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SICUREZZA DELLE SCAFFALATURE METALLICHE
adempimenti, utilizzo e manutenzione,
prevenzione sismica
Verona, 22 febbraio 2018 - Ing. Filippo Toso, Ing. Gianluca Loffredo
DI COSA PARLIAMO OGGI ?
Per mantenere un magazzino in sicurezza è indispensabile che le
scaffalature siano
• progettate rispetto alle sollecitazioni statiche e sismiche previste dalle
normative vigenti
• installate in conformità al progetto
Inoltre, tenuto conto che le scaffalature sono attrezzature di lavoro, è
necessario effettuare ispezioni periodiche delle scaffalature per
verificarne lo stato di sicurezza, perché
• urti da utilizzo di carrelli elevatori,
• apposizione di carichi superiori a quelli di progetto
potrebbero produrre danni e deformazioni alle strutture portanti che
espongono al rischio di incidenti che si possono verificare anche in tempi
successivi alle operazioni di carico.
DI COSA PARLIAMO OGGI ?
• SICUREZZA DELLE SCAFFALATURE IN ESERCIZIO
https://www.youtube.com/watch?v=aejD4p6IBGs
https://www.youtube.com/watch?v=KUf1sITak8w
INQUADRAMENTO NORMATIVO
• D.Lgs. n. 81/2008 TUS
(progettisti, produttori, venditori, installatori, datori di
lavoro, RSPP, utilizzatori)
• NORME TECNICHE
• DM 17/1/2018 NTC
• CNR, UNI, ISO, CEI, …
(progettisti, produttori, venditori, installatori)
INQUADRAMENTO NORMATIVO
• UNI EN 15xxx sistemi di stoccaggio statici di acciaio
• EN 15878 - TERMINI E DEFINIZIONI
• EN 15635 - UTILIZZO E MANUTENZIONE
• 11636 - VALIDAZIONE
Utili solo a specialisti / progettisti / verificatori
• EN 15629 - specifiche attrezzatura immagazzinaggio
• EN 15620 – PORTAPALLET
• TS-11379 - rev 2012 Progettazione sotto carichi sismici
scaffalature per lo stoccaggio statico di pallet - RITIRATA
NOMENCLATURA
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
il pallet viene posto in una posizione e prelevato
sempre dalla stessa posizione
È il tipo di scaffalatura maggiormente utilizzato
• praticità nel posizionare e prelevare le unità di
carico, normalmente i pallet
• permette di modificare velocemente la posizione
delle traverse in relazione all’altezza delle unità di
carico
• offrono la massima sicurezza in relazione ai carichi
predefiniti
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
• Le scaffalature drive-in
• consentono uno sfruttamento dello spazio
maggiore rispetto alle scaffalature
portapallet tradizionali
• eliminazione dei corridoi di prelievo.
Il carrello elevatore posiziona i pallet uno di seguito
all'altro su guide laterali. Oltre al guadagno di spazio, il
sistema aumenta la produttività quando si movimentano
in sequenza molti pallets dello stesso articolo in modalità
LIFO.
è molto utilizzato in celle frigorifere, di refrigerazione e di
congelamento dove è importante sfruttare al massimo lo
spazio destinato allo stoccaggio dei prodotti a
temperatura controllata.
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
DRIVE-IN DRIVE THROUGH
Il carrello elevatore posiziona i
pallet uno di seguito all'altro su
guide laterali.
Oltre al guadagno di spazio, il
sistema aumenta la produttività
quando si movimentano in
sequenza molti pallets dello
stesso articolo in modalità LIFO.
molto utilizzato in celle
frigorifere e/o dove è importante
sfruttare al massimo lo spazio
destinato allo stoccaggio dei
prodotti a temperatura
controllata
DRIVE-IN (LIFO)
DRIVE-THROUGH (FIFO)
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
DRIVE-IN DRIVE THROUGH
DRIVE-IN (LIFO)
DRIVE-THROUGH (FIFO)
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
• stoccaggio di unità di carico molto lunghe e
di diverse misure (profili metallici, tubi,
pannelli in legno, lastre metalliche, ecc.)
• offrono la possibilità di posizionare i livelli da
uno solo o da entrambi i lati della struttura.
• La movimentazione del carico può essere
effettuata manualmente, quando il peso è
ridotto, o con carrelli e mezzi di sollevamento
per oggetti pesanti.
• Struttura di grande semplicità e leggerezza.
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
MAGAZZINI DINAMICI
Strutture che permettono un sistema di immagazzinamento
in cui il prodotto si sposta, secondo logiche di prelievo o di
stoccaggio, con funzionamento a gravita o a motore. varie
tipologie:
scaffali compattabili
caroselli verticali
caroselli orizzontali
Magazzini dinamici
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
COMPATTABILI
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
CAROSELLI
TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE
DINAMICO A GRAVITA’
Per movimentare, muovere fisicamente le merci,
dai mezzi di trasporto al magazzino, da
magazzino a mezzi per il carico o produzione e
viceversa si utilizzano mezzi specifici.
In relazione a:
• percorsi, larghezza corridoi tra scaffalature
• tipo di prodotto da spostare
• altezze da raggiungere in magazzino
I mezzi di movimentazione
I MEZZI DI MOVIMENTAZIONE
TRANSPALLET
hanno altezza limitata di sollevamento, usati per scarico e carico dei mezzi di trasporto
CARRELLI ELEVATORI
• usati in aree di posizionamento
• operatore a bordo / riducono fatica umana
• aumentano produttività (consentono utilizzare volume alto del magazzino)
la scelta del carrello è correlata alla scelta delle strutture di posizionamento, perché le une
condizionano le altre ( es: se adotto strutture molto alte e ho budget limitato che mi consente di
comprare un solo mezzo di movimentazione va da solo che la scelta ricadrà su un carrello
elevatore)
TRANSPALLET
Manuale operatore a terra Motorizzato operatore a terra Motorizzato operatore a bordo
CARRELLO ELEVATORE
• hanno sempre l’operatore a bordo
• Riduzione della fatica
• Aumento della produttività
Carrello rettratile Carrello trilaterale
UNI 11636 - SCAFFALATURE INDUSTRIALI METALLICHE
VALIDAZIONE DELLE ATTREZZATURE DI
IMMAGAZZINAMENTO
• DEFINIZIONI
• STATO DI UNA SCAFFALATURA DURANTE LA VITA NOMINALE
• VALIDAZIONE DELLA ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO
• RESPONSABILITÀ DELLA VALIDAZIONE DELLA SCAFFALATURA
• ISPEZIONE DELLA ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO
• CONTENUTI DEI RAPPORTI DI ISPEZIONE E DEI DOCUMENTI
DI VALIDAZIONE
DEFINIZIONI
• ISPEZIONE <Scaffalature industriali metalliche>: Sopralluogo condotto in
conformità alla UNI EN 15635 da una persona responsabile per la sicurezza
della scaffalatura (PRSES) o da un esperto validatore.
• PRSES persona responsabile della sicurezza della scaffalatura da magazzino:
Persona nominata dalla direzione con la responsabilità di mantenere in
sicurezza il funzionamento del sistema di stoccaggio del magazzino. Il PRSES
deve avere competenze adeguate per svolgere tale compito.
• esperto validatore: Persona che possiede le conoscenze, abilità e
competenze necessarie per eseguire le validazioni previste dalla norma. Il
progettista strutturale dello scaffale oppure persona adeguatamente
formata dell'organizzazione tecnica del costruttore della scaffalatura sono da
intendersi "esperti validatori" nei diversi ambiti di competenza.
• utilizzatore: società o persona incaricata della gestione e del funzionamento
dell'impianto su base giornaliera, che è responsabile anche del
mantenimento in sicurezza dell'impianto stesso. (datore di lavoro ?  RSPP ?
 lavoratore preposto ?
STATO DI UNA SCAFFALATURA
DURANTE LA VITA NOMINALE
(10-15 anni UNI EN 15512)
STATO INIZIALE o originale;
NUOVO STATO dovuto a:
• cambio di tipologia o peso delle unità di carico;
• cambiamenti ambientali (assestamenti o modifiche della fondazione /
pavimentazione, temperatura magazzino,…);
• cambiamento configurazione (modifica numero o distanza tra livelli di
carico);
• cambiamento nel numero delle campate o dei corridoi;
• cambio di posizionamento all'interno dello stesso locale;
• sostituzione di componenti danneggiati (con altri di tipo uguale /
diverso);
• riparazione di componenti danneggiati;
• aggiunta o rimozione di componenti.
VALIDAZIONE DELLA ATTREZZATURA DI
IMMAGAZZINAGGIO
• validazione PER L'USO della scaffalatura è globale
• validazione DOCUMENTALE, la validazione STATICA e la
validazione di MONTAGGIO, sono parziali
• validazione per l'uso di una scaffalatura richiede che siano
condotte ispezioni da parte di un esperto validatore ad
intervalli temporali non maggiori di 12 mesi dalla entrata in
uso della scaffalatura [UNI EN 15635]
1) VALIDAZIONE STATICA
• verifica della capacità portante della scaffalatura nella sua
configurazione corrente, in conformità allo stato dell'arte della
tecnica e dei metodi di calcolo in essere al momento della
validazione;
• garantisce che la scaffalatura è in grado di sostenere i carichi
previsti nelle condizioni di progetto.
• riferita alla scaffalatura utilizzata in modo corretto secondo
specifiche d'uso, in assenza di danni dovuti all’esercizio.
• non fa riferimento alla configurazione iniziale dello scaffale, ove
questa sia variata.
• Tale validazione deve essere prodotta dal fornitore della
scaffalatura o da un esperto validatore, mediante il rilascio di
specifica documentazione.
2) VALIDAZIONE DI MONTAGGIO
• processo che permette di stabilire che la scaffalatura nello
stato in cui si trova è stata installata conformemente alle
specifiche di progetto, alle istruzioni di montaggio del
fornitore e alle disposizioni per l'uso sicuro delle scaffalature.
• La scaffalatura deve essere corredata di un "documento di
corretta installazione" rilasciato da validatore [UNI EN 15635].
• In assenza di "Documento di corretta installazione" lo stesso
deve essere ottenuto a seguito di un rapporto di ispezione,
sti lato da un esperto validatore, in cui non emergano
situazioni di rischio o di danno grave alla struttura.
3) VALIDAZIONE DOCUMENTALE
verifica della esistenza e congruenza di tutti i documenti richiesti
dalle norme. è condotta da un esperto validatore
• relazione di calcolo o documento con validità contrattuale, con la
chiara identificazione delle configurazioni ammesse e delle
relative portate;
• disegni di progetto o documento con validità contrattuale, che
illustra e identifica le configurazioni della scaffalatura come
installate;
• identificazione dei componenti;
• targhe di portata installate e coerenti con le configurazioni;
• manuale di montaggio , uso e manutenzione;
• attestazione di corretto montaggio o documento equivalente;
• registro delle ispezioni e degli interventi di manutenzione.
4) VALIDAZIONE D’ USO
processo che stabilisce l'utilizzo sicuro della scaffalatura;
è rilasciata dal fornitore o da una persona competente.
è necessario che risulti verificata l'integrità della scaffalatura:
• controllo degli elementi strutturali e degli accessori
(ispezione ai sensi UNI 11636 e 15635)
• conformità della validazione statica;
• conformità della validazione di montaggio;
• conformità della validazione documentale;
• verifica dell'esistenza di condizioni di uso sicuro della
scaffalatura, ovvero le condizioni operative previste dalle UNI
EN 15512, UNI EN 15620, UNI EN 15629, UNI EN 15635.
SINTESI VALIDAZIONE
• validazione STATICA: verifica capacità di carico in condizioni di sicurezza della
scaffalatura installata in specifiche disposizioni e configurazioni. => "documento di
validazione statica" emesso dal fornitore della scaffalatura o da un esperto
validatore.
• validazione DI MONTAGGIO: verifica che il montaggio della scaffalatura è stato
portato a termine in accordo alle specifiche del costruttore e del progettista,
relativamente alle configurazioni previste per l'uso sicuro della stessa. =>
"documento di validazione del montaggio« emesso dal fornitore della scaffalatura o
da esperto validatore al termine della installazione della scaffalatura.
• validazione DOCUMENTALE: verifica che la documentazione di accompagnamento
della scaffalatura è idonea a dimostrare che la stessa può essere utilizzata in modo
sicuro nella configurazione installata. => "documento di validazione documentale"
emesso dal fornitore della scaffalatura o da un esperto validatore.
• validazione d'uso di una scaffalatura da magazzino: Processo che verifica la
sicurezza di uso di una scaffalatura sulla base della validazione statica, di montaggio e
documentale. => "documento di validazione d'uso" emesso dal fornitore della
scaffalatura o dall'esperto validatore.
RESPONSABILITA’ della VALIDAZIONE
Responsabilità del fornitore - scaffalatura nuova
rilasciare all'acquirente, prima della messa in esercizio,
l'attestazione della validazione d'uso:
• validazione statica
• validazione di montaggio (se installazione è stata fatta da
utilizzatore o da subappaltatore, la validazione della corretta
esecuzione dell'opera è rilasciata dall'utilizzatore o dal
subappaltatore).
• validazione documentale.
RESPONSABILITA’ della VALIDAZIONE
Responsabilità del fornitore o del validatore per scaffalatura
usata
Nel caso di una scaffalatura riutilizzata (-> prospetto 1 UNI 11636) il
fornitore o un esperto validatore deve rilasciare l'attestazione della
validazione d'uso, composta dai documenti seguenti:
• validazione statica
• validazione di montaggio
• validazione documentale
• rapporto dell'ispezione condotta da un esperto validatore.
La procedura può essere eseguita in tutti i casi in cui la scaffalatura
già installata è riutilizzata, anche se il periodo di primo utilizzo è
minore di 1 anno.
RESPONSABILITA’ dell’ UTILIZZATORE
per una scaffalatura nuova o usata
conservare e mantenere aggiornata la validazione d'uso della
scaffalatura.
• Documento di validazione statica
• Documento di validazione di montaggio
• Documento di validazione documentale
• Documento di validazione d'uso
• Ultimo rapporto dell'ispezione condotta da persona competente.
• Verbali degli interventi di ispezione e manutenzione eseguiti
successivamente all'ultima ispezione di persona competente
Gli espletamenti relativi alla sicurezza strutturale degli scaffali nei
confronti dei lavoratori o delle persone che accedono in prossimità degli
scaffali si ritengono soddisfatti qualora i documenti di validazione e di
ispezione richiesti per l'uso di una scaffalatura siano validati da un
esperto validatore.
TIPI DI VALIDAZIONE
PER STATO SCAFFALATURA
(uni 11636: 2016)
ISPEZIONE
ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO
I criteri generali per le ispezioni sono indicati nella UNI EN
15635.
ISPEZIONE:
• riguarda tutti i componenti e gli accessori della scaffalatura.
• analisi dello stato dei componenti nelle parti più basse
(maggiore tendenza ad avere danni significativi)
• osservazione da terra dei livelli più alti (visibile e
interpretabili restando al suolo). Per ispezionare livelli non
verificabili da terra si devono utilizzare mezzi sicuri per salire
in quota. Non si sale usando la scaffalatura.
ISPEZIONE
ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO
Il PRSES ha la responsabilità di organizzare le ispezioni. frequenza e
estensione dipendono dalla specifica installazione. Si può
suddividere ispezione in fasi distinte con frequenza diversa in base
all'operatività e alla gestione del magazzino. (-> analisi rischi)
il PRSES decide sulla base di:
• tipo di prodotto immagazzinato,
• frequenza e metodologia operativa delle operazioni di
movimentazione
• estensione del magazzino
• attrezzature di movimentazione utilizzate,
• personale coinvolto,
• tutto ciò che interagisce con la scaffalatura.
ISPEZIONE
ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO
• ispezione deve essere organizzata tenendo conto di zone differenti con
diverse tipologie di rischio. In base al grado di riempimento
dell'impianto, il PRSES dovrebbe eseguire controlli più frequenti
laddove la scaffalatura è normalmente molto caricata oppure dove
sono più frequenti le operazioni di prelievo e deposito.
• le annotazioni registrate dal PRSES durante la normale operatività
dell'impianto e i precedenti verbali di ispezione sono utili per
individuare zone o attività specifiche che richiedono maggiore
attenzione in fase di ispezione.
• Durante ispezione non è richiesta la rimozione delle unità di carico
dalla scaffalatura. (solo in caso di fondati dubbi da parte dell'esperto
validatore sullo stato di efficienza di una certa parte). E' ammissibile
che vi siano parti della scaffalatura non visibili perché occupate dalle
merci. Il PRSES dovrebbe rendere accessibili tali parti nel corso di
ispezioni successive.
ISPEZIONE
ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO
In conformità alla UNI EN15635, al fine di assicurare l'utilizzo
sicuro di una scaffalatura per lo stoccaggio devono essere
condotti due tipi di ispezioni:
• l'ispezione a vista,
• l'ispezione dell'esperto validatore.
ISPEZIONE A VISTA
«INTERNA»
• Il PRSES è responsabile che le ispezioni visive siano eseguite da
personale istruito a svolgere tale attività, secondo un programma e con
una frequenza prefissata.
• Il PRSES deve mantenere la registrazione di queste ispezioni, come
richiesto dalla UNI EN 15635.
• Le ispezioni visive devono essere eseguite settimanalmente o ad
intervalli regolari definiti dal datore di lavoro sulla base dell'analisi dei
rischi del magazzino, come previsto dalle norme per la sicurezza nei
luoghi di lavoro.
• ISPEZIONE VISIVA = controlli che servono a:
comprovare lo stato di mantenimento della scaffalatura nelle condizioni di
sicurezza richieste,
controllare la presenza e l'efficacia della segnaletica e dei dispositivi di
protezione,
individuare danni non segnalati nel corso dell'attività giornaliera.
ISPEZIONE DELL’ESPERTO VALIDATORE
«ESTERNA»
CHI ORGANIZZA ? PRSES – datore di lavoro su base analisi rischi (DVR)
QUANDO ? almeno ogni 12 mesi. Documentare attraverso registro delle ispezioni
effettuate, [UNI EN 15635]
CHI ESEGUE ? esperto validatore – esterno [UNI EN 15635].
OBIETTIVO = valutare la sicurezza globale della scaffalatura e dell'ambiente circostante.
rilasciato un resoconto scritto con le osservazioni e gli interventi necessari per ridurre al
minimo i rischi. In tale resoconto viene riportata la valutazione e la classificazione dei
danni suddivisa in 3 livelli:
• Livello di danno verde: i componenti della scaffalatura sono sicuri e idonei all’uso,
all’azienda è richiesto un semplice monitoraggio della struttura e un controllo dopo
12 mesi;
• Livello di danno giallo: è necessario un rapido intervento, entro e non oltre 30 giorni,
per sostituire i componenti danneggiati, la scaffalatura (campata) deve essere
temporaneamente scaricata in vista dell’intervento locale;
• Livello di danno rosso: mettere in sicurezza l’area e scaricare immediatamente la
scaffalatura (tutte campate) fino all’esecuzione dell’intervento.
ISPEZIONE DI UN ESPERTO VALIDATORE
ISPEZIONE DI UN ESPERTO VALIDATORE
COME ? Il programma dell'ispezione deve prevedere le fasi seguenti:
• 1) controllo documentale della scaffalatura da magazzino
• 2) verifica della conformità delle unità di carico
• 3) verifica della adeguatezza dei mezzi di movimentazione
• 4) verifica dell'idoneità della scaffalatura per l'impiego richiesto
• 5) ispezione visiva delle condizioni generali del magazzino
• 6) ispezione visiva delle scaffalature
• 7) identificazione e registrazione dei danni rilevati
• 8) valutazione del rischio conseguente al danno osservato
• 9) ricerca delle cause del danno osservato
• 10) proposta di azioni correttive
• 11) trasmissione di tutte le informazioni ai responsabili del magazzino e dell'azienda,
per la messa in atto delle azioni correttive
FONTE: Arcadia
RAPPORTO DI ISPEZIONE
CONTENUTI
• identificazione soggetto richiedente l'ispezione e del suo ruolo in azienda
• nome e riferimenti di chi rilascia il documento (e/o eventuale gruppo di lavoro che esegue
l'ispezione)
• data (o date) e luogo dove si è condotta l'ispezione
• quale processo viene verificato (planimetria / layout degli scaffali oggetto dell'ispezione;
identificazione della scaffalatura, delle aree e degli elementi ispezionati);
• descrizione di tutti controlli effettuati (richiesti da UNI EN 15635 e altre norme applicabili alla
scaffalatura)
• tutti gli eventuali ostacoli che possono aver ridotto affidabilità e completezza dell'ispezione e
delle conclusioni; eventuali aree non indagate, sebbene incluse nel piano di ispezione;
• i risultati dell'ispezione;
• le conclusioni dell'ispezione; eventuali conclusioni non condivise tra chi esegue e chi ha
richiesto l'ispezione;
• raccomandazioni per il miglioramento;
• accordi per il controllo del piano delle azioni da eseguire;
• dichiarazione di riservatezza dei contenuti del documento;
• lista di distribuzione del rapporto di ispezione.
UNI EN 15635 - Sistemi di stoccaggio statici di acciaio
UTILIZZO E MANUTENZIONE DELL'ATTREZZATURA DI
IMMAGAZZMAGGIO
fornisce tutte le istruzioni necessarie, le prassi da seguire e stabilisce i
profili di responsabilità. Alcuni esempi:
• Nominare un responsabile interno della sicurezza delle scaffalature
(PRSES).
• Redigere un piano di utilizzo e manutenzione (che comprende
procedure gestionali e ispezioni periodiche).
• Posizionare cartelli che indicano la portata massima delle scaffalature
• Esecuzione di ispezioni periodiche da parte di personale interno.
• Esecuzione di almeno un’ispezione annuale da parte di un tecnico
esterno qualificato, documentata attraverso una relazione scritta
contenente osservazioni ed eventuali proposte di azioni da realizzare.
• Ripristino degli elementi danneggiati, previa messa in sicurezza della
attrezzatura di stoccaggio.
UNI EN 15635 - Sistemi di stoccaggio statici di acciaio
UTILIZZO E MANUTENZIONE DELL'ATTREZZATURA DI
IMMAGAZZMAGGIO
• 3 DEFINIZIONI
• 6 ASSEMBLAGGIO E MONTAGGIO
• 7 MODIFICHE ALLA CONFIGURAZIONE ,DELL'ATTREZZATURA DI
IMMAGAZZINAGGIO
• 8 UTILIZZO DELL'ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO
• 9 SICUREZZA DELL'ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO IN
USO E VALUTAZIONE DEI COMPONENTI DANNEGGIATI
• B ESEMPI TIPICI DI CARTELLI DI CARICO
• C DANNI Al PALLET
• D SICUREZZA DELL'ATTREZZATURA DI IMMA1GAZZINAGGIO
UTILIZZATE E VALUTAZIONE DEI COMPONENTI DANNEGGIATI
REQUISITI OPERATIVI PIANIFICAZIONE DEI
SISTEMI DI IMMAGAZZINAGGIO
Per una progettazione sicura dell'attrezzatura di immagazzinaggio da fornire in risposta alla
capacità portante di carico richiesta, l'utilizzatore deve comunicare al redattore delle specifiche le
informazioni seguenti, (vedere EN 15629):
• dettagli dell'edificio nel quale il sistema di immagazzinaggio deve essere ubicato e del
rispettivo ambiente
• proprietà della pavimentazione utilizzata come fondazione per l'attrezzatura di
immagazzinaggio e di movimentazione meccanica;
• dettagli relativi alla merce da stoccare sull'attrezzatura e specifiche di ciascun pallet o degli
altri tipi di accessori portanti di carico
• specifiche dei carichi ammissibili dell'attrezzatura di immagazzinaggio;
• disposizione e configurazione dell'attrezzatura per consentire interspazi progettuali sufficienti
per eseguire il deposito e prelievo in sicurezza della merce considerando uno specifico flusso;
• specifiche dell'attrezzatura di movimentazione da utilizzare (per esempio: tipo di carrelli ecc.,
in relazione all'attrezzatura di immagazzinaggio (vedere EN 15620 per informazioni sul raggio
di manovra carrello e sui requisiti di larghezza effettiva del corridoio);
• requisiti specificati di protezione anticollisione e resistenza agli urti;
• specificare chi deve effettuare il montaggio dell'attrezzatura di immagazzinaggio
• informazioni conosciute riguardo futuri cambiamenti previsti dei requisiti di immagazzinaggio.
PIANO DEI CONTROLLI
ANALISI DEI RISCHI
• CRITERI PER L'INDIVIDUAZIONE DEL RISCHIO:
• Per la valutazione dei rischi ci si avvale di tabelle
• D = Danno Potenziale Prodotto
• P = Probabilità / Frequenza con cui si verifica un Evento
ANALISI DEI RISCHI
SCALA DELL'INDICE D
D = 4
effetti irreversibili su persone (morte, perdite anatomiche e/o funzionali). inabilità temporanea prognosi > 40 gg.
Esiste una correlazione tra l'attività e la possibilità che causi vittime o effetti irreversibili alle persone
• D = 3
inabilità temporanea con prognosi > ai 21 gg.
correlazione tra incidente e danni che provocano fermata parziale o totale dell'attività > 30 gg.
• D = 2
inabilità temporanea con prognosi </= 21 gg.
correlazione tra incidente e danni che provocano fermata parziale o totale dell'attività > 1 e</= 30 gg.
• D = 1
inabilità temporanea con prognosi </= 3 gg.
correlazione tra incidente e danni che provocano fermata parziale o totale dell'attività </= 1 giorno.
ANALISI DEI RISCHI
SCALA DELL'INDICE P
P = 3
Esiste una correlazione tra il fattore di rischio e la causa legata ad un danno. Si sono già verificati
danni per la stessa mancanza rilevata (incidenti, infortuni, malattie professionali). Esiste una
correlazione tra l'attività e/o il fattore di rischio ed il peggioramento dell'andamento
infortunistico e/o le malattie professionali su un periodo significativo (tre, cinque anni). Esiste
una probabilità di incidente>/= 2*10 (-2).
P = 2
Il fattore di rischio può provocare un danno, anche se non in maniera automatica o diretta. È
noto qualche episodio in cui alla mancanza rilevata ha fatto seguito il danno. Esiste una
correlazione tra l'attività e/o il fattore di rischio ed il peggioramento dell'andamento
infortunistico e/o le malattie professionali su un periodo significativo (tre, cinque anni). Esiste
una probabilità di incidente< 2*10(-2) e>/= 3*10(-3).
P = 1
Il fattore può provocare un danno solo in circostante occasionali o sfortunate di eventi.
Non sono noti o sono solo rari episodi già verificatisi. Esiste una correlazione tra tra
l'attività e l'andamento positivo infortunistico e/o di malattie professionali su un
periodo significativo (tre, cinque anni). Esiste una probabilità di incidente di 3*10(-3) e
3*10(-5).
ANALISI DEI RISCHI
4 A AA AA
3 M A AA
2 B M A
1 B B M
1 2 3
INDICED(dannopotenziale)
INDICE P (probabilità e frequenza
Ponendo in correlazione i due indicatori D
e P si procede ad assegnare la condizione
del rischio .
• Categoria di rischio B: BASSO
• Condizioni di rischio per le quali occorre
mantenere o attuare i controlli dei
pericoli potenziali.
• Categoria di rischio M: MEDIO
• Condizioni di rischio per le quali è
necessario stabilire controlli dei pericoli
potenziali per verificare un'eventuale
incremento.
• Categoria di rischio A: ALTO/ Categoria
di rischio AA: ALTISSIMO
• Condizioni di rischio per le quali occorre
attuare interventi di prevenzione e
protezione per ridurre i rischi in
relazione all'entità del rischio accertata.
ANALISI DEI RISCHI
• POSIZIONAMENTO PALLET Al PIANI IN QUOTA
(elementi ad altezza superiore ai 2,0 mt)
• TIPOLOGIA DI RISCHIO: investimento
da materiale caduto dall'alto
INDICE DI DANNO: 4
INDICE DI PROBABILITA’: 1
INDICE DI RISCHIO: A
• APPRESTAMENTI E ATTREZZATURE ATTI A GARANTIRE IL
RISPETTO DELLE NORME: verificare che peso merce < portata
ripiano, posizionare carrello di fronte a scaffale, pallet il più vicino
possibile al dorso forche e inclinare all’indietro il montante del
carrello, depositare correttamente il pallet
VERIFICA SICUREZZA SCAFFALATURE (ATTREZZATURE DI LAVORO) IN CONDIZIONI DI ESERCIZIO
SICUREZZA DEI MAGAZZINI – SCAFFALATURE
Indagine del danno
Un corrente, una mensola o un ripiano è da considerarsi sovraccarico se si è verificata una deformazione
permanente o se la flessione è maggiore di quella specificata.
L/200 per correnti di scaffalature porta-pallet e scaffali di acciaio
Per tutte le scaffalature e strutture di scaffali servite da carrello elevatore a forche, la non verticalità sotto
carico non deve eccedere 1/200.
Qualsiasi spostamento oltre tale livello deve essere comunicato al fornitore per un controllo del progetto.
Si deve, inoltre, tenere conto di tutte le ulteriori deformazioni del pavimento dovute a consolidamento e
assestamento del terreno sotto il massetto.
In caso di montanti di scaffalature a mensola, la flessione laterale sotto il carico verticale influenza
sostanzialmente la non verticalità
SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA:
Gli scaffali metallici tradizionali si differenziano dalle scaffalature antisismiche in
quanto nel primo caso vengono considerati solo i carichi statici (peso proprio
della struttura e peso della merce stoccata) mentre nella seconda ipotesi
intervengono anche i carichi dinamici dovuti alle oscillazioni causate dal sisma
LE SCAFFALATURE RESISTONO AL SISMA?
SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA:
SCAFFALATURE O EDIFICI ?
SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA:
Se la struttura della scaffalatura non è progettata per resistere al sisma,
esistono potenziali rischi da tenere in considerazione:
• Possibilità di cedimento strutturale, ovvero crollo parziale o globale della
scaffalatura con danneggiamento delle merci e possibili danni alle persone
che stazionano nelle aree circostanti;
• Rischio di caduta delle merci dai pallet;
• Rischio di scivolamento dei pallet, tale da provocarne la caduta all’interno
dello scaffale con conseguente danneggiamento ed eventuale crollo della
struttura;
• Rischio di scivolamento dei pallet, tale da provocarne la caduta fuori dalle
scaffalature nei corridoi di passaggio con possibili danni alle persone.
• Visti i possibili danni che possono derivare dal non avere una scaffalatura
sismoresistente durante un evento sismico e, definito quanto sia importante
dotarsi di sistemi di scaffalatura simili, andiamo ad analizzare normativa e
linee guida.
SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA:
• Secondo la normativa sulle scaffalature in zona sismica, gli
scaffali di qualsiasi tipologia e dimensione (con la sola
esclusione delle scaffalature di altezza inferiore a 3 m
assimilabili ad elementi di arredo, per le quali si rimanda al
punto specifico), devono essere sempre concepite con criteri
antisismici.
• L’obbligatorietà di sistemi di stoccaggio antisismici dipende
dalla legislazione vigente in Italia in merito a:
• Sicurezza dei luoghi di lavoro (in particolare il D.lgs. 81/2008 o
Testo Unico);
• Progettazione delle strutture (in particolare il D.M. 17/01/2018).
SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA:
• OBBLIGO DI FISSAGGIO DELLE SCAFFALATURE = I SISTEMI DI
SCAFFALI DEVONO ESSERE AUTOPORTANTI E FISSATI A
TERRA.
• gli scaffali NON devono essere ancorati alle pareti o ai
pilasti,. Le scaffalature devono essere svincolate e
indipendenti per poter sfruttare la propria elasticità.
Ecco il motivo per cui in alcuni magazzini colpiti dal sisma è
successo che gli scaffali abbiano sostenuto la copertura
mentre le pareti collassavano e, viceversa, in altri sia collassato
tutto
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Cosa è un sisma
Secondo il modello della tettonica delle placche il movimento delle placche è lento, costante e
impercettibile (se non con strumenti appositi), ma modella e distorce le rocce sia in superficie che nel
sottosuolo.
Tuttavia in alcuni momenti e in alcune aree, a causa delle forze interne (pressioni, tensioni e attriti) tra le
masse rocciose, tali modellamenti si arrestano e la superficie coinvolta accumula tensione ed energia per
decine o centinaia di anni fino a che, al raggiungimento del carico di rottura, l'energia accumulata è
sufficiente a superare le forze resistenti causando l'improvviso e repentino spostamento della massa
rocciosa coinvolta.
Tale movimento improvviso (che in pochi secondi rilascia energia accumulata per decine o centinaia di
anni) genera così le onde sismiche e il terremoto associato.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
L’intensità del sisma
La scala Richter non valuta l’intensità di un terremoto (come la scala Mercalli), ma la magnitudo che “misura
la forza di un terremoto attraverso le registrazioni (sismogrammi) degli strumenti ed è stata definita nel 1935
dal famoso sismologo C.F. Richter come misura oggettiva della quantità di energia elastica emessa durante il
terremoto”.
Esprime dunque la grandezza di un terremoto “attraverso la misura dell'ampiezza massima della traccia
registrata dal sismografo”: un parametro “indipendente dagli effetti che il terremoto provoca sull'uomo e sulle
costruzioni”.
Ricordiamo che “i terremoti più piccoli percettibili dall'uomo hanno una magnitudo intorno a 2,5, mentre quelli
che possono provocare danni alle abitazioni e vittime hanno generalmente una magnitudo superiore a 5,5”.
Considerare che la Magnitudo del sisma del 20/05/2012 è stata di 5,9 mentre la magnitudo del sisma
del 29/05/2012 è stata di 5,8.
Il sisma del 23 Novembre del 1980 ebbe Magnitudo 7,0.
Ovviamente due sismi di magnitudo uguale possono provocare effetti completamenti diversi su siti
con diversa cultura del modo di costruire.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Una tonnellata di Tritolo sprigiona una energia pari a 4,184 gigajoule di energia, ovvero circa 1200 kWh di
energia!!!
Quindi l’energia in gioco durante il sisma del 20/05 è stata di circa 750 MILIONI DI kWh di energia.
Ovvero in termini economici l’uomo dovrebbe spendere circa 75 MILIONI DI EURO per produrre una tale
quantità di energia elettrica!!!!!!!
L’intensità del sisma
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
L’evento del 2012 ha esaltato le ovvie criticità di strutture che, legittimamente edificate nel rispetto di
previgenti regimi normativi, non prevedevano tra le azioni di esercizio il sisma.
In altri termini sono state esaltate le intrinseche vulnerabilità e come tali strutture, sul territorio, sono dislocati
innumerevoli altri scenari industriali in cui il rischio sismico è divenuto non nullo in seguito all’assegnazione,
ex lege, di un livello di pericolosità sismica non nulla.
Rischio sismico
La pericolosità sismica P (definita anche sismicità del luogo) è costituita dalla probabilità che si
verifichino terremoti di una data entità in un data zona ed in un prefissato intervallo di tempo.
La vulnerabilità sismica V misura la predisposizione di una costruzione, di una infrastruttura o di
una parte del territorio a subire danni per effetto di un sisma di prefissata entità
L’esposizione E è costituita dal complesso dei beni e delle attività che possono subire perdite per
effetto del sisma.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
E’ quindi chiaro che, anche in presenza di una bassa pericolosità P, elevati valori della vulnerabilità V e/o
dell’esposizione E, possono portare ad un livello di rischio R significativo.
La vulnerabilità di un’opera
«è un suo carattere comportamentale descritto attraverso una legge causa-effetto in cui la causa è il
terremoto e l’effetto è il Danno» (Sandi 1986)
Rischio sismico
• Misura la predisposizione di una costruzione, di una infrastruttura o di una parte del territorio a subire
danni per effetto di un sisma di prefissata entità
• Misura l’incapacità, congenita e/o dovuta ad obsolescenza, di resistere ad azioni simiche
Scenario normativo attuale:
- Decreto legislativo 9 aprile 2008 , n. 81 ・Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n.
123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro - D.m. 14 gennaio 2008
«Nuove norme tecniche per le costruzioni»
- Circolare 2 febbraio 2009 n.617 Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme tecniche per le
costruzioni» di cui al DM 14 gennaio 2008
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Su una costruzione esistente che ospita attività di lavoro incidono, dunque, sia le norme tecniche, nelle
stesse ipotesi di esecuzione di interventi previsti al capitolo 8, sia il d.lgs.81/2008 i cui precetti sono di portata
più ampia, e soprattutto estremamente chiari nell’individuare il percorso di messa in sicurezza.
Rischio sismico
Nel TUSL, è limpido e pone i datori di lavoro, soprattutto in quelle zone del territorio italiano che sono di
recente state classificate sismiche, nella posizione di dover adeguare, o quantomeno avviare un processo di
miglioramento della condizione statica dell’immobile ove si svolge l’attività lavorativa, rispetto al rischio
sismico e non solo.
Infatti il TUSL statuisce che gli ambienti dove si svolgono delle attività lavorative devono essere soggetti a
valutazione di tutti i rischi e rispetto ad essi devono essere sicuri e stabili.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Mappa pericolosità sismica Italia
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Mappa pericolosità sismica Comuni
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
SICUREZZA DEGLI AMBIENTI IN CASO DI
CAMBIAMENTO
DELLO SCENARIO DI CARICO
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Approccio della Regione Veneto: Edifici rilevanti
ALLEGATO B alla D.G.R. 28 novembre 2003, n. 3645
CATEGORIE DI EDIFICI E OPERE INFRASTRUTTURALI CHE POSSONO ASSUMERE RILEVANZA IN
RELAZIONE ALLE CONSEGUENZE DI UN EVENTUALE COLLASSO
(ai sensi art.2 comma 3 – Ordinanza PCM n.3274/03)
EDIFICI RILEVANTI
Edifici destinati a qualsiasi attività di altezza superiore ai 24 metri alla linea di gronda.
Edifici in tutto o in parte destinati ad attività di:
1-4 [Omissis. Prevalentemente edifici pubblici]
5. Centri commerciali, grandi magazzini e mercati coperti con superficie superiore o uguale a 5.000 mq;
6. Musei, biblioteche e sale espositive con superfici superiori o uguali a 1.000 mq e non soggette a vincoli
monumentali;
7. Sale ad uso pubblico per spettacoli, convegni e manifestazioni con capienza superiore a 100 unità;
8. Sedi centrali di Banche, Operatori finanziari e uffici postali;
9. Industrie con personale impiegato superiore a 100 unità o di rilevanza in relazione alla pericolosità
degli impianti e delle sostanze lavorate;
10. Attività di tipo alberghiero con capienza superiore o uguale a 100 unità;
11. Chiese e locali di culto non soggetti a vincoli monumentali;
12. Rimessaggio mezzi e attrezzature di base di cui alle attività precedenti.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
TITOLARE ATTIVITA’ PRODUTTIVA
(D.Lgs 81/08)
VALUTAZIONE SICUREZZA
p.To 8.3 NTC 2018
RISCHIO SISMICO
PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Valutazione della sicurezzaNTC 2018 §8.3
La valutazione della sicurezza e la progettazione degli interventi sulle costruzioni esistenti potranno
essere eseguiti con riferimento ai soli SLU
nel caso in cui si effettui la verifica anche nei confronti degli SLE i relativi livelli di prestazione possono
essere stabiliti dal Progettista di concerto con il Committente
Le Verifiche agli SLU possono essere eseguite rispetto alla condizione di salvaguardia della vita umana
(SLV) o, in alternativa, alla condizione di collasso (SLC).
Le costruzioni esistenti devono essere sottoposte a valutazione della sicurezza quando ricorra anche
una delle seguenti situazioni:
• riduzione evidente della capacità resistente e/o deformativa della struttura o di alcune sue parti
dovuta ad azioni ambientali (sisma, vento, neve e temperatura), significativo degrado e
decadimento delle caratteristiche meccaniche dei materiali, azioni eccezionali (urti, incendi,
esplosioni), deformazioni significative imposte da cedimenti del terreno di fondazione;
• provati gravi errori di progetto o di costruzione;
• cambio della destinazione d’uso della costruzione o di parti di essa, con variazione significativa
dei carichi variabili e/o della classe d’uso della costruzione;
• interventi non dichiaratamente strutturali, qualora essi interagiscano, anche solo in parte, con
elementi aventi funzione strutturale e, in modo consistente, ne riducano la capacità o ne
modifichino la rigidezza.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Valutazione della sicurezza
NTC 2018 §8.3
La valutazione della sicurezza deve permettere di stabilire se:
• l’uso della costruzione possa continuare senza interventi;
• l’uso debba essere modificato (declassamento, cambio di destinazione e/o imposizione di
limitazioni e/o cautele nell’uso);
• sia necessario procedere ad aumentare o ripristinare la capacità portante.
La valutazione della sicurezza dovrà effettuarsi ogni qual volta si eseguano gli interventi strutturali di
cui al punto 8.4, e dovrà determinare il livello di sicurezza prima e dopo l’intervento.
§8.4 CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI
• interventi di adeguamento atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle presenti norme;
• interventi di miglioramento atti ad aumentare la sicurezza strutturale esistente, pur senza
necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle presenti norme;
• riparazioni o interventi locali che interessino elementi isolati, e che comunque comportino un
miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Prescrizioni del d.lgs 81/2008
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Prescrizioni del d.lgs 81/2008
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
Prescrizioni del d.lgs 81/2008
L’Art. 1.1.1 E’ limpido e non lascia alcun dubbio interpretativo circa i requisiti che gli ambienti
di lavoro devono possedere: essi devono essere solidi (anche) rispetto alle caratteristiche
ambientali.
L’Art. 1.1.2, di fatto, riconosce alle politiche di manutenzione il ruolo di garantire i requisiti
si solidità di tutto ciò che fa parte del luogo di lavoro, elementi strutturali e non strutturali
compresi.
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
appoggi elementi orizzontali
(su elem. verticali o orizz.)
resistenza e duttilità degli
elementi verticali
(effetti del II ordine)
resistenza dei collegamenti
dei pannelli
elementi aggettanti
pilastro-bicchiere-plinto-fondazione
impianti
scaffalature
vetrate
LL.G. CSLP: CRITICITÀ NOTE - funzionamento come sistema
Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018
Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto
LL.G. CSLP: CRITICITÀ NOTE - funzionamento come sistema
CRITERI, PRESTAZIONI, VERIFICHE
SISMICHE E STATICHE
Per mantenere un magazzino in sicurezza è
indispensabile che le scaffalature installate all’interno
siano state progettate rispetto alle sollecitazioni statiche
e sismiche previste dalle normative vigenti e che siano
state installate in conformità al progetto.
SCAFFALATURE NUOVE Norma UNI/TS 11379:2010
Scaffalature metalliche - Progettazione sotto carichi sismici
delle scaffalature per lo stoccaggio statico di pallet.
SCAFFALATURE ESISTENTI ?
E’ possibile effettuare interventi di adeguamento. Le scelte progettuali applicabili per portare la
scaffalature ad avere una certa resistenza al sisma possono essere diverse, in funzione della tipologia di
scaffalatura e delle sue caratteristiche costruttive.
Una scaffalatura NON sismica, installata da più di 5-10 anni, può essere resa antisismica al 100% ma
richiede interventi poco vantaggiosi economicamente.
Si potrà raggiungere un «miglioramento» adeguando la scaffalatura al 60% del sisma d progetto previsto
con interventi meno costosi
Ceramica Sant’Agostino
Magazzino automatico verticale
Ceramica Sant’Agostino
Magazzino automatico verticale
Ceramica Sant’Agostino
Magazzino automatico verticale
ESEMPIO
ID Tipologia Ripiani Lunghezza [m] Tot. Numero tipologia
1 A 3 2,15 6,45 D 24
2 Ag 7 4,3 30,1 D1 65
3 D1 3 2,8 8,4 D2 1
4 D1 3 2,8 8,4 D3 12
5 R 2 2,8 5,6 D4 2
6 R 2 2,8 5,6 A 1
7 R 2 2,8 5,6 Ag 3
8 R 2 2,8 5,6 R 4
9 D 4 2,8 11,2 G1 1
10 D 4 2,8 11,2 G2 17
11 D 4 2,8 11,2 G3 5
12 D 4 2,8 11,2 G4 5
13 D 4 2,8 11,2 L 47
14 D 4 2,8 11,2 C 9
15 L 2 2,5 5 S5 5
15a L 2 2,5 5
16 L 2 2,5 5 Totale 201
16a L 2 2,5 5
16b D1 4 2,8 11,2
17 D1 4 2,8 11,2
183 S5 4 3 12
184 S5 3 3 9
185 S5 4 3 12
186 S5 5 3 15
187 S5 5 3 15
188 G2 2 2,8 5,6
189 G2 2 2,8 5,6
190 G2 2 2,8 5,6
191 G2 3 2,8 8,4
192 G2 3 2,8 8,4
193 D3 4 2,8 11,2
194 D3 3 2,8 8,4
2437,95
 Mancano tabelle portata
 Mancano tabelle portata
 Mancano tabelle portata
 Pallet accatastati davanti a scaffalature (=> danni ?)
 Pallet accatastati uni su altri (=> stabilità?)
 Paracolpi ??
 Attacco a terra corretto
 Rete protezione posteriore su
area passaggio
 Mancano tabelle portata
 Paracolpi ?
 Mancano tabelle portata
 Mancano tabelle portata
 Paracolpi ?
 Mancano tabelle portata
 Paracolpi ?
PROGETTISTA / COSTRUTTORE / INSTALLATORE
• progettista, produttore, venditore e installatore di attrezzature
di immagazzinaggio hanno obbligo di:
• Produrre attrezzature che rispettino norme tecniche cogenti (strutture
metalliche, impianti, …) e regole dell’arte (CNR, UNI, ISO, IEC,…)
• fabbricazione, vendita, noleggio e concessione in uso di attrezzature di
lavoro, dispositivi di protezione individuali ed impianti rispondenti alle
disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di salute e
sicurezza sul lavoro. [art 23, D.Lgs. n. 81/2008]
Le Norme tecniche per le costruzioni prevedono che in sede di
progettazione di una struttura si debba tenere conto anche degli urti
prevedibili contro la struttura stessa. Nel caso delle scaffalature questi
urti, causati solitamente dai carrelli elevatori in movimento attorno alla
scaffalatura, dovranno essere di volta in volta quantificati a seconda della
tipologia di mezzo utilizzato
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
PROGETTISTA / COSTRUTTORE / INSTALLATORE
• progettista, produttore, venditore e installatore di attrezzature
di immagazzinaggio
Dei difetti e della inadeguatezza dei congegni antinfortunistici (e dei
conseguenti infortuni) ne rispondono in forma esclusiva se il datore di
lavoro dimostra di non aver omesso il proprio ruolo di vigilanza
• E’ irrilevante, a discolpa, la presenza di una certificazione che attesta la
rispondenza del macchinario alle prescritte misure di sicurezza (Cass.
pen. 14 novembre 2017, n. 51735)
• la responsabilità del datore di lavoro che ha messo in funzione
l’attrezzatura non fa venir meno la responsabilità di chi l’ha costruita
e/o venduta (Cass. pen. 28 aprile 2017, n. 20347)
• Il costruttore e/o venditore risponde nel caso in cui il libretto di
istruzioni (parte integrante ed essenziale dell’attrezzatura) sia
lacunoso: ad esempio, perché non riporta alcuna indicazione in ordine
alle corrette procedure di carico e scarico. (Cass. pen. 28 aprile 2017,
n. 20339).
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
COMMITTENTI - DATORE LAVORO
SCAFFALATURE:
ATTREZZATURE DI LAVORO ubicate in AMBIENTE di LAVORO
• Ministero del lavoro - 13 settembre 1995 “relativamente alle scaffalature
metalliche utilizzate nei luoghi di lavoro, esse sono da considerarsi
attrezzature di lavoro“ [all’epoca del D.Lgs. n. 626/1994]
• D.Lgs. n. 81/2008 TUS definizione di attrezzatura di lavoro (art. 69, comma 1,
lettera a): “qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o impianto, inteso come
il complesso di macchine, attrezzature e componenti necessari all’attuazione
di un processo produttivo, destinato ad essere usato durante il lavoro”.
• obblighi di sicurezza del datore lavoro NON si esauriscono acquistando
un’attrezzatura a norma
• NOTA l’interpello n. 16 del 20 dicembre 2013 in cui la Commissione asserisce
che “le scaffalature metalliche non sono attrezzature di lavoro […]” riguarda
l’applicazione delle norme inerenti i cantieri, non i luoghi di lavoro.
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
COMMITTENTI - DATORE LAVORO
OBBLIGHI INERENTI LA SICUREZZA DEI LUOGHI DI LAVORO
[TUS 81/08]
• obbligo di redigere il DVR (documento che deve contenere
non solo l’analisi dei rischi, ma anche l’individuazione delle
misure di prevenzione e protezione adottate contro questi
rischi [art. 28 D.Lgs. n. 81/2008]
• ANALISI DEI RISCHI
• MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
• INFORMAZIONE E FORMAZIONE
• VIGILANZA
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
COMMITTENTI - DATORE LAVORO
• ANALISI DEI RISCHI
nel DVR occorre valutare “tutti” i rischi per la sicurezza e la salute durante
l’attività lavorativa. [art. 17 e 28 D.Lgs. n. 81/2008]
alcuni esempi:
 rischio sismico per edifici e scaffalature: Cass. pen. 13/2/2017, n. 6604 “i terremoti […]
sono eventi rientranti tra le normali vicende del suolo, e non possono essere considerati come
eventi eccezionali ed imprevedibili quando si verifichino in zone […] qualificate come sismiche”.
Altra giurisprudenza recente.
 rischio da condizioni di lavoro: Cass. pen. 19/2/2014, n. 7956. All’interno di un
magazzino, un lavoratore alla guida di un transpallets si muove in retromarcia
scontrandosi con altro transpallets e riporta lesioni personali. Colpa del datore di
lavoro: aver omesso un’adeguata valutazione del rischio derivante dalle condizioni di
lavoro (quantità di merce stipata nel magazzino e urgenza di sistemazione durante
turno di notte).
 rischio da mancata manutenzione (importante per sicurezza magazzini): Cass. pen.
31 01 2014, n. 4961 “in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro, tra le misure che la
valutazione dei rischi deve prevedere, rientra anche l’attività di manutenzione
necessaria a preservare nel tempo l’idoneità e l’efficienza delle misure di
prevenzione individuate
 Resistenza al fuoco, sicurezza elettrica, fulminazione, altri rischi non oggetto di
questo corso
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
COMMITTENTI - DATORE LAVORO
• INDIVIDUAZIONE MISURE PREVENZIONE E PROTEZIONE
nel DVR il datore di lavoro è tenuto a predisporre
misure tecniche, organizzative, procedurali per accertarsi che le attrezzature messe a
disposizione dei lavoratori siano:
• sicure e idonee all’uso
• a prescindere dalla eventuale responsabilità del fabbricante o del fornitore
• Indipendentemente dalla certificazione di conformità dell’attrezzatura alla normativa antinfortunistica
le norme tecniche UNI (in particolare UNI 11636 e UNI EN 15635) forniscono misure di prevenzione.
Esempio: Il datore di lavoro committente della scaffalatura è obbligato ad individuare
anche i rischi derivanti da urti accidentali di mezzi meccanici contro la scaffalatura, e
conseguentemente a progettare e realizzare le misure di prevenzione e protezione del
caso, ad esempio prevedendo l’installazione di appositi paraurti a protezione della
scaffalatura, che dovranno essere progettati in base alle sollecitazioni provocate dai
mezzi meccanici effettivamente utilizzati in azienda.
• Cass. pen. 22 marzo 2018, n. 13315 condanna datrice di lavoro per l’infortunio subito da un
dipendente addetto a un’attrezzatura di lavoro “non conforme ai requisiti di sicurezza previsti dalla
normativa UNI EN”;
• Cass. pen. 12 gennaio 2018, n. 1219 conferma la condanna del rappresentante legale di una s.r.l. per
l’infortunio mortale subito da un dipendente adibito a un’attrezzatura di lavoro sprovvista del
dispositivo prescritto dalla normativa UNI EN.
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
COMMITTENTI - DATORE LAVORO
• INFORMAZIONE E FORMAZIONE
lavoratori, dirigenti e preposti devono ricevere un’adeguata e
specifica formazione a cura del datore di lavoro [art. 37 D.Lgs. n.
81/2008].
Cass. pen. 5 aprile 2018, n. 15204, infortunio magazziniere colpito da materiali
posizionati sulla scaffalatura. Colpa del datore di lavoro: omessa informazione e
formazione ai lavoratori sui rischi connessi all’utilizzo delle scaffalature dato che la
formazione “sul campo” è insufficiente rispetto a quanto prescritto dalla normativa
antinfortunistica.
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
DATORE LAVORO - PRSES
• Il datore di lavoro ha la responsabilità di individuare il PRSES ovvero la
persona o l'ente che esegue le ispezioni visive, conferendogli l'autorità,
l'autonomia e le responsabilità come richiesto da UNI EN 15635.
• Il PRSES solitamente fa parte del personale dell'azienda e riceve una
formazione adeguata per ricoprire il suo ruolo con competenza.
• Non è preclusa la possibilità di assegnare il ruolo di PRSES ad una parte
terza ovvero al fornitore delle scaffalature, purché in possesso dei
requisiti di "persona competente« specificati dalla UNI EN 15635.
• Il PRSES deve essere capace di anteporre la sicurezza degli operatori e
delle merci, o comunque di persone che accedono in prossimità agli
scaffali, a qualsiasi altra mansione affidatagli, potendosi trovare nella
necessità di prendere decisioni che possono influire sullo svolgimento
delle attività aziendali.
PROFILI DI RESPONSABILITÀ
COSTI - BENEFICI
applicazione delle EN15635 UNI 11636 comprende attività che AUMENTANO I COSTI DI
GESIONE ? VALUTARE I VANTAGGI E LE OPPORTUNITA’: BUSINESS CONTINUITY <=>
BUSINESS INTERRUPTION
• COSTI DIRETTI non sono eliminabili. intervenire sui componenti (strutturali) danneggiati è
obbligatorio
• COSTI INDIRETTI si possono diminuire. una pianificazione degli interventi di manutenzione
permette di abbassare e/o evitare costi indiretti dovuti all’esecuzione degli interventi in
condizioni di emergenza.
• intervento di sostituzione, che prevede lo scarico della scaffalatura, se pianificato evita interruzioni
improvvise di produzione, ritardi imprevisti, meno rischi di danni ai materiali stoccati.
• analisi delle cause del danno permette spesso di determinare nuove procedure che consentono di
ridurre o eliminare rischio di ripetizione di quel tipo di danno.
• gestione della documentazione tecnica e del registro degli interventi garantiscono precisione e
velocità nel recupero delle informazioni. in caso di riconfigurazioni delle scaffalature è molto più
veloce effettuare validazione statica ai sensi della UNI 11636 con risparmio dei costi.
• sistema documentato di manutenzione conforme a standard europeo da evidenza dell’attenzione del
datore di lavoro nei confronti della sicurezza sui luoghi di lavoro. In caso di incidente consente di
difendersi in maniera adeguata qualora venisse chiamato in sede giudiziaria
BIBLIOGRAFIA
• NORME UNI
• UNICMI guida alla sicurezza delle scaffalature e dei soppalchi
• Raffaele Guariniello - Sicurezza del lavoro: magazzino e
responsabilità penali - Diritto & Pratica del Lavoro 1/2019
• Prof.ssa Maria Fichera - Appunti dalle lezioni di Logistica
• VEGA - Ambiente salute e sicurezza
• Arcadia - Claudio Dionisio
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE
ARCHLIVING s.r.l.
Via Camuzzoni, 1 - 37138 Verona
Sito web: www.archliving.it
Ing. Filippo Toso
f.toso@archliving.it
Ing. Gianluca Loffredo
g.loffredo@archliving.it

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SICUREZZA DELLE SCAFFALATURE METALLICHE

  • 1. SICUREZZA DELLE SCAFFALATURE METALLICHE adempimenti, utilizzo e manutenzione, prevenzione sismica Verona, 22 febbraio 2018 - Ing. Filippo Toso, Ing. Gianluca Loffredo
  • 2. DI COSA PARLIAMO OGGI ? Per mantenere un magazzino in sicurezza è indispensabile che le scaffalature siano • progettate rispetto alle sollecitazioni statiche e sismiche previste dalle normative vigenti • installate in conformità al progetto Inoltre, tenuto conto che le scaffalature sono attrezzature di lavoro, è necessario effettuare ispezioni periodiche delle scaffalature per verificarne lo stato di sicurezza, perché • urti da utilizzo di carrelli elevatori, • apposizione di carichi superiori a quelli di progetto potrebbero produrre danni e deformazioni alle strutture portanti che espongono al rischio di incidenti che si possono verificare anche in tempi successivi alle operazioni di carico.
  • 3. DI COSA PARLIAMO OGGI ? • SICUREZZA DELLE SCAFFALATURE IN ESERCIZIO https://www.youtube.com/watch?v=aejD4p6IBGs https://www.youtube.com/watch?v=KUf1sITak8w
  • 4. INQUADRAMENTO NORMATIVO • D.Lgs. n. 81/2008 TUS (progettisti, produttori, venditori, installatori, datori di lavoro, RSPP, utilizzatori) • NORME TECNICHE • DM 17/1/2018 NTC • CNR, UNI, ISO, CEI, … (progettisti, produttori, venditori, installatori)
  • 5. INQUADRAMENTO NORMATIVO • UNI EN 15xxx sistemi di stoccaggio statici di acciaio • EN 15878 - TERMINI E DEFINIZIONI • EN 15635 - UTILIZZO E MANUTENZIONE • 11636 - VALIDAZIONE Utili solo a specialisti / progettisti / verificatori • EN 15629 - specifiche attrezzatura immagazzinaggio • EN 15620 – PORTAPALLET • TS-11379 - rev 2012 Progettazione sotto carichi sismici scaffalature per lo stoccaggio statico di pallet - RITIRATA
  • 7. TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE il pallet viene posto in una posizione e prelevato sempre dalla stessa posizione È il tipo di scaffalatura maggiormente utilizzato • praticità nel posizionare e prelevare le unità di carico, normalmente i pallet • permette di modificare velocemente la posizione delle traverse in relazione all’altezza delle unità di carico • offrono la massima sicurezza in relazione ai carichi predefiniti
  • 9. TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE • Le scaffalature drive-in • consentono uno sfruttamento dello spazio maggiore rispetto alle scaffalature portapallet tradizionali • eliminazione dei corridoi di prelievo. Il carrello elevatore posiziona i pallet uno di seguito all'altro su guide laterali. Oltre al guadagno di spazio, il sistema aumenta la produttività quando si movimentano in sequenza molti pallets dello stesso articolo in modalità LIFO. è molto utilizzato in celle frigorifere, di refrigerazione e di congelamento dove è importante sfruttare al massimo lo spazio destinato allo stoccaggio dei prodotti a temperatura controllata.
  • 10. TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE DRIVE-IN DRIVE THROUGH Il carrello elevatore posiziona i pallet uno di seguito all'altro su guide laterali. Oltre al guadagno di spazio, il sistema aumenta la produttività quando si movimentano in sequenza molti pallets dello stesso articolo in modalità LIFO. molto utilizzato in celle frigorifere e/o dove è importante sfruttare al massimo lo spazio destinato allo stoccaggio dei prodotti a temperatura controllata DRIVE-IN (LIFO) DRIVE-THROUGH (FIFO)
  • 11. TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE DRIVE-IN DRIVE THROUGH DRIVE-IN (LIFO) DRIVE-THROUGH (FIFO)
  • 12. TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE • stoccaggio di unità di carico molto lunghe e di diverse misure (profili metallici, tubi, pannelli in legno, lastre metalliche, ecc.) • offrono la possibilità di posizionare i livelli da uno solo o da entrambi i lati della struttura. • La movimentazione del carico può essere effettuata manualmente, quando il peso è ridotto, o con carrelli e mezzi di sollevamento per oggetti pesanti. • Struttura di grande semplicità e leggerezza.
  • 15. TIPOLOGIE DI SCAFFALATURE MAGAZZINI DINAMICI Strutture che permettono un sistema di immagazzinamento in cui il prodotto si sposta, secondo logiche di prelievo o di stoccaggio, con funzionamento a gravita o a motore. varie tipologie: scaffali compattabili caroselli verticali caroselli orizzontali Magazzini dinamici
  • 19. Per movimentare, muovere fisicamente le merci, dai mezzi di trasporto al magazzino, da magazzino a mezzi per il carico o produzione e viceversa si utilizzano mezzi specifici. In relazione a: • percorsi, larghezza corridoi tra scaffalature • tipo di prodotto da spostare • altezze da raggiungere in magazzino I mezzi di movimentazione
  • 20. I MEZZI DI MOVIMENTAZIONE TRANSPALLET hanno altezza limitata di sollevamento, usati per scarico e carico dei mezzi di trasporto CARRELLI ELEVATORI • usati in aree di posizionamento • operatore a bordo / riducono fatica umana • aumentano produttività (consentono utilizzare volume alto del magazzino) la scelta del carrello è correlata alla scelta delle strutture di posizionamento, perché le une condizionano le altre ( es: se adotto strutture molto alte e ho budget limitato che mi consente di comprare un solo mezzo di movimentazione va da solo che la scelta ricadrà su un carrello elevatore)
  • 21. TRANSPALLET Manuale operatore a terra Motorizzato operatore a terra Motorizzato operatore a bordo
  • 22. CARRELLO ELEVATORE • hanno sempre l’operatore a bordo • Riduzione della fatica • Aumento della produttività Carrello rettratile Carrello trilaterale
  • 23. UNI 11636 - SCAFFALATURE INDUSTRIALI METALLICHE VALIDAZIONE DELLE ATTREZZATURE DI IMMAGAZZINAMENTO • DEFINIZIONI • STATO DI UNA SCAFFALATURA DURANTE LA VITA NOMINALE • VALIDAZIONE DELLA ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO • RESPONSABILITÀ DELLA VALIDAZIONE DELLA SCAFFALATURA • ISPEZIONE DELLA ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO • CONTENUTI DEI RAPPORTI DI ISPEZIONE E DEI DOCUMENTI DI VALIDAZIONE
  • 24. DEFINIZIONI • ISPEZIONE <Scaffalature industriali metalliche>: Sopralluogo condotto in conformità alla UNI EN 15635 da una persona responsabile per la sicurezza della scaffalatura (PRSES) o da un esperto validatore. • PRSES persona responsabile della sicurezza della scaffalatura da magazzino: Persona nominata dalla direzione con la responsabilità di mantenere in sicurezza il funzionamento del sistema di stoccaggio del magazzino. Il PRSES deve avere competenze adeguate per svolgere tale compito. • esperto validatore: Persona che possiede le conoscenze, abilità e competenze necessarie per eseguire le validazioni previste dalla norma. Il progettista strutturale dello scaffale oppure persona adeguatamente formata dell'organizzazione tecnica del costruttore della scaffalatura sono da intendersi "esperti validatori" nei diversi ambiti di competenza. • utilizzatore: società o persona incaricata della gestione e del funzionamento dell'impianto su base giornaliera, che è responsabile anche del mantenimento in sicurezza dell'impianto stesso. (datore di lavoro ?  RSPP ?  lavoratore preposto ?
  • 25. STATO DI UNA SCAFFALATURA DURANTE LA VITA NOMINALE (10-15 anni UNI EN 15512) STATO INIZIALE o originale; NUOVO STATO dovuto a: • cambio di tipologia o peso delle unità di carico; • cambiamenti ambientali (assestamenti o modifiche della fondazione / pavimentazione, temperatura magazzino,…); • cambiamento configurazione (modifica numero o distanza tra livelli di carico); • cambiamento nel numero delle campate o dei corridoi; • cambio di posizionamento all'interno dello stesso locale; • sostituzione di componenti danneggiati (con altri di tipo uguale / diverso); • riparazione di componenti danneggiati; • aggiunta o rimozione di componenti.
  • 26. VALIDAZIONE DELLA ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO • validazione PER L'USO della scaffalatura è globale • validazione DOCUMENTALE, la validazione STATICA e la validazione di MONTAGGIO, sono parziali • validazione per l'uso di una scaffalatura richiede che siano condotte ispezioni da parte di un esperto validatore ad intervalli temporali non maggiori di 12 mesi dalla entrata in uso della scaffalatura [UNI EN 15635]
  • 27. 1) VALIDAZIONE STATICA • verifica della capacità portante della scaffalatura nella sua configurazione corrente, in conformità allo stato dell'arte della tecnica e dei metodi di calcolo in essere al momento della validazione; • garantisce che la scaffalatura è in grado di sostenere i carichi previsti nelle condizioni di progetto. • riferita alla scaffalatura utilizzata in modo corretto secondo specifiche d'uso, in assenza di danni dovuti all’esercizio. • non fa riferimento alla configurazione iniziale dello scaffale, ove questa sia variata. • Tale validazione deve essere prodotta dal fornitore della scaffalatura o da un esperto validatore, mediante il rilascio di specifica documentazione.
  • 28. 2) VALIDAZIONE DI MONTAGGIO • processo che permette di stabilire che la scaffalatura nello stato in cui si trova è stata installata conformemente alle specifiche di progetto, alle istruzioni di montaggio del fornitore e alle disposizioni per l'uso sicuro delle scaffalature. • La scaffalatura deve essere corredata di un "documento di corretta installazione" rilasciato da validatore [UNI EN 15635]. • In assenza di "Documento di corretta installazione" lo stesso deve essere ottenuto a seguito di un rapporto di ispezione, sti lato da un esperto validatore, in cui non emergano situazioni di rischio o di danno grave alla struttura.
  • 29. 3) VALIDAZIONE DOCUMENTALE verifica della esistenza e congruenza di tutti i documenti richiesti dalle norme. è condotta da un esperto validatore • relazione di calcolo o documento con validità contrattuale, con la chiara identificazione delle configurazioni ammesse e delle relative portate; • disegni di progetto o documento con validità contrattuale, che illustra e identifica le configurazioni della scaffalatura come installate; • identificazione dei componenti; • targhe di portata installate e coerenti con le configurazioni; • manuale di montaggio , uso e manutenzione; • attestazione di corretto montaggio o documento equivalente; • registro delle ispezioni e degli interventi di manutenzione.
  • 30. 4) VALIDAZIONE D’ USO processo che stabilisce l'utilizzo sicuro della scaffalatura; è rilasciata dal fornitore o da una persona competente. è necessario che risulti verificata l'integrità della scaffalatura: • controllo degli elementi strutturali e degli accessori (ispezione ai sensi UNI 11636 e 15635) • conformità della validazione statica; • conformità della validazione di montaggio; • conformità della validazione documentale; • verifica dell'esistenza di condizioni di uso sicuro della scaffalatura, ovvero le condizioni operative previste dalle UNI EN 15512, UNI EN 15620, UNI EN 15629, UNI EN 15635.
  • 31. SINTESI VALIDAZIONE • validazione STATICA: verifica capacità di carico in condizioni di sicurezza della scaffalatura installata in specifiche disposizioni e configurazioni. => "documento di validazione statica" emesso dal fornitore della scaffalatura o da un esperto validatore. • validazione DI MONTAGGIO: verifica che il montaggio della scaffalatura è stato portato a termine in accordo alle specifiche del costruttore e del progettista, relativamente alle configurazioni previste per l'uso sicuro della stessa. => "documento di validazione del montaggio« emesso dal fornitore della scaffalatura o da esperto validatore al termine della installazione della scaffalatura. • validazione DOCUMENTALE: verifica che la documentazione di accompagnamento della scaffalatura è idonea a dimostrare che la stessa può essere utilizzata in modo sicuro nella configurazione installata. => "documento di validazione documentale" emesso dal fornitore della scaffalatura o da un esperto validatore. • validazione d'uso di una scaffalatura da magazzino: Processo che verifica la sicurezza di uso di una scaffalatura sulla base della validazione statica, di montaggio e documentale. => "documento di validazione d'uso" emesso dal fornitore della scaffalatura o dall'esperto validatore.
  • 32. RESPONSABILITA’ della VALIDAZIONE Responsabilità del fornitore - scaffalatura nuova rilasciare all'acquirente, prima della messa in esercizio, l'attestazione della validazione d'uso: • validazione statica • validazione di montaggio (se installazione è stata fatta da utilizzatore o da subappaltatore, la validazione della corretta esecuzione dell'opera è rilasciata dall'utilizzatore o dal subappaltatore). • validazione documentale.
  • 33. RESPONSABILITA’ della VALIDAZIONE Responsabilità del fornitore o del validatore per scaffalatura usata Nel caso di una scaffalatura riutilizzata (-> prospetto 1 UNI 11636) il fornitore o un esperto validatore deve rilasciare l'attestazione della validazione d'uso, composta dai documenti seguenti: • validazione statica • validazione di montaggio • validazione documentale • rapporto dell'ispezione condotta da un esperto validatore. La procedura può essere eseguita in tutti i casi in cui la scaffalatura già installata è riutilizzata, anche se il periodo di primo utilizzo è minore di 1 anno.
  • 34. RESPONSABILITA’ dell’ UTILIZZATORE per una scaffalatura nuova o usata conservare e mantenere aggiornata la validazione d'uso della scaffalatura. • Documento di validazione statica • Documento di validazione di montaggio • Documento di validazione documentale • Documento di validazione d'uso • Ultimo rapporto dell'ispezione condotta da persona competente. • Verbali degli interventi di ispezione e manutenzione eseguiti successivamente all'ultima ispezione di persona competente Gli espletamenti relativi alla sicurezza strutturale degli scaffali nei confronti dei lavoratori o delle persone che accedono in prossimità degli scaffali si ritengono soddisfatti qualora i documenti di validazione e di ispezione richiesti per l'uso di una scaffalatura siano validati da un esperto validatore.
  • 35. TIPI DI VALIDAZIONE PER STATO SCAFFALATURA (uni 11636: 2016)
  • 36. ISPEZIONE ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO I criteri generali per le ispezioni sono indicati nella UNI EN 15635. ISPEZIONE: • riguarda tutti i componenti e gli accessori della scaffalatura. • analisi dello stato dei componenti nelle parti più basse (maggiore tendenza ad avere danni significativi) • osservazione da terra dei livelli più alti (visibile e interpretabili restando al suolo). Per ispezionare livelli non verificabili da terra si devono utilizzare mezzi sicuri per salire in quota. Non si sale usando la scaffalatura.
  • 37. ISPEZIONE ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO Il PRSES ha la responsabilità di organizzare le ispezioni. frequenza e estensione dipendono dalla specifica installazione. Si può suddividere ispezione in fasi distinte con frequenza diversa in base all'operatività e alla gestione del magazzino. (-> analisi rischi) il PRSES decide sulla base di: • tipo di prodotto immagazzinato, • frequenza e metodologia operativa delle operazioni di movimentazione • estensione del magazzino • attrezzature di movimentazione utilizzate, • personale coinvolto, • tutto ciò che interagisce con la scaffalatura.
  • 38. ISPEZIONE ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO • ispezione deve essere organizzata tenendo conto di zone differenti con diverse tipologie di rischio. In base al grado di riempimento dell'impianto, il PRSES dovrebbe eseguire controlli più frequenti laddove la scaffalatura è normalmente molto caricata oppure dove sono più frequenti le operazioni di prelievo e deposito. • le annotazioni registrate dal PRSES durante la normale operatività dell'impianto e i precedenti verbali di ispezione sono utili per individuare zone o attività specifiche che richiedono maggiore attenzione in fase di ispezione. • Durante ispezione non è richiesta la rimozione delle unità di carico dalla scaffalatura. (solo in caso di fondati dubbi da parte dell'esperto validatore sullo stato di efficienza di una certa parte). E' ammissibile che vi siano parti della scaffalatura non visibili perché occupate dalle merci. Il PRSES dovrebbe rendere accessibili tali parti nel corso di ispezioni successive.
  • 39. ISPEZIONE ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO In conformità alla UNI EN15635, al fine di assicurare l'utilizzo sicuro di una scaffalatura per lo stoccaggio devono essere condotti due tipi di ispezioni: • l'ispezione a vista, • l'ispezione dell'esperto validatore.
  • 40. ISPEZIONE A VISTA «INTERNA» • Il PRSES è responsabile che le ispezioni visive siano eseguite da personale istruito a svolgere tale attività, secondo un programma e con una frequenza prefissata. • Il PRSES deve mantenere la registrazione di queste ispezioni, come richiesto dalla UNI EN 15635. • Le ispezioni visive devono essere eseguite settimanalmente o ad intervalli regolari definiti dal datore di lavoro sulla base dell'analisi dei rischi del magazzino, come previsto dalle norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro. • ISPEZIONE VISIVA = controlli che servono a: comprovare lo stato di mantenimento della scaffalatura nelle condizioni di sicurezza richieste, controllare la presenza e l'efficacia della segnaletica e dei dispositivi di protezione, individuare danni non segnalati nel corso dell'attività giornaliera.
  • 41. ISPEZIONE DELL’ESPERTO VALIDATORE «ESTERNA» CHI ORGANIZZA ? PRSES – datore di lavoro su base analisi rischi (DVR) QUANDO ? almeno ogni 12 mesi. Documentare attraverso registro delle ispezioni effettuate, [UNI EN 15635] CHI ESEGUE ? esperto validatore – esterno [UNI EN 15635]. OBIETTIVO = valutare la sicurezza globale della scaffalatura e dell'ambiente circostante. rilasciato un resoconto scritto con le osservazioni e gli interventi necessari per ridurre al minimo i rischi. In tale resoconto viene riportata la valutazione e la classificazione dei danni suddivisa in 3 livelli: • Livello di danno verde: i componenti della scaffalatura sono sicuri e idonei all’uso, all’azienda è richiesto un semplice monitoraggio della struttura e un controllo dopo 12 mesi; • Livello di danno giallo: è necessario un rapido intervento, entro e non oltre 30 giorni, per sostituire i componenti danneggiati, la scaffalatura (campata) deve essere temporaneamente scaricata in vista dell’intervento locale; • Livello di danno rosso: mettere in sicurezza l’area e scaricare immediatamente la scaffalatura (tutte campate) fino all’esecuzione dell’intervento.
  • 42. ISPEZIONE DI UN ESPERTO VALIDATORE ISPEZIONE DI UN ESPERTO VALIDATORE COME ? Il programma dell'ispezione deve prevedere le fasi seguenti: • 1) controllo documentale della scaffalatura da magazzino • 2) verifica della conformità delle unità di carico • 3) verifica della adeguatezza dei mezzi di movimentazione • 4) verifica dell'idoneità della scaffalatura per l'impiego richiesto • 5) ispezione visiva delle condizioni generali del magazzino • 6) ispezione visiva delle scaffalature • 7) identificazione e registrazione dei danni rilevati • 8) valutazione del rischio conseguente al danno osservato • 9) ricerca delle cause del danno osservato • 10) proposta di azioni correttive • 11) trasmissione di tutte le informazioni ai responsabili del magazzino e dell'azienda, per la messa in atto delle azioni correttive
  • 44. RAPPORTO DI ISPEZIONE CONTENUTI • identificazione soggetto richiedente l'ispezione e del suo ruolo in azienda • nome e riferimenti di chi rilascia il documento (e/o eventuale gruppo di lavoro che esegue l'ispezione) • data (o date) e luogo dove si è condotta l'ispezione • quale processo viene verificato (planimetria / layout degli scaffali oggetto dell'ispezione; identificazione della scaffalatura, delle aree e degli elementi ispezionati); • descrizione di tutti controlli effettuati (richiesti da UNI EN 15635 e altre norme applicabili alla scaffalatura) • tutti gli eventuali ostacoli che possono aver ridotto affidabilità e completezza dell'ispezione e delle conclusioni; eventuali aree non indagate, sebbene incluse nel piano di ispezione; • i risultati dell'ispezione; • le conclusioni dell'ispezione; eventuali conclusioni non condivise tra chi esegue e chi ha richiesto l'ispezione; • raccomandazioni per il miglioramento; • accordi per il controllo del piano delle azioni da eseguire; • dichiarazione di riservatezza dei contenuti del documento; • lista di distribuzione del rapporto di ispezione.
  • 45. UNI EN 15635 - Sistemi di stoccaggio statici di acciaio UTILIZZO E MANUTENZIONE DELL'ATTREZZATURA DI IMMAGAZZMAGGIO fornisce tutte le istruzioni necessarie, le prassi da seguire e stabilisce i profili di responsabilità. Alcuni esempi: • Nominare un responsabile interno della sicurezza delle scaffalature (PRSES). • Redigere un piano di utilizzo e manutenzione (che comprende procedure gestionali e ispezioni periodiche). • Posizionare cartelli che indicano la portata massima delle scaffalature • Esecuzione di ispezioni periodiche da parte di personale interno. • Esecuzione di almeno un’ispezione annuale da parte di un tecnico esterno qualificato, documentata attraverso una relazione scritta contenente osservazioni ed eventuali proposte di azioni da realizzare. • Ripristino degli elementi danneggiati, previa messa in sicurezza della attrezzatura di stoccaggio.
  • 46. UNI EN 15635 - Sistemi di stoccaggio statici di acciaio UTILIZZO E MANUTENZIONE DELL'ATTREZZATURA DI IMMAGAZZMAGGIO • 3 DEFINIZIONI • 6 ASSEMBLAGGIO E MONTAGGIO • 7 MODIFICHE ALLA CONFIGURAZIONE ,DELL'ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO • 8 UTILIZZO DELL'ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO • 9 SICUREZZA DELL'ATTREZZATURA DI IMMAGAZZINAGGIO IN USO E VALUTAZIONE DEI COMPONENTI DANNEGGIATI • B ESEMPI TIPICI DI CARTELLI DI CARICO • C DANNI Al PALLET • D SICUREZZA DELL'ATTREZZATURA DI IMMA1GAZZINAGGIO UTILIZZATE E VALUTAZIONE DEI COMPONENTI DANNEGGIATI
  • 47. REQUISITI OPERATIVI PIANIFICAZIONE DEI SISTEMI DI IMMAGAZZINAGGIO Per una progettazione sicura dell'attrezzatura di immagazzinaggio da fornire in risposta alla capacità portante di carico richiesta, l'utilizzatore deve comunicare al redattore delle specifiche le informazioni seguenti, (vedere EN 15629): • dettagli dell'edificio nel quale il sistema di immagazzinaggio deve essere ubicato e del rispettivo ambiente • proprietà della pavimentazione utilizzata come fondazione per l'attrezzatura di immagazzinaggio e di movimentazione meccanica; • dettagli relativi alla merce da stoccare sull'attrezzatura e specifiche di ciascun pallet o degli altri tipi di accessori portanti di carico • specifiche dei carichi ammissibili dell'attrezzatura di immagazzinaggio; • disposizione e configurazione dell'attrezzatura per consentire interspazi progettuali sufficienti per eseguire il deposito e prelievo in sicurezza della merce considerando uno specifico flusso; • specifiche dell'attrezzatura di movimentazione da utilizzare (per esempio: tipo di carrelli ecc., in relazione all'attrezzatura di immagazzinaggio (vedere EN 15620 per informazioni sul raggio di manovra carrello e sui requisiti di larghezza effettiva del corridoio); • requisiti specificati di protezione anticollisione e resistenza agli urti; • specificare chi deve effettuare il montaggio dell'attrezzatura di immagazzinaggio • informazioni conosciute riguardo futuri cambiamenti previsti dei requisiti di immagazzinaggio.
  • 49. ANALISI DEI RISCHI • CRITERI PER L'INDIVIDUAZIONE DEL RISCHIO: • Per la valutazione dei rischi ci si avvale di tabelle • D = Danno Potenziale Prodotto • P = Probabilità / Frequenza con cui si verifica un Evento
  • 50. ANALISI DEI RISCHI SCALA DELL'INDICE D D = 4 effetti irreversibili su persone (morte, perdite anatomiche e/o funzionali). inabilità temporanea prognosi > 40 gg. Esiste una correlazione tra l'attività e la possibilità che causi vittime o effetti irreversibili alle persone • D = 3 inabilità temporanea con prognosi > ai 21 gg. correlazione tra incidente e danni che provocano fermata parziale o totale dell'attività > 30 gg. • D = 2 inabilità temporanea con prognosi </= 21 gg. correlazione tra incidente e danni che provocano fermata parziale o totale dell'attività > 1 e</= 30 gg. • D = 1 inabilità temporanea con prognosi </= 3 gg. correlazione tra incidente e danni che provocano fermata parziale o totale dell'attività </= 1 giorno.
  • 51. ANALISI DEI RISCHI SCALA DELL'INDICE P P = 3 Esiste una correlazione tra il fattore di rischio e la causa legata ad un danno. Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata (incidenti, infortuni, malattie professionali). Esiste una correlazione tra l'attività e/o il fattore di rischio ed il peggioramento dell'andamento infortunistico e/o le malattie professionali su un periodo significativo (tre, cinque anni). Esiste una probabilità di incidente>/= 2*10 (-2). P = 2 Il fattore di rischio può provocare un danno, anche se non in maniera automatica o diretta. È noto qualche episodio in cui alla mancanza rilevata ha fatto seguito il danno. Esiste una correlazione tra l'attività e/o il fattore di rischio ed il peggioramento dell'andamento infortunistico e/o le malattie professionali su un periodo significativo (tre, cinque anni). Esiste una probabilità di incidente< 2*10(-2) e>/= 3*10(-3). P = 1 Il fattore può provocare un danno solo in circostante occasionali o sfortunate di eventi. Non sono noti o sono solo rari episodi già verificatisi. Esiste una correlazione tra tra l'attività e l'andamento positivo infortunistico e/o di malattie professionali su un periodo significativo (tre, cinque anni). Esiste una probabilità di incidente di 3*10(-3) e 3*10(-5).
  • 52. ANALISI DEI RISCHI 4 A AA AA 3 M A AA 2 B M A 1 B B M 1 2 3 INDICED(dannopotenziale) INDICE P (probabilità e frequenza Ponendo in correlazione i due indicatori D e P si procede ad assegnare la condizione del rischio . • Categoria di rischio B: BASSO • Condizioni di rischio per le quali occorre mantenere o attuare i controlli dei pericoli potenziali. • Categoria di rischio M: MEDIO • Condizioni di rischio per le quali è necessario stabilire controlli dei pericoli potenziali per verificare un'eventuale incremento. • Categoria di rischio A: ALTO/ Categoria di rischio AA: ALTISSIMO • Condizioni di rischio per le quali occorre attuare interventi di prevenzione e protezione per ridurre i rischi in relazione all'entità del rischio accertata.
  • 53. ANALISI DEI RISCHI • POSIZIONAMENTO PALLET Al PIANI IN QUOTA (elementi ad altezza superiore ai 2,0 mt) • TIPOLOGIA DI RISCHIO: investimento da materiale caduto dall'alto INDICE DI DANNO: 4 INDICE DI PROBABILITA’: 1 INDICE DI RISCHIO: A • APPRESTAMENTI E ATTREZZATURE ATTI A GARANTIRE IL RISPETTO DELLE NORME: verificare che peso merce < portata ripiano, posizionare carrello di fronte a scaffale, pallet il più vicino possibile al dorso forche e inclinare all’indietro il montante del carrello, depositare correttamente il pallet
  • 54. VERIFICA SICUREZZA SCAFFALATURE (ATTREZZATURE DI LAVORO) IN CONDIZIONI DI ESERCIZIO
  • 55. SICUREZZA DEI MAGAZZINI – SCAFFALATURE Indagine del danno Un corrente, una mensola o un ripiano è da considerarsi sovraccarico se si è verificata una deformazione permanente o se la flessione è maggiore di quella specificata. L/200 per correnti di scaffalature porta-pallet e scaffali di acciaio Per tutte le scaffalature e strutture di scaffali servite da carrello elevatore a forche, la non verticalità sotto carico non deve eccedere 1/200. Qualsiasi spostamento oltre tale livello deve essere comunicato al fornitore per un controllo del progetto. Si deve, inoltre, tenere conto di tutte le ulteriori deformazioni del pavimento dovute a consolidamento e assestamento del terreno sotto il massetto. In caso di montanti di scaffalature a mensola, la flessione laterale sotto il carico verticale influenza sostanzialmente la non verticalità
  • 56. SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA: Gli scaffali metallici tradizionali si differenziano dalle scaffalature antisismiche in quanto nel primo caso vengono considerati solo i carichi statici (peso proprio della struttura e peso della merce stoccata) mentre nella seconda ipotesi intervengono anche i carichi dinamici dovuti alle oscillazioni causate dal sisma LE SCAFFALATURE RESISTONO AL SISMA?
  • 57. SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA: SCAFFALATURE O EDIFICI ?
  • 58. SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA: Se la struttura della scaffalatura non è progettata per resistere al sisma, esistono potenziali rischi da tenere in considerazione: • Possibilità di cedimento strutturale, ovvero crollo parziale o globale della scaffalatura con danneggiamento delle merci e possibili danni alle persone che stazionano nelle aree circostanti; • Rischio di caduta delle merci dai pallet; • Rischio di scivolamento dei pallet, tale da provocarne la caduta all’interno dello scaffale con conseguente danneggiamento ed eventuale crollo della struttura; • Rischio di scivolamento dei pallet, tale da provocarne la caduta fuori dalle scaffalature nei corridoi di passaggio con possibili danni alle persone. • Visti i possibili danni che possono derivare dal non avere una scaffalatura sismoresistente durante un evento sismico e, definito quanto sia importante dotarsi di sistemi di scaffalatura simili, andiamo ad analizzare normativa e linee guida.
  • 59. SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA: • Secondo la normativa sulle scaffalature in zona sismica, gli scaffali di qualsiasi tipologia e dimensione (con la sola esclusione delle scaffalature di altezza inferiore a 3 m assimilabili ad elementi di arredo, per le quali si rimanda al punto specifico), devono essere sempre concepite con criteri antisismici. • L’obbligatorietà di sistemi di stoccaggio antisismici dipende dalla legislazione vigente in Italia in merito a: • Sicurezza dei luoghi di lavoro (in particolare il D.lgs. 81/2008 o Testo Unico); • Progettazione delle strutture (in particolare il D.M. 17/01/2018).
  • 60. SCAFFALATURE IN ZONA SISMICA: • OBBLIGO DI FISSAGGIO DELLE SCAFFALATURE = I SISTEMI DI SCAFFALI DEVONO ESSERE AUTOPORTANTI E FISSATI A TERRA. • gli scaffali NON devono essere ancorati alle pareti o ai pilasti,. Le scaffalature devono essere svincolate e indipendenti per poter sfruttare la propria elasticità. Ecco il motivo per cui in alcuni magazzini colpiti dal sisma è successo che gli scaffali abbiano sostenuto la copertura mentre le pareti collassavano e, viceversa, in altri sia collassato tutto
  • 61. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Cosa è un sisma Secondo il modello della tettonica delle placche il movimento delle placche è lento, costante e impercettibile (se non con strumenti appositi), ma modella e distorce le rocce sia in superficie che nel sottosuolo. Tuttavia in alcuni momenti e in alcune aree, a causa delle forze interne (pressioni, tensioni e attriti) tra le masse rocciose, tali modellamenti si arrestano e la superficie coinvolta accumula tensione ed energia per decine o centinaia di anni fino a che, al raggiungimento del carico di rottura, l'energia accumulata è sufficiente a superare le forze resistenti causando l'improvviso e repentino spostamento della massa rocciosa coinvolta. Tale movimento improvviso (che in pochi secondi rilascia energia accumulata per decine o centinaia di anni) genera così le onde sismiche e il terremoto associato.
  • 62. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto L’intensità del sisma La scala Richter non valuta l’intensità di un terremoto (come la scala Mercalli), ma la magnitudo che “misura la forza di un terremoto attraverso le registrazioni (sismogrammi) degli strumenti ed è stata definita nel 1935 dal famoso sismologo C.F. Richter come misura oggettiva della quantità di energia elastica emessa durante il terremoto”. Esprime dunque la grandezza di un terremoto “attraverso la misura dell'ampiezza massima della traccia registrata dal sismografo”: un parametro “indipendente dagli effetti che il terremoto provoca sull'uomo e sulle costruzioni”. Ricordiamo che “i terremoti più piccoli percettibili dall'uomo hanno una magnitudo intorno a 2,5, mentre quelli che possono provocare danni alle abitazioni e vittime hanno generalmente una magnitudo superiore a 5,5”. Considerare che la Magnitudo del sisma del 20/05/2012 è stata di 5,9 mentre la magnitudo del sisma del 29/05/2012 è stata di 5,8. Il sisma del 23 Novembre del 1980 ebbe Magnitudo 7,0. Ovviamente due sismi di magnitudo uguale possono provocare effetti completamenti diversi su siti con diversa cultura del modo di costruire.
  • 63. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Una tonnellata di Tritolo sprigiona una energia pari a 4,184 gigajoule di energia, ovvero circa 1200 kWh di energia!!! Quindi l’energia in gioco durante il sisma del 20/05 è stata di circa 750 MILIONI DI kWh di energia. Ovvero in termini economici l’uomo dovrebbe spendere circa 75 MILIONI DI EURO per produrre una tale quantità di energia elettrica!!!!!!! L’intensità del sisma
  • 64. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto L’evento del 2012 ha esaltato le ovvie criticità di strutture che, legittimamente edificate nel rispetto di previgenti regimi normativi, non prevedevano tra le azioni di esercizio il sisma. In altri termini sono state esaltate le intrinseche vulnerabilità e come tali strutture, sul territorio, sono dislocati innumerevoli altri scenari industriali in cui il rischio sismico è divenuto non nullo in seguito all’assegnazione, ex lege, di un livello di pericolosità sismica non nulla. Rischio sismico La pericolosità sismica P (definita anche sismicità del luogo) è costituita dalla probabilità che si verifichino terremoti di una data entità in un data zona ed in un prefissato intervallo di tempo. La vulnerabilità sismica V misura la predisposizione di una costruzione, di una infrastruttura o di una parte del territorio a subire danni per effetto di un sisma di prefissata entità L’esposizione E è costituita dal complesso dei beni e delle attività che possono subire perdite per effetto del sisma.
  • 65. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto E’ quindi chiaro che, anche in presenza di una bassa pericolosità P, elevati valori della vulnerabilità V e/o dell’esposizione E, possono portare ad un livello di rischio R significativo. La vulnerabilità di un’opera «è un suo carattere comportamentale descritto attraverso una legge causa-effetto in cui la causa è il terremoto e l’effetto è il Danno» (Sandi 1986) Rischio sismico • Misura la predisposizione di una costruzione, di una infrastruttura o di una parte del territorio a subire danni per effetto di un sisma di prefissata entità • Misura l’incapacità, congenita e/o dovuta ad obsolescenza, di resistere ad azioni simiche Scenario normativo attuale: - Decreto legislativo 9 aprile 2008 , n. 81 ・Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro - D.m. 14 gennaio 2008 «Nuove norme tecniche per le costruzioni» - Circolare 2 febbraio 2009 n.617 Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove norme tecniche per le costruzioni» di cui al DM 14 gennaio 2008
  • 66. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Su una costruzione esistente che ospita attività di lavoro incidono, dunque, sia le norme tecniche, nelle stesse ipotesi di esecuzione di interventi previsti al capitolo 8, sia il d.lgs.81/2008 i cui precetti sono di portata più ampia, e soprattutto estremamente chiari nell’individuare il percorso di messa in sicurezza. Rischio sismico Nel TUSL, è limpido e pone i datori di lavoro, soprattutto in quelle zone del territorio italiano che sono di recente state classificate sismiche, nella posizione di dover adeguare, o quantomeno avviare un processo di miglioramento della condizione statica dell’immobile ove si svolge l’attività lavorativa, rispetto al rischio sismico e non solo. Infatti il TUSL statuisce che gli ambienti dove si svolgono delle attività lavorative devono essere soggetti a valutazione di tutti i rischi e rispetto ad essi devono essere sicuri e stabili.
  • 67. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Mappa pericolosità sismica Italia
  • 68. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Mappa pericolosità sismica Comuni
  • 69. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto SICUREZZA DEGLI AMBIENTI IN CASO DI CAMBIAMENTO DELLO SCENARIO DI CARICO
  • 70. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Approccio della Regione Veneto: Edifici rilevanti ALLEGATO B alla D.G.R. 28 novembre 2003, n. 3645 CATEGORIE DI EDIFICI E OPERE INFRASTRUTTURALI CHE POSSONO ASSUMERE RILEVANZA IN RELAZIONE ALLE CONSEGUENZE DI UN EVENTUALE COLLASSO (ai sensi art.2 comma 3 – Ordinanza PCM n.3274/03) EDIFICI RILEVANTI Edifici destinati a qualsiasi attività di altezza superiore ai 24 metri alla linea di gronda. Edifici in tutto o in parte destinati ad attività di: 1-4 [Omissis. Prevalentemente edifici pubblici] 5. Centri commerciali, grandi magazzini e mercati coperti con superficie superiore o uguale a 5.000 mq; 6. Musei, biblioteche e sale espositive con superfici superiori o uguali a 1.000 mq e non soggette a vincoli monumentali; 7. Sale ad uso pubblico per spettacoli, convegni e manifestazioni con capienza superiore a 100 unità; 8. Sedi centrali di Banche, Operatori finanziari e uffici postali; 9. Industrie con personale impiegato superiore a 100 unità o di rilevanza in relazione alla pericolosità degli impianti e delle sostanze lavorate; 10. Attività di tipo alberghiero con capienza superiore o uguale a 100 unità; 11. Chiese e locali di culto non soggetti a vincoli monumentali; 12. Rimessaggio mezzi e attrezzature di base di cui alle attività precedenti.
  • 71. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto TITOLARE ATTIVITA’ PRODUTTIVA (D.Lgs 81/08) VALUTAZIONE SICUREZZA p.To 8.3 NTC 2018 RISCHIO SISMICO PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE
  • 72. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Valutazione della sicurezzaNTC 2018 §8.3 La valutazione della sicurezza e la progettazione degli interventi sulle costruzioni esistenti potranno essere eseguiti con riferimento ai soli SLU nel caso in cui si effettui la verifica anche nei confronti degli SLE i relativi livelli di prestazione possono essere stabiliti dal Progettista di concerto con il Committente Le Verifiche agli SLU possono essere eseguite rispetto alla condizione di salvaguardia della vita umana (SLV) o, in alternativa, alla condizione di collasso (SLC). Le costruzioni esistenti devono essere sottoposte a valutazione della sicurezza quando ricorra anche una delle seguenti situazioni: • riduzione evidente della capacità resistente e/o deformativa della struttura o di alcune sue parti dovuta ad azioni ambientali (sisma, vento, neve e temperatura), significativo degrado e decadimento delle caratteristiche meccaniche dei materiali, azioni eccezionali (urti, incendi, esplosioni), deformazioni significative imposte da cedimenti del terreno di fondazione; • provati gravi errori di progetto o di costruzione; • cambio della destinazione d’uso della costruzione o di parti di essa, con variazione significativa dei carichi variabili e/o della classe d’uso della costruzione; • interventi non dichiaratamente strutturali, qualora essi interagiscano, anche solo in parte, con elementi aventi funzione strutturale e, in modo consistente, ne riducano la capacità o ne modifichino la rigidezza.
  • 73. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Valutazione della sicurezza NTC 2018 §8.3 La valutazione della sicurezza deve permettere di stabilire se: • l’uso della costruzione possa continuare senza interventi; • l’uso debba essere modificato (declassamento, cambio di destinazione e/o imposizione di limitazioni e/o cautele nell’uso); • sia necessario procedere ad aumentare o ripristinare la capacità portante. La valutazione della sicurezza dovrà effettuarsi ogni qual volta si eseguano gli interventi strutturali di cui al punto 8.4, e dovrà determinare il livello di sicurezza prima e dopo l’intervento. §8.4 CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI • interventi di adeguamento atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle presenti norme; • interventi di miglioramento atti ad aumentare la sicurezza strutturale esistente, pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle presenti norme; • riparazioni o interventi locali che interessino elementi isolati, e che comunque comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti.
  • 74. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Prescrizioni del d.lgs 81/2008
  • 75. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Prescrizioni del d.lgs 81/2008
  • 76. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto Prescrizioni del d.lgs 81/2008 L’Art. 1.1.1 E’ limpido e non lascia alcun dubbio interpretativo circa i requisiti che gli ambienti di lavoro devono possedere: essi devono essere solidi (anche) rispetto alle caratteristiche ambientali. L’Art. 1.1.2, di fatto, riconosce alle politiche di manutenzione il ruolo di garantire i requisiti si solidità di tutto ciò che fa parte del luogo di lavoro, elementi strutturali e non strutturali compresi.
  • 77. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto appoggi elementi orizzontali (su elem. verticali o orizz.) resistenza e duttilità degli elementi verticali (effetti del II ordine) resistenza dei collegamenti dei pannelli elementi aggettanti pilastro-bicchiere-plinto-fondazione impianti scaffalature vetrate LL.G. CSLP: CRITICITÀ NOTE - funzionamento come sistema
  • 78. Ing. Gianluca Loffredo, 22 Maggio 2018 Prevenzione e gestione dell'emergenza in caso di terremoto LL.G. CSLP: CRITICITÀ NOTE - funzionamento come sistema
  • 79. CRITERI, PRESTAZIONI, VERIFICHE SISMICHE E STATICHE Per mantenere un magazzino in sicurezza è indispensabile che le scaffalature installate all’interno siano state progettate rispetto alle sollecitazioni statiche e sismiche previste dalle normative vigenti e che siano state installate in conformità al progetto. SCAFFALATURE NUOVE Norma UNI/TS 11379:2010 Scaffalature metalliche - Progettazione sotto carichi sismici delle scaffalature per lo stoccaggio statico di pallet. SCAFFALATURE ESISTENTI ? E’ possibile effettuare interventi di adeguamento. Le scelte progettuali applicabili per portare la scaffalature ad avere una certa resistenza al sisma possono essere diverse, in funzione della tipologia di scaffalatura e delle sue caratteristiche costruttive. Una scaffalatura NON sismica, installata da più di 5-10 anni, può essere resa antisismica al 100% ma richiede interventi poco vantaggiosi economicamente. Si potrà raggiungere un «miglioramento» adeguando la scaffalatura al 60% del sisma d progetto previsto con interventi meno costosi
  • 84.
  • 85. ID Tipologia Ripiani Lunghezza [m] Tot. Numero tipologia 1 A 3 2,15 6,45 D 24 2 Ag 7 4,3 30,1 D1 65 3 D1 3 2,8 8,4 D2 1 4 D1 3 2,8 8,4 D3 12 5 R 2 2,8 5,6 D4 2 6 R 2 2,8 5,6 A 1 7 R 2 2,8 5,6 Ag 3 8 R 2 2,8 5,6 R 4 9 D 4 2,8 11,2 G1 1 10 D 4 2,8 11,2 G2 17 11 D 4 2,8 11,2 G3 5 12 D 4 2,8 11,2 G4 5 13 D 4 2,8 11,2 L 47 14 D 4 2,8 11,2 C 9 15 L 2 2,5 5 S5 5 15a L 2 2,5 5 16 L 2 2,5 5 Totale 201 16a L 2 2,5 5 16b D1 4 2,8 11,2 17 D1 4 2,8 11,2 183 S5 4 3 12 184 S5 3 3 9 185 S5 4 3 12 186 S5 5 3 15 187 S5 5 3 15 188 G2 2 2,8 5,6 189 G2 2 2,8 5,6 190 G2 2 2,8 5,6 191 G2 3 2,8 8,4 192 G2 3 2,8 8,4 193 D3 4 2,8 11,2 194 D3 3 2,8 8,4 2437,95
  • 88.  Mancano tabelle portata  Pallet accatastati davanti a scaffalature (=> danni ?)  Pallet accatastati uni su altri (=> stabilità?)  Paracolpi ??  Attacco a terra corretto
  • 89.  Rete protezione posteriore su area passaggio  Mancano tabelle portata  Paracolpi ?
  • 91.  Mancano tabelle portata  Paracolpi ?
  • 92.  Mancano tabelle portata  Paracolpi ?
  • 93.
  • 94. PROGETTISTA / COSTRUTTORE / INSTALLATORE • progettista, produttore, venditore e installatore di attrezzature di immagazzinaggio hanno obbligo di: • Produrre attrezzature che rispettino norme tecniche cogenti (strutture metalliche, impianti, …) e regole dell’arte (CNR, UNI, ISO, IEC,…) • fabbricazione, vendita, noleggio e concessione in uso di attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuali ed impianti rispondenti alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro. [art 23, D.Lgs. n. 81/2008] Le Norme tecniche per le costruzioni prevedono che in sede di progettazione di una struttura si debba tenere conto anche degli urti prevedibili contro la struttura stessa. Nel caso delle scaffalature questi urti, causati solitamente dai carrelli elevatori in movimento attorno alla scaffalatura, dovranno essere di volta in volta quantificati a seconda della tipologia di mezzo utilizzato PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 95. PROGETTISTA / COSTRUTTORE / INSTALLATORE • progettista, produttore, venditore e installatore di attrezzature di immagazzinaggio Dei difetti e della inadeguatezza dei congegni antinfortunistici (e dei conseguenti infortuni) ne rispondono in forma esclusiva se il datore di lavoro dimostra di non aver omesso il proprio ruolo di vigilanza • E’ irrilevante, a discolpa, la presenza di una certificazione che attesta la rispondenza del macchinario alle prescritte misure di sicurezza (Cass. pen. 14 novembre 2017, n. 51735) • la responsabilità del datore di lavoro che ha messo in funzione l’attrezzatura non fa venir meno la responsabilità di chi l’ha costruita e/o venduta (Cass. pen. 28 aprile 2017, n. 20347) • Il costruttore e/o venditore risponde nel caso in cui il libretto di istruzioni (parte integrante ed essenziale dell’attrezzatura) sia lacunoso: ad esempio, perché non riporta alcuna indicazione in ordine alle corrette procedure di carico e scarico. (Cass. pen. 28 aprile 2017, n. 20339). PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 96. COMMITTENTI - DATORE LAVORO SCAFFALATURE: ATTREZZATURE DI LAVORO ubicate in AMBIENTE di LAVORO • Ministero del lavoro - 13 settembre 1995 “relativamente alle scaffalature metalliche utilizzate nei luoghi di lavoro, esse sono da considerarsi attrezzature di lavoro“ [all’epoca del D.Lgs. n. 626/1994] • D.Lgs. n. 81/2008 TUS definizione di attrezzatura di lavoro (art. 69, comma 1, lettera a): “qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o impianto, inteso come il complesso di macchine, attrezzature e componenti necessari all’attuazione di un processo produttivo, destinato ad essere usato durante il lavoro”. • obblighi di sicurezza del datore lavoro NON si esauriscono acquistando un’attrezzatura a norma • NOTA l’interpello n. 16 del 20 dicembre 2013 in cui la Commissione asserisce che “le scaffalature metalliche non sono attrezzature di lavoro […]” riguarda l’applicazione delle norme inerenti i cantieri, non i luoghi di lavoro. PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 97. COMMITTENTI - DATORE LAVORO OBBLIGHI INERENTI LA SICUREZZA DEI LUOGHI DI LAVORO [TUS 81/08] • obbligo di redigere il DVR (documento che deve contenere non solo l’analisi dei rischi, ma anche l’individuazione delle misure di prevenzione e protezione adottate contro questi rischi [art. 28 D.Lgs. n. 81/2008] • ANALISI DEI RISCHI • MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE • INFORMAZIONE E FORMAZIONE • VIGILANZA PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 98. COMMITTENTI - DATORE LAVORO • ANALISI DEI RISCHI nel DVR occorre valutare “tutti” i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa. [art. 17 e 28 D.Lgs. n. 81/2008] alcuni esempi:  rischio sismico per edifici e scaffalature: Cass. pen. 13/2/2017, n. 6604 “i terremoti […] sono eventi rientranti tra le normali vicende del suolo, e non possono essere considerati come eventi eccezionali ed imprevedibili quando si verifichino in zone […] qualificate come sismiche”. Altra giurisprudenza recente.  rischio da condizioni di lavoro: Cass. pen. 19/2/2014, n. 7956. All’interno di un magazzino, un lavoratore alla guida di un transpallets si muove in retromarcia scontrandosi con altro transpallets e riporta lesioni personali. Colpa del datore di lavoro: aver omesso un’adeguata valutazione del rischio derivante dalle condizioni di lavoro (quantità di merce stipata nel magazzino e urgenza di sistemazione durante turno di notte).  rischio da mancata manutenzione (importante per sicurezza magazzini): Cass. pen. 31 01 2014, n. 4961 “in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro, tra le misure che la valutazione dei rischi deve prevedere, rientra anche l’attività di manutenzione necessaria a preservare nel tempo l’idoneità e l’efficienza delle misure di prevenzione individuate  Resistenza al fuoco, sicurezza elettrica, fulminazione, altri rischi non oggetto di questo corso PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 99. COMMITTENTI - DATORE LAVORO • INDIVIDUAZIONE MISURE PREVENZIONE E PROTEZIONE nel DVR il datore di lavoro è tenuto a predisporre misure tecniche, organizzative, procedurali per accertarsi che le attrezzature messe a disposizione dei lavoratori siano: • sicure e idonee all’uso • a prescindere dalla eventuale responsabilità del fabbricante o del fornitore • Indipendentemente dalla certificazione di conformità dell’attrezzatura alla normativa antinfortunistica le norme tecniche UNI (in particolare UNI 11636 e UNI EN 15635) forniscono misure di prevenzione. Esempio: Il datore di lavoro committente della scaffalatura è obbligato ad individuare anche i rischi derivanti da urti accidentali di mezzi meccanici contro la scaffalatura, e conseguentemente a progettare e realizzare le misure di prevenzione e protezione del caso, ad esempio prevedendo l’installazione di appositi paraurti a protezione della scaffalatura, che dovranno essere progettati in base alle sollecitazioni provocate dai mezzi meccanici effettivamente utilizzati in azienda. • Cass. pen. 22 marzo 2018, n. 13315 condanna datrice di lavoro per l’infortunio subito da un dipendente addetto a un’attrezzatura di lavoro “non conforme ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa UNI EN”; • Cass. pen. 12 gennaio 2018, n. 1219 conferma la condanna del rappresentante legale di una s.r.l. per l’infortunio mortale subito da un dipendente adibito a un’attrezzatura di lavoro sprovvista del dispositivo prescritto dalla normativa UNI EN. PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 100. COMMITTENTI - DATORE LAVORO • INFORMAZIONE E FORMAZIONE lavoratori, dirigenti e preposti devono ricevere un’adeguata e specifica formazione a cura del datore di lavoro [art. 37 D.Lgs. n. 81/2008]. Cass. pen. 5 aprile 2018, n. 15204, infortunio magazziniere colpito da materiali posizionati sulla scaffalatura. Colpa del datore di lavoro: omessa informazione e formazione ai lavoratori sui rischi connessi all’utilizzo delle scaffalature dato che la formazione “sul campo” è insufficiente rispetto a quanto prescritto dalla normativa antinfortunistica. PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 101. DATORE LAVORO - PRSES • Il datore di lavoro ha la responsabilità di individuare il PRSES ovvero la persona o l'ente che esegue le ispezioni visive, conferendogli l'autorità, l'autonomia e le responsabilità come richiesto da UNI EN 15635. • Il PRSES solitamente fa parte del personale dell'azienda e riceve una formazione adeguata per ricoprire il suo ruolo con competenza. • Non è preclusa la possibilità di assegnare il ruolo di PRSES ad una parte terza ovvero al fornitore delle scaffalature, purché in possesso dei requisiti di "persona competente« specificati dalla UNI EN 15635. • Il PRSES deve essere capace di anteporre la sicurezza degli operatori e delle merci, o comunque di persone che accedono in prossimità agli scaffali, a qualsiasi altra mansione affidatagli, potendosi trovare nella necessità di prendere decisioni che possono influire sullo svolgimento delle attività aziendali. PROFILI DI RESPONSABILITÀ
  • 102. COSTI - BENEFICI applicazione delle EN15635 UNI 11636 comprende attività che AUMENTANO I COSTI DI GESIONE ? VALUTARE I VANTAGGI E LE OPPORTUNITA’: BUSINESS CONTINUITY <=> BUSINESS INTERRUPTION • COSTI DIRETTI non sono eliminabili. intervenire sui componenti (strutturali) danneggiati è obbligatorio • COSTI INDIRETTI si possono diminuire. una pianificazione degli interventi di manutenzione permette di abbassare e/o evitare costi indiretti dovuti all’esecuzione degli interventi in condizioni di emergenza. • intervento di sostituzione, che prevede lo scarico della scaffalatura, se pianificato evita interruzioni improvvise di produzione, ritardi imprevisti, meno rischi di danni ai materiali stoccati. • analisi delle cause del danno permette spesso di determinare nuove procedure che consentono di ridurre o eliminare rischio di ripetizione di quel tipo di danno. • gestione della documentazione tecnica e del registro degli interventi garantiscono precisione e velocità nel recupero delle informazioni. in caso di riconfigurazioni delle scaffalature è molto più veloce effettuare validazione statica ai sensi della UNI 11636 con risparmio dei costi. • sistema documentato di manutenzione conforme a standard europeo da evidenza dell’attenzione del datore di lavoro nei confronti della sicurezza sui luoghi di lavoro. In caso di incidente consente di difendersi in maniera adeguata qualora venisse chiamato in sede giudiziaria
  • 103. BIBLIOGRAFIA • NORME UNI • UNICMI guida alla sicurezza delle scaffalature e dei soppalchi • Raffaele Guariniello - Sicurezza del lavoro: magazzino e responsabilità penali - Diritto & Pratica del Lavoro 1/2019 • Prof.ssa Maria Fichera - Appunti dalle lezioni di Logistica • VEGA - Ambiente salute e sicurezza • Arcadia - Claudio Dionisio
  • 104. GRAZIE PER L’ATTENZIONE ARCHLIVING s.r.l. Via Camuzzoni, 1 - 37138 Verona Sito web: www.archliving.it Ing. Filippo Toso f.toso@archliving.it Ing. Gianluca Loffredo g.loffredo@archliving.it