluzione: • L'immediata soddisfazione dei bisogni del popolo. • Un’intensa produzione alla quale ciascuno contribuisce secondo le proprie possibilità. • Nelle comunità così costituite si sviluppano liberi accordi tra i membri che ne fanno parte, senza alcuna costrizione. • «La ribellione proviene sempre dagli oppressi, dal popolo». Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 29. • Mette a confronto una società di tipo gerarchico e il suo opposto: • Nella prima tutti coloro che sono in fondo alla scala, gli sfruttati, i dominati, sono esclusi dalla decisioni politiche ed economiche e per questo svilupperanno un sentimento di alienazione, verso la società stessa. • In una società non gerarchica, sviluppata in modo armonico, formata da uomini liberi, l'alienazione dell'individuo rispetto alla società non avrebbe ragione di esistere, in quanto è l'uomo artefice di qualsiasi scelta lo riguardi. Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 30. • Sviluppa un individualismo diverso da quello distruttivo di Nietzsche o da quello egoistico di Stirner. • Essere liberi vuol dire partecipare a qualcosa di più grande del nostro ristretto spazio vitale, determinare in prima persona la società di cui si è parte. • Non riteneva che tutte le persone fossero o dovessero essere uguali tra loro, ma desiderava che riuscissero ad unire le loro differenze, arricchendo così la comunità. • Una società egalitaria e libertaria si può raggiungere seguendo l’indicazione Biblica «ciascuno secondo le proprie necessità a ciascuno secondo i propri bisogni». Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 31. • Sviluppa un’idea di progresso, opposta a quella capitalistica: • La crescita di un individuo è dovuta all'esperienza, propria e di chi l’ha preceduto. • L’individuo è quindi dotato di un certo numero di "a-priori" e di una serie illimitata di "a-posteriori", suscettibili di variazioni imprevedibili e non predeterminate. Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 32. • Partendo dalla teoria evoluzionistica darwiniana, quale fondamento "scientifico" dell'analisi della convivenza umana, ne modificò il concetto di "lotta per l'esistenza" e vi aggiunse un secondo fattore: il mutuo appoggio. • L'uomo, in quanto prodotto di una natura in cui il mutuo appoggio è un elemento determinante al fine della conservazione e dell'evoluzione, è dotato di forti istinti solidali, che possono venire meno per cause esterne, tra le quali il principio di autorità. • L'antagonismo e la lotta sono inevitabili: la lotta contro le tendenze autoritarie è possibile vincerla, ma non vi è alcuna garanzia che ciò avvenga. Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 33. • Egli sentiva l'esigenza di un'etica scientificamente fondata per la valutazione dell'agire umano, ottenuta per via empirica e basata sulla natura stessa dell'uomo. • Riteneva che la motivazione per l’agire etico non vada ricercata né in un sentimento innato né in un qualche vantaggio personale o generale razionalmente compreso. • L'etica è un percorso che si è sviluppato nella storia dell'umanità secondo tre stadi di sviluppo: • la socievolezza e il mutuo appoggio, • la giustizia nel senso dell'uguaglianza dei diritti, • la generosità, la benevolenza, la rinuncia a se stesso (l'etica nel senso più stretto). Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
  • 34. •La rivoluzione russa •La guerra civile spagnola Esempi di anarchia nella storia
  • 35. •Agli inizi del '900, in un Ucraina agricola e da secoli provincia dell’impero russo, l'allentamento delle pressioni da parte dell'autorità zarista lasciò spazio ad una cultura anarchica che si diffuse velocemente tra i contadini. •Il tentativo di improntare un’organizzazione anarchica su scala nazionale fallì, ma nella regione intorno alla città di Guliai-Pole, che contava circa 7 milioni di abitanti, sotto la guida di Nestor Makhno i contadini riuscirono ad auto- organizzarsi. La rivoluzione russa
  • 36. • Attraverso una serie di congressi contadini su scala locale, provinciale e regionale, si formò un'organizzazione basata sul villaggio. • Le terre espropriate ai latifondisti vennero distribuite conferendo ad ogni membro tanta terra quanta era in grado di coltivare senza ricorrere al lavoro altrui. • Furono collettivizzati le attrezzature agricole e il bestiame. • La giustizia fu affidata a tutto il popolo o a persone che godevano della sua fiducia, ripudiando molti degli elementi della “giustizia borghese”. • L’istruzione venne affidata ad alcuni individui e organizzazioni nate spontaneamente. La rivoluzione russa
  • 37. • Con il trattato di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918, la Russia cedeva agli Austro-ungarici il territorio ucraino. • Gli Austro-ungarici tentarono di sopprimere l'organizzazione libertaria dei “Makhnovisti”, che riuscirono ad organizzarsi militarmente in un esercito di volontari e a difendere efficientemente la regione. • Con la firma del trattato di pace dell'11 novembre del 1918, il territorio ucraino tornò sotto il governo di Mosca. • Nella guerra civile in cui versava la Russia, i Makhnovisti si dovettero difendere prima dall'armata bianca e, in seguito alla sua disfatta, dall’armata rossa, che distrusse le comunità anarchiche su ordine del partito bolscevico contrario al loro anti-autoritarismo e indipendentismo. La rivoluzione russa
  • 38. • Nel 1930 le dimissioni del dittatore Miguel Primo De Rivera resero possibile l'inizio della seconda repubblica spagnola. • Nel 1931 si formò un governo provvisorio in cui erano presenti tutte le forze politiche a esclusioni dei nazionalisti baschi, la destra monarchica, gli anarchici e i comunisti. • Furono indette le elezioni e in un breve periodo si alternarono alla guida del paese la sinistra e la destra. • In questo clima di instabilità il paese fu teatro di violenza sia da parte della destra che della sinistra. • La milizia falangista, di ispirazione fascista, con l’appoggio anche di molte guarnigioni tentò, sotto la guida del generale Francisco Franco, un colpo di stato. La guerra civile spagnola
  • 39. • Il governo tentò di contrastare l'esercito franchista con le truppe rimaste leali, aprì ai comunisti e agli anarchici. Entrambi i gruppi organizzarono eserciti di volontari. • In Aragona e Catalogna, in aggiunta ai successi militari degli anarchici si assistette anche a un completo stravolgimento dei rapporti sociali, economici e politici. • Lavoratori e contadini, senza attendere nessun tipo di comando, iniziarono a mettere in pratica un’organizzazione anarchica. • Nei centri urbani vi fu una rapida collettivizzazione di quasi tutti i settori: il 70% delle imprese industriali e commerciali divenne proprietà dei lavoratori. La guerra civile spagnola
  • 40. • La gestione delle fabbriche era in mano a un comitato eletto, al di sopra del quale vi erano comitati locali, di zona e regionali. • In caso di contenzioso decidevano assemblee plenaria di lavoratori. • Fu istituito un servizio sanitario che assicurò la copertura sanitaria a quasi tutta la popolazione della Catalogna, circa due milioni e mezzo di persone. • Venne organizzato anche un discreto sistema scolastico e nacque la società dello spettacolo collettivizzata che produsse, tra il ‘36 ed il ’37, fiction, documentari e film. La guerra civile spagnola
  • 41. • Nel settore agricolo la collettivizzazione fu ancora più radicale che nei centri urbani. • Le collettività agrarie, a seguito dell'esproprio delle terre dei latifondisti, eleggevano propri comitati d'amministrazione, attraverso assemblee plenarie. • I contadini consegnarono alla collettività tutto ciò che possedevano per evitare il frazionamento delle terre e favorire la modernizzazione delle colture. • Si sviluppò in poco tempo l'uso dei fertilizzanti e l'avicoltura, furono migliorati i sistemi di irrigazione e le vie di comunicazione. La guerra civile spagnola
  • 42. • Grazie al miglioramento dei sistemi agricoli e alla loro parziale meccanizzazione, i contadini riuscirono a soddisfare il fabbisogno locale e a fornire viveri ai volontari al fronte. • L'adesione alle collettività non fu mai imposta: chi preferiva la formula dell'azienda familiare poteva continuare a lavorare la propria terra, senza beneficiare dei servizi collettivi. • Le chiese furono adibite a usi civili. • L'educazione e la cultura erano considerate le basi dell'emancipazione, sorsero scuole, biblioteche e club culturali anche nei più remoti villaggi. La guerra civile spagnola
  • 43. • In alcuni villaggi fu abolito il denaro e sostituito da tagliandi con i quali non si potevano acquistare mezzi di produzione, collettivizzati, ma solo beni di consumo, in quantità limitata. Il denaro fu utilizzato per acquistare all'estero i prodotti che non potevano essere ottenuti con gli scambi. • Con il proliferare delle collettività anarchiche il governo e i comunisti iniziarono a diffidare e ad opporsi alla rivoluzione sociale anarchica: • Il governo era spaventato dagli sconvolgimenti economici che essa avrebbe portato • I comunisti erano spaventati da una rivoluzione nella quale non erano sicuri di poter assumere una posizione egemone. La guerra civile spagnola
  • 44. • Nel maggio del 1937 scoppiò una vera e propria guerra civile nella guerra civile. • I comunisti cercarono di conquistare militarmente Barcellona: • perché sostenevano che per sconfiggere Franco era necessario un blocco sociale esteso e quindi il non totale allineamento degli anarchici era un pericolo per il conseguimento della vittoria. • Perché l'Unione Sovietica di Stalin voleva rimanere l'unico punto di riferimento politico ed ideologico per le forze di estrema sinistra di tutto il mondo. • Le comunità anarchiche furono quasi tutte sopraffatte e le rimanenti collettività furono spazzate via dall'esercito franchista che il 1° aprile 1939 proclamò la fine della guerra. La guerra civile spagnola
  • 45. • Nella seconda metà del '900 i fermenti anarchici sono andati a spegnersi, divenendo quasi esclusivamente gruppi terroristici, che di anarchico avevano ben poco, o trovando i loro prosecutori nel movimento no-global. Ma se il termine anarchia è andato sempre più dimenticato, appannaggio di tempi lontani, l'anarchia in sé ha trovato nuovi mezzi di esprimersi, tramite gli intellettuali e ancor più attraverso la musica. La musica: anarchismo d'oggi
  • 46. • Nacque a Genova da una famiglia dell'alta borghesia industriale. Trascorse l’infanzia nella campagna astigiana. • Quel periodo fu sicuramente importante e formativo per lui: gli trasmise l'amore per gli animali e per un ambiente che rimarrà, insieme ai personaggi che lo popolano, fonte di ispirazione di tutta la sua produzione. • Finita la guerra tornò a Genova. «Fu una dura sofferenza per lui, abituato com'era a correre libero per i prati.» (la madre, Luigia Amerio). Ma già dall’adolescenza amerà Genova. Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 47. • Agli ambienti borghesi preferiva la «Genova dei bordelli, dei pittori, dei tiratardi»(Fernanda Pivano). • A scuola il suo comportamento "fuori dagli schemi" gli impedì una pacifica convivenza con i professori. • Ascoltando il cantautore francese Georges Brassens, ricavò stimoli per la lettura di autori anarchici che non abbandonerà più: Bakunin , Kropotkin e Max Stirner. Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 48. • Scrisse la sua prima canzone a diciott’anni, in seguito si iscrisse all’università senza concludere gli studi. • Affermerà, ricordando quel periodo della sua vita: «Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l'ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l'illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane». Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 49. • Il 27 agosto 1979, Fabrizio e la moglie, Dori Ghezzi, furono rapiti dall'anonima sequestri sarda e tenuti prigionieri per quattro mesi. • Intervistato all'indomani della liberazione ebbe parole di pietà per i suoi carcerieri. « I rapitori erano gentilissimi, quasi materni... Ricordo che uno di loro una sera aveva bevuto un po’ di grappa di troppo e si lasciò andare fino a dire che non godeva certo della nostra situazione» e ancora «Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai» • Al processo confermò il perdono per i suoi carcerieri. Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 50. • «L’anarchia, prima ancora che un’appartenenza è un modo di essere». • «Gli anarchici sono dei santi senza Dio, dei miserabili che aiutano chi è più miserabile di loro» • Per De André un anarchico è una persona che «pensa di essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto che l’ha in se stesso), le sue stesse capacità». • «Ci vuole troppo tempo a trovare gente con cui vivere le mie idee e così, me la vivo da solo. Anarchico non è un catechismo o un decalogo, tanto meno un dogma, ma è uno stato d’animo, una categoria dello spirito». Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 51. • «Aspetterò domani, dopodomani, e magari cent'anni ancora finché la signora Libertà e la signorina Anarchia verranno considerate dalla maggioranza dei miei simili come la migliore forma possibile di convivenza civile, non dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del 700, le istituzioni repubblicane erano considerate utopie». • Le sue canzoni trattano di argomenti attuali o di tematiche sociali e utilizzano parole ricercate ma al tempo stesso semplici e comprensibili. • Non essendo stato un filosofo è difficile stabilire un anarchismo «de andreiano», ma dai suoi testi emergono le sue idee e la sua visione della vita. Fabrizio Cristiano De ndré (1940 –1999)
  • 52. • La prima cosa che si evince da un'analisi delle sue canzoni è un grandissimo senso d'umanità, d'amore e rispetto per chiunque. • Spesso i protagonisti sono dannati e prostitute, ma anche santi ed eroi: per tutti c'è pietà, ma soprattutto compassione. • Di chiunque parli riesce a farlo senza mai giudicare: i suoi personaggi cerca soltanto di ritrarli e di capirli Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 53. «Se tu penserai se giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese ma se capirai se li cercherai fino in fondo se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo». (La città vecchia) Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 54. • In «Bocca di rosa» e «Via del campo» le protagoniste sono due prostitute, che divengono le eroine delle rispettive canzoni. «Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior» (Via del campo). • L’album «Anime salve» è dedicato proprio agli emarginati: • «Le anime salve sono i solitari , i diversi, quelli che stanno ai margini, perché ce li ha cacciati il sistema o perché lo hanno scelto loro. Sono salvi perché soli, perché liberi, perché lontani da questa civiltà da basso impero dove i bambini vengono stuprati e gli adulti si arrabbiano solo quando gli rubi l'argenteria a casa». Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 55. • Critica la maggioranza che impone la propria volontà, su quelle persone e quelle minoranze che non vi si riconoscono. • Nella conclusione di «smisurata preghiera» prega dio per invocare la salvezza degli emarginati: «Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti». Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 56. • Come emerge da «Anime Salve», non è affatto ateo, ma il suo atteggiamento nei confronti dell'uso politico della religione e delle gerarchie ecclesiastiche è fortemente critico. • «Probabilmente ne “La buona Novella” i personaggi del Vangelo perdono un po' di sacralizzazione; ma io credo e spero soprattutto a vantaggio di una loro migliore e maggiore umanizzazione». • La canzone «Testamento di Tito» si configura come una lucida condanna dell'applicazione cieca di una religione priva di misericordia. Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 57. • La mancanza di misericordia della chiesa è sottolineata anche ne «La ballata del Michè». «Domani alle tre nella fossa comune cadrà senza il prete o la messa perché di un suicida non hanno pietà». • Ne «La ballata del Michè» e in «Delitto di Paese» denuncia anche l'inappellabilità della legge e la sua incapacità di comprensione dei sentimenti umani. Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 58. • Sin dagli esordi De André nei suoi testi ha mostrato il ripudio più totale per la guerra, ne sono un esempio: • «La ballata dell'eroe» • «La guerra di Piero» «Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente». Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)
  • 59. • Nel suo amore per la libertà Faber è affascinato dalla vita nomade degli zingari. Questo tema lo troviamo in particolare in due canzoni: «Khorakhané» e «Sally». «Mia madre mi disse non devi giocare con gli zingari nel bosco mia madre mi disse non devi giocare con gli zingari nel bosco Ma il bosco era scuro l'erba già verde lì venne Sally con un tamburello ma il bosco era scuro l'erba già alta dite a mia madre che non tornerò». (Sally) Fabrizio Cristiano De André (1940 –1999)