Presentazione a cura di Mauro Solari dell'Associazione Amici del Chiaravagna ONLUS sulla storia della discarica di Scarpino a Genova Sestri Ponente e della sua gestione.
E' scorretto parlare oggi di "Emergenza Percolato" perchè è un problema che denunciamo da decine di anni e su cui poco o nulla è stato fatto per prevenire il disastro. Paghiamo oggi per le scelte sbagliate fatte in passato e per tutto quello che si sarebbe potuto fare ma che invece non è stato fatto.
2. L'inizio
- La discarica di Scarpino nasce nel 1968
come discarica provvisoria.
- Scarpino 1 sorge senza
impermeabilizzazione del fondo sopra
alle sorgenti del rio Cassinelle
- Le sorgenti generano una portata
media di 80 m3/h di percolato da
Scarpino 1
- Nei primi anni di esercizio la discarica
veniva incendiata
6. La continuazione
- Anni 80: realizzato dal gruppo Acque un
depuratore: non ha mai funzionato
- Dal 1995 coltivata Scarpino 2 con fondo
impermeabilizzato
- Dal 2003 il percolato è inviato al
depuratore di Cornigliano
- Dal 2006 esiste impianto di captazione
del biogas che produce 54 M di kWh di
E.E.
7. Come è fatta Scarpino?
Entrata
Sca
rpin
o1
ar
Sc
o
pin
2
Vasche
raccolta
percolato
Scarpino 1: dal
1968 al 1995,
12 milioni di
metri cubi
Scarpino 2: ad
oggi circa 6
milioni di metri
cubi
8. Cos’è il percolato?
Si genera dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o
dalla loro decomposizione.
Per legge, il percolato deve essere captato e trattato nel sito
stesso della discarica o trasportato in impianti ad hoc
debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi.
Si valuta tramite alcuni indicatori come il pH, il BOD, il COD
e il contenuto di metalli. BOD e COD indicano la
concentrazione di sostanza organica presente e possono
assumere valori massimi addirittura pari a due ordini di
grandezza rispetto alle concentrazioni presenti nelle
acque reflue domestiche.
9. Cos’è il percolato?
Nelle discariche controllate
di RSU inizialmente si ha
una produzione di
percolato acido con pH
compreso fra 4,5 e 7,5
che tende a portare in
soluzione i metalli; in fase
di vecchiaia invece il pH
tende a risalire fino a 7,5 9 e la concentrazione di
metalli ridiscende
(fonte: Wikipedia)
10. Le alternative proposte dal
Comune nel 2004:
Inceneritore per tal quale con tecnologia
forno a griglia parzialmente raffreddato
ad acqua e capacità di trattamento pari
a 330.000 t/a con 3 linee previste (1 in
stand-by) da 500 t/g cad;
11. Le alternative proposte dal
Comune nel 2008
Nel 2008 la nuova giunta decide di
rivedere la precedente scelta per:
- R.D. al 65% dal 35%
- Fine dei CIP6
- Opposizione della popolazione al
grande inceneritore
12. Gli input politici nel 2008
- L'impianto finale doveva avere una
flessibilità tale da chiudere il ciclo dei
rifiuti con una R.D. variabile dal 45 al
65%
- L'impianto finale doveva comprendere
una sezione di termotrattamento perché
così previsto dal Piano Regionale
13. Polo di Scarpino attualmente approvato
L'impianto finale sarà composto da:
• sezione di separazione secco-umido;
• sezione di digestione anaerobica della frazione umida
con produzione biogas;
• sezione di termotrattamento della frazione secca e
sezione depurazione fumi;
• sezione per la produzione di energia mediante ciclo
ibrido a vapore (da combustione rifiuti e da
combustione biogas);
• utilizzo del calore residuo per depurazione percolato
e produzione di acqua industriale.
17. Trattamento a freddo dei rifiuti non
preselezionati
• Trattamento meccanico-biologico (TMB)
• Digestione anaerobica
• Trattamento aerobico
• Selezione manuale e riutilizzo
18. Trattamento meccanico biologico
•
ottimizzazione delle rese energetiche tramite invio alla
termovalorizzazione della sola frazione secca con alto potere
calorifico (che quindi contribuisce al miglior recupero energetico
mediante combustione);
•
separazione della frazione umida, a basso potere calorifico, con
conseguente possibilità di digestione anaerobica (processo
d’elezione, rispetto alla combustione, per rifiuti di tale tipologia) per la
produzione di biogas;
•
riduzione dei rifiuti da avviare a termotrattamento con riduzione dei
costi complessivi (il termotrattamento ha costi d'investimento di un
ordine di grandezza superiori alla digestione anaerobica a parità di
potenzialità) nonché delle emissioni in atmosfera;
19. Digestione anaerobica
• processi wet
(concentrazione di solidi sino al 10%)
• processi semi-dry
(concentrazione di solidi compresa tra 10-20%)
• processi dry
(concentrazioni di solidi compresa tra 20- 40%).
• La digestione anaerobica può essere condotta in
condizione mesofile (circa 35°C) o termofile (circa
55°C). Mediamente in mesofilia si hanno tempi di
residenza compresi nel range 14-30 giorni, mentre in
termofilia il tempo di residenza è in genere inferiore ai
14-16 giorni.
20. Confronto digestione anaerobica e
trattamento aerobico
• la digestione anaerobica produce energia rinnovabile (biogas) a fronte
•
•
del trattamento aerobico che consuma energia;
gli impianti anaerobici sono in grado di trattare tutte le tipologie di rifiuti
organici, il trattamento aerobico richiede un certo tenore di sostanza
secca nella miscela di partenza;
gli impianti anaerobici sono reattori chiusi e quindi non vi è rilascio di
emissioni gassose, ciò avviene durante la prima fase termofila del
trattamento aerobico;
• nella digestione anaerobica si produce acqua di esubero che necessita
•
di uno specifico trattamento, nel trattamento aerobico le acque di
percolazione possono essere ricircolate;
gli impianti di digestione anaerobica richiedono investimenti iniziali
maggiori (70-90 €/t) rispetto a quelli di pretrattamento aerobico (60-70
€/t;
21. Priorità ciclo rifiuti
0) analisi merceologica dei rifiuti
1) Realizzazione impianti di biodigestione /
compostaggio per umido da RD
2) RD al 65-80%
3) Realizzazione sezione a freddo polo
tecnologico finale (imp. sep. secco-umido,
digestione anaerobica umido residuo e
stabilizzazione)
4) eventuale abbancamento del residuo secco
non riciclabile
22. Impianto per trattamento umido da RD
(biodigestione anaerobica+compostaggio
aerobico+prod. E.E.)
Dimensione minima impianto per sostenibilità
economica: 20.000 t/a
Superficie minima: 10.000 m2
Tempi di realizzazione: 22 mesi + 6 mesi
progettazione
Personale: 70-75 persone su 2 turni/g x 6
gg/settimana
Costo investimento: 15 M€ IVA inclusa
24. Valorizzazione frazione secca da R.D.
L'impianto di Vedelago
1° CAPANNONE: Selezione e Riduzione volumetrica (6 Ton/ora di RD):
• Ricevimento frazioni secche riciclabili da raccolta differenziata
multimateriale o monomateriale;
• Selezione dei materiali in base alla composizione merceologica;
• Selezione della plastica per colore e polimero;
• Riduzione volumetrica (pressatura) dei vari materiali;
• Gestione delle singole tipologie di materiali, consegnati a impianti di
seconda lavorazione
2° CAPANNONE: Produz. Sabbia sintetica (10.000–12.000 t/a), dal 2007 :
• Valorizzazione dello scarto di selezione degli imballaggi, della frazione
secca RSU e degli scarti conferiti dalle aziende.
• Il granulato prodotto (“sabbia sintetica”) viene consegnato a specifiche
aziende per l’impiego nei successivi cicli produttivi.
Potenzialità 22.000 t/a su 35.000 m2
27. Se si fosse ...
Se la discarica fosse stata gestita a
blocchi di rifiuti compressi:
- minori costi di trasporto
- maggiore durata della discarica
- maggiore produzione di biogas
- minore problema con i gabbiani
- minore produzione di percolato
28. Che fare per il percolato?
Abbiamo due tipo di percolato:
- da Scarpino 1 molto diluito, grandi
quantità, alto COD (domanda chimica
d'ossigeno), alta ammoniaca, pH basico
- da Scarpino 2 poco diluito, medie
quantità, alto BOD (domanda biologica
d'ossigeno), metalli pesanti, pH acido
29. Che fare per il percolato?
I depuratori biologici come quello di
Cornigliano non sono idonei a trattare il
percolato, solo effetto di diluizione:
- i metalli pesanti passano indisturbati
- l'ammoniaca riduce l'efficienza di
depurazione uccidendo i batteri
- non è trattata la frazione non
biodegradabile del COD
30. Che fare per il percolato?
Si potrebbe ipotizzare:
- separare i due percolati aventi
problematiche diverse
- ridurre l'ammoniaca tramite
degasazione (strippaggio) utilizzando il
calore residuo dagli impianti di
produzione E.E.
- ridurre i metalli pesanti con trattamenti
chimico-fisici (chiariflocculazione)
31. Che fare per il percolato?
Per Scarpino 1
- Ridurre la quantità di percolato con una
corona di pozzi di emungimento delle
acque sotterranee in modo da
intercettare le sorgenti del rio
Cassinelle
- trattare il percolato residuo con impianti
di osmosi inversa
32. Che fare per il percolato?
Quanto detto è una traccia di lavoro
perchè la soluzione, ammesso che
esista, è difficile da trovare e comunque
costosa:
hanno creato un mostro difficilmente
domabile!