1. Sono la dott.ssa Isabella Tancorre, psicologa
e psicoterapeuta con un’esperienza
ultradecennale nei Centri Antiviolenza di
Roma, relatrice insieme alla Regione Puglia e
all’Ordine dei giornalisti della Puglia per il
Convegno “Violenza contro le donne e i
media: indicazioni utili dalla Convenzione di
Instanbul” tenutosi a Gioia del Colle (Bari)
nel maggio 2014.
In qualità di esperta sulla violenza di genere
intervengo sull’ennesimo episodio
verificatosi il giorno 15 febbraio 2015 a
Gioia del Colle (Ba). Pietro De Mattia,
pensionato di 65 anni ha ucciso a picconate la
moglie Antonia Cirasola, 55 anni. Ancora una
donna uccisa per mano di un uomo al quale era legato da una relazione.
Nel riportare la notizia i media hanno erroneamente utilizzato il termine uxoricidio per
definire un ennesimo atto di violenza di genere, attribuendo all’impeto, al litigio per futili
motivi, al raptus le cause scatenanti del gesto.
L’omicidio della donna con la quale l’uomo ha una relazione rappresenta, nella maggior
parte dei casi, solo l’ultimo anello di una catena di azioni violente messe in atto nel corso
del tempo. In tali meccanismi la violenza psicologica si alterna e/o precede atti di violenza
fisica in modo tale da generare nella donne uno stato confusionale, di disistima di sé, di
ansia generalizzata. Tutti questi sono processi funzionali al mantenimento di una relazione
violenta.
In un rapporto di coppia violento c’è una relazione di potere, una disparità che non
lascia spazio allo scambio, al compromesso; l’uomo nella maggior parte dei casi predomina
sulla donna, proprio come nel caso di Antonia. I giornali riportano che probabilmente le
divergenze tra i due fossero sorte in merito alla gestione di una proprietà ereditata.
Accade molto raramente che il femminicidio (termine sul quale c’è un ampio dibattito
aperto) non sia preceduto da segnali significativi.
Considerata la responsabilità che i mezzi di informazione ricoprono nella formazione
dell’opinione pubblica, come specificato nella Convenzione di Istanbul (art.17), una notizia
formulata attraverso un linguaggio inesatto e che offre una percezione errata
dell’accaduto, può alimentare il sostegno agli stereotipi comuni e di generi.
Dott.ssa Isabella Tancorre