Sopravvivere all'arresto cardiaco extraospedaliero non dovrebbe essere questione di fortuna ma di sistema. Abbiamo forti evidenze di come interventi “basic” (massaggio cardiaco e defibrillazione precoce da parte di astanti, istruzioni prearrivo, allertamento di first responders, utilizzo di feedback devices) migliorino la sopravvivenza (anche a lungo termine e neurologicamente ottimale) e il numero di casi in cui l'astante esegue il massaggio cardiaco. Molto spesso ci si concentra però in interventi “advanced” (LUCAS, intraossea, ecmo, intubazione, farmaci, ...) che non hanno o hanno debolmente un impatto sulla sopravvivenza, in particolare in assenza degli interventi “basic”. Ad esempio nessun massaggiatore meccanico raddoppierà mai la sopravvivenza in assenza di un cittadino qualunque e il suo massaggio in quanto il suo ruolo principale è quello di “bridge” verso la terapia definitiva che porta a buoni risultati in centri con elevata esperienza nella gestione dell’arresto cardiaco. Migliorare i primi 2 link della catena della sopravvivenza è la strategia iniziale da seguire se si vuole fare la differenza, tutto il resto viene dopo ed è estremamente utile dopo.