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Storicamente noi:
il 1° Circolo di Valenza si racconta con gli occhi dei ragazzi
Presentazione della DS
Gli occhi dei ragazzi raccontano frammenti di vicende umane, esprimono emozioni, si fanno
portavoce del passato, imparano a trasmettere il costrutto del loro presente, per non dimenticare,
per conoscere le loro origini, per capire il valore di Chi ha fatto la storia.
Questa è la mission dell’istruzione: trasmettere alle nuove generazioni una conoscenza concreta,
verace, costruttiva dei fatti che appartengono al passato, ma che ancora risuonano nel nostro
presente, soprattutto se appartenenti alla realtà quotidiana in cui viviamo. Solo così i bambini
potranno acquisire valori autentici, che li accompagneranno nel corso della loro vita, che
consentiranno loro di guardare al futuro con la consapevolezza certa di conoscere il passato, per
possedere il presente e plasmarlo in virtù di un mondo migliore.
I nostri ragazzi rappresentano l’unica certezza del domani: il futuro appartiene ad ognuno di loro,
alle idee creative e irripetibili che sapranno sviluppare, alla cultura che proveranno a trasmettere,
alle teorie che cercheranno di dimostrare. Ma per ottenere successo, per dare senso a
un’esistenza irripetibile è necessario fin da piccoli imparare ad amare lo studio, coltivare la voglia
di conoscere, non arrendersi mai, cercare valori intramontabili, cogliere la bellezza e la purezza
della conoscenza, affrontandola con sforzo e coraggio in tutte le sue sfaccettature.
Grazie a questo conciso ma intenso lavoro, il maestro Marco e tutti i docenti delle classi quinte
hanno offerto ai nostri alunni una grande opportunità, poiché hanno saputo trasmettere contenuti
storici importanti attraverso esperienze di vita quotidiana, vicina…anzi vicinissima alla realtà di
ogni studente. Scoprire la storia della scuola in cui ogni giorno i nostri ragazzi trascorrono buona
parte del loro tempo, in cui si gettano le basi del sapere, in cui si provano le prime vittorie e le
prime fatiche… è il modo migliore per interiorizzare il desiderio amabile e indescrivibile della
conoscenza.
Fate tesoro di questa opportunità e sappiate fruirne con saggezza e intelligenza nel cammino della
vostra vita.
Il Dirigente Scolastico:
Maria Elena Dealessi
2
Introduzione di Marco Sigaudo
Quando si prende in mano un progetto per la stesura di un libro si cerca di vedere già la fine, si
sogna il lavoro già impaginato e prefetto.
Parlando di storia, spesso vengono in mente imprese epiche, guerre, grandi personaggi del
mondo. Ma è anche vero che la storia è fatta anche da piccoli episodi, fatti apparentemente
secondari che però influenzano persone e luoghi. L’idea nasce da lontano. Dopo quattro anni
trascorsi al Primo Circolo ho imparato a conoscere sempre più la scuola che frequento.
Ho scoperto che il posto dove lavoro è una scatola che una volta aperta regala tesori. A partire
dalla “Carducci”, dalla “Don Minzoni”, passando per la “Ollearo”, per finire all’ “Astori”. Tre scuole
che rappresentano non solo un ambiente scolastico, ma un pezzo importante della storia locale.
Le sensazioni sono tante, tantissime. In certi momenti si ha la sensazione di rivivere certe
situazioni. Sembra a volte di calarsi nella storia. Il libro appena terminato ha dato tutto questo, ma
se possibile la Storia è stata vissuta più intensamente. Dopo un lavoro di ricerca svolto negli
archivi locali, il materiale è stato messo a disposizione dei ragazzi per l’elaborazione dei testi.
La scuola Don Minzoni di Valenza, in particolare, riveste un ruolo fondamentale sul piano storico.
La sua data d’inaugurazione risale ad un triste periodo bellico della storia d’Italia, il 1940. E’
l’esaltazione dello stile fascista, con muri possenti ed edificio imponente, ornato da fasci littori. Un
cinegiornale d’epoca dell’Istituto Luce ne esalta le caratteristiche, ponendo la struttura come
progetto faro dell’Educazione fascista. Inaugurata con una grande cerimonia in presenza dell’allora
ministro dell’Istruzione Giuseppe Bottai, la scuola era in origine un edificio che doveva ospitare
studenti dalle elementari fino alle scuole professionali. Dal 1943, l’edificio è stato diviso tra due
inquilini molto diversi: da una parte le scuole, e dall’altro gli uffici della Kommandatur tedesca.
L’esercito germanico, infatti, dopo l’8 settembre 1943 era entrato in Italia e presidiava tutto il nord
con le sue truppe.
In seguito allo sbarco alleato in Provenza nel 1944, temendo che gli anglo-americani varcassero le
Alpi nel Cuneese, i tedeschi rafforzarono la zona del Basso Piemonte e Valenza divenne un punto
nevralgico per l’amministrazione militare germanica.
Da qui è nato tutto. Da una semplice curiosità storica. Dalla voglia di scoprire qualcosa di più del
luogo dove ogni giorno i bambini studiano, giocano e vivono parte del loro tempo. Avviate le
ricerche, la storia mi è “piovuta” tra le mani con notizie, foto, documenti spesso sconosciuti. La mia
felicità è stata di vedere l’entusiasmo dei ragazzi. Le classi Ve
hanno dato tanto entusiasmo,
impegno e curiosità.
3
Ia
PARTE: L’importanza di chiamarsi…
Francesco Astori –Castelletto (Classe Va
di Castelletto M.to)
Quando si parla di un paese come Castelletto Monferrato e della sua scuola non è possibile non
pensare al cognome Astori.
Una famiglia antica e di grande prestigio. Avvocati, giuristi ed amministratori del comune
dell’allora Castelletto Scazzoso, come l’avvocato Pietro Guglielmo Astori, giudice in età
napoleonica.
La famiglia aveva diversi possedimenti come cascine, tenute agricole e stabili sia a Castelletto
Scazzoso che in altre località dell’Alessandrino, come Villa del Foro, Lu Monferrato e Quargnento.
Con il matrimonio di Carolina Astori con Giovanni Aliora si unirono queste due famiglie nel 1872
rafforzando il prestigio delle due case. Nel 1876 ancora un matrimonio segnò la storia di
Castelletto. Giulio Cavasanti (1850-1923) sposò Maria Astori (morta nel 1927), figlia di Giuseppe
Astori (vice Intendente di Tortona e cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro) e di Luigia Venzi
(figlia di Carolina Astori, morta nel 1893).
Francesco Astori: Di Francesco Astori non sappiamo molto, ma di sicuro è stato uno dei personaggi
più importanti della storia del Comune di Castelletto Scazzoso. E’ stato sindaco di Castelletto negli
anni dell’Unità d’Italia. In un’epoca dove l’educazione dei bambini non era una cosa fondamentale,
l’Astori fece costruire a sue spese l’Asilo Infantile (12 giugno 1887) e sostenne le Società di Mutuo
Soccorso del paese. A lui è dedicata la nostra scuola, che resta un punto di riferimento
importantissimo per tutto il paese.
Ulderico Ollearo – San Salvatore Monferrato (Classe Va
B di San Salvatore M.to)
Qualche mese fa, ascoltando le lezioni del maestro Marco Sigaudo sulla nostra scuola, abbiamo deciso di
raccontare le gesta di Ulderico Ollearo perché a lui è stata dedicata la scuola primaria della nostra città. Il
primo esponente della famiglia Ollearo ad arrivare a San Salvatore fu il dottore medico chirurgo Giovanni
Ollearo, medico della seconda condotta, detta dei poveri. Tutti i sansalvatoresi gli volevano bene e lo
stimavano per la sua sapienza ed esperienza.
Sposato con Carolina Cacciola, avevano 5 figli: Alfredo, Carlo, Alfonso, Teresina ed Ulderico.
L’anno 1915 fu un periodo molto crudele per la famiglia Ollearo. Teresina morì di parto mentre Carlo morì
in guerra sul Carso. Alfonso ed Ulderico entrarono nell’esercito. Quest’ultimo, capitano del 55° Reggimento
di Fanteria partì per il Carso per liberare il Trentino ed il Friuli. Solo 5 mesi dopo la morte del fratello, anche
Ulderico trovò la morte sul Monte San Michele, il 21 ottobre 1915. Gli venne assegnata la Medaglia d’Oro al
valore militare.
Alcuni anni dopo, andando a vedere i documenti d’archivio, abbiamo trovato un documento davvero
interessante. Era il documento con cui veniva deciso di dare il nome Ulderico Ollearo alla nostra scuola. La
storia dell’ufficiale è ricostruita, così come la sua azione militare che gli costò la vita e gli valse la medaglia.
Gli insegnanti, il Direttore della scuola ed il Provveditore agli studi gli hanno voluto dedicare la nostra
scuola. Ciò avvenne con il documento firmato in data 18 marzo 19491
.
Siamo molto onorati di aver parlato della famiglia Ollearo perché un suo membro ha dato il nome alla nostra
scuola.
1
Gli insegnanti firmatari furono: Benzi Cecilia, Cellerino Aldecise, Luparia Iberti Serafina, Panelli Maria, Rastelli
Camurati Angela, Carlando Davide, Gambatto Alfredo, Spriano Renato; il Direttore Didattico di Valenza Giuseppe
Giudice
4
Don Minzoni – Valenza (Classe Va
A di Valenza)
Ci è capitato tante volte di vedere nomi di persone che diventano nomi di piazze, strade. Sono
persone importanti perché esse hanno lasciato un segno nella storia.
Andando nella nostra scuola allora ci siamo chiesti perché è dedicata a Don Giovanni Minzoni.
Visitando Volterra abbiamo trovato che il Museo Guarnacci è situato in via Minzoni e ciò significa
che il ricordo di tale persona si trova in più città.
Ma chi era Don Minzoni?
Nato a Ravenna nel 1885 da famiglia della media borghesia, studia in seminario e, ordinato
sacerdote, viene destinato nel 1910 alla sede di Argenta in provincia di Ferrara. A contatto con la
povertà della gente si fa promotore di opere caritatevoli, organizza circoli sociali e culturali per
aiutare gli umili. Nel 1916 diventa cappellano militare durante la Grande Guerra e si fa notare per
l’altruismo e l’attenzione verso i feriti. Viene insignito di una medaglia d’argento al valore, di 2
croci di guerra, della medaglia del milite ignoto e quella del Piave. Si oppone alle violenze delle
squadre fasciste e si rifiuta di collaborare con i fascisti. La sera del 23 agosto 1923, Don Giovanni
Minzoni, nei pressi della canonica, viene aggredito e ucciso a manganellate da alcuni squadristi
fascisti. La sua morte ha suscitato grande indignazione e per questo viene subito considerato un
martire. Amato da tutti, il suo ricordo rimane ancora vivo per il suo animo buono e nobile.
Riflessioni
Secondo noi hanno fatto bene a dare un nome così importante alla nostra scuola per ricordare il
grande coraggio dimostrato, come quando ha affrontato i fascisti fino alla morte. Abbiamo notato
che tutte le persone che volevano fare del bene sono state eliminate dai fascisti e purtroppo Don
Minzoni è stato uno di questi.
Figura 1 Don Minzoni in una foto sul giornale "Il Popolo"; Ulderico Ollearo (foto del libro di P. Gobbi); Busto di Francesco Astori
(Palazzo comunale di Castelletto M.to)
5
IIa
PARTE: LE NOSTRE SCUOLE -
UNA STORIA LUNGA SECOLI
Tre voci, una scuola: testimonianze vive di tre momenti della scuola di Castelletto
M.to
Parlare della nostra scuola non è semplice. C’è sempre un sentimento particolare quando si parla di
qualcosa a cui sei affezionato. La scuola Astori non è un semplice edificio scolastico, ma è la nostra giornata,
il nostro punto di riferimento, dove troviamo amici, maestre. Il posto dove si ride, si scherza, ma si lavora
anche. E’ sempre stato così? Per noi è difficile pensare che tutto fosse diverso da com’è oggi. Per scoprirlo,
insieme alle maestre, al Signor Raiteri ed al maestro Marco abbiamo cercato di saperne di più.
Per prima cosa abbiamo saputo che la scuola è stata comprata per 10500 Lire, il 4 maggio 1893. Per
l’apertura dell’edificio scolastico è dovuto arrivare un permesso del re d’Italia. Il decreto regio venne
firmato da Re Umberto I° e dal I° ministro Giovanni Giolitti. Il Comune di Castelletto Scazzoso comprava la
casa di proprietà della famiglia Maestri per trasformarla in scuola.
Grazie al Signor Raiteri abbiamo letto con molta curiosità le interviste fatte all’ex maestro Luigi Ratta ed al
Sig. Aldo Guazzotti. Il Maestro Raiteri ha raccontato che i bambini andavano all’Asilo Astori, quello che ora è
chiuso. Il Signor Ratta, classe 1923, frequentava la scuola nei primi anni del fascismo. Dopo 2 anni di asilo
eccolo nella scuola, che era un po’ diversa da adesso: (…) in prima classe avevamo il grembiule nero ed il
colletto bianco (…) e c’erano le maestre ovviamente: erano tre, in prima c’era una piccola graziosa che era
stata soprannominata “Brignetta” (piccola susina) era graziosa ma piccola, poi c’era la Carlando, era di
Castelletto, zitella, poi c’era la Predassi. Questa aveva una presenza imponente, severa, incuteva timore,
non sorrideva mai! (…) Le classi erano miste, il libro era uno solo: il sussidiario. Quando vedo lo zaino dei
bambini di oggi..non capisco tutto quel peso ! La scuola si trovava come adesso nello stesso edificio, c’era un
bidello Domenico, aveva una figlia alta, abitava nella scuola ed era tutto: Bidello, becchino e puliva le strade
che non erano come adesso, allora non si buttava via niente e non c’erano le fogne. Andavamo a scuola
tutti i giorni, mattina e pomeriggio a mangiare andavo a casa. Solo il giovedì era tutto libero (…)2
.
Il Sig. Guazzotti ci ha raccontato con la sua intervista altre curiosità. Abbiamo potuto vedere la scuola 10
anni dopo il Maestro Ratta. Intanto l’edificio era diverso perché negli anni ’30 la nostra scuola la stavano
ricostruendo. Il Sig. Guazzotti andò alle elementari dal 1937 al 1941. Ha raccontato che macchine non ce
n’erano, ma come dice il Maestro Ratta c’era il tramway. Di sicuro le maestre erano più severe di oggi e il
Sig. Guazzotti lo conferma: (…)La maestra a portata di mano aveva una canna di bambù lunga tre metri,
ogni tanto si sentiva vibrare una “carezza” sulla testa o sulle orecchie di qualcuno. Io mi sono preso una
cannata sull’orecchio che non avevo il coraggio di toccarlo dal male che mi faceva, pensavo me l’avesse
staccato! (…)3
La Sig.ra Nella Pellà, invece, ha frequentato la scuola tra il 1955 ed il 1962 di cui due anni a Castelletto. Il
ricordo che ha più presente è quello dei castighi delle maestre ed i compiti a casa: (…) li facevamo a casa
2
Estratto dell’intervista realizzata il 24 Febbraio 2014 dal Sig. Raiteri al ex-maestro Luigi Ratta.
3
Estratto dell’intervista realizzata il 3 Marzo 2014 dal Sig. Raiteri al Sig. Aldo Guazzotti.
6
con fatica perché nessuno ci poteva aiutare… gli adulti infatti o lavoravano o accudivano i figli più piccoli o
addirittura non erano in grado perché privi di un’istruzione. Facendo un confronto con la scuola di oggi, la
Sig.ra Pellà dice: è cambiata moltissimo. Prima di tutto le materie d’insegnamento; oggi ce ne sono molte di
più e i bambini sono è più preparati.
L’intervista è stata molto interessante e curiosa. Una cosa ci è rimasta impressa, quando abbiamo chiesto
alla Signora di raccontarci un episodio curioso. Così ha risposto: (…) all’uscita della scuola c’era un
temporale terribile, sembrava la fine del mondo. Tutti i bambini avevano paura ad andare a casa (…) e si
andava da solo. Allora il bidello ci ha accompagnato a casa uno per uno, ma da allora mi è rimasta la paura
del temporale (…).4
C’era una volta….la scuola Carducci: breve storia di una delle scuole più antiche
della provincia (Classe Va
D di Valenza)
Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto una delle prime cose che ci sono venute in mente è
stata la nostra amata scuola Carducci. Siamo stati gli ultimi, quelli che hanno visto svuotarsi la
scuola, l’hanno vista chiudere. Ogni giorno molti di noi passano davanti a questo palazzo nel centro
di Valenza e la tristezza rimane la stessa. Questa pagina non è solo una pagina di storia, ma fatta
con tanto amore per una scuola dove siamo stati felici ed abbiamo lasciato tanti ricordi.
La nostra scuola Carducci è uno degli edifici più antichi di Valenza. La sua costruzione risale
infatti a prima del 1500. I primi documenti sono datati 1574. In questa data l’edificio è di proprietà
dei monaci domenicani dove spicca la Chiesetta già esistente.
A partire dal 1632 iniziò l’ampliamento del convento ottenendo in eredità una casa da Margherita
Suardi. Il nuovo edificio si estendeva tra le attuali via De Amicis, via Carlo Alberto e via Carducci
dove si trova l’ingresso principale del palazzo. Successivamente, con l’arrivo degli spagnoli i
monaci vennero allontanati e la Chiesa venne dedicata a San Giacomo.
Il 12 settembre 1788 papa Pio VI° soppresse il convento unendolo con la chiesa e creando il
Seminario di Valenza che avrebbe dovuto comprendere tutti i gradi di scuola, dall’inizio fino alla
facoltà di Teologia. Con l’occupazione francese da parte di Napoleone Bonaparte, il seminario
venne soppresso, ma rimasero le scuole dove s’insegnava latino, storia, francese, geografia e
matematica. Nel 1809 con Decreto Imperiale l’edificio venne definitivamente lasciato ad uso
scolastico. Così, presto, oltre alla scuola si aprì anche il convitto dove i giovani pagavano 35 L. a
mese di retta. A partire dal 1818, dopo la caduta di Napoleone, la città di Valenza potè mandare i
propri figli dalle scuole cittadine fino all’Università.
La storia del ‘900 ci dice che la scuola Carducci è stata per un lungo periodo solo maschile.
Abbiamo trovato delle belle foto in bianco e nero che ci fanno vedere i bambini di allora, durante la
guerra, con le divise da Balilla, i giovani del fascismo. E poi? E poi ci siamo noi … che abbiamo
camminato, vissuto, sorriso e pianto tra i muri di quella scuola, la nostra scuola. Adesso che non
siamo più là, nel nostro cuore c’è sempre la scuola Carducci, che vediamo ogni giorno da fuori, con
la grande voglia di entrare, per sentire suonare la campanella, per giocare in palestra, e perché no…
per ascoltare le maestre che fanno lezione … Grazie Carducci!
4
Estratto dell’intervista realizzata dalla Classe V
a
di Castelletto M.to alla Sig.ra Nella Pellà.
7
Figura 2 Chiostro ex convento di via Carducci. Brano "Le bambole", 1942 (Fam. Molina)
Il periodo più drammatico della nostra storia: l’occupazione nazista e l’eccidio della
Banda Lenti (Classe Va
C di Valenza)
Per noi ragazzi che frequentiamo la scuola Don Minzoni e che ogni giorno la riempiamo della nostra
presenza, delle nostre voci e anche dei nostri giochi, è molto difficile pensare che questo stesso
edificio sia stato testimone di uno dei periodi più drammatici della storia della nostra città.
Non ci sembra possibile, eppure è proprio così: nei corridoi che oggi noi percorriamo, negli spazi
che ospitano le nostre attività quotidiane , sono risuonati altri passi, altre voci, altri rumori, che
rimandano a momenti tragici vissuti tra le mura di questo edificio.
La scuola, infatti, nella quale era stata svolta una regolare attività didattica fino al dicembre del
1944, in quella data fu occupata dai tedeschi che presero possesso dei locali ed interruppero
l’utilizzo e la frequenza quotidiana di alunni e insegnanti.
Così, mentre questi ultimi furono collocati in sistemazioni di fortuna, l’edificio scolastico fu
trasformato in sede del comando tedesco Kommandantur 1014.
A Valenza venne trasferito il comando provinciale delle truppe tedesche che controllavano le vie di
comunicazione intorno alla città, sul fiume Po sui ponti di attraversamento fra Casale e Valenza.
In quel momento così drammatico e difficile, molti giovani si ribellarono contro le violenze dei
nazisti e formarono dei gruppi partigiani. Tra questi, una delle formazioni più importanti della
Resistenza del Monferrato fu creata e guidata da Agostino Lenti, insieme a suo fratello Piero5
e
molti altri ragazzi, fra le colline di Camagna. Agostino e Piero avevano circa 25 anni e i loro
compagni erano altrettanto giovani; il più giovane di tutti aveva 18 anni. Erano studenti, contadini,
meccanici, panettieri.. Anche l’ex Direttore della Scuola, Gianni Germonio, di Camagna, ha così
ricordato quei terribili momenti dei ragazzi della Banda Lenti: …mio padre era capitano
dell’esercito ed era l’unico da cui i Lenti accettavano critiche… Io ho conosciuto la mamma dei
Lenti …e alla fine della guerra, la mamma dei Lenti ha telefonato alla mia e l’ha ringraziata
perché era l’unica che accompagnava ancora i bambini, i suoi alunni, al cimitero di Camagna, al
sacrario dei Lenti6
.
Nell’autunno 1944, i nazifascisti scatenarono intensi rastrellamenti e fu allora che i ragazzi della
banda di Agostino Lenti, presero la decisione di trasferirsi fuori dai centri abitati. La loro scelta
cadde su una località chiamata Madonna dei Monti, in una cascina abbandonata.
5
…Uno ragioniere e l’altro studente universitario… (dall’intervista al Direttore Germonio fatta dalla classe V D
6
Estratto dell’intervista realizzata dalla classe V
a
D all’ex Direttore Scolastico Gianni Germonio.
8
Il 12 settembre del 1944 i nazifascisti arrivarono all’alba alla cascina di Madonna dei Monti,
proprio dove si trovava il gruppo di partigiani. Non si sa con certezza se fossero stati traditi ma di
certo furono sorpresi quasi ancora nel sonno.
Agostino Lenti cercò di salvare i compagni in cambio della sua sola esecuzione ma il suo tentativo
fallì: discusse con gli assalitori per convincerli ad uccidere solo lui e salvare la vita degli altri ma fu
inutile.
I nazifascisti li caricarono su dei camions per trasportarli a Valenza. Solo Agostino e uno degli altri
partigiani, Nicola Marchis (Niko), furono caricati su una macchina. I due ragazzi cercarono di
scappare ma solo Niko, anche se ferito, riuscì a fuggire mentre Agostino venne ucciso con un colpo
di pistola.
Tutti i loro compagni furono portati nell’edificio scolastico, dove furono sottoposti ad un processo
sommario che decretò la loro morte.
Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno i 26 ragazzi furono condotti in strada, davanti al cimitero,
e vennero trucidati.
Oggi nel luogo che fu testimone di quell’eccidio, sorge un sacrario in ricordo del sacrificio di quei
26 giovani. Quel triste episodio è ricordato dalla Signora Molina: un ricordo molto molto triste, ero
molto piccola, però mi ricordo mio padre che un pomeriggio è tornato a casa, si è seduto a casa e
ha detto a mia mamma in dialetto dammi un bicchierino di roba forte. Poi sono andata a giocare.
Anni dopo ho saputo che mio papà aveva assistito, dalla collina di fianco, da viale Vicenza (…),
all’uccisione di questi giovani (Lenti).
Nello scalone d’ingresso di Palazzo Pellizzari, sede del Municipio, c’è una lapide artistica opera
dello scultore Manzù con i versi di Salvatore Quasimodo, in onore dei partigiani della Banda Lenti.
Oltre alla triste storia della Banda Lenti, abbiamo saputo che Valenza è stato uno degli ultimi paesi
del Monferrato che i tedeschi hanno lasciato. Infatti, nell’aprile 1945 cercavano la fuga oltre il Po,
verso la Lombardia, e Valenza era l’ultima città da difendere prima del fiume. Dopo giorni di
trattative e brevi combattimenti, finalmente il 29 aprile tutto finiva. Un momento davvero
importante ed emozionante! Sulla facciata della nostra scuola, a ricordare il momento, un grande
marmo commemorativo a forma di libro riporta il testo autografo della resa tedesca, firmata dai
nazisti il 29 aprile 1945 proprio nei saloni del nostro edificio scolastico,che sancì finalmente la
liberazione della città di Valenza e dei suoi abitanti dal nazifascismo.
Figura 3 Manifesto dedicato alla Banda Lenti
9
Figura 4 Monumento commemorativo della resa tedesca firmata il 29 aprile 1945 nella Scuola di Valenza (Marco Sigaudo)
Osservando la mia scuola scopro che…la storia è intorno a me (Classe Va
B di
Valenza)
Quando abbiamo iniziato il progetto del libro di storia, all’inizio la sorpresa era tanta. La nostra
scuola era davvero così diversa da oggi? Poco alla volta abbiamo imparato a conoscerla in modo
diverso, nuovo. Abbiamo visto con il maestro Marco diverse cose e foto che ci hanno fatto
conoscere la scuola da un punto di vista veramente speciale. E’ stato curioso vedere la nostra scuola
in un video di 74 anni fa. Aveva l’entrata con una grande vetrata e sulle pareti aveva quattro segni
fascisti, i fasci littori. C’erano laboratori di artigiani orafi e cesellatori nelle scuole serali.
La scuola conteneva 698 alunni, molto disciplinati e vestiti con le divise da Balilla. Il video faceva
vedere l’inaugurazione della scuola, il 9 novembre 1940. Alla manifestazione partecipava il
Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai7
. Davvero importante la nostra scuola!
Il nome che era stato dato era: Costanzo Ciano8
. Le aule non sono cambiate molto, a parte i banchi
in legno grandi per due bambini. Le classi erano divise tra maschi e femmine.
Con il maestro Marco abbiamo fatto poi un giro per la scuola. Tutta la nostra classe insieme come a
visitare un museo e di cose da vedere ce ne sono tante. Siamo partiti dal primo piano dove abbiamo
visto le targhe sulle porte di alcune classi. Sono dedicate ad alcuni ragazzi caduti nella Prima
Guerra Mondiale e che hanno avuto una medaglia che rappresenta le azioni compiute ai tempi della
guerra9
. Dove oggi c’è la segreteria in quegli anni c’era la Direzione Didattica, e la targa sopra la
porta c’è ancora. In segreteria c’è ancora una bellissima radio, grande come una porta. E’ la radio
del 1940 che trasmetteva annunci, canti e forse i discorsi di Mussolini. Sui Gabinetti c’è ancora la
scritta.
E’ stato bello guardarsi intorno con altri occhi, accorgersi che fuori, sui muri esterni della scuola ci
sono delle nicchie dove in passato c’erano i fasci littori, scoprire che sopra la palestra delle medie
c’è ancora una scritta quasi scomparsa: DUX. Leonardo, facendo un commento personale scrive: Io
7
Giuseppe Bottai (1895-1959): Politico italiano. Governatore di Roma, di Addis Abeba, ministro delle Corporazioni e
dell’Educazione nazionale durante il Fascismo.
8
Costanzo Ciano (1876-1939): militare e politico italiano. Padre del Ministro degli Esteri del Fascismo Galeazzo Ciano
9
Sold. Vinattieri Camillo, Sold. Accatino Luciano, Ten.te Vaccari Giuseppe.
10
la scuola a quei tempi credevo fosse bellissima, ma dopo che ho visto quel filmato mi sono
ricreduto!! E per me, gli analfabeti che imparavano le parole: Duce, Duce e molte altre parole, e
rendevano grazie a Mussolini, è orribile!!
Infatti, parlando con il maestro abbiamo saputo che una volta era difficile studiare come adesso.
Molti bambini non andavano a scuola per aiutare le famiglie a lavorare. Durante il fascismo e anche
prima e dopo c’erano molti analfabeti, ma nel periodo fascista venivano fatte scritte sui muri delle
città per far amare il fascismo anche da chi non sapeva leggere e scrivere che a forza di leggere le
stesse cose imparava leggendo di Mussolini. Abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare anche
una persona che ha studiato in questa scuola negli anni della guerra. La Dott.ssa Molina è stata da
noi, nella nostra classe e ci ha raccontato tantissime cose che ci hanno aiutato a capire meglio quello
che avevamo visto e come si viveva nella scuola 70 anni fa. Dal suo racconto abbiamo scoperto che
c’era poca carta e si usavano i quaderni piccoli. Abbiamo visto i libri di scuola degli anni ’30, molto
diversi dai nostri! Ci ha raccontato che andava a scuola dove adesso c’è la materna. A lei piaceva
molto italiano, fare i temi e piaceva meno matematica. Siamo stati molto curiosi di sentire quando la
Dott.ssa Molina ci ha detto che una volta è venuta a scuola di notte. Cosa? Di Notte? E la Signora
così ha spiegato: i nostri genitori ci hanno fatto uscire in piena notte con mio fratello più piccolo di
3 anni. E siamo venuti qui dove adesso c’è la media. Sotto la media c’è un piano interrato e lì c’era
il rifugio. Ricordo poco di quella notte, c’era mio papà e mia mamma con mio fratello in braccio.
Io ricordo che mio papà aveva una brandina di legno (…) e mi ricordo che abbiamo passato la
notte in questo rifugio. Non c’eravamo soltanto noi, c’erano tante famiglie come noi (…).
Un altro episodio curioso che mi è stato raccontato della fine della guerra era…: In quella che
oggi è la palestra delle medie, mi hanno raccontato che quando la guerra era finita che i tedeschi
erano andati via, arrivarono i brasiliani. Un giorno questi arrivarono a scuola con un carro
armato e sfondarono il pavimento.10
Ci ha raccontato che nonostante dal 1943 in poi ci fossero i tedeschi, la Signora ha continuato a
frequentare questa scuola con i soldati nello stesso edificio. Per arrivare a scuola c’era il filo spinato
intorno e anche dei blocchi di cemento (cavalli di frisia) per evitare attacchi.
Che esperienza!! Ci è sembrato di rivivere certe atmosfere, certe paure. Pensare di vedere la scuola
con occhi diversi non riuscivamo ad immaginarlo. Un bel viaggio nel passato!
10
Estratto dell’intervista realizzata dalla classe V
a
B alla Dott.ssa Molina.
11
Figura 5 Pagella scolastica del 1893 (ACV 1120) - Radio del 1940 - (Segreteria del I° Circolo di Valenza)
Palazzo Cavalli, scuola ma non solo: un edificio. La scuola di San Salvatore negli
anni della guerra (Classi Va
A e Va
B di San Salvatore M.to)
Dopo aver ascoltato alcune lezioni sulla storia del nostro paese e della nostra scuola, con l’aiuto
delle maestre ci siamo divisi in gruppi per affrontare temi diversi. Abbiamo scoperto che,
nonostante San Salvatore non sia una grande città, possiede una storia davvero interessante e
difficile. Anche la storia della nostra scuola è molto ricca ed è stato difficile trovare un inizio. Ci
sono documenti d’archivio che parlano di maestri e scuole già nel ‘700, ma solo dell’800 abbiamo
qualche notizia in più. Nel 1848 insegnavano a San Salvatore 3 preti e dal 1849 ci furono la 1a
e la
2a
maschili. Dal 27 novembre 1849 venne attivata la prima classe femminile per volontà del sindaco
Carlo Felice Re. Dal 1900 al 1910 gli alunni furono circa 1050.
La storia del palazzo Cavalli e della nostra scuola si uniscono solo successivamente. Francesco
Cavalli, infatti, è nato a San Salvatore il 13 agosto 1828. Il suo nome è impossibile da staccare da
quello del paese. Con la sua determinazione riuscì a far costruire il tramway della linea Alessandria-
Castelletto-San Salvatore, Mirabello, Occimiano-Casale e che rimase in funzione tra il 1880 ed il
193111
. Donò soldi per il teatro comunale e nel suo testamento lasciò il Palazzo di via Bagliarda che
oggi porta il suo nome ed è la nostra scuola.
Questo palazzo molto elegante non ha però avuto una storia unica, ma tante storie….ah! se
potessero parlare i muri!! Asilo, Prefettura, scuola e persino fabbrica ed ospedale militare!!
Luigi Riccardi (1891-1948) fondò la prima industria di San Salvatore. Il Calzaturificio
sansalvatorese iniziò la propria attività facendo calzature per bambini. In pochi anni la qualità del
11
Il maestro Ratta così ricorda il tramway: …A quei tempi 28-29 c’era ancora il tranvai “u tranvai ticc allu speciu e u
riva mai” si andava giù a Gerlotti vicino alla Cerca e si spingeva sino a Castelletto su dalla salita. Per noi era un
diversivo, andava a carbone, era anche un pericolo perchè d’estate c’erano i campi di grano o di mais o il fieno per le
bestie…
12
lavoro era talmente buona che presto il mercato dell’azienda si aprì all’estero e specialmente in
Germania. Dopo il trasferimento della ditta in altra sede, si stabilirono le scuole, così come voleva il
Cavalli. La nostra scuola, durante gli anni ’20 e ’30 era diventata uno dei punti più importanti del
paese. Sotto il podestà Ernesto Panza, e quindi negli anni del fascismo, la scuola era diventata
l’unico posto con il proiettore per vedere i film. Presto nel palazzo vennero aperte le sedi delle
diverse organizzazioni fasciste e la scuola venne dotata di un impianto radiofonico costato 2200 L.
Durante il fascismo le attività a scuola erano quasi tutte fatte per imparare bene ad amare il capo
dell’Italia, Benito Mussolini. Insieme al maestro Marco abbiamo visto alcuni vecchi registri della
nostra scuola. Abbiamo saputo che c’erano materie che oggi non facciamo come: Diritto e Cultura
Fascista, Lavoro domestico. C’era Musica ed abbiamo visto delle foto di libri con dei testi molto
tristi come Il martello suona a morte o che parlano del fascismo come Salve, Duce. Il maestro ci ha
letto anche alcune righe dei registri di classe. Nel 1939 Mussolini è stato qui da noi a San Salvatore
e nei registri c’era scritto che le scuole si erano preparate benissimo. Del giorno 17 maggio il
maestro ci ha letto: (…) alle 12 ½ le scolaresche e gli insegnanti in perfetta divisa fummo
inquadrati al posto assegnatoci per aspettare il Duce. Dopo circa due ore di attesa ecco apparire
la maschia e guerriera figura del Condottiero. (…)12
.
Fa un certo effetto leggere queste cose. Sapere che un personaggio importante della storia come
Mussolini è passato di qui. Non è facile nemmeno pensare ai bambini più o meno grandi, vestiti di
nero, come dei soldati, e tutti bravi in fila ad aspettare 2 ore!!! La nostra scuola è piena di storia ed è
stato fantastico poter scrivere qualcosa di così importante.
Figura 6 Tesserino della GIL del 1940 (Archivio Scuola San Salvatore)
Figura 7 Asilo di San Salvatore, Palazzo Cavalli, 1920 (Biblioteca Comunale di San Salvatore)
La scuola ovunque: il I° Circolo e le frazioni (Marco Sigaudo e Classi Va
A e Va
B di
San Salvatore M.to
Nel corso delle ricerche per la preparazione del libro, mi sono spesso imbattuto in documenti che
parlavano delle frazioni sansalvatoresi. Una volta, complice le difficoltà logistiche per il trasporto
degli alunni, era complicato poter raggiungere il paese per andare a scuola. I mezzi non c’erano
come ricorda il Direttore Germonio nell’intervista.
Allora come si faceva? Si poteva andare a piedi, certamente, o in bicicletta, ma non era molto facile,
soprattutto in inverno. Così erano presenti nelle diverse frazioni delle piccole scuole, che ora non
esistono più, ma di cui si conserva il ricordo anche perché gli edifici ci sono ancora. Erano classi
piccole, a volte, come nel caso di Giardinetto, c’era una classe unica per i cinque anni di studio.
12
Estratto dal registro di classe del 1939
13
Castelletto Monferrato: nel paese c’era la scuola principale e come ricorda il Signor Guazzotti,
negli anni ’30 i bambini venivano da Gerlotti, a piedi e da soli! C’era anche la scuola a Giardinetto,
(…) dove adesso c’è il circolo e la maestra si chiamava Bobbio, una maestra ed una classe unica
dalla prima alla quinta. Gerlotti veniva qui qualcuno ma gli altri andavano a San Michele13
.
San Salvatore Monferrato: molto più articolato è il discorso delle frazioni sansalvatoresi. Il
territorio comunale è molto ampio e per i bambini oggi c’è lo scuolabus. Nel passato le scuole erano
più vicine a casa. La storia delle scuole delle frazioni di San Salvatore è molto ricca ed antica.
Diversi documenti comunali rivelano delle difficoltà della popolazione nel mandare i figli a scuola.
Ci sono anche petizioni per apertura di scuole a Squarzolo e Salcido. Nel 1913 una lettera delle
famiglie della borgata Olimpia chiedeva al comune l’apertura di una scuola. Nella lettera, firmata
da 83 persone, si parlava del disagio dei bambini che per andare in paese impiegavano 1 ora e ½ per
arrivare14
.
La frazione di Fosseto, come riporta il Gobbi15
nel suo volume, è una delle borgate con la scuola
più vecchia. Risalente al 1863 aveva tre classi e continuò la sua attività fino agli anni ’50.
La frazione Frescondino iniziò ad avere la prima classe mista già nel 1866, una rarità.
Successivamente come per Fosseto, anche qui erano attive le prime tre classi.
La frazione Valdolenga iniziò la sua vita scolastica nel 1868 con tre classi attivatà negli anni
successivi. La scuola venne costruita nuova negli anni ’30.
Secondo lo studio del Gobbi le frazioni Fosseto e Valdolenga contavano nei primi anni del ‘900 più
di 60 alunni, mentre Frescondino si attestava sulla trentina.
Valenza: nella cittadina erano presenti delle sedi staccate nelle borgate e nelle frazioni. Del I°
Circolo probabilmente faceva parte la scuola di Monte Valenza ora non più esistente.
Figura 8Frescondino 1936: Festa dei Balilla (Proprietà Fam. Molina)
13
Intervista fatta dal Signor Raiteri al Maestro Ratta (24 febbraio 2014)
14
ACSS (Archivio comunale di San Salvatore Monferrato), Sezione Seconda, faldone 262 – Scuole diverse
15
P. Gobbi, San Salvatore Monferrato. Tradizione, induzione, storia dalle origini ai giorni nostri, Tip. Ferrari, Occella,
1965, pag.169
14
Figura 9 Scuola di Fosseto, interno (ACSS 269)
Figura 10Foto della Scuola di Valdolenga, anni '30 (ACSS 260)
15
Gli autori
Figura 11 Classi Quinte "Don Minzoni" – Valenza (a); Classe Quinta “Astori” – Castelletto M.to (b); Classi Quinte “Ollearo” – San
Salvatore M.to.
16
Bibliografia
Monografie
 AA.VV. San Salvatore Monferrato. Percorsi tra arte, storia e cultura, a cura di E.Dezza e F.Prevignano,
San Salvatore M.to, 2011 – in particolare il contributo del Dott. Marco Sigaudo, 1922-1945: un ventennio
di nero vestiti;
 D. Borioli, La banda Lenti: partigiani e contadini in un paese del Basso Monferrato, Alessandria,
ISRAL, 1984;
 F. Gasparolo, Memorie storiche valenzane, Casale Monferrato, Atesa, 1923
 P.Gobbi, San Salvatore Monferrato. Tradizione, induzione, storia dalle origini ai giorni nostri, Occella,
Tip. Ferrari, 1965;
 P.G. Maggiora, Il Novecento a Valenza, politica, economia, lavoro ed altro sino ai giorni nostri, Valenza,
Cartolibreria Giordano, 2010;
 P. Repossi, Memorie storiche della città di Valenza, Valenza, Ed. Giordano, 1961;
 F. Scarrone Banda Lenti di Camagna: eredi, memorie e …dimenticanze, Camagna M.to, ANPI, 2013;
 A. Segala, I muri del duce, Gardolo, Arca, 2000;
 A. Spriano, San Salvatore Monferrato ricorda, Alessandria, ed. Grafismi Boccassi, 2006;
 W. Valsesia, La provincia di Alessandria nella resistenza, Torino, ed. dell’Orso, 1981;
Riviste
AA.VV. Valensa d’na volta, rivista annuale della città di Valenza, numeri 17 (2002), 18 (2003), 22 (2007), 23
(2008), 24 (2009);
Archivi
ACC (Archvio Comunale di Castelletto M.to): Sezione 1
Mazzo 59 Edificio scolastico (1885-1893); Mazzi 137-145 Amministrazione (1898 – 1966); Mazzi 476-490
Scuole elementari (1912-1940);
ACSS (Arch. Comunale di San Salvatore M.to): Archivio Storico
Mazzo 73 (sez. seconda) Medaglie al valore all’educazione (1898-1903); Mazzo 237 (sez. seconda) Autorità
scolastiche - insegnanti (1896-1935); Mazzo 257 (sez. seconda) Edificio scolastico capoluogo (1896-1935);
Mazzo 258 (sez. seconda) Edificio scolastico capoluogo (1925-1948); Mazzo 260 (sez. seconda) Scuole
Valdolenga, Frescondino, bidelli (1920-1946); Mazzo 269 (sez. seconda) Scuola di Fosseto (1907-1935); Mazzo
403 (sez. seconda) (sez. terza) Scuole elementari (1896-1935);
ACV (Arch. Comunale di Valenza)
Faldone 1118 bis Pubblica istruzione; Faldone 1119 Pubblica istruzione; Faldone 1120 Registri (1912-1931);
Ufficio protocollo di Valenza
Faldone 1858 Costruzione scuola; Faldone 1862 Inaugurazione scuola; Faldone 1908 Scuola – Fabbricato –
Medie;
Interventi e testimonianze
Intervista all’ex Direttore Gianni Germonio (realizzata dalla classe Va
D di Valenza);
Intervista alla Dott.ssa Maria Grazia Molina (realizzata dalla classe Va
B di Valenza);
Intervista alla Signora Athena Guidi (realizzata da Marco Sigaudo)
Intervista all’ex maestro Luigi Ratta (realizzata dal Signor P. Raiteri 24 febbraio 2014);
Intervista al Signor Guazzotti Aldo (realizzata dal Signor P. Raiteri 3 marzo 2014)
17
Intervista alla Sig.ra Pelà Nella (realizzata dalla classe Va
di Castelletto M.to)
Interviste alla Sig.ra Masteghin Giulia, al Sig. Giacometti Natale, al Sig. Ferro Mario e alla Sig.ra Caniggia
Marica sono state realizzate da Alfred Krasniqi, Lorenzo Parolini, Eskil Michielon e Jacopo Piombo della classe
Va
D di Valenza)
RINGRAZIAMENTI: nel corso di questo progetto tantissime persone hanno partecipato con entusiasmo alla
costruzione del libro. Al di fuori della scuola sono tantissimi coloro che hanno dato il loro contributo ed in
qualche modo hanno costruito un pezzettino del libro. Il minimo che si possa fare è quello di ringraziare in modo
semplice, ma sincero. Ecco i nomi dei grandi collaboratori di questo lavoro:
Elena Amisano (Biblioteca Comunale di San Salvatore M.to), Marica Caniggia,Anita Marina Cavallaro,
Mario Ferro, Gianni Germonio, Natale Giacometti, Aldo Guazzotti, Giulia Masteghin, Maria Grazia
Molina, Athena Guidi, Nella Pelà, Pietro Raiteri, Luigi Ratta, Lara Santangeletta, Ilenia Bellen (Assessore
di Castelletto); Ufficio Protocollo di Valenza, Biblioteca Civica di Valenza, Biblioteca dell’ISRAL,
Amministrazioni Comunali di Castelletto M.to, San Salvatore M.to e Valenza,
PUBBLICAZIONE DEL I° CIRCOLO DI VALENZA REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DELLA
FONDAZIONE CRAL (Cassa di Risparmio di Alessandria).

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  • 1. 1 Storicamente noi: il 1° Circolo di Valenza si racconta con gli occhi dei ragazzi Presentazione della DS Gli occhi dei ragazzi raccontano frammenti di vicende umane, esprimono emozioni, si fanno portavoce del passato, imparano a trasmettere il costrutto del loro presente, per non dimenticare, per conoscere le loro origini, per capire il valore di Chi ha fatto la storia. Questa è la mission dell’istruzione: trasmettere alle nuove generazioni una conoscenza concreta, verace, costruttiva dei fatti che appartengono al passato, ma che ancora risuonano nel nostro presente, soprattutto se appartenenti alla realtà quotidiana in cui viviamo. Solo così i bambini potranno acquisire valori autentici, che li accompagneranno nel corso della loro vita, che consentiranno loro di guardare al futuro con la consapevolezza certa di conoscere il passato, per possedere il presente e plasmarlo in virtù di un mondo migliore. I nostri ragazzi rappresentano l’unica certezza del domani: il futuro appartiene ad ognuno di loro, alle idee creative e irripetibili che sapranno sviluppare, alla cultura che proveranno a trasmettere, alle teorie che cercheranno di dimostrare. Ma per ottenere successo, per dare senso a un’esistenza irripetibile è necessario fin da piccoli imparare ad amare lo studio, coltivare la voglia di conoscere, non arrendersi mai, cercare valori intramontabili, cogliere la bellezza e la purezza della conoscenza, affrontandola con sforzo e coraggio in tutte le sue sfaccettature. Grazie a questo conciso ma intenso lavoro, il maestro Marco e tutti i docenti delle classi quinte hanno offerto ai nostri alunni una grande opportunità, poiché hanno saputo trasmettere contenuti storici importanti attraverso esperienze di vita quotidiana, vicina…anzi vicinissima alla realtà di ogni studente. Scoprire la storia della scuola in cui ogni giorno i nostri ragazzi trascorrono buona parte del loro tempo, in cui si gettano le basi del sapere, in cui si provano le prime vittorie e le prime fatiche… è il modo migliore per interiorizzare il desiderio amabile e indescrivibile della conoscenza. Fate tesoro di questa opportunità e sappiate fruirne con saggezza e intelligenza nel cammino della vostra vita. Il Dirigente Scolastico: Maria Elena Dealessi
  • 2. 2 Introduzione di Marco Sigaudo Quando si prende in mano un progetto per la stesura di un libro si cerca di vedere già la fine, si sogna il lavoro già impaginato e prefetto. Parlando di storia, spesso vengono in mente imprese epiche, guerre, grandi personaggi del mondo. Ma è anche vero che la storia è fatta anche da piccoli episodi, fatti apparentemente secondari che però influenzano persone e luoghi. L’idea nasce da lontano. Dopo quattro anni trascorsi al Primo Circolo ho imparato a conoscere sempre più la scuola che frequento. Ho scoperto che il posto dove lavoro è una scatola che una volta aperta regala tesori. A partire dalla “Carducci”, dalla “Don Minzoni”, passando per la “Ollearo”, per finire all’ “Astori”. Tre scuole che rappresentano non solo un ambiente scolastico, ma un pezzo importante della storia locale. Le sensazioni sono tante, tantissime. In certi momenti si ha la sensazione di rivivere certe situazioni. Sembra a volte di calarsi nella storia. Il libro appena terminato ha dato tutto questo, ma se possibile la Storia è stata vissuta più intensamente. Dopo un lavoro di ricerca svolto negli archivi locali, il materiale è stato messo a disposizione dei ragazzi per l’elaborazione dei testi. La scuola Don Minzoni di Valenza, in particolare, riveste un ruolo fondamentale sul piano storico. La sua data d’inaugurazione risale ad un triste periodo bellico della storia d’Italia, il 1940. E’ l’esaltazione dello stile fascista, con muri possenti ed edificio imponente, ornato da fasci littori. Un cinegiornale d’epoca dell’Istituto Luce ne esalta le caratteristiche, ponendo la struttura come progetto faro dell’Educazione fascista. Inaugurata con una grande cerimonia in presenza dell’allora ministro dell’Istruzione Giuseppe Bottai, la scuola era in origine un edificio che doveva ospitare studenti dalle elementari fino alle scuole professionali. Dal 1943, l’edificio è stato diviso tra due inquilini molto diversi: da una parte le scuole, e dall’altro gli uffici della Kommandatur tedesca. L’esercito germanico, infatti, dopo l’8 settembre 1943 era entrato in Italia e presidiava tutto il nord con le sue truppe. In seguito allo sbarco alleato in Provenza nel 1944, temendo che gli anglo-americani varcassero le Alpi nel Cuneese, i tedeschi rafforzarono la zona del Basso Piemonte e Valenza divenne un punto nevralgico per l’amministrazione militare germanica. Da qui è nato tutto. Da una semplice curiosità storica. Dalla voglia di scoprire qualcosa di più del luogo dove ogni giorno i bambini studiano, giocano e vivono parte del loro tempo. Avviate le ricerche, la storia mi è “piovuta” tra le mani con notizie, foto, documenti spesso sconosciuti. La mia felicità è stata di vedere l’entusiasmo dei ragazzi. Le classi Ve hanno dato tanto entusiasmo, impegno e curiosità.
  • 3. 3 Ia PARTE: L’importanza di chiamarsi… Francesco Astori –Castelletto (Classe Va di Castelletto M.to) Quando si parla di un paese come Castelletto Monferrato e della sua scuola non è possibile non pensare al cognome Astori. Una famiglia antica e di grande prestigio. Avvocati, giuristi ed amministratori del comune dell’allora Castelletto Scazzoso, come l’avvocato Pietro Guglielmo Astori, giudice in età napoleonica. La famiglia aveva diversi possedimenti come cascine, tenute agricole e stabili sia a Castelletto Scazzoso che in altre località dell’Alessandrino, come Villa del Foro, Lu Monferrato e Quargnento. Con il matrimonio di Carolina Astori con Giovanni Aliora si unirono queste due famiglie nel 1872 rafforzando il prestigio delle due case. Nel 1876 ancora un matrimonio segnò la storia di Castelletto. Giulio Cavasanti (1850-1923) sposò Maria Astori (morta nel 1927), figlia di Giuseppe Astori (vice Intendente di Tortona e cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro) e di Luigia Venzi (figlia di Carolina Astori, morta nel 1893). Francesco Astori: Di Francesco Astori non sappiamo molto, ma di sicuro è stato uno dei personaggi più importanti della storia del Comune di Castelletto Scazzoso. E’ stato sindaco di Castelletto negli anni dell’Unità d’Italia. In un’epoca dove l’educazione dei bambini non era una cosa fondamentale, l’Astori fece costruire a sue spese l’Asilo Infantile (12 giugno 1887) e sostenne le Società di Mutuo Soccorso del paese. A lui è dedicata la nostra scuola, che resta un punto di riferimento importantissimo per tutto il paese. Ulderico Ollearo – San Salvatore Monferrato (Classe Va B di San Salvatore M.to) Qualche mese fa, ascoltando le lezioni del maestro Marco Sigaudo sulla nostra scuola, abbiamo deciso di raccontare le gesta di Ulderico Ollearo perché a lui è stata dedicata la scuola primaria della nostra città. Il primo esponente della famiglia Ollearo ad arrivare a San Salvatore fu il dottore medico chirurgo Giovanni Ollearo, medico della seconda condotta, detta dei poveri. Tutti i sansalvatoresi gli volevano bene e lo stimavano per la sua sapienza ed esperienza. Sposato con Carolina Cacciola, avevano 5 figli: Alfredo, Carlo, Alfonso, Teresina ed Ulderico. L’anno 1915 fu un periodo molto crudele per la famiglia Ollearo. Teresina morì di parto mentre Carlo morì in guerra sul Carso. Alfonso ed Ulderico entrarono nell’esercito. Quest’ultimo, capitano del 55° Reggimento di Fanteria partì per il Carso per liberare il Trentino ed il Friuli. Solo 5 mesi dopo la morte del fratello, anche Ulderico trovò la morte sul Monte San Michele, il 21 ottobre 1915. Gli venne assegnata la Medaglia d’Oro al valore militare. Alcuni anni dopo, andando a vedere i documenti d’archivio, abbiamo trovato un documento davvero interessante. Era il documento con cui veniva deciso di dare il nome Ulderico Ollearo alla nostra scuola. La storia dell’ufficiale è ricostruita, così come la sua azione militare che gli costò la vita e gli valse la medaglia. Gli insegnanti, il Direttore della scuola ed il Provveditore agli studi gli hanno voluto dedicare la nostra scuola. Ciò avvenne con il documento firmato in data 18 marzo 19491 . Siamo molto onorati di aver parlato della famiglia Ollearo perché un suo membro ha dato il nome alla nostra scuola. 1 Gli insegnanti firmatari furono: Benzi Cecilia, Cellerino Aldecise, Luparia Iberti Serafina, Panelli Maria, Rastelli Camurati Angela, Carlando Davide, Gambatto Alfredo, Spriano Renato; il Direttore Didattico di Valenza Giuseppe Giudice
  • 4. 4 Don Minzoni – Valenza (Classe Va A di Valenza) Ci è capitato tante volte di vedere nomi di persone che diventano nomi di piazze, strade. Sono persone importanti perché esse hanno lasciato un segno nella storia. Andando nella nostra scuola allora ci siamo chiesti perché è dedicata a Don Giovanni Minzoni. Visitando Volterra abbiamo trovato che il Museo Guarnacci è situato in via Minzoni e ciò significa che il ricordo di tale persona si trova in più città. Ma chi era Don Minzoni? Nato a Ravenna nel 1885 da famiglia della media borghesia, studia in seminario e, ordinato sacerdote, viene destinato nel 1910 alla sede di Argenta in provincia di Ferrara. A contatto con la povertà della gente si fa promotore di opere caritatevoli, organizza circoli sociali e culturali per aiutare gli umili. Nel 1916 diventa cappellano militare durante la Grande Guerra e si fa notare per l’altruismo e l’attenzione verso i feriti. Viene insignito di una medaglia d’argento al valore, di 2 croci di guerra, della medaglia del milite ignoto e quella del Piave. Si oppone alle violenze delle squadre fasciste e si rifiuta di collaborare con i fascisti. La sera del 23 agosto 1923, Don Giovanni Minzoni, nei pressi della canonica, viene aggredito e ucciso a manganellate da alcuni squadristi fascisti. La sua morte ha suscitato grande indignazione e per questo viene subito considerato un martire. Amato da tutti, il suo ricordo rimane ancora vivo per il suo animo buono e nobile. Riflessioni Secondo noi hanno fatto bene a dare un nome così importante alla nostra scuola per ricordare il grande coraggio dimostrato, come quando ha affrontato i fascisti fino alla morte. Abbiamo notato che tutte le persone che volevano fare del bene sono state eliminate dai fascisti e purtroppo Don Minzoni è stato uno di questi. Figura 1 Don Minzoni in una foto sul giornale "Il Popolo"; Ulderico Ollearo (foto del libro di P. Gobbi); Busto di Francesco Astori (Palazzo comunale di Castelletto M.to)
  • 5. 5 IIa PARTE: LE NOSTRE SCUOLE - UNA STORIA LUNGA SECOLI Tre voci, una scuola: testimonianze vive di tre momenti della scuola di Castelletto M.to Parlare della nostra scuola non è semplice. C’è sempre un sentimento particolare quando si parla di qualcosa a cui sei affezionato. La scuola Astori non è un semplice edificio scolastico, ma è la nostra giornata, il nostro punto di riferimento, dove troviamo amici, maestre. Il posto dove si ride, si scherza, ma si lavora anche. E’ sempre stato così? Per noi è difficile pensare che tutto fosse diverso da com’è oggi. Per scoprirlo, insieme alle maestre, al Signor Raiteri ed al maestro Marco abbiamo cercato di saperne di più. Per prima cosa abbiamo saputo che la scuola è stata comprata per 10500 Lire, il 4 maggio 1893. Per l’apertura dell’edificio scolastico è dovuto arrivare un permesso del re d’Italia. Il decreto regio venne firmato da Re Umberto I° e dal I° ministro Giovanni Giolitti. Il Comune di Castelletto Scazzoso comprava la casa di proprietà della famiglia Maestri per trasformarla in scuola. Grazie al Signor Raiteri abbiamo letto con molta curiosità le interviste fatte all’ex maestro Luigi Ratta ed al Sig. Aldo Guazzotti. Il Maestro Raiteri ha raccontato che i bambini andavano all’Asilo Astori, quello che ora è chiuso. Il Signor Ratta, classe 1923, frequentava la scuola nei primi anni del fascismo. Dopo 2 anni di asilo eccolo nella scuola, che era un po’ diversa da adesso: (…) in prima classe avevamo il grembiule nero ed il colletto bianco (…) e c’erano le maestre ovviamente: erano tre, in prima c’era una piccola graziosa che era stata soprannominata “Brignetta” (piccola susina) era graziosa ma piccola, poi c’era la Carlando, era di Castelletto, zitella, poi c’era la Predassi. Questa aveva una presenza imponente, severa, incuteva timore, non sorrideva mai! (…) Le classi erano miste, il libro era uno solo: il sussidiario. Quando vedo lo zaino dei bambini di oggi..non capisco tutto quel peso ! La scuola si trovava come adesso nello stesso edificio, c’era un bidello Domenico, aveva una figlia alta, abitava nella scuola ed era tutto: Bidello, becchino e puliva le strade che non erano come adesso, allora non si buttava via niente e non c’erano le fogne. Andavamo a scuola tutti i giorni, mattina e pomeriggio a mangiare andavo a casa. Solo il giovedì era tutto libero (…)2 . Il Sig. Guazzotti ci ha raccontato con la sua intervista altre curiosità. Abbiamo potuto vedere la scuola 10 anni dopo il Maestro Ratta. Intanto l’edificio era diverso perché negli anni ’30 la nostra scuola la stavano ricostruendo. Il Sig. Guazzotti andò alle elementari dal 1937 al 1941. Ha raccontato che macchine non ce n’erano, ma come dice il Maestro Ratta c’era il tramway. Di sicuro le maestre erano più severe di oggi e il Sig. Guazzotti lo conferma: (…)La maestra a portata di mano aveva una canna di bambù lunga tre metri, ogni tanto si sentiva vibrare una “carezza” sulla testa o sulle orecchie di qualcuno. Io mi sono preso una cannata sull’orecchio che non avevo il coraggio di toccarlo dal male che mi faceva, pensavo me l’avesse staccato! (…)3 La Sig.ra Nella Pellà, invece, ha frequentato la scuola tra il 1955 ed il 1962 di cui due anni a Castelletto. Il ricordo che ha più presente è quello dei castighi delle maestre ed i compiti a casa: (…) li facevamo a casa 2 Estratto dell’intervista realizzata il 24 Febbraio 2014 dal Sig. Raiteri al ex-maestro Luigi Ratta. 3 Estratto dell’intervista realizzata il 3 Marzo 2014 dal Sig. Raiteri al Sig. Aldo Guazzotti.
  • 6. 6 con fatica perché nessuno ci poteva aiutare… gli adulti infatti o lavoravano o accudivano i figli più piccoli o addirittura non erano in grado perché privi di un’istruzione. Facendo un confronto con la scuola di oggi, la Sig.ra Pellà dice: è cambiata moltissimo. Prima di tutto le materie d’insegnamento; oggi ce ne sono molte di più e i bambini sono è più preparati. L’intervista è stata molto interessante e curiosa. Una cosa ci è rimasta impressa, quando abbiamo chiesto alla Signora di raccontarci un episodio curioso. Così ha risposto: (…) all’uscita della scuola c’era un temporale terribile, sembrava la fine del mondo. Tutti i bambini avevano paura ad andare a casa (…) e si andava da solo. Allora il bidello ci ha accompagnato a casa uno per uno, ma da allora mi è rimasta la paura del temporale (…).4 C’era una volta….la scuola Carducci: breve storia di una delle scuole più antiche della provincia (Classe Va D di Valenza) Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto una delle prime cose che ci sono venute in mente è stata la nostra amata scuola Carducci. Siamo stati gli ultimi, quelli che hanno visto svuotarsi la scuola, l’hanno vista chiudere. Ogni giorno molti di noi passano davanti a questo palazzo nel centro di Valenza e la tristezza rimane la stessa. Questa pagina non è solo una pagina di storia, ma fatta con tanto amore per una scuola dove siamo stati felici ed abbiamo lasciato tanti ricordi. La nostra scuola Carducci è uno degli edifici più antichi di Valenza. La sua costruzione risale infatti a prima del 1500. I primi documenti sono datati 1574. In questa data l’edificio è di proprietà dei monaci domenicani dove spicca la Chiesetta già esistente. A partire dal 1632 iniziò l’ampliamento del convento ottenendo in eredità una casa da Margherita Suardi. Il nuovo edificio si estendeva tra le attuali via De Amicis, via Carlo Alberto e via Carducci dove si trova l’ingresso principale del palazzo. Successivamente, con l’arrivo degli spagnoli i monaci vennero allontanati e la Chiesa venne dedicata a San Giacomo. Il 12 settembre 1788 papa Pio VI° soppresse il convento unendolo con la chiesa e creando il Seminario di Valenza che avrebbe dovuto comprendere tutti i gradi di scuola, dall’inizio fino alla facoltà di Teologia. Con l’occupazione francese da parte di Napoleone Bonaparte, il seminario venne soppresso, ma rimasero le scuole dove s’insegnava latino, storia, francese, geografia e matematica. Nel 1809 con Decreto Imperiale l’edificio venne definitivamente lasciato ad uso scolastico. Così, presto, oltre alla scuola si aprì anche il convitto dove i giovani pagavano 35 L. a mese di retta. A partire dal 1818, dopo la caduta di Napoleone, la città di Valenza potè mandare i propri figli dalle scuole cittadine fino all’Università. La storia del ‘900 ci dice che la scuola Carducci è stata per un lungo periodo solo maschile. Abbiamo trovato delle belle foto in bianco e nero che ci fanno vedere i bambini di allora, durante la guerra, con le divise da Balilla, i giovani del fascismo. E poi? E poi ci siamo noi … che abbiamo camminato, vissuto, sorriso e pianto tra i muri di quella scuola, la nostra scuola. Adesso che non siamo più là, nel nostro cuore c’è sempre la scuola Carducci, che vediamo ogni giorno da fuori, con la grande voglia di entrare, per sentire suonare la campanella, per giocare in palestra, e perché no… per ascoltare le maestre che fanno lezione … Grazie Carducci! 4 Estratto dell’intervista realizzata dalla Classe V a di Castelletto M.to alla Sig.ra Nella Pellà.
  • 7. 7 Figura 2 Chiostro ex convento di via Carducci. Brano "Le bambole", 1942 (Fam. Molina) Il periodo più drammatico della nostra storia: l’occupazione nazista e l’eccidio della Banda Lenti (Classe Va C di Valenza) Per noi ragazzi che frequentiamo la scuola Don Minzoni e che ogni giorno la riempiamo della nostra presenza, delle nostre voci e anche dei nostri giochi, è molto difficile pensare che questo stesso edificio sia stato testimone di uno dei periodi più drammatici della storia della nostra città. Non ci sembra possibile, eppure è proprio così: nei corridoi che oggi noi percorriamo, negli spazi che ospitano le nostre attività quotidiane , sono risuonati altri passi, altre voci, altri rumori, che rimandano a momenti tragici vissuti tra le mura di questo edificio. La scuola, infatti, nella quale era stata svolta una regolare attività didattica fino al dicembre del 1944, in quella data fu occupata dai tedeschi che presero possesso dei locali ed interruppero l’utilizzo e la frequenza quotidiana di alunni e insegnanti. Così, mentre questi ultimi furono collocati in sistemazioni di fortuna, l’edificio scolastico fu trasformato in sede del comando tedesco Kommandantur 1014. A Valenza venne trasferito il comando provinciale delle truppe tedesche che controllavano le vie di comunicazione intorno alla città, sul fiume Po sui ponti di attraversamento fra Casale e Valenza. In quel momento così drammatico e difficile, molti giovani si ribellarono contro le violenze dei nazisti e formarono dei gruppi partigiani. Tra questi, una delle formazioni più importanti della Resistenza del Monferrato fu creata e guidata da Agostino Lenti, insieme a suo fratello Piero5 e molti altri ragazzi, fra le colline di Camagna. Agostino e Piero avevano circa 25 anni e i loro compagni erano altrettanto giovani; il più giovane di tutti aveva 18 anni. Erano studenti, contadini, meccanici, panettieri.. Anche l’ex Direttore della Scuola, Gianni Germonio, di Camagna, ha così ricordato quei terribili momenti dei ragazzi della Banda Lenti: …mio padre era capitano dell’esercito ed era l’unico da cui i Lenti accettavano critiche… Io ho conosciuto la mamma dei Lenti …e alla fine della guerra, la mamma dei Lenti ha telefonato alla mia e l’ha ringraziata perché era l’unica che accompagnava ancora i bambini, i suoi alunni, al cimitero di Camagna, al sacrario dei Lenti6 . Nell’autunno 1944, i nazifascisti scatenarono intensi rastrellamenti e fu allora che i ragazzi della banda di Agostino Lenti, presero la decisione di trasferirsi fuori dai centri abitati. La loro scelta cadde su una località chiamata Madonna dei Monti, in una cascina abbandonata. 5 …Uno ragioniere e l’altro studente universitario… (dall’intervista al Direttore Germonio fatta dalla classe V D 6 Estratto dell’intervista realizzata dalla classe V a D all’ex Direttore Scolastico Gianni Germonio.
  • 8. 8 Il 12 settembre del 1944 i nazifascisti arrivarono all’alba alla cascina di Madonna dei Monti, proprio dove si trovava il gruppo di partigiani. Non si sa con certezza se fossero stati traditi ma di certo furono sorpresi quasi ancora nel sonno. Agostino Lenti cercò di salvare i compagni in cambio della sua sola esecuzione ma il suo tentativo fallì: discusse con gli assalitori per convincerli ad uccidere solo lui e salvare la vita degli altri ma fu inutile. I nazifascisti li caricarono su dei camions per trasportarli a Valenza. Solo Agostino e uno degli altri partigiani, Nicola Marchis (Niko), furono caricati su una macchina. I due ragazzi cercarono di scappare ma solo Niko, anche se ferito, riuscì a fuggire mentre Agostino venne ucciso con un colpo di pistola. Tutti i loro compagni furono portati nell’edificio scolastico, dove furono sottoposti ad un processo sommario che decretò la loro morte. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno i 26 ragazzi furono condotti in strada, davanti al cimitero, e vennero trucidati. Oggi nel luogo che fu testimone di quell’eccidio, sorge un sacrario in ricordo del sacrificio di quei 26 giovani. Quel triste episodio è ricordato dalla Signora Molina: un ricordo molto molto triste, ero molto piccola, però mi ricordo mio padre che un pomeriggio è tornato a casa, si è seduto a casa e ha detto a mia mamma in dialetto dammi un bicchierino di roba forte. Poi sono andata a giocare. Anni dopo ho saputo che mio papà aveva assistito, dalla collina di fianco, da viale Vicenza (…), all’uccisione di questi giovani (Lenti). Nello scalone d’ingresso di Palazzo Pellizzari, sede del Municipio, c’è una lapide artistica opera dello scultore Manzù con i versi di Salvatore Quasimodo, in onore dei partigiani della Banda Lenti. Oltre alla triste storia della Banda Lenti, abbiamo saputo che Valenza è stato uno degli ultimi paesi del Monferrato che i tedeschi hanno lasciato. Infatti, nell’aprile 1945 cercavano la fuga oltre il Po, verso la Lombardia, e Valenza era l’ultima città da difendere prima del fiume. Dopo giorni di trattative e brevi combattimenti, finalmente il 29 aprile tutto finiva. Un momento davvero importante ed emozionante! Sulla facciata della nostra scuola, a ricordare il momento, un grande marmo commemorativo a forma di libro riporta il testo autografo della resa tedesca, firmata dai nazisti il 29 aprile 1945 proprio nei saloni del nostro edificio scolastico,che sancì finalmente la liberazione della città di Valenza e dei suoi abitanti dal nazifascismo. Figura 3 Manifesto dedicato alla Banda Lenti
  • 9. 9 Figura 4 Monumento commemorativo della resa tedesca firmata il 29 aprile 1945 nella Scuola di Valenza (Marco Sigaudo) Osservando la mia scuola scopro che…la storia è intorno a me (Classe Va B di Valenza) Quando abbiamo iniziato il progetto del libro di storia, all’inizio la sorpresa era tanta. La nostra scuola era davvero così diversa da oggi? Poco alla volta abbiamo imparato a conoscerla in modo diverso, nuovo. Abbiamo visto con il maestro Marco diverse cose e foto che ci hanno fatto conoscere la scuola da un punto di vista veramente speciale. E’ stato curioso vedere la nostra scuola in un video di 74 anni fa. Aveva l’entrata con una grande vetrata e sulle pareti aveva quattro segni fascisti, i fasci littori. C’erano laboratori di artigiani orafi e cesellatori nelle scuole serali. La scuola conteneva 698 alunni, molto disciplinati e vestiti con le divise da Balilla. Il video faceva vedere l’inaugurazione della scuola, il 9 novembre 1940. Alla manifestazione partecipava il Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai7 . Davvero importante la nostra scuola! Il nome che era stato dato era: Costanzo Ciano8 . Le aule non sono cambiate molto, a parte i banchi in legno grandi per due bambini. Le classi erano divise tra maschi e femmine. Con il maestro Marco abbiamo fatto poi un giro per la scuola. Tutta la nostra classe insieme come a visitare un museo e di cose da vedere ce ne sono tante. Siamo partiti dal primo piano dove abbiamo visto le targhe sulle porte di alcune classi. Sono dedicate ad alcuni ragazzi caduti nella Prima Guerra Mondiale e che hanno avuto una medaglia che rappresenta le azioni compiute ai tempi della guerra9 . Dove oggi c’è la segreteria in quegli anni c’era la Direzione Didattica, e la targa sopra la porta c’è ancora. In segreteria c’è ancora una bellissima radio, grande come una porta. E’ la radio del 1940 che trasmetteva annunci, canti e forse i discorsi di Mussolini. Sui Gabinetti c’è ancora la scritta. E’ stato bello guardarsi intorno con altri occhi, accorgersi che fuori, sui muri esterni della scuola ci sono delle nicchie dove in passato c’erano i fasci littori, scoprire che sopra la palestra delle medie c’è ancora una scritta quasi scomparsa: DUX. Leonardo, facendo un commento personale scrive: Io 7 Giuseppe Bottai (1895-1959): Politico italiano. Governatore di Roma, di Addis Abeba, ministro delle Corporazioni e dell’Educazione nazionale durante il Fascismo. 8 Costanzo Ciano (1876-1939): militare e politico italiano. Padre del Ministro degli Esteri del Fascismo Galeazzo Ciano 9 Sold. Vinattieri Camillo, Sold. Accatino Luciano, Ten.te Vaccari Giuseppe.
  • 10. 10 la scuola a quei tempi credevo fosse bellissima, ma dopo che ho visto quel filmato mi sono ricreduto!! E per me, gli analfabeti che imparavano le parole: Duce, Duce e molte altre parole, e rendevano grazie a Mussolini, è orribile!! Infatti, parlando con il maestro abbiamo saputo che una volta era difficile studiare come adesso. Molti bambini non andavano a scuola per aiutare le famiglie a lavorare. Durante il fascismo e anche prima e dopo c’erano molti analfabeti, ma nel periodo fascista venivano fatte scritte sui muri delle città per far amare il fascismo anche da chi non sapeva leggere e scrivere che a forza di leggere le stesse cose imparava leggendo di Mussolini. Abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare anche una persona che ha studiato in questa scuola negli anni della guerra. La Dott.ssa Molina è stata da noi, nella nostra classe e ci ha raccontato tantissime cose che ci hanno aiutato a capire meglio quello che avevamo visto e come si viveva nella scuola 70 anni fa. Dal suo racconto abbiamo scoperto che c’era poca carta e si usavano i quaderni piccoli. Abbiamo visto i libri di scuola degli anni ’30, molto diversi dai nostri! Ci ha raccontato che andava a scuola dove adesso c’è la materna. A lei piaceva molto italiano, fare i temi e piaceva meno matematica. Siamo stati molto curiosi di sentire quando la Dott.ssa Molina ci ha detto che una volta è venuta a scuola di notte. Cosa? Di Notte? E la Signora così ha spiegato: i nostri genitori ci hanno fatto uscire in piena notte con mio fratello più piccolo di 3 anni. E siamo venuti qui dove adesso c’è la media. Sotto la media c’è un piano interrato e lì c’era il rifugio. Ricordo poco di quella notte, c’era mio papà e mia mamma con mio fratello in braccio. Io ricordo che mio papà aveva una brandina di legno (…) e mi ricordo che abbiamo passato la notte in questo rifugio. Non c’eravamo soltanto noi, c’erano tante famiglie come noi (…). Un altro episodio curioso che mi è stato raccontato della fine della guerra era…: In quella che oggi è la palestra delle medie, mi hanno raccontato che quando la guerra era finita che i tedeschi erano andati via, arrivarono i brasiliani. Un giorno questi arrivarono a scuola con un carro armato e sfondarono il pavimento.10 Ci ha raccontato che nonostante dal 1943 in poi ci fossero i tedeschi, la Signora ha continuato a frequentare questa scuola con i soldati nello stesso edificio. Per arrivare a scuola c’era il filo spinato intorno e anche dei blocchi di cemento (cavalli di frisia) per evitare attacchi. Che esperienza!! Ci è sembrato di rivivere certe atmosfere, certe paure. Pensare di vedere la scuola con occhi diversi non riuscivamo ad immaginarlo. Un bel viaggio nel passato! 10 Estratto dell’intervista realizzata dalla classe V a B alla Dott.ssa Molina.
  • 11. 11 Figura 5 Pagella scolastica del 1893 (ACV 1120) - Radio del 1940 - (Segreteria del I° Circolo di Valenza) Palazzo Cavalli, scuola ma non solo: un edificio. La scuola di San Salvatore negli anni della guerra (Classi Va A e Va B di San Salvatore M.to) Dopo aver ascoltato alcune lezioni sulla storia del nostro paese e della nostra scuola, con l’aiuto delle maestre ci siamo divisi in gruppi per affrontare temi diversi. Abbiamo scoperto che, nonostante San Salvatore non sia una grande città, possiede una storia davvero interessante e difficile. Anche la storia della nostra scuola è molto ricca ed è stato difficile trovare un inizio. Ci sono documenti d’archivio che parlano di maestri e scuole già nel ‘700, ma solo dell’800 abbiamo qualche notizia in più. Nel 1848 insegnavano a San Salvatore 3 preti e dal 1849 ci furono la 1a e la 2a maschili. Dal 27 novembre 1849 venne attivata la prima classe femminile per volontà del sindaco Carlo Felice Re. Dal 1900 al 1910 gli alunni furono circa 1050. La storia del palazzo Cavalli e della nostra scuola si uniscono solo successivamente. Francesco Cavalli, infatti, è nato a San Salvatore il 13 agosto 1828. Il suo nome è impossibile da staccare da quello del paese. Con la sua determinazione riuscì a far costruire il tramway della linea Alessandria- Castelletto-San Salvatore, Mirabello, Occimiano-Casale e che rimase in funzione tra il 1880 ed il 193111 . Donò soldi per il teatro comunale e nel suo testamento lasciò il Palazzo di via Bagliarda che oggi porta il suo nome ed è la nostra scuola. Questo palazzo molto elegante non ha però avuto una storia unica, ma tante storie….ah! se potessero parlare i muri!! Asilo, Prefettura, scuola e persino fabbrica ed ospedale militare!! Luigi Riccardi (1891-1948) fondò la prima industria di San Salvatore. Il Calzaturificio sansalvatorese iniziò la propria attività facendo calzature per bambini. In pochi anni la qualità del 11 Il maestro Ratta così ricorda il tramway: …A quei tempi 28-29 c’era ancora il tranvai “u tranvai ticc allu speciu e u riva mai” si andava giù a Gerlotti vicino alla Cerca e si spingeva sino a Castelletto su dalla salita. Per noi era un diversivo, andava a carbone, era anche un pericolo perchè d’estate c’erano i campi di grano o di mais o il fieno per le bestie…
  • 12. 12 lavoro era talmente buona che presto il mercato dell’azienda si aprì all’estero e specialmente in Germania. Dopo il trasferimento della ditta in altra sede, si stabilirono le scuole, così come voleva il Cavalli. La nostra scuola, durante gli anni ’20 e ’30 era diventata uno dei punti più importanti del paese. Sotto il podestà Ernesto Panza, e quindi negli anni del fascismo, la scuola era diventata l’unico posto con il proiettore per vedere i film. Presto nel palazzo vennero aperte le sedi delle diverse organizzazioni fasciste e la scuola venne dotata di un impianto radiofonico costato 2200 L. Durante il fascismo le attività a scuola erano quasi tutte fatte per imparare bene ad amare il capo dell’Italia, Benito Mussolini. Insieme al maestro Marco abbiamo visto alcuni vecchi registri della nostra scuola. Abbiamo saputo che c’erano materie che oggi non facciamo come: Diritto e Cultura Fascista, Lavoro domestico. C’era Musica ed abbiamo visto delle foto di libri con dei testi molto tristi come Il martello suona a morte o che parlano del fascismo come Salve, Duce. Il maestro ci ha letto anche alcune righe dei registri di classe. Nel 1939 Mussolini è stato qui da noi a San Salvatore e nei registri c’era scritto che le scuole si erano preparate benissimo. Del giorno 17 maggio il maestro ci ha letto: (…) alle 12 ½ le scolaresche e gli insegnanti in perfetta divisa fummo inquadrati al posto assegnatoci per aspettare il Duce. Dopo circa due ore di attesa ecco apparire la maschia e guerriera figura del Condottiero. (…)12 . Fa un certo effetto leggere queste cose. Sapere che un personaggio importante della storia come Mussolini è passato di qui. Non è facile nemmeno pensare ai bambini più o meno grandi, vestiti di nero, come dei soldati, e tutti bravi in fila ad aspettare 2 ore!!! La nostra scuola è piena di storia ed è stato fantastico poter scrivere qualcosa di così importante. Figura 6 Tesserino della GIL del 1940 (Archivio Scuola San Salvatore) Figura 7 Asilo di San Salvatore, Palazzo Cavalli, 1920 (Biblioteca Comunale di San Salvatore) La scuola ovunque: il I° Circolo e le frazioni (Marco Sigaudo e Classi Va A e Va B di San Salvatore M.to Nel corso delle ricerche per la preparazione del libro, mi sono spesso imbattuto in documenti che parlavano delle frazioni sansalvatoresi. Una volta, complice le difficoltà logistiche per il trasporto degli alunni, era complicato poter raggiungere il paese per andare a scuola. I mezzi non c’erano come ricorda il Direttore Germonio nell’intervista. Allora come si faceva? Si poteva andare a piedi, certamente, o in bicicletta, ma non era molto facile, soprattutto in inverno. Così erano presenti nelle diverse frazioni delle piccole scuole, che ora non esistono più, ma di cui si conserva il ricordo anche perché gli edifici ci sono ancora. Erano classi piccole, a volte, come nel caso di Giardinetto, c’era una classe unica per i cinque anni di studio. 12 Estratto dal registro di classe del 1939
  • 13. 13 Castelletto Monferrato: nel paese c’era la scuola principale e come ricorda il Signor Guazzotti, negli anni ’30 i bambini venivano da Gerlotti, a piedi e da soli! C’era anche la scuola a Giardinetto, (…) dove adesso c’è il circolo e la maestra si chiamava Bobbio, una maestra ed una classe unica dalla prima alla quinta. Gerlotti veniva qui qualcuno ma gli altri andavano a San Michele13 . San Salvatore Monferrato: molto più articolato è il discorso delle frazioni sansalvatoresi. Il territorio comunale è molto ampio e per i bambini oggi c’è lo scuolabus. Nel passato le scuole erano più vicine a casa. La storia delle scuole delle frazioni di San Salvatore è molto ricca ed antica. Diversi documenti comunali rivelano delle difficoltà della popolazione nel mandare i figli a scuola. Ci sono anche petizioni per apertura di scuole a Squarzolo e Salcido. Nel 1913 una lettera delle famiglie della borgata Olimpia chiedeva al comune l’apertura di una scuola. Nella lettera, firmata da 83 persone, si parlava del disagio dei bambini che per andare in paese impiegavano 1 ora e ½ per arrivare14 . La frazione di Fosseto, come riporta il Gobbi15 nel suo volume, è una delle borgate con la scuola più vecchia. Risalente al 1863 aveva tre classi e continuò la sua attività fino agli anni ’50. La frazione Frescondino iniziò ad avere la prima classe mista già nel 1866, una rarità. Successivamente come per Fosseto, anche qui erano attive le prime tre classi. La frazione Valdolenga iniziò la sua vita scolastica nel 1868 con tre classi attivatà negli anni successivi. La scuola venne costruita nuova negli anni ’30. Secondo lo studio del Gobbi le frazioni Fosseto e Valdolenga contavano nei primi anni del ‘900 più di 60 alunni, mentre Frescondino si attestava sulla trentina. Valenza: nella cittadina erano presenti delle sedi staccate nelle borgate e nelle frazioni. Del I° Circolo probabilmente faceva parte la scuola di Monte Valenza ora non più esistente. Figura 8Frescondino 1936: Festa dei Balilla (Proprietà Fam. Molina) 13 Intervista fatta dal Signor Raiteri al Maestro Ratta (24 febbraio 2014) 14 ACSS (Archivio comunale di San Salvatore Monferrato), Sezione Seconda, faldone 262 – Scuole diverse 15 P. Gobbi, San Salvatore Monferrato. Tradizione, induzione, storia dalle origini ai giorni nostri, Tip. Ferrari, Occella, 1965, pag.169
  • 14. 14 Figura 9 Scuola di Fosseto, interno (ACSS 269) Figura 10Foto della Scuola di Valdolenga, anni '30 (ACSS 260)
  • 15. 15 Gli autori Figura 11 Classi Quinte "Don Minzoni" – Valenza (a); Classe Quinta “Astori” – Castelletto M.to (b); Classi Quinte “Ollearo” – San Salvatore M.to.
  • 16. 16 Bibliografia Monografie  AA.VV. San Salvatore Monferrato. Percorsi tra arte, storia e cultura, a cura di E.Dezza e F.Prevignano, San Salvatore M.to, 2011 – in particolare il contributo del Dott. Marco Sigaudo, 1922-1945: un ventennio di nero vestiti;  D. Borioli, La banda Lenti: partigiani e contadini in un paese del Basso Monferrato, Alessandria, ISRAL, 1984;  F. Gasparolo, Memorie storiche valenzane, Casale Monferrato, Atesa, 1923  P.Gobbi, San Salvatore Monferrato. Tradizione, induzione, storia dalle origini ai giorni nostri, Occella, Tip. Ferrari, 1965;  P.G. Maggiora, Il Novecento a Valenza, politica, economia, lavoro ed altro sino ai giorni nostri, Valenza, Cartolibreria Giordano, 2010;  P. Repossi, Memorie storiche della città di Valenza, Valenza, Ed. Giordano, 1961;  F. Scarrone Banda Lenti di Camagna: eredi, memorie e …dimenticanze, Camagna M.to, ANPI, 2013;  A. Segala, I muri del duce, Gardolo, Arca, 2000;  A. Spriano, San Salvatore Monferrato ricorda, Alessandria, ed. Grafismi Boccassi, 2006;  W. Valsesia, La provincia di Alessandria nella resistenza, Torino, ed. dell’Orso, 1981; Riviste AA.VV. Valensa d’na volta, rivista annuale della città di Valenza, numeri 17 (2002), 18 (2003), 22 (2007), 23 (2008), 24 (2009); Archivi ACC (Archvio Comunale di Castelletto M.to): Sezione 1 Mazzo 59 Edificio scolastico (1885-1893); Mazzi 137-145 Amministrazione (1898 – 1966); Mazzi 476-490 Scuole elementari (1912-1940); ACSS (Arch. Comunale di San Salvatore M.to): Archivio Storico Mazzo 73 (sez. seconda) Medaglie al valore all’educazione (1898-1903); Mazzo 237 (sez. seconda) Autorità scolastiche - insegnanti (1896-1935); Mazzo 257 (sez. seconda) Edificio scolastico capoluogo (1896-1935); Mazzo 258 (sez. seconda) Edificio scolastico capoluogo (1925-1948); Mazzo 260 (sez. seconda) Scuole Valdolenga, Frescondino, bidelli (1920-1946); Mazzo 269 (sez. seconda) Scuola di Fosseto (1907-1935); Mazzo 403 (sez. seconda) (sez. terza) Scuole elementari (1896-1935); ACV (Arch. Comunale di Valenza) Faldone 1118 bis Pubblica istruzione; Faldone 1119 Pubblica istruzione; Faldone 1120 Registri (1912-1931); Ufficio protocollo di Valenza Faldone 1858 Costruzione scuola; Faldone 1862 Inaugurazione scuola; Faldone 1908 Scuola – Fabbricato – Medie; Interventi e testimonianze Intervista all’ex Direttore Gianni Germonio (realizzata dalla classe Va D di Valenza); Intervista alla Dott.ssa Maria Grazia Molina (realizzata dalla classe Va B di Valenza); Intervista alla Signora Athena Guidi (realizzata da Marco Sigaudo) Intervista all’ex maestro Luigi Ratta (realizzata dal Signor P. Raiteri 24 febbraio 2014); Intervista al Signor Guazzotti Aldo (realizzata dal Signor P. Raiteri 3 marzo 2014)
  • 17. 17 Intervista alla Sig.ra Pelà Nella (realizzata dalla classe Va di Castelletto M.to) Interviste alla Sig.ra Masteghin Giulia, al Sig. Giacometti Natale, al Sig. Ferro Mario e alla Sig.ra Caniggia Marica sono state realizzate da Alfred Krasniqi, Lorenzo Parolini, Eskil Michielon e Jacopo Piombo della classe Va D di Valenza) RINGRAZIAMENTI: nel corso di questo progetto tantissime persone hanno partecipato con entusiasmo alla costruzione del libro. Al di fuori della scuola sono tantissimi coloro che hanno dato il loro contributo ed in qualche modo hanno costruito un pezzettino del libro. Il minimo che si possa fare è quello di ringraziare in modo semplice, ma sincero. Ecco i nomi dei grandi collaboratori di questo lavoro: Elena Amisano (Biblioteca Comunale di San Salvatore M.to), Marica Caniggia,Anita Marina Cavallaro, Mario Ferro, Gianni Germonio, Natale Giacometti, Aldo Guazzotti, Giulia Masteghin, Maria Grazia Molina, Athena Guidi, Nella Pelà, Pietro Raiteri, Luigi Ratta, Lara Santangeletta, Ilenia Bellen (Assessore di Castelletto); Ufficio Protocollo di Valenza, Biblioteca Civica di Valenza, Biblioteca dell’ISRAL, Amministrazioni Comunali di Castelletto M.to, San Salvatore M.to e Valenza, PUBBLICAZIONE DEL I° CIRCOLO DI VALENZA REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DELLA FONDAZIONE CRAL (Cassa di Risparmio di Alessandria).