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INDICE
Presentazione 25
Prefazione 27
Storia 33
La farmacia iatrèica e ieratica tra magismo e paganesimo 35
Il tempo di Dio con l’uomo 43
Galenica e signatura, monachesimo e caduta dell’impero romano 48
Alchimia e civiltà arabo-islamica 52
L’epoca di San Benedetto e della Scuola Salernitana 54
Lo sviluppo dei monasteri e l’etos dell’ospitalità 59
Dal risveglio della cultura e dei costumi all’avvento dell’università e delle signorie 61
Regimina, ospedalità, Costitutiones federiciane e Corporazioni 64
Alchimia e Chiesa, peste bubbonica 69
Umanesimo, Nobile Collegio, rinascita della magia, Ricettario Fiorentino 74
Rinascimento, Nuovo Mondo, San Giovanni Leonardi 83
Sviluppo scientifico, peste nera, iatrochimica e dottrina dei sistemi 90
Illuminismo, sviluppo scientifico della chimica, epoca rivoluzionaria 97
Apogeo napoleonico, positivismo, breccia di Porta Pia, rivoluzione industriale 103
Dalla Grande Guerra al secondo Conflitto Mondiale 111
Dal dopoguerra a Paolo VI 113
Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI 115
Etica 125
Giuramento di Ippocrate 127
Giuramento di Maimonide 128
Codice deontologico del Farmacista 129
Giuramento per la Professione del Farmacista 148
Il sistema Farmacia 149
Carta del Farmaco 150
Codice deontologico di Farmindustria 152
Dichiarazione di Erice sui principi etici della ricerca farmacogenetica 164
Dichiarazione di Roma sulla Lotta ai farmaci contraffatti 168
Dichiarazione di Berlino sulla farmacovigilanza 170
Dichiarazioni di principio delle Organizzazioni internazionali dei farmacisti 193
Statuto dell’Arte degli Speziali della Repubblica di Siena (1355) 195
Saladino d’Ascoli: dello Speziale, da “Compendium Aromatariorum”I Particula (XV sec.) 198
Iacono M. S.: “Il vero modo di eleggere, preparare et componere i medicamenti semplici” 199
Iacono M. S.:“De l’officio de lo speciaro” (1559) 201
Ricettario Fiorentino: Il buono Speziale 202
Ricettario Fiorentino: La Bottega dello Speziale 202
Statuto Nobile Collegio - Capitolo Primo (1787) 202
Statuto Nobile Collegio - Disposizioni di vigilanza (1787) 203
Statuto Nobile Collegio - Disposizioni su disciplina e armonia (1787) 204
Religione 205
Preghiera del Farmacista 207
Preghiera della Sanità Militare 208
8
Preghiera a San Giovanni Leonardi Patrono dei Farmacisti 209
Invocazione a San Giovanni Leonardi 210
Paolo VI, Udienza Generale del 10 settembre 1975 211
Discorso di Giovanni Paolo II ai congressisti FOFI del 1981 212
Lettera Apostolica di S.S. Giovanni Paolo II Salvifici Doloris 215
Discorso di Giovanni Paolo II alla FOFI (1986) 239
Pastorale della Salute nella Chiesa italiana 241
P. B. Honings: “Carta degli Operatori Sanitari. Sintesi di etica ippocratica e morale cristiana” 247
S.S. Giovanni Paolo II: “Istituzione della Giornata Mondiale del Malato” 253
Pontificia Academia Pro Vita, V Assemblea Generale “Dichiarazione finale” 256
Pontificia Academia Pro Vita “La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita” 259
Omelia di SS. Giovanni Paolo II in visita alla Parrocchia di San G. Leonardi a Torre Maura 262
Messaggio di SS. Giovanni Paolo II al Rettore Generale dell’Ordine di San G. Leonardi 264
Promessa del Farmacista Cattolico 266
Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum: Italiae 267
Società 269
Il futuro del presente: implicazioni del farmaco sul genere umano 271
Verso la società globale dell’informazione 283
La tutela del diritto alla vita nella società contemporanea 290
Aspetti filosofici, morali ed esistenziali dei nuovi sistemi di telecomunicazioni 293
Tecnica 301
Politiche di farmacovigilanza 303
Concetti di privacy 309
Storiografia delle principali istituzioni farmaceutiche 312
Farmaci e internet 326
Politiche di contrasto della contraffazione dei farmaci 331
Riflessioni sulle recenti criticità dell’Istituto della Farmacia 334
Valenze della gestione della Sicurezza in Farmacia 348
Cultura 351
Il caduceo 353
L’etica ippocratica e la morale cristiana 357
Il Santo Patrono e i Protettori dei farmacisti 361
L’arte e la farmacia 371
Letture satiriche 375
Riflessioni su alcune implicazioni contemporanee della storiografia farmaceutica 379
Ruolo delle tecnologie informatiche nello sviluppo di studio e diffusione della Storia della
Farmacia
382
Ipotesi progettuale di multimedialità per la Storia della Farmacia 390
9
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13
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17
19
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23
“Vi sono stati alcuni che da un discorso o da una lettura
hanno raccolto una sentenza, una parola, una spiga
che ha dato loro da mangiare per tutto il resto della vita.
Quando tu senti una buona spiga, pigliala e serbala e dì:
questa è mia!”
Girolamo Savonarola
(adattam. di Gianfranco Ravasi in Breviario laico)
25
Presentazione
L’opera di Raimondo Villano “La cruna dell’ago: meridiani farmaceutici tra etica laica e morale
cattolica” viene a riempire un vuoto nella trattazione italiana in un campo senpre più seguito e, senza
dubbio, di grandi prospettive.
Raimondo Villano, già foriero di contributi originali, fornisce ora in questo suo volume agli studiosi
di scienze farmaceutiche e farmacologia una serie di preziose informazioni e riflessioni.
È, perciò, altamete meritoria l’opera di Raimondo Villano di sviscerare per un folto stuolo di lettori e
studiosi della materia i diversi problemi del farmaco e, nello stesso tempo, evidenziare le difficoltà
della promozione scientifica per un pubblico già maturo e temprato dalla situazione particolarmente
grave, specie per quanto riguarda gli aspetti terapeutici.
Questo tema è inquadrato nella giusta fisionomia ed è pieno di prospettive.
I capitoli del libro di Villano sono pieni di filosofia e la notevole cultura ed umanità dell’Autore
emergono quà e là con citazioni classiche mentre la Sua profonda conoscenza dell’argomento gli
permette di passare con la stessa proprietà di linguaggio dalla etiopatogenesi alla sociologia.
È mio auspicio che questo libro non solo rechi ausilio all’analisi ed allo studio della farmacogenesi
ma favorisca anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, troppo spesso ignara e indifesa di
fronte ai problemi della salute: a questo fine si presterà di certo la lettura dell’ottimo libro di
Raimondo Villano.
20 settembre 2008
MD, PhD Giulio Tarro
Chairman of Committe on Biotechnologies and VirusSphere
World Academy of Biomedical Tecnologies WABT (UNESCO, Paris)
(già allievo di Albert B. Sabin e membro della Commissione Nazionale di Bioetica)
27
Prefazione
Andare oltre l’universalità autoreferenziale per consuetudini, superficialità e quiescenze profittevoli
può significare nella Professione concorrere a farne decadere l’immagine virtuale discrimine di quella
reale e ricucire il Suo status più consono di diaframma pubblico(1)
.
Più che farmi dominare da sensazioni di impotenza di fronte a tale lapalissiana constatazione, mi sono
sforzato di elaborare questo lavoro affinchè vada ad inserirsi nel solco della sensibilizzazione dei
Colleghi ispirandomi e tentando di ispirarli all’etica della responsabilità di Max Weber espressa dal
concetto che “il possibile non verrebbe mai raggiunto se non ci fosse chi, di continuo, tenta
l’impossibile(2)
”.
L’obiettivo è, dunque, impegnarsi affinchè la Professione progredisca anche con lo strumento della
cultura lata nel suo significato più proprio ed antico del cultus, da colere, ovvero coltivare,
coltivarsi: la persona colta, in effetti, si coltiva perché ha cura e rispetto di sé. Acquisiti questa cura e
rispetto di sé, la persona colta diventa più propensa, più predisposta e più programmata ad aver cura e
rispetto degli altri: allora sì che la cultura è uno strumento irrinunciabile per creare quella cittadinanza
attiva professionale radicata, feconda ed incisiva nel quotidiano che è l’obiettivo ultimo auspicabile.
Si sprigionano, così, quelle formidabili energie capaci di strappare l’uomo dall’anonimato, di
mantenerlo cosciente della sua dignità personale, di arricchirlo di profonda umanità e di inserirlo con
la sua unicità e irripetibilità nel tessuto della società e della professione(3)
.
Scevro da ubris di classica memoria ma, forse, non del tutto inattuale, e con tutto il “surdosaggio”di
modestia che ritengo meriti l’approccio a talune problematiche, una lettura dei meridiani mi sembra
possa aiutare una formazione tesa a far distinguere taluni elementi prospettici professionali, sociali,
culturali e tecnici di superficie da quelli che segnano, sul piano della rigorosità, della concretezza,
della finezza argomentativa e della coerenza, un avanzamento significativo della riflessione
dell’azione professionale e della creazione di consapevolezza potenzialmente almeno prodromica per
opere ed “azioni” ulteriori auspicabili aventi quale alto fine l’agire per l’uomo(4)
.
Innanzitutto, l’educazione aderente alla vita, ovvero la formazione non intesa solo come momento di
apprendimento bensì anche come momento di lavoro che, in contrapposizione alla considerazione che
la mente di chi apprende sia contenitore privo di qualità intrinseche e da riempire con la maggiore
quantità di conoscenze, si ispiri all’idea che l’educazione della memoria sia l’educazione di una
funzione, da formare lavorando su contenuti validi, su materiale dotato di profondo senso. Ed è
chiaro, citando un autorevole filosofo contemporaneo, Karl Popper, che con tali momenti di senso il
pensiero entra nel processo della memoria la quale, dunque, diventa memoria giudiziosa. Con tale
nesso logico sostanziale ritengo che ci si accinga ad approfondire ulteriori importanti tematiche della
_______________
(1) Raimondo Villano, Presentazione dei corsi di formazione su Sicurezza e Qualità aziendali, Corsi di formazione etico-
professionale per manager a cura di Piero Renzulli e Raimondo Villano sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica e del Worker Memorial Year dell’ONU, Pompei, ottobre 2000.
(2) Visita del Rappresentante del Presidente del Rotary International al Club Pompei: discorso del Presidente Rotary Club
Pompei Raimondo Villano, Pompei, 5 maggio 2001.
(3) Visita del Rappresentante del Presidente del Rotary International al Club Pompei: discorso del Presidente dell’Ordine dei
Giornalisti della Campania Ermanno Corsi, Pompei, 5 maggio 2001.
(4) Antonio Carosella - Raimondo Villano “L’uomo come fine: attività del Distretto 2100-Italia del Rotary International a.r.
1998 - 99”, Edizione multimediale su CD-ROM (patrocinato dal R. I. Distretto 2100 R. I., Ed. Eidos, 421 Mb - 554 file -
pag. 3162; Sorrento, luglio 2000).
28
professione, o ad essa confluenti o propedeutiche, avvalendosi dopo il cammino storico di vari altri
percorsi(5)
.
È auspicabile, in primis, che un percorso con l’aiuto della Chiesa conduca l’uomo di fede, ma non
solo, a prendere consapevolezza o maggiore consapevolezza delle possibili vie di affrancamento dalla
grande crisi di valori spirituali che ci attanaglia, nella vita come nella professione, e che si rafforzi e si
estenda ai più se non a tutti il bisogno di ritemprare la propria adesione al Signore per portare avanti
con coraggio l’azione cristiana o di sostanziale illuminato apostolato laico(6)
.
Sforzarsi, dunque, come umile tralcio della Grande Vite, secondo Christifideles laici(7)
, di aprire
ulteriormente il proprio cuore affinchè con buona volontà la propria e l’altrui esistenza sia meglio
ordinata ai più alti valori.
Inoltre, un’ulteriore azione che si auspica si possa stimolare è di porsi in condizioni tali che le teorie
morali, di fronte ad un’abbondanza di sistemi culturali in evoluzione, non risultino deboli tentativi di
assolutizzare il contingente e la loro validità non rischi di essere limitata ad una determinata tappa
storica di una data società. Si potrebbero creare ulteriori e mirate condizioni tali da far pervenire,
attraverso confronti e processi costruttivi, anche a singole risoluzioni o eventuali azioni in modo che
la storia risulti effettivamente non antagonista dell’etica, relativizzando la prima ciò che assolutizza
l’altra, ma piuttosto il campo nel quale la richiesta etica prende senso(8)
.
Dal coacervo degli elementi di approfondimento i Colleghi di talento e di spessore, che amo ritenere
siano ben più di quelli che mi onoro di conoscere, possono trarre ulteriore linfa per la forza delle loro
idee e delle conseguenti azioni le cui direttrici possono andare verso nuovi e magari anche più ampi
orizzonti, beninteso, in virtù e non ad onta di un’apprezzabile ed essenziale multiformità espressiva,
ma in una fecondità di opportunità che facciano soprattutto sentire sempre più profondamente che
quel poco o molto che si può fare per gli altri genera arricchimento dentro ed accresce
meravigliosamente la dimensione della propria umanità(9)
.
Optando per diversa scelta, invece, mi sembra valga la pena tener a mente le affermazioni di
Mahatma Ghandi: “non è il critico che conta, non l’uomo che indica perché il forte cade, o dove il
realizzatore poteva far meglio. Il merito appartiene all’uomo che è nell’arena, il cui viso è segnato
dalla polvere e dal sudore, che lotta coraggiosamente, che sbaglia e che può cadere ancora, perché
non c’è conquista senza errore o debolezza; che veramente lotta per realizzare, che conosce il grande
entusiasmo e la grande fede, che si adopera per una nobile causa, che tutt’al più conosce alla fine il
trionfo delle alte mete e che, nel peggiore dei casi, se fallisce, cade almeno gloriosamente, cosicché il
suo posto non sarà mai vicino alle anime pavide e paurose che non conoscono né la vittoria né la
sconfitta”.
_______________
(5) Abs rimaneggiato da: Raimondo Villano, Le azioni del Rotary Club per la Gioventù, Pompei, 20 settembre 2000.
(6) Raimondo Villano - Boris Ulianich, abs dai discorsi su Considerazioni sul senso del Natale, Rotary Club, Cerimonia
degli Auguri, Pompei, 20 dicembre 2000.
(7) S.S. Giovanni Paolo II, Christifideles laici,
(8) Raimondo Villano, Riflessioni sulla tutela della vita, (relatore in qualità di primo firmatario alla presentazione della
mozione internazionale al Co.L. Rotary International di istituzione di una giornata mondiale di celebrazione della tutela
della vita); Convegno distrettuale “Celebrazione della Famiglia”, Rotary International, Pompei, Casa del Pellegrino, 10
febbraio 2001.
99”, Edizione multimediale su CD-ROM (patrocinato dal R. I. Distretto 2100 R. I., Ed. Eidos, 421 Mb - 554 file - pag. 3162;
Sorrento, luglio 2000).
(9) Convegno del Comitato di Coordinamento dei Club dell’Area Sud del Golfo di Napoli sul Forum “L’istituzione del
nuovo Tribunale Civile e Penale a Torre Annunziata”, Abs. dall’intervento del Segretario del Comitato Raimondo Villano,
Castellammare di Stabia, Hotel Stabia, ottobre 1993).
29
La cruna dell’ago, dunque, è lì a ricordarci quanto sia stretto e difficoltoso il varco attraverso cui far
passare i meridiani, quali ideali fili per concorrere a ricucire un siffatto ordito, avvalendosi di un
propedeutico bonum otium di oraziana memoria e di un imprescindibile metabolismo culturale tra
fede e ragione che, parafrasando Goethe, ricolmi l’io interiore dei Colleghi di sempre più elevati
sentimenti, si nutra di desideri che meritino di essere esternati ed alimenti nei loro petti ogni più
degna aspirazione(10)
.
Tuttavia, avendo il dono della fede, mi conforta la convinzione che “la ragione è esigenza di infinito e
culmina nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti(11)
”.
Raimondo Villano
_______________
(10) Raimondo Villano, Presentazione, pag. 2 libretto di copertina del Cd di musica classica “Due pianoforti a passeggio
tra i secoli” di Emma Petrillo & Rosa Santoro, Sound Quick, Napoli, 2000.
(11) Tema del Meeting di Rimini 2006 di Comunione e Liberazione per l’amicizia dei popoli.
31
“Sii fedele a te stesso.
Non affannarti ad essere e divenire qualche cosa,
ma lavora con zelo e perseveranza
a ciò che sempre più tu sia e divenga qualcuno”
List, mottetto
205
Religione
“Vi prego di essere tutti uniti in quello che ci ripromettiamo di fare,
avendo davanti gli occhi della mente nostra solo l’onore, il servizio e la gloria
di Cristo Gesù Crocifisso”
San Giovanni Leonardi (16 settembre 1603)
241
LA PASTORALE DELLA SALUTE NELLA CHIESA ITALIANA
(Consulta Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana
per la Pastorale nella Sanità, 1989)
Presentazione
La Consulta Nazionale per la Pastorale della Sanità fin dai suoi primi incontri ha ritenuto opportuno
stendere una Nota con delle linee operative per un cammino. I contributi sono venuti dai suoi membri,
anche tramite le Consulte regionali. Dico grazie a quanti hanno collaborato in spirito di servizio. Due
motivazioni sono state alla base degli orientamenti: ricordare all’intera chiesa italiana la sua missione
verso chi è nel dolore e dare umile testimonianza del valore della vita anche quando è provata la
sofferenza.
Nella lettera sul dolore il papa afferma che “Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a fare del
bene con la sofferenza e a fare del bene a chi soffre” (SD, 30). E nel motu proprio Dolentium
hominum, con il quale istituisce la Commissione Pontificia per la Pastorale degli Operatori Sanitari -
ora, in virtù della costituzione apostolica Pastor bonus, Pontificio Consiglio - ricorda che la chiesa,
sull’esempio di Cristo, “nel corso dei secoli, ha fortemente avvertito il servizio ai malati come parte
integrnte della sua missione” (n.1).
Chiamata e mandata a servire l’uomo, la chiesa lo incontra in modo particolare nella via del dolore, e
questa è “una delle vie più importanti” (SD, 3). Ma non solo per far del bene, anche per riceverne! La
sofferenza nasconde e svela una vocazione e una missione di amore, per quanto difficile e misteriosa:
“completa la passione di Cristo” e partecipa della sua redenzione fino a condurre alla gioia (Col 1,24).
In questa luce la pastorale della chiesa deve rinnovarsi e prendere nuovo slancio, perché va fatta con e
per i malati e i sofferenti”. Riscoprendo con verità che il malato non va considerato “semplicemente
come termine dell’amore e del servizio della chiesa, bensì come sogetto attivo e responsabile
dell’opera di evangelizzazione e di salvezza” (CL, 54).
Questa missione che la chiesa ha sempre cercato di vivere pare ancora più urgente e significativa in
questo nostro tempo nel quale la mentalità secolarizzata non valorizza la vita e ne ha come paura,
avendone perduto il senso. Molto sembra dovuto al timore della malattia e della morte. Lo stesso
progresso medico, scientifico e tecnico, staccato da una morale e da una sapienza, rischia di porsi
contro l’uomo e il suo valore. Così anche le riforme sanitarie, che pur contengono aspetti positivi,
hanno bisogno di una “umanizzazione” che mette al centro l’uomo, la sua integrità. Più la chiesa
annuncia e testimonia il Vangelo della sfferenza e della speranza e più favorisce la promozione
umana, diventa servizio alla vita e collaborazione alla pace.
La Nota, semplice e breve, intende essere un punto di riferimento per la pastorale della chiesa: può
diventare anche invito e richiamo a chiunque serve l’uomo nella stagione del dolore, perché mai
venga meno il rispetto alla dignità umana. È anche proposta la collaborazione tra quanti hanno buona
volontà, perché il dolore ha sempre la forza di sprigionare amore e unire le forze per difendere e
sostenere la vita.
Abbreviazioni
AA Apostolicum Actuositatem
CD Christus Dominus
CL Christifideles Laici
242
GS Gaudium et Spes
LG Lumen Gentium
PC Perfectae Caritatis
RH Redemptor Hominis
SD Salvifici Doloris
La consegna della Nota alle comunità cristiane, ai malati, alle famiglie, a quanti per consacrazione,
per professione, per volontariato e per solidarietà si dedicano al servizio della salute è atto di
profonda fiducia e invito a rinnovata responsabilità e generosità.
È risposta all’impegno che la chiesa si è più volte assunto in questi anni di mettere al centro i poveri:
a Loreto in particolare, riscoprendosi chiesa in comunione e missione, la nostra comunità ecclesiale
ha fatto sua l’icona del buon Samaritano nel “chinarsi sulle piaghe di questa umanità e nel far dono
dell’eterna riconciliazione del Padre a tutti gli uomini, soprattutto ai più poveri, agli abbandonati, agli
oppressi” (La Chiesa in Italia dopo Loreto, 59).
Un giorno va ricordato come giorno che testimonia questa solidarietà e illumina gli altri giorni della
settimana: quello della Domenica: l’incontro con Gesù nella Parola e nell’Eucaristia non può staccarsi
dalla testimonianza di carità verso l’uomo che attende: per accompagnarlo in chiesa, se è possibile,
portargli la comunione, per visitarlo e renderlo partecipe della festa e della speranza…
È certo che dal mistero del dolore viene saggezza e amore: c’è da ravvivare questa convinzione e
renderla operativa.
Accanto alla croce di Gesù la chiesa ricorda e trova Maria che è madre di misericordia: accanto alle
tante croci umane non possono mancare cuori che sanno essere materni per chiedere che coloro che
soffrono diventino “Sorgente di forza per la Chiesa e per l’umanità” (CL, 54).
MONS. UGO DONATO BIANCHI
Presidente della consulta Nazionale
per la Pastorale della Sanità
PREMESSA
1. Numerosi sono i motivi che consigliano di offrire alla comunità cristiana, agli operatori e alle
istituzioni sanitarie cattoliche alcune considerazioni e orientamenti sulla pastorale del mondo dalla
sanità. I profondi cambiamenti avvenuti in questo settore della vita sociale, in cui si riflettono le
speranze e le contraddizioni del mondo contemporaneo, sollecitano nuove risposte da parte della
comunità ecclesiale per un servizio efficace agli uomini con i quali essa è intimamente solidale (Cf.
GS, 1).
2. è vero che la chiesa non ha l’esclusiva dei problemi della salute; essa però è chiamata a
offrire il suo specifico contributo perché le trasformazioni in atto nel mondo della sanità si risolvano
in autentico progresso, nel rispetto della dignità dell’uomo “prima e fondamentale via della Chiesa”
(RH,14). Alla comunità ecclesiale infatti, spetta il compito d’impegnarsi affinché i valori della vita e
della salute siano rispettati e orientati verso la salvezza, e il momento della malattia e della morte
possa ricevere oltre il sostegno della scienza e della solidarietà umana anche quello della grazia del
Signore.
243
3. Se i problemi del mondo sanitario sono vasti e complessi, insufficienti si dimostrano risposte
parziali e disarticolate. Come ha affermato il Santo Padre, “è necessario delineare un progetto unitario
di pastorale della salute, disponendo l’intera comunità cristiana a tale tipo di apostolato”1
.
4. Ancor dall’inizio di questa nota pastorale, desideriamo esprimere sincero apprezzamento a
quanti operano nel mondo della sanità - siano essi sacerdoti, diaconi, religiosi o laici -, invitandoli a
continuare con impegno nella loro opera, verso la quale il Signore ha mostrato una predilezione
particolare e che sta tanto a cuore alla chiesa.
FONDAMENTO E MOTIVAZIONE DELLA PASTORALE SANITARIA
Persona - salute - malattia
5. Nel mondo sanitario italiano è in corso una profonda evoluzione, dovuta a fattori culturali e al
progresso della scienza e tecnologia medica. Notevoli conquiste e forti squilibri caratterizzano questo
periodo di trasformazioni.
6. Il concetto di salute ha acquistato nuove e importanti connotazioni. Non si rapporta, infatti,
unitamente a fattori fisici e organici, ma coinvolge le psichiche e spirituali della persona,
estendendosi all’ambiente fisico, affettivo, sociale e morale in cui la persona vive e opera. Un
rapporto profondo viene avvertito tra salute, qualità della vita e benessere dell’uomo.
7. In corrispondenza a quello di salute, anche il concetto di malattia è cambiato. Non più
configurabile come semplice patologia, rilevabile attraverso analisi di laboratorio, la malattia è intesa
anche come malessere esistenziale, conseguenza di determinate scelte di vita, di spostamenti di valori
e di errate gestioni dell’ambiente materiale umano.
8. Il binomio salute-malattia si configura in maniera diversa dal passato. Grazie alle acquisizioni
delle scienze biologiche o mediche e della tecnica applicata alla medicina, la malattia non viene più
accolta come una calamità da accettarsi quasi passivamente o come una fatalità che porta alla morte.
Molte malattie una volta fatali, possono essere ora guarite; ad ogni malessere, la medicina può offrire
cura o sollievo. L’ospedale, a sua volta, tende ad essere considerato non come “il luogo della morte”,
ma bensì come un luogo di speranza e di vita.
9. Alla luce di queste mutate maniere di pensare la malattia e la salute, prende risalto il momento
preventivo degli interventi sanitari, e appare evidente che alla tutela della salute debbano contribuire
tutte le forze operanti nella società, dalla famiglia alla scuola, dalla politica alla religione.
19. La pastorale della sanità è stata variamente intesa e realizzata dalla comunità cristiana lungo i
secoli, in sintonia con l’evoluzione della cultura e della medicina e lo sviluppo della riflessione
teologica sulla prassi ecclesiale.
Essa può essere descritta come la presenza e l’azione della chiesa per recare la luce e la grazia del
Signore a coloro che soffrono e a quanti ne prendono cura.
Non viene rivolta solo ai malati, ma anche ai sani, ispirando una cultura più sensibile alla sofferenza,
all’emarginazione e ai valori della vita e della salute.
20. La pastorale della sanità persegue i seguenti obiettivi generali:
244
• illuminare con la fede i problemi del mondo della sanità, sottesi alla ricerca, alle acquisizioni
scientifiche e alle tecniche di intervento, e in cui sono implicate la natura e la dignità della
persona umana;
• svolgere opera di educazione sanitaria e morale nella prospettiva del valore inestimabile e
sacro della vita, per promuovere e costruire nella società “una cultura della vita”, dalla nascita
alla morte;
• contribuire all’umanizzazione delle strutture ospedaliere, delle istituzioni erogatrici di servizi
socio-sanitari, delle prestazioni sanitarie e dei rapporti interpersonali tra utenti e personale
socio-sanitario;
• sollevare moralmente il malato, aiutandolo ad accettare e valorizzare la situazione di
sofferenza in cui versa accompagnandolo con la forza della preghiera e la grazia dei
sacramenti;
• aiutare coloro che si trovano in una situazione di disabilità e di handicap a recuperare il senso
della vita anche in condizioni di minorazione, scoprendo il superiore valore dell’”essere”
rispetto a quello del “fare”;
• aiutare la famiglia ed i familiari a vivere senza traumi e con spirito di fede la prova della
malattia dei propri cari;
• favorire la formazione degli operatori sanitari ad un senso di professionalità basato sulla
competenza, sul servizio e sui valori fondamentali della persona del sofferente;
• sensibilizzare le istituzioni e gli organismi pastorali presenti nel territorio (parrocchie,
consigli pastorali) alle problematiche della salute e dell’assistenza agli infermi, indicano piste
operative per un responsabile coinvolgimento nei progetti socio-sanitari.
- Rilevanza dei problemi morali. Il progresso scientifico e tecnico verificatosi nel mondo
della sanità ha sollevato gravi problemi di ordine morale, che riguardano il rispetto della vita
umana in tutte le sue fasi; fecondazione in vitro, manipolazioni genetiche, nuove pratiche
abortive, sterilizzazione, sperimentazione clinica e trapianti, “accanimento terapeutico” ed
eutanasia … Anche l’insorgere di nuove malattie (alcoolismo, tossicodipendenza, AIDS …),
la cui propagazione è collegata con il comportamento e la cultura dominante, pone delicati
interrogativi morali. Per un’efficace proposta di valori nel mondo sanitario, è necessario che
la comunità cristiana si doti di strumenti idonei a formare eticamente gli operatori sanitari
(scuole di etica, centri di ricerca…) e partecipi, con competenza e responsabilità, a quelle
iniziative o strutture già presenti e operanti nel settore della sanità (insegnamento dell’etica
nelle scuole per operatori sanitari, comitati etici …).
- L’estensione della pastorale dell’ospedale al territorio. Il raggio di azione della pastorale
sanitaria non può esaurirsi nell’area delle strutture di ricovero, ma deve estendersi a tutto il
territorio nel quale si svolge la vita del cittadino, riscoprendo il rapporto naturale tra
ammalato e famiglia, famiglia e comunità civile ed ecclesiale. L’ospedale infatti si configura
ormai come un servizio integrato con altre strutture sanitarie e aperte alla partecipazione dei
cittadini e non più l’unico punto di riferimento per essere curati e guariti.
Le concrete implicazioni pastorali di questo spostamento d’accento dall’ospedale al territorio
sono numerose e investono di nuove responsabilità sia gli operatori pastorali impegnati nelle
strutture di ricovero che quelli operanti nelle comunità parrocchiali. È richiesto un modo
nuovo di impostare la pastorale sanitaria, che domanda rinnovamento tempestivo e creativo.
245
Le associazioni professionali sanitarie cattoliche
49. Il laico cristiano impegnato nel settore della sanità partecipa all’edificazione della Chiesa e
alla santificazione del mondo individualmente o in forma associata (Cf AA., 16). Infatti, “la
comunione ecclesiale già presente e operante nell’azione della singola persona, trova una
sua specifica espressione nell’operare associato dei laici, ossia nell’azione solidale da essi
svolta nel partecipare responsabilmente alla vita e missione della Chiesa” (CL, 29).
50. Vari sono i gruppi, le associazioni e i movimenti che operano nel settore della sanità.
Accanto alle associazioni di ammalati18
, che danno un notevole contributo e una pastorale
che vede l’ammalato animatore del mondo della sofferenza, vi sono associazioni per i
malati. Di queste alcune sono costituite da volontari19
, altre invece da operatori sanitari20
. A
queste ultime si riferisce il presente paragrafo.
51. L’apostolato associato dei laici nel mondo della salute, “esercitato sempre e solo nella
comunione della Chiesa” (CL, 29), riveste una particolare importanza. Esso, infatti, permette
la realizzazione di obiettivi in cui non è sufficiente l’azione individuale, ma “si richiede un
lavoro d’insieme, intelligente, programmato, costante e generoso” (CL, 29). In forza della
loro condizione di battezzati che li rende partecipi della stessa missione di Cristo, gli
operatori sanitari cattolici sono chiamati a cooperare alla promozione del Regno attraverso
l’esercizio della loro professione21
. In particolare è loro compito promuovre il rispetto dei
valori fondamentali dell’uomo – la sua dignità, i suoi diritti, la sua trascendenza – sia nella
ricerca scientifica sia nella prassi terapeutica, imprimendo al rapporto con il paziente
quell’attenzione e calore umano che riflettono l’atteggiamento di Cristo verso i malati22
.
52. Se ogni operatore sanitario deve considerare l’esercizio della professione come un “servizio”
prestato alla persona che soffre, a maggior ragione sono chiamati a fare propria questa
convinzione coloro che sono mossi nel loro operare dall’esempio di Cristo23
.
53. è compito, quindi, delle associazioni professionali cattoliche, operanti nel mondo della
sanità, aiutare i propri associati:
- a riscoprire, gustare e vivere il senso umano, sociale e cristiano della professione, che ha per
centro la persona nel difficile momento della sofferenza;
- a vivere la professione come “vocazione” e “missione”, riservata ad essi dalla benevolenza
del Padre, nel settore della sanità e nell’assistenza dei malati;
- a fare della deontologia professionale e dell’etica, ispirata ai valori autentici dell’uomo e nella
fedeltà al magistero della chiesa, un punto costante di riferimento;
- ad acquisire la più ampia e profonda capacità professionale, nella convinzione che “l’onestà e
la competenza professionale (…) difficilmente possono essere sostituite da un altro tipo di
zelo apostolico” (CEI, Evangelizzazione e Sacramenti della Penitenza e dell’Unzione degli
infermi, n.57);
- a cooperare con gli assistenti religiosi per assicurare un cammino di fede ai malati che lo
richiedono;
- a collaborare con le altre associazioni professionali sanitarie.
Le istituzioni sanitarie cattoliche
54. Le istituzioni sanitarie cattoliche costituiscono una specifica modalità con cui la comunità
ecclesiale mette in pratica il mandato di “curare gli infermi”. Esse, pertanto, sono da
246
considerarsi non solo utili ma necessarie alla missione della chiesa, dando consistenza e
continuità all’azione caritativa e di promozione umana della comunità cristiana24
.
55. Opere di Chiesa, le istituzioni sanitarie cattoliche, hanno il dovere di lasciarsi guidare dalla
loro finalità evangelizzatrice, evitando di porsi in concorrenza o in contrapposizione a quelle
pubbliche. Inserendosi, nella misura del possibile, nella programmazione sanitaria del
territoro, scelgano di rispondere con preferenza ai bisogni ancora disattesi dall’intervento
pubblico. Quando non corrispondano più alle finalità sociali per cui sono sorte, vengano
abbandonate o riconvertite.
56. Per la loro finalità e i valori cui si ispirano, le istituzioni sanitarie cattoliche sono chiamate a
distinguersi per alcune connotazioni che ne configurano l’identità e lo stile di servizio:
- assistenza integrale dell’ammalato, con attenzione a tutte le dimensioni della persona: fisica,
psicologica, sociale, spirituale e trascendente, creata a immagine di Dio, redenta da Cristo e
chiamata all’eternità;
- difesa e promozione della vita nascente, impegno per la riabilitazione dei disabili, assistenza
qualificata degli ammalati morenti;
- formazione del personale, a livello umano, cristiano e professionale;
- presenza profetica nelle aree più difficili e nuove della medicina;
- qualità ed efficienza del ministero dell’accompagnamento spirituale e religioso del malato e
dei suoi familiari;
- salvaguardia dell’umanità delle cure e delle prestazioni, umanizzando la tecnica e garantendo
un clima nel quale gli ammalati si sentono accettati e tutelati nei loro diritti;
- promozione, nelle aree in cui operano, di una cultura sanitaria ispirata ad autentici valori
umani e cristiani;
- sana trasparenza amministrativa.
57. È opportuno che nelle istituzioni sanitarie cattoliche vengano istituiti dei Comitati etici
finalizzati ad affrontare le complesse questioni morali che caratterizzano il mondo della
salute.
58. Riunite in associazioni, le istituzioni sanitarie cattoliche possono svolgere con più efficacia
il loro ruolo di esemplarità e di evangelizzazione, offrendo significativi contributi alla
filosofia che guida la sanità a livello nazionale e regionale. L’associazione delle opere
sanitarie cattoliche non deve mai, però, trasformarsi in un’assemblea a carattere prettamente
sindacale, come se gli associati fossero solo dei datori di lavoro e le loro istituzioni imprese
a scopo di lucro: ne soffrirebbero la loro identità e i motivi per cui sono nate.
CONCLUSIONE
82. Al termine di questa nota, amiamo rivolgere il pensiero alla Vergine Maria. Lei, “Madre di
misericordia”, “Salute degli infermi”, “Consolatrice degli afflitti”, in ogni tempo si sono
rivolti i cristiani con incessante e fiduciosa preghiera. In lei, quanti assistono gli ammalati
trovano un modello di premurosa attenzione e di amore materno. La sua protezione
accompagni il difficile cammino di quanti portano il peso della sofferenza e faccia crescere
nella comunità cristiana quella sensibilità per cui “se un membro soffre, tutte le altre membra
soffrono con lui” (1 Cor 12-26).
247
Carta degli Operatori Sanitari
Sintesi di etica ippocratica e morale cristiana
Ho l'onore piuttosto che l'onere di presentare La Carta degli Operatori Sanitari. Pensando al modo
migliore di farlo mi è sembrato opportuno, perché più utile, di percorrerla in volo d'uccello. In questa
maniera risulta con maggiore chiarezza la preoccupazione che pervade tutto il testo e cioè di aiutare
ogni operatore sanitario a compiere il suo servizio alla vita umana dall'inizio fino alla fine naturale.
Un servizio pienamente umano e specificamente cristiano. Questa presentazione intende così, ed è
molto importante, di cogliere subito come la Carta è, praticamente, una sintesi di etica ippocratica e
morale cristiana. Per riuscire nell'intento alquanto ambizioso, inizierò con la sottolineatura
dell'origine divina di ogni vita umana e della sua finalizzazione allo stesso Dio. Dopo di che
descriverò la figura dell'operatore sanitario quale servitore di questa vita e, quindi anche e soprattutto,
dell'Autore della medesima. Infine seguirò la traccia dell'esistenza umana: il generare, il vivere, il
morire quale riferimento di riflessioni etico-pastorali.
1. Dio: alpha e omega della vita umana
Quando non c'era alcun uomo che lavorasse il suolo e che facesse salire dalla terra l'acqua dei canali e
irrigasse tutta la superficie del suolo, "Jahve Dio plasmò l'uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle
sue narici un alito di vita; così l'uomo divenne un essere vivente" [1]. Da questo gesto creatore di Dio,
la Chiesa deduce il suo insegnamento che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio ed è
immortale, vale a dire, essa non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte; non
solo, ma la Chiesa insegna anche che questa anima si unirà di nuovo al corpo al momento della
risurrezione finale. La vita dell'essere umano, di ogni essere umano, non è prodotta dai genitori o da
un laboratorio dell'uomo.
La vita umana ha, indiscutibilmente, una origine divina [2]. In questo senso una frase del libro di
Giobbe è molto significativa: "Se Egli (il Signore) richiamasse a sé il suo spirito e a sé ritirasse il suo
soffio, ogni carne morirebbe all'istante e l'uomo tornerebbe in polvere"[3].
Non meno significativa è la frase di Ezechiele sulla risurrezione: "Farò entrare in voi il mio spirito e
rivivrete"[4]. Davvero senza il "soffio vivificatore" di Dio l'uomo cadrebbe semplicemente nel nulla.
Ma allora, se Dio anima il corpo cioè le dà la vita, è più che giusto che Lui e solo Lui si attribuisca il
diritto inalienabile e inviolabile di disporre della vita di ogni essere umano sin dal suo concepimento
fino alla sua morte naturale.
Giovanni Paolo II non esita un istante a proclamare, con una certa solennità, questo diritto divino: "La
vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta «l'azione creatrice di Dio» e rimane per
sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal
suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere
direttamente un essere umano innocente"[5].
Ecco il contenuto centrale della morale cristiana sulla sacralità e la inviolabilità della vita umana, di
ogni vita umana, della vita umana di ognuno. Ecco perché Jahvè, quando rivela i suoi dieci
comandamenti dell'Alleanza, pone, e ciò merita una particolare attenzione, il comandamento «non
uccidere» al cuore della medesima. Dio stesso si fa, non solo, Giudice di ogni violazione del
comandamento a difesa della vita, ma anche e soprattutto, Difensore del comandamento posto alle
basi dell'intera convivenza sociale [6]. A ragione, dunque, la morale cristiana proclama e difende, da
248
sempre, e continua ancora oggi a proclamare e a difendere il valore incomparabile della vita di ogni
persona umana.
Ma anche l'etica ippocratica, espressa nel suo sempre attuale "giuramento", proclama e difende da più
di duemilacinquecento anni questo stesso valore di ogni vita umana. Non a caso, individua il Signor
cardinale Fiorenzo Angelini, in questa etica permanentemente valida, ben quattro presupposti: "un
profondo rispetto della natura in generale; una concezione unitaria ed integrale della vita umana, o
meglio, dell'essere umano; un rigoroso rapporto tra etica personale ed etica professionale; una visione
massimamente partecipata dell'esercizio dell'arte medica"[7]. Insomma come per l'etica ippocratica
così per la morale cristiana, la vita di ogni essere umano è un valore che non si discute, ma si difende
e si cura: in una parola si serve. Se questo imperativo vale per tutti, esso vale anzitutto, per gli
operatori sanitari. Ecco quanto intende far capire la Carta che, ripeto, ho l'onore di presentare a
questa grande e onorevole assemblea.
2. La figura degli operatori sanitari
L'attività degli operatori sanitari è l'espressione di un servizio profondamente umano e cristiano,
appunto perché non è sola tecnica, ma anche e soprattutto dedizione e amore ad un con- simile, al
prossimo. In effetti, nella loro cura della vita altrui, gli operatori sanitari espletano un'opera
veramente umana e cristiana di profilassi, di terapia e di riabilitazione della salute umana a tutela
della vita. Perciò la primaria ed emblematica modalità di questo prendersi cura consiste nella loro
vigile e premurosa presenza accanto agli ammalati[8].
Ecco perché il servizio medico- sanitario denota una relazione interpersonale molto particolare: esso è
un incontro tra una fiducia e una coscienza. Si tratta della relazione di fiducia da parte di una persona
bisognevole di cura perché segnata dalla malattia e, quindi, dalla sofferenza, e di coscienza da parte di
una persona capace di farsi carico di questo bisogno, mediante un incontro di assistenza, di cura e di
guarigione. Per l'operatore sanitario, l'ammalato non è mai o almeno non dovrebbe esserlo, un
semplice caro clinico da esaminare "scientificamente", ma è sempre una persona particolarmente
bisognosa, appunto perché ammalata, di simpatia e, magari, di empatia, nel senso etimologico delle
parole.
"Non basta la perizia scientifica e professionale, occorre la personale partecipazione alle situazioni
concrete del singolo paziente", vale a dire, ci vuole: "disponibilità, attenzione, comprensione,
condivisione, benevolenza, pazienza, dialogo"[9]. Per una migliore e più precisa comprensione della
Carta è molto importante notare che questa dedizione totale dell'operatore sanitario a servizio di ogni
uomo ammalato trova il suo più vero "oggettivo" fondamento e il suo più esigente "soggettivo", cioè
coinvolgente fondamento nella visione integrale del malato stesso.
Scrutati fino in fondo, la malattia e la sofferenza sono, in effetti, fenomeni della vita umana che
pongono quesiti che trascendono la scienza e la tecnologia medica, appunto perché riguardano
l'essenza assiologica della condizione esistenziale dell'uomo sulla terra.
Da questo punto di vista l'operatore sanitario, se è cristiano cioè seguace del Buon Samaritano, ma
anche se non è cristiano, vale a dire, seguace dell'umanissimo "laico" Ippocrate, capirà facilmente che
la sua professione è una missione, una vocazione. La sua attività medico-sanitaria è, allora, una
risposta a un appello trascendente che prende forma nel volto sofferente e invocante del paziente
affidato alle proprie cure. La sua amorevole cura ad un malato, caratterizzata da simpatia ed empatia,
diventa un servizio simile a quello, raccontato nella parabola del Buon Samaritano e a quello,
richiesto dal giuramento del medico ippocratico.
Ecco perché, professione, vocazione e missione si incontrano nella figura di ogni operatore sanitario
ed alla luce della visione cristiana della vita e della salute, questo "è ministro di quel Dio, che nella
249
Sacra Scrittura è presentato come «amante della vita»"[10]. Servire la vita nell'uomo ammalato
diventa, addirittura, servire Dio e collaborare con Dio; anzi, nel gesto di accoglienza amorosa della
vita debole e malata, per dargli la salute, diventa dare lode e gloria a Dio[11].
Non fa quindi meraviglia che la Chiesa "ha sempre guardato alla medicina come ad un sostegno
importante della propria missione redentrice nei confronti dell'uomo. Infatti, il servizio allo spirito
dell'uomo non può attuarsi pienamente, se non ponendosi come servizio alla sua unità psicofisica. La
Chiesa sa bene che il male fisico imprigiona lo spirito, così come il male dello spirito asservisce il
corpo"[12]. La figura dell'operatore sanitario è, e pertanto dovrebbe sempre più diventare, una
immagine viva del Cristo-Buon Samaritano. "Medici, infermieri, altri cooperatori della salute,
volontari, precisa Giovanni Paolo II, sono chiamati ad essere l'immagine viva di Cristo e della sua
Chiesa nel-l'amore verso i malati e i sofferenti: testimoni del «vangelo della vita»[13].
3. La fedeltà etico-morale di fronte alla sacralità e inviolabilità della vita
Una professione, missione e vocazione come quella dell'operatore sanitario esige, naturalmente, una
solida preparazione e una continua formazione etico-religiosa in materia morale in genere e in materia
di bioetica in particolare. In presenza di casi clinici sempre più complessi, resi tali dalle possibilità
biotecnologiche, tutti gli operatori sanitari, ma anzitutto e soprattutto i medici, non possono e non
devono essere lasciati soli e gravati di responsabilità insostenibili. Tanto più se pensiamo che molte di
queste possibilità si trovano ancora in fase sperimentale ed hanno una grande rilevanza socio-sanitaria
nell'ambito della salute e della sanità [14]. È certamente in causa la vera umanizzazione della scienza
e della tecnologia medica, vale a dire, anche nel campo della medicina va costruita "quella civiltà
dell'amore e della vita senza la quale l'esistenza delle persone e della società smarrisce il suo
significato più autenticamente umano" [15]. Ecco il principale intento della presente Carta: garantire
la fedeltà etica dell'operatore sanitario perché costruisca, nelle sue scelte e nei suoi comportamenti a
servizio della vita, quella civiltà dell'amore e della vita, auspicata dall'Autore della Evangelium vitae.
Ed è per questo che la Carta segue quale riferimento di riflessioni etico-religiose e pastorali la traccia
dell'esistenza umana: il generare, il vivere, il morire [16].
3.1. La responsabilità di fronte alla dignità della procreazione umana
La generazione di un nuovo essere umano è, allo stesso tempo, un evento profondamente umano ed
altamente religioso, in quanto coinvolge l'amore unitivo dei coniugi quale gesto di collaborazione con
Dio Creatore. Da qui risulta già evidente che gli operatori sanitari sono chiamati ad aiutare i coniugi-
genitori "a procreare con responsabilità, favorendone le condizioni, rimuovendone le difficoltà e
tutelandoli da un tecnicismo invasivo e non degno del procreare umano" [17].
In questo servizio, la morale distingue giustamente tra manipolazione terapeutica e manipolazione
alterativa del patrimonio genetico umano. "Nessuna utilità sociale o scientifica e nessuna
motivazione ideologica potranno mai motivare un intervento sul genoma umano che non sia
terapeutico, cioè in se stesso finalizzato al naturale sviluppo dell'essere umano" [18].
La ragione di questo "no assoluto" va colta nella dignità stessa della procreazione umana in quanto il
nuovo essere umano che nasce dall'unione coniugale "porta con sé una particolare immagine e
somiglianza di Dio stesso: nella biologia della generazione è inscritta la genealogia della persona"
[19]. Il concepimento e la generazione di un nuovo essere umano non sono un prodotto di leggi della
biologia, ma un evento di cooperazione coniugale alla continuazione della creazione divina.
A questo punto la Carta precisa che la collaborazione procreatrice da parte dei coniugi non è soltanto
il criterio della differenza antropologica e morale tra metodi naturali e mezzi artificiali, ma anche il
250
criterio valutativo in materia di procreazione artificiale. "La dignità della persona umana esige che
essa venga all'esistenza come dono di Dio e frutto dell'atto coniugale, proprio e specifico dell'amore
unitivo e procreativo tra gli sposi, atto che per la sua stessa natura risulta insostituibile" [20]. Ecco
perché è più giusto l'appello alla responsabilità degli operatori sanitari di favorire questa concezione
umana e cristiana della sessualità, rendendo accessibili ai coniugi, e prima ancora ai giovani, le
conoscenze necessarie per un comportamento responsabile e rispettoso della peculiare dignità della
sessualità umana, in genere, e dell'atto coniugale in particolare [21]. Gli operatori sanitari dovrebbero,
soprattutto, aiutare i coniugi a cogliere la differenza antropologica e morale tra assistenza naturale e
sostituzione artificiale in materia di procreazione. Quanto a quest'ultima essi dovrebbero chiarire la
illeceità della fertilizzazione in vitro con embryo trasfer non solo eterologa ma anche omologa.
Ovviamente questo giudizio morale concerne soltanto le modalità della fecondazione e, per nulla,
l'essere umano in questione, che va sempre accolto come dono di Dio ed educato con grande amore
[22]. Il servizio alla vita degli operatori sanitari inizia, dunque, con favorire questo massimo rispetto
per l'originalità del generare umano.
3.2. La responsabilità della salute e del vivere umano
Fin dalla fecondazione ha inizio, sotto la sapiente e amorosa protezione di Dio, quel meraviglioso
processo di una nuova vita umana. Agli operatori sanitari e, in particolare, a ginecologi e ostetriche
"spetta di vegliare con sollecitudine sul mirabile e misterioso processo della generazione che si
compie nel seno materno, allo scopo di seguirne il regolare svolgimento e di favorirne il felice esito
con la venuta alla luce della nuova creatura" [23].
Essi devono ricordarsi, anzitutto, la singolare dignità di ogni vita umana: la dignità di persona, creata
a immagine e somiglianza di Dio. Gli operatori sanitari devono, soprattutto, tener presente che ogni
persona è una unità di corpo ed anima, per cui attraverso il corpo viene raggiunta la persona stessa
nella sua realtà concreta. "Ogni intervento sul corpo umano non raggiunge soltanto i tessuti, gli organi
e le loro funzioni, ma coinvolge anche a livelli diversi la stessa persona" [24]. Da ciò segue che il
corpo, essendo una realtà tipicamente personale perché rivela la persona nella sua relazione con Dio,
con gli altri e con il mondo, è fondamento e fonte di esigibilità morale. Non si può disporre del corpo
come di un oggetto di appartenenza, come una cosa o uno strumento di cui si è padroni e arbitri. Ecco
perché non tutto ciò che è tecnicamente possibile può ritenersi moralmente ammissibile [25].
La finalità intrinseca della professione degli operatori sanitari è l'affermazione del diritto dell'uomo
alla sua vita e alla sua dignità. Il loro corrispettivo dovere è, pertanto, quello della tutela profilattica e
terapeutica della salute e del miglioramento della vita delle persone. "La malattia e la sofferenza
infatti non sono esperienze che riguardano soltanto il sostrato fisico dell'uomo, ma l'uomo nella sua
interezza e nella sua unità somatico-spirituale" [26].
Diagnosi, terapia e riabilitazione hanno, perciò, di mira non solo il bene e la salute del corpo, ma il
benessere integrale della persona.
A questo punto si pone la questione della impossibilità di guarire il malato. Allora, l'operatore
sanitario è sempre tenuto a praticare tutte le cure proporzionate, ma può lecitamente interrompere le
cure sproporzionate [27]. Qui è molto importante la questione della umanizzazione del dolore
mediante la analgesia e la anestesia. Anche se, per il cristiano il dolore ha un alto significato
penitenziale e salvifico, la stessa carità cristiana esige dagli operatori sanitari l'alleviamento della
sofferenza fisica [28].
È qui che, in maniera più urgente, entra in questione il diritto fondamentale del malato alla cura
pastorale e al sacramento dell'Unzione degli infermi. Ogni operatore sanitario è tenuto a creare le
condizioni affinché, a chi la chiede, sia espressamente sia implicitamente, venga assicurata
251
l'assistenza religiosa. "L'esperienza, infatti, insegna che l'uomo, bisognoso di assistenza sia preventiva
sia terapeutica, svela esigenze che vanno oltre la patologia organica in atto. Dal medico egli non si
attende soltanto una cura adeguata cura che, del resto, prima e dopo finirà fatalmente per rivelarsi
insufficiente - ma il sostegno umano di un fratello, che sappia renderlo partecipe di una visione della
vita, nella quale trovi senso anche il mistero della sofferenza e della morte. E dove potrebbe essere
attinta, se non alla fede, tale pacificante risposta agli interrogativi supremi dell'esistenza?" [29].
3.3. Assistenza fino al compimento naturale
Quando le condizioni di salute si deteriorano in modo irreversibile e letale, ossia quando l'uomo entra
nello stadio terminale del suo esistere terreno, gli operatori sanitari sono chiamati a dare una speciale
assistenza al morente. "Mai come in prossimità della morte e nella morte stessa occorre celebrare ed
esaltare la vita... L'atteggiamento davanti al malato terminale è spesso il banco di prova del senso di
giustizia e di carità, della nobiltà d'animo, della responsabilità e della capacità professionale degli
operatori sanitari, a cominciare dai medici" [30]. E il momento di sottrarre il morire al fenomeno della
medicalizzazione, preoccupata prevalentemente del-l'aspetto biofisico della malattia. In questa fase, la
prima cura è una presenza amorevole piena di attenzioni e di premure, che infondono fiducia e
speranza perché al rifiuto della morte subentri la sua accettazione. Impotenti davanti al mistero della
morte, la fede cristiana è l'unica sorgente di serenità e di pace. Perciò, la testimonianza di fede e di
speranza in Cristo dello stesso operatore sanitario ha un ruolo determinante. Realizzare una presenza
di fede e di speranza è per i medici e infermieri la più alta forma di umanizzazione e di
cristianizzazione del morire. Nel malato terminale, il diritto alla vita diventa un diritto a morire in
tutta serenità e con la massima dignità umana e cristiana. Questo diritto esclude ogni forma di
accanimento terapeutico e, ancora di più, ogni ricorso a porre fine alla vita [31]. "L'eutanasia
sconvolge il rapporto medico-paziente. Da parte del paziente, perché questi si rapporta al medico
come a colui che può assicurargli la morte. Da parte del medico, perché egli non è più assoluto
garante della vita: da lui l'ammalato deve temere la morte. Il rapporto medico-paziente è una relazione
fiduciale di vita e tale deve restare. L'eutanasia è «un crimine» cui gli operatori sanitari, garanti
sempre e solo della vita, non possono cooperare in alcun modo" [32]. Lo stesso vale per l'aborto,
anche se il caso della salute della madre, dell'aggravio di un figlio in più, di una grave malformazione
fetale, di una gravidanza originata da violenza sessuale implicano beni molto importanti. Infatti, la
vita è un bene talmente primario e così fondamentale perché possa essere posta a confronto, di parità
o addirittura di inferiorità, con certi inconvenienti anche gravissimi [33]. A questo punto la sintesi
dell'etica ippocratica e morale cristiana è incontestabile: tanto l'etica ippocratica quanto la morale
cristiana delegittimano ogni forma di aborto diretto e di eutanasia diretta sia essa attiva o passiva,
perché si tratta di un'atto soppressivo della vita prenatale e di un'atto omicida che nessun fine può
legittimare [34].
Da qui risulta la diversità del diritto a morire con dignità umana e cristiana. "Questo è un diritto reale
e legittimo, che il personale sanitario è chiamato a salvaguardare. curando il morente e accettando il
naturale compimento della vita. C'è radicale differenza tra «dare la morte» e «consentire il morire»: il
primo è atto soppressivo della vita, il secondo è accettarla fino alla morte" [35].
Proprio in questa accettazione della fine della vita terrena, ogni fedele servitore della vita vigila su
questo compiersi della volontà di Dio. Egli non si ritiene, per nessuna ragione, arbitro della morte,
come e perché non si ritiene, per nessun fine, arbitro della vita di alcuno [36]. Anzi, è allora più che
mai consolante per il morente che l'operatore sanitario testimonia che la piena partecipazione alla vita
divina è il fine a cui l'uomo che vive in questo mondo è orientato e chiamato. E allora più che mai
confortante far sperimentare al malato terminale la presenza sacramentale di Cristo, "Verbo della
252
vita" mediante l'Unzione degli Infermi. "Tutto l'uomo ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente
rinfrancato dalla fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e l'ansietà della
morte" [37]. Lo stesso, e ancora di più, vale per l'incontro eucaristico come Viatico del corpo e del
sangue di Cristo; secondo le parole stesse di Cristo esso munisce del pegno della risurrezione: "Chi
mangia la mia carte e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
Conclusione
Spero di aver dimostrato quanto scrive, nella prefazione, il nostro presidente, il Signor Cardinale
Fiorenzo Angelini, che nessuno dei complessi problemi, posti dall'indissociabile rapporto esistente tra
medicina e morale, può attualmente considerarsi terreno neutro nei confronti dell'etica ippocratica e
della morale cristiana. Per questo la Carta degli Operatori Sanitari ha rigorosamente rispettato
l'esigenza di offrire una sintesi organica ed esauriente della Chiesa, a partire da Pio XII, su tutto
quanto attiene all'affermazione, in campo sanitario, del valore primario e fondamentale della vita di
ciascun essere umano dal suo concepimento fino alla sua morte naturale [38].
Concludo, di proposito, con una particolare attenzione al progresso e alla diffusione della medicina e
chirurgia dei trapianti che consentono la cura e la guarigione di molti malati fino a poco tempo
soltanto terminali. Si tratta di una sfida ad amare, in maniera del tutto nuova, il prossimo per mezzo
della donazione di organi perché questo possa continuare a vivere. Il prelievo degli organi nei
trapianti omoplastici può avvenire, naturalmente entro i limiti posti dalla stessa natura umana, da
donatore vivo o cadavere [39]. Nel primo caso il prelievo è legittimo a condizione che si tratti di
organi il cui espianto non implica una grave e irreparabile menomazione per il donatore. Nel secondo
caso è sempre da rispettare il cadavere come cadavere umano, anche se non ha più la dignità di
soggetto e il valore di fine di una persona vivente. L'atto medico del trapianto rende, dunque,
possibile l'atto di oblazione del donatore quale dono sincero di sé che esprime così la sua essenziale
chiamata umana e cristiana all'amore e alla comunione [40].
Qui è paradigmatica l'intenzione di tutta la Carta degli Operatori Sanitari sul servizio alla vita, vale a
dire, rispondere all'appello di Cristo: "Vade et fac similiter".
P. Bonifacio Honings, O.C.D.
Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e
del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari
NOTE
1 Genesis 2, 7; cfr. ibidem, 2, 5-6
2 Catechismo della Chiesa Cattolica, 366.
3 Giobbe, 34, 14-15.
4 Ezechiele, 37, 14.
5 GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae, 53; in seguito citerò, EV.
6 Cfr. Ibidem.
7 FIORENZO ANGELINI, Quel soffio sulla creta, Roma 1990, p. 377- 378.
8 Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, Carta degli Operatori Sanitari, Città del Vaticano 1995,
Quarta edizione, n. 1; in seguito citerò, Carta.
9 Carta, 2.
10 Sap. 11, 26.
11 Cfr. Carta, 4.
12 Carta, 5.
13 Citato in Carta, 5.
14 Cfr. Carta, 8.
15 EV, 27, citato in Carta, 9.
253
16 Cfr. Carta, 10.
17 Carta, 11.
18 GIOVANNI PAOLO II, All'Unione Giuristi Cattolici Italiani, 5 dic. 1987, in Insegnamenti X/3 (1987) 1295, citato in
Carta, 13.
19 Carta, 15.
20 Carta, 22.
21 Cfr. Carta, 20- 23.
22 Cfr. Carta, 24-30.
23 Carta, 36.
24 Carta, 40.
25 Cfr. Carta, 44.
26 Carta, 53.
27 Cfr. Carta, 64-65.
28 Cfr. Carta, 68- 71.
29 GIOVANNI PAOLO II, Al Congresso Mondiale Cattolici, 3 ottobre 1982, in Insegnamenti V/3, 1982, p. 675, n. 6, citato
nella Carta, nota 212.
30 Carta, 115.
31 Cfr. Carta, 119; 147-148.
32 Carta, 150.
33 Cfr. Carta, 141.
34 Cfr. Carta, 139; 147.
35 Carta, 148.
36 Cfr. Carta, 114.
37 Carta, 111.
38 Cfr. Carta, p. 5.
39 Cfr. Carta, 83.
40 Cfr. Carta, 86-91.
254
GIOVANNI PAOLO II
LETTERA AL CARDINALE FIORENZO ANGELINI,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER
GLI OPERATORI SANITARI,
PER L'ISTITUZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
Al venerato fratello Cardinale Fiorenzo Angelini
Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari
1. Accogliendo con favore la richiesta da Lei inoltrata, quale Presidente del Pontificio Consiglio della
Pastorale per gli Operatori Sanitari, ed anche come interprete dell'attesa di non poche Conferenze
Episcopali e di Organismi cattolici nazionali e internazionali, desidero comunicarLe che ho deciso di
istituire la «Giornata Mondiale del Malato», da celebrarsi l'11 febbraio di ogni anno, memoria
liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes. Considero, infatti, quanto mai opportuno estendere a
tutta la Comunità ecclesiale una iniziativa che, già in atto in alcuni Paesi e regioni, ha dato frutti
pastorali veramente preziosi.
2. La Chiesa che, sull'esempio di Cristo, ha sempre avvertito nel corso dei secoli il dovere del servizio
ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione (Dolentium Hominum, 1), è
consapevole che «nell'accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e
malata, vive oggi un momento fondamentale della sua missione» (Christifideles Laici, 38). Essa
inoltre non cessa di sottolineare l'indole salvifica dell'offerta della sofferenza, che, vissuta in
comunione con Cristo, appartiene all'essenza stessa della redenzione (cfr. Redemptoris Missio, 78).
La celebrazione annuale della «Giornata Mondiale del Malato» ha quindi lo scopo manifesto di
sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la
stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è
ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a
coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella
pastorale sanitaria; a favorire l'impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare
l'importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio
comprendere l'importanza dell'assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e
regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre.
3. Come alla data dell'11 febbraio pubblicai, nel 1984, la Lettera apostolica «Salvifici doloris» sul
significato cristiano della sofferenza umana e, l'anno successivo, ebbi ad istituire codesto Pontificio
Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, così ritengo significativo fissare la medesima
ricorrenza per la celebrazione della «Giornata Mondiale del Malato». Infatti, «insieme con Maria,
Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo di oggi»
(Salvifici Doloris, 31). E Lourdes, santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano, è luogo e
insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell'accettazione e dell'offerta della sofferenza
salvifica. La prego, pertanto, di voler portare a conoscenza dei responsabili della pastorale sanitaria,
nell'ambito delle Conferenze Episcopali, nonché degli Organismi nazionali e internazionali impegnati
255
nel vastissimo campo della sanità, l'istituzione di tale «Giornata Mondiale del Malato», affinché, in
armonia con le esigenze e le circostanze locali, la sua celebrazione sia debitamente curata con
l'apporto dell'intero Popolo di Dio: Sacerdoti, Religiosi, Religiose e fedeli laici. A tale scopo, sarà
premura di codesto Dicastero attuare opportune iniziative di promozione e di animazione, affinché la
«Giornata Mondiale del Malato» sia momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della
sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il
Santo Volto di Cristo, che soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell'umanità.
4. Mentre auspico la piena collaborazione di tutti per il miglior avvio e sviluppo di detta «Giornata»,
ne affido l'efficacia soprannaturale alla mediazione materna di Maria «Salus Infirmorum» e
all'intercessione dei Santi Giovanni di Dio e Camillo de Lellis, patroni dei luoghi di cura e degli
Operatori sanitari. Vogliano questi Santi estendere sempre più i frutti di un apostolato della carità di
cui il mondo contemporaneo ha grande bisogno.
Avvalora questi voti la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a Lei, Signor Cardinale, e a
quanti La coadiuvano nella provvida opera a servizio dei malati.
13 maggio 1992
393
“Se ho migliaia di idee
e anche una sola si rivela essere buona,
posso essere soddisfatto”
Alfred Bernard Nobel (1833-1896)
SSoolloo nneellll’’aarrccaannaa mmeennttee ddii DDiioo
nnoonn ppuuòò nnoonn eesssseerrccii iill lliibbrroo cchhee rraaccccoonnttaa
ddaallll’’iinniizziioo aallllaa ffiinnee llaa ssttoorriiaa ddeell mmoonnddoo
ccoommee eessssaa rreeaallmmeennttee èè aaccccaadduuttaa..
ÈÈ iill lliibbrroo ddeellllaa ssttoorriiaa ddeell mmoonnddoo sseeccoonnddoo vveerriittàà..
QQuueessttoo rroommaannzzoo ddeellllaa vviittaa uummaannaa,,
cchhee èè llaa ssttoorriiaa uunniivveerrssaallee ddeell ggeenneerree uummaannoo,,
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ccoonn uunn’’iinnffiinniittàà ddii aallttrrii rroommaannzzii..
EEssttrraappoollaazziioonnii
ddaall ppeennssiieerroo ddii LLeeiibbnniizz
ISBN 978-88-904235-29
CDD 177 VIL cru 2008
LCC BJ 1725

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  • 1.
  • 2. 7 INDICE Presentazione 25 Prefazione 27 Storia 33 La farmacia iatrèica e ieratica tra magismo e paganesimo 35 Il tempo di Dio con l’uomo 43 Galenica e signatura, monachesimo e caduta dell’impero romano 48 Alchimia e civiltà arabo-islamica 52 L’epoca di San Benedetto e della Scuola Salernitana 54 Lo sviluppo dei monasteri e l’etos dell’ospitalità 59 Dal risveglio della cultura e dei costumi all’avvento dell’università e delle signorie 61 Regimina, ospedalità, Costitutiones federiciane e Corporazioni 64 Alchimia e Chiesa, peste bubbonica 69 Umanesimo, Nobile Collegio, rinascita della magia, Ricettario Fiorentino 74 Rinascimento, Nuovo Mondo, San Giovanni Leonardi 83 Sviluppo scientifico, peste nera, iatrochimica e dottrina dei sistemi 90 Illuminismo, sviluppo scientifico della chimica, epoca rivoluzionaria 97 Apogeo napoleonico, positivismo, breccia di Porta Pia, rivoluzione industriale 103 Dalla Grande Guerra al secondo Conflitto Mondiale 111 Dal dopoguerra a Paolo VI 113 Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI 115 Etica 125 Giuramento di Ippocrate 127 Giuramento di Maimonide 128 Codice deontologico del Farmacista 129 Giuramento per la Professione del Farmacista 148 Il sistema Farmacia 149 Carta del Farmaco 150 Codice deontologico di Farmindustria 152 Dichiarazione di Erice sui principi etici della ricerca farmacogenetica 164 Dichiarazione di Roma sulla Lotta ai farmaci contraffatti 168 Dichiarazione di Berlino sulla farmacovigilanza 170 Dichiarazioni di principio delle Organizzazioni internazionali dei farmacisti 193 Statuto dell’Arte degli Speziali della Repubblica di Siena (1355) 195 Saladino d’Ascoli: dello Speziale, da “Compendium Aromatariorum”I Particula (XV sec.) 198 Iacono M. S.: “Il vero modo di eleggere, preparare et componere i medicamenti semplici” 199 Iacono M. S.:“De l’officio de lo speciaro” (1559) 201 Ricettario Fiorentino: Il buono Speziale 202 Ricettario Fiorentino: La Bottega dello Speziale 202 Statuto Nobile Collegio - Capitolo Primo (1787) 202 Statuto Nobile Collegio - Disposizioni di vigilanza (1787) 203 Statuto Nobile Collegio - Disposizioni su disciplina e armonia (1787) 204 Religione 205 Preghiera del Farmacista 207 Preghiera della Sanità Militare 208
  • 3. 8 Preghiera a San Giovanni Leonardi Patrono dei Farmacisti 209 Invocazione a San Giovanni Leonardi 210 Paolo VI, Udienza Generale del 10 settembre 1975 211 Discorso di Giovanni Paolo II ai congressisti FOFI del 1981 212 Lettera Apostolica di S.S. Giovanni Paolo II Salvifici Doloris 215 Discorso di Giovanni Paolo II alla FOFI (1986) 239 Pastorale della Salute nella Chiesa italiana 241 P. B. Honings: “Carta degli Operatori Sanitari. Sintesi di etica ippocratica e morale cristiana” 247 S.S. Giovanni Paolo II: “Istituzione della Giornata Mondiale del Malato” 253 Pontificia Academia Pro Vita, V Assemblea Generale “Dichiarazione finale” 256 Pontificia Academia Pro Vita “La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita” 259 Omelia di SS. Giovanni Paolo II in visita alla Parrocchia di San G. Leonardi a Torre Maura 262 Messaggio di SS. Giovanni Paolo II al Rettore Generale dell’Ordine di San G. Leonardi 264 Promessa del Farmacista Cattolico 266 Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum: Italiae 267 Società 269 Il futuro del presente: implicazioni del farmaco sul genere umano 271 Verso la società globale dell’informazione 283 La tutela del diritto alla vita nella società contemporanea 290 Aspetti filosofici, morali ed esistenziali dei nuovi sistemi di telecomunicazioni 293 Tecnica 301 Politiche di farmacovigilanza 303 Concetti di privacy 309 Storiografia delle principali istituzioni farmaceutiche 312 Farmaci e internet 326 Politiche di contrasto della contraffazione dei farmaci 331 Riflessioni sulle recenti criticità dell’Istituto della Farmacia 334 Valenze della gestione della Sicurezza in Farmacia 348 Cultura 351 Il caduceo 353 L’etica ippocratica e la morale cristiana 357 Il Santo Patrono e i Protettori dei farmacisti 361 L’arte e la farmacia 371 Letture satiriche 375 Riflessioni su alcune implicazioni contemporanee della storiografia farmaceutica 379 Ruolo delle tecnologie informatiche nello sviluppo di studio e diffusione della Storia della Farmacia 382 Ipotesi progettuale di multimedialità per la Storia della Farmacia 390
  • 4. 9
  • 5. 11
  • 6. 13
  • 7. 15
  • 8. 17
  • 9. 19
  • 10. 21
  • 11. 23 “Vi sono stati alcuni che da un discorso o da una lettura hanno raccolto una sentenza, una parola, una spiga che ha dato loro da mangiare per tutto il resto della vita. Quando tu senti una buona spiga, pigliala e serbala e dì: questa è mia!” Girolamo Savonarola (adattam. di Gianfranco Ravasi in Breviario laico)
  • 12. 25 Presentazione L’opera di Raimondo Villano “La cruna dell’ago: meridiani farmaceutici tra etica laica e morale cattolica” viene a riempire un vuoto nella trattazione italiana in un campo senpre più seguito e, senza dubbio, di grandi prospettive. Raimondo Villano, già foriero di contributi originali, fornisce ora in questo suo volume agli studiosi di scienze farmaceutiche e farmacologia una serie di preziose informazioni e riflessioni. È, perciò, altamete meritoria l’opera di Raimondo Villano di sviscerare per un folto stuolo di lettori e studiosi della materia i diversi problemi del farmaco e, nello stesso tempo, evidenziare le difficoltà della promozione scientifica per un pubblico già maturo e temprato dalla situazione particolarmente grave, specie per quanto riguarda gli aspetti terapeutici. Questo tema è inquadrato nella giusta fisionomia ed è pieno di prospettive. I capitoli del libro di Villano sono pieni di filosofia e la notevole cultura ed umanità dell’Autore emergono quà e là con citazioni classiche mentre la Sua profonda conoscenza dell’argomento gli permette di passare con la stessa proprietà di linguaggio dalla etiopatogenesi alla sociologia. È mio auspicio che questo libro non solo rechi ausilio all’analisi ed allo studio della farmacogenesi ma favorisca anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, troppo spesso ignara e indifesa di fronte ai problemi della salute: a questo fine si presterà di certo la lettura dell’ottimo libro di Raimondo Villano. 20 settembre 2008 MD, PhD Giulio Tarro Chairman of Committe on Biotechnologies and VirusSphere World Academy of Biomedical Tecnologies WABT (UNESCO, Paris) (già allievo di Albert B. Sabin e membro della Commissione Nazionale di Bioetica)
  • 13. 27 Prefazione Andare oltre l’universalità autoreferenziale per consuetudini, superficialità e quiescenze profittevoli può significare nella Professione concorrere a farne decadere l’immagine virtuale discrimine di quella reale e ricucire il Suo status più consono di diaframma pubblico(1) . Più che farmi dominare da sensazioni di impotenza di fronte a tale lapalissiana constatazione, mi sono sforzato di elaborare questo lavoro affinchè vada ad inserirsi nel solco della sensibilizzazione dei Colleghi ispirandomi e tentando di ispirarli all’etica della responsabilità di Max Weber espressa dal concetto che “il possibile non verrebbe mai raggiunto se non ci fosse chi, di continuo, tenta l’impossibile(2) ”. L’obiettivo è, dunque, impegnarsi affinchè la Professione progredisca anche con lo strumento della cultura lata nel suo significato più proprio ed antico del cultus, da colere, ovvero coltivare, coltivarsi: la persona colta, in effetti, si coltiva perché ha cura e rispetto di sé. Acquisiti questa cura e rispetto di sé, la persona colta diventa più propensa, più predisposta e più programmata ad aver cura e rispetto degli altri: allora sì che la cultura è uno strumento irrinunciabile per creare quella cittadinanza attiva professionale radicata, feconda ed incisiva nel quotidiano che è l’obiettivo ultimo auspicabile. Si sprigionano, così, quelle formidabili energie capaci di strappare l’uomo dall’anonimato, di mantenerlo cosciente della sua dignità personale, di arricchirlo di profonda umanità e di inserirlo con la sua unicità e irripetibilità nel tessuto della società e della professione(3) . Scevro da ubris di classica memoria ma, forse, non del tutto inattuale, e con tutto il “surdosaggio”di modestia che ritengo meriti l’approccio a talune problematiche, una lettura dei meridiani mi sembra possa aiutare una formazione tesa a far distinguere taluni elementi prospettici professionali, sociali, culturali e tecnici di superficie da quelli che segnano, sul piano della rigorosità, della concretezza, della finezza argomentativa e della coerenza, un avanzamento significativo della riflessione dell’azione professionale e della creazione di consapevolezza potenzialmente almeno prodromica per opere ed “azioni” ulteriori auspicabili aventi quale alto fine l’agire per l’uomo(4) . Innanzitutto, l’educazione aderente alla vita, ovvero la formazione non intesa solo come momento di apprendimento bensì anche come momento di lavoro che, in contrapposizione alla considerazione che la mente di chi apprende sia contenitore privo di qualità intrinseche e da riempire con la maggiore quantità di conoscenze, si ispiri all’idea che l’educazione della memoria sia l’educazione di una funzione, da formare lavorando su contenuti validi, su materiale dotato di profondo senso. Ed è chiaro, citando un autorevole filosofo contemporaneo, Karl Popper, che con tali momenti di senso il pensiero entra nel processo della memoria la quale, dunque, diventa memoria giudiziosa. Con tale nesso logico sostanziale ritengo che ci si accinga ad approfondire ulteriori importanti tematiche della _______________ (1) Raimondo Villano, Presentazione dei corsi di formazione su Sicurezza e Qualità aziendali, Corsi di formazione etico- professionale per manager a cura di Piero Renzulli e Raimondo Villano sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e del Worker Memorial Year dell’ONU, Pompei, ottobre 2000. (2) Visita del Rappresentante del Presidente del Rotary International al Club Pompei: discorso del Presidente Rotary Club Pompei Raimondo Villano, Pompei, 5 maggio 2001. (3) Visita del Rappresentante del Presidente del Rotary International al Club Pompei: discorso del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ermanno Corsi, Pompei, 5 maggio 2001. (4) Antonio Carosella - Raimondo Villano “L’uomo come fine: attività del Distretto 2100-Italia del Rotary International a.r. 1998 - 99”, Edizione multimediale su CD-ROM (patrocinato dal R. I. Distretto 2100 R. I., Ed. Eidos, 421 Mb - 554 file - pag. 3162; Sorrento, luglio 2000).
  • 14. 28 professione, o ad essa confluenti o propedeutiche, avvalendosi dopo il cammino storico di vari altri percorsi(5) . È auspicabile, in primis, che un percorso con l’aiuto della Chiesa conduca l’uomo di fede, ma non solo, a prendere consapevolezza o maggiore consapevolezza delle possibili vie di affrancamento dalla grande crisi di valori spirituali che ci attanaglia, nella vita come nella professione, e che si rafforzi e si estenda ai più se non a tutti il bisogno di ritemprare la propria adesione al Signore per portare avanti con coraggio l’azione cristiana o di sostanziale illuminato apostolato laico(6) . Sforzarsi, dunque, come umile tralcio della Grande Vite, secondo Christifideles laici(7) , di aprire ulteriormente il proprio cuore affinchè con buona volontà la propria e l’altrui esistenza sia meglio ordinata ai più alti valori. Inoltre, un’ulteriore azione che si auspica si possa stimolare è di porsi in condizioni tali che le teorie morali, di fronte ad un’abbondanza di sistemi culturali in evoluzione, non risultino deboli tentativi di assolutizzare il contingente e la loro validità non rischi di essere limitata ad una determinata tappa storica di una data società. Si potrebbero creare ulteriori e mirate condizioni tali da far pervenire, attraverso confronti e processi costruttivi, anche a singole risoluzioni o eventuali azioni in modo che la storia risulti effettivamente non antagonista dell’etica, relativizzando la prima ciò che assolutizza l’altra, ma piuttosto il campo nel quale la richiesta etica prende senso(8) . Dal coacervo degli elementi di approfondimento i Colleghi di talento e di spessore, che amo ritenere siano ben più di quelli che mi onoro di conoscere, possono trarre ulteriore linfa per la forza delle loro idee e delle conseguenti azioni le cui direttrici possono andare verso nuovi e magari anche più ampi orizzonti, beninteso, in virtù e non ad onta di un’apprezzabile ed essenziale multiformità espressiva, ma in una fecondità di opportunità che facciano soprattutto sentire sempre più profondamente che quel poco o molto che si può fare per gli altri genera arricchimento dentro ed accresce meravigliosamente la dimensione della propria umanità(9) . Optando per diversa scelta, invece, mi sembra valga la pena tener a mente le affermazioni di Mahatma Ghandi: “non è il critico che conta, non l’uomo che indica perché il forte cade, o dove il realizzatore poteva far meglio. Il merito appartiene all’uomo che è nell’arena, il cui viso è segnato dalla polvere e dal sudore, che lotta coraggiosamente, che sbaglia e che può cadere ancora, perché non c’è conquista senza errore o debolezza; che veramente lotta per realizzare, che conosce il grande entusiasmo e la grande fede, che si adopera per una nobile causa, che tutt’al più conosce alla fine il trionfo delle alte mete e che, nel peggiore dei casi, se fallisce, cade almeno gloriosamente, cosicché il suo posto non sarà mai vicino alle anime pavide e paurose che non conoscono né la vittoria né la sconfitta”. _______________ (5) Abs rimaneggiato da: Raimondo Villano, Le azioni del Rotary Club per la Gioventù, Pompei, 20 settembre 2000. (6) Raimondo Villano - Boris Ulianich, abs dai discorsi su Considerazioni sul senso del Natale, Rotary Club, Cerimonia degli Auguri, Pompei, 20 dicembre 2000. (7) S.S. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, (8) Raimondo Villano, Riflessioni sulla tutela della vita, (relatore in qualità di primo firmatario alla presentazione della mozione internazionale al Co.L. Rotary International di istituzione di una giornata mondiale di celebrazione della tutela della vita); Convegno distrettuale “Celebrazione della Famiglia”, Rotary International, Pompei, Casa del Pellegrino, 10 febbraio 2001. 99”, Edizione multimediale su CD-ROM (patrocinato dal R. I. Distretto 2100 R. I., Ed. Eidos, 421 Mb - 554 file - pag. 3162; Sorrento, luglio 2000). (9) Convegno del Comitato di Coordinamento dei Club dell’Area Sud del Golfo di Napoli sul Forum “L’istituzione del nuovo Tribunale Civile e Penale a Torre Annunziata”, Abs. dall’intervento del Segretario del Comitato Raimondo Villano, Castellammare di Stabia, Hotel Stabia, ottobre 1993).
  • 15. 29 La cruna dell’ago, dunque, è lì a ricordarci quanto sia stretto e difficoltoso il varco attraverso cui far passare i meridiani, quali ideali fili per concorrere a ricucire un siffatto ordito, avvalendosi di un propedeutico bonum otium di oraziana memoria e di un imprescindibile metabolismo culturale tra fede e ragione che, parafrasando Goethe, ricolmi l’io interiore dei Colleghi di sempre più elevati sentimenti, si nutra di desideri che meritino di essere esternati ed alimenti nei loro petti ogni più degna aspirazione(10) . Tuttavia, avendo il dono della fede, mi conforta la convinzione che “la ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti(11) ”. Raimondo Villano _______________ (10) Raimondo Villano, Presentazione, pag. 2 libretto di copertina del Cd di musica classica “Due pianoforti a passeggio tra i secoli” di Emma Petrillo & Rosa Santoro, Sound Quick, Napoli, 2000. (11) Tema del Meeting di Rimini 2006 di Comunione e Liberazione per l’amicizia dei popoli.
  • 16. 31 “Sii fedele a te stesso. Non affannarti ad essere e divenire qualche cosa, ma lavora con zelo e perseveranza a ciò che sempre più tu sia e divenga qualcuno” List, mottetto
  • 17. 205 Religione “Vi prego di essere tutti uniti in quello che ci ripromettiamo di fare, avendo davanti gli occhi della mente nostra solo l’onore, il servizio e la gloria di Cristo Gesù Crocifisso” San Giovanni Leonardi (16 settembre 1603)
  • 18. 241 LA PASTORALE DELLA SALUTE NELLA CHIESA ITALIANA (Consulta Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Pastorale nella Sanità, 1989) Presentazione La Consulta Nazionale per la Pastorale della Sanità fin dai suoi primi incontri ha ritenuto opportuno stendere una Nota con delle linee operative per un cammino. I contributi sono venuti dai suoi membri, anche tramite le Consulte regionali. Dico grazie a quanti hanno collaborato in spirito di servizio. Due motivazioni sono state alla base degli orientamenti: ricordare all’intera chiesa italiana la sua missione verso chi è nel dolore e dare umile testimonianza del valore della vita anche quando è provata la sofferenza. Nella lettera sul dolore il papa afferma che “Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a fare del bene con la sofferenza e a fare del bene a chi soffre” (SD, 30). E nel motu proprio Dolentium hominum, con il quale istituisce la Commissione Pontificia per la Pastorale degli Operatori Sanitari - ora, in virtù della costituzione apostolica Pastor bonus, Pontificio Consiglio - ricorda che la chiesa, sull’esempio di Cristo, “nel corso dei secoli, ha fortemente avvertito il servizio ai malati come parte integrnte della sua missione” (n.1). Chiamata e mandata a servire l’uomo, la chiesa lo incontra in modo particolare nella via del dolore, e questa è “una delle vie più importanti” (SD, 3). Ma non solo per far del bene, anche per riceverne! La sofferenza nasconde e svela una vocazione e una missione di amore, per quanto difficile e misteriosa: “completa la passione di Cristo” e partecipa della sua redenzione fino a condurre alla gioia (Col 1,24). In questa luce la pastorale della chiesa deve rinnovarsi e prendere nuovo slancio, perché va fatta con e per i malati e i sofferenti”. Riscoprendo con verità che il malato non va considerato “semplicemente come termine dell’amore e del servizio della chiesa, bensì come sogetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza” (CL, 54). Questa missione che la chiesa ha sempre cercato di vivere pare ancora più urgente e significativa in questo nostro tempo nel quale la mentalità secolarizzata non valorizza la vita e ne ha come paura, avendone perduto il senso. Molto sembra dovuto al timore della malattia e della morte. Lo stesso progresso medico, scientifico e tecnico, staccato da una morale e da una sapienza, rischia di porsi contro l’uomo e il suo valore. Così anche le riforme sanitarie, che pur contengono aspetti positivi, hanno bisogno di una “umanizzazione” che mette al centro l’uomo, la sua integrità. Più la chiesa annuncia e testimonia il Vangelo della sfferenza e della speranza e più favorisce la promozione umana, diventa servizio alla vita e collaborazione alla pace. La Nota, semplice e breve, intende essere un punto di riferimento per la pastorale della chiesa: può diventare anche invito e richiamo a chiunque serve l’uomo nella stagione del dolore, perché mai venga meno il rispetto alla dignità umana. È anche proposta la collaborazione tra quanti hanno buona volontà, perché il dolore ha sempre la forza di sprigionare amore e unire le forze per difendere e sostenere la vita. Abbreviazioni AA Apostolicum Actuositatem CD Christus Dominus CL Christifideles Laici
  • 19. 242 GS Gaudium et Spes LG Lumen Gentium PC Perfectae Caritatis RH Redemptor Hominis SD Salvifici Doloris La consegna della Nota alle comunità cristiane, ai malati, alle famiglie, a quanti per consacrazione, per professione, per volontariato e per solidarietà si dedicano al servizio della salute è atto di profonda fiducia e invito a rinnovata responsabilità e generosità. È risposta all’impegno che la chiesa si è più volte assunto in questi anni di mettere al centro i poveri: a Loreto in particolare, riscoprendosi chiesa in comunione e missione, la nostra comunità ecclesiale ha fatto sua l’icona del buon Samaritano nel “chinarsi sulle piaghe di questa umanità e nel far dono dell’eterna riconciliazione del Padre a tutti gli uomini, soprattutto ai più poveri, agli abbandonati, agli oppressi” (La Chiesa in Italia dopo Loreto, 59). Un giorno va ricordato come giorno che testimonia questa solidarietà e illumina gli altri giorni della settimana: quello della Domenica: l’incontro con Gesù nella Parola e nell’Eucaristia non può staccarsi dalla testimonianza di carità verso l’uomo che attende: per accompagnarlo in chiesa, se è possibile, portargli la comunione, per visitarlo e renderlo partecipe della festa e della speranza… È certo che dal mistero del dolore viene saggezza e amore: c’è da ravvivare questa convinzione e renderla operativa. Accanto alla croce di Gesù la chiesa ricorda e trova Maria che è madre di misericordia: accanto alle tante croci umane non possono mancare cuori che sanno essere materni per chiedere che coloro che soffrono diventino “Sorgente di forza per la Chiesa e per l’umanità” (CL, 54). MONS. UGO DONATO BIANCHI Presidente della consulta Nazionale per la Pastorale della Sanità PREMESSA 1. Numerosi sono i motivi che consigliano di offrire alla comunità cristiana, agli operatori e alle istituzioni sanitarie cattoliche alcune considerazioni e orientamenti sulla pastorale del mondo dalla sanità. I profondi cambiamenti avvenuti in questo settore della vita sociale, in cui si riflettono le speranze e le contraddizioni del mondo contemporaneo, sollecitano nuove risposte da parte della comunità ecclesiale per un servizio efficace agli uomini con i quali essa è intimamente solidale (Cf. GS, 1). 2. è vero che la chiesa non ha l’esclusiva dei problemi della salute; essa però è chiamata a offrire il suo specifico contributo perché le trasformazioni in atto nel mondo della sanità si risolvano in autentico progresso, nel rispetto della dignità dell’uomo “prima e fondamentale via della Chiesa” (RH,14). Alla comunità ecclesiale infatti, spetta il compito d’impegnarsi affinché i valori della vita e della salute siano rispettati e orientati verso la salvezza, e il momento della malattia e della morte possa ricevere oltre il sostegno della scienza e della solidarietà umana anche quello della grazia del Signore.
  • 20. 243 3. Se i problemi del mondo sanitario sono vasti e complessi, insufficienti si dimostrano risposte parziali e disarticolate. Come ha affermato il Santo Padre, “è necessario delineare un progetto unitario di pastorale della salute, disponendo l’intera comunità cristiana a tale tipo di apostolato”1 . 4. Ancor dall’inizio di questa nota pastorale, desideriamo esprimere sincero apprezzamento a quanti operano nel mondo della sanità - siano essi sacerdoti, diaconi, religiosi o laici -, invitandoli a continuare con impegno nella loro opera, verso la quale il Signore ha mostrato una predilezione particolare e che sta tanto a cuore alla chiesa. FONDAMENTO E MOTIVAZIONE DELLA PASTORALE SANITARIA Persona - salute - malattia 5. Nel mondo sanitario italiano è in corso una profonda evoluzione, dovuta a fattori culturali e al progresso della scienza e tecnologia medica. Notevoli conquiste e forti squilibri caratterizzano questo periodo di trasformazioni. 6. Il concetto di salute ha acquistato nuove e importanti connotazioni. Non si rapporta, infatti, unitamente a fattori fisici e organici, ma coinvolge le psichiche e spirituali della persona, estendendosi all’ambiente fisico, affettivo, sociale e morale in cui la persona vive e opera. Un rapporto profondo viene avvertito tra salute, qualità della vita e benessere dell’uomo. 7. In corrispondenza a quello di salute, anche il concetto di malattia è cambiato. Non più configurabile come semplice patologia, rilevabile attraverso analisi di laboratorio, la malattia è intesa anche come malessere esistenziale, conseguenza di determinate scelte di vita, di spostamenti di valori e di errate gestioni dell’ambiente materiale umano. 8. Il binomio salute-malattia si configura in maniera diversa dal passato. Grazie alle acquisizioni delle scienze biologiche o mediche e della tecnica applicata alla medicina, la malattia non viene più accolta come una calamità da accettarsi quasi passivamente o come una fatalità che porta alla morte. Molte malattie una volta fatali, possono essere ora guarite; ad ogni malessere, la medicina può offrire cura o sollievo. L’ospedale, a sua volta, tende ad essere considerato non come “il luogo della morte”, ma bensì come un luogo di speranza e di vita. 9. Alla luce di queste mutate maniere di pensare la malattia e la salute, prende risalto il momento preventivo degli interventi sanitari, e appare evidente che alla tutela della salute debbano contribuire tutte le forze operanti nella società, dalla famiglia alla scuola, dalla politica alla religione. 19. La pastorale della sanità è stata variamente intesa e realizzata dalla comunità cristiana lungo i secoli, in sintonia con l’evoluzione della cultura e della medicina e lo sviluppo della riflessione teologica sulla prassi ecclesiale. Essa può essere descritta come la presenza e l’azione della chiesa per recare la luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti ne prendono cura. Non viene rivolta solo ai malati, ma anche ai sani, ispirando una cultura più sensibile alla sofferenza, all’emarginazione e ai valori della vita e della salute. 20. La pastorale della sanità persegue i seguenti obiettivi generali:
  • 21. 244 • illuminare con la fede i problemi del mondo della sanità, sottesi alla ricerca, alle acquisizioni scientifiche e alle tecniche di intervento, e in cui sono implicate la natura e la dignità della persona umana; • svolgere opera di educazione sanitaria e morale nella prospettiva del valore inestimabile e sacro della vita, per promuovere e costruire nella società “una cultura della vita”, dalla nascita alla morte; • contribuire all’umanizzazione delle strutture ospedaliere, delle istituzioni erogatrici di servizi socio-sanitari, delle prestazioni sanitarie e dei rapporti interpersonali tra utenti e personale socio-sanitario; • sollevare moralmente il malato, aiutandolo ad accettare e valorizzare la situazione di sofferenza in cui versa accompagnandolo con la forza della preghiera e la grazia dei sacramenti; • aiutare coloro che si trovano in una situazione di disabilità e di handicap a recuperare il senso della vita anche in condizioni di minorazione, scoprendo il superiore valore dell’”essere” rispetto a quello del “fare”; • aiutare la famiglia ed i familiari a vivere senza traumi e con spirito di fede la prova della malattia dei propri cari; • favorire la formazione degli operatori sanitari ad un senso di professionalità basato sulla competenza, sul servizio e sui valori fondamentali della persona del sofferente; • sensibilizzare le istituzioni e gli organismi pastorali presenti nel territorio (parrocchie, consigli pastorali) alle problematiche della salute e dell’assistenza agli infermi, indicano piste operative per un responsabile coinvolgimento nei progetti socio-sanitari. - Rilevanza dei problemi morali. Il progresso scientifico e tecnico verificatosi nel mondo della sanità ha sollevato gravi problemi di ordine morale, che riguardano il rispetto della vita umana in tutte le sue fasi; fecondazione in vitro, manipolazioni genetiche, nuove pratiche abortive, sterilizzazione, sperimentazione clinica e trapianti, “accanimento terapeutico” ed eutanasia … Anche l’insorgere di nuove malattie (alcoolismo, tossicodipendenza, AIDS …), la cui propagazione è collegata con il comportamento e la cultura dominante, pone delicati interrogativi morali. Per un’efficace proposta di valori nel mondo sanitario, è necessario che la comunità cristiana si doti di strumenti idonei a formare eticamente gli operatori sanitari (scuole di etica, centri di ricerca…) e partecipi, con competenza e responsabilità, a quelle iniziative o strutture già presenti e operanti nel settore della sanità (insegnamento dell’etica nelle scuole per operatori sanitari, comitati etici …). - L’estensione della pastorale dell’ospedale al territorio. Il raggio di azione della pastorale sanitaria non può esaurirsi nell’area delle strutture di ricovero, ma deve estendersi a tutto il territorio nel quale si svolge la vita del cittadino, riscoprendo il rapporto naturale tra ammalato e famiglia, famiglia e comunità civile ed ecclesiale. L’ospedale infatti si configura ormai come un servizio integrato con altre strutture sanitarie e aperte alla partecipazione dei cittadini e non più l’unico punto di riferimento per essere curati e guariti. Le concrete implicazioni pastorali di questo spostamento d’accento dall’ospedale al territorio sono numerose e investono di nuove responsabilità sia gli operatori pastorali impegnati nelle strutture di ricovero che quelli operanti nelle comunità parrocchiali. È richiesto un modo nuovo di impostare la pastorale sanitaria, che domanda rinnovamento tempestivo e creativo.
  • 22. 245 Le associazioni professionali sanitarie cattoliche 49. Il laico cristiano impegnato nel settore della sanità partecipa all’edificazione della Chiesa e alla santificazione del mondo individualmente o in forma associata (Cf AA., 16). Infatti, “la comunione ecclesiale già presente e operante nell’azione della singola persona, trova una sua specifica espressione nell’operare associato dei laici, ossia nell’azione solidale da essi svolta nel partecipare responsabilmente alla vita e missione della Chiesa” (CL, 29). 50. Vari sono i gruppi, le associazioni e i movimenti che operano nel settore della sanità. Accanto alle associazioni di ammalati18 , che danno un notevole contributo e una pastorale che vede l’ammalato animatore del mondo della sofferenza, vi sono associazioni per i malati. Di queste alcune sono costituite da volontari19 , altre invece da operatori sanitari20 . A queste ultime si riferisce il presente paragrafo. 51. L’apostolato associato dei laici nel mondo della salute, “esercitato sempre e solo nella comunione della Chiesa” (CL, 29), riveste una particolare importanza. Esso, infatti, permette la realizzazione di obiettivi in cui non è sufficiente l’azione individuale, ma “si richiede un lavoro d’insieme, intelligente, programmato, costante e generoso” (CL, 29). In forza della loro condizione di battezzati che li rende partecipi della stessa missione di Cristo, gli operatori sanitari cattolici sono chiamati a cooperare alla promozione del Regno attraverso l’esercizio della loro professione21 . In particolare è loro compito promuovre il rispetto dei valori fondamentali dell’uomo – la sua dignità, i suoi diritti, la sua trascendenza – sia nella ricerca scientifica sia nella prassi terapeutica, imprimendo al rapporto con il paziente quell’attenzione e calore umano che riflettono l’atteggiamento di Cristo verso i malati22 . 52. Se ogni operatore sanitario deve considerare l’esercizio della professione come un “servizio” prestato alla persona che soffre, a maggior ragione sono chiamati a fare propria questa convinzione coloro che sono mossi nel loro operare dall’esempio di Cristo23 . 53. è compito, quindi, delle associazioni professionali cattoliche, operanti nel mondo della sanità, aiutare i propri associati: - a riscoprire, gustare e vivere il senso umano, sociale e cristiano della professione, che ha per centro la persona nel difficile momento della sofferenza; - a vivere la professione come “vocazione” e “missione”, riservata ad essi dalla benevolenza del Padre, nel settore della sanità e nell’assistenza dei malati; - a fare della deontologia professionale e dell’etica, ispirata ai valori autentici dell’uomo e nella fedeltà al magistero della chiesa, un punto costante di riferimento; - ad acquisire la più ampia e profonda capacità professionale, nella convinzione che “l’onestà e la competenza professionale (…) difficilmente possono essere sostituite da un altro tipo di zelo apostolico” (CEI, Evangelizzazione e Sacramenti della Penitenza e dell’Unzione degli infermi, n.57); - a cooperare con gli assistenti religiosi per assicurare un cammino di fede ai malati che lo richiedono; - a collaborare con le altre associazioni professionali sanitarie. Le istituzioni sanitarie cattoliche 54. Le istituzioni sanitarie cattoliche costituiscono una specifica modalità con cui la comunità ecclesiale mette in pratica il mandato di “curare gli infermi”. Esse, pertanto, sono da
  • 23. 246 considerarsi non solo utili ma necessarie alla missione della chiesa, dando consistenza e continuità all’azione caritativa e di promozione umana della comunità cristiana24 . 55. Opere di Chiesa, le istituzioni sanitarie cattoliche, hanno il dovere di lasciarsi guidare dalla loro finalità evangelizzatrice, evitando di porsi in concorrenza o in contrapposizione a quelle pubbliche. Inserendosi, nella misura del possibile, nella programmazione sanitaria del territoro, scelgano di rispondere con preferenza ai bisogni ancora disattesi dall’intervento pubblico. Quando non corrispondano più alle finalità sociali per cui sono sorte, vengano abbandonate o riconvertite. 56. Per la loro finalità e i valori cui si ispirano, le istituzioni sanitarie cattoliche sono chiamate a distinguersi per alcune connotazioni che ne configurano l’identità e lo stile di servizio: - assistenza integrale dell’ammalato, con attenzione a tutte le dimensioni della persona: fisica, psicologica, sociale, spirituale e trascendente, creata a immagine di Dio, redenta da Cristo e chiamata all’eternità; - difesa e promozione della vita nascente, impegno per la riabilitazione dei disabili, assistenza qualificata degli ammalati morenti; - formazione del personale, a livello umano, cristiano e professionale; - presenza profetica nelle aree più difficili e nuove della medicina; - qualità ed efficienza del ministero dell’accompagnamento spirituale e religioso del malato e dei suoi familiari; - salvaguardia dell’umanità delle cure e delle prestazioni, umanizzando la tecnica e garantendo un clima nel quale gli ammalati si sentono accettati e tutelati nei loro diritti; - promozione, nelle aree in cui operano, di una cultura sanitaria ispirata ad autentici valori umani e cristiani; - sana trasparenza amministrativa. 57. È opportuno che nelle istituzioni sanitarie cattoliche vengano istituiti dei Comitati etici finalizzati ad affrontare le complesse questioni morali che caratterizzano il mondo della salute. 58. Riunite in associazioni, le istituzioni sanitarie cattoliche possono svolgere con più efficacia il loro ruolo di esemplarità e di evangelizzazione, offrendo significativi contributi alla filosofia che guida la sanità a livello nazionale e regionale. L’associazione delle opere sanitarie cattoliche non deve mai, però, trasformarsi in un’assemblea a carattere prettamente sindacale, come se gli associati fossero solo dei datori di lavoro e le loro istituzioni imprese a scopo di lucro: ne soffrirebbero la loro identità e i motivi per cui sono nate. CONCLUSIONE 82. Al termine di questa nota, amiamo rivolgere il pensiero alla Vergine Maria. Lei, “Madre di misericordia”, “Salute degli infermi”, “Consolatrice degli afflitti”, in ogni tempo si sono rivolti i cristiani con incessante e fiduciosa preghiera. In lei, quanti assistono gli ammalati trovano un modello di premurosa attenzione e di amore materno. La sua protezione accompagni il difficile cammino di quanti portano il peso della sofferenza e faccia crescere nella comunità cristiana quella sensibilità per cui “se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con lui” (1 Cor 12-26).
  • 24. 247 Carta degli Operatori Sanitari Sintesi di etica ippocratica e morale cristiana Ho l'onore piuttosto che l'onere di presentare La Carta degli Operatori Sanitari. Pensando al modo migliore di farlo mi è sembrato opportuno, perché più utile, di percorrerla in volo d'uccello. In questa maniera risulta con maggiore chiarezza la preoccupazione che pervade tutto il testo e cioè di aiutare ogni operatore sanitario a compiere il suo servizio alla vita umana dall'inizio fino alla fine naturale. Un servizio pienamente umano e specificamente cristiano. Questa presentazione intende così, ed è molto importante, di cogliere subito come la Carta è, praticamente, una sintesi di etica ippocratica e morale cristiana. Per riuscire nell'intento alquanto ambizioso, inizierò con la sottolineatura dell'origine divina di ogni vita umana e della sua finalizzazione allo stesso Dio. Dopo di che descriverò la figura dell'operatore sanitario quale servitore di questa vita e, quindi anche e soprattutto, dell'Autore della medesima. Infine seguirò la traccia dell'esistenza umana: il generare, il vivere, il morire quale riferimento di riflessioni etico-pastorali. 1. Dio: alpha e omega della vita umana Quando non c'era alcun uomo che lavorasse il suolo e che facesse salire dalla terra l'acqua dei canali e irrigasse tutta la superficie del suolo, "Jahve Dio plasmò l'uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l'uomo divenne un essere vivente" [1]. Da questo gesto creatore di Dio, la Chiesa deduce il suo insegnamento che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio ed è immortale, vale a dire, essa non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte; non solo, ma la Chiesa insegna anche che questa anima si unirà di nuovo al corpo al momento della risurrezione finale. La vita dell'essere umano, di ogni essere umano, non è prodotta dai genitori o da un laboratorio dell'uomo. La vita umana ha, indiscutibilmente, una origine divina [2]. In questo senso una frase del libro di Giobbe è molto significativa: "Se Egli (il Signore) richiamasse a sé il suo spirito e a sé ritirasse il suo soffio, ogni carne morirebbe all'istante e l'uomo tornerebbe in polvere"[3]. Non meno significativa è la frase di Ezechiele sulla risurrezione: "Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete"[4]. Davvero senza il "soffio vivificatore" di Dio l'uomo cadrebbe semplicemente nel nulla. Ma allora, se Dio anima il corpo cioè le dà la vita, è più che giusto che Lui e solo Lui si attribuisca il diritto inalienabile e inviolabile di disporre della vita di ogni essere umano sin dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Giovanni Paolo II non esita un istante a proclamare, con una certa solennità, questo diritto divino: "La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta «l'azione creatrice di Dio» e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente"[5]. Ecco il contenuto centrale della morale cristiana sulla sacralità e la inviolabilità della vita umana, di ogni vita umana, della vita umana di ognuno. Ecco perché Jahvè, quando rivela i suoi dieci comandamenti dell'Alleanza, pone, e ciò merita una particolare attenzione, il comandamento «non uccidere» al cuore della medesima. Dio stesso si fa, non solo, Giudice di ogni violazione del comandamento a difesa della vita, ma anche e soprattutto, Difensore del comandamento posto alle basi dell'intera convivenza sociale [6]. A ragione, dunque, la morale cristiana proclama e difende, da
  • 25. 248 sempre, e continua ancora oggi a proclamare e a difendere il valore incomparabile della vita di ogni persona umana. Ma anche l'etica ippocratica, espressa nel suo sempre attuale "giuramento", proclama e difende da più di duemilacinquecento anni questo stesso valore di ogni vita umana. Non a caso, individua il Signor cardinale Fiorenzo Angelini, in questa etica permanentemente valida, ben quattro presupposti: "un profondo rispetto della natura in generale; una concezione unitaria ed integrale della vita umana, o meglio, dell'essere umano; un rigoroso rapporto tra etica personale ed etica professionale; una visione massimamente partecipata dell'esercizio dell'arte medica"[7]. Insomma come per l'etica ippocratica così per la morale cristiana, la vita di ogni essere umano è un valore che non si discute, ma si difende e si cura: in una parola si serve. Se questo imperativo vale per tutti, esso vale anzitutto, per gli operatori sanitari. Ecco quanto intende far capire la Carta che, ripeto, ho l'onore di presentare a questa grande e onorevole assemblea. 2. La figura degli operatori sanitari L'attività degli operatori sanitari è l'espressione di un servizio profondamente umano e cristiano, appunto perché non è sola tecnica, ma anche e soprattutto dedizione e amore ad un con- simile, al prossimo. In effetti, nella loro cura della vita altrui, gli operatori sanitari espletano un'opera veramente umana e cristiana di profilassi, di terapia e di riabilitazione della salute umana a tutela della vita. Perciò la primaria ed emblematica modalità di questo prendersi cura consiste nella loro vigile e premurosa presenza accanto agli ammalati[8]. Ecco perché il servizio medico- sanitario denota una relazione interpersonale molto particolare: esso è un incontro tra una fiducia e una coscienza. Si tratta della relazione di fiducia da parte di una persona bisognevole di cura perché segnata dalla malattia e, quindi, dalla sofferenza, e di coscienza da parte di una persona capace di farsi carico di questo bisogno, mediante un incontro di assistenza, di cura e di guarigione. Per l'operatore sanitario, l'ammalato non è mai o almeno non dovrebbe esserlo, un semplice caro clinico da esaminare "scientificamente", ma è sempre una persona particolarmente bisognosa, appunto perché ammalata, di simpatia e, magari, di empatia, nel senso etimologico delle parole. "Non basta la perizia scientifica e professionale, occorre la personale partecipazione alle situazioni concrete del singolo paziente", vale a dire, ci vuole: "disponibilità, attenzione, comprensione, condivisione, benevolenza, pazienza, dialogo"[9]. Per una migliore e più precisa comprensione della Carta è molto importante notare che questa dedizione totale dell'operatore sanitario a servizio di ogni uomo ammalato trova il suo più vero "oggettivo" fondamento e il suo più esigente "soggettivo", cioè coinvolgente fondamento nella visione integrale del malato stesso. Scrutati fino in fondo, la malattia e la sofferenza sono, in effetti, fenomeni della vita umana che pongono quesiti che trascendono la scienza e la tecnologia medica, appunto perché riguardano l'essenza assiologica della condizione esistenziale dell'uomo sulla terra. Da questo punto di vista l'operatore sanitario, se è cristiano cioè seguace del Buon Samaritano, ma anche se non è cristiano, vale a dire, seguace dell'umanissimo "laico" Ippocrate, capirà facilmente che la sua professione è una missione, una vocazione. La sua attività medico-sanitaria è, allora, una risposta a un appello trascendente che prende forma nel volto sofferente e invocante del paziente affidato alle proprie cure. La sua amorevole cura ad un malato, caratterizzata da simpatia ed empatia, diventa un servizio simile a quello, raccontato nella parabola del Buon Samaritano e a quello, richiesto dal giuramento del medico ippocratico. Ecco perché, professione, vocazione e missione si incontrano nella figura di ogni operatore sanitario ed alla luce della visione cristiana della vita e della salute, questo "è ministro di quel Dio, che nella
  • 26. 249 Sacra Scrittura è presentato come «amante della vita»"[10]. Servire la vita nell'uomo ammalato diventa, addirittura, servire Dio e collaborare con Dio; anzi, nel gesto di accoglienza amorosa della vita debole e malata, per dargli la salute, diventa dare lode e gloria a Dio[11]. Non fa quindi meraviglia che la Chiesa "ha sempre guardato alla medicina come ad un sostegno importante della propria missione redentrice nei confronti dell'uomo. Infatti, il servizio allo spirito dell'uomo non può attuarsi pienamente, se non ponendosi come servizio alla sua unità psicofisica. La Chiesa sa bene che il male fisico imprigiona lo spirito, così come il male dello spirito asservisce il corpo"[12]. La figura dell'operatore sanitario è, e pertanto dovrebbe sempre più diventare, una immagine viva del Cristo-Buon Samaritano. "Medici, infermieri, altri cooperatori della salute, volontari, precisa Giovanni Paolo II, sono chiamati ad essere l'immagine viva di Cristo e della sua Chiesa nel-l'amore verso i malati e i sofferenti: testimoni del «vangelo della vita»[13]. 3. La fedeltà etico-morale di fronte alla sacralità e inviolabilità della vita Una professione, missione e vocazione come quella dell'operatore sanitario esige, naturalmente, una solida preparazione e una continua formazione etico-religiosa in materia morale in genere e in materia di bioetica in particolare. In presenza di casi clinici sempre più complessi, resi tali dalle possibilità biotecnologiche, tutti gli operatori sanitari, ma anzitutto e soprattutto i medici, non possono e non devono essere lasciati soli e gravati di responsabilità insostenibili. Tanto più se pensiamo che molte di queste possibilità si trovano ancora in fase sperimentale ed hanno una grande rilevanza socio-sanitaria nell'ambito della salute e della sanità [14]. È certamente in causa la vera umanizzazione della scienza e della tecnologia medica, vale a dire, anche nel campo della medicina va costruita "quella civiltà dell'amore e della vita senza la quale l'esistenza delle persone e della società smarrisce il suo significato più autenticamente umano" [15]. Ecco il principale intento della presente Carta: garantire la fedeltà etica dell'operatore sanitario perché costruisca, nelle sue scelte e nei suoi comportamenti a servizio della vita, quella civiltà dell'amore e della vita, auspicata dall'Autore della Evangelium vitae. Ed è per questo che la Carta segue quale riferimento di riflessioni etico-religiose e pastorali la traccia dell'esistenza umana: il generare, il vivere, il morire [16]. 3.1. La responsabilità di fronte alla dignità della procreazione umana La generazione di un nuovo essere umano è, allo stesso tempo, un evento profondamente umano ed altamente religioso, in quanto coinvolge l'amore unitivo dei coniugi quale gesto di collaborazione con Dio Creatore. Da qui risulta già evidente che gli operatori sanitari sono chiamati ad aiutare i coniugi- genitori "a procreare con responsabilità, favorendone le condizioni, rimuovendone le difficoltà e tutelandoli da un tecnicismo invasivo e non degno del procreare umano" [17]. In questo servizio, la morale distingue giustamente tra manipolazione terapeutica e manipolazione alterativa del patrimonio genetico umano. "Nessuna utilità sociale o scientifica e nessuna motivazione ideologica potranno mai motivare un intervento sul genoma umano che non sia terapeutico, cioè in se stesso finalizzato al naturale sviluppo dell'essere umano" [18]. La ragione di questo "no assoluto" va colta nella dignità stessa della procreazione umana in quanto il nuovo essere umano che nasce dall'unione coniugale "porta con sé una particolare immagine e somiglianza di Dio stesso: nella biologia della generazione è inscritta la genealogia della persona" [19]. Il concepimento e la generazione di un nuovo essere umano non sono un prodotto di leggi della biologia, ma un evento di cooperazione coniugale alla continuazione della creazione divina. A questo punto la Carta precisa che la collaborazione procreatrice da parte dei coniugi non è soltanto il criterio della differenza antropologica e morale tra metodi naturali e mezzi artificiali, ma anche il
  • 27. 250 criterio valutativo in materia di procreazione artificiale. "La dignità della persona umana esige che essa venga all'esistenza come dono di Dio e frutto dell'atto coniugale, proprio e specifico dell'amore unitivo e procreativo tra gli sposi, atto che per la sua stessa natura risulta insostituibile" [20]. Ecco perché è più giusto l'appello alla responsabilità degli operatori sanitari di favorire questa concezione umana e cristiana della sessualità, rendendo accessibili ai coniugi, e prima ancora ai giovani, le conoscenze necessarie per un comportamento responsabile e rispettoso della peculiare dignità della sessualità umana, in genere, e dell'atto coniugale in particolare [21]. Gli operatori sanitari dovrebbero, soprattutto, aiutare i coniugi a cogliere la differenza antropologica e morale tra assistenza naturale e sostituzione artificiale in materia di procreazione. Quanto a quest'ultima essi dovrebbero chiarire la illeceità della fertilizzazione in vitro con embryo trasfer non solo eterologa ma anche omologa. Ovviamente questo giudizio morale concerne soltanto le modalità della fecondazione e, per nulla, l'essere umano in questione, che va sempre accolto come dono di Dio ed educato con grande amore [22]. Il servizio alla vita degli operatori sanitari inizia, dunque, con favorire questo massimo rispetto per l'originalità del generare umano. 3.2. La responsabilità della salute e del vivere umano Fin dalla fecondazione ha inizio, sotto la sapiente e amorosa protezione di Dio, quel meraviglioso processo di una nuova vita umana. Agli operatori sanitari e, in particolare, a ginecologi e ostetriche "spetta di vegliare con sollecitudine sul mirabile e misterioso processo della generazione che si compie nel seno materno, allo scopo di seguirne il regolare svolgimento e di favorirne il felice esito con la venuta alla luce della nuova creatura" [23]. Essi devono ricordarsi, anzitutto, la singolare dignità di ogni vita umana: la dignità di persona, creata a immagine e somiglianza di Dio. Gli operatori sanitari devono, soprattutto, tener presente che ogni persona è una unità di corpo ed anima, per cui attraverso il corpo viene raggiunta la persona stessa nella sua realtà concreta. "Ogni intervento sul corpo umano non raggiunge soltanto i tessuti, gli organi e le loro funzioni, ma coinvolge anche a livelli diversi la stessa persona" [24]. Da ciò segue che il corpo, essendo una realtà tipicamente personale perché rivela la persona nella sua relazione con Dio, con gli altri e con il mondo, è fondamento e fonte di esigibilità morale. Non si può disporre del corpo come di un oggetto di appartenenza, come una cosa o uno strumento di cui si è padroni e arbitri. Ecco perché non tutto ciò che è tecnicamente possibile può ritenersi moralmente ammissibile [25]. La finalità intrinseca della professione degli operatori sanitari è l'affermazione del diritto dell'uomo alla sua vita e alla sua dignità. Il loro corrispettivo dovere è, pertanto, quello della tutela profilattica e terapeutica della salute e del miglioramento della vita delle persone. "La malattia e la sofferenza infatti non sono esperienze che riguardano soltanto il sostrato fisico dell'uomo, ma l'uomo nella sua interezza e nella sua unità somatico-spirituale" [26]. Diagnosi, terapia e riabilitazione hanno, perciò, di mira non solo il bene e la salute del corpo, ma il benessere integrale della persona. A questo punto si pone la questione della impossibilità di guarire il malato. Allora, l'operatore sanitario è sempre tenuto a praticare tutte le cure proporzionate, ma può lecitamente interrompere le cure sproporzionate [27]. Qui è molto importante la questione della umanizzazione del dolore mediante la analgesia e la anestesia. Anche se, per il cristiano il dolore ha un alto significato penitenziale e salvifico, la stessa carità cristiana esige dagli operatori sanitari l'alleviamento della sofferenza fisica [28]. È qui che, in maniera più urgente, entra in questione il diritto fondamentale del malato alla cura pastorale e al sacramento dell'Unzione degli infermi. Ogni operatore sanitario è tenuto a creare le condizioni affinché, a chi la chiede, sia espressamente sia implicitamente, venga assicurata
  • 28. 251 l'assistenza religiosa. "L'esperienza, infatti, insegna che l'uomo, bisognoso di assistenza sia preventiva sia terapeutica, svela esigenze che vanno oltre la patologia organica in atto. Dal medico egli non si attende soltanto una cura adeguata cura che, del resto, prima e dopo finirà fatalmente per rivelarsi insufficiente - ma il sostegno umano di un fratello, che sappia renderlo partecipe di una visione della vita, nella quale trovi senso anche il mistero della sofferenza e della morte. E dove potrebbe essere attinta, se non alla fede, tale pacificante risposta agli interrogativi supremi dell'esistenza?" [29]. 3.3. Assistenza fino al compimento naturale Quando le condizioni di salute si deteriorano in modo irreversibile e letale, ossia quando l'uomo entra nello stadio terminale del suo esistere terreno, gli operatori sanitari sono chiamati a dare una speciale assistenza al morente. "Mai come in prossimità della morte e nella morte stessa occorre celebrare ed esaltare la vita... L'atteggiamento davanti al malato terminale è spesso il banco di prova del senso di giustizia e di carità, della nobiltà d'animo, della responsabilità e della capacità professionale degli operatori sanitari, a cominciare dai medici" [30]. E il momento di sottrarre il morire al fenomeno della medicalizzazione, preoccupata prevalentemente del-l'aspetto biofisico della malattia. In questa fase, la prima cura è una presenza amorevole piena di attenzioni e di premure, che infondono fiducia e speranza perché al rifiuto della morte subentri la sua accettazione. Impotenti davanti al mistero della morte, la fede cristiana è l'unica sorgente di serenità e di pace. Perciò, la testimonianza di fede e di speranza in Cristo dello stesso operatore sanitario ha un ruolo determinante. Realizzare una presenza di fede e di speranza è per i medici e infermieri la più alta forma di umanizzazione e di cristianizzazione del morire. Nel malato terminale, il diritto alla vita diventa un diritto a morire in tutta serenità e con la massima dignità umana e cristiana. Questo diritto esclude ogni forma di accanimento terapeutico e, ancora di più, ogni ricorso a porre fine alla vita [31]. "L'eutanasia sconvolge il rapporto medico-paziente. Da parte del paziente, perché questi si rapporta al medico come a colui che può assicurargli la morte. Da parte del medico, perché egli non è più assoluto garante della vita: da lui l'ammalato deve temere la morte. Il rapporto medico-paziente è una relazione fiduciale di vita e tale deve restare. L'eutanasia è «un crimine» cui gli operatori sanitari, garanti sempre e solo della vita, non possono cooperare in alcun modo" [32]. Lo stesso vale per l'aborto, anche se il caso della salute della madre, dell'aggravio di un figlio in più, di una grave malformazione fetale, di una gravidanza originata da violenza sessuale implicano beni molto importanti. Infatti, la vita è un bene talmente primario e così fondamentale perché possa essere posta a confronto, di parità o addirittura di inferiorità, con certi inconvenienti anche gravissimi [33]. A questo punto la sintesi dell'etica ippocratica e morale cristiana è incontestabile: tanto l'etica ippocratica quanto la morale cristiana delegittimano ogni forma di aborto diretto e di eutanasia diretta sia essa attiva o passiva, perché si tratta di un'atto soppressivo della vita prenatale e di un'atto omicida che nessun fine può legittimare [34]. Da qui risulta la diversità del diritto a morire con dignità umana e cristiana. "Questo è un diritto reale e legittimo, che il personale sanitario è chiamato a salvaguardare. curando il morente e accettando il naturale compimento della vita. C'è radicale differenza tra «dare la morte» e «consentire il morire»: il primo è atto soppressivo della vita, il secondo è accettarla fino alla morte" [35]. Proprio in questa accettazione della fine della vita terrena, ogni fedele servitore della vita vigila su questo compiersi della volontà di Dio. Egli non si ritiene, per nessuna ragione, arbitro della morte, come e perché non si ritiene, per nessun fine, arbitro della vita di alcuno [36]. Anzi, è allora più che mai consolante per il morente che l'operatore sanitario testimonia che la piena partecipazione alla vita divina è il fine a cui l'uomo che vive in questo mondo è orientato e chiamato. E allora più che mai confortante far sperimentare al malato terminale la presenza sacramentale di Cristo, "Verbo della
  • 29. 252 vita" mediante l'Unzione degli Infermi. "Tutto l'uomo ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e l'ansietà della morte" [37]. Lo stesso, e ancora di più, vale per l'incontro eucaristico come Viatico del corpo e del sangue di Cristo; secondo le parole stesse di Cristo esso munisce del pegno della risurrezione: "Chi mangia la mia carte e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Conclusione Spero di aver dimostrato quanto scrive, nella prefazione, il nostro presidente, il Signor Cardinale Fiorenzo Angelini, che nessuno dei complessi problemi, posti dall'indissociabile rapporto esistente tra medicina e morale, può attualmente considerarsi terreno neutro nei confronti dell'etica ippocratica e della morale cristiana. Per questo la Carta degli Operatori Sanitari ha rigorosamente rispettato l'esigenza di offrire una sintesi organica ed esauriente della Chiesa, a partire da Pio XII, su tutto quanto attiene all'affermazione, in campo sanitario, del valore primario e fondamentale della vita di ciascun essere umano dal suo concepimento fino alla sua morte naturale [38]. Concludo, di proposito, con una particolare attenzione al progresso e alla diffusione della medicina e chirurgia dei trapianti che consentono la cura e la guarigione di molti malati fino a poco tempo soltanto terminali. Si tratta di una sfida ad amare, in maniera del tutto nuova, il prossimo per mezzo della donazione di organi perché questo possa continuare a vivere. Il prelievo degli organi nei trapianti omoplastici può avvenire, naturalmente entro i limiti posti dalla stessa natura umana, da donatore vivo o cadavere [39]. Nel primo caso il prelievo è legittimo a condizione che si tratti di organi il cui espianto non implica una grave e irreparabile menomazione per il donatore. Nel secondo caso è sempre da rispettare il cadavere come cadavere umano, anche se non ha più la dignità di soggetto e il valore di fine di una persona vivente. L'atto medico del trapianto rende, dunque, possibile l'atto di oblazione del donatore quale dono sincero di sé che esprime così la sua essenziale chiamata umana e cristiana all'amore e alla comunione [40]. Qui è paradigmatica l'intenzione di tutta la Carta degli Operatori Sanitari sul servizio alla vita, vale a dire, rispondere all'appello di Cristo: "Vade et fac similiter". P. Bonifacio Honings, O.C.D. Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari NOTE 1 Genesis 2, 7; cfr. ibidem, 2, 5-6 2 Catechismo della Chiesa Cattolica, 366. 3 Giobbe, 34, 14-15. 4 Ezechiele, 37, 14. 5 GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae, 53; in seguito citerò, EV. 6 Cfr. Ibidem. 7 FIORENZO ANGELINI, Quel soffio sulla creta, Roma 1990, p. 377- 378. 8 Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, Carta degli Operatori Sanitari, Città del Vaticano 1995, Quarta edizione, n. 1; in seguito citerò, Carta. 9 Carta, 2. 10 Sap. 11, 26. 11 Cfr. Carta, 4. 12 Carta, 5. 13 Citato in Carta, 5. 14 Cfr. Carta, 8. 15 EV, 27, citato in Carta, 9.
  • 30. 253 16 Cfr. Carta, 10. 17 Carta, 11. 18 GIOVANNI PAOLO II, All'Unione Giuristi Cattolici Italiani, 5 dic. 1987, in Insegnamenti X/3 (1987) 1295, citato in Carta, 13. 19 Carta, 15. 20 Carta, 22. 21 Cfr. Carta, 20- 23. 22 Cfr. Carta, 24-30. 23 Carta, 36. 24 Carta, 40. 25 Cfr. Carta, 44. 26 Carta, 53. 27 Cfr. Carta, 64-65. 28 Cfr. Carta, 68- 71. 29 GIOVANNI PAOLO II, Al Congresso Mondiale Cattolici, 3 ottobre 1982, in Insegnamenti V/3, 1982, p. 675, n. 6, citato nella Carta, nota 212. 30 Carta, 115. 31 Cfr. Carta, 119; 147-148. 32 Carta, 150. 33 Cfr. Carta, 141. 34 Cfr. Carta, 139; 147. 35 Carta, 148. 36 Cfr. Carta, 114. 37 Carta, 111. 38 Cfr. Carta, p. 5. 39 Cfr. Carta, 83. 40 Cfr. Carta, 86-91.
  • 31. 254 GIOVANNI PAOLO II LETTERA AL CARDINALE FIORENZO ANGELINI, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER GLI OPERATORI SANITARI, PER L'ISTITUZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO Al venerato fratello Cardinale Fiorenzo Angelini Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari 1. Accogliendo con favore la richiesta da Lei inoltrata, quale Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, ed anche come interprete dell'attesa di non poche Conferenze Episcopali e di Organismi cattolici nazionali e internazionali, desidero comunicarLe che ho deciso di istituire la «Giornata Mondiale del Malato», da celebrarsi l'11 febbraio di ogni anno, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes. Considero, infatti, quanto mai opportuno estendere a tutta la Comunità ecclesiale una iniziativa che, già in atto in alcuni Paesi e regioni, ha dato frutti pastorali veramente preziosi. 2. La Chiesa che, sull'esempio di Cristo, ha sempre avvertito nel corso dei secoli il dovere del servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione (Dolentium Hominum, 1), è consapevole che «nell'accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e malata, vive oggi un momento fondamentale della sua missione» (Christifideles Laici, 38). Essa inoltre non cessa di sottolineare l'indole salvifica dell'offerta della sofferenza, che, vissuta in comunione con Cristo, appartiene all'essenza stessa della redenzione (cfr. Redemptoris Missio, 78). La celebrazione annuale della «Giornata Mondiale del Malato» ha quindi lo scopo manifesto di sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria; a favorire l'impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare l'importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l'importanza dell'assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre. 3. Come alla data dell'11 febbraio pubblicai, nel 1984, la Lettera apostolica «Salvifici doloris» sul significato cristiano della sofferenza umana e, l'anno successivo, ebbi ad istituire codesto Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, così ritengo significativo fissare la medesima ricorrenza per la celebrazione della «Giornata Mondiale del Malato». Infatti, «insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo di oggi» (Salvifici Doloris, 31). E Lourdes, santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano, è luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell'accettazione e dell'offerta della sofferenza salvifica. La prego, pertanto, di voler portare a conoscenza dei responsabili della pastorale sanitaria, nell'ambito delle Conferenze Episcopali, nonché degli Organismi nazionali e internazionali impegnati
  • 32. 255 nel vastissimo campo della sanità, l'istituzione di tale «Giornata Mondiale del Malato», affinché, in armonia con le esigenze e le circostanze locali, la sua celebrazione sia debitamente curata con l'apporto dell'intero Popolo di Dio: Sacerdoti, Religiosi, Religiose e fedeli laici. A tale scopo, sarà premura di codesto Dicastero attuare opportune iniziative di promozione e di animazione, affinché la «Giornata Mondiale del Malato» sia momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo, che soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell'umanità. 4. Mentre auspico la piena collaborazione di tutti per il miglior avvio e sviluppo di detta «Giornata», ne affido l'efficacia soprannaturale alla mediazione materna di Maria «Salus Infirmorum» e all'intercessione dei Santi Giovanni di Dio e Camillo de Lellis, patroni dei luoghi di cura e degli Operatori sanitari. Vogliano questi Santi estendere sempre più i frutti di un apostolato della carità di cui il mondo contemporaneo ha grande bisogno. Avvalora questi voti la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a Lei, Signor Cardinale, e a quanti La coadiuvano nella provvida opera a servizio dei malati. 13 maggio 1992
  • 33. 393 “Se ho migliaia di idee e anche una sola si rivela essere buona, posso essere soddisfatto” Alfred Bernard Nobel (1833-1896)
  • 34. SSoolloo nneellll’’aarrccaannaa mmeennttee ddii DDiioo nnoonn ppuuòò nnoonn eesssseerrccii iill lliibbrroo cchhee rraaccccoonnttaa ddaallll’’iinniizziioo aallllaa ffiinnee llaa ssttoorriiaa ddeell mmoonnddoo ccoommee eessssaa rreeaallmmeennttee èè aaccccaadduuttaa.. ÈÈ iill lliibbrroo ddeellllaa ssttoorriiaa ddeell mmoonnddoo sseeccoonnddoo vveerriittàà.. QQuueessttoo rroommaannzzoo ddeellllaa vviittaa uummaannaa,, cchhee èè llaa ssttoorriiaa uunniivveerrssaallee ddeell ggeenneerree uummaannoo,, èè pprreesseennttee nneellllaa mmeennttee ddiivviinnaa ccoonn uunn’’iinnffiinniittàà ddii aallttrrii rroommaannzzii.. EEssttrraappoollaazziioonnii ddaall ppeennssiieerroo ddii LLeeiibbnniizz ISBN 978-88-904235-29 CDD 177 VIL cru 2008 LCC BJ 1725