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RIFLETTERE e APPRENDERE
         TAORMINA, 16, 17, 18 APRILE 2012

 LE AVVENTURE DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE




                  TITTI ROMANO



           Università degli Studi di Napoli
               Facoltà di Sociologia
            Dipartimento di Sociologia
PROFESSIONISTA RIFLESSIVO
Schön, D., (1983), The Reflective Practitioner

      La riflessione durante la pratica di lavoro crea
                innovazione = apprendimento


Rivalutazione
- Del sapere pratico,
- della conoscenza tacita e
- della conoscenza inespressa.
Apprendimento e Riflessione

Break della pratica;
Situazioni di incertezza,
Risoluzione di problemi,
Dubbio,
Innovazione,
Esplicitazione,
Creatività,
Cambiamento.
La professionalità docente

- CONOSCENZE (conoscere, sapere),

- COMPETENZE (come svolge il lavoro, la performance),

- STILE DI LAVORO (partecipativo, democratico, autoritario).
RIFLESSIVITA’

«il regolare esercizio della facoltà
mentale, condivisa da tutte le persone
normali, di considerare loro stesse in
relazione ai loro contesti (sociali) e
viceversa»


(Archer, 2007: 4)
Come riflettiamo?

         Attraverso la
   conversazione interiore
continuo dialogo interiore fatto di
      domande e risposte
su cosa riflettiamo?

         PREMURE

“Le cose che ci stanno a cuore”


Premure  progetti  azioni
Su cosa riflettono gli insegnanti?
    La riflessione non avviene solo durante l’azione
      per risolvere particolari problematiche e
                     raggiungendo
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- AZIONI ROUTINARIE (riproduzione),
- ASPETTI TEORICI (curriculum, didattica, ecc.),
- ATTEGGIAMENTI (valori, etica).
Le premure di alcuni docenti
- sperimentare innovazioni e cambiamenti per migliorare
l’organizzazione scolastica e il lavoro dell’insegnante,
- essere attenti verso i distinti bisogni formativi di ogni
singolo alunno,
- essere introspettivi verso gli alunni e cercare di comprendere
i loro disagi e bisogni inespressi,
- lavorare in un clima sereno che permetta a tutti di vivere in
armonia,
- trascorrere molto tempo a scuola con i colleghi e gli studenti,
- lavorare in un ambiente stimolante che faccia accresce
la mia professionalità,
- avere più libertà perché, ci sono stati dei cambiamenti,
ma non si tiene in giusto conto che alcuni ragazzi hanno
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Le premure di alcuni docenti
- impegnarmi per migliorare professionalmente,
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e trasferirmi in una scuola dove potermi confrontare con
colleghi più professionali e avere studenti più motivati,
- stare sempre con gli studenti e poco con i colleghi,
- avere buone relazioni con tutti e lavorare con serenità in
modo che tutti riescano a dare il proprio contributo,
- contribuire alla funzione sociale della scuola, del recupero
delle persone, ci credo proprio tanto.
- migliorare il servizio per i miei alunni che ritengo la cosa più
importante,
- diventare preside, l’insegnamento non è il lavoro giusto per
me, ci sono altre persone che riescono meglio.
Le premure di alcuni docenti
- stare il meno possibile a scuola, fare il mio dovere, ma starci
poco,
- mi piace lavorare da solo con i miei alunni, lo trovo produttivo
a volte stare con i colleghi mi fa perdere tempo,
- vorrei cambiare scuola, andare in un contesto differente con
studenti educati e interessati a ciò che insegno,
- approfondire le materie e soprattutto migliorare la didattica,
- stare bene con gli studenti che, anche con i loro limiti, danno
sempre il loro contributo,
- stimolare gli studenti e chiedere sempre di più affinché
raggiungano dei traguardi, acquisiscano nuove competenze e
conoscenze,
- far crescere gli studenti in modo completo, far sviluppare
senso critico nei confronti della società, farli diventare cittadini
consapevoli,
PREMURE   REALTA’

Le premure si incontrano, confrontano e
       scontrano con la realtà

           RELAZIONE TRA
LE PREMURE PROFESSIONALI E il CONTESTO
             SCOLASTICO
               GENERA

            EMOZIONI
LE EMOZIONI

IL CARBURANTE DELLE NOSTRA RIFLESSIVITA’
Paura       Sicurezza
Tensione     serenità
Felicità    tristezza
Soddisfazione frustrazione
 Apprezzamento        delusione
Ecc.
Alice e il Cucciolo enorme
Un enorme cucciolo la guardava con enormi occhi rotondi
e tendeva debolmente una zampa cercando di toccarla.
“Povera bestiola” disse Alice in tono carezzevole… Alice
raccolse una rametto e lo tese al cucciolo. Quello saltò
subito … si precipito verso il rametto e fece per
azzannarlo; allora per non essere travolta Alice si riparò …
il cucciolo iniziò una serie di brevi assalti al rametto …
finché da ultimo non si mise a sedere a una buona
distanza… Questa parve ad Alice un’occasione propizia
per fuggire: partì subito, e corse finché non fu
stanchissima… «Però, che caro cucciolo era!... mi sarebbe
tanto piaciuto insegnargli dei giochi, se … fossi stata delle
proporzioni adatte!».
Alessandra e il delinquentuccio
«mi ritrovavo in delle realtà veramente allucinanti» con studenti
«ignorantissimi» che «non hanno una minima conoscenza
dell’italiano e non riescono a scrivere…, molti non sanno
leggere».

Con i ragazzi ho avuto questo momento di crisi perché mi
trovavo rapportata a dei ragazzi più difficili: delinquenti,
coltelli, spinelli e cose varie. Sono entrata in crisi col mio
ruolo d’insegnante, come potevo entrare in contatto con
loro? Ero troppo rigida, troppo severa? Come dovevo
fare? Sai quindi hai quei momenti di sbandamento.
Alessandra e il delinquentuccio
… li vedo indifesi, anche se a volte sono dei delinquenti. Io non
lo so perché ho questa cosa. In quinta abbiamo un ragazzo
che non è stato ammesso. E vedi, mò [ora], le ragazze mi
hanno detto che viene lo stesso, perché io avevo chiesto che
venisse. Lui è un duro, è un delinquentuccio, cioè due anni fa
è stato arrestato per scippo, e io avrei voluto regalargli
l’ammissione.

La mia vera gratificazione è quando l’altro giorno, una ragazza
di quinta viene da me e dice Professoressa, l’altra volta
litigando come il mio fidanzato l’ho chiamato inetto! Gli ho
detto, “senti tu sei un inetto” E lui mi ha guardato e mi ha detto,
“che bbuò dicere ’sta parol’?” [cosa vuol dire inetto?]. Senti, io
mi sono emozionata […] Io mi sono emozionata. Tu dici,
questo ti consente di andare avanti? Questo mi dà forza e
penso che riesco a lasciare delle cose.
Alice e il «mazzo di carte»
… disse la Regina «Prima la sentenza poi il verdetto»
«che idiozia» disse Alice …
«chiudi il becco!» disse la Regina facendosi paonazza
«Neanche per sogno!» Disse Alice.
«Mozzatele il capo!» Gridò la Regina …

«A chi credete di far paura?» disse Alice … «non siete
che un mazzo di carte!»

A queste parole tutto il mazzo si alzo in aria e ridiscese in
picchiata su di lei; Alice emise uno strilletto, mezzo di
paura e mezzo di rabbia, cercando di scrollarsi le carte di
dosso …
Maria e gli “altri”
[…] mi sono trovata a fare discussione in consiglio di classe
perché io dicevo: questi ragazzi non imparano niente,
nonostante io ho detto soltanto che bisogna redigere il
bilancio.
[la collega risponde]: e tu usi la parola redigere? Redigere è
obsoleta.
Redigere!?
[la collega continua]: e non puoi dire scrivere?
Noo! Redigere è un termine difficile? Allora io, per esempio,
sono una di quelle che dice ai ragazzi: Se non mi capite
ditemi quali sono tutti i termini che non avete capito, io ve lo
spiego perché li dovete usare, dovete migliorare il
vocabolario. Invece là è [le colleghe pensano]: sono
ignoranti? Continuiamo a farli diventare ignoranti. Fare, fare
il bilancio, chi fa il bilancio? Non puoi usare la parola
redigere? È assurdo!
Maria e gli “altri”
… qualche anno fa mi hanno dato l’incarico di vigilare sul
fumo. Mi sono ritrovata varie volte con le ruote tagliate sotto
la macchina. Perché? Perché io la prima multa che ho
messo, l’ho messa al segretario amministrativo, […] il bidello
è stato il secondo.

… un progetto “il regolamento di istituto” che ho curato io …
i ragazzi sono stati sospesi per uno o due giorni senza la
frequenza … perché questi venivano per giocare a scuola
mettendo in difficoltà gli altri. Ha funzionato, perché abbiamo
recuperato alcuni ragazzi … e altri che avevano deciso di
venire solo a disturbare … non sono venuti più.
Carla e l’innamoramento
Un mio studente che mi ha sbattuto una porta anti panico in faccia. Io sono
rimasta dall’altra parte dicendo “Adesso che faccio?”… Era l’ora di ricreazione
e l’avevo invitato a rientrare. E lui anziché rientrare mi ha sbattuto (ride) la
porta in faccia. … cercavo di capire che cavolo potesse essere, hai sempre la
percezioni che il tuo ruolo finisce nel momento in cui esci tra le quattro mura
della classe… Cioè il fatto che io l’avessi beccato fuori dalla tana… non mi
conferiva nessuna autorità a riprenderlo … Dico “E questo ora come lo
prendo?”. E niente, c’ho pensato un po’. … poi ho cominciato, siccome abita
nel mio quartiere … ho cominciato a seguirne (ride) nei comportamenti in
piazza, in strada e a riprenderlo “Hai buttato la carta”. Fino a che lui non ne ha
potuto più e ha sbottato in classe “Lei mi perseguita!”.
… gli spiegai che per me … Che per me fuori dalle quattro mura di lezione, lui
era sempre mio. E quindi (ride) io l’avrei ripreso.
E lui? Sì è innamorato perso (ride).
Una dichiarazione! Sì. Io in realtà penso sia così. Cioè non credo che se tu
sei insegnante di una ragazza, e la vedi in una situazione di disagio o
difficoltà per strada, tu abbia una possibilità di girare il naso dall’altra parte
perché non è la tua ora di lezione. O no? Sai io credo stipuli un patto con
questi ragazzi, il patto dell’insegnare loro dei contenuti, sicuramente, ma
anche uno stile di vita.
Riferimenti bibliografici
Archer, 2007, tr. It., Riflessività umana e percorsi di vita. Erickson, 2009.

Barzanò, G., 2009, (a cura di), Imparare, Insegnare. Teorie, Strumenti, Esempi,
Bruno Mondadori, Milano.

Eurydice, 2002, La professione docente in Europa: profili, tendenze e sfide.
Formazione iniziale e passaggio alla vita professionale (30 paesi). Istruzione
secondaria inferiore generale. La rete di informazione sull’istruzione in Europa.

Romano, T., 2012, Anche gli insegnanti riflettono, Liguori Editore, Napoli.

Schön, D., 1983, tr. It. Il professionista riflessivo, Il professionista riflessivo. Per una
nuova epistemologia della pratica professionale. Edizioni Dedalo, 1993.

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  • 3. Apprendimento e Riflessione Break della pratica; Situazioni di incertezza, Risoluzione di problemi, Dubbio, Innovazione, Esplicitazione, Creatività, Cambiamento.
  • 4. La professionalità docente - CONOSCENZE (conoscere, sapere), - COMPETENZE (come svolge il lavoro, la performance), - STILE DI LAVORO (partecipativo, democratico, autoritario).
  • 5. RIFLESSIVITA’ «il regolare esercizio della facoltà mentale, condivisa da tutte le persone normali, di considerare loro stesse in relazione ai loro contesti (sociali) e viceversa» (Archer, 2007: 4)
  • 6. Come riflettiamo? Attraverso la conversazione interiore continuo dialogo interiore fatto di domande e risposte
  • 7. su cosa riflettiamo? PREMURE “Le cose che ci stanno a cuore” Premure  progetti  azioni
  • 8. Su cosa riflettono gli insegnanti? La riflessione non avviene solo durante l’azione per risolvere particolari problematiche e raggiungendo risultati innovativi - AZIONI ROUTINARIE (riproduzione), - ASPETTI TEORICI (curriculum, didattica, ecc.), - ATTEGGIAMENTI (valori, etica).
  • 9. Le premure di alcuni docenti - sperimentare innovazioni e cambiamenti per migliorare l’organizzazione scolastica e il lavoro dell’insegnante, - essere attenti verso i distinti bisogni formativi di ogni singolo alunno, - essere introspettivi verso gli alunni e cercare di comprendere i loro disagi e bisogni inespressi, - lavorare in un clima sereno che permetta a tutti di vivere in armonia, - trascorrere molto tempo a scuola con i colleghi e gli studenti, - lavorare in un ambiente stimolante che faccia accresce la mia professionalità, - avere più libertà perché, ci sono stati dei cambiamenti, ma non si tiene in giusto conto che alcuni ragazzi hanno esigenze particolari,
  • 10. Le premure di alcuni docenti - impegnarmi per migliorare professionalmente, - essere riconosciuta nei miei meriti, anche economicamente, e trasferirmi in una scuola dove potermi confrontare con colleghi più professionali e avere studenti più motivati, - stare sempre con gli studenti e poco con i colleghi, - avere buone relazioni con tutti e lavorare con serenità in modo che tutti riescano a dare il proprio contributo, - contribuire alla funzione sociale della scuola, del recupero delle persone, ci credo proprio tanto. - migliorare il servizio per i miei alunni che ritengo la cosa più importante, - diventare preside, l’insegnamento non è il lavoro giusto per me, ci sono altre persone che riescono meglio.
  • 11. Le premure di alcuni docenti - stare il meno possibile a scuola, fare il mio dovere, ma starci poco, - mi piace lavorare da solo con i miei alunni, lo trovo produttivo a volte stare con i colleghi mi fa perdere tempo, - vorrei cambiare scuola, andare in un contesto differente con studenti educati e interessati a ciò che insegno, - approfondire le materie e soprattutto migliorare la didattica, - stare bene con gli studenti che, anche con i loro limiti, danno sempre il loro contributo, - stimolare gli studenti e chiedere sempre di più affinché raggiungano dei traguardi, acquisiscano nuove competenze e conoscenze, - far crescere gli studenti in modo completo, far sviluppare senso critico nei confronti della società, farli diventare cittadini consapevoli,
  • 12. PREMURE   REALTA’ Le premure si incontrano, confrontano e scontrano con la realtà RELAZIONE TRA LE PREMURE PROFESSIONALI E il CONTESTO SCOLASTICO GENERA EMOZIONI
  • 13. LE EMOZIONI IL CARBURANTE DELLE NOSTRA RIFLESSIVITA’ Paura Sicurezza Tensione serenità Felicità tristezza Soddisfazione frustrazione Apprezzamento delusione Ecc.
  • 14.
  • 15. Alice e il Cucciolo enorme Un enorme cucciolo la guardava con enormi occhi rotondi e tendeva debolmente una zampa cercando di toccarla. “Povera bestiola” disse Alice in tono carezzevole… Alice raccolse una rametto e lo tese al cucciolo. Quello saltò subito … si precipito verso il rametto e fece per azzannarlo; allora per non essere travolta Alice si riparò … il cucciolo iniziò una serie di brevi assalti al rametto … finché da ultimo non si mise a sedere a una buona distanza… Questa parve ad Alice un’occasione propizia per fuggire: partì subito, e corse finché non fu stanchissima… «Però, che caro cucciolo era!... mi sarebbe tanto piaciuto insegnargli dei giochi, se … fossi stata delle proporzioni adatte!».
  • 16. Alessandra e il delinquentuccio «mi ritrovavo in delle realtà veramente allucinanti» con studenti «ignorantissimi» che «non hanno una minima conoscenza dell’italiano e non riescono a scrivere…, molti non sanno leggere». Con i ragazzi ho avuto questo momento di crisi perché mi trovavo rapportata a dei ragazzi più difficili: delinquenti, coltelli, spinelli e cose varie. Sono entrata in crisi col mio ruolo d’insegnante, come potevo entrare in contatto con loro? Ero troppo rigida, troppo severa? Come dovevo fare? Sai quindi hai quei momenti di sbandamento.
  • 17. Alessandra e il delinquentuccio … li vedo indifesi, anche se a volte sono dei delinquenti. Io non lo so perché ho questa cosa. In quinta abbiamo un ragazzo che non è stato ammesso. E vedi, mò [ora], le ragazze mi hanno detto che viene lo stesso, perché io avevo chiesto che venisse. Lui è un duro, è un delinquentuccio, cioè due anni fa è stato arrestato per scippo, e io avrei voluto regalargli l’ammissione. La mia vera gratificazione è quando l’altro giorno, una ragazza di quinta viene da me e dice Professoressa, l’altra volta litigando come il mio fidanzato l’ho chiamato inetto! Gli ho detto, “senti tu sei un inetto” E lui mi ha guardato e mi ha detto, “che bbuò dicere ’sta parol’?” [cosa vuol dire inetto?]. Senti, io mi sono emozionata […] Io mi sono emozionata. Tu dici, questo ti consente di andare avanti? Questo mi dà forza e penso che riesco a lasciare delle cose.
  • 18. Alice e il «mazzo di carte» … disse la Regina «Prima la sentenza poi il verdetto» «che idiozia» disse Alice … «chiudi il becco!» disse la Regina facendosi paonazza «Neanche per sogno!» Disse Alice. «Mozzatele il capo!» Gridò la Regina … «A chi credete di far paura?» disse Alice … «non siete che un mazzo di carte!» A queste parole tutto il mazzo si alzo in aria e ridiscese in picchiata su di lei; Alice emise uno strilletto, mezzo di paura e mezzo di rabbia, cercando di scrollarsi le carte di dosso …
  • 19. Maria e gli “altri” […] mi sono trovata a fare discussione in consiglio di classe perché io dicevo: questi ragazzi non imparano niente, nonostante io ho detto soltanto che bisogna redigere il bilancio. [la collega risponde]: e tu usi la parola redigere? Redigere è obsoleta. Redigere!? [la collega continua]: e non puoi dire scrivere? Noo! Redigere è un termine difficile? Allora io, per esempio, sono una di quelle che dice ai ragazzi: Se non mi capite ditemi quali sono tutti i termini che non avete capito, io ve lo spiego perché li dovete usare, dovete migliorare il vocabolario. Invece là è [le colleghe pensano]: sono ignoranti? Continuiamo a farli diventare ignoranti. Fare, fare il bilancio, chi fa il bilancio? Non puoi usare la parola redigere? È assurdo!
  • 20. Maria e gli “altri” … qualche anno fa mi hanno dato l’incarico di vigilare sul fumo. Mi sono ritrovata varie volte con le ruote tagliate sotto la macchina. Perché? Perché io la prima multa che ho messo, l’ho messa al segretario amministrativo, […] il bidello è stato il secondo. … un progetto “il regolamento di istituto” che ho curato io … i ragazzi sono stati sospesi per uno o due giorni senza la frequenza … perché questi venivano per giocare a scuola mettendo in difficoltà gli altri. Ha funzionato, perché abbiamo recuperato alcuni ragazzi … e altri che avevano deciso di venire solo a disturbare … non sono venuti più.
  • 21. Carla e l’innamoramento Un mio studente che mi ha sbattuto una porta anti panico in faccia. Io sono rimasta dall’altra parte dicendo “Adesso che faccio?”… Era l’ora di ricreazione e l’avevo invitato a rientrare. E lui anziché rientrare mi ha sbattuto (ride) la porta in faccia. … cercavo di capire che cavolo potesse essere, hai sempre la percezioni che il tuo ruolo finisce nel momento in cui esci tra le quattro mura della classe… Cioè il fatto che io l’avessi beccato fuori dalla tana… non mi conferiva nessuna autorità a riprenderlo … Dico “E questo ora come lo prendo?”. E niente, c’ho pensato un po’. … poi ho cominciato, siccome abita nel mio quartiere … ho cominciato a seguirne (ride) nei comportamenti in piazza, in strada e a riprenderlo “Hai buttato la carta”. Fino a che lui non ne ha potuto più e ha sbottato in classe “Lei mi perseguita!”. … gli spiegai che per me … Che per me fuori dalle quattro mura di lezione, lui era sempre mio. E quindi (ride) io l’avrei ripreso. E lui? Sì è innamorato perso (ride). Una dichiarazione! Sì. Io in realtà penso sia così. Cioè non credo che se tu sei insegnante di una ragazza, e la vedi in una situazione di disagio o difficoltà per strada, tu abbia una possibilità di girare il naso dall’altra parte perché non è la tua ora di lezione. O no? Sai io credo stipuli un patto con questi ragazzi, il patto dell’insegnare loro dei contenuti, sicuramente, ma anche uno stile di vita.
  • 22. Riferimenti bibliografici Archer, 2007, tr. It., Riflessività umana e percorsi di vita. Erickson, 2009. Barzanò, G., 2009, (a cura di), Imparare, Insegnare. Teorie, Strumenti, Esempi, Bruno Mondadori, Milano. Eurydice, 2002, La professione docente in Europa: profili, tendenze e sfide. Formazione iniziale e passaggio alla vita professionale (30 paesi). Istruzione secondaria inferiore generale. La rete di informazione sull’istruzione in Europa. Romano, T., 2012, Anche gli insegnanti riflettono, Liguori Editore, Napoli. Schön, D., 1983, tr. It. Il professionista riflessivo, Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale. Edizioni Dedalo, 1993.