Presentare in forma divulgativa e sintetica gli effetti del D. Lgs. 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e sulle modalità per prevenire impatti negativi sull'Azienda.
1. Quando le colpe dei collaboratori
I ricadono sull’Azienda: breve LA FORMAZIONE
FONDI INTERPROFESSIONALI PER
CONTINUA PER Ial D.Lgs. 231/01
introduzione DIPENDENTI DI VILLA CHIARUGI
09 FEBBRAIO 2012
2. BENVENUTI
Valeria Raito
Resp. Fondi
Interprofessionali e
Sviluppo Business
Coordinamento degli interventi e moderazione
dibattito
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3. BENVENUTI
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2. La registrazione del Webinar sarà disponibile su
www.triboomanagement.it
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del Webinar Satisfaction
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sarà inviato l’attestato di partecipazione
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5. Relatori
Fabrizio Barbon
Esperto di diritto Luca Lezzerini
ambientale e della Consulente organizzativo
sicurezza del lavoro e formatore
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6. Obiettivo del Webinar
Presentare in forma
divulgativa e sintetica gli
effetti del D.Lgs. 231/01 sulla
responsabilità amministrativa
delle persone giuridiche e
sulle modalità per prevenire
impatti negativi sull’Azienda
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7. Indice
• Breve descrizione del D.Lgs. 231/01
• Elenco dei reati presupposto
• Art. 30 D.Lgs. 81/08
• Sanzioni 231
• Come evitare le sanzioni
• Cosa si deve fare
• Modus operandi tipico e risultati
• A chi si applica la 231
• Le società pubbliche e quelle miste
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9. Riferimenti normativi
• La Legge 300 del 29 settembre del 2000 delega il
Governo a produrre una legge sulla responsabilità
delle persone giuridiche
• Il D.Lgs. 231dell’8 giugno 2001 la recepisce ma
non per tutti i reati previsti
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10. Senso della Legge
Per responsabilità amministrativa di una
persona giuridica si intende che:
Se un “lavoratore” commette un reato
penale, da cui la persona giuridica trae
vantaggio, la persona giuridica viene
sanzionata.
Fine del Societas delinquere non potest
Unica difesa???
Dotarsi di un modello organizzativo per la
prevenzione dei reati
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11. Elenco dei reati presupposto
I reati presupposto
I reati previsti dal D.Lgs. 231/01
Di quali reati si tratta?
Di quali reati si tratta/2?
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12. I reati presupposto
• Il D.Lgs. 231/01 si applica solo ai reati di una data lista
• Tali reati sono reati presupposto
• Verranno sempre imputati alle persone fisiche che li
hanno commessi
• In caso di interesse o vantaggio, la persona giuridica sarà
perseguita e sanzionata
• A meno che non dimostri di aver fatto tutto il possibile
per prevenire i reati suddetti
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13. I reati previsti dal D.Lgs. 231/01
• Sono in continuo aumento per modifiche al
decreto stesso
• Sono di tipo doloso (prevalentemente) ma
anche colposo
• E’ possibile che altre leggi facciano
riferimento alla 231/01 per determinati reati
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14. Di quali reati si tratta?
Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione
Delitti informatici e trattamento illecito di dati
Reati di falso nummario (monete e carte da bollo false)
Reati societari
Reati con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico
Delitti contro la personalità individuale
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15. Di quali reati si tratta/2?
Reati abuso di mercato
Reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle
norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro (art. 30 D.Lgs. 81/08)
Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita
Reati transnazionali
Reati ambientali
……………….
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16. Secondo voi, il D.Lgs. 231/01 definisce i requisiti di
dettaglio del modello organizzativo?
1. Sì, fornisce uno schema generale da seguire
2. No, si limita ad asserire la necessità della
prevenzione del reato
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18. L’art. 30 del D.Lgs. 81/08
L’art. 30 del D.Lgs. 81/08 definisce i requisiti di dettaglio che
il Modello Organizzativo deve rispettare.
Il modello di organizzazione ……. deve essere adottato ed
efficacemente attuato, assicurando un sistema aziendale
per l'adempimento di tutti gli obblighi giuridici relativi:
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19. al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi a attrezzature, impianti, luoghi di
lavoro, agenti chimici, fisici e biologici;
alle attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione e
protezione conseguenti;
alle attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso, gestione degli appalti,
riunioni periodiche di sicurezza, consultazioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
alle attività di sorveglianza sanitaria;
alle attività di informazione e formazione dei lavoratori;
alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delle istruzioni di lavoro in
sicurezza da parte dei lavoratori;
alla acquisizione di documentazioni e certificazioni obbligatorie di legge;
alle periodiche verifiche dell'applicazione e dell'efficacia delle procedure adottate.
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20. Il modello organizzativo deve prevedere
• sistemi di registrazione
• un'articolazione di funzioni che assicuri le
competenze tecniche e i poteri necessari per la
verifica, valutazione, gestione e controllo del rischio
• un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il
mancato rispetto delle misure indicate nel modello
• un sistema di controllo sull'attuazione del modello e
sul mantenimento nel tempo delle condizioni di
idoneità delle misure adottate
• il riesame e l'eventuale modifica del modello
organizzativo devono essere adottati, quando siano
scoperte violazioni significative delle norme relative
alla prevenzione degli infortuni, ovvero in occasione
di mutamenti nell'organizzazione e nell'attività in
relazione al progresso scientifico e tecnologico
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21. L’art. 30 del D.Lgs. 81/08
La commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul
lavoro elabora procedure semplificate per la adozione e la efficace
attuazione dei modelli di organizzazione e gestione della sicurezza
nelle piccole e medie imprese. Tali procedure sono recepite con
decreto del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
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22. I requisiti di dettaglio di un modello 231 sono definiti:
1. Da nessuna parte: le norme sono generiche e parlano
solo di “prevenzione”
2. Nel caso dei reati in tema di salute e sicurezza sono
definiti dall’art. 30 del D.Lgs. 81/08
3. Nel D.Lgs. 231/01 troviamo sempre la definizione dei
requisiti di dettaglio del modello
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23. Secondo voi quali aziende
si sono trovate o si
trovano a subire gli effetti
di uno dei reati appena
citati?
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24. Tipologia delle sanzioni
Sanzione pecuniaria
Confisca del profitto o del prezzo del reato
Chiusura anche temporanea
Sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione del reato
Interdizione anche temporanea dall'esercizio dell'attività ed eventuale nomina di altro soggetto per
l'esercizio vicario quando la prosecuzione dell'attività è necessaria per evitare pregiudizi ai terzi
Divieto anche temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione
Esclusione temporanea da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi, ed eventuale revoca di quelli
già concessi
Divieto anche temporaneo di pubblicizzare beni e servizi
Pubblicazione della sentenza 24/46
25. Le sanzioni appena presentate vi sembrano:
1. Appropriate
2. Inefficaci
3. Esagerate
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27. Come evitare le sanzioni
La persona giuridica potrà essere esonerata dalla
responsabilità solo se potrà dimostrare di avere adottato un
Modello di organizzazione idoneo a prevenire reati della
specie di quello verificatosi (e quindi l’autore materiale del
reato ha eluso fraudolentemente il Modello).
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28. Come evitare le sanzioni
Altra condizione è che il Modello medesimo venga
sottoposto a periodica verifica da parte di un Organismo
dell’ente (c.d. Organismo di Vigilanza) dotato di autonomi
poteri e specificamente preposto a tale attività.
Infine, tutte le violazioni del Modello dovranno essere
sanzionate secondo un definito Codice Disciplinare. 28/46
29. Secondo voi, l’Organismo di Vigilanza interviene nei processi aziendali?
1. Mai: l’OdV deve solo verificare l’adeguatezza del modello e la sua
applicazione, non portare avanti l’attività dell’Azienda
2. L’OdV interviene nei processi aziendali in base alle regole definite
nel Modello organizzativo
3. L’OdV ha un reale potere organizzativo e quindi dispone dello
svolgimento delle attività aziendali in modo che non si possano
commettere reati. Il suo compito è quindi di natura organizzativa
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31. Cosa si deve fare
L’obiettivo è di predisporre un Modello organizzativo
finalizzato alla prevenzione dei reati presupposto.
Il Modello deve, ai sensi dell’art. 6 del Decreto, rispondere
a diverse esigenze.
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32. Requisiti del Modello/1
• individuare le “aree a rischio” per i vari reati
presupposto
• prevedere specifici protocolli diretti a programmare
la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente
in relazione ai reati da prevenire
e quindi
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33. Cosa facciamo?
Inventariazione degli ambiti aziendali di attività e delle infrastrutture a supporto
Analisi dei rischi potenziali
Valutazione/costruzione/adeguamento del sistema di controlli preventivi
Predisposizione/integrazione del Codice Etico.
Predisposizione del Modello di organizzazione, gestione e controllo parte generale
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34. Requisiti del Modello/2
• individuare specifiche modalità di gestione delle
risorse finanziarie
• Prevedere obblighi d’informazione nei confronti
dell’Organismo di Vigilanza
• Introdurre un sistema disciplinare per sanzionare il
mancato rispetto del Modello
e quindi
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35. Cosa facciamo?
Individuazione dell’Organismo di Vigilanza in aderenza ai criteri di legge ed in base
ai requisiti indicati dalle Linee guida emesse dalle Associazioni di categoria
Implementazione di idonei canali informativi e di coordinamento tra gli organi
societari di gestione e controllo e l’Organismo di Vigilanza
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36. Requisiti del Modello/3
• Il modello deve tenere conto di eventuali altri modelli
organizzativi già esistenti (ad es. ISO 9001).
• Il modello organizzativo non può ridursi ad un’attività una
tantum, bensì deve tradursi in un processo continuo (o con
periodicità adeguata), da reiterare con particolare attenzione
nei momenti di cambiamento aziendale.
e quindi
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37. Cosa facciamo?
progettazione del sistema disciplinare e dei meccanismi sanzionatori
predisposizione di un sistema di formazione del personale.
definizione di strumenti automatici a supporto della vigilanza, della formazione e
consapevolezza del personale e dell’operatività
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38. Output del Processo
• Documento di analisi dei rischi
• Modello organizzativo (parte generale e parte
speciale)
• Procedure, policy, modelli predefiniti
• Codice etico
• Regolamento dell’Organismo di Vigilanza
• Sistema disciplinare
• Materiale didattico per la formazione
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39. In caso di commissione di reato, perché l’Azienda sia esentata dagli
effetti del D.Lgs. 231/01:
1. Il modello 231 deve essere stato definito nel dettaglio
2. Il modello 231 deve essere stato attuato
3. Il modello 231 deve essere stato attuato e mantenuto idoneo a
prevenire i reati
4. Il modello 231 e la sua attuazione devono essere ritenuti idonei
dal Giudice
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40. A chi si applica la 231
Il D. Lgs. 231/01 si applica agli enti forniti di personalità
giuridica e alle società e associazioni anche prive di
personalità giuridica.
Non si applica allo Stato, agli enti pubblici territoriali, agli
altri enti pubblici non economici nonché agli enti che
svolgono funzioni di rilievo costituzionale.
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41. L’impresa individuale
Il 20 aprile 2011, con la sentenza n. 15657, la Corte di
Cassazione (sezione III penale) ha ritenuta fondata l'ipotesi
di applicabilità all'impresa individuale delle disposizioni del
D.Lgs. 231/01.
Nella stessa sentenza ne ha motivato le ragioni
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42. Le società pubbliche e quelle miste
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28699 del 9 luglio
2010, depositata il 21/07/2010, ha precisato che la natura
pubblicistica di un ente è condizione necessaria ma non
sufficiente perché sia esonerato dalla responsabilità da
reato ex D.Lgs. 231/01, dovendo in tal caso sussistere anche
la condizione che lo stesso ente non svolga attività
economica.
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43. Conclusioni
Un modello organizzativo 231 ha numerosi vantaggi:
• Difende l’Azienda da sanzioni devastanti
• Migliora la governance dell’Azienda
• Rende l’Azienda socialmente responsabile
• Tutela i posti di lavoro
• Protegge i capitali di chi investe
nell’Azienda
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