1. Anarchia Giulio Freda
V H IIS Via Grottaferrata 76
Anno Scolastico 2010 - 2011
2. • Il termine «an-archia» deriva dal greco «αναρχία» e
significa « senza-comando », « senza-potere », « senza-
autorità ».
• «Poiché si è creduto che il governo fosse necessario e che
senza governo non si potesse avere che disordine e
confusione era logico che anarchia, che significa assenza
di governo, suonasse assenza di ordine.» (Errico
Malatesta)
• «L'anarchia è ordine senza governo» (Joseph Pierre
Proudhon).
Etimologia ed
evoluzione del termine
3. • Nasce dall’idea di anarchia
• Difficile darne una definizione univoca
• Una filosofia etico-politica, sviluppatasi nel XIX secolo,
contraria a qualsiasi astratta norma morale o dogma.
• I concetti chiave:
• Libertà
• Uguaglianza
• Abolizione dello stato
• Considera la società «naturale» e lo stato «sfruttamento
dell’uomo sull’uomo»
Anarchismo
4. • Propone la creazione di una società libera, l'anarchia,
fondata sull'assenza di gerarchie, sull'associazione,
sull'auto-organizzazione dal basso e sull'autogestione
delle risorse e dell'economia.
• Si configura come una filosofia pratica: non un pensiero
che rimane tale, ma strettamente legato all'azione; le idee
da sole non significano nulla: vanno messe in pratica
nella vita di tutti i giorni.
• «L'anarchismo non deriva da riflessioni astratte di
qualche filosofo ma (…) dalla ribellione degli oppressi
contro i loro oppressori, dai bisogni e dalla necessità di
questi uomini e dalle loro aspirazioni di libertà e
uguaglianza». (Errico Malatesta)
Anarchismo
6. • I problemi sociali come il crimine e l'ignoranza e l'apatia
delle masse sono un prodotto della società autoritaria.
• Gli anarchici non vogliono conquistare il potere, vogliono
eliminarlo.
• Rifiuta che dei valori umani siano mitizzati e considerati
come superiori a uomini e donne concreti.
• Portatore di un’ideale individualistico, quasi sempre
conciliabile con la solidarietà e lo sviluppo sociale degli
individui.
• «La crescita di un essere umano è un processo collettivo,
un processo nella quale partecipano sia la comunità sia
l’individuo.» (Murray Bookchin)
Anarchismo
7. • La violenza non è esclusa in linea di principio.
• Molto anarchici ne faranno uso attraverso il terrorismo o
trovandosi a prendere parte a una guerra.
• Va sottolineato che il pacifismo e l'antimilitarismo sono
sempre più spesso riconosciuti come centrali dagli
anarchici.
Anarchismo
8. Sin dall’antichità, alcuni pensatori e filosofi svilupparono
pensieri contenenti elementi di carattere libertario.
•Preistoria:
• Esistenza di società essenzialmente priva di autorità ed
egalitarie nel paleolitico e nel neolitico.
•Antichità:
• Cinici
• Stoici.
Evoluzione storica delle
tendenze libertarie
9. • Medioevo:
• Movimenti eretici
• Comuni.
• Rinascimento:
• Taboriti
• Movimento Anabattista
• Mennoniti
• Il movimento di Matthys.
Evoluzione storica delle
tendenze libertarie
10. • L’età Moderna:
• Il curato Meslier (1664 – 1729)
• «Trattenete con le vostre mani tutte queste ricchezze e tutti i
beni che producete (…) teneteveli per voi e per i vostri simili».
• La Rivoluzione francese.
• Gli «Enrages».
• William Godwin (1756 – 1836)
• «ciascuno è abbastanza saggio da governarsi da solo».
• «nessun criterio soddisfacente può porre un uomo, o un
gruppo di uomini, al comando di tutti gli altri».
Evoluzione storica delle
tendenze libertarie
11. • Max Stirner (1806 – 1856)
• Pierre-Joseph Proudhon (1809 –1865)
• Michail Bakunin (1814 –1876)
• Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842 –1921)
I filosofi dell'anarchia
12. • Filosofo tedesco vicino alla sinistra hegeliana.
• La sua opera maggiore è «L'unico e la sua proprietà».
• Spinge le tendenze della sinistra hegeliana all'estremo: la
libertà dello spirito soggettivo viene cercata nella
sfrenatezza del singolo, nell'individualità propria d'ogni
uomo, nell'egoismo.
• Il suo individualismo non ha trovato alcuna connotazione
sociale rimanendo solo una concezione teorica lontana da
quella pratica teorizzata dagli anarchici.
Max Stirner (1806 – 1856)
13. • Ritiene che ogni persona, in quanto io, sia il centro di un
universo che non ha nulla all'infuori di sé: «l'unica legge
sarà il suo individuale arbitrio».
• Si schiera contro ogni autorità e critica tutte le correnti di
pensiero e le ideologie che propongono un "dover essere"
che limita la ricerca del benessere per fini che non
appartengono al soggetto.
• Considera la società stessa un limite alla realizzazione
dell'individuo in quanto la libertà di un uomo non può
coincidere con quella di un altro.
Max Stirner (1806 – 1856)
14. • L'unica forma possibile che ha l'io per poter tornare a
esprimere la propria unicità è la rivolta individuale che
egli distingue dalla rivoluzione.
• Vuole che ogni uomo riconduca il proprio "io" da dove è
nato, ovvero a se stesso, e non ad alienarlo in "fantasmi"
come Dio o l'umanità.
• L'Unico:
• Non è un fantasma della metafisica.
• Non si deve adeguare a un modello in quanto non c’è
un’essenza umana con la quale deve fare i conti.
• Si auto-fonda.
• Più che essere il modello di uomo anarchico, si configura
come un precursore del superuomo di Nietzsche, a cui è
permesso tutto.
Max Stirner (1806 – 1856)
15. • Ritenuto da molti il «Padre dell’anarchismo».
• Nell'opera «Che cos’è la proprietà? » scrive
«E allora cosa sei?»
«Un anarchico...»
«Ah, [...] capisco. Sei ironico.»
«Assolutamente no. Ti sto dando la mia seria e ponderata
professione di fede. Sebbene un fervente sostenitore
dell'ordine, io sono - nel più forte significato del termine - un
anarchico.»
• Figlio di un fabbricante di barili, riuscì a frequentare le
scuole ottenendo anche una borsa di studio per i suoi
meriti
Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
16. • Si oppose alle rivolte del febbraio 1848 in nome del suo
impiego contro la violenza.
• Nello stesso anno fu eletto deputato all‘Assemblea
Nazionale.
• Quando il popolo di Parigi si sollevò contro il governo
non appoggiò l’insurrezione, fu tuttavia il solo,
all'Assemblea, a sostenere la causa degli insorti.
• Per le sue idee finì ripetutamente in carcere.
Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
17. • «La giustizia è la stella centrale che governa la società»,
intesa come facoltà dell'individuo di riconoscere la pari
dignità di ogni altro individuo.
• Critica l’accentramento statale auspicando l’abolizione
dello Stato e di ogni autorità al di sopra dell'individuo che
pretende di realizzare la giustizia a discapito
dell'uguaglianza.
• Al contrario di Stirner, sostiene che eguaglianza e libertà
sono realizzabili in un contesto di solidarietà sociale
senza violenze e lotte di classe.
Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
18. • «La proprietà privata è un furto!».
• «La proprietà è libertà».
• «La potenza dello stato è potenza di concentrazione», la
proprietà «è una potenza di decentramento, perché è
anch’essa assoluta, antidispotica, antiunitaria».
• Elabora un modello di organizzazione della fabbrica e
dell’impresa che può essere definita come autogestione.
• Quanto all’agricoltura opta per la proprietà individuale di
chi coltiva la terra e per la formazione di comuni rurali
basati sulla cooperazione.
• Il progetto della Banca del popolo è in linea con le sue idee.
Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
19. • Si contrappone alla dialettica hegeliana: tesi e antitesi
non si risolvono dialetticamente nella sintesi ma
raggiungono la conciliazione universale attraverso
l'universale opposizione.
• Convinto che nella società operi una legge naturale
d'equilibrio, ritiene l'autorità nemica e non amica
dell'ordine.
• Verso la fine della sua vita modificò in parte le sue
convinzioni pensando sempre più a un federalismo
politico, sociale ed economico basato su libere
associazioni di singoli.
Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
20. • Alcune sue concezioni legate alla società dell'epoca, ma
non allineate con l'anarchismo, furono criticate dagli
stessi anarchici:
• Sessismo
• Antisemitismo
Pierre-Joseph Proudhon
(1809 –1865)
21. • Nato in Russia, da nobili proprietari terrieri, passò la sua
vita prevalentemente in Europa
• A Mosca ebbe i primi contatti con la filosofia hegeliana,
a Berlino, acquisì una conoscenza completa della
dialettica hegeliana, che elaborò in modo rivoluzionario.
• Per tutta la sua vita ha cercato di formare
un'organizzazione internazionale segreta che avrebbe
facilitato «la nascita della rivoluzione, diffondendo tra le
masse idee che siano in corrispondenza coi loro istinti»:
• Aderì all’Internazionale dei Lavoratori dalla quale venne
espulso su volere della maggioranza comunista.
• Fondò l’Internazionale Antiautoritaria.
Michail Bakunin (1814 –1876)
22. • Apparentemente asistematico, riuscì a completare
solamente l'opera "Stato e Anarchia" lasciando
incomplete le altre, il suo pensiero ha una forte coesione
intorno al tema della libertà dell'uomo.
• «Lo Stato significa violenza, dominazione mediante la
violenza»
• «Finché avremo un padrone in cielo, non potremo essere
liberi in terra. (…) la libertà degli uomini sarà completa
solo quando avrà distrutto la nefasta finzione di un
padrone celeste».
• «La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o una
negazione della mia libertà, ne è al contrario la
condizione necessaria e la conferma.»
Michail Bakunin (1814 –1876)
23. • In un positivismo di stampo hegeliano, ritiene che la
scomparsa dell'organizzazione statale sia una necessità
storica.
• Si concentra sull'antitesi come momento distruttivo e
trascura il lato costruttivo del sistema, rappresentato dalla
sintesi: paradossalmente il momento positivo diviene
quello della negazione, azione distruttrice preludio
necessario alla creazione.
• Nel momento distruttivo vede la rivoluzione, non guidata
da un’avanguardia ma auto-organizzata dal basso e perciò
ineluttabilmente violenta.
• Pone molta fiducia nei contadini che considera
naturalmente portati all'antiautoritarismo.
Michail Bakunin (1814 –1876)
24. • Non affrontò il problema del dopo rivoluzione per due
motivi:
• Era concentrato sul momento distruttivo che secondo lui era
in atto.
• Riteneva che se avesse dato indicazioni sul funzionamento
delle società anarchiche ne avrebbe negato la necessità di
autodeterminazione.
• Nonostante ciò formulò una sua idea di società anarchica,
ispirandosi al federalismo proudhoniano.
Michail Bakunin (1814 –1876)
25. • Nato in Russia, critico verso le enormi ingiustizie della
società zarista, è considerato il padre dell'anarco-
comunismo, fu anche uno scienziato e un filosofo.
• Studiò geografia, geologia e zoologia, che ebbero
un'influenza fondamentale nello sviluppo del suo pensiero.
• Militò in Europa nel movimento anarchico, fu arrestato più
volte.
• Allo scoppio della rivoluzione tornò in Russia, prese
posizione contro la piega autoritaria che il movimento stava
assumendo.
• Visse i suoi ultimi anni in un isolamento forzato.
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
26. • Fa costante riferimento alla scienza naturale come base per le
sue argomentazioni.
• Cerca di dare un fondamento scientifico alla teoria anarchica,
approccio criticato spesso da altri anarchici.
• Rifiutava ogni idealismo, ogni analisi che non partisse
dall'osservazione diretta della realtà per giungere alla
formulazione teorica.
• I cambiamenti nel cosmo, nella natura vivente e nella società
umana sono un susseguirsi di evoluzione e rivoluzione.
• La rivoluzione è conseguenza di un percorso evolutivo, un
periodo di evoluzione accelerata.
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
27. • «Tutta la storia della nostra cultura è attraversata da due
tradizioni, da due correnti opposte: (…) la tradizione
autoritaria e quella libertaria.»
• Lo schema evoluzione-rivoluzione non è dato per
scontato e nulla può assicurare che continui
• Negava concezioni deterministiche, il «fattore umano»
per lui era determinante, soprattutto nei movimenti
rivoluzionari.
• Non ipotizzava la costituzione di istituzioni di ordine
"superiore", che organizzassero la rivoluzione ma aveva
fiducia nella “maggiore età” delle masse popolari.
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
28. • Ipotizza tre fasi conseguenziali della rivoluzione:
• L'immediata soddisfazione dei bisogni del popolo.
• Un’intensa produzione alla quale ciascuno contribuisce
secondo le proprie possibilità.
• Nelle comunità così costituite si sviluppano liberi accordi tra i
membri che ne fanno parte, senza alcuna costrizione.
• «La ribellione proviene sempre dagli oppressi, dal popolo».
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
29. • Mette a confronto una società di tipo gerarchico e il suo
opposto:
• Nella prima tutti coloro che sono in fondo alla scala, gli
sfruttati, i dominati, sono esclusi dalla decisioni politiche ed
economiche e per questo svilupperanno un sentimento di
alienazione, verso la società stessa.
• In una società non gerarchica, sviluppata in modo
armonico, formata da uomini liberi, l'alienazione
dell'individuo rispetto alla società non avrebbe ragione di
esistere, in quanto è l'uomo artefice di qualsiasi scelta lo
riguardi.
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
30. • Sviluppa un individualismo diverso da quello distruttivo di
Nietzsche o da quello egoistico di Stirner.
• Essere liberi vuol dire partecipare a qualcosa di più grande
del nostro ristretto spazio vitale, determinare in prima
persona la società di cui si è parte.
• Non riteneva che tutte le persone fossero o dovessero essere
uguali tra loro, ma desiderava che riuscissero ad unire le loro
differenze, arricchendo così la comunità.
• Una società egalitaria e libertaria si può raggiungere
seguendo l’indicazione Biblica «ciascuno secondo le proprie
necessità a ciascuno secondo i propri bisogni».
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
31. • Sviluppa un’idea di progresso, opposta a quella
capitalistica:
• La crescita di un individuo è dovuta all'esperienza, propria e
di chi l’ha preceduto.
• L’individuo è quindi dotato di un certo numero di "a-priori"
e di una serie illimitata di "a-posteriori", suscettibili di
variazioni imprevedibili e non predeterminate.
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
32. • Partendo dalla teoria evoluzionistica darwiniana, quale
fondamento "scientifico" dell'analisi della convivenza
umana, ne modificò il concetto di "lotta per l'esistenza" e vi
aggiunse un secondo fattore: il mutuo appoggio.
• L'uomo, in quanto prodotto di una natura in cui il mutuo
appoggio è un elemento determinante al fine della
conservazione e dell'evoluzione, è dotato di forti istinti
solidali, che possono venire meno per cause esterne, tra le
quali il principio di autorità.
• L'antagonismo e la lotta sono inevitabili: la lotta contro le
tendenze autoritarie è possibile vincerla, ma non vi è alcuna
garanzia che ciò avvenga.
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
33. • Egli sentiva l'esigenza di un'etica scientificamente
fondata per la valutazione dell'agire umano, ottenuta per
via empirica e basata sulla natura stessa dell'uomo.
• Riteneva che la motivazione per l’agire etico non vada
ricercata né in un sentimento innato né in un qualche
vantaggio personale o generale razionalmente compreso.
• L'etica è un percorso che si è sviluppato nella storia
dell'umanità secondo tre stadi di sviluppo:
• la socievolezza e il mutuo appoggio,
• la giustizia nel senso dell'uguaglianza dei diritti,
• la generosità, la benevolenza, la rinuncia a se stesso (l'etica
nel senso più stretto).
Pëtr Alekseevič Kropotkin
(1842 –1921)
35. •Agli inizi del '900, in un Ucraina agricola e da secoli
provincia dell’impero russo, l'allentamento delle pressioni
da parte dell'autorità zarista lasciò spazio ad una cultura
anarchica che si diffuse velocemente tra i contadini.
•Il tentativo di improntare un’organizzazione anarchica su
scala nazionale fallì, ma nella regione intorno alla città di
Guliai-Pole, che contava circa 7 milioni di abitanti, sotto la
guida di Nestor Makhno i contadini riuscirono ad auto-
organizzarsi.
La rivoluzione russa
36. • Attraverso una serie di congressi contadini su scala
locale, provinciale e regionale, si formò
un'organizzazione basata sul villaggio.
• Le terre espropriate ai latifondisti vennero distribuite
conferendo ad ogni membro tanta terra quanta era in
grado di coltivare senza ricorrere al lavoro altrui.
• Furono collettivizzati le attrezzature agricole e il
bestiame.
• La giustizia fu affidata a tutto il popolo o a persone che
godevano della sua fiducia, ripudiando molti degli
elementi della “giustizia borghese”.
• L’istruzione venne affidata ad alcuni individui e
organizzazioni nate spontaneamente.
La rivoluzione russa
37. • Con il trattato di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918, la
Russia cedeva agli Austro-ungarici il territorio ucraino.
• Gli Austro-ungarici tentarono di sopprimere
l'organizzazione libertaria dei “Makhnovisti”, che
riuscirono ad organizzarsi militarmente in un esercito di
volontari e a difendere efficientemente la regione.
• Con la firma del trattato di pace dell'11 novembre del
1918, il territorio ucraino tornò sotto il governo di Mosca.
• Nella guerra civile in cui versava la Russia, i
Makhnovisti si dovettero difendere prima dall'armata
bianca e, in seguito alla sua disfatta, dall’armata rossa,
che distrusse le comunità anarchiche su ordine del partito
bolscevico contrario al loro anti-autoritarismo e
indipendentismo.
La rivoluzione russa
38. • Nel 1930 le dimissioni del dittatore Miguel Primo De
Rivera resero possibile l'inizio della seconda repubblica
spagnola.
• Nel 1931 si formò un governo provvisorio in cui erano
presenti tutte le forze politiche a esclusioni dei nazionalisti
baschi, la destra monarchica, gli anarchici e i comunisti.
• Furono indette le elezioni e in un breve periodo si
alternarono alla guida del paese la sinistra e la destra.
• In questo clima di instabilità il paese fu teatro di violenza
sia da parte della destra che della sinistra.
• La milizia falangista, di ispirazione fascista, con
l’appoggio anche di molte guarnigioni tentò, sotto la guida
del generale Francisco Franco, un colpo di stato.
La guerra civile spagnola
39. • Il governo tentò di contrastare l'esercito franchista con le
truppe rimaste leali, aprì ai comunisti e agli anarchici.
Entrambi i gruppi organizzarono eserciti di volontari.
• In Aragona e Catalogna, in aggiunta ai successi militari
degli anarchici si assistette anche a un completo
stravolgimento dei rapporti sociali, economici e politici.
• Lavoratori e contadini, senza attendere nessun tipo di
comando, iniziarono a mettere in pratica
un’organizzazione anarchica.
• Nei centri urbani vi fu una rapida collettivizzazione di
quasi tutti i settori: il 70% delle imprese industriali e
commerciali divenne proprietà dei lavoratori.
La guerra civile spagnola
40. • La gestione delle fabbriche era in mano a un comitato
eletto, al di sopra del quale vi erano comitati locali, di
zona e regionali.
• In caso di contenzioso decidevano assemblee plenaria di
lavoratori.
• Fu istituito un servizio sanitario che assicurò la copertura
sanitaria a quasi tutta la popolazione della Catalogna,
circa due milioni e mezzo di persone.
• Venne organizzato anche un discreto sistema scolastico e
nacque la società dello spettacolo collettivizzata che
produsse, tra il ‘36 ed il ’37, fiction, documentari e film.
La guerra civile spagnola
41. • Nel settore agricolo la collettivizzazione fu ancora più
radicale che nei centri urbani.
• Le collettività agrarie, a seguito dell'esproprio delle terre
dei latifondisti, eleggevano propri comitati
d'amministrazione, attraverso assemblee plenarie.
• I contadini consegnarono alla collettività tutto ciò che
possedevano per evitare il frazionamento delle terre e
favorire la modernizzazione delle colture.
• Si sviluppò in poco tempo l'uso dei fertilizzanti e
l'avicoltura, furono migliorati i sistemi di irrigazione e le
vie di comunicazione.
La guerra civile spagnola
42. • Grazie al miglioramento dei sistemi agricoli e alla loro
parziale meccanizzazione, i contadini riuscirono a
soddisfare il fabbisogno locale e a fornire viveri ai
volontari al fronte.
• L'adesione alle collettività non fu mai imposta: chi
preferiva la formula dell'azienda familiare poteva
continuare a lavorare la propria terra, senza beneficiare
dei servizi collettivi.
• Le chiese furono adibite a usi civili.
• L'educazione e la cultura erano considerate le basi
dell'emancipazione, sorsero scuole, biblioteche e club
culturali anche nei più remoti villaggi.
La guerra civile spagnola
43. • In alcuni villaggi fu abolito il denaro e sostituito da
tagliandi con i quali non si potevano acquistare mezzi di
produzione, collettivizzati, ma solo beni di consumo, in
quantità limitata. Il denaro fu utilizzato per acquistare
all'estero i prodotti che non potevano essere ottenuti con
gli scambi.
• Con il proliferare delle collettività anarchiche il governo
e i comunisti iniziarono a diffidare e ad opporsi alla
rivoluzione sociale anarchica:
• Il governo era spaventato dagli sconvolgimenti economici
che essa avrebbe portato
• I comunisti erano spaventati da una rivoluzione nella quale
non erano sicuri di poter assumere una posizione egemone.
La guerra civile spagnola
44. • Nel maggio del 1937 scoppiò una vera e propria guerra civile
nella guerra civile.
• I comunisti cercarono di conquistare militarmente Barcellona:
• perché sostenevano che per sconfiggere Franco era necessario un
blocco sociale esteso e quindi il non totale allineamento degli
anarchici era un pericolo per il conseguimento della vittoria.
• Perché l'Unione Sovietica di Stalin voleva rimanere l'unico punto
di riferimento politico ed ideologico per le forze di estrema
sinistra di tutto il mondo.
• Le comunità anarchiche furono quasi tutte sopraffatte e le
rimanenti collettività furono spazzate via dall'esercito
franchista che il 1° aprile 1939 proclamò la fine della guerra.
La guerra civile spagnola
45. • Nella seconda metà del '900 i fermenti anarchici sono
andati a spegnersi, divenendo quasi esclusivamente
gruppi terroristici, che di anarchico avevano ben poco, o
trovando i loro prosecutori nel movimento no-global. Ma
se il termine anarchia è andato sempre più dimenticato,
appannaggio di tempi lontani, l'anarchia in sé ha trovato
nuovi mezzi di esprimersi, tramite gli intellettuali e ancor
più attraverso la musica.
La musica:
anarchismo d'oggi
46. • Nacque a Genova da una famiglia dell'alta borghesia
industriale. Trascorse l’infanzia nella campagna
astigiana.
• Quel periodo fu sicuramente importante e formativo per
lui: gli trasmise l'amore per gli animali e per un ambiente
che rimarrà, insieme ai personaggi che lo popolano, fonte
di ispirazione di tutta la sua produzione.
• Finita la guerra tornò a Genova. «Fu una dura sofferenza
per lui, abituato com'era a correre libero per i prati.» (la
madre, Luigia Amerio). Ma già dall’adolescenza amerà
Genova.
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
47. • Agli ambienti borghesi preferiva la «Genova dei bordelli,
dei pittori, dei tiratardi»(Fernanda Pivano).
• A scuola il suo comportamento "fuori dagli schemi" gli
impedì una pacifica convivenza con i professori.
• Ascoltando il cantautore francese Georges Brassens,
ricavò stimoli per la lettura di autori anarchici che non
abbandonerà più: Bakunin , Kropotkin e Max Stirner.
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
48. • Scrisse la sua prima canzone a diciott’anni, in seguito si
iscrisse all’università senza concludere gli studi.
• Affermerà, ricordando quel periodo della sua vita: «Ebbi
ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva
camminare su due binari: l'ansia per una giustizia sociale
che ancora non esiste, e l'illusione di poter partecipare, in
qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda
si è sbriciolata ben presto, la prima rimane».
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
49. • Il 27 agosto 1979, Fabrizio e la moglie, Dori Ghezzi,
furono rapiti dall'anonima sequestri sarda e tenuti
prigionieri per quattro mesi.
• Intervistato all'indomani della liberazione ebbe parole di
pietà per i suoi carcerieri. « I rapitori erano gentilissimi,
quasi materni... Ricordo che uno di loro una sera aveva
bevuto un po’ di grappa di troppo e si lasciò andare fino a
dire che non godeva certo della nostra situazione» e
ancora «Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non
potranno farlo mai»
• Al processo confermò il perdono per i suoi carcerieri.
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
50. • «L’anarchia, prima ancora che un’appartenenza è un
modo di essere».
• «Gli anarchici sono dei santi senza Dio, dei miserabili
che aiutano chi è più miserabile di loro»
• Per De André un anarchico è una persona che «pensa di
essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per
conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto
che l’ha in se stesso), le sue stesse capacità».
• «Ci vuole troppo tempo a trovare gente con cui vivere le
mie idee e così, me la vivo da solo. Anarchico non è un
catechismo o un decalogo, tanto meno un dogma, ma è
uno stato d’animo, una categoria dello spirito».
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
51. • «Aspetterò domani, dopodomani, e magari cent'anni ancora
finché la signora Libertà e la signorina Anarchia verranno
considerate dalla maggioranza dei miei simili come la
migliore forma possibile di convivenza civile, non
dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del 700,
le istituzioni repubblicane erano considerate utopie».
• Le sue canzoni trattano di argomenti attuali o di tematiche
sociali e utilizzano parole ricercate ma al tempo stesso
semplici e comprensibili.
• Non essendo stato un filosofo è difficile stabilire un
anarchismo «de andreiano», ma dai suoi testi emergono le
sue idee e la sua visione della vita.
Fabrizio Cristiano De ndré
(1940 –1999)
52. • La prima cosa che si evince da un'analisi delle sue canzoni
è un grandissimo senso d'umanità, d'amore e rispetto per
chiunque.
• Spesso i protagonisti sono dannati e prostitute, ma anche
santi ed eroi: per tutti c'è pietà, ma soprattutto
compassione.
• Di chiunque parli riesce a farlo senza mai giudicare: i suoi
personaggi cerca soltanto di ritrarli e di capirli
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
53. «Se tu penserai se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni
più le spese
ma se capirai se li cercherai
fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo». (La città vecchia)
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
54. • In «Bocca di rosa» e «Via del campo» le protagoniste sono
due prostitute, che divengono le eroine delle rispettive
canzoni.
«Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior»
(Via del campo).
• L’album «Anime salve» è dedicato proprio agli emarginati:
• «Le anime salve sono i solitari , i diversi, quelli che stanno ai
margini, perché ce li ha cacciati il sistema o perché lo hanno
scelto loro. Sono salvi perché soli, perché liberi, perché lontani
da questa civiltà da basso impero dove i bambini vengono
stuprati e gli adulti si arrabbiano solo quando gli rubi
l'argenteria a casa».
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
55. • Critica la maggioranza che impone la propria volontà, su
quelle persone e quelle minoranze che non vi si
riconoscono.
• Nella conclusione di «smisurata preghiera» prega dio per
invocare la salvezza degli emarginati:
«Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti».
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
56. • Come emerge da «Anime Salve», non è affatto ateo, ma il
suo atteggiamento nei confronti dell'uso politico della
religione e delle gerarchie ecclesiastiche è fortemente
critico.
• «Probabilmente ne “La buona Novella” i personaggi del
Vangelo perdono un po' di sacralizzazione; ma io credo e
spero soprattutto a vantaggio di una loro migliore e
maggiore umanizzazione».
• La canzone «Testamento di Tito» si configura come una
lucida condanna dell'applicazione cieca di una religione
priva di misericordia.
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
57. • La mancanza di misericordia della chiesa è sottolineata
anche ne «La ballata del Michè».
«Domani alle tre
nella fossa comune cadrà
senza il prete o la messa
perché di un suicida non hanno pietà».
• Ne «La ballata del Michè» e in «Delitto di Paese»
denuncia anche l'inappellabilità della legge e la sua
incapacità di comprensione dei sentimenti umani.
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
58. • Sin dagli esordi De André nei suoi testi ha mostrato il
ripudio più totale per la guerra, ne sono un esempio:
• «La ballata dell'eroe»
• «La guerra di Piero»
«Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente».
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)
59. • Nel suo amore per la libertà Faber è affascinato dalla vita
nomade degli zingari. Questo tema lo troviamo in
particolare in due canzoni: «Khorakhané» e «Sally».
«Mia madre mi disse non devi giocare
con gli zingari nel bosco
mia madre mi disse non devi giocare
con gli zingari nel bosco
Ma il bosco era scuro l'erba già verde
lì venne Sally con un tamburello
ma il bosco era scuro l'erba già alta
dite a mia madre che non tornerò». (Sally)
Fabrizio Cristiano De André
(1940 –1999)