2. FEDERICO II DI SVEVIA
Federico II, figlio dell’imperatore Enrico VI e di
Costanza di Altavilla, principessa normanna, era il
legittimo erede della corona normanna di Sicilia e
fu favorito dal papa Innocenzo III
Nel 1214, a Bouvines, Federico II e Filippo Augusto,
sovrano di Francia, sconfissero Ottone di Brunswick,
rivale di Federico, e Giovanni Senza Terra, re di
Inghilterra.
Federico diventa IMPERATORE il 22 novembre 1220
Nel 1230 il papa lo sciolse dall’obbligo di tenere
separate le sue due corone (impero e Sicilia) e
Federico stabilì la propria corte italiana a Palermo,
in Sicilia.
3. LA CORTE DI FEDERICO II
• Il potere era centralizzato nelle mani
dell’imperatore e della sua corte
dove risiedevano funzionari e
burocrati quasi sempre giuristi
• Presso la sua corte confluirono
studiosi di varia origine e credo
religioso, anche islamici, arabi e
ebrei. Per suo impulso vennero
tradotti in latino testi letterari,
filosofici e scientifici greci e arabi.
• Anche la cultura rispecchiò i gusti e i
costumi della corte
La Siza. La costruzione di questo "sollatium" (luogo di
piacere) fu intrapresa negli ultimi anni di vita di re
Guglielmo II. Si pur datare dunque tra il 1165 ed il 1167
4. LA SCUOLA SICILIANA
• Ebbe come autori i funzionari di corte
(nobili, notai e giuristi).
• Essi usavano per professione il latino,
mentre il volgare diventava lingua di
cultura per la composizione poetica.
Era tuttavia un volgare letterario ,quindi non la lingua comunemente
parlata dal popolo; caratterizzata da:
- scelta attenta del lessico e delle espressioni
- impiego di latinismi
- ripresa di calchi e espressioni dei trovatori provenzali
5. I poeti della scuola siciliana
• I letterati di corte erano: notai,
Jacopo da Lentini, giudici, Guido
delle Colonne, consiglieri del re,
Pier delle Vigne, nobili, Rinaldo
d’Aquino.
• Essi formavano intorno
all’imperatore Federico II, anche egli
scrittore, un gruppo ristretto di
poeti dilettanti.
• I poeti della scuola “siciliana”
recuperano solo un tema della
poesia provenzale, l’amore cortese,
ed evitano i temi politici.
6. Il metro della scuola siciliana
• I metri prediletti dai poeti della “Magna curia”
furono l’endecasillabo e il settenario.
• Le composizioni più usate furono:
• La canzone in endecasillabi e settenari(“canzone
lirica” per le liriche drammatiche e “canzonetta”
per quelle più gioiose)
• Il sonetto (14 endecasillabi divisi in due quartine e
due terzine ), invenzione di Jacopo da Lentini
L’accompagnamento musicale, a differenza della
lirica provenzale, non era sempre presente. Ciò
significa che le liriche dei siciliani erano pensate
soprattutto , ma non esclusivamente, per la lettura.
7. L’amore dei poeti siciliani
• La donna ha caratteri fisicamente
stereotipati, come nei trovatori
:incarnato pallido, occhi chiari,
capelli biondi.
• Tuttavia spesso i poeti si
concentrano specialmente
sull’insieme degli effetti sensoriali
e passionali suscitati dall’amore su
di loro della donna amata
8. Amor è uno desio che ven da core
per abondanza di gran piacimento;
e li occhi in prima generan l’amore
e lo core li dà nutricamento.
Ben è alcuna fiata om amatore
Senza vedere so ‘namoramento,
ma quell’amor che stringe con furore
da la vista de li occhi ha nascimento
Chè li occhi rapresentan a lo core
D’onni cosa che veden bono e rio,
Com’è formata naturalmente.
E lo cor, che di zo è concepitore
Imagina, e li piace quel desio:
E questo amore regna tra la gente