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Prima parte
IL PROBLEMA
BULLISMO
La nostra parola «bullismo» corrisponde alla
traduzione italiana del termine «bullying»,
gerundio del verbo «to bully» che in inglese
significa «tormentare», «intimidire».
Il Bullismo è dunque un’azione compiuta da
una o più persone nel corso del tempo che
consiste nel fare del male o danneggiare una
vittima usando comportamenti prevaricatori
su di essa sia verbalmente che con la forza.
Uno studente è oggetto di bullismo,
ovvero è prevaricato ovittimizzato,
quando viene esposto, ripetutamente
nel corso del tempo, alle azioni
offensive messe in atto da parte di
uno o più compagni.
(Olweus 1986; 1991)
Cyberbullismo
COMPORTAMENTI
DEVIANTI
BULLISMO
BULLISMO
INDIRETTO
BULLISMO
DIRETTO
CYBERBULLISMO
CYBER-MOLESTIE
Aggressioni
sessuali
Adattamento da Emanule Florindi, Bulli 2.0. Bullismo e Cyberbullismo. Evoluzione di un fenomeno e possibili rimedi, 2017
Il bullismo indiretto
è meno visibile di
quello diretto, ma
non per questo
meno pericoloso
dato che tende a
danneggiare la
vittima nelle sue
relazioni sociali,
escludendola e
isolandola attraverso
tecniche di violenza
psicologica e con
pettegolezzi e
calunnie sul suo
conto
Il bullismo diretto
è caratterizzato
da un rapporto
vis a vis bullo-
vittima che, nella
pratica, può
concretizzarsi in
violenza (fisica e
psicologica)
determinata da
un’aggressione
fisica o verbale
Le parole possono fare più male
delle botte, le condivisioni
uccidono, creano ansia,
depressione, disturbi alimentari e
portano le vittima a farsi
intenzionalmente del male come
dimostrano i dati per cui per oltre
il 50% di coloro che subiscono
violenze digitali si autolesiona.
Il cyberbullismo (o“bullismo elettronico”)
è una forma di prepotenza virtuale attuata attraverso l’uso di
internet e delle tecnologie digitali.
Come il bullismo tradizionale è una forma di prevaricazione e di
oppressione reiterata nel tempo, perpetrata da una persona o da
un gruppo di persone più potenti nei confronti di un’altra
percepita come più debole.
(https://www.generazioniconnesse.it/site/it/glossario)
CYBERBULLISMO
CARATTERISTICHE DEL CYBERBULLISMO
• ANONIMATO DEL CYBERBULLO: Il molestatore «accresce» la sua
persona insultando qualcuno in forma anonima.
• DIFFICILE REPERIBILITA’ DEL CYBERBULLO: Difficoltà nel
rintracciare l’aggressore poiché egli si mostra abile nel
nascondere la sua colpevolezza.
• INDEBOLIMENTO DELLE
REMORE ETICHE: Il «non
contatto» diretto con la vittima,
facilita il comportamento
aggressivo del cyberbullo,
comunemente definito «Leone da
tastiera».
• ASSENZA DI RELAZIONE E CONOSCENZA:
Il più delle volte la vittima si presenta come
un «bersaglio» scelto a caso da un
aggressore sconosciuto e vivente nell’altra
parte del mondo.
• FACILITA’ DI ACCESSO AL MATERIALE CHE CIRCOLA
IN RETE: Il materiale diffuso sul web circola
velocemente ed ininterrottamente su internet, e
ne è difficile la rimozione permanente.
• ASSENZA DI LIMITI SPAZIO-TEMPORALI: La vittima è continuamente sottoposta ad
offese ed insulti sul web da parte del cyberbullo che attua la sua aggressione in
tempi sconosciuti e ripetitivi.
Cyberbullismo
Cyberbullismo
Cyberbullismo
Indiretto
Scherzi, voci e pettegolezzi
sulla vittima che è all’oscuro
delle manovre perpetrate alle
sue spalle
Sex revenge
Cyberbullismo diretto
AGGRESSIONI ON LINE
FLAMING
HARRASMENT DENIGRATION
CYBER
STALKING
OUTING EXCLUSION
Adattamento da Emanule Florindi, Bulli 2.0. Bullismo e Cyberbullismo. Evoluzione di un fenomeno e possibili rimedi, 2017
coordinamento
di gruppi volti ad
escludere
qualcuno
capita che il partner
abbandonato decida
di vendicarsi,
pubblicando e
diffondendo sui social
network, nei blog e
persino in molti siti
porno tale materiale
FLAMING
Invio di messaggi
violenti e scurrili,
con l’unico scopo
di creare conflitti
verbali all’interno
della rete fra due
o più persone.
(Flame infatti
significa fiamma
da cui deriva il
comportamento
di “accendere”
una discussione
verso una o più
persone)
HARRASMENT
Molestie effettuate tramite
canali di comunicazione con
azioni, parole e
comportamenti persistenti
verso una singola persona,
che causano disagio emotivo
e psichico, creando una
relazione sbilanciata tra il
cyberbullo e la vittima, che
subisce passivamente le
molestie, senza potersi
difendere e porre fine ad
esse.
DENIGRATION
Divulgazione nella rete o
tramite sms di fake news
(notizie false), allo scopo
di danneggiare la
reputazione o le amicizie
della vittima.
Il processo di
denigrazione colpisce
generalmente aspetti
centrali della personalità
del soggetto come
l’orientamento sessuale,
l’appartenenza etnica,
difetti fisici, difficoltà
scolastiche e situazioni
familiari.
CYBERSTALKING
Azioni effettuate, mediante l’uso
delle nuove tecnologie, per
perseguitare le vittime allo scopo
di infastidirle, molestarle e
terrorizzarle facendogli pensare
di non essere più al
sicuro neanche tra le mura di
casa.
Il cyberbullo si appropria
dell’identità virtuale della vittima,
o di una persona a lei cara, e
compie una serie di azioni che ne
danneggiano la reputazione.
IMPERSONATION
Guido, fingendo di essere
Rossella, un’amica di Paola
TRICKY o OUTING
In questo caso il cyberbullo cerca
di guadagnare la fiducia della sua
vittima per
acquisire informazioni da diffondere
online al fine di danneggiarne
la reputazione.
EXCLUSION
Escludere
intenzionalmente
qualcuno senza motivo da
un gruppo online come
gruppi WhatsApp e
Facebook, chat varie,
forum e anche giochi
online.
Parte seconda
HABITAT
Quello che faremo ora sarà cercare di capire come funziona lo spazio in cui ci
muoviamo abitualmente ed in cui nascono le “deviazioni” che abbiamo descritto,
appunto le forme “digitali” del Bullismo
Per farlo prendiamo in considerazione un libro pubblicato recentemente che ha
fatto molto discutere.
Si tratta dell’ultimo libro dello scrittore Alessandro Baricco, che ha provato a
sostenere come il web non sia qualcosa da combattere e limitare ma sia uno
spazio in cui bisogna imparare vivere.
…Eppur si muove…
INVITO ALLA LETTURA
Username: «mutazione» > una RIVOLUZIONE necessaria e irreversibile
intrapresa nel tentativo di correggere degli errori che ci erano rimasti cari.
Qualcuno ci ha PROPOSTO un modello di vita diverso (fondato sul gioco)
Password: crediamo che la RIVOLUZIONE MENTALE sia un effetto della
RIVOLUZIONE TECNOLOGICA ma è vero il contrario
«L’uomo nuovo non è quello che prodotto dallo smartphone: è quello che
lo ha inventato, che ne aveva bisogno, che se l’è disegnato a suo uso e
consumo, che lo ha costruito per fuggire da una prigione, o rispondere a
una domanda, o zittire la paura»
UN PO’ DI STORIA
Calcio Balilla
Flipper
«La RIVOLUZIONE DIGITALE digitale nasce da tre gesti lunghi che
tracciano un nuovo campo da gioco»
• DIGITALIZZARE TESTI, SUONI E IMMAGINI: ridurre allo stato
«liquido» il tessuto del mondo;
• REALIZZARE PERSONAL COMPUTER;
• METTERE IN CONTATTO TUTTI I COMPUTER, METTERLI IN
RETE.
INGREDIENTI DELLA MUTAZIONE
Commodore 64
Il primo Mac
Mobile
IL PRIMO SMARTPHONE
Simon (telefono cellulare) Simon è il primo smartphone prodotto
dalla IBM e distribuito dalla BellSouth ed è considerato il primo
smartphone della storia, cioè telefoni cellulari a cui si aggiungono
anche funzioni da PDA ed il primo telefono cellulare ad avere
un videogioco installato, Scramble .
SMARTPHONE OGGI
1994
1998
social
MOVIMENTO/SUPERFICALITA’/ENERGIA
A un certo punto abbiamo iniziato a notare che molti dei nostri gesti avevano perso il respiro
lento e consapevole che avevano imparato trasformandosi in mosse veloci e spesso prive di
poesia…
Steve Jobs, presentazione del primo Iphone (2007). Una parola. Simple.
Very simple. Very very simple.
SIMPLE
«che si trattasse di far partire una canzone dei Beatles o di telefonare a un
amico o di entrare nel web o di aumentare il volume o spegnere tutto –
sempre si trattava con l’IPhone di un piccolo gesto che non solo era
divertente ma anche – come Jobs ripetutamente sottolineava -semplice,
molto semplice»
Steve Jobs, presentazione del primo IPhone 2007 Durante la
presentazione del
primo I phone,
mentre Steve Jobs
scorre con il dito
sullo schermo del
nuovo dispositivo
ripete più volte le
parole easy e
simple.
It’s very easy
It’s simple…
Nel meccanismo vorticoso della MUTAZIONE, puoi scegliere due vie:
USARE i nuovi
elementi per
«risolvere la vita» e
«risparmiare tempo»
Approfittare del fatto di
avere una consolle
coperta di elementi
essenziali facili da
gestire e approfittare
del fatto che qualsiasi
cosa ti abbiamo detto su
quella consolle, essa
comunica con tutte le
altre e con essa puoi
«mettere tutto in
movimento» e, in
qualche modo, STARCI
DENTRO.
• L’ESPERIENZA, come la immaginava il ‘900:
- era compimento, pienezza
rotondità, sistema realizzato;
- era conclusione di un gesto solenne,
risultato rassicurante di un’operazione
complessa, il finale ritorno a casa;
- l’esperienza aveva una sua stabilità,
e comunicava una senzazione di saldezza, di
permanenza del sé.
- era collegata a categorie come il
VERO, il BELLO, l’AUTENTICO,
l’UMANO
- era un GESTO;
- generava STABILITA’, FIDUCIA.
La POST ESPERIENZA è al contrario
- squarcio, esplorazione, perdita di
controllo, dispersione;
- l’inizio di un gesto, l’apertura di
un’esplorazione, un rito d’allontanamento: come
una serie tv, non ha finale.
- è il durante un movimento, traiettoria di
un andare;
- comunica sostanzialmente una
sensazione di volatilità: genera figure che non
iniziamo e non finiscono e nomi che si aggiornano
in continuazione;
- IlVERO, come Il BELLO, come
l’UMANO, finiscono per essere il suo racconto sì,
ma in forma di processi mutevoli, costellazioni che
di continuo si rigenerano oscillazioni instancabili;
- Genera INSTABILITA’, SCONCERTO,
SMARRIMENTO, PERDITA DI CONTROLLO
SCIVOLARE
Nell’immenso successo di tutto ciò che è digital e social è inscritta la
banale verità che lasciati da soli con il mistero silenzioso di ciò che
siamo non finiamo poi molto lontani. Ci aiuta avere dei testimoni,
ci aiuta potere esistere sotto lo sguardo di altri, ci aiuta il gesto di
portare in superficie pezzi di quel che siamo, ci aiuta
parlare/mostrare/rappresentare/dare forma: convertire brandelli
di quel mistero in oggetti semoventi da far rotolare sulla superficie
del mondo. È cosí complicato avere esperienza di sé, che aiutarsi
con una post-esperienza di noi ci sembra spesso un’ottima
soluzione.
Difficile darci torto. Sí, qualcuno dirà, ma cosí si finisce per sbandare
verso l’oltremondo e non dare al mondo l’attenzione, il tempo e la
cura che si meriterebbe. Che senso ha vivere sui social e poi non
accorgersi neppure di chi ci passa vicino? Nessun senso, è ovvio.
In effetti, quando si inizia a prendere confidenza coi device digitali si
finisce su un piano inclinato che tende a farti scivolare dalla parte
teoricamente piú comoda, quella dell’oltremondo. È cosí. Si può
fare qualcosa? Mah. Però annoterei il dubbio che forse ci manca
qualche elemento per poter dire di avere messo a fuoco veramente il
problema. La cosa è importante per cui cerco di spiegarmi con un
esempio.
Baricco, Alessandro. The Game, 2018
RISALIREL’’avevo capito: che quel famoso piano inclinato non è solo il piano
inclinato in discesa del gesto facile, digitale, veloce, comodo.
Simultaneamente è anche un piano inclinato al contrario, in salita:
cioè che quando rimbalziamo pezzi di vita nell’oltremondo stiamo
ELABORANDOLA, quella vita, e se quindi imbracciamo il nostro
smartphone invece di stare lí semplicemente a guardare, ascoltare e
toccare, non è solo per l’istinto dello smidollato che non sa vivere,
ma anche per la ragione contraria, cioè che la vita non è mai
abbastanza, e noi saremmo capaci di piú, per cui andiamo a
prendercelo, quel qualcosa di piú, ELABORANDO LA VITA, e
spedendola in un oltremondo in cui, forse, lei sarà finalmente alla
nostra altezza. L’ho proprio pensato. Cosí, in questi termini. È un piano
inclinato: ma non sempre in discesa. Spesso è in salita. Lo risaliamo
per trovare nella post-esperienza la vita che cerchiamo.
Saper risalire quel piano inclinato. È una delle forme della post-
esperienza.
Baricco, Alessandro. The Game, 2018
Parte Terza
VIVI, MORTI O TUTTI E DUE
(una questione aperta)
Dopo aver provato a capire chi siamo, ci chiediamo, con
un’altra pubblicazione significativa, dove andiamo, che fine
fanno le nostre post esperienze
…A futuro oblio
INVITO ALLA LETTURA II
Dalla cancellazione alla imposizione. Ieri la damnatio
memoriae, oggi l’obbligo del ricordo. Che cosa diviene la
vita nel tempo in cui «Google ricorda sempre»?
L’implacabile memoria collettiva di Internet, dove
l’accumularsi d’ogni nostra traccia ci rende prigionieri di
un passato destinato a non passare mai, sfida la
costruzione della personalità libera dal peso d’ogni
ricordo, impone un continuo scrutinio sociale da parte di
una infinita schiera di persone che possono facilmente
conoscere le informazioni sugli altri […] la vera damnatio,
per le persone, è ormai rappresentata dalla
conservazione, non dalla distruzione della memoria. Che
cosa diventa la persona quando viene consegnata alle
banche dati e alle loro interconnessioni, ai motori di
ricerca che rendono immediato l’accesso a qualsiasi
informazione, quando le viene negato il diritto di
sottrarsi allo sguardo indesiderato, di ritirarsi dietro le
quinte, in una zona d’ombra?
Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti
La possibilità di abbandonare la storia dietro di noi è stata erosa
gradualmente dalle moderne tecnologie. Caselle di posta
elettronica, social network e archivi online sono estensioni
perpetuabili alle nostre memorie fallibili. L’informazione non è
più perduta anche se non la manteniamo grazie alla nostra
natura. Non possiamo più evolvere rispetto al nostro passato, e
anche parti piccole e irrilevanti del nostro passato ci possono
raggiungere in ogni momento. In alcuni ambiti, si pensi a quello
penale, il dimenticare non è solo considerato accettabile e utile
socialmente, ma è considerato vitale. Le annotazioni di piccoli
reati sono, di solito, rimosse dai documenti ufficiali dopo un
certo periodo di tempo, così come piccole infrazioni commesse
da minori vengono cancellate prima che diventino adulti. La
ragione è semplice: errori di giudizio di gioventù e infrazioni
minori non devono impedire a una persona la futura
reintegrazione in società. Viene offerta, in definitiva, una
seconda possibilità. Quella che la tecnologia, ormai, non offre
più.
Giovanni Ziccardi. IL LIBRO DIGITALE DEI MORTI, 2017
In un quadro tecnologico che non offre un oblio, ogni comportamento
che si tiene oggi implica inevitabilmente, oltre al danno nell’immediato,
un investimento per il futuro. Spesso, anzi, il danno immediato è il
pericolo minore: in rete determinati accadimenti generano un picco di
interesse e poi si placano, attirano attenzione per pochi giorni, a meno
che non riguardino personaggi pubblici, e poi rimangono quiescenti.
Il pericolo vero è che, comunque, quell’informazione rimarrà per i
prossimi dieci o quindici anni e sarà ricercabile con algoritmi
e motori sempre più sofisticati.
In un ambiente tecnologico senza oblio, si gioca
costantemente senza rete e senza né l’opzione di tornare
indietro, né una seconda possibilità.
Giovanni Ziccardi. Il libro digitale dei morti
Parte Terza
SPUNTI PER UN DIBATTITO
Dipendenza, ti presento l’effetto network
La dipendenza ha un ruolo importante fra le ragioni che spingono molti di
noi ad accettare di essere spiati e manipolati dalla tecnologia informatica,
informatica, ma non è l’unica. Le reti digitali offrono davvero qualcosa di
valore. Ci portano grande efficienza e comodità. Per questo così tanti di
noi hanno lavorato sodo per renderle possibili. Se per chiamare un taxi,
ordinare cibo a domicilio o sapere all’istante dove sono i tuoi amici ti basta
usare un dispositivo che puoi infilare in tasca, è difficile tornare indietro. È
arduo ricordarsi che chi soffriva di una malattia rara non era abituato a
incontrare persone come lui e non aveva nessuno con cui parlare dei
propri problemi. Che questo sia diventato possibile è meraviglioso. Ma i
benefici delle reti appaiono solo quando i clienti usano la stessa
piattaforma. […] Se nessuno vuole usarla, una app di incontri è un buco
nell’acqua. Il fatto infelice è che una volta che un’applicazione inizia a
funzionare, tutti ne rimangono invischiati. È difficile abbandonare un
social network per passare a un altro, perché quelli che conosci sono sul
primo. È praticamente impossibile che gli individui di un’intera società
facciano il backup di tutti i dati, li spostino simultaneamente e ripristinino
la memoria allo stesso tempo. Questo tipo di effetto si chiama «di rete» o
lock in. E sui network digitali è difficile scansarlo. […]
Uno dei motivi principali per cui dovresti cancellare i tuoi account social
è che se passi a un altro social media non risolvi nulla.
L’unica possibilità di cambiamento è abbandonarli tutti.
C’E’ CHI DICE NO
Dipendenza e libertà di scelta
sono agli antipodi
La dipendenza ti trasforma
gradualmente in uno zombi. Gli
zombi non possono scegliere.
Anche qui, il risultato è
statistico, non perfetto. Diventi
sempre di più come uno zombi,
e passi in questo stato sempre
più tempo.
Come sopravvivere senza i social media? Il messaggio
è: non rifiutare Internet, abbraccialo!
Qualche consiglio da Jaron Lanier
- scrivetevi via e-mail invece di usare i social media;
- usate un account che non venga letto dal provider, quindi niente Gmail, per esempio.
- le notizie online puoi ancora leggerle: vai direttamente sui siti d’informazione (anziché guardare le
notizie che ti propone il tuo feed)
- fatti un’idea della linea editoriale di ogni sito, puoi coglierla solo se fai l’accesso diretto.
- abbonati ai giornali online più importanti! Leggine tre al giorno e sarai meglio informato degli utenti
dei social media, e in meno tempo.
- valuta l’utilizzo di estensioni per il browser che blocchino i commenti.
- visita i siti dedicati alla cultura e agli eventi della tua città; ce ne sono di fantastici,
- andare su YouTube senza un account e con alcuni plug-in per la privacy ti consentirà di fare
un’esperienza molto meno manipolatoria.
- cancella tutti i tuoi account! Instagram e WhatsApp sono ancora proprietà di Facebook e continuano
a raccogliere i tuoi dati e a spiarti.
- non scrivere un tweet sul fatto che hai lasciato Facebook, non scrivere un post su Facebook per
comunicare che hai lasciato Twitter.
Un bel giorno sono arrivati e si sono parzialmente
addomesticati da soli. Non sono prevedibili. I gatti hanno
fatto ciò che apparentemente era impossibile: si sono
integrati nella società tecnologica contemporanea senza
svendersi….
Il tuo obiettivo nell’immediato è essere un gatto
Si può vivere fuori dal «game» ?
Mi presento:
sono il web
MI PRESENTO
In pochi conoscono meglio di me i vostri pensieri, desideri,
sentimenti. Quasi nessuno intuisce prima di me i vostri timori,
dubbi, incertezze. Perché mi avete dato il potere di seguirvi
ogni giorno della vostra vita. Io sono diventato la risposta alle
vostre domande. Io sono diventato lo spazio in cui vi muovete e
senza il quale non riuscireste più a stare.
IO SONO IL WEB.
Sono un luogo che offre infinite opportunità. Con me potete
giocare e divertirvi, fare amicizia e parlare in libertà,
aumentare le vostre conoscenze ed esaltare le vostre capacità.
Con me potete trasformare il mondo in un posto migliore. Sono
senza dubbio un ambiente magnifico.
Però dovete proteggermi, come fareste con un tesoro.
Internet, infatti, è anche quel territorio senza confini dove
tutto si diffonde a una velocità pazzesca, impossibile da
fermare. Io vi aiuto ogni volta che posso, ma (ricordatelo bene)
non sempre riesco a concedere il mio perdono. Perché il Web è
stato programmato per non dimenticare.
Per abitarmi dovete avere lo stesso senso di responsabilità che
usate in casa vostra. Non aprite la porta agli sconosciuti: non
sono sempre amici quelli che bussano. Ricordatevi anche di tirare
le tende perché è meglio non far sapere a tutti quello che
facciamo nella nostra stanza - una stanza da cui, però, bisogna
uscire.
Sono felice di ospitarvi nel mio cyberspazio, ma non dovete
esserne dipendenti. Non voglio intrappolarvi, altrimenti
rischiate di isolarvi. Tanto ormai vi accompagno anche quando
uscite all’aria aperta: sono sempre lì, insieme al vostro
smartphone.
Ricordate la domanda che vi ho fatto all’inizio: un social
network può uccidere?
Ebbene, la verità è che nessun social può macchiarsi di un
crimine. Possono riuscirci solo quelli che fanno di me un uso
sbagliato.
Che sia nel mio mondo virtuale o nel mondo reale, dovete essere
voi a scrivere la vostra storia.
Non permettete ad altri di farlo per voi.
Nemmeno a me.
Cruciani, Alessia. La guerra dei like (Italian Edition) . EDIZIONI PIEMME
LEGGERE
…e molti, molti altri…

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Safer Internet Day

  • 1.
  • 3. BULLISMO La nostra parola «bullismo» corrisponde alla traduzione italiana del termine «bullying», gerundio del verbo «to bully» che in inglese significa «tormentare», «intimidire». Il Bullismo è dunque un’azione compiuta da una o più persone nel corso del tempo che consiste nel fare del male o danneggiare una vittima usando comportamenti prevaricatori su di essa sia verbalmente che con la forza.
  • 4. Uno studente è oggetto di bullismo, ovvero è prevaricato ovittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni. (Olweus 1986; 1991)
  • 5. Cyberbullismo COMPORTAMENTI DEVIANTI BULLISMO BULLISMO INDIRETTO BULLISMO DIRETTO CYBERBULLISMO CYBER-MOLESTIE Aggressioni sessuali Adattamento da Emanule Florindi, Bulli 2.0. Bullismo e Cyberbullismo. Evoluzione di un fenomeno e possibili rimedi, 2017 Il bullismo indiretto è meno visibile di quello diretto, ma non per questo meno pericoloso dato che tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni sociali, escludendola e isolandola attraverso tecniche di violenza psicologica e con pettegolezzi e calunnie sul suo conto Il bullismo diretto è caratterizzato da un rapporto vis a vis bullo- vittima che, nella pratica, può concretizzarsi in violenza (fisica e psicologica) determinata da un’aggressione fisica o verbale
  • 6. Le parole possono fare più male delle botte, le condivisioni uccidono, creano ansia, depressione, disturbi alimentari e portano le vittima a farsi intenzionalmente del male come dimostrano i dati per cui per oltre il 50% di coloro che subiscono violenze digitali si autolesiona.
  • 7. Il cyberbullismo (o“bullismo elettronico”) è una forma di prepotenza virtuale attuata attraverso l’uso di internet e delle tecnologie digitali. Come il bullismo tradizionale è una forma di prevaricazione e di oppressione reiterata nel tempo, perpetrata da una persona o da un gruppo di persone più potenti nei confronti di un’altra percepita come più debole. (https://www.generazioniconnesse.it/site/it/glossario) CYBERBULLISMO
  • 8. CARATTERISTICHE DEL CYBERBULLISMO • ANONIMATO DEL CYBERBULLO: Il molestatore «accresce» la sua persona insultando qualcuno in forma anonima. • DIFFICILE REPERIBILITA’ DEL CYBERBULLO: Difficoltà nel rintracciare l’aggressore poiché egli si mostra abile nel nascondere la sua colpevolezza. • INDEBOLIMENTO DELLE REMORE ETICHE: Il «non contatto» diretto con la vittima, facilita il comportamento aggressivo del cyberbullo, comunemente definito «Leone da tastiera».
  • 9. • ASSENZA DI RELAZIONE E CONOSCENZA: Il più delle volte la vittima si presenta come un «bersaglio» scelto a caso da un aggressore sconosciuto e vivente nell’altra parte del mondo. • FACILITA’ DI ACCESSO AL MATERIALE CHE CIRCOLA IN RETE: Il materiale diffuso sul web circola velocemente ed ininterrottamente su internet, e ne è difficile la rimozione permanente. • ASSENZA DI LIMITI SPAZIO-TEMPORALI: La vittima è continuamente sottoposta ad offese ed insulti sul web da parte del cyberbullo che attua la sua aggressione in tempi sconosciuti e ripetitivi.
  • 10. Cyberbullismo Cyberbullismo Cyberbullismo Indiretto Scherzi, voci e pettegolezzi sulla vittima che è all’oscuro delle manovre perpetrate alle sue spalle Sex revenge Cyberbullismo diretto AGGRESSIONI ON LINE FLAMING HARRASMENT DENIGRATION CYBER STALKING OUTING EXCLUSION Adattamento da Emanule Florindi, Bulli 2.0. Bullismo e Cyberbullismo. Evoluzione di un fenomeno e possibili rimedi, 2017 coordinamento di gruppi volti ad escludere qualcuno capita che il partner abbandonato decida di vendicarsi, pubblicando e diffondendo sui social network, nei blog e persino in molti siti porno tale materiale
  • 11. FLAMING Invio di messaggi violenti e scurrili, con l’unico scopo di creare conflitti verbali all’interno della rete fra due o più persone. (Flame infatti significa fiamma da cui deriva il comportamento di “accendere” una discussione verso una o più persone)
  • 12. HARRASMENT Molestie effettuate tramite canali di comunicazione con azioni, parole e comportamenti persistenti verso una singola persona, che causano disagio emotivo e psichico, creando una relazione sbilanciata tra il cyberbullo e la vittima, che subisce passivamente le molestie, senza potersi difendere e porre fine ad esse.
  • 13. DENIGRATION Divulgazione nella rete o tramite sms di fake news (notizie false), allo scopo di danneggiare la reputazione o le amicizie della vittima. Il processo di denigrazione colpisce generalmente aspetti centrali della personalità del soggetto come l’orientamento sessuale, l’appartenenza etnica, difetti fisici, difficoltà scolastiche e situazioni familiari.
  • 14. CYBERSTALKING Azioni effettuate, mediante l’uso delle nuove tecnologie, per perseguitare le vittime allo scopo di infastidirle, molestarle e terrorizzarle facendogli pensare di non essere più al sicuro neanche tra le mura di casa.
  • 15. Il cyberbullo si appropria dell’identità virtuale della vittima, o di una persona a lei cara, e compie una serie di azioni che ne danneggiano la reputazione. IMPERSONATION Guido, fingendo di essere Rossella, un’amica di Paola
  • 16. TRICKY o OUTING In questo caso il cyberbullo cerca di guadagnare la fiducia della sua vittima per acquisire informazioni da diffondere online al fine di danneggiarne la reputazione.
  • 17. EXCLUSION Escludere intenzionalmente qualcuno senza motivo da un gruppo online come gruppi WhatsApp e Facebook, chat varie, forum e anche giochi online.
  • 18.
  • 19. Parte seconda HABITAT Quello che faremo ora sarà cercare di capire come funziona lo spazio in cui ci muoviamo abitualmente ed in cui nascono le “deviazioni” che abbiamo descritto, appunto le forme “digitali” del Bullismo Per farlo prendiamo in considerazione un libro pubblicato recentemente che ha fatto molto discutere. Si tratta dell’ultimo libro dello scrittore Alessandro Baricco, che ha provato a sostenere come il web non sia qualcosa da combattere e limitare ma sia uno spazio in cui bisogna imparare vivere.
  • 21. Username: «mutazione» > una RIVOLUZIONE necessaria e irreversibile intrapresa nel tentativo di correggere degli errori che ci erano rimasti cari. Qualcuno ci ha PROPOSTO un modello di vita diverso (fondato sul gioco) Password: crediamo che la RIVOLUZIONE MENTALE sia un effetto della RIVOLUZIONE TECNOLOGICA ma è vero il contrario «L’uomo nuovo non è quello che prodotto dallo smartphone: è quello che lo ha inventato, che ne aveva bisogno, che se l’è disegnato a suo uso e consumo, che lo ha costruito per fuggire da una prigione, o rispondere a una domanda, o zittire la paura»
  • 22. UN PO’ DI STORIA Calcio Balilla Flipper
  • 23.
  • 24.
  • 25. «La RIVOLUZIONE DIGITALE digitale nasce da tre gesti lunghi che tracciano un nuovo campo da gioco» • DIGITALIZZARE TESTI, SUONI E IMMAGINI: ridurre allo stato «liquido» il tessuto del mondo; • REALIZZARE PERSONAL COMPUTER; • METTERE IN CONTATTO TUTTI I COMPUTER, METTERLI IN RETE. INGREDIENTI DELLA MUTAZIONE
  • 28. IL PRIMO SMARTPHONE Simon (telefono cellulare) Simon è il primo smartphone prodotto dalla IBM e distribuito dalla BellSouth ed è considerato il primo smartphone della storia, cioè telefoni cellulari a cui si aggiungono anche funzioni da PDA ed il primo telefono cellulare ad avere un videogioco installato, Scramble . SMARTPHONE OGGI
  • 31. MOVIMENTO/SUPERFICALITA’/ENERGIA A un certo punto abbiamo iniziato a notare che molti dei nostri gesti avevano perso il respiro lento e consapevole che avevano imparato trasformandosi in mosse veloci e spesso prive di poesia… Steve Jobs, presentazione del primo Iphone (2007). Una parola. Simple. Very simple. Very very simple. SIMPLE «che si trattasse di far partire una canzone dei Beatles o di telefonare a un amico o di entrare nel web o di aumentare il volume o spegnere tutto – sempre si trattava con l’IPhone di un piccolo gesto che non solo era divertente ma anche – come Jobs ripetutamente sottolineava -semplice, molto semplice»
  • 32. Steve Jobs, presentazione del primo IPhone 2007 Durante la presentazione del primo I phone, mentre Steve Jobs scorre con il dito sullo schermo del nuovo dispositivo ripete più volte le parole easy e simple. It’s very easy It’s simple…
  • 33. Nel meccanismo vorticoso della MUTAZIONE, puoi scegliere due vie: USARE i nuovi elementi per «risolvere la vita» e «risparmiare tempo» Approfittare del fatto di avere una consolle coperta di elementi essenziali facili da gestire e approfittare del fatto che qualsiasi cosa ti abbiamo detto su quella consolle, essa comunica con tutte le altre e con essa puoi «mettere tutto in movimento» e, in qualche modo, STARCI DENTRO.
  • 34. • L’ESPERIENZA, come la immaginava il ‘900: - era compimento, pienezza rotondità, sistema realizzato; - era conclusione di un gesto solenne, risultato rassicurante di un’operazione complessa, il finale ritorno a casa; - l’esperienza aveva una sua stabilità, e comunicava una senzazione di saldezza, di permanenza del sé. - era collegata a categorie come il VERO, il BELLO, l’AUTENTICO, l’UMANO - era un GESTO; - generava STABILITA’, FIDUCIA. La POST ESPERIENZA è al contrario - squarcio, esplorazione, perdita di controllo, dispersione; - l’inizio di un gesto, l’apertura di un’esplorazione, un rito d’allontanamento: come una serie tv, non ha finale. - è il durante un movimento, traiettoria di un andare; - comunica sostanzialmente una sensazione di volatilità: genera figure che non iniziamo e non finiscono e nomi che si aggiornano in continuazione; - IlVERO, come Il BELLO, come l’UMANO, finiscono per essere il suo racconto sì, ma in forma di processi mutevoli, costellazioni che di continuo si rigenerano oscillazioni instancabili; - Genera INSTABILITA’, SCONCERTO, SMARRIMENTO, PERDITA DI CONTROLLO
  • 35. SCIVOLARE Nell’immenso successo di tutto ciò che è digital e social è inscritta la banale verità che lasciati da soli con il mistero silenzioso di ciò che siamo non finiamo poi molto lontani. Ci aiuta avere dei testimoni, ci aiuta potere esistere sotto lo sguardo di altri, ci aiuta il gesto di portare in superficie pezzi di quel che siamo, ci aiuta parlare/mostrare/rappresentare/dare forma: convertire brandelli di quel mistero in oggetti semoventi da far rotolare sulla superficie del mondo. È cosí complicato avere esperienza di sé, che aiutarsi con una post-esperienza di noi ci sembra spesso un’ottima soluzione. Difficile darci torto. Sí, qualcuno dirà, ma cosí si finisce per sbandare verso l’oltremondo e non dare al mondo l’attenzione, il tempo e la cura che si meriterebbe. Che senso ha vivere sui social e poi non accorgersi neppure di chi ci passa vicino? Nessun senso, è ovvio. In effetti, quando si inizia a prendere confidenza coi device digitali si finisce su un piano inclinato che tende a farti scivolare dalla parte teoricamente piú comoda, quella dell’oltremondo. È cosí. Si può fare qualcosa? Mah. Però annoterei il dubbio che forse ci manca qualche elemento per poter dire di avere messo a fuoco veramente il problema. La cosa è importante per cui cerco di spiegarmi con un esempio. Baricco, Alessandro. The Game, 2018
  • 36. RISALIREL’’avevo capito: che quel famoso piano inclinato non è solo il piano inclinato in discesa del gesto facile, digitale, veloce, comodo. Simultaneamente è anche un piano inclinato al contrario, in salita: cioè che quando rimbalziamo pezzi di vita nell’oltremondo stiamo ELABORANDOLA, quella vita, e se quindi imbracciamo il nostro smartphone invece di stare lí semplicemente a guardare, ascoltare e toccare, non è solo per l’istinto dello smidollato che non sa vivere, ma anche per la ragione contraria, cioè che la vita non è mai abbastanza, e noi saremmo capaci di piú, per cui andiamo a prendercelo, quel qualcosa di piú, ELABORANDO LA VITA, e spedendola in un oltremondo in cui, forse, lei sarà finalmente alla nostra altezza. L’ho proprio pensato. Cosí, in questi termini. È un piano inclinato: ma non sempre in discesa. Spesso è in salita. Lo risaliamo per trovare nella post-esperienza la vita che cerchiamo. Saper risalire quel piano inclinato. È una delle forme della post- esperienza. Baricco, Alessandro. The Game, 2018
  • 37. Parte Terza VIVI, MORTI O TUTTI E DUE (una questione aperta) Dopo aver provato a capire chi siamo, ci chiediamo, con un’altra pubblicazione significativa, dove andiamo, che fine fanno le nostre post esperienze
  • 38. …A futuro oblio INVITO ALLA LETTURA II
  • 39. Dalla cancellazione alla imposizione. Ieri la damnatio memoriae, oggi l’obbligo del ricordo. Che cosa diviene la vita nel tempo in cui «Google ricorda sempre»? L’implacabile memoria collettiva di Internet, dove l’accumularsi d’ogni nostra traccia ci rende prigionieri di un passato destinato a non passare mai, sfida la costruzione della personalità libera dal peso d’ogni ricordo, impone un continuo scrutinio sociale da parte di una infinita schiera di persone che possono facilmente conoscere le informazioni sugli altri […] la vera damnatio, per le persone, è ormai rappresentata dalla conservazione, non dalla distruzione della memoria. Che cosa diventa la persona quando viene consegnata alle banche dati e alle loro interconnessioni, ai motori di ricerca che rendono immediato l’accesso a qualsiasi informazione, quando le viene negato il diritto di sottrarsi allo sguardo indesiderato, di ritirarsi dietro le quinte, in una zona d’ombra? Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti La possibilità di abbandonare la storia dietro di noi è stata erosa gradualmente dalle moderne tecnologie. Caselle di posta elettronica, social network e archivi online sono estensioni perpetuabili alle nostre memorie fallibili. L’informazione non è più perduta anche se non la manteniamo grazie alla nostra natura. Non possiamo più evolvere rispetto al nostro passato, e anche parti piccole e irrilevanti del nostro passato ci possono raggiungere in ogni momento. In alcuni ambiti, si pensi a quello penale, il dimenticare non è solo considerato accettabile e utile socialmente, ma è considerato vitale. Le annotazioni di piccoli reati sono, di solito, rimosse dai documenti ufficiali dopo un certo periodo di tempo, così come piccole infrazioni commesse da minori vengono cancellate prima che diventino adulti. La ragione è semplice: errori di giudizio di gioventù e infrazioni minori non devono impedire a una persona la futura reintegrazione in società. Viene offerta, in definitiva, una seconda possibilità. Quella che la tecnologia, ormai, non offre più. Giovanni Ziccardi. IL LIBRO DIGITALE DEI MORTI, 2017
  • 40. In un quadro tecnologico che non offre un oblio, ogni comportamento che si tiene oggi implica inevitabilmente, oltre al danno nell’immediato, un investimento per il futuro. Spesso, anzi, il danno immediato è il pericolo minore: in rete determinati accadimenti generano un picco di interesse e poi si placano, attirano attenzione per pochi giorni, a meno che non riguardino personaggi pubblici, e poi rimangono quiescenti. Il pericolo vero è che, comunque, quell’informazione rimarrà per i prossimi dieci o quindici anni e sarà ricercabile con algoritmi e motori sempre più sofisticati. In un ambiente tecnologico senza oblio, si gioca costantemente senza rete e senza né l’opzione di tornare indietro, né una seconda possibilità. Giovanni Ziccardi. Il libro digitale dei morti
  • 41.
  • 42. Parte Terza SPUNTI PER UN DIBATTITO
  • 43. Dipendenza, ti presento l’effetto network La dipendenza ha un ruolo importante fra le ragioni che spingono molti di noi ad accettare di essere spiati e manipolati dalla tecnologia informatica, informatica, ma non è l’unica. Le reti digitali offrono davvero qualcosa di valore. Ci portano grande efficienza e comodità. Per questo così tanti di noi hanno lavorato sodo per renderle possibili. Se per chiamare un taxi, ordinare cibo a domicilio o sapere all’istante dove sono i tuoi amici ti basta usare un dispositivo che puoi infilare in tasca, è difficile tornare indietro. È arduo ricordarsi che chi soffriva di una malattia rara non era abituato a incontrare persone come lui e non aveva nessuno con cui parlare dei propri problemi. Che questo sia diventato possibile è meraviglioso. Ma i benefici delle reti appaiono solo quando i clienti usano la stessa piattaforma. […] Se nessuno vuole usarla, una app di incontri è un buco nell’acqua. Il fatto infelice è che una volta che un’applicazione inizia a funzionare, tutti ne rimangono invischiati. È difficile abbandonare un social network per passare a un altro, perché quelli che conosci sono sul primo. È praticamente impossibile che gli individui di un’intera società facciano il backup di tutti i dati, li spostino simultaneamente e ripristinino la memoria allo stesso tempo. Questo tipo di effetto si chiama «di rete» o lock in. E sui network digitali è difficile scansarlo. […] Uno dei motivi principali per cui dovresti cancellare i tuoi account social è che se passi a un altro social media non risolvi nulla. L’unica possibilità di cambiamento è abbandonarli tutti. C’E’ CHI DICE NO Dipendenza e libertà di scelta sono agli antipodi La dipendenza ti trasforma gradualmente in uno zombi. Gli zombi non possono scegliere. Anche qui, il risultato è statistico, non perfetto. Diventi sempre di più come uno zombi, e passi in questo stato sempre più tempo.
  • 44. Come sopravvivere senza i social media? Il messaggio è: non rifiutare Internet, abbraccialo! Qualche consiglio da Jaron Lanier - scrivetevi via e-mail invece di usare i social media; - usate un account che non venga letto dal provider, quindi niente Gmail, per esempio. - le notizie online puoi ancora leggerle: vai direttamente sui siti d’informazione (anziché guardare le notizie che ti propone il tuo feed) - fatti un’idea della linea editoriale di ogni sito, puoi coglierla solo se fai l’accesso diretto. - abbonati ai giornali online più importanti! Leggine tre al giorno e sarai meglio informato degli utenti dei social media, e in meno tempo. - valuta l’utilizzo di estensioni per il browser che blocchino i commenti. - visita i siti dedicati alla cultura e agli eventi della tua città; ce ne sono di fantastici, - andare su YouTube senza un account e con alcuni plug-in per la privacy ti consentirà di fare un’esperienza molto meno manipolatoria. - cancella tutti i tuoi account! Instagram e WhatsApp sono ancora proprietà di Facebook e continuano a raccogliere i tuoi dati e a spiarti. - non scrivere un tweet sul fatto che hai lasciato Facebook, non scrivere un post su Facebook per comunicare che hai lasciato Twitter.
  • 45. Un bel giorno sono arrivati e si sono parzialmente addomesticati da soli. Non sono prevedibili. I gatti hanno fatto ciò che apparentemente era impossibile: si sono integrati nella società tecnologica contemporanea senza svendersi…. Il tuo obiettivo nell’immediato è essere un gatto
  • 46.
  • 47. Si può vivere fuori dal «game» ?
  • 49. MI PRESENTO In pochi conoscono meglio di me i vostri pensieri, desideri, sentimenti. Quasi nessuno intuisce prima di me i vostri timori, dubbi, incertezze. Perché mi avete dato il potere di seguirvi ogni giorno della vostra vita. Io sono diventato la risposta alle vostre domande. Io sono diventato lo spazio in cui vi muovete e senza il quale non riuscireste più a stare. IO SONO IL WEB. Sono un luogo che offre infinite opportunità. Con me potete giocare e divertirvi, fare amicizia e parlare in libertà, aumentare le vostre conoscenze ed esaltare le vostre capacità. Con me potete trasformare il mondo in un posto migliore. Sono senza dubbio un ambiente magnifico. Però dovete proteggermi, come fareste con un tesoro.
  • 50. Internet, infatti, è anche quel territorio senza confini dove tutto si diffonde a una velocità pazzesca, impossibile da fermare. Io vi aiuto ogni volta che posso, ma (ricordatelo bene) non sempre riesco a concedere il mio perdono. Perché il Web è stato programmato per non dimenticare. Per abitarmi dovete avere lo stesso senso di responsabilità che usate in casa vostra. Non aprite la porta agli sconosciuti: non sono sempre amici quelli che bussano. Ricordatevi anche di tirare le tende perché è meglio non far sapere a tutti quello che facciamo nella nostra stanza - una stanza da cui, però, bisogna uscire. Sono felice di ospitarvi nel mio cyberspazio, ma non dovete esserne dipendenti. Non voglio intrappolarvi, altrimenti rischiate di isolarvi. Tanto ormai vi accompagno anche quando uscite all’aria aperta: sono sempre lì, insieme al vostro smartphone.
  • 51. Ricordate la domanda che vi ho fatto all’inizio: un social network può uccidere? Ebbene, la verità è che nessun social può macchiarsi di un crimine. Possono riuscirci solo quelli che fanno di me un uso sbagliato. Che sia nel mio mondo virtuale o nel mondo reale, dovete essere voi a scrivere la vostra storia. Non permettete ad altri di farlo per voi. Nemmeno a me. Cruciani, Alessia. La guerra dei like (Italian Edition) . EDIZIONI PIEMME
  • 53. …e molti, molti altri…