1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
TASSE ZERO: E’ POSSIBILE ?
sergio benassai
Tutte/i si lamentano delle tasse e ne chiedono una significativa riduzione che consenta di ridurre gli
oneri per le imprese, aumentare il netto di stipendi e salari, rilanciare la crescita.
Ma, come è ovvio, bisogna fare i conti con il debito pubblico, il deficit del bilancio, la necessità di
prevedere investimenti, garantire lo stato sociale, ecc.
Naturalmente uno degli aspetti più spesso invocato per garantire comunque allo stato le entrate
necessarie è quello della lotta all’evasione fiscale1
.
Ma forse si può anche provare ad ipotizzare una strada diversa.
Ad esempio …
Partiamo dal principio che qualunque mix di imposte dirette ed indirette, di tasse ed imposte sui
prodotti e sugli immobili, sui consumi e sui patrimoni, sui redditi e sulle rendite, si scontrerà sempre
con la difficoltà/impossibilità di garantire sia un giusto equilibrio fra i soggetti delle imposizioni
fiscali sia un’assenza di evasione.
Proviamo invece a pensare alla possibilità di eliminare (almeno ridurre notevolmente) tutte le
imposte e tasse esistenti e prevedere invece che le entrate dello stato siano costituite da una
trattenuta dell’1% su ogni movimento di denaro.
Ne deriverebbe un’entrata significativa ?
1
A questo proposito ricordo anche quanto detto nell’articolo “OGNI ANNO UNA MANOVRA
ECONOMICA DI 160 + 1,6 MILIARDI DI € ?”
2. Ipotizzando che mediamente ogni persona riceva e spenda ogni mese 1500 €, da ogni persona si
ricaverebbero 15 € al mese, cioè 180 € all’anno, che, moltiplicato per 70 milioni, significa un
entrata per lo stato pari a 12,6 miliardi.
Analogamente, facendo riferimento al PIL, ipotizzando che il PIL (1200 miliardi) indichi la somma
annuale spesa da famiglie e imprese, una trattenuta dell’1% significa un’entrata per lo stato pari a
12 miliardi.
Però l’attuale fabbisogno (l’attuale somma prevista per le entrate e per le uscite del bilancio statale)
è di circa 800 miliardi: e quindi quanto ricavabile (da una trattenuta dell’1%) è solo l’1,5%.
Quindi, per quanto finora detto, una trattenuta dell’1% su ogni movimento di denaro è ben lontana
dal poter costituire un’alternativa all’insieme di tasse ed imposte che costituiscono le necessarie
entrate per il bilancio statale.
Se però sottoponessimo alla trattenuta dell’1% TUTTI i movimenti di denaro, comprendendo tutte
le operazioni finanziarie, di qualunque natura (in poche parole ogni bonifico, assegno, operazione in
borsa, spostamento di capitali, finanziamento, acquisto/vendita di azioni ed obbligazioni, futures,
swap, contratti di acquisto/vendita, ecc., ecc.) credo che il “bottino” sarebbe molto, ma molto più
consistente.
Tutto questo naturalmente non si può applicare ai trasferimenti di denaro contante: ma, tenendo
conto che già adesso l’utilizzo del denaro contante è limitato, non dovrebbero esserci problemi.
Vorrei anche dire che se c’è un trasferimento di denaro, significa che, all’origine, c’è denaro
disponibile.
Una ulteriore considerazione: rispetto agli sconti talvolta offerti al consumo (che viaggiano anche
intorno al 50%), rispetto alle commissioni richieste per le operazioni bancarie, rispetto alle
prospettive di guadagno di un’operazione borsistico/finanziaria, veramente una trattenuta dell’1% è
da considerarsi significativa, nel senso di “penalizzante” per la decisione sull’effettuare o meno
l’operazione ? Direi proprio di no.
Comunque, non essendo un grande esperto2
in queste materie (anche se mi ritengo molto più
esperto degli esperti economici che vincono i premi Nobel per certe elaborazioni matematiche che
non hanno alcun riscontro con la realtà), chiedo a chi è più competente di me di provare a verificare
se quanto sopra detto possa avere un “senso”.
2
Un giorno o l’altro pubblicherò un articolo che ho nel cassetto, dove cerco di dimostrare che le
teorie economiche (con particolare riferimento all’utilità marginale) non hanno senso