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Canto 23
Inferno
"Canto XXIII, nel quale tratta de la divina vendetta contra l’ipocriti; del quale
peccato sotto il vocabulo di due cittadini di Bologna abomina l’auttore li
bolognesi, e li giudei sotto il nome d’Anna e di Caifas; e qui è la sesta bolgia. "
• Posizione: VIII cerchio - Malebolge - 6a bolgia
• Peccatori: Ipocriti
• Pena: Avanzano lentamente coperti da pesanti cappe di piombo,
dorate all’esterno
• Contrappasso :In vita nascosero la malvagità sotto l’apparenza della
bontà; così ora sono oppressi da cappe di piombo ammantate d’oro
• Dante incontra Catalano dei Malavolti, Loderingo degli Andalò,
Caifas e suo suocero Anna
• Il canto ventitreesimo dell'Inferno si svolge nella sesta bolgia dell'ottavo
cerchio, ove sono puniti gli ipocriti; siamo nel mattino del 9 aprile 1300
(Sabato Santo)
• Senza la scorta dei diavoli,
Dante e Virgilio camminano in
silenzio; Dante è preoccupato
che la collera dei Malebranch
possa rivolgersi contro di
loro.Accortosi in effetti che i
diavoli li stanno inseguendo
per vendicarsi,Virgilio afferra
Dante e si lascia con lui
scivolare lungo il pendio,
raggiungendo così il fondo
della sesta bolgia, il cui
accesso è proibito ai
Malebranche
vv. 1-57
fuga verso la
sesta Bolgia
“Taciti, soli, sanza
compagnia n’andavam
l’un dinanzi e l’altro
dopo, come frati minor
vanno per via.
Vòlt’ era in su la favola
d’Isopo lo mio pensier
per la presente rissa,
dov’ el parlò de la rana
e del topo;”
Camminavamo (n’andavam)
silenziosi (Taciti), soli e senza
scorta (sanza compagnia), uno
dietro (dopo) l’altro come fanno
per strada i francescani (frati
minor)
A causa della zuffa dei diavoli
appena combattuta (presente
rissa), il mio pensiero era
concentrato (Vòlt’era) sulla favola
di Esopo (Isopo), nella quale egli
(dov’el) raccontò della rana e del
topo;
• vv 58-72 GLI IPOCRITI
• Qui sono puniti gli ipocriti, che camminano faticosamente sotto
pesanti cappe di piombo, dorate all’esterno. Essi procedono così
lentamente che i due poeti, ad ogni passo, si trovano accanto a
nuovi peccatori.
i occulto che non abbia ad esser conosciuto. Perciò tutto quel
"Là giù trovammo una gente dipinta
che giva intorno assai con lenti passi,
piangendo e nel sembiante stanca e vinta.
Elli avean cappe con cappucci bassi
dinanzi a li occhi, fatte de la taglia che in
Clugnì per li monaci fassi.
Di fuor dorate son, sì ch’elli abbaglia;
ma dentro tutte piombo, e gravi tanto, che
Federigo le mettea di paglia.
Oh in etterno faticoso manto!
Noi ci volgemmo ancor pur a man manca
con loro insieme, intenti al tristo pianto;
ma per lo peso quella gente stanca
venìa sì pian, che noi eravam nuovi di
compagnia ad ogne mover d’anca.
Sul fondo (Là giù) incontrammo dei dannati
(gente) luccicanti d’oro (dipinta, essendo
coperti da cappe dorate), che avanzavano
(che giva intorno) molto lentamente (assai con
lenti passi), in lacrime (piangendo) e vinti dalla
stanchezza (stanca e vinta) nell’atteggiamento
(nel sembiante).
Portavano (avean) mantelli (cappe) con
cappucci abbassati (bassi) sugli occhi, della
stessa foggia (fatte de la taglia) che si usa
(fassi) per quelli dei monaci di Cluny .
All’esterno (Di fuor) sono dorate, così che i
dannati abbaglia- no (sì ch’elli abbaglia); ma
all’interno sono tutte di piombo, e così pesanti
(gravi tanto) che (al confronto) Federico II le
imponeva (le mettea) leggerissime (di paglia).
Quale pesante (faticoso) mantello per
l’eternità (in etterno)! Noi ci voltammo
(volgemmo), anche questa volta (ancor pur) a
sinistra (a man manca), nella loro direzione
(con loro insieme), tutti presi (intenti) dal
doloroso (tristo) pianto;
ma a causa (per) del peso quegli stanchi
dannati (gente stanca) procedevano (venìa)
così lentamente (sì pian) che ad ogni passo
(ad ogne mover d’anca) noi ci trovavamo
accanto nuovi dannati (eravam nuovi di
compagnia).
• CATALANO E LODERINGO vv73-108
• Udendolo parlare toscano, uno di questi prega Dante di fermarsi; altri
due si accorgono con meraviglia che Dante è vivo e gli chiedono chi
sia.Dante risponde brevemente e ricambia la domanda.Viene così a
sapere che sono due frati gaudenti di Bologna: Catalano dei Malavol-
ti e Loderingo degli Andalò. Guelfo il primo e ghibellino il secondo,
essi ebbero l’incarico di ristabilire la pace tra le due fazioni, dopo la
battaglia di Benevento(1266), ma il loro comportamento ipocrita sortì
effetti opposti.
Catalano dei Malavolti
Fra Catalano dei Malavolti
(Bologna, 1210 circa –
Eremo di Ronzano, 1285) è
stato un religioso italiano, tra
i fondatori dell'ordine della
Milizia della Beata Vergine
Maria, noto anche come
Ordine Cavalleresco dei frati
Gaudenti.
Loderingo degli Andalò
• Fra' Loderingo degli Andalò o
Loderengo (Bologna, 1210
circa – Ronzano, 1293) è stato
un religioso italiano, tra i
fondatori dell'ordine della
Milizia della Beata Vergine
Maria, noto anche come dei
frati Gaudenti.
• Frati godenti fummo, e
bolognesi;io Catalano e questi
Loderingo nomati, e da tua terra
insieme presi
• come suole esser tolto un uom
solingo,per conservar sua pace; e
fummo tali, ch’ancor si pare
intorno dal Gardingo».
Fummo frati gaudenti, originari
di Bologna; chiamati (nomati) io
Catalano e questi Loderingo, ed
eletti (presi) insieme dalla tua
città (terra)
nell’incarico solitamente affidato
(come suole esser tolto) ad
un’unica persona (un uom
solingo), per mantenere la pace;
e agimmo in modo tale (fummo
tali), che la nostra opera è
ancora visibile (si pare) presso
(intorno dal) il Gardingo
• vv 109-126 CAIFAS
• Dante sta per ribattere, ma la sua attenzione si rivolge
verso un peccatore crocifisso per terra con tre
pali.Questi è Caifas,il sommo sacerdote ebreo che favorì
la decisione di uccidere Cristo, ipocritamente ritenendola
necessaria in nome dell’interesse del popolo, mentre in
realtà era preoccupato per il prestigio dei sacerdoti.Allo
stesso supplizio sono condannati suo suoce- ro Anna e
tutti i sacerdoti del Sinedrio di Gerusalemme, che ora
sono calpestati da tutta la schiera degli ipocriti.
‫יוסף‬‫ר‬ ַּ‫ב‬‫א‬ָּ‫ָּפ‬‫י‬ ַּ‫ק‬
• Caifass, in ebraico: ‫יוסף‬‫ר‬ ַּ‫ב‬‫א‬ָּ‫ָּפ‬‫י‬ ַּ‫ק‬ ,
Yosef Bar Kayafa,(greco:
Καῖάφα; aramaico: ‫;ק׳פא‬ ) fu
sommo sacerdote, appartenente
alla dinastia dei Sadducei, e
capo del sinedrio ebraico
dall'anno 18 al 36.
• Ricoprì tale carica ai tempi di
Gesù che, secondo il Vangelo di
Luca e il Vangelo di Giovanni,
fece arrestare e del quale
chiese la crocefissione.
« Allora il distaccamento con il comandante e le
guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo
condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di
Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa
poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: <<E'
meglio che un uomo solo muoia per il popolo>> »
(Giovanni, 18,12-14 )
uirino gli tolse la dignità del suo ufficio e costituì sommo sacerdote Anano, figl
(Antichità Giudaiche, Libro XVIII:26 - II, I)
.
Attraversato è, nudo, ne la via,
come tu vedi, ed è mestier ch’el senta
qualunque passa, come pesa, pria.
E a tal modo il socero si stenta
in questa fossa, e li altri dal concilio che fu
per li Giudei mala sementa».
Allor vid’io maravigliar Virgilio
sovra colui ch’era disteso in croce tanto
vilmente ne l’etterno essilio.
È posto di traverso (Attraversato)
sulla via, nudo, come puoi vedere, ed
è pertanto necessario (è mestier) che
senta il peso di tutti quelli
(qualunque) che passano, prima [che
siano passati] (pria).
E allo stesso modo è tormentato (si
stenta) in questa bolgia (fossa) suo
suocero (il sommo sacerdote Anna) e
tutti gli altri membri del sinedrio (dal
concilio) che fu all’origine della sven-
tura (mala sementa) per gli Ebrei
(Giudei)».
Allora io vidiVirgilio stupirsi
(maravigliar) nei confronti (sovra) di
colui che era steso in croce
nell’Inferno (etterno essilio) tanto
ignominiosamente (vilmente).
• vv 127-148 USCITA DALLA BOLGIA
• Catalano dice che lì
vicino vi sono le rovine
di un ponte, attraverso
le quali i due poeti
potranno uscire dalla
bolgia; accortosi allora
dell’inganno di
Malacoda Virgilio si
incammina sdegnato,
seguito da Dante.
L'inganno di Malacoda
• Solo a questo punto Virgilio apprende
con un certo turbamento di essere
stato ingannato da Malacoda; infatti,
contrariamente a quanto il diavolo
aveva affermato (Inf. XXI, 106-111),
nessuno dei ponti è rimasto intatto
sulla bolgia dopo il terremoto che
accompagnò la morte di Cristo:
segno del particolare disprezzo verso
questi peccatori, tra i quali si trova
appunto, crocifisso a terra insieme al
suocero Anna, il sommo sacerdote
Caifas, ossia proprio colui che
consigliò il Sinedrio a condannare a
morte il Redentore.
Poi disse a noi: «Non si può
procedere oltre per questo
ponte, visto che giace crollato
al fondo della VI Bolgia.
E se volete andare comunque
avanti, procedete lungo questo
argine; non lontano c'è un altro
ponte che permette il
passaggio.
E ’l frate: «Io udi’ già dire a Bologna
del diavol vizi assai, tra ’ quali udi’
ch’elli è bugiardo, e padre di menzogna».
Appresso il duca a gran passi sen gì,
turbato un poco d’ira nel sembiante; ond’io da li ’ncarcati mi parti’
dietro a le poste de le care piant
lare (udi’) a Bologna dei molti vizi del diavolo, tra i quali ho sentito che egli è bugiard
assi), un po’ sdegnato (turbato un poco d’ira) nel- l’aspetto (sembiante); per cui io m
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Sofia Canori 3bt

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Canto 23

  • 1. Canto 23 Inferno "Canto XXIII, nel quale tratta de la divina vendetta contra l’ipocriti; del quale peccato sotto il vocabulo di due cittadini di Bologna abomina l’auttore li bolognesi, e li giudei sotto il nome d’Anna e di Caifas; e qui è la sesta bolgia. "
  • 2. • Posizione: VIII cerchio - Malebolge - 6a bolgia • Peccatori: Ipocriti • Pena: Avanzano lentamente coperti da pesanti cappe di piombo, dorate all’esterno • Contrappasso :In vita nascosero la malvagità sotto l’apparenza della bontà; così ora sono oppressi da cappe di piombo ammantate d’oro • Dante incontra Catalano dei Malavolti, Loderingo degli Andalò, Caifas e suo suocero Anna • Il canto ventitreesimo dell'Inferno si svolge nella sesta bolgia dell'ottavo cerchio, ove sono puniti gli ipocriti; siamo nel mattino del 9 aprile 1300 (Sabato Santo)
  • 3. • Senza la scorta dei diavoli, Dante e Virgilio camminano in silenzio; Dante è preoccupato che la collera dei Malebranch possa rivolgersi contro di loro.Accortosi in effetti che i diavoli li stanno inseguendo per vendicarsi,Virgilio afferra Dante e si lascia con lui scivolare lungo il pendio, raggiungendo così il fondo della sesta bolgia, il cui accesso è proibito ai Malebranche vv. 1-57 fuga verso la sesta Bolgia
  • 4. “Taciti, soli, sanza compagnia n’andavam l’un dinanzi e l’altro dopo, come frati minor vanno per via. Vòlt’ era in su la favola d’Isopo lo mio pensier per la presente rissa, dov’ el parlò de la rana e del topo;” Camminavamo (n’andavam) silenziosi (Taciti), soli e senza scorta (sanza compagnia), uno dietro (dopo) l’altro come fanno per strada i francescani (frati minor) A causa della zuffa dei diavoli appena combattuta (presente rissa), il mio pensiero era concentrato (Vòlt’era) sulla favola di Esopo (Isopo), nella quale egli (dov’el) raccontò della rana e del topo;
  • 5. • vv 58-72 GLI IPOCRITI • Qui sono puniti gli ipocriti, che camminano faticosamente sotto pesanti cappe di piombo, dorate all’esterno. Essi procedono così lentamente che i due poeti, ad ogni passo, si trovano accanto a nuovi peccatori. i occulto che non abbia ad esser conosciuto. Perciò tutto quel
  • 6. "Là giù trovammo una gente dipinta che giva intorno assai con lenti passi, piangendo e nel sembiante stanca e vinta. Elli avean cappe con cappucci bassi dinanzi a li occhi, fatte de la taglia che in Clugnì per li monaci fassi. Di fuor dorate son, sì ch’elli abbaglia; ma dentro tutte piombo, e gravi tanto, che Federigo le mettea di paglia. Oh in etterno faticoso manto! Noi ci volgemmo ancor pur a man manca con loro insieme, intenti al tristo pianto; ma per lo peso quella gente stanca venìa sì pian, che noi eravam nuovi di compagnia ad ogne mover d’anca. Sul fondo (Là giù) incontrammo dei dannati (gente) luccicanti d’oro (dipinta, essendo coperti da cappe dorate), che avanzavano (che giva intorno) molto lentamente (assai con lenti passi), in lacrime (piangendo) e vinti dalla stanchezza (stanca e vinta) nell’atteggiamento (nel sembiante). Portavano (avean) mantelli (cappe) con cappucci abbassati (bassi) sugli occhi, della stessa foggia (fatte de la taglia) che si usa (fassi) per quelli dei monaci di Cluny . All’esterno (Di fuor) sono dorate, così che i dannati abbaglia- no (sì ch’elli abbaglia); ma all’interno sono tutte di piombo, e così pesanti (gravi tanto) che (al confronto) Federico II le imponeva (le mettea) leggerissime (di paglia). Quale pesante (faticoso) mantello per l’eternità (in etterno)! Noi ci voltammo (volgemmo), anche questa volta (ancor pur) a sinistra (a man manca), nella loro direzione (con loro insieme), tutti presi (intenti) dal doloroso (tristo) pianto; ma a causa (per) del peso quegli stanchi dannati (gente stanca) procedevano (venìa) così lentamente (sì pian) che ad ogni passo (ad ogne mover d’anca) noi ci trovavamo accanto nuovi dannati (eravam nuovi di compagnia).
  • 7. • CATALANO E LODERINGO vv73-108 • Udendolo parlare toscano, uno di questi prega Dante di fermarsi; altri due si accorgono con meraviglia che Dante è vivo e gli chiedono chi sia.Dante risponde brevemente e ricambia la domanda.Viene così a sapere che sono due frati gaudenti di Bologna: Catalano dei Malavol- ti e Loderingo degli Andalò. Guelfo il primo e ghibellino il secondo, essi ebbero l’incarico di ristabilire la pace tra le due fazioni, dopo la battaglia di Benevento(1266), ma il loro comportamento ipocrita sortì effetti opposti.
  • 8. Catalano dei Malavolti Fra Catalano dei Malavolti (Bologna, 1210 circa – Eremo di Ronzano, 1285) è stato un religioso italiano, tra i fondatori dell'ordine della Milizia della Beata Vergine Maria, noto anche come Ordine Cavalleresco dei frati Gaudenti.
  • 9. Loderingo degli Andalò • Fra' Loderingo degli Andalò o Loderengo (Bologna, 1210 circa – Ronzano, 1293) è stato un religioso italiano, tra i fondatori dell'ordine della Milizia della Beata Vergine Maria, noto anche come dei frati Gaudenti.
  • 10. • Frati godenti fummo, e bolognesi;io Catalano e questi Loderingo nomati, e da tua terra insieme presi • come suole esser tolto un uom solingo,per conservar sua pace; e fummo tali, ch’ancor si pare intorno dal Gardingo». Fummo frati gaudenti, originari di Bologna; chiamati (nomati) io Catalano e questi Loderingo, ed eletti (presi) insieme dalla tua città (terra) nell’incarico solitamente affidato (come suole esser tolto) ad un’unica persona (un uom solingo), per mantenere la pace; e agimmo in modo tale (fummo tali), che la nostra opera è ancora visibile (si pare) presso (intorno dal) il Gardingo
  • 11. • vv 109-126 CAIFAS • Dante sta per ribattere, ma la sua attenzione si rivolge verso un peccatore crocifisso per terra con tre pali.Questi è Caifas,il sommo sacerdote ebreo che favorì la decisione di uccidere Cristo, ipocritamente ritenendola necessaria in nome dell’interesse del popolo, mentre in realtà era preoccupato per il prestigio dei sacerdoti.Allo stesso supplizio sono condannati suo suoce- ro Anna e tutti i sacerdoti del Sinedrio di Gerusalemme, che ora sono calpestati da tutta la schiera degli ipocriti.
  • 12. ‫יוסף‬‫ר‬ ַּ‫ב‬‫א‬ָּ‫ָּפ‬‫י‬ ַּ‫ק‬ • Caifass, in ebraico: ‫יוסף‬‫ר‬ ַּ‫ב‬‫א‬ָּ‫ָּפ‬‫י‬ ַּ‫ק‬ , Yosef Bar Kayafa,(greco: Καῖάφα; aramaico: ‫;ק׳פא‬ ) fu sommo sacerdote, appartenente alla dinastia dei Sadducei, e capo del sinedrio ebraico dall'anno 18 al 36. • Ricoprì tale carica ai tempi di Gesù che, secondo il Vangelo di Luca e il Vangelo di Giovanni, fece arrestare e del quale chiese la crocefissione.
  • 13. « Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: <<E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo>> » (Giovanni, 18,12-14 )
  • 14. uirino gli tolse la dignità del suo ufficio e costituì sommo sacerdote Anano, figl (Antichità Giudaiche, Libro XVIII:26 - II, I) .
  • 15. Attraversato è, nudo, ne la via, come tu vedi, ed è mestier ch’el senta qualunque passa, come pesa, pria. E a tal modo il socero si stenta in questa fossa, e li altri dal concilio che fu per li Giudei mala sementa». Allor vid’io maravigliar Virgilio sovra colui ch’era disteso in croce tanto vilmente ne l’etterno essilio. È posto di traverso (Attraversato) sulla via, nudo, come puoi vedere, ed è pertanto necessario (è mestier) che senta il peso di tutti quelli (qualunque) che passano, prima [che siano passati] (pria). E allo stesso modo è tormentato (si stenta) in questa bolgia (fossa) suo suocero (il sommo sacerdote Anna) e tutti gli altri membri del sinedrio (dal concilio) che fu all’origine della sven- tura (mala sementa) per gli Ebrei (Giudei)». Allora io vidiVirgilio stupirsi (maravigliar) nei confronti (sovra) di colui che era steso in croce nell’Inferno (etterno essilio) tanto ignominiosamente (vilmente).
  • 16. • vv 127-148 USCITA DALLA BOLGIA • Catalano dice che lì vicino vi sono le rovine di un ponte, attraverso le quali i due poeti potranno uscire dalla bolgia; accortosi allora dell’inganno di Malacoda Virgilio si incammina sdegnato, seguito da Dante.
  • 17. L'inganno di Malacoda • Solo a questo punto Virgilio apprende con un certo turbamento di essere stato ingannato da Malacoda; infatti, contrariamente a quanto il diavolo aveva affermato (Inf. XXI, 106-111), nessuno dei ponti è rimasto intatto sulla bolgia dopo il terremoto che accompagnò la morte di Cristo: segno del particolare disprezzo verso questi peccatori, tra i quali si trova appunto, crocifisso a terra insieme al suocero Anna, il sommo sacerdote Caifas, ossia proprio colui che consigliò il Sinedrio a condannare a morte il Redentore. Poi disse a noi: «Non si può procedere oltre per questo ponte, visto che giace crollato al fondo della VI Bolgia. E se volete andare comunque avanti, procedete lungo questo argine; non lontano c'è un altro ponte che permette il passaggio.
  • 18.
  • 19. E ’l frate: «Io udi’ già dire a Bologna del diavol vizi assai, tra ’ quali udi’ ch’elli è bugiardo, e padre di menzogna». Appresso il duca a gran passi sen gì, turbato un poco d’ira nel sembiante; ond’io da li ’ncarcati mi parti’ dietro a le poste de le care piant lare (udi’) a Bologna dei molti vizi del diavolo, tra i quali ho sentito che egli è bugiard assi), un po’ sdegnato (turbato un poco d’ira) nel- l’aspetto (sembiante); per cui io m dietro alle orme (poste) dei passi diVirgilio (de le care piante).