1. Web 2.0 Destro Andrea 818658 andestro@dsi.unive.it Commercio Elettronico Anno Accademico 2009/2010 Docente referente: Claudio Lucchese 1
2. Cos’è il Web 2.0 Si può visualizzare il WEB 2.0 come un insieme di principi e di procedure che collegano un autentico sistema solare di siti. 2 Questa mappa mostra le numerose idee che scaturiscono dal cuore del Web 2.0
3. Design Pattern del Web 2.0 (1) Le 8 linee guida che vengono indicate nel documento “What Is Web 2.0 - Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software” diTim O’Reilly, come cardini per definire precisamente il Web 2.0, sono: 1. The long tail: I piccoli siti rappresentano il grosso del contenuto internet; con il customer self-service si raggiunge l’intero web; 2. I dati sono il prossimo Intel Inside: Le applicazioni sono sempre più guidate dai dati; è bene avere una fonte di dati unica e difficile da ricreare; 3. Gli utenti sono un valore aggiunto: coinvolgere gli utenti sia implicitamente, sia esplicitamente nell’aggiungere valore all’applicazione. 4. Gli effetti del network di default: solo una piccola % di utenti si prenderà la briga di aggiungere valore all’applicazione: aggregate i loro dati; 3
4. 5. Some rightsreserved: seguire gli standard esistenti e utilizzare le licenze con il minimo di restrizioni possibili; i benefici vengono dall’adozione collettiva e non dalla restrizione privata; 6. Beta permanente: non inserire più nuove funzioni in versioni monolitiche ma, al contrario, aggiungerle regolarmente come parte della normale esperienza dell’utente; 7. Cooperazione, non controllo: Le applicazioni Web 2.0 consistono in una rete di data service che collaborano; 8. Il software a livello superiore del singolo dispositivo: Il PC non è più l’unico dispositivo che consente l’accesso alle applicazioni internet e le applicazioni che sono limitate a un solo dispositivo hanno un valore inferiore rispetto a quelle che sono connesse. 4 Design Pattern del Web 2.0 (2)
5. Sebbene dal punto di vista tecnologico gli strumenti della rete possano apparire invariati (forum, chat, blog, etc) è proprio la modalità di utilizzo della rete ad aprire nuovi scenari fondati sulla compresenza nell'utente della possibilità di fruire e di creare/modificare i contenuti multimediali. 5 Web 1.0 VS Web 2.0 (1)
6. 6 Web 1.0 VS Web 2.0 (2) Il Web 1.0 era tassonomia (classificazione), il Web 2.0 èfolksonomia (tags); Il Web 1.0 era per le homepages, il Web 2.0 è per i blogs; Il Web 1.0 era per le aziende, il Web 2.0 è per lecommunity; Il Web 1.0 era per leggere, il Web 2.0 è per scrivere; Il Web 1.0 era client-server, il Web 2.0 è peer-to-peer; Il Web 1.0 era HTML, il Web 2.0 è XML; Il Web 1.0 era vecchio, il Web 2.0 è nuovo…
7. Document Collaboration: 7 Web 1.0 VS Web 2.0 (3) Documenti allegati via email Documenti in Google Docs
8. Web browsing 8 Web 1.0 VS Web 2.0 (4) Richiesta diretta url Utilizzo del motore di ricerca
18. 18 L’intuizione… …principale è che il Web deve essere solo lo strumento per permettere agli utenti di partecipare e condividere informazioni tra loro. L’hyperlinking, il fondamento del Web, viene utilizzato per sfruttare la collettività: gli utenti inseriscono nuovi concetti e documenti che saranno aggiunti nella struttura del web e successivamente scoperti da altri utenti, che potranno ulteriormente diffondere attraverso altri links… Se un sito viene linkato 50 volte viene ritenuto più popolare di uno linkato 20 volte…
19. 19 La partecipazione (1) Come viene però sfruttata la collaborazione? Quello che un utente offre e condivide quanto è autorevole? Tutti gli individui contribuiscono in prima persona ai processi collettivi? Così non è. Usualmente solo un’esigua minoranza determina i comportamenti di una grande maggioranza inattiva e silenziosa. Jakob Nielsen, informatico danese e massimo esperto mondiale sull’usabilità del web, definisce la ParticipationInequality o 1% rule: In most online communities, 90% of users are lurkers who never contribute, 9% of users contribute a little, and 1% of users account for almost all the action.
20.
21. 9 utenti partecipano in maniera discontinua svolgendo mansioni di minimo impegno;
22.
23. Utente passivo (90%), legge e si informa passivamente, eventualmente diffonde.Secondo internetworldstats.com(30 sept 09) 1,7 miliardi di persone circa utilizzano internet; è facile dire quindi che circa (soltanto!) 170 milioni sono gli utenti attivi, e il rimanente abbondante miliardo e mezzo sono utenti passivi di internet.
24. 22 Lampante esempio: digg.com (1) Fondato da Kevin Rose il 5 dicembre 2004, è uno dei siti leader nel campo del social bookmarking. Il suo funzionamento si riassume nella proposta di notizie e collegamenti da parte degli utenti che saranno poi promosse e visualizzate in prima pagina grazie ad un sistema di graduatoria non gerarchico e basato sulla valutazione degli altri utenti della comunità. Il primo pensiero è quindi quello che ciò che viene mostrato in prima pagina sia rappresentativo del pensiero della maggioranza degli utenti di internet, ovvero di ciò che ritengono più importante.
25. 23 Lampante esempio: digg.com (2) In realtà invece non è così: soltantoil 30% dei “diggs” che finiscono in prima pagina provengono da un gruppo ristretto di 20 utenti! (precisamente i top20)
26. 24 Lampante esempio: digg.com (3) Questi 20 utenti hanno “diggato” 23802 volte in totale, dei quali 5257 sono diventati popolari; appunto, soltanto il 30% del totale. E’ da notare inoltre che il PopularRatio di una buona parte di questi 20 utenti è superiore del 30%; ciò indica che almeno 1 pagina su 3grazie a loro diventa popolare. … Questi utenti sono stati considerati così importanti a tal punto che l’americano Jason Calacanis, tra le altre cose attuale direttore di netscape.com, avrebbe offerto ai primi 50 utenti più attivi di digg.com 1000 dollari al mese in cambio dei loro diritti di social bookmarking! http://calacanis.com/2006/07/18/everyones-gotta-eat-or-1-000-a-month-for-doing-what-youre/
27. 25 Conclusioni (1) Jacob Nielsen afferma che l’intelligenza non è poi così collettiva, ma piuttosto connettiva. Non c’è nulla da biasimare però in tale affermazione, in quanto ogni utente da passivo può diventare attivo e viceversa. C’è piuttosto da sottolineare che gli utenti attivi potrebbero non essere rappresentativi per la totalità dei navigatori, influendo in molti casi negativamente nei feedback e nei review di quest’ultimi. La sfida è quindi quella di riuscire a coinvolgere più del 10% degli utenti che già sono orientati alla partecipazione.
28. 26 Conclusioni (2) …ma come fare? Jacob Nielsen elenca 5 punti fondamentali: Facilitare la collaborazione rendendola più immediata e usabile; Automatizzare alcuni meccanismi di relazione utilizzando al meglio i dati esistenti: Amazon ha sfruttato ciò mostrando agli utenti frasi del tipo “Customerswhoboughtthis item alsobought”,ossia ciascuna attività viene registrata ed elaborata per aggiungere servizi di usocomune e molto utili; Modificare, non creare: l’utente preferisce modificare strutture dati predefinite piuttosto che creare contenuti nuovi; Ricompensare in modo adeguato gli utenti per stimolarne l’attività partecipativa mediante ricompensa economica o trattamenti preferenziali; Promuovere gli utenti di qualità introducendo meccanismi di valutazione della reputazione.