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Turista o/e pellegrino? Una questione di fede nel contesto dei viaggi odierni
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225
Turista e/o pellegrino? Una questione di fede
nel contesto dei viaggi odierni
Mirosław Mejzner
Abstract: In our time, tourism plays an important role at different levels of our lives.
The current cultural and anthropological context makes it difficult to identify a locus
theologicus in travel. The experience of travel offers in a special way an occasion to en-
quire about basic questions about what it is to be human, about one’s own cultural and
religious identity, and ultimately about God and the way in which he acts in the world.
After a theological analysis of the phenomenon of tourism, this paper seeks to elaborate
on that form of travel where there is a religious dimension, where travellers become
pilgrims. This perspective on the practice of pilgrimage often brings about a fresh devel-
opment of one’s image of God.
Kurzfassung: Der Tourismus spielt in unserer Zeit auf unterschiedlichen Ebenen des
Lebens eine bedeutsame Rolle. Der heutige kulturelle und anthropologische Kontext
lässt es zu, im Reisen einen locus theologicus zu erkennen. Die Erfahrung des Reisens bie-
tet auf besondere Weise einen Anlass, sich mit grundlegenden Fragen des Menschseins,
nach der eigenen kulturellen und religiösen Identität, schließlich nach Gott und der Art
und Weise, wie er in der Welt wirkt, auseinanderzusetzen. Nach einer theologischen
Analyse des touristischen Phänomens möchte dieser Beitrag jene Formen des Reisens
herausarbeiten, in denen die religiöse Dimension Bedeutung gewinnt, sodass sie zum
Pilgern werden. Diese Sicht und Praxis des Pilgerns wiederum wirken sich oft auf die
Entwicklung des Gottesbildes aus.
Sommaire : Le tourisme joue aujourd’hui un rôle important dans différents aspects de
la vie humaine. Un tel contexte culturel et anthropologique autorise à reconnaître dans
le voyage un nouveau locus theologicus. En effet, l’expérience du voyage constitue un
espace privilégié pour se pencher sur les questions fondamentales sur l’homme, sur son
identité culturelle et religieuse, et finalement sur Dieu et sa façon d’agir dans le monde.
Après une analyse théologique du phénomène touristique, cet article essaiera de dégager
les moments privilégiés où le voyage coïncide avec la sphère religieuse et devient ainsi un
pèlerinage. Cette vision et cette pratique du pèlerinage influent souvent sur l’évolution
de l’image de Dieu.
Quando Gabriel Marcel ha definito l’uomo homo viator1
neppure immaginava quan-
to questa denominazione sarebbe stata appropriata oggi, acquisendo un significato
non soltanto filosofico. Infatti, l’odierna società mondiale è immersa in una mobilità
generale. Si tratta sia delle varie migrazioni che del turismo – la manifestazione più
evidente di questa mobilità.
1 Cf. Marcel, G. (1945).
226 Mirosław Mejzner
Il turismo è una realtà favorevole alle questioni di fede? Il linguaggio turistico
e quello religioso hanno degli spazi comuni? I viaggi possono modificare l’immagine
di Dio nella mente umana? Come si può aiutare un turista moderno a vivere un’espe-
rienza spirituale o religiosa? Ecco le domande fondamentali dinanzi alle quali si cer-
cherà non tanto di dare delle risposte definitive, quanto di dimostrare che il turismo
oggi costituisce un vero locus theologicus.
1. Un archetipo biblico dei pellegrinaggi e luoghi sacri
La migrazione è uno dei motivi costituivi della storia della salvezza. Basta ricordare
la storia del patriarca Abramo, oppure le vicende di Mosè. Infatti, è stato Dio stesso
a dare inizio a queste migrazioni che hanno costituito la pietra basilare dell’identità
del popolo d’Israele.
Anche Gesù è stato in movimento in tutte le tappe della sua vita: dal concepi-
mento fino alla vita pubblica che era un continuo viaggio, cosicché il Figlio dell’uomo
non abbia avuto dove posare il capo (cf. Mt 8,20). Tale modello dinamico dell’evan-
gelizzazione Gesù l’ha trasmesso anche ai suoi discepoli: Andate dunque e fate miei
discepoli tutti i popoli (Mt 28,19). Secondo la Tradizione ecclesiastica gli Apostoli
hanno portato il Vangelo fino all’estremità della terra. Soltanto San Paolo percorse
circa 15 mila chilometri proclamando la salvezza in Cristo Gesù.
L’uomo voleva perpetuare in maniera visibile la sua percezione o esperienza del
Divino, riconoscendo e organizzando i luoghi sacri. Si pensi a Betel (Gen 28,11-21),
a Penuel (Gen 32,25-31), al Monte Sinai (Ex 3,5) o al tempio di Gerusalemme. No-
nostante l’universalità del culto cristiano che si compie in spirito e verità (Gv 4,24),
dal messaggio pasquale messo in bocca ad un angelo si può dedurre che i primi cri-
stiani hanno conservato la devota memoria del luogo della tomba di Gesù – il muto
testimone della sua risurrezione. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto;
venite a vedere il luogo dove giaceva (Mt 28,6). Tale memoria, ravvivata nell’epoca co-
stantiniana, è diventata fonte dei pellegrinaggi in Terra Santa che da allora perdurano
ancora oggi2
.
Terminando questa brevissima parte biblica si osservino tre verità fondamentali:
a)La storia dell’umanità è descritta nella Bibbia come un continuo movimento:
dalla fuga dal paradiso fino al ritorno al Padre in Cristo Gesù;
b)La progressiva conoscenza di Dio, e quindi la dinamica della fede dell’uomo
(e del popolo), era spesso legata (se non condizionata) al suo movimento
esteriore nello spazio e nel tempo;
c)Dio accompagna l’uomo in tutte le strade della sua vita, il che viene ricono-
sciuto e memorizzato nei luoghi sacri.
2 Cf. Chélini, J. / Branthomme, H. (1983), 23–53.
Turista e/o pellegrino? 227
2. Il turismo moderno
Gli uomini viaggiano da sempre, ma il turismo di massa è un fenomeno moderno.
Perciò tale turismo costituisce oggi una delle maggiori industrie globali sia per vo-
lume economico che per numero di posti di lavoro e di utenti3
. Tale sviluppo senza
precedenti è dovuto ad alcuni fattori, tra i quali si enumerano innanzitutto: la crescita
economica delle società, il diritto al tempo libero, l’accessibilità dei mezzi di trasporto
a grande distanza e dei mezzi di comunicazione, la facilità di passaggio delle frontiere.
Per molti paesi che possiedono luoghi di alto valore naturale, culturale, storico etc., il
turismo costituisce una fonte importante di entrate economiche sia a livello naziona-
le che individuale. Purtroppo i benefici derivanti dal turismo, sebbene incidano sullo
sviluppo dei paesi e delle comunità locali, non ricadono su tutti, anzi a volte portano
danni irreversibili sia all’ambiente che alla società. Il turismo moderno influisce non
soltanto sull’economia globale, ma anche sullo scambio culturale e sui rapporti tra gli
uomini nel mondo intero4
.
A partire dagli anni ’80 si nota l’aumento dei viaggi motivati dal desiderio di
riposare, di conoscere dei luoghi lontani, di vivere delle esperienze indimenticabili.
Tutto ciò ha dato origine alle nuove tendenze turistiche. Una di queste è il cosidetto
“turismo culturale” che valorizza il patrimonio storico, artistico, religioso e le tra-
dizioni locali. Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d’Europa ha individuato 29 grandi
Itinerari culturali, riconoscendo tra questi alcuni percorsi religiosi5
. D’altro canto,
nel IV Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo in Vaticano (1990), è stato
introdotto il termine: “turismo culturale con orientamento religioso”6
.
Gli elementi comuni al turismo socio-culturale e a quello religioso sono: il viag-
gio, cioè uno spostamento nello spazio; l’uso degli stessi mezzi di trasporto e dell’in-
frastruttura turistica; periodo di attività simile (alta stagione tra primavera e autunno);
l’influsso sul funzionamento della società locale. La differenza risiede sia nella motiva-
zione e nello scopo del viaggio intrapreso che nell’atteggiamento delle persone.
3. La fede e il turismo odierno
I cambiamenti subiti dalle società dopo la seconda guerra mondiale hanno influito
profondamente sulla religiosità, e quindi anche sulla tradizionale attività pellegrina.
Questa non è più una pratica devozionale legata chiaramente ad una religione, ma
viene spesso considerata un’ esperienza umana importante ed interessante.
3 Una continua tendenza della crescita media di circa il 6,5% negli anni 1950–2006. Secondo l’Or-
ganizzazione Mondiale del Turismo nel 2006 il numero dei turisti internazionali era circa 850 milioni, e
secondo le previsioni nel 2020 saranno circa 1,6 miliardi, cf. Caso, R. (2007), 12.
4 Cf. Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e Itineranti, Pellegrini della bellezza e della fede.
5 Cf. Berti, E. (2012), 19–31.
6 Cf. Jackowski, A. (2010), 26.
228 Mirosław Mejzner
Nella letteratura tematica si possono incontrare vari termini o espressioni per desi-
gnare un’attività umana finalizzata alla visita dei luoghi sacri. Secondo i tre diversi
motivi di tali migrazioni (a. puramente religioso; b. religioso-culturale; c. altro che
religioso) si tratta di: 1) pellegrinaggi; 2) turismo religioso; 3) turismo culturale con
visita ai luoghi del culto religioso (ritenuti patrimonio culturale). I partecipanti a tali
attività sono definiti rispettivamente: 1) pellegrini; 2) turisti religiosi, cioè persone
che hanno scelto di partecipare agli eventi religiosi ma si riservano il tempo anche per
le altre attività (per esempio: sciare, riposare, visitare etc.); 3) turisti7
.
3.1 Il pellegrinaggio
Lo scopo principale di un pellegrinaggio è raggiungere un luogo sacro (locus sacer),
considerato tale grazie a una speciale presenza (o a una particolarmente sentita at-
tività) di Dio (divinità) in esso, per compiere degli atti del culto religioso (preghie-
re, sacrifici, penitenze etc.). Nel fenomeno del pellegrinaggio si possono distinguere
quindi tre elementi: il pellegrino (homo religiosus), lo spazio (itinerario da percorrere),
il sacrum. Un pellegrino è innanzitutto uomo di fede per cui non soltanto il punto di
arrivo (cioè locus sacer), ma l’intero percorso ha un significato cultuale ed è motivato
dalle prescrizioni, a volte molto severe, della propria religione8
. Capita perciò che un
pellegrino non si renda conto dei valori culturali o storici dei luoghi in cui si trova
(aspetto negativo del tradizionale pellegrinaggio). La peculiarità di un pellegrinaggio
consiste nella motivazione religiosa, cioè nel desiderio di chi svolge tale pratica di
associarsi a Dio (divinità).
3.2 Il turismo religioso
Il fenomeno moderno del turismo religioso è definito come una forma di turismo in
cui il motivo religioso è legato ad altri motivi (cognitivo, culturale, sociale, di vacanza
etc.). Il luogo sacro non costituisce necessariamente un punto di arrivo, ma si trova
ad essere uno degli obiettivi del viaggio intrapreso per visitare un territorio scelto. I
partecipanti all’evento turistico di carattere religioso assistono alle varie forme del
culto (soprattutto delle preghiere), accettano la priorità delle visite ai luoghi sacri ed
hanno un comportamento dignitoso, ma il motivo del loro viaggio non è puramente
religioso. Loro vogliono sia constatare il genius loci (l’entità soprannaturale legata a
un luogo) che fruire della bellezza artistica e culturale di tali posti, scoprire la loro
importanza storica, riservarsi il tempo per riposare, visitare, divertirsi etc. Il turismo
religioso quindi si sviluppa su due fronti che interagiscono in modo sincronico: il
turismo che ne offre un modello di base e il sacro che ne trasforma la finalità e lo stile
di realizzazione. Non è né una semplice propaggine del turismo culturale o sociale
7 Cf. Mazur, A. (2010), 50–59.
8 Nell’islam, per esempio, il pellegrinaggio a La Mecca (hajj) è uno dei cinque pilastri; nel buddhismo e
hinduismo un pellegrinaggio è considerato quasi necessario per la salvezza.
Turista e/o pellegrino? 229
né una infelice mutazione del pellegrinaggio contaminato da tendenze estetiche ed
edonistiche9
.
Il turismo religioso è in sviluppo tanto dinamico da superare persino la media
del settore turistico. Tale forma incontra l’interesse sia delle entità turistiche che della
Chiesa, che vede in esso uno nuovo spazio per l’attività pastorale. L’afflusso della gen-
te alle mete di pellegrinaggio spinge le autorità locali e le entità turistiche ad investire
nelle infrastrutture e a sviluppare il marketing adeguato. Così da una parte cresce la
capacità di accoglienza dei pellegrini (turisti) in maniera integrale, diversificata, di
qualità, dall’altra cambia la comunità locale ed il suo mercato.
Per quanto riguarda il rapporto tra la motivazione religiosa e quella turistica,
oggi si osserva nel mondo occidentale una doppia tendenza. Sul piano generale i tra-
dizionali pellegrinaggi sembrano diminuire. Nelle località riconosciute finora come
“mete dei pellegrini” numerose persone arrivano anche per motivi di vacanza, di
riposo, di interessi culturali e storici etc. Accanto ad un luogo sacro si sviluppa tutta
la struttura tipicamente turistica. Per esempio le località situate in montagna come
Mariazell, Einsiedeln, Lourdes, sono diventate anche stazioni di sport invernali. Inol-
tre, i programmi dei viaggi religiosi organizzati prevedono sia le visite ai luoghi tipica-
mente turistici che i giorni liberi per offrire la possibilità di gite facoltative10
.
La seconda tendenza è proprio opposta. Si nota il ritorno ai classici pellegrinag-
gi intrapresi per motivi puramente religiosi. Di tale tipo di “migrazioni” si interessano
particolarmente i giovani che cercano una chiara testimonianza di fede. Si calcola che
ogni anno qualche centinaia di milioni dei rappresentanti di varie religioni si reca
in pellegrinaggio ai vari luoghi sacri (di importanza nazionale e internazionale). Se
si aggiungono i santuari di importanza locale si può arrivare a quasi un miliardo di
persone11
.
3.3 La ricerca spirituale
Nonostante il turismo odierno sia dovuto ai cambiamenti sociali e tecnici, la sua
popolarità esprime un profondo bisogno inciso nel cuore umano di andare oltre il
quotidiano. L’homo viator cerca la propria casa, cioè la sicurezza, la stabilità, la costan-
te felicità. Per l’homo religiosus tale casa è Dio stesso, o meglio, la comunione con Lui;
altri vanno a tal fine, come a tastoni (cf. Act 17,27). Sant’Agostino ha testimoniato
questa verità in parole bellissime e commoventi: “Tardi t’amai, bellezza così antica e
così nuova, tardi t’amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo…”12
;
9 Cf. Mazza, C. (2007).
10 Cf. Rinschede, G. (1992), 52.
11 Cf. Jackowski, A. (2010), 21. I criteri delle statistiche, però, non sono uguali dappertutto. Per esem-
pio, a Santiago de Compostela sono considerati pellegrini le persone che vi sono arrivate a piedi oppure
utilizzando dei mezzi di trasporto non meccanici (a cavallo, in bicicletta). Ogni hanno si registrano circa
100 mila pellegrini in tal senso, mentre il numero di tutti i “turisti” giunge a sei milioni. A Jasna Gora, in
Polonia, invece, tutti visitatori (circa quattro milioni all’anno) sono contati come pellegrini.
12 Agostino, Confessioni X,27.
230 Mirosław Mejzner
“Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in
te.”13
Un primitivo e fondamentale bisogno di aver qualche esperienza di Dio vivo
(del potere di una divinità) trova oggi la sua espressione nel cosiddetto turismo “spi-
rituale” non legato ad una tradizione religiosa. Tali peregrinazioni verso i luoghi sacri
cristiani, induisti o buddisti sono intraprese anche da persone che si riconoscono
come agnostiche o addirittura atee. Esse parlano di bisogno di una purificazione
interiore, dell’incontro con se stessi, di riposo, di ritrovo dell’armonia e dell’equili-
brio psico-somatico e spirituale, di voglia di conoscere persone nuove etc14
. Tutto ciò
non vuol dire che i turisti religiosi non hanno delle motivazioni spirituali, ma che le
incardinano nella propria coscienza religiosa.
4. Una proposta dei “10 comandamenti” per il cammino verso la fede
I partecipanti alle gite o ai percorsi appartenenti al turismo culturale-religioso sono
aperti, anche se in modo molto diverso, a vivere delle esperienze spirituali e religiose.
Anzi, è proprio una delle loro maggiori aspettative conoscere meglio i vari aspetti
della vita religiosa, ravvivare la propria fede, aver un’esperienza del potere di Dio.
Vorrei proporre ora in 10 punti alcuni spazi in cui il turismo converge in
modo particolare con la dimensione religiosa anziché elencare le generali linee-guida
dell’accompagnamento spirituale per i turisti cristiani. Questi “10 comandamenti”
del turismo religioso sono un frutto delle mie ricerche teoretiche e delle esperienze
personali acquisite nei numerosi pellegrinaggi.
4.1 Partire con il cuore umile
Uscire dal quotidiano, cambiare i ritmi della vita, incontrare persone diverse, facilita
a riscoprire altre dimensioni della vita, incontrare se stessi ed aprirsi a questo Scono-
sciuto che – come ai discepoli in cammino verso Emmaus – ci accompagna strada
facendo e ci spiega i misteri della vita. I percorsi pedonali storici, come il cammino
di Santiago, la Via Francigena o il pellegrinaggio a Jasna Gora (Polonia), offrono in
modo particolare lo spazio per una lenta maturazione. Tale pellegrinaggio classico
sicuramente stanca molto, fa sperimentare la fame, la sete, la fatica, e permette perciò
di capire i limiti umani e la debolezza fondamentale di itineranti, ridimensiona le
ambizioni, ed infine insegna l’umiltà che è una condizione necessaria per riscoprirsi
fratelli in umanità ed aprirsi alla Provvidenza divina.
4.2 Aprirsi al mistero del luogo sacro
I programmi delle gite organizzate prevedono le visite ai vari luoghi legati alla storia
della fede e alla vita di personaggi importanti come Gesù, Maria, apostoli, martiri,
13 Agostino, Confessioni I,1.
14 Cf. Rogers, C. J. (2007).
Turista e/o pellegrino? 231
santi etc. È un’opportunità straordinaria non soltanto per conoscere i fatti biografici,
ma anche per avvicinarsi al mistero della loro vita e sperimentare la trasmissione del
loro messaggio nel corso dei secoli. In modo particolare le piccole località vivono
intorno alla memoria del “proprio” Santo, come, per esempio, Cascia intorno a Santa
Rita, San Giovanni Rotondo intorno a Padre Pio, Wadowice intorno a Giovanni
Paolo II, anche se le sue spoglie riposano nella Basilica di San Pietro a Roma. Così i
santi costituiscono dei chiari esempi di come una vita dedicata a Dio può cambiare
il mondo. Un carattere particolare possiedono i santuari mariani, i più numerosi nel
mondo cattolico. Essi sono spesso centri di spiritualità e luoghi di eventi miracolosi,
perciò influiscono fortemente sui pellegrini o sui visitatori.
4.3 Seguire la guida professionale
Una guida professionale, ben preparata culturalmente e teologicamente, disposta
a seguire i turisti, rispondere adeguatamente ai loro bisogni e domande, gioca un
ruolo-chiave nella dinamica del viaggio. In gran parte grazie al suo lavoro, alla sua
capacità didattica e all’abilità di comunicazione interpersonale, la semplice gita si
arricchisce sistematicamente di una sempre più approfondita ricerca culturale, spi-
rituale e religiosa, che illumina anche il cammino stesso e lo trasforma da un’attività
esteriore in un esercizio interiore, arricchito dagli elementi catechetici, dalla Parola
di Dio e dalla preghiera.
4.4 Camminare con gli altri
I partecipanti alle gite organizzate formano un gruppo piccolo, chiuso ed isolato e
perciò i loro rapporti si caratterizzano per un’intensità particolare. Sebbene i livel-
li della loro fede ed educazione religiosa siano molto diversi, la dinamica interna
dell’impresa (le visite ai luoghi sacri, le conferenze tematiche, le preghiere comu-
nitarie) influisce su tutti. Inoltre i giorni trascorsi insieme offrono la possibilità di
incontri formali ed informali, di discussione e di scambio delle esperienze vissute,
anche quelle riguardanti la vita religiosa e le ricerche spirituali.
4.5 Ammirare le meraviglie della creazione
I programmi delle gite prevedono spesso le visite ai luoghi naturali di alto valore
turistico. L’incontro con la bellezza della creazione distende l’uomo, purifica la sua
mente, riempie il suo cuore di sentimento di meraviglia, ammirazione, gratitudine.
Il bello, come una forza prepotente e irresistibile, apre il cuore umano ad un’altra
dimensione della vita. “La bellezza salverà il mondo” – affermava Dostoevskij.
4.6 Gustare la bellezza dell’arte sacrale
Il cammino sui luoghi della storia della salvezza introduce un pellegrino non soltanto
allo splendido scenario naturale, ma anche ai luoghi sacri edificati dall’uomo che
voleva preservare la memoria dell’evento accaduto e perpetuare, per così dire, “i passi
232 Mirosław Mejzner
di Dio” nel mondo. I monasteri, i santuari, le chiese, le cappelle etc. costituiscono
le mete privilegiate dei pellegrinaggi e del turismo religioso offrendo uno spazio per
la preghiera personale e liturgica. Di solito tali luoghi, accanto al valore religioso,
possiedono anche un alto valore storico, artistico e culturale. I capolavori mondiali
sono tanti che neppure si potrebbe enumerarli. Basta ricordare l’esempio della Basi-
lica di Sagrada Familia a Barcelona, dedicata da Papa Benedetto XVI il 7 novembre
2010.
4.7 Promuovere l’unità dei cristiani
Un viaggio in un paese dove i cristiani appartengono per lo più a una differente de-
nominazione cristiana introduce i pellegrini alla tematica dell’ecumenismo ed al pro-
blema delle divisioni intercristiane. Da una parte essi possono scoprire la ricchezza
dei vari riti, modi di pregare, tradizioni e abitudini, dall’altra possono sperimentare le
barriere, le riserve, le incomprensioni. La spiegazione di una complessa problematica
storica, dogmatica ed ecumenica permette di evitare il rischio dell’irenismo e di ca-
pire la necessità degli sforzi che conducono alla vera unità basata sul reciproco amore
e sulla verità.
4.8 Favorire il dialogo interreligioso
Un incontro con la diversità provoca delle domande sulla propria identità. Il viag-
gio in paesi con un’altra tradizione religiosa costituisce un’opportunità di conoscere
la storia e i principi di tali credenze, e naturalmente di paragonarle alla propria. Il
ruolo della guida è in questo campo particolarmente importante e delicato. Bisogna
tener presente che la problematica del dialogo interreligioso provoca spesso domande
difficili riguardanti i dolorosi momenti della storia e degli attuali problemi politici
e sociali legati alla coesistenza religiosa. Una guida giusta dovrebbe convincere che
uno zaino del pellegrino contiene sempre il desiderio di pace che è un dono di Dio
affidato alle mani degli uomini.
4.9 Imparare la fede dai suoi grandi testimoni
I primi pellegrinaggi conosciuti nel cristianesimo erano quelli verso le tombe dei
martiri, testimoni privilegiati della fede. Oggi, durante le gite religiose nei vari paesi,
i partecipanti si rendono conto del problema attuale delle persecuzioni religiose. La
scoperta che non è un fenomeno soltanto storico, ma sempre attuale spinge ad inter-
rogarsi sulla propria fedeltà e sulla prontezza al sacrificio. Un incontro con la Chiesa
che soffre apre spontaneamente alla solidarietà di preghiera e di carità con i persegui-
tati e gli emarginati, nonché alla preghiera di gratitudine per la pace e la prosperità in
cui si vive quotidianamente.
Turista e/o pellegrino? 233
4.10 Concordare l’ospitalità con la gratitudine
San Benedetto ammoniva i suoi fratelli che si deve ricevere gli ospiti (specialmente i
religiosi ed i pellegrini) come se fossero Gesù Cristo15
. L’accoglienza e l’ospitalità sono
virtù umane e cristiane particolarmente ricercate nell’ambito del turismo religioso.
Esse rivelano il primato dello spirito e permettono ai turisti (pellegrini) di familia-
rizzare con la società locale ed in un certo modo appassionarsi alle realtà emergenti
sul territorio. Il metodo che i sociologi chiamano “approccio di comunità” coinvolge
tutti i soggetti che interagiscono in modo sinergico. I pellegrini valorizzano la comu-
nione della fede che oltrepassa le frontiere e gradiscono di essere trattati da fratelli che
si integrano nelle comunità e nelle culture locali.
Conclusioni
Nel IV secolo San Gregorio di Nissa ammoniva i monaci:
“Là dove il Signore invita i benedetti all’eredità del regno dei cieli, non ha annoverato
il pellegrinaggio a Gerusalemme fra le opere buone; dove Egli proclama le beatitudini,
non ha incluso questo impegno faticoso.”16
Una visita ai luoghi sacri non garantisce automaticamente né la salvezza né la santità
della vita. Però, essa pone sicuramente un visitatore di fronte alle questioni riguar-
danti la fede. Se tale esperienza è ben preparata e vissuta, per esempio secondo le
linee-guide sopra indicate, costituisce sicuramente un valoroso nutrimento spirituale
dell’uomo, che seguendo i sinceri desideri del cuore si trasforma pian piano da turista
spensierato in protagonista di un viaggio interiore.
Alla fine vorrei riassumere queste riflessioni in tre punti che dimostrano la vali-
dità del riconoscimento nel turismo moderno del locus theologicus:
(1) Il turismo di massa è una delle maggiori caratteristiche dell’epoca moderna
in cui i mezzi di comunicazione suscitano un irresistibile desiderio di partire
per ammirare bei paesaggi e paesi lontani, conoscere altre culture e vivere
nuove esperienze. Tale desiderio corrisponde alla natura dell’homo viator
che è in continua ricerca del Trascendente e dell’Assoluto nelle sue varie
espressioni e forme. Perciò molte persone si mettono in viaggio verso un
locus sacer quale espressione concreta della dinamica della mente e del cuore
che tende – coscientemente o meno – ad imbarcarsi nel porto divino.
(2) L’esperienza di viaggiare costituisce uno spazio privilegiato per porre delle
domande fondamentali sull’uomo, sulla sua identità culturale e religiosa, e
infine su Dio e sui suoi modi di operare nel mondo. Il giusto accompagna-
mento in cui un semplice viaggio viene arricchito dagli elementi spirituali,
teologici e sacrali, può condurre un turista alla decisione di diventare un
15 Cf. Benedetto, La Regola, cap. 53, p. 81–82.
16 Gregorio di Nissa, Epistola 2, p. 71–72.
234 Mirosław Mejzner
pellegrino, cioè un uomo che riconosce la propria vita come viaggio ver-
so Dio. E questa esperienza ed ottica da pellegrino influisce, da parte sua,
sull’evoluzione dell’immagine di Dio che da Legislatore seduto sul trono
celeste diventa Deus viator, Dio che accompagna sempre l’uomo lungo le
vie della vita.
(3) Infine, e lo espongo alla fine sebbene sia una ragione primaria, mettersi in
viaggio verso un luogo sacro è un chiaro segno dell’apertura alla grazia di
Dio che nella sua infinita misericordia può intervenire in maniera impre-
vista e misteriosa. Così come è accaduto, per esempio, nella vita di André
Frossard, figlio del fondatore del partito comunista francese, che, cercando
un amico, in un pomeriggio del 1935 è entrato in una cappella parigina da
ateo ed indifferente alle cose della religione e ne è uscito da credente.
Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili
sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! (Rm 11,33).
Agostino: Confessioni (1975) [= Nuova Biblioteca Agostiniana, vol. 1, ed. III], tradotto da
Carlo Carena. Roma: Città Nuova Editrice.
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  • 1. See discussions, stats, and author profiles for this publication at: https://www.researchgate.net/publication/276027172 Turista o/e pellegrino? Una questione di fede nel contesto dei viaggi odierni Conference Paper · January 2014 CITATIONS 0 READS 293 1 author: Some of the authors of this publication are also working on these related projects: Anthropology and ecclesiology of Methods of Olympus View project Dennis patrick o'hara View project Miroslaw Mejzner Cardinal Stefan Wyszynski University in Warsaw 29 PUBLICATIONS   2 CITATIONS    SEE PROFILE All content following this page was uploaded by Miroslaw Mejzner on 08 June 2017. The user has requested enhancement of the downloaded file.
  • 2. 225 Turista e/o pellegrino? Una questione di fede nel contesto dei viaggi odierni Mirosław Mejzner Abstract: In our time, tourism plays an important role at different levels of our lives. The current cultural and anthropological context makes it difficult to identify a locus theologicus in travel. The experience of travel offers in a special way an occasion to en- quire about basic questions about what it is to be human, about one’s own cultural and religious identity, and ultimately about God and the way in which he acts in the world. After a theological analysis of the phenomenon of tourism, this paper seeks to elaborate on that form of travel where there is a religious dimension, where travellers become pilgrims. This perspective on the practice of pilgrimage often brings about a fresh devel- opment of one’s image of God. Kurzfassung: Der Tourismus spielt in unserer Zeit auf unterschiedlichen Ebenen des Lebens eine bedeutsame Rolle. Der heutige kulturelle und anthropologische Kontext lässt es zu, im Reisen einen locus theologicus zu erkennen. Die Erfahrung des Reisens bie- tet auf besondere Weise einen Anlass, sich mit grundlegenden Fragen des Menschseins, nach der eigenen kulturellen und religiösen Identität, schließlich nach Gott und der Art und Weise, wie er in der Welt wirkt, auseinanderzusetzen. Nach einer theologischen Analyse des touristischen Phänomens möchte dieser Beitrag jene Formen des Reisens herausarbeiten, in denen die religiöse Dimension Bedeutung gewinnt, sodass sie zum Pilgern werden. Diese Sicht und Praxis des Pilgerns wiederum wirken sich oft auf die Entwicklung des Gottesbildes aus. Sommaire : Le tourisme joue aujourd’hui un rôle important dans différents aspects de la vie humaine. Un tel contexte culturel et anthropologique autorise à reconnaître dans le voyage un nouveau locus theologicus. En effet, l’expérience du voyage constitue un espace privilégié pour se pencher sur les questions fondamentales sur l’homme, sur son identité culturelle et religieuse, et finalement sur Dieu et sa façon d’agir dans le monde. Après une analyse théologique du phénomène touristique, cet article essaiera de dégager les moments privilégiés où le voyage coïncide avec la sphère religieuse et devient ainsi un pèlerinage. Cette vision et cette pratique du pèlerinage influent souvent sur l’évolution de l’image de Dieu. Quando Gabriel Marcel ha definito l’uomo homo viator1 neppure immaginava quan- to questa denominazione sarebbe stata appropriata oggi, acquisendo un significato non soltanto filosofico. Infatti, l’odierna società mondiale è immersa in una mobilità generale. Si tratta sia delle varie migrazioni che del turismo – la manifestazione più evidente di questa mobilità. 1 Cf. Marcel, G. (1945).
  • 3. 226 Mirosław Mejzner Il turismo è una realtà favorevole alle questioni di fede? Il linguaggio turistico e quello religioso hanno degli spazi comuni? I viaggi possono modificare l’immagine di Dio nella mente umana? Come si può aiutare un turista moderno a vivere un’espe- rienza spirituale o religiosa? Ecco le domande fondamentali dinanzi alle quali si cer- cherà non tanto di dare delle risposte definitive, quanto di dimostrare che il turismo oggi costituisce un vero locus theologicus. 1. Un archetipo biblico dei pellegrinaggi e luoghi sacri La migrazione è uno dei motivi costituivi della storia della salvezza. Basta ricordare la storia del patriarca Abramo, oppure le vicende di Mosè. Infatti, è stato Dio stesso a dare inizio a queste migrazioni che hanno costituito la pietra basilare dell’identità del popolo d’Israele. Anche Gesù è stato in movimento in tutte le tappe della sua vita: dal concepi- mento fino alla vita pubblica che era un continuo viaggio, cosicché il Figlio dell’uomo non abbia avuto dove posare il capo (cf. Mt 8,20). Tale modello dinamico dell’evan- gelizzazione Gesù l’ha trasmesso anche ai suoi discepoli: Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli (Mt 28,19). Secondo la Tradizione ecclesiastica gli Apostoli hanno portato il Vangelo fino all’estremità della terra. Soltanto San Paolo percorse circa 15 mila chilometri proclamando la salvezza in Cristo Gesù. L’uomo voleva perpetuare in maniera visibile la sua percezione o esperienza del Divino, riconoscendo e organizzando i luoghi sacri. Si pensi a Betel (Gen 28,11-21), a Penuel (Gen 32,25-31), al Monte Sinai (Ex 3,5) o al tempio di Gerusalemme. No- nostante l’universalità del culto cristiano che si compie in spirito e verità (Gv 4,24), dal messaggio pasquale messo in bocca ad un angelo si può dedurre che i primi cri- stiani hanno conservato la devota memoria del luogo della tomba di Gesù – il muto testimone della sua risurrezione. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva (Mt 28,6). Tale memoria, ravvivata nell’epoca co- stantiniana, è diventata fonte dei pellegrinaggi in Terra Santa che da allora perdurano ancora oggi2 . Terminando questa brevissima parte biblica si osservino tre verità fondamentali: a)La storia dell’umanità è descritta nella Bibbia come un continuo movimento: dalla fuga dal paradiso fino al ritorno al Padre in Cristo Gesù; b)La progressiva conoscenza di Dio, e quindi la dinamica della fede dell’uomo (e del popolo), era spesso legata (se non condizionata) al suo movimento esteriore nello spazio e nel tempo; c)Dio accompagna l’uomo in tutte le strade della sua vita, il che viene ricono- sciuto e memorizzato nei luoghi sacri. 2 Cf. Chélini, J. / Branthomme, H. (1983), 23–53.
  • 4. Turista e/o pellegrino? 227 2. Il turismo moderno Gli uomini viaggiano da sempre, ma il turismo di massa è un fenomeno moderno. Perciò tale turismo costituisce oggi una delle maggiori industrie globali sia per vo- lume economico che per numero di posti di lavoro e di utenti3 . Tale sviluppo senza precedenti è dovuto ad alcuni fattori, tra i quali si enumerano innanzitutto: la crescita economica delle società, il diritto al tempo libero, l’accessibilità dei mezzi di trasporto a grande distanza e dei mezzi di comunicazione, la facilità di passaggio delle frontiere. Per molti paesi che possiedono luoghi di alto valore naturale, culturale, storico etc., il turismo costituisce una fonte importante di entrate economiche sia a livello naziona- le che individuale. Purtroppo i benefici derivanti dal turismo, sebbene incidano sullo sviluppo dei paesi e delle comunità locali, non ricadono su tutti, anzi a volte portano danni irreversibili sia all’ambiente che alla società. Il turismo moderno influisce non soltanto sull’economia globale, ma anche sullo scambio culturale e sui rapporti tra gli uomini nel mondo intero4 . A partire dagli anni ’80 si nota l’aumento dei viaggi motivati dal desiderio di riposare, di conoscere dei luoghi lontani, di vivere delle esperienze indimenticabili. Tutto ciò ha dato origine alle nuove tendenze turistiche. Una di queste è il cosidetto “turismo culturale” che valorizza il patrimonio storico, artistico, religioso e le tra- dizioni locali. Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d’Europa ha individuato 29 grandi Itinerari culturali, riconoscendo tra questi alcuni percorsi religiosi5 . D’altro canto, nel IV Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo in Vaticano (1990), è stato introdotto il termine: “turismo culturale con orientamento religioso”6 . Gli elementi comuni al turismo socio-culturale e a quello religioso sono: il viag- gio, cioè uno spostamento nello spazio; l’uso degli stessi mezzi di trasporto e dell’in- frastruttura turistica; periodo di attività simile (alta stagione tra primavera e autunno); l’influsso sul funzionamento della società locale. La differenza risiede sia nella motiva- zione e nello scopo del viaggio intrapreso che nell’atteggiamento delle persone. 3. La fede e il turismo odierno I cambiamenti subiti dalle società dopo la seconda guerra mondiale hanno influito profondamente sulla religiosità, e quindi anche sulla tradizionale attività pellegrina. Questa non è più una pratica devozionale legata chiaramente ad una religione, ma viene spesso considerata un’ esperienza umana importante ed interessante. 3 Una continua tendenza della crescita media di circa il 6,5% negli anni 1950–2006. Secondo l’Or- ganizzazione Mondiale del Turismo nel 2006 il numero dei turisti internazionali era circa 850 milioni, e secondo le previsioni nel 2020 saranno circa 1,6 miliardi, cf. Caso, R. (2007), 12. 4 Cf. Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e Itineranti, Pellegrini della bellezza e della fede. 5 Cf. Berti, E. (2012), 19–31. 6 Cf. Jackowski, A. (2010), 26.
  • 5. 228 Mirosław Mejzner Nella letteratura tematica si possono incontrare vari termini o espressioni per desi- gnare un’attività umana finalizzata alla visita dei luoghi sacri. Secondo i tre diversi motivi di tali migrazioni (a. puramente religioso; b. religioso-culturale; c. altro che religioso) si tratta di: 1) pellegrinaggi; 2) turismo religioso; 3) turismo culturale con visita ai luoghi del culto religioso (ritenuti patrimonio culturale). I partecipanti a tali attività sono definiti rispettivamente: 1) pellegrini; 2) turisti religiosi, cioè persone che hanno scelto di partecipare agli eventi religiosi ma si riservano il tempo anche per le altre attività (per esempio: sciare, riposare, visitare etc.); 3) turisti7 . 3.1 Il pellegrinaggio Lo scopo principale di un pellegrinaggio è raggiungere un luogo sacro (locus sacer), considerato tale grazie a una speciale presenza (o a una particolarmente sentita at- tività) di Dio (divinità) in esso, per compiere degli atti del culto religioso (preghie- re, sacrifici, penitenze etc.). Nel fenomeno del pellegrinaggio si possono distinguere quindi tre elementi: il pellegrino (homo religiosus), lo spazio (itinerario da percorrere), il sacrum. Un pellegrino è innanzitutto uomo di fede per cui non soltanto il punto di arrivo (cioè locus sacer), ma l’intero percorso ha un significato cultuale ed è motivato dalle prescrizioni, a volte molto severe, della propria religione8 . Capita perciò che un pellegrino non si renda conto dei valori culturali o storici dei luoghi in cui si trova (aspetto negativo del tradizionale pellegrinaggio). La peculiarità di un pellegrinaggio consiste nella motivazione religiosa, cioè nel desiderio di chi svolge tale pratica di associarsi a Dio (divinità). 3.2 Il turismo religioso Il fenomeno moderno del turismo religioso è definito come una forma di turismo in cui il motivo religioso è legato ad altri motivi (cognitivo, culturale, sociale, di vacanza etc.). Il luogo sacro non costituisce necessariamente un punto di arrivo, ma si trova ad essere uno degli obiettivi del viaggio intrapreso per visitare un territorio scelto. I partecipanti all’evento turistico di carattere religioso assistono alle varie forme del culto (soprattutto delle preghiere), accettano la priorità delle visite ai luoghi sacri ed hanno un comportamento dignitoso, ma il motivo del loro viaggio non è puramente religioso. Loro vogliono sia constatare il genius loci (l’entità soprannaturale legata a un luogo) che fruire della bellezza artistica e culturale di tali posti, scoprire la loro importanza storica, riservarsi il tempo per riposare, visitare, divertirsi etc. Il turismo religioso quindi si sviluppa su due fronti che interagiscono in modo sincronico: il turismo che ne offre un modello di base e il sacro che ne trasforma la finalità e lo stile di realizzazione. Non è né una semplice propaggine del turismo culturale o sociale 7 Cf. Mazur, A. (2010), 50–59. 8 Nell’islam, per esempio, il pellegrinaggio a La Mecca (hajj) è uno dei cinque pilastri; nel buddhismo e hinduismo un pellegrinaggio è considerato quasi necessario per la salvezza.
  • 6. Turista e/o pellegrino? 229 né una infelice mutazione del pellegrinaggio contaminato da tendenze estetiche ed edonistiche9 . Il turismo religioso è in sviluppo tanto dinamico da superare persino la media del settore turistico. Tale forma incontra l’interesse sia delle entità turistiche che della Chiesa, che vede in esso uno nuovo spazio per l’attività pastorale. L’afflusso della gen- te alle mete di pellegrinaggio spinge le autorità locali e le entità turistiche ad investire nelle infrastrutture e a sviluppare il marketing adeguato. Così da una parte cresce la capacità di accoglienza dei pellegrini (turisti) in maniera integrale, diversificata, di qualità, dall’altra cambia la comunità locale ed il suo mercato. Per quanto riguarda il rapporto tra la motivazione religiosa e quella turistica, oggi si osserva nel mondo occidentale una doppia tendenza. Sul piano generale i tra- dizionali pellegrinaggi sembrano diminuire. Nelle località riconosciute finora come “mete dei pellegrini” numerose persone arrivano anche per motivi di vacanza, di riposo, di interessi culturali e storici etc. Accanto ad un luogo sacro si sviluppa tutta la struttura tipicamente turistica. Per esempio le località situate in montagna come Mariazell, Einsiedeln, Lourdes, sono diventate anche stazioni di sport invernali. Inol- tre, i programmi dei viaggi religiosi organizzati prevedono sia le visite ai luoghi tipica- mente turistici che i giorni liberi per offrire la possibilità di gite facoltative10 . La seconda tendenza è proprio opposta. Si nota il ritorno ai classici pellegrinag- gi intrapresi per motivi puramente religiosi. Di tale tipo di “migrazioni” si interessano particolarmente i giovani che cercano una chiara testimonianza di fede. Si calcola che ogni anno qualche centinaia di milioni dei rappresentanti di varie religioni si reca in pellegrinaggio ai vari luoghi sacri (di importanza nazionale e internazionale). Se si aggiungono i santuari di importanza locale si può arrivare a quasi un miliardo di persone11 . 3.3 La ricerca spirituale Nonostante il turismo odierno sia dovuto ai cambiamenti sociali e tecnici, la sua popolarità esprime un profondo bisogno inciso nel cuore umano di andare oltre il quotidiano. L’homo viator cerca la propria casa, cioè la sicurezza, la stabilità, la costan- te felicità. Per l’homo religiosus tale casa è Dio stesso, o meglio, la comunione con Lui; altri vanno a tal fine, come a tastoni (cf. Act 17,27). Sant’Agostino ha testimoniato questa verità in parole bellissime e commoventi: “Tardi t’amai, bellezza così antica e così nuova, tardi t’amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo…”12 ; 9 Cf. Mazza, C. (2007). 10 Cf. Rinschede, G. (1992), 52. 11 Cf. Jackowski, A. (2010), 21. I criteri delle statistiche, però, non sono uguali dappertutto. Per esem- pio, a Santiago de Compostela sono considerati pellegrini le persone che vi sono arrivate a piedi oppure utilizzando dei mezzi di trasporto non meccanici (a cavallo, in bicicletta). Ogni hanno si registrano circa 100 mila pellegrini in tal senso, mentre il numero di tutti i “turisti” giunge a sei milioni. A Jasna Gora, in Polonia, invece, tutti visitatori (circa quattro milioni all’anno) sono contati come pellegrini. 12 Agostino, Confessioni X,27.
  • 7. 230 Mirosław Mejzner “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te.”13 Un primitivo e fondamentale bisogno di aver qualche esperienza di Dio vivo (del potere di una divinità) trova oggi la sua espressione nel cosiddetto turismo “spi- rituale” non legato ad una tradizione religiosa. Tali peregrinazioni verso i luoghi sacri cristiani, induisti o buddisti sono intraprese anche da persone che si riconoscono come agnostiche o addirittura atee. Esse parlano di bisogno di una purificazione interiore, dell’incontro con se stessi, di riposo, di ritrovo dell’armonia e dell’equili- brio psico-somatico e spirituale, di voglia di conoscere persone nuove etc14 . Tutto ciò non vuol dire che i turisti religiosi non hanno delle motivazioni spirituali, ma che le incardinano nella propria coscienza religiosa. 4. Una proposta dei “10 comandamenti” per il cammino verso la fede I partecipanti alle gite o ai percorsi appartenenti al turismo culturale-religioso sono aperti, anche se in modo molto diverso, a vivere delle esperienze spirituali e religiose. Anzi, è proprio una delle loro maggiori aspettative conoscere meglio i vari aspetti della vita religiosa, ravvivare la propria fede, aver un’esperienza del potere di Dio. Vorrei proporre ora in 10 punti alcuni spazi in cui il turismo converge in modo particolare con la dimensione religiosa anziché elencare le generali linee-guida dell’accompagnamento spirituale per i turisti cristiani. Questi “10 comandamenti” del turismo religioso sono un frutto delle mie ricerche teoretiche e delle esperienze personali acquisite nei numerosi pellegrinaggi. 4.1 Partire con il cuore umile Uscire dal quotidiano, cambiare i ritmi della vita, incontrare persone diverse, facilita a riscoprire altre dimensioni della vita, incontrare se stessi ed aprirsi a questo Scono- sciuto che – come ai discepoli in cammino verso Emmaus – ci accompagna strada facendo e ci spiega i misteri della vita. I percorsi pedonali storici, come il cammino di Santiago, la Via Francigena o il pellegrinaggio a Jasna Gora (Polonia), offrono in modo particolare lo spazio per una lenta maturazione. Tale pellegrinaggio classico sicuramente stanca molto, fa sperimentare la fame, la sete, la fatica, e permette perciò di capire i limiti umani e la debolezza fondamentale di itineranti, ridimensiona le ambizioni, ed infine insegna l’umiltà che è una condizione necessaria per riscoprirsi fratelli in umanità ed aprirsi alla Provvidenza divina. 4.2 Aprirsi al mistero del luogo sacro I programmi delle gite organizzate prevedono le visite ai vari luoghi legati alla storia della fede e alla vita di personaggi importanti come Gesù, Maria, apostoli, martiri, 13 Agostino, Confessioni I,1. 14 Cf. Rogers, C. J. (2007).
  • 8. Turista e/o pellegrino? 231 santi etc. È un’opportunità straordinaria non soltanto per conoscere i fatti biografici, ma anche per avvicinarsi al mistero della loro vita e sperimentare la trasmissione del loro messaggio nel corso dei secoli. In modo particolare le piccole località vivono intorno alla memoria del “proprio” Santo, come, per esempio, Cascia intorno a Santa Rita, San Giovanni Rotondo intorno a Padre Pio, Wadowice intorno a Giovanni Paolo II, anche se le sue spoglie riposano nella Basilica di San Pietro a Roma. Così i santi costituiscono dei chiari esempi di come una vita dedicata a Dio può cambiare il mondo. Un carattere particolare possiedono i santuari mariani, i più numerosi nel mondo cattolico. Essi sono spesso centri di spiritualità e luoghi di eventi miracolosi, perciò influiscono fortemente sui pellegrini o sui visitatori. 4.3 Seguire la guida professionale Una guida professionale, ben preparata culturalmente e teologicamente, disposta a seguire i turisti, rispondere adeguatamente ai loro bisogni e domande, gioca un ruolo-chiave nella dinamica del viaggio. In gran parte grazie al suo lavoro, alla sua capacità didattica e all’abilità di comunicazione interpersonale, la semplice gita si arricchisce sistematicamente di una sempre più approfondita ricerca culturale, spi- rituale e religiosa, che illumina anche il cammino stesso e lo trasforma da un’attività esteriore in un esercizio interiore, arricchito dagli elementi catechetici, dalla Parola di Dio e dalla preghiera. 4.4 Camminare con gli altri I partecipanti alle gite organizzate formano un gruppo piccolo, chiuso ed isolato e perciò i loro rapporti si caratterizzano per un’intensità particolare. Sebbene i livel- li della loro fede ed educazione religiosa siano molto diversi, la dinamica interna dell’impresa (le visite ai luoghi sacri, le conferenze tematiche, le preghiere comu- nitarie) influisce su tutti. Inoltre i giorni trascorsi insieme offrono la possibilità di incontri formali ed informali, di discussione e di scambio delle esperienze vissute, anche quelle riguardanti la vita religiosa e le ricerche spirituali. 4.5 Ammirare le meraviglie della creazione I programmi delle gite prevedono spesso le visite ai luoghi naturali di alto valore turistico. L’incontro con la bellezza della creazione distende l’uomo, purifica la sua mente, riempie il suo cuore di sentimento di meraviglia, ammirazione, gratitudine. Il bello, come una forza prepotente e irresistibile, apre il cuore umano ad un’altra dimensione della vita. “La bellezza salverà il mondo” – affermava Dostoevskij. 4.6 Gustare la bellezza dell’arte sacrale Il cammino sui luoghi della storia della salvezza introduce un pellegrino non soltanto allo splendido scenario naturale, ma anche ai luoghi sacri edificati dall’uomo che voleva preservare la memoria dell’evento accaduto e perpetuare, per così dire, “i passi
  • 9. 232 Mirosław Mejzner di Dio” nel mondo. I monasteri, i santuari, le chiese, le cappelle etc. costituiscono le mete privilegiate dei pellegrinaggi e del turismo religioso offrendo uno spazio per la preghiera personale e liturgica. Di solito tali luoghi, accanto al valore religioso, possiedono anche un alto valore storico, artistico e culturale. I capolavori mondiali sono tanti che neppure si potrebbe enumerarli. Basta ricordare l’esempio della Basi- lica di Sagrada Familia a Barcelona, dedicata da Papa Benedetto XVI il 7 novembre 2010. 4.7 Promuovere l’unità dei cristiani Un viaggio in un paese dove i cristiani appartengono per lo più a una differente de- nominazione cristiana introduce i pellegrini alla tematica dell’ecumenismo ed al pro- blema delle divisioni intercristiane. Da una parte essi possono scoprire la ricchezza dei vari riti, modi di pregare, tradizioni e abitudini, dall’altra possono sperimentare le barriere, le riserve, le incomprensioni. La spiegazione di una complessa problematica storica, dogmatica ed ecumenica permette di evitare il rischio dell’irenismo e di ca- pire la necessità degli sforzi che conducono alla vera unità basata sul reciproco amore e sulla verità. 4.8 Favorire il dialogo interreligioso Un incontro con la diversità provoca delle domande sulla propria identità. Il viag- gio in paesi con un’altra tradizione religiosa costituisce un’opportunità di conoscere la storia e i principi di tali credenze, e naturalmente di paragonarle alla propria. Il ruolo della guida è in questo campo particolarmente importante e delicato. Bisogna tener presente che la problematica del dialogo interreligioso provoca spesso domande difficili riguardanti i dolorosi momenti della storia e degli attuali problemi politici e sociali legati alla coesistenza religiosa. Una guida giusta dovrebbe convincere che uno zaino del pellegrino contiene sempre il desiderio di pace che è un dono di Dio affidato alle mani degli uomini. 4.9 Imparare la fede dai suoi grandi testimoni I primi pellegrinaggi conosciuti nel cristianesimo erano quelli verso le tombe dei martiri, testimoni privilegiati della fede. Oggi, durante le gite religiose nei vari paesi, i partecipanti si rendono conto del problema attuale delle persecuzioni religiose. La scoperta che non è un fenomeno soltanto storico, ma sempre attuale spinge ad inter- rogarsi sulla propria fedeltà e sulla prontezza al sacrificio. Un incontro con la Chiesa che soffre apre spontaneamente alla solidarietà di preghiera e di carità con i persegui- tati e gli emarginati, nonché alla preghiera di gratitudine per la pace e la prosperità in cui si vive quotidianamente.
  • 10. Turista e/o pellegrino? 233 4.10 Concordare l’ospitalità con la gratitudine San Benedetto ammoniva i suoi fratelli che si deve ricevere gli ospiti (specialmente i religiosi ed i pellegrini) come se fossero Gesù Cristo15 . L’accoglienza e l’ospitalità sono virtù umane e cristiane particolarmente ricercate nell’ambito del turismo religioso. Esse rivelano il primato dello spirito e permettono ai turisti (pellegrini) di familia- rizzare con la società locale ed in un certo modo appassionarsi alle realtà emergenti sul territorio. Il metodo che i sociologi chiamano “approccio di comunità” coinvolge tutti i soggetti che interagiscono in modo sinergico. I pellegrini valorizzano la comu- nione della fede che oltrepassa le frontiere e gradiscono di essere trattati da fratelli che si integrano nelle comunità e nelle culture locali. Conclusioni Nel IV secolo San Gregorio di Nissa ammoniva i monaci: “Là dove il Signore invita i benedetti all’eredità del regno dei cieli, non ha annoverato il pellegrinaggio a Gerusalemme fra le opere buone; dove Egli proclama le beatitudini, non ha incluso questo impegno faticoso.”16 Una visita ai luoghi sacri non garantisce automaticamente né la salvezza né la santità della vita. Però, essa pone sicuramente un visitatore di fronte alle questioni riguar- danti la fede. Se tale esperienza è ben preparata e vissuta, per esempio secondo le linee-guide sopra indicate, costituisce sicuramente un valoroso nutrimento spirituale dell’uomo, che seguendo i sinceri desideri del cuore si trasforma pian piano da turista spensierato in protagonista di un viaggio interiore. Alla fine vorrei riassumere queste riflessioni in tre punti che dimostrano la vali- dità del riconoscimento nel turismo moderno del locus theologicus: (1) Il turismo di massa è una delle maggiori caratteristiche dell’epoca moderna in cui i mezzi di comunicazione suscitano un irresistibile desiderio di partire per ammirare bei paesaggi e paesi lontani, conoscere altre culture e vivere nuove esperienze. Tale desiderio corrisponde alla natura dell’homo viator che è in continua ricerca del Trascendente e dell’Assoluto nelle sue varie espressioni e forme. Perciò molte persone si mettono in viaggio verso un locus sacer quale espressione concreta della dinamica della mente e del cuore che tende – coscientemente o meno – ad imbarcarsi nel porto divino. (2) L’esperienza di viaggiare costituisce uno spazio privilegiato per porre delle domande fondamentali sull’uomo, sulla sua identità culturale e religiosa, e infine su Dio e sui suoi modi di operare nel mondo. Il giusto accompagna- mento in cui un semplice viaggio viene arricchito dagli elementi spirituali, teologici e sacrali, può condurre un turista alla decisione di diventare un 15 Cf. Benedetto, La Regola, cap. 53, p. 81–82. 16 Gregorio di Nissa, Epistola 2, p. 71–72.
  • 11. 234 Mirosław Mejzner pellegrino, cioè un uomo che riconosce la propria vita come viaggio ver- so Dio. E questa esperienza ed ottica da pellegrino influisce, da parte sua, sull’evoluzione dell’immagine di Dio che da Legislatore seduto sul trono celeste diventa Deus viator, Dio che accompagna sempre l’uomo lungo le vie della vita. (3) Infine, e lo espongo alla fine sebbene sia una ragione primaria, mettersi in viaggio verso un luogo sacro è un chiaro segno dell’apertura alla grazia di Dio che nella sua infinita misericordia può intervenire in maniera impre- vista e misteriosa. Così come è accaduto, per esempio, nella vita di André Frossard, figlio del fondatore del partito comunista francese, che, cercando un amico, in un pomeriggio del 1935 è entrato in una cappella parigina da ateo ed indifferente alle cose della religione e ne è uscito da credente. Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! (Rm 11,33). Agostino: Confessioni (1975) [= Nuova Biblioteca Agostiniana, vol. 1, ed. III], tradotto da Carlo Carena. Roma: Città Nuova Editrice. Benedetto (1998): La Regola, ed. a cura dei Padri Benedettini di Subiaco. Subiaco: Errebigrafica. Berti, Eleonora (2012): Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa. Tra ricerca di identità e pro- getto di paesaggio. Firenze: University Press. Caso, Raffaella (2007): Turismo: un’industria globale. In: De Carlo, Manuela / Caso, Raffael- la (edd.), Turismo e sostenibilità: principi, strumenti, esperienze. Milano: Tipomonza, 11–20. Chélini, Jean / Branthomme, Henry (1983): Les chemins de Dieu : Histoire des pèlerinages chrétiens des origines à nos jours. Paris: Hachette. Gregorio di Nissa (1981): Epistola 2. In: Idem: Epistole, ed. a cura di Renato Criscuolo [= Qua- derni di Koinonia 6]. Napoli: Associazione di studi tardoantichi, 71–76. Jackowski, Antoni (2010): Pielgrzymki a turystyka religijna. Rozważania na czasie. In: Kro- plewski, Zdzisław / Panasiuk, Aleksander (edd.): Turystyka religijna. Szczecin: Wydawni- ctwo Naukowe Uniwersytetu Szczecińskiego, 17–31. Marcel, Gabriel (1945): Homo viator: prolégomènes a une Métaphysique de l’Espérance. Paris: Aubier Montaigne. Mazur, Adam (2010): Turystyka pielgrzymkowa a turystyka religijna. In: Zdzisław Kroplewski / Aleksander Panasiuk (ed.), Turystyka religijna, Szczecin: Wydawnictwo Naukowe Uni- wersytetu Szczecińskiego, 50–59. Mazza, Carlo (2007): Turismo religioso. Un approccio storico-culturale. Bologna: EDB. Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e Itineranti: Pellegrini della bellezza e della fede. In: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/documents/ rc_pc_migrants_doc_20000601_tour_presentazione_it.html (11. aprile 2014). Rinschede, Gisbert (1992): Forms of religious tourism. In: Annals of Tourism Research 19, 51–67. Rogers, Catherine Jane (2007): Secular spiritual tourism. In: http://www.iipt.org/africa2007/ PDFs/CatherineJRogers.pdf (11. aprile 2014). View publication statsView publication stats