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Mobilità dei ricercatori
Riflessioni del rappresentante in CD
PaoloValente
Le conseguenze dei concorsi
nazionali
!   I concorsi nazionali sono stati adottati in modo dichiarato, da
parte dell’INFN, per avere il profilo più elevato possibile dei nostri
ricercatori: “selezionare l’eccellenza”
!   Insieme alla dimensione nazionale dell’Ente, congiunta alla sua
naturale federale diffusa in 25 strutture dalle dimensioni molto
diverse, e alla necessità di avere un organico commisurato alle
attività di ciascuna struttura e alle dimensioni della comunità
locale, questo implica che molti dei vincitori possono (e in effetti
così è capitato) risultare vincitori e poi essere assegnati a una sede
di lavoro diversa da quelle indicate perché non rispondente alle
proprie necessità personali e famigliari e/o aspettative
professionali
!   L’unica modalità riconosciuta equa dalla grande maggioranza dei
ricercatori sarebbe quella di procedere a una scelta della sede, tra
quelle messe a concorso, da parte dei vincitori, secondo l’ordine
della graduatoria finale
PaoloValente
Ulteriori canali di reclutamento: scorrimento
delle graduatorie e chiamate dirette
!   Una ulteriore complicazione su questo schema, rispetto al
passato oramai vecchio più di un decennio dei concorsi
locali, è stata la recente introduzione di norme di legge che
prevedono altri due canali di reclutamento:
!   Le chiamate dirette ai sensi dell’art. 13 del D.lgs. 213/2009.
Pensate in analogia al meccanismo della “chiara fama” sono
state utilizzate (con l’assenso del Ministero e del CEPR) anche
per l’accesso di ricercatori al livello di ingresso
!   Lo scorrimento delle graduatorie di concorsi pubblici ancora
valide ai sensi del D.L. 101/2013
!   In entrambi i casi, i ricercatori neo-assunti non sono associati
automaticamente a una sede, ed è dunque il Consiglio
Direttivo a destinarli, secondo criteri di pianificazione
scientifica nazionali e locali (e, in subordine, i loro desiderata)
PaoloValente
Pianta organica nazionale o
piante organiche locali?
!   La peculiare natura federale, come già sottolineato, del nostro Ente,
conduce a porsi una domanda di fondo:
!   La dotazione organica, e in particolare i ricercatori, deve essere
considerata unicamente a livello nazionale, con una ripartizione sulle
diverse sedi “di massima”, e dunque con la possibilità di avere variazioni
del personale, nel tempo, nel numero ma - soprattutto -
dell’organizzazione tecnico-scientifica delle strutture…
!   O piuttosto la dotazione organica di una singola sede, e dunque la sua
organizzazione, vanno considerate in modo più rigido e definito?
!   In altre parole, ogni struttura dell’INFN deve e può essere una replica
esatta, in ogni articolazione, di un unico modello, così come ogni
città delle provincie dell’Impero Romano era, nell’ideale augusteo,
un’esatta riproduzione dell’Urbe?
!   Questa questione è più cogente per i ruoli tecnici e amministrativi, in
relazione alla presenza di tutti i servizi in ogni sede periferica, ma
anche per i ricercatori e tecnologi rimane la questione di fondo se il
criterio storico sia l’unico per stabilire la dimensione e la vocazione di
una struttura
PaoloValente
Mobilità nell’INFN e mobilità sociale
!   E’ chiaro che un problema di questo tipo non può prescindere dal
quadro generale del Paese, e dalle condizioni particolari di questo
periodo storico. Due sono gli elementi sociologici che non
possono essere trascurati:
!   L’età media dei neo-assunti, progressivamente spostata dai “30”
verso i “40” dalle fortissime limitazioni al reclutamento
nell’Università e negli Enti di Ricerca, che perdurano, con varia
asprezza, da almeno un decennio
!   La limitata mobilità lavorativa e geografica tipica della nostra
realtà culturale e socio-economica, spesso a causa di ostacoli
oggettivi quali:
!   Costo e reperibilità di alloggio, tasso di disoccupazione e comunque
difficoltà di impiego per le donne, scarsa mobilità lavorativa anche
nel settore privato, ruolo fondamentale della famiglia in senso
allargato per la gestione dei problemi famigliari e per la sostenibilità
economica, eccetera
!   Conseguentemente, la mobilità all’interno dell’INFN è
prevalentemente di “rientro” o di “avvicinamento familiare” e
molto più raramente dettata da esigenze scientifiche o da un
desiderio reale di cambiamento di contesto lavorativo
PaoloValente
Mobilità e vitalità scientifica
!   Nonostante le premesse, che disegnano un quadro di scarsa
propensione agli spostamenti, che coinvolge ricercatori “anziani” e
per lo più desiderosi di una situazione logistica, familiare e
personale meno disagevole, in realtà il desiderio di portare la
propria professionalità e il proprio contributo scientifico, anche
in modo non definitivo, in una sede dell’INFN diversa da quella
di appartenenza esiste e non è un fenomeno trascurabile
!   Gli ostacoli sono, spesso, quelli legati alle condizioni sociali,
economiche o anche semplicemente pratiche (alloggio, trasporti,
ecc.) ma pesano in modo significativo anche le difficoltà legate al
meccanismo di trasferimento attualmente adottato, e in
particolare il regime del doppio nulla-osta della sede “cedente” e
“ricevente”
!   Un meccanismo meno difficoltoso nell’accesso ma, per questo
stesso motivo, spesso utilizzato in modo distorto, è quello della
mobilità temporanea (sei mesi rinnovabili, secondo il vigente
regolamento del personale)
PaoloValente
Proposte concrete/1
!   Slegare il trasferimento definitivo dall’esistenza di un posto
nell’organico della struttura ricevente
!   Inutile nascondere o sottovalutare la conseguenza molto
rilevante di un tale schema, ovvero un indebolimento del
concetto di organico della singola struttura, a favore di una
maggiore elasticità nell’ambito dell’organico nazionale (questo
dato a priori: attualmente dalla dotazione organica certificata
dalla Funzione Pubblica, in futuro dal budget complessivo delle
spese di personale).
!   Rendere la mobilità temporanea uno strumento (ancora) più
semplice e elastico.
!   Solo a titolo di esempio si può pensare a uno strumento simile
all’attuale disciplina del congedo straordinario: mobilità fino a 5
anni (tipicamente per uno specifico progetto di ricerca)
!   Contemporaneamente, si può pensare di tracciare una linea di
demarcazione netta rispetto al trasferimento definitivo,
stabilendo un limite non superabile per la mobilità: per portare
avanti l’analogia con i congedi straordinari, per esempio non più
di 5 anni ogni 10 di servizio.
PaoloValente
!   Slegare il trasferimento definitivo dal vincolo fortissimo del
doppio nulla-osta:
!   Il nulla-osta della struttura “ricevente” potrebbe rimanere, tra i
criteri da considerare, ma non essere l’unico parametro
!   Il nulla-osta della struttura “cedente” potrebbe rimanere, ma con
una valenza ridotta rispetto al potere di veto attuale
!   Introdurre parametri oggettivi di valutazione:
!   Il “progetto” scientifico o tecnico o professionale di chi intende
trasferirsi, la sua compatibilità/adattamento alla realtà della
struttura “ricevente”
!   A questo scopo, dei parametri di valutazione di questo tipo
prevedono un collegio che la effettui, che potrebbe, almeno in
prima istanza, non corrispondere al Consiglio Direttivo
!   Per esempio, si potrebbe pensare a una commissione
permanente a livello nazionale, analoga a quella per i passaggi
orizzontali da ricercatore a tecnologo e viceversa a parità di livello
(art. 65 CCNL)
!   Introdurre una cadenza temporale definita: per esempio
biennale, per le richieste di trasferimento definitivo
PaoloValente
Proposte concrete/2
Considerazioni finali
!   Prima le persone, poi le questioni scientifiche e tecniche, solo
in terza battuta la “geo-politica”
!   Le persone prima dell’organizzazione
!   La scienza prima della burocrazia
!   Poche regole, chiare e semplici
!   Applicare, fin dove è possibile, criteri freddi
!   Rafforzare il ruolo dei Consigli di Struttura
!   Facilitare la mobilità, già difficile, piuttosto che scoraggiarla
!   Fin quando cambiare sede di lavoro sarà considerato un
“capriccio” (“bamboccioni”) o un fastidio (“scontenti cronici”),
non staremo dando un contributo alla crescita, anche sociale e
culturale, del nostro Paese
PaoloValente

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Qualche considerazione sulla mobilità dei ricercatori INFN

  • 1. Mobilità dei ricercatori Riflessioni del rappresentante in CD PaoloValente
  • 2. Le conseguenze dei concorsi nazionali !   I concorsi nazionali sono stati adottati in modo dichiarato, da parte dell’INFN, per avere il profilo più elevato possibile dei nostri ricercatori: “selezionare l’eccellenza” !   Insieme alla dimensione nazionale dell’Ente, congiunta alla sua naturale federale diffusa in 25 strutture dalle dimensioni molto diverse, e alla necessità di avere un organico commisurato alle attività di ciascuna struttura e alle dimensioni della comunità locale, questo implica che molti dei vincitori possono (e in effetti così è capitato) risultare vincitori e poi essere assegnati a una sede di lavoro diversa da quelle indicate perché non rispondente alle proprie necessità personali e famigliari e/o aspettative professionali !   L’unica modalità riconosciuta equa dalla grande maggioranza dei ricercatori sarebbe quella di procedere a una scelta della sede, tra quelle messe a concorso, da parte dei vincitori, secondo l’ordine della graduatoria finale PaoloValente
  • 3. Ulteriori canali di reclutamento: scorrimento delle graduatorie e chiamate dirette !   Una ulteriore complicazione su questo schema, rispetto al passato oramai vecchio più di un decennio dei concorsi locali, è stata la recente introduzione di norme di legge che prevedono altri due canali di reclutamento: !   Le chiamate dirette ai sensi dell’art. 13 del D.lgs. 213/2009. Pensate in analogia al meccanismo della “chiara fama” sono state utilizzate (con l’assenso del Ministero e del CEPR) anche per l’accesso di ricercatori al livello di ingresso !   Lo scorrimento delle graduatorie di concorsi pubblici ancora valide ai sensi del D.L. 101/2013 !   In entrambi i casi, i ricercatori neo-assunti non sono associati automaticamente a una sede, ed è dunque il Consiglio Direttivo a destinarli, secondo criteri di pianificazione scientifica nazionali e locali (e, in subordine, i loro desiderata) PaoloValente
  • 4. Pianta organica nazionale o piante organiche locali? !   La peculiare natura federale, come già sottolineato, del nostro Ente, conduce a porsi una domanda di fondo: !   La dotazione organica, e in particolare i ricercatori, deve essere considerata unicamente a livello nazionale, con una ripartizione sulle diverse sedi “di massima”, e dunque con la possibilità di avere variazioni del personale, nel tempo, nel numero ma - soprattutto - dell’organizzazione tecnico-scientifica delle strutture… !   O piuttosto la dotazione organica di una singola sede, e dunque la sua organizzazione, vanno considerate in modo più rigido e definito? !   In altre parole, ogni struttura dell’INFN deve e può essere una replica esatta, in ogni articolazione, di un unico modello, così come ogni città delle provincie dell’Impero Romano era, nell’ideale augusteo, un’esatta riproduzione dell’Urbe? !   Questa questione è più cogente per i ruoli tecnici e amministrativi, in relazione alla presenza di tutti i servizi in ogni sede periferica, ma anche per i ricercatori e tecnologi rimane la questione di fondo se il criterio storico sia l’unico per stabilire la dimensione e la vocazione di una struttura PaoloValente
  • 5. Mobilità nell’INFN e mobilità sociale !   E’ chiaro che un problema di questo tipo non può prescindere dal quadro generale del Paese, e dalle condizioni particolari di questo periodo storico. Due sono gli elementi sociologici che non possono essere trascurati: !   L’età media dei neo-assunti, progressivamente spostata dai “30” verso i “40” dalle fortissime limitazioni al reclutamento nell’Università e negli Enti di Ricerca, che perdurano, con varia asprezza, da almeno un decennio !   La limitata mobilità lavorativa e geografica tipica della nostra realtà culturale e socio-economica, spesso a causa di ostacoli oggettivi quali: !   Costo e reperibilità di alloggio, tasso di disoccupazione e comunque difficoltà di impiego per le donne, scarsa mobilità lavorativa anche nel settore privato, ruolo fondamentale della famiglia in senso allargato per la gestione dei problemi famigliari e per la sostenibilità economica, eccetera !   Conseguentemente, la mobilità all’interno dell’INFN è prevalentemente di “rientro” o di “avvicinamento familiare” e molto più raramente dettata da esigenze scientifiche o da un desiderio reale di cambiamento di contesto lavorativo PaoloValente
  • 6. Mobilità e vitalità scientifica !   Nonostante le premesse, che disegnano un quadro di scarsa propensione agli spostamenti, che coinvolge ricercatori “anziani” e per lo più desiderosi di una situazione logistica, familiare e personale meno disagevole, in realtà il desiderio di portare la propria professionalità e il proprio contributo scientifico, anche in modo non definitivo, in una sede dell’INFN diversa da quella di appartenenza esiste e non è un fenomeno trascurabile !   Gli ostacoli sono, spesso, quelli legati alle condizioni sociali, economiche o anche semplicemente pratiche (alloggio, trasporti, ecc.) ma pesano in modo significativo anche le difficoltà legate al meccanismo di trasferimento attualmente adottato, e in particolare il regime del doppio nulla-osta della sede “cedente” e “ricevente” !   Un meccanismo meno difficoltoso nell’accesso ma, per questo stesso motivo, spesso utilizzato in modo distorto, è quello della mobilità temporanea (sei mesi rinnovabili, secondo il vigente regolamento del personale) PaoloValente
  • 7. Proposte concrete/1 !   Slegare il trasferimento definitivo dall’esistenza di un posto nell’organico della struttura ricevente !   Inutile nascondere o sottovalutare la conseguenza molto rilevante di un tale schema, ovvero un indebolimento del concetto di organico della singola struttura, a favore di una maggiore elasticità nell’ambito dell’organico nazionale (questo dato a priori: attualmente dalla dotazione organica certificata dalla Funzione Pubblica, in futuro dal budget complessivo delle spese di personale). !   Rendere la mobilità temporanea uno strumento (ancora) più semplice e elastico. !   Solo a titolo di esempio si può pensare a uno strumento simile all’attuale disciplina del congedo straordinario: mobilità fino a 5 anni (tipicamente per uno specifico progetto di ricerca) !   Contemporaneamente, si può pensare di tracciare una linea di demarcazione netta rispetto al trasferimento definitivo, stabilendo un limite non superabile per la mobilità: per portare avanti l’analogia con i congedi straordinari, per esempio non più di 5 anni ogni 10 di servizio. PaoloValente
  • 8. !   Slegare il trasferimento definitivo dal vincolo fortissimo del doppio nulla-osta: !   Il nulla-osta della struttura “ricevente” potrebbe rimanere, tra i criteri da considerare, ma non essere l’unico parametro !   Il nulla-osta della struttura “cedente” potrebbe rimanere, ma con una valenza ridotta rispetto al potere di veto attuale !   Introdurre parametri oggettivi di valutazione: !   Il “progetto” scientifico o tecnico o professionale di chi intende trasferirsi, la sua compatibilità/adattamento alla realtà della struttura “ricevente” !   A questo scopo, dei parametri di valutazione di questo tipo prevedono un collegio che la effettui, che potrebbe, almeno in prima istanza, non corrispondere al Consiglio Direttivo !   Per esempio, si potrebbe pensare a una commissione permanente a livello nazionale, analoga a quella per i passaggi orizzontali da ricercatore a tecnologo e viceversa a parità di livello (art. 65 CCNL) !   Introdurre una cadenza temporale definita: per esempio biennale, per le richieste di trasferimento definitivo PaoloValente Proposte concrete/2
  • 9. Considerazioni finali !   Prima le persone, poi le questioni scientifiche e tecniche, solo in terza battuta la “geo-politica” !   Le persone prima dell’organizzazione !   La scienza prima della burocrazia !   Poche regole, chiare e semplici !   Applicare, fin dove è possibile, criteri freddi !   Rafforzare il ruolo dei Consigli di Struttura !   Facilitare la mobilità, già difficile, piuttosto che scoraggiarla !   Fin quando cambiare sede di lavoro sarà considerato un “capriccio” (“bamboccioni”) o un fastidio (“scontenti cronici”), non staremo dando un contributo alla crescita, anche sociale e culturale, del nostro Paese PaoloValente