1. que st io ne de llade cisio ne .blo gspo t .it
http://questio nedelladecisio ne.blo gspo t.it/2013/01/carnevale-della-fisica-39-i-parado ssi.html
Carnevale della Fisica #39: I paradossi della fisica
Lo studio della f isica riguarda un settore molto ampio
dei f enomeni naturali. Tanto per citare alcune macro-
branche di questa disciplina, troviamo ad esempio la
fisica matematica, la fisica dello stato solido, la
fisica nucleare, la fisica delle particelle
elementari, l'astrofisica, la fisica cibernetica, la
fisica medica e la geofisica, che a loro volta si
suddividono in sottocategorie e specializzazioni
ulteriori, a coprire quasi tutto il campo dello
scibile (seguo l'indice pubblicato alla voce f isica su
it.Wikipedia).
L'osservazione della realtà e il tentativo di spiegare i
f enomeni che si verif icano sono da sempre lo
stimolo f ondamentale alla conoscenza. Fin dal tempo
della f ilosof ia naturale degli antichi greci, i f enomeni
naturali sono stati impulso f ondamentale alla comprensione della realtà, anche se a volte le conclusioni
sono state un po' lontane dal vero.
E' ovvio che i primi tentativi di descrivere il mondo che ci circonda, compreso quel cielo stellato sopra di
noi, erano f rammisti a concezioni metaf isiche, inf luenzati da quello che potremo chiamare il pensiero
magico o religioso, e che mancava quello che oggi consideriamo il requisito indispensabile dell'indagine
scientif ica, quel metodo sperimentale di origine galileiana al quale si f a risalire lo spartiacque tra un
prima e un dopo rispetto alla conoscenza scientif ica.
A cavallo di questo passaggio, anche prima ma molto soprattutto dopo, per la maggiore dif f usione di
quella presunzione tipicamente umana di f ornire spiegazioni delle ragioni di ogni cosa, insieme a questa
ricerca delle spiegazioni e agli strumenti utili per trovarle, stanno i f enomeni inspiegabili e le convinzioni
f alse, f orse tappa obbligata nel percorso che va dall'oscurità dell'ignoranza alla luce della conoscenza.
Fanno parte di questi f enomeni inspiegabili e di queste convinzioni f alse i paradossi, situazioni in cui ciò
che si pensava f ino a un minuto prima non vale più, sia perchè insuf f iciente a spiegare le nuove
osservazioni sia perchè in aperto contrasto con quanto si osserva o si crede di osservare.
Uno dei paradossi più antichi, il paradosso del mentitore, non riguarda un f enomeno naturale
osservabile ma propriamente lo strumento di indagine più utilizzato dagli esseri umani per conoscere: il
linguaggio stesso. E' quello che si f a risalire a Epimenide di Creta, che disse "I cretesi sono bugiardi", con
l'osservazione che era lui stesso cretese. Non si sa se l'intento f osse quello di smascherare o
evidenziare un paradosso, o di dire semplicemente una cosa che pensava, perchè Epimenide non disse
nè tutti nè sempre, e inf atti questa f rase non è ritenuta paradossale perchè non è sicuramente vera ma
può essere falsa mentre la f rase di Eubulide "Io sto mentendo", un secolo dopo quella di Epimenide,
soddisf a i requisiti di essere nè vera nè falsa, e quindi è un vero paradosso.
Insieme ai primi paradossi riconducibili all'autoref erenzialità del linguaggio, si scoprono e cominciano ad
essere af f rontati i primi paradossi f isici che, per la loro stretta attinenza con il mondo materiale,
vengono anche chiamati paradossi meccanici. Uno dei più f amosi è quello del doppio cono che cammina
in salita. Questi f enomeni, apparentemente paradossali ma in realtà perf ettamente spiegabili con le leggi
della f isica, cominciavano ad essere utilizzati come strumenti di insegnamento sin dalla metà del XVIII
secolo. Si veda questo filmato tratto dal Museo Galileo dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza di
2. Firenze.
Come detto, i paradossi non sono
sempre situazioni intricate dovute a
bisticci logici o ambiguità linguistiche, ma
riguardano anche credenze popolari che
vengono meno di f ronte ad eventi
giudicati impossibili. Per esempio, nel XVI
secolo, Simon Stevin chiarì quello che
venne chiamato il paradosso
idrostatico, in cui si stabilisce che la
pressione idrostatica esercitata da una
colonna d'acqua su un recipiente chiuso
dipende dall'altezza della colonna e non
dalla sua f orma o volume. Un
interessante f ilmato, sempre del Museo
c lic c are p e r ve d e re il filmato
Galileo, con straordinari reperti
f otograf ici di apparecchiature d'epoca,
traccia una breve storia dell'idrostatica e dell'idraulica, toccando anche il paradosso idrostatico.
Non si pensi però che sia solo
l'ignoranza a generare i paradossi o
l'assistere alle manif estazioni di una
legge f isica nota in f orma inconsueta.
Alle volte anche nuove scoperte
scientif iche, modif icando i paradigmi di
rif erimento, possono f ar sorgere
paradossi là dove si riteneva ci f osse
una certezza, anche se spesso, in
ultima analisi, si dimostra che il
paradosso è solo apparente ed è
dovuto a un f raintendimento delle
implicazioni delle nuove teorie. Un
classico esempio è quello dei viaggi c lic c are p e r ve d e re il filmato
nello spazio a velocità elevate, come il
paradosso dei gemelli, basato sulle
asserzioni di Einstein che alla velocità della luce il tempo rallenta, la cosiddetta dilatazione temporale
prevista dalla teoria della relatività. Se si immagina uno di due gemelli partire per un viaggio spaziale a
velocità prossime a quelle della luce e l'altro rimanere sulla Terra, sapendo che a velocità prossime a
quelle della luce il tempo rallenta, l'orologio, anche quello biologico, del gemello sull'astronave batterà
più lentamente e al ritorno egli sarà più giovane del gemello rimasto. In realtà non è così, perchè i sistemi
di rif erimento in gioco sono diversi:
L'apparente contraddizione si risolve osservando che, mentre quello della Terra è un
sistema di riferimento inerziale, quello dell'astronave non lo è. L'astronave non
mantiene infatti una velocità costante per tutta la durata del viaggio, ma prima accelera
fino alla velocità di crociera, poi frena, inverte la rotta e riaccelera per tornare
indietro, e poi frena di nuovo.
Si devono quindi considerare non due, ma tre sistemi di riferimento inerziali: quello
della Terra, quello dell'astronave nel viaggio di andata, che si muove rispetto alla Terra
di velocità v, e quello dell'astronave nel viaggio di ritorno, che si muove rispetto alla
3. Terra di velocità -v (cioè v nella direzione opposta), tralasciando i tempi di
accelerazione/decelerazione, che per velocità così elevate sarebbero comunque
significativi.[paradosso dei gemelli su it.Wikipedia]
Si osservi questa immagine tratta dalla voce su Wikipedia citata, con un diagramma di Minkowski dei tre
sistemi di rif erimento in cui si vede che nei tre sistemi, in nero quello della terra, in blu quello del viaggio
di andata e in rosso quello del viaggio di ritorno, l'evento simultaneo B è visto, in ogni sistema di
rif erimento, in un punto diverso: D', D e D''.
Siamo al termine di questa inf ormale presentazione. In
questa breve introduzione al mondo dei paradossi
abbiamo cercato di comprendere quali generi di paradossi
si possono trovare nella f isica, come il linguaggio di
relazione che noi utilizziamo si presti benissimo a
generarli e di come spesso l'esistenza del paradosso si
deve solo alla nostra ignoranza più che all'esistenza di
contraddizioni della natura. Nonostante questo, molti
paradossi riguardanti la realtà macroscopica, pur
avvertendoli come tali, sappiamo, in f ondo, che non
possono essere veri perchè la realtà di cui abbiamo
esperienza è tangibile, autoconsistente. Però, la
conoscenza amplia il numero dei f enomeni a disposizione
dell'esperienza, anche se molto spesso è una
conoscenza ristretta a poche persone. Tipico esempio è
la meccanica quantistica, con tutti gli strani f enomeni che
si verif icano a livello microscopico. In questo caso, immaginazione e poca conoscenza sono in grado di
f ar nascere quelli che potremo def inire paradossi ai quali crediamo, appunto perchè così lontani dalla
realtà che viviamo tutti i giorni. Ma non è così: anche in quel caso, se solo potessimo f are esperienza
della realtà microscopica così come la f acciamo della realtà macroscopica, non troveremmo nulla di
strano nel comportamento delle particelle elementari e non ci sembrerebbero così paradossali. Certo che
sull'integrazione macro-micro molti si sono cimentati e ancora adesso una certa incompatibilità tra teorie
f isiche esiste. Che dire: f orse è proprio un limite del pensiero umano quello di non riuscire ad abbracciare
tutta la realtà. Se f osse così non potremmo f arci niente. Intanto, anche i paradossi servono: tante volte è
dal tentativo di spiegarli e ridurli alla ragione che proviene la nostra conoscenza del mondo.
E ora, si comincia!
Andrea Belli.
Il primo contributo è quello di Andrea Belli. Andrea è un giovane di 18
anni af f etto purtroppo da una rara e invalidante patologia ereditaria
che lo ha costretto a una lunghissima serie di interventi chirurgici.
Questo però non gli ha impedito di impegnarsi con ottimi risultati
negli studi. Ecco una biograf ia tratta dal suo canale Youtube. .
"Mi chiamo Andrea Belli, ho 18 anni e vivo a Cremona. Sono nato con una malattia rara chiamata
estrofia vescicale, ad oggi ho subito 24 interventi chirurgici e buona parte della mia vita l'ho passata in
ospedale. Ma non sono solo questo, frequento un liceo scientifico, in 4 anni ho vinto 8 borse di studio e
sono stato premiato per due anni consecutivi "Talento regione Lombardia"."
L'articolo si intitola Femto-photography: 1,000,000,000,000 FPS e parla di una nuova tecnica elaborata
4. al MIT, che sf rutta l'emissione laser ad alta f requenza, dotata di strane e straordinarie proprietà:
E’ questa la nuova strabiliante tecnologia del MIT: una fotocamera così dettagliata che
permette di osservare la luce stessa in movimento.
Tutto ciò di cui si ha bisogno è un laser e il segreto consiste nell’accenderlo e spegnerlo
un trilione di volte al secondo; questo numero da capogiro permette di creare piccoli
pacchetti di fotoni lunghi circa 1 mm, infine grazie ad alcune tecniche analitiche
(Streak camera) è possibile ricostruire il modo in cui essi si infrangono contro gli
oggetti ottenendo questo risultato:
La cosa veramente affascinante di
questa gif è la seguente: Poichè
stiamo parlando di luce succedono
cose strane, in particolare fenomeni
che dovrebbero avvenire
temporalmente prima, avvengono
invece dopo! Nulla che “qualcuno”
non abbia previsto, ma vederlo
ancora una volta confermato
attraverso questa tecnologia ci
permette di osservare quella
bellezza nascosta ai nostri sensi di
cui il mondo è così fantasticamente
intarsiato.
Questo tipo di fotografia agli occhi di molti potrebbe sembrare un semplice ninnolo, ma
sono ben felice di smentirvi: essa infatti, seppure in uno stato embrionale, permetterebbe
di creare strumenti capaci di osservare dietro angoli nascosti. Quelli di Nature hanno
realizzato questo splendido video per spiegarne il meccanismo
E qui le applicazioni nella vita quotidiana si sprecano, da fotocamere pensate per
cercare superstiti durante un incendio, a endoscopi capaci di vedere in zone nascoste del
nostro corpo. Ma vorrei soffermarmi un attimo sul lato romantico di questa invenzione.
Tutto ciò mi porta alla memoria le parole del leggendario Feynman: un Re Mida che
nel suo sapere trasformava in oro gli oggetti comuni, caricandoli di un'intensa bellezza
scientifica mostrando così un mondo meraviglioso nascosto ai più. La tecnologia, nella
sua componente magica e lontana, deve erudire l’uomo a quella concezione del bello
un tempo appannaggio dell’arte, della fotografia. In tempi così drammatici quel mondo
esotico illustrato dall’articolo vive già , poichè anche in vitro quest’embrione è un sano
esercizio di quel muscolo che è la speranza, speranza resa forte dallo splendore della
natura: il pensiero si perde in questa sublime visione e l'animo ne esce fortificato. Ma
non deve essere una bellezza di nicchia, neanche fosse una religione, poichè è compito
di chi vede questo noumeno mancato mostrarlo al prossimo. Così, uomini e donne si
riuniscono in un gioioso carnevale per essere araldi della scienza, regina del bello e
sincera amica del sublime.
5. Scienza e Musica + Tamburo Riparato.
Leonardo Petrillo
Leonardo è un habituè dei Carnevali e, in questa occasione, presenta due
contributi diversi ma entrambi di straordinario livello, anche se il secondo
mascherato da divertissement. Il primo lavoro parla del Paradosso dell'asta del
fienile, un paradosso anche conosciuto con il nome di ladder paradox, quello
che si può considerare un esperimento mentale sulla relatività speciale in cui la
pretesa simultaneità di eventi di un'asta che entra e non entra in un f ienile variando di lunghezza rispetto
al f ienile (o è il f ienile che cambia dimensione?) ci mette sotto stress e il cui risultato è invece che "a
seconda della prospettiva scelta, la stessa asta può o non può essere rinchiusa dentro il fienile, cosa che sembra
veramente assurda agli occhi di una persona comune":
La teoria della relatività: chi non ha mai sentito
parlare di tale straordinaria teoria elaborata dalla
geniale mente di Albert Einstein (e non solo)?
In questo blog ne abbiamo parlato già più volte,
come, ad esempio, nell'articolo "Dio non gioca a
dadi con l'Universo: Relatività Generale vs
Meccanica Quantistica", oppure nel post "Il tempo e
le sue numerose accezioni".
Questa volta andremo ad analizzare un paradosso
alquanto singolare relativo alla relatività speciale,
un paradosso non conosciuto come quello dei gemelli: trattasi del paradosso dell'asta
del fienile.
Nel descriverlo, andremo anche a scoprire alcuni dei concetti alla base della relatività
ristretta: le trasformazioni di Lorentz, che prendono il nome dal fisico olandese Hendrik
Antoon Lorentz.
Innanzitutto cominciamo enunciando tale paradosso!Un saltatore d'asta corre, tenendo
l'asta parallela al suolo, molto rapidamente: affinché questo paradosso funzioni occorre
supporre che esso corra a una velocità prossima a quella della luce.
Nel secondo, con la scusa del pattinaggio, ci parla del momento angolare, che non si sa se è parente
della pietra angolare ma comunque dal nome altisonante che ha deve essere qualcosa di importante. Lo
f a sul Tamburo Riparato, blog collettivo che lo vede tra le recenti acquisizioni. Inf atti, l'articolo che si
intitola subdolamente Un momento divertente! inizia con un'autopresentazione:
6. Grazie al gentile invito di Bruna, giungo su questo straordinario blog!
Il presente rappresenta appunto il mio primo post qui. Prima di incominciare, qualcuno
si starà chiedendo chi sono. In breve, sono uno studente di Fisica appassionato di
scienza (di ogni genere) e di buona musica (con una predilizione per la classica e il
jazz) e, da qualche anno, anche blogger scientifico; infatti, gestisco un blog che si
chiama (appunto) Scienza e Musica.
Neuromancer. Carmelo di Mauro
Carmelo è psicologo e psicoterapeuta, e partecipa anche lui per la
prima volta ai Carnevali. Interrogato al proposito ecco cosa dice di
se stesso:
Laureato in psicologia sperimentale, specializzato in psicoterapia cognitiva-
costruttivista, ha lavorato (come volontario in camicia di forza) per 4 anni in un centro
di salute mentale presso un asl periferico di Roma per conoscere a fondo i disturbi
mentali individuali e familiari. Nel frattempo (per pagare vitto e alloggio...) lavora in
privato come educatore, terapista per cervelli neurodiversi (autistici), si presta
grauitamente (che pazzo!) a svolgere il ruolo di psicologo nella scuola media, dove
lavora ufficialmente come aec (operatore educativo), talvolta segue un paio di pazienti
in privato per non dimenticarsi di essere pure uno psicoterapeuta e continua a studiare
senza sosta (perché quando sembra di aver capito qualcosa, si accorge che si tratta
soltanto di aver compreso di non saper nulla). Infine, scrive strani articoli divulgativi di
psicologia, tra scienza e fantascienza, sul blog Neuromancer.
Partecipa al Carnevale con un articolo di grandissimo interesse sulla natura stessa del tema scelto: i
paradossi. Che cosa signif icano dal punto di vista psicologico e cognitivo i paradossi? Quali
conseguenze hanno sul nostro modo di ragionare e che relazione esiste con la patologia psichiatrica?
Sentiamo ancora cosa dice Carmelo degli intenti del suo lavoro:
Ho trattato il concetto del paradosso nell'ambito della psicopatologia, andando quindi
oltre l'ambito puramente linguistico e logico-matematico.
In particolare, ho messo in luce gli effetti reali e pragmatici che il paradosso può
conseguire in specifiche condizioni sociali, sottolineando il valore relazionale nella
patogenesi del disturbo mentale e in special modo nella formazione della schizofrenia e
dei disturbi dissociativi.
Per chi è interessato alle questioni psicologiche è un must: I paradossi in psicologia.
Il paradosso è un concetto speciale in psicologia e ha ricevuto
molta attenzione soprattutto dagli psicologi che hanno studiato
a fondo la comunicazione umana all’interno delle relazioni
sociali. Il paradosso in greco indica una “contro opinione”,
ovvero la conclusione contraddittoria di un ragionamento
corretto basato su premesse sensate. In altre parole, partendo
da affermazioni che hanno un senso, una volta messe a
confronto ne scaturisce una conclusione contraddittoria. Da un
7. punto di vista psicologico, l’aspetto rilevante riguarda i
processi mentali attivi nella mente per trovare una risoluzione
che non può esserci e che sono accompagnati da una particolare reazione emotiva.
Possiamo raggruppare i paradossi in tre grandi famiglie:
i paradossi logico-matematici (le antinomie);
le definizioni paradossali dovute a certe incoerenze nascoste a livello del pensiero e del linguaggio;
i paradossi pragmatici (le ingiunzioni paradossali).
Rudi Mathematici. Rudi Matematici.
Non c'è bisogno di presentare i Rudi Matematici, ovvero Rudy
d’Alembert, Alice Riddle e Piotr Rezierovic Silverbrahms. La loro
rubrica sulla rivista Le Scienze è un classico dei divertimenti
matematici. Non contenti di sottoporci sulle Scienze quiz capaci di
f ar perdere nottate di sonno e di tenere un blog sul sito della stessa
rivista, ovviamente di argomento matematico, pubblicano anche Rudi Mathematici, con l'acca, Rivista
fondata nel secolo scorso nella quale si e ci dilettano di matematica, giochi e indovinelli, qualora non ci
bastassero le altre due f onti. Ma che valga la pena leggerli è constatazione elementare: riescono a
spiegare in maniera semplice e divertente cose molto complesse. In Etimologia particolare, con la
scusa di cercare la storia dei termini usati in f isica, tanti quante le unità di misura, si delinea una notevole
storia della f isica e dei suoi protagonisti in quel periodo aureo che è stato il '900 f ino ad arrivare
all'origine di quell'altro termine molto di moda recentemente: bosone.
Sembra che un giorno Feynman abbia detto
che una buona prova del fatto che i fisici non
siano poi così intelligenti come la gente pensa
stia nel fatto che usano una quantità
spaventosa di unità di misura dell’energia,
senza decidersi a razionalizzarle una volta per
tutte. In effetti, ci sono un gran numero di
razionalizzazioni possibili, e non solo nel
campo dell’energia e delle grandezze
correlate, come lavoro e potenza; tra erg,
joule, watt, MeV, TEP (tonnellata equivalente
di petrolio), cavalli vapore, kiloton e un’altra
pletora di unità, è abbastanza facile perdersi. Del resto, Poincaré si disperò per tutta la
vita del mancato completamento della rivoluzione metrico-decimale; unità fondamentali
come quelle del tempo e delle coordinate geografiche sono ancora immuni dalla
sanatoria indotta dalla Rivoluzione Francese, anche se quasi non ci facciamo caso.
In Paraphernalia Mathematica, utilizzando un graf ico che riporta dati su irraggiamento solare,
temperatura della superf icie terrestre e distanza dal Sole ci si pone la f ondamentale domanda: come si fa
a calcolare dati di questo genere? E così lo si spiega, da Plank a Boltzmann, passando per Shakespeare:
8. Su Mercurio siamo fritti?
In realtà è esattamente quanto vorremmo evitare: nella tavola qui sotto (dati
parzialmente forniti dalla NASA) trovate tre grafici al prezzo di uno: irraggiamento,
temperatura alla superficie e distanza del pianeta dal Sole: allora, secondo voi, i primi
Ermenauti finiscono fritti o no? La cosa potrà essere di indubbio interesse per chi ci si
ritrova, ma la domanda che ci poniamo noi è, al momento, leggermente diversa: come
si fa a calcolare dati di questo genere? Beh, esistono una serie di modelli, dipende dal
grado di complicazione che vi serve: per un calcolo approssimato possono bastare i più
semplici, se volete dei dettagli invece le cose si complicano.
Dropsea. Gianluigi Filippelli.
Un altro assiduo f requentatore dei carnevali è Gianluigi, f isico e
insegnante, appassionato di f umetti, ricercatore, blogger, insomma uno
che non sta mai f ermo. E si vede anche dalla mole dei contributi: 5
articoli uno meglio dell'altro.
Cominciamo con Il Premio Nobel e gli orologi atomici. Siccome Gianluigi è un tipo preciso e mi ha
inviato un abstract ineccepibile per ogni lavoro, perchè non utilizzarli? Ecco di cosa parla il primo:
Dopo l'assegnazione del Premio Nobel 2012 ci fu in Italia
confusione sulla connessione con le ricerche di fisica premiate
e la loro connessione con gli orologi atomici, che in effetti il
premio lo avevano già "ricevuto" nel 1944 con Isaac Rabi.
Questa è una breve storia di questa importante invenzione da
Nobel!
A seguire troviamo Il principio di equivalenza. La domanda
f ondamentale che ognuno di voi si sarà posto è:
La massa inerziale e quella gravitazionale, coincidono? Si, secondo il principio di equivalenza, che è
stato via via verificato con una precisione sempre maggiore.
Si può Guardare attraverso uno schermo opaco? Intanto si può f arlo con la buona ricerca italiana che
approda alle grandi riviste:
Agli inizi di novembre Nature pubblica, con l'onore della copertina, l'ultimo articolo di un gruppo di
ricerca olandese il cui primo firmatario è Jacopo Bertolotti, che tra le altre cose è anche un
wikipediano. Questo è un piccolo racconto di quelle ricerche.
Chi non conosce Archimede? In Una generalizzazione del principio di Archimede Gianluigi ci spiega
cosa succede ai corpi immersi in un liquido quando si scende a dimensioni inf initesime:
9. Ci hanno insegnato che un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al
peso del liquido spostato. Il principio dovrebbe valere per tutti i corpi, eppure se scendiamo alle scale
micro- e nano-metriche le cose cambiano un po', come ha mostrato un gruppo di ricerca italiano con un
mix tra ricerca teorica e sperimentale.
Nelle Cosmicomiche: le origini della Luna, c'è un po' anche Calvino ma c'è anche molta ricerca, di
quella buona, sulle origini del nostro satellite. Un lavoro estremamente meticoloso e leggibile, pieno di
immagini spettacolari:
In questa ricerca secolare sulle origini della Luna c'è anche un nome illustre, George Darwin, figlio del
probabilmente più noto Charles, che propose alcune ipotesi interessanti poi finite all'interno delle
Cosmicomiche di Calvino. E con quei racconti come ispirazione, provo a raccontare la storia di queste
ricerche fino ad arrivare ai risultati più recenti che confermano la sempre più affermata teoria
dell'impatto gigante.
Scientificando. Annarita Ruberto.
La prossima blogger meriterebbe un post a parte. Spesso ne ho
esaltato le virtù di divulgatrice e insegnante f uori dal comune, ma
ora devo aggiungere il suo personale contributo, al di là della
preparazione degli articoli, alla dif f usione capillare e internazionale
dei Carnevali, ben evidenziata dal recente successo oltre conf ine
del Carnevale della Matematica. Questo si deve chiaramente all'autorevolezza personale conquistata
sul campo ma anche alla caparbietà di non accontentarsi che le cose vengano a te ma di andarle a
cercare.Caratteristica, quest'ultima, ancorchè dif f icile da realizzare, che dovrebbe essere f atta propria da
molti. Ma veniamo all'articolo di oggi: quello che Annarita presenta è il classico Paradosso di Olberts o
dark night sky paradox, uno dei quesiti che maggiormente assillano gli studiosi (e non) sin dalla notte
dei tempi. La molla per parlarne è la richiesta di un giovane lettore: la soluzione del paradosso non sarà
semplice, contemplando la convergenza di alcuni f attori, ma alla f ine si riesce a venirne a capo:
Qualche mesa fa, pubblicavo un post, in cui
esordivo come segue:
"Perché di notte il cielo è scuro, prof?" non è
una domanda simulata, questa volta, ma fin
troppo realistica. Mi è stata rivolta per posta
elettronica da un ragazzo di 12 anni che segue
assiduamente Scientificando.
Allora facciamo così, caro ragazzo. Poiché
questo è un periodo molto intenso e non ho il
tempo di risponderti subito (anche perché non
è facile, data la tua giovane età, risultare comprensibili), ti propongo un video
confezionato da quelli di minutepshysics, riservandomi di completare questo articolo
appena ne avrò il tempo. Promesso!
Ebbene, è giunto il momento di mantenere la promessa fatta, provando a rispondere a
quella domanda.
10. La questione che poni, ragazzo, è nota, in Fisica e in Cosmologia, come Paradosso di
Olbers (o "dark night sky paradox"), dal nome dell'astronomo tedesco Heinrich Wilhelm
Olbers, che lo propose quasi due secoli fa, precisamente nel 1826.
L'enunciato del paradosso è il seguente:
"Come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante l'infinità di stelle presenti
nell'universo?" [Wikipedia]
AstronomicaMens. Corrado Ruscica
Anche il prossimo è un nuovo entrato per quanto riguarda i miei
Carnevali. Si tratta di Corrado Ruscica, astronomo e scrittore di
scienza f reelance, del blog AstronomicaMens. Quello che ci presenta
è, come racconta, un paradosso nuovo di zecca sui buchi neri, quegli enigmatici e inquietanti oggetti che
se ne stanno in giro per l'Universo invisibili ma ben presenti: Il 'muro di fuoco', un nuovo paradosso
sui buchi neri.
In un recente articolo apparso su Simons Foundation dal titolo
Alice and Bob Meet the Wall of Fire, Jennifer Ouellette
riporta le ultime idee bizzarre emerse al workshop di Stanford
tenutosi a Novembre dell'anno passato su un nuovo paradosso
che riguarda gli enigmatici buchi neri. Di solito, quando
vengono proposti alcuni esperimenti mentali i protagonisti
principali si chiamano Alice e Bob. Oggi, però, pare che i due
ragazzi siano arrivati ad un bivio. Tra i due, la più
avventuriera e piuttosto spericolata Alice vuole saltare in un
buco nero molto massiccio, lasciandosi alle spalle lo
sconsolato Bob che rimane al di là dell’orizzonte degli eventi,
cioè quella regione ideale superata la quale niente, nemmeno la luce, può tornare indietro. Ma vediamo
un pò più in dettaglio di che cosa si tratta.
Il tema ruota attorno a una questione cruciale che Corrado riassume così:
In fisica, i paradossi spesso permettono di chiarire alcuni concetti. Nel nostro caso, il punto cruciale del
puzzle ruota attorno al conflitto tra tre postulati fondamentali della fisica. Il primo, che si basa sul
principio di equivalenza della relatività generale, porta allo scenario “nessun dramma”: dato che Alice
si trova in caduta libera mentre attraversa l’orizzonte degli eventi, e dato che non esiste alcuna
differenza tra caduta libera e moto inerziale, essa non dovrebbe sentire gli effetti estremi della forza di
gravità. Il secondo postulato si basa sull’assunzione dell’unitarietà della meccanica quantistica secondo
cui l’informazione che cade verso un buco nero non viene persa irreversibilmente. Infine, c’è l’ipotesi
della “normalità” e cioè il fatto che la fisica funziona come ci aspettiamo in una regione molto distante
dal buco nero, anche se viene meno in qualche punto al suo interno, o nel punto della singolarità o
ancora in prossimità dell’orizzonte degli eventi. Presi insieme, questi tre postulati formano ciò che
Raphael Bousso, un fisico presso l’University of California a Berkeley, chiama molto tristemente “il
11. menu dell’inferno”. Dunque, per risolvere il paradosso, occorre sacrificare uno dei tre postulati ma
nessuno è in grado di dire quale di essi dovrebbe essere.
Monica Marelli del blog omonimo.
Pure Monica è una nuova entrata per il mio blog. Monica è un f isico,
autrice di alcuni libri di grande successo e interesse, tra i quali
l'ultimo su un f amoso gatto, ed è anche un volto noto per chi segue
la divulgazione scientif ica in televisione, per i suoi interventi a Geo &
Geo su Rai3. A Monica piacciono molto i gatti, incluso quello di Schroedinger, tanto da dedicargli un libro:
C'era un gatto che non c'era, misteri e meraviglie della fisica quantistica, Scienza Express 2012. Il
paradosso del Gatto di Schroedinger, ricorda Monica
doveva essere l'ultimo, decisivo, fatale attacco
al cuore della fisica quantistica, sotto
l'influenza di Einstein, con cui Erwin
Schroedinger scambiò molte lettere fra il
giugno e l'agosto del 1935.
Ed ecco di cosa si tratta. Immagina di
prendere una scatola. Al suo interno ci sono
un gatto e un meccanismo: un contenitore
pieno di atomi che hanno la probabilità di decadere o di non decadere. Quindi: un'ora
forse decade o forse no. Se decade, il dispositivo si aziona e rompe una fiala di veleno
che uccide il micio. Vorrei tranquillizzare i SindaGatti: l'esempio è piuttosto truce ma si
tratta di un esperimento mentale e nessun gatto è stato torto un baffo.
Schroedinger con questo esempio vuole prendersi gioco della fisica quantistica e mettere
in luce l'aspetto più inverosimile dell'interpretazione di Copenaghen: secondo la “nuova
fisica” fino a quando qualcuno non aprirà la scatola per verificare (cioè guardare e
quindi “misurare” la realtà), il micio vive in due stati sovrapposti. Cioè è
contemporaneamente vivo e morto. Se è vero che qualcosa diventa reale solo quando lo
si misura, allora si può dire che felino vive in stati sovrapposti. Il che è paradossale.
Einstein gongolava: il paradosso coi baffi era la prova che la quantistica non poteva
funzionare!
Se volete sapere come va a f inire...
Il Tredicesimo cavaliere. Roberto
Flaibani
Altra nuova entrata è Roberto, giornalista f reelance, prof essionista
dei giochi di simulazione nonchè space-enthusiast per stesso riconoscimento della Nasa, che ci presenta
un articolo su uno studioso, primo italiano, o meglio primo non americano, a diventare Presidente del
Comitato Permanente SET I. Il Search f or Extra-Terrestrial Intelligence è il noto programma per la ricerca
di f orme di intelligenza extra-terrestre. Il ruolo di presidente di un tale organismo non è cosa che si
ottiene tutti i giorni. Ecco perchè è stato assegnato a un Fisico, matematico, visionario:
12. Avesse avuto due vite, una l’avrebbe dedicata alla
matematica, l’altra all’astrofisica. Dovendo accontentarsi,
s’è votato a entrambe con tantissima passione e, ça va
sans dire, pochissimo tempo libero.
Il dott. Claudio Maccone, nel corso del Congresso
Internazionale di Astronautica svoltosi recentemente a
Napoli, è stato eletto Presidente del Comitato Permanente
SETI in seno alla IAA. Sostituisce Seth Shostak, presidente
per due mandati, ed è il primo italiano, anzi il primo non-
americano a ricoprire tale carica.
Laureato in fisica e matematica col massimo dei voti, Maccone nel 1980 ha ottenuto un
dottorato in matematica al King’s College di Londra, con una tesi sulla Trasformata di
Karhunen-Loeve (KLT). Si tratta di un algoritmo in uso nelle telecomunicazioni,
estremamente utile in ambito SETI, perché rende possibile evidenziare con grande
accuratezza eventuali segnali captati da un radiotelescopio, isolandoli dal rumore
cosmico di fondo e da qualsiasi disturbo elettromagnetico. Ancora oggi, però, la quasi
totalità dei ricercatori SETI sta utilizzando, per l’analisi dei dati, l’antiquata
Trasformata Veloce di Fourier (FFT), che prende in esame solo dati in banda stretta e
a grande velocità. KLT invece garantisce maggior sensibilità e lavora in banda larga,
ma richiede tempi di elaborazione molto più lunghi. Maccone è oggi uno dei più
convinti sostenitori dell’implementazione della KLT ovunqe si faccia SETI.
La scuola del sapere. Rosa Maria
Mistretta.
Chi non ha mai visto il nastro di Moebius? A parlarcene per il Carnevale è Rosa Maria, laureata in Scienze
Naturali, giornalista/pubblicista e autrice di numerosi e interessanti libri, votata alla divulgazione e alla
didattica, in questo suo Un solo lato, un solo bordo: il nastro di Moebius:
Le superfici ordinarie, intese come le superfici che nella vita
quotidiana siamo abituati ad osservare, hanno sempre due
"lati" (o meglio, facce), per cui è sempre possibile percorrere
idealmente uno dei due lati senza mai raggiungere il secondo,
salvo attraversando una possibile linea di demarcazione
costituita da uno spigolo (chiamata "bordo"): si pensi ad
esempio alla sfera, al toro, o al cilindro. Per queste superfici è
possibile stabilire convenzionalmente un lato "superiore" o
"inferiore", oppure "interno" o "esterno"
Atelier delle attività espressive. Carla
Citarella.
E' ora la volta di Carla. Grazie ai suoi articoli siamo proiettati in una
13. dimensione artistica, pur trovando sempre l'aggancio con il tema scientif ico. Con mano sicura ci insegna
a leggere nella rappresentazione artistica quello che va al di là del mero dato sensoriale, svelandoci la
parte concettuale che c'è dietro l'opera. Questo avviene perchè anche gli artisti seguono o addirittura
creano le correnti di pensiero, pure su temi scientif ici. Succede anche questa volta: chi più di questo
artista può rappresentare i Paradossi nell'arte: Renè Magritte.
La creazione artistica è un fenomeno
articolato, che presenta diverse angolature sia
in ambito scientifico che filosofico. In questo
senso il percorso dell'arte moderna e
contemporanea, appare come un vero e
proprio campo di sperimentazione di modalità
condivise.
I paradossi trovano largo uso in campo
scientifico, ma possono essere utilizzati anche in ambito artistico, per giungere a nuovi
modelli di descrizione e rappresentazione del reale.
Tra le avanguardie storiche, il Surrealismo è un movimento che fonda le sue radici nel
paradosso. "Io credo", scrive André Breton nel 1924, "alla risoluzione di due stati, in
apparenza così contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà
assoluta, di surrealtà".
Attorno a questo indirizzo si costituisce il programma del Surrealismo, il fenomeno più
complesso e influente della storia culturale del Novecento, attivo per oltre quarant'anni,
il cui approccio interpretativo è stato diverso da un artista all'altro. Magritte, assieme
ad altri esponenti del gruppo, manifesta tale tendenza, diversificandosi dalle premesse
generali, per interessi, procedure e formalizzazioni.
Vera scienza. Orfeo Morello.
Altra novità per i miei Carnevali è Orf eo Morello di Vera Scienza.
Ingegnere inf ormatico esperto di tecnologie web, Orf eo è anche un
ottimo divulgatore della scienza con il suo conosciutissimo blog. Ci
propone la triste storia dello Shuttle Columbia partito nel gennaio
2003 con il suo equipaggio e mai più rientrato: Shuttle Columbia ST S-107 partito il 16 gennaio 2003
mai più rientrato a Terra.
E' trascorso più di un anno e mezzo (luglio 2011) da quando
l'ultimo Shuttle della Nasa ha toccato Terra mettendo fine a
una storia straordinaria che ha segnato l'epoca moderna
dell'esplorazione spaziale. I piani attuali della NASA
prevedono che l'agenzia spaziale americana si concentri in
futuro per lo più sulle missioni di invio di satelliti e di sonde
nello spazio, utilizzando soluzioni più moderne ed economiche
rispetto agli Shuttle.Il programma Space Shuttle, noto anche
con la sigla STS (Space Transportation System) utilizzata in
codice per identificare le sue missioni, è durato più di 30 anni compresa la fase di progettazione ed ha
avuto ufficialmente il via con la missione STS-5, lancio avvenuto l'11 novembre 1982 dello Shuttle
Columbia che mise in orbita due satelliti privati per telecomunicazioni commerciali.
14. IncredibleButTrue. Lucia Marino.
Anche Lucia è un'assidua f requentatrice dei Carnevali, con pezzi
sempre interessanti e stimolanti. Questa volta ci propone due lavori.
In uno raccoglie una serie di video incentrati sul tema dei paradossi
f isici e prodotti dalla Open University. Sono animazioni della durata di
un minuto circa che illustrano alcuni dei più grandi paradossi. Si va da quello di Achille e la Tartaruga per
f inire con l'onnipresente gatto, in quelli che Lucia chiama Pensieri Avventurosi:
Della Open University mi pare che ve ne ho già parlato un pò di tempo fa. Probabilmente ricorderete
"La Storia della Lingua Inglese", una serie di arguti video animati che in pochi minuti ripercorrevano i
1600 anni della storia della lingua più diffusa al mondo. Sempre dalla Open University proviene
un'altra serie animata, dal titolo: 60-Second Adventures in Thought, la quale mette in evidenza sei
degli esperimenti di pensiero più famosi al mondo. La prima puntata è incentrata sull'antico Paradosso
di Zenone, quello di Achille e la Tartaruga. Gli altri video sono invece interamente dedicati al
ventesimo secolo; cinque famosi esperimenti mentali di fisica, matematica e informatica.
Nell'altro invece si mette a f ar concorrenza agli Ignobel, presentando una serie di lavori, come dire,
eccentrici, in cui l'oggetto della ricerca è quantomeno inusuale o, per meglio dire, apparentemente non
degno di tanto approf ondimento. Tutto questo in L'importanza della stupidità nella ricerca
scientifica. Sentite un po' di che lavori si tratta:
Se questa affermazione è vera sono a cavallo. Non si tratta di una mia teoria bensì di un saggio
intitolato appunto "The importance of stupidity in scientific research", pubblicato su Journal of Cell
Science nel giugno 2008. Se ho compreso bene l'essenza del messaggio si tratta semplicemente della
corretta disposizione d'animo dello scienziato in erba di fronte le problematiche poste da un qualsiasi
lavoro di ricerca (abbasso i geni immodesti insomma). Questa "perla" l'ho scovata assieme a molti altri
titoli su questo sito. La mia attenzione si è concentrata soprattutto su questo: "Pressures produced when
penguins pooh—calculations on avian defaecation", un interessantissimo articolo sulla fisica della pupù
di pinguino.
La curva dell'energia di legame.
Scientificast. Marco Casolino.
Marco Casolino, ricercatore all'INFN, propone tre articoli, due rappresentano uno la continuazione
dell'altro e sono disponibili sul suo blog, e il terzo è pubblicato sul blog collettivo Scientificast. I primi
due, pur non recando il termine nel titolo, af f rontano ugualmente quelli che Marco def inisce degli
"apparenti paradossi, attualmente irrisolti". E quali sarebbero questi apparenti paradossi?
L'apparente universalità delle leggi della fisica nasconde profonde e fondamentali discrepanze tra
quello che ha luogo nell'universo e negli acceleratori di particelle.
Per esempio, una domanda che uno si potrebbe f are è questa: dov'è f inita l'antimateria? Per rispondere,
bisognerà dare conto di questo palese Razzismo astrofisico: L'asimmetria materia-antimateria
nell'universo.
15. Perché il 4% di materia (protoni, elettroni,
nuclei) che compone le stelle e le galassie è
composto apparentemente solo di materia?
Questa domanda giace dietro il problema
della materia oscura, probabilmente costituita
da una particella ancora inosservata, ma è
plausibilmente distinto da esso.
Le leggi della fisica delle particelle elementari
mostrano infatti una simmetria tra materia ed
antimateria. Se la collisione di una particella
e la sua antiparticella produce energia, le
leggi di conservazione prevedono che da essa si debbano create materia ed antimateria
in parti uguali. Applicate su scala cosmica, queste leggi prevederebbero un universo
costituito da uguali quantità di materia ed antimateria. L'universo appare costituito da
sola materia: infatti se vi fossero zone dominate da antimateria, il loro confine con la
nostra regione dovrebbe brillare nei raggi gamma dell'annichilazione.
Si continua poi con la seconda parte, che ci porta su un altro piano che ha pure lui tutti i crismi del
paradosso. Si parla di due coniugi che non solo attualmente litigano ma che non hanno nemmeno mai
avuto l'intenzione di sposarsi: Separati in casa! Meccanica quantistica contro Relatività generale.
Per chiarire i termini di questa paradossale convivenza, per ora inspiegabile, Marco utilizza una f inzione
scenica, f acendo parlare i personaggi del suo romanzo:
Un'altra inconsistenza tra le leggi della fisica valide per l'universo e quelle per il mondo
microscopico riguarda l'impossibilità di conciliare la Meccanica quantistica con la
Relatività generale in un'unica teoria.
Per un breve cenno su uno dei più grandi misteri della fisica moderna, cedo la parola a
due personaggi di Grikon, Adriano, studente di storia giapponese e Noriko, ricercatrice
di fisica.
Noriko sembrò colpita dalla sfida che l'amico gli aveva lanciato: “All’inizio del XX secolo la
meccanica quantistica ha rivoluzionato la fisica, stravolgendola alle basi. Ha fatto crollare le certezze
del meccanicismo ottocentesco, in cui ogni particella era immaginata come una pallina di cui si poteva
conoscere ogni sua caratteristica. Dal determinismo della meccanica classica si è dovuti passare al
comportamento casuale ed alle incertezze dettate dalle leggi delle probabilità.
L'ultimo pezzo riguarda l'Universo, e precisamente i quasar e una recente scoperta di un ammasso di
galassie contenente 73 di questi quasar: Una immensa struttura agli albori dell’universo:
I quasar sono tra le sorgenti più luminose dell’universo. Si tratta di immensi getti di materia alimentati
da gas e polveri risucchiati da altrettanto immensi buchi neri posti al centro di alcune galassie. Il
termine, quasi stellar radio source, indica la loro identificazione originale nelle emissioni delle onde
radio, ma successivemente sono stati identificati anche nel visibile ed in altre frequenze dello spettro
elettromagnetico.
16. Gravità Zero. Walter Caputo.
Walter, che ha ospitato l'edizione del Carnevale prima di questa, è un
economista e insegnante che scrive anche sul blog di divulgazione
collettivo Gravità Z ero. Per questa edizione ha preparato un pezzo a
tema incentrato sui f rattali, Forme frattali:il paradosso della
convivenza tra semplicità e complessità. Egli individua in questi
oggetti matematici la f onte del paradosso e descrive i f rattali come "figure che ispirano meraviglia per la loro
complessità che, paradossalmente, convive con un'estrema semplicità. L'origine della parola frattale è da ricondurre
al latino "fractus", ovvero irregolare e spezzato". Come è noto, lo scopritore dei f rattali è stato Benoit
Mandelbrot, anche se ha avuto dei precursori. In questo articolo Walter ripercorre la storia di queste
f orme ubiquitarie che riempiono la nostra vita:
Tutti conoscono il cerchio: provate a
disegnarne uno e osservatelo da una
ragionevole distanza. Sì, quello che state
vedendo è effettivamente una circonferenza.
Ma ora avvicinatevi e guardate l'immagine ad
un'altra scala: osservatela localmente fin
quasi ad appiccicarla sugli occhiali.
Ora vedete una linea retta.
D'altronde "localmente un cerchio è una linea retta, infatti possiede una tangente in
ogni suo punto e, visto da molto vicino, si riduce essenzialmente alla sua retta tangente"
(1), afferma Benoit Mandelbrot "Nel mondo dei frattali" (Di Renzo Editore, 2007).
E questo è il primo livello di comlplessità, infatti "secondo B. Mandelbrot, nello studio
delle curve piane appare una gerarchia di complessità crescenti" (2). Oltre alla retta e
alla circonferenza, nel primo livello troviamo anche le curve classiche elementari. Ecco
un esempio, raccontato da Mandelbrot, "un ragionamento del tutto analogo si può fare
per la sfera: vista da lontano è proprio una sfera, ma se ci si avvicina comincia a
somigliare sempre più ad un piano" (3).
Aggiornamento del 31 gennaio.
Disti. Elisabetta Durante.
Fuori tempo massimo ma comunque sempre in maniera graditissima,
giunge un lavoro di Elisabetta Durante, giornalista scientif ica che ha
partecipato quasi sempre ai miei Carnevali, che non posso non
pubblicare. Inf atti, quella di Elisabetta è una dif esa appassionata della scienza e degli scienziati italiani,
che non sono solo quelli associati alla cosiddetta fuga dei cervelli ma anche i protagonisti assoluti delle
ricerche mondiali, a cominciare proprio da quella f isica alla quale intitoliamo il nostro Carnevale. In questo
articolo passa in rassegna in maniera puntuale tutte le recenti conquiste e gli impegni della ricerca italiana
in giro per il mondo, riaf f ermando, ancora una volta, che:
17. Se vince il merito, vince il Paese
di Elisabetta Durante
Se dovessi indicare il primo dei problemi italiani, non esiterei a identificarlo nella
generalizzata, pervicace e suicida negazione della meritocrazia.
Eppure, proprio nel settore scientifico più complesso, avanzato e promettente (quello
della Fisica), a dispetto di tutte le nostre limitazioni finanziarie, riusciamo ancora a
primeggiare: in Italia e nel mondo.
Lo provano inequivocabilmente i numeri di quel fenomeno che la vulgata mediatica si
ostina a leggere solo nei termini negativi della “fuga dei cervelli”: quegli stessi cervelli
che un Paese meritocratico saprebbe ri-attrarre nella propria orbita e valorizzare
attraverso una concreta ed efficace rete internazionale dei talenti.
Lo provano i risultati raggiunti in tutti i grandi laboratori internazionali dalla vasta
comunità dei fisici italiani che è la più numerosa -dopo quella statunitense- al Fermi
Lab di Chicago, a Stanford, nei Bell labs ecc. Ma lo provano anche le brillanti carriere
dei fisici italiani in tutti i maggiori laboratori europei.
In particolare, lo prova tutta la storia del Cern fino ai recentissimi successi ottenuti dal
progetto LHC sotto la guida di un Direttore di ricerca italiano -Sergio Bertolucci- e
annunciati al mondo intero, non per caso, dai due fisici italiani responsabili dei due
principali esperimenti (Atlas e Cms), Guido Tonelli e Fabiola Gianotti.
Lo prova ora il posizionamento della Fisica italiana nei due programmi strategici
appena selezionati come progetti bandiera dell’UE: Human Brain Project e Graphene.
Il primo metterà le più avanzate tecnologie informatiche e potenti super computer a
servizio delle neuroscienze: quello che è già stato definito il CERN del cervello schiera
in prima linea una serie di centri italiani di ricerca, tra cui un laboratorio di eccellenza
mondiale come il fiorentino LENS (Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non Lineare).
Tutti i dati sul funzionamento del cervello umano saranno elaborati da una potente
risorsa di calcolo (settore in cui gli italiani sono leader indiscussi) e distribuiti da una
piattaforma GRID, sofisticata e complessa infrastruttura digitale nata anch’essa grazie
ad un determinante contributo della Fisica italiana.
Graphene punta invece a sviluppare e rendere disponibili tecnologie basate sul grafene,
un nuovo nanomateriale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio e
considerato estremamente versatile: si tratta di tecnologie capaci di anticipare –per
usare le parole di Luigi Nicolais, Presidente del CNR, uno dei capofila del progetto -
importanti pezzi del futuro e innescare in Europa un vasto processo di innovazione in
campo industriale, aprendo la strada a prodotti di nuova generazione (come nuove
batterie al litio, aerei superleggeri, nuovi pannelli fotovoltaici, telefonini pieghevoli
ecc.). Al CNR spetta il compito di guidare due fondamentali linee di ricerca, quella sui
materiali compositi affidata al CNR ISOF, e quella sulle proprietà fisiche del grafene
18. affidata al CNR-Nano (NEST-Pisa, NNL-Lecce, S3-Modena).
Chiudo con una riflessione sull’attuale confronto politico, i cui protagonisti non sono in
grado di affrontare questioni centrali e concrete come il ruolo che i migliori ricercatori
italiani (fisici e non solo) possono e devono avere nel risollevare le sorti non solo
culturali ma anche economiche del Paese.
E’ chiedere troppo?
Siamo ai saluti. Come al solito, decine di blogger si sono impegnati af f inchè il Carnevale della Fisica
potesse vedere la luce, ed è grazie a loro che è vivo e vegeto e sempre interessante, a loro va dunque
un caloroso ringraziamento. Questa volta sono 16 autori e 25 articoli, e questo è l'elenco dei
protagonisti in ordine di apparizione:
Andrea Belli
Leonardo Petrillo
Carmelo Di Mauro
Rudi Matematici (Rudy d’Alembert, Alice Riddle e Piotr Rezierovic Silverbrahms)
Gianluigi Filippelli
Annarita Ruberto
Corrado Ruscica
Monica Marelli
Roberto Flaibani
Rosa Maria Mistretta
Carla Citarella
Orfeo Morello
Lucia Marino
Marco Casolino
Walter Caputo
Elisabetta Durante
Vi ricordo inf ine che la prossima edizione del Carnevale della Fisica, la # 40 si terrà sul blog Gruppo
Locale, di Marco Castellani et al., e che il tema sarà Fisica ed Arte ! Già mi f reme la tastiera!
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