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PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE
Anno accademico 2012-2013
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE
È lo studio della comunicazione in chiave psicologica.
A partire dalla seconda metà del Novecento, la
comunicazione è diventata oggetto di interesse di
numerose discipline tra cui la psicologia. Prima di
muovere allo studio della comunicazione in chiave
psicologica, occorre definire i termini della
questione:
Che cos’è la psicologia?
Cosa si intende per comunicazione?
PSICOLOGIA

- In passato: discorsi (lógos) sull’anima (psyché);
- Oggi: studio scientifico (non filosofico) della
- mente
- vita interiore
- comportamenti degli individui

La psicologia è una scienza che utilizza evidenze:
introspettive (cfr. i resoconti esperienziali dei Ss);
comportamentali [l’esame dei comportamenti umani
(tra i quali, ovviamente, anche il comportamento
verbale)]
Psicologia della
Comunicazione 2010/2011

PRINCIPALI METODI USATI DALLA
PSICOLOGIA
• OSSERVAZIONE naturalistica e non
• INCHIESTA (questionari e interviste)
• RASSEGNA DELLA LETTERATURA
• METODO SPERIMENTALE
• COLLOQUIO CLINICO
• La psicologia si interessa oggi di una pluralità di oggetti diversi
ed ha scambi e rapporti proficui con altre discipline (es. etologia,
filosofia, sociologia ecc.).
• Sebbene tutte le aree della psicologia sono importanti, tuttavia,
come ricorda Di Giovanni (p. 22), è possibile individuare alcune
aree di base e altre specialistiche (tra queste anche la psicologia
della comunicazione);
• Aree di base:
▫ Psicologia cognitiva;
▫ Psicologia sociale;
▫ Psicologia evolutiva;
▫ Psicologia della personalità
Psicologia cognitiva
• Studio di diversi processi mentali come: percezione;
apprendimento; memoria; problem solving; uso del
linguaggio ecc.
• Diversi modi di studiare i processi cognitivi:
a) approccio sperimentale classico (sperimentale);
b) approccio della neuropsicologia cognitiva (studio
dei processi cognitivi in pazienti con danni cerebrali
ha contribuito alla comprensione di questi processi in
individui sani);
c) scienza cognitiva (uso del computer per
comprendere i processi cognitivi. Numerose
perplessità).
Psicologia sociale
• Essere umano = animale sociale
• Comportamento umano influenzato dagli altri (cfr. la
modificazione di certi nostri comportamenti per
conformarci alle aspettative altrui; l’adeguamento a
certi stereotipi maschili o femminili ecc.);
• Psicologi sociali europei interessati a tematiche quali
il potere, l’ideologia, lo status (cfr. ACD)
Psicologia evolutiva
• Studia i cambiamenti della psiche ravvisabili nel . corso
della vita. All’interno di questo filone di ricerca si sono
sviluppati tre diversi approcci:

▫ La psicologia dell’età evolutiva che studia i cambiamenti nello
sviluppo del pensiero, ragionamento, linguaggio ecc. dall’infanzia
fino all’età adulta;
▫ La psicologia del ciclo di vita che studia l’individuo anche nelle
fasi successive all’età adulta puntando l’attenzione su alcune
tappe e fasi di vita inevitabili (es. la scolarizzazione) e facoltative
(es. la genitorialità);
▫ La psicologia dell’arco di vita che, più delle altre, è interessata a
come le variabili storico-culturali influenzino lo sviluppo
personale di un dato individuo che si trova in una certa fase del
ciclo di vita (es. una guerra avrà effetti diversi su bambini diversi
– per via delle diverse personali vicende - ma anche effetti diversi
su individui adulti e su bambini)
Psicologia della personalità
• differenze individuali (più o meno stabili) in
merito a
Pensiero/Intelligenza;
Personalità,
Atteggiamenti,
Comportamenti
Aree specialistiche
Oltre alle aree di base ci sono in Psicologia numerose aree
specialistiche. Tra queste ricordiamo:
▫ La psicologia occupazionale e del lavoro che si
occupa della selezione del personale, incremento
produttività, strategie per la decisione, per il
contenimento dello stress e la negoziazione dei
conflitti;
▫ La psicologia della salute che propone un modello
biopsicosociale di malattia: (cfr. il ruolo dello stress
nell’insorgere di malattie) e metodi psicologici utili per
la prevenzione e il trattamento della malattia;
▫ La psicologia della comunicazione;
▫ La psicologia dell’arte, dello sport ecc.
Questioni etiche
• In passato gravi lesioni alla dignità umana (cfr.
gli esperimenti di Berkum del 1962 per creare
ansia nei passeggeri di un aereo o gli esperimenti
di Milgram sulle reazioni di Ss ai quali aveva
fatto credere di essere in grado di dare scosse
elettriche ad altri Ss non in grado di eseguire un
compito)
• Questioni etiche in psicologia clinica (pazienti
pericolosi riluttanti al trattamento; confidenze
fatte al medico di importanza pubblica –es:
intenzione di uccidere qualcuno -)
Dopo anni ‘70
• Maltrattamenti inaccettabili sia verso i Ss, sia
nei confronti di pazienti:
 consenso informato volontario
 diritto di ritirarsi in qualsiasi momento
 diritto ad avere informazioni sugli obiettivi e gli
sviluppi futuri della ricerca a conclusione
dell’esperimento;
 garanzia anonimato
Oggetti di studio e interconnessioni tra
ambiti
• Individui (adulti, bambini, anziani ecc.);
• Gruppi (di lavoro, dei pari, familiari ecc.);
• Mondo interiore (i sogni: interpretazione, i
processi cognitivi);
• Mondo delle relazioni (studio della
comunicazione verbale e non verbale)
Quindi …. la Psicologia della
comunicazione è

Settore specialistico della psicologia. Interesse:
analisi
psicologica
delle
interazioni
comunicative umane.
COMUNICAZIONE
• Nel dizionario etimologico della lingua italiana
(Zanichelli,
Bologna,
1979),
alla
voce
comunicazione (voce derivata dal termine
comune: agg., che appartiene a più persone) si
legge: atto del comunicare, trasmettere ad
altri
Considerando
• da un lato, l’intrinseca complessità dei fenomeni
comunicativi
• dall’altro gli innumerevoli approcci al tema elaborati nel
contesto di varie discipline (linguistica, sociologia,
psicologia, filosofia, antropologia, informatica,
neurologia)
risulta alquanto difficile – se non impossibile e, forse,
nemmeno corretto dal punto di vista scientifico- fornire
una definizione univoca
Tuttavia pare ci sia accordo circa:
1. il riconoscimento della innata impossibilità
umana
a
non
comunicare: ogni
comunicare
comportamento - compreso il silenzio, i gesti
del corpo, le esitazioni ecc- ha valenza
comunicativa
sebbene
non
sempre
intenzionale, cioè comunica qualcosa;
2. l’identificazione di una molteplicità di
bisogni ai quali la comunicazione umana
fornisce risposta.
1. OGNI COMPORTAMENTO È
COMUNICATIVO

• L’essere umano, per sua natura, comunica con
gli altri e lungo tutta la sua esistenza è
inserito in una complessa rete di interazioni
(comunicative) con l’ambiente sociale che lo
circonda.
• Qualsiasi comportamento umano ha
valore comunicativo e, come tale, viene
interpretato dagli altri.
2. I BISOGNI
• La comunicazione umana soddisfa una serie di
bisogni:
 bisogni di tipo fisico. La ricerca ha
dimostrato che la presenza o l’assenza di
comunicazione possono incidere pesantemente,
non solo, in generale sulla qualità della vita degli
individui, ma anche e sulla loro salute fisica e
mentale;


bisogni di tipo [psico-]sociale.
comunicazione gli individui sviluppano:

Attraverso

la

• il senso di identità personale. L’essere inseriti all’interno
di una rete di relazioni ci permette di capire chi siamo, di
costruirci un’identità personale e sociale, sia attraverso il modo
in cui interagiamo, sia attraverso i messaggi e le attribuzioni
che, sin dalla prima infanzia, ci provengono dalle figure
significative;
• il senso di appartenenza ad una molteplicità di
comunità e gruppi sociali (familiare, sociale, culturale ecc.),
sperimentando, da un lato, l’essere insieme ad altri, “l’essere
parte” (senso di affiliazione), dall’altro, il potere di
controllare/influenzare gli altri e la consapevolezza di esserne a
propria volta influenzati/controllati;
• Bateson (1972)
l’individuo

ha

posto

in

evidenza

che

• non soltanto “comunica” (trasmette informazioni)
ma
• è in comunicazione e attraverso la comunicazione
mette in gioco se stesso e la propria identità.
Dal punto di vista psicologico “essere in
comunicazione” significa che nella e attraverso la
comunicazione
le
persone
costruiscono,
alimentano, mantengono o modificano la rete
di relazioni in cui sono inserite e che esse stesse
hanno contribuito ad intrecciare.
• La comunicazione diventa il tessuto che crea,
mantiene, modifica e rinnova i legami tra i soggetti.
• Nella comunicazione si definisce se stessi ma si
definiscono anche gli altri:
- “Ecco io sono così”;
- “Io ti vedo così”
- “Ecco la relazione che ci lega” (es: pari o no)
- La dimensione relazionale assume, dunque, da
subito una posizione assolutamente centrale negli
approcci psicologici allo studio della comunicazione.
 bisogni di tipo cognitivo. Attraverso la
comunicazione le persone giungono alla
comprensione e alla categorizzazione del reale
(funzione indispensabile per orientarsi nel
mondo);
 bisogni di tipo pratico o strumentale.
Grazie alla comunicazione possiamo far fronte
ad esigenze pratiche e quotidiane come, ad
esempio, chiedere ed ottenere (e, ovviamente,
anche fornire ad altri) una informazione, un
servizio, un consiglio ecc;
SISTEMI COMUNICATIVI
• Gli individui nelle interazioni sociali attivano,
naturalmente e simultaneamente, una pluralità
di sistemi. I principali sono:
SISTEMA VERBALE
 Gli individui comunicano attraverso il
linguaggio verbale, che ha nelle lingue storico
naturali le sue concrete manifestazioni;
 ogni lingua è costituita da
a) un codice (o sistema di segni)
estremamente ricco, complesso e potente che
associa specifici significati ad ognuno dei segni
che lo costituiscono;
b) una grammatica, vale a dire un sistema di
regole che consentono di combinare in modo
corretto gli elementi del codice (segni).
SISTEMA INTONAZIONALE

è costituito da elementi prosodici (che riguardano il
movimento della catena parlata) quali la durata,
l’intensità, l’intonazione, il ritmo e la modulazione della
voce che accompagnano l’articolazione di una parola, di
un enunciato o di una frase;
questo sistema è in grado di conferire anche al discorso
orale una punteggiatura e opera, dunque, come un
sistema di segnali che, alla stessa stregua dei segni di
interpunzione utilizzati nella lingua scritta, consentono di
rendere (produzione) e comprendere (interpretazione) il
senso in cui va inteso un determinato contenuto
proposizionale enunciato
Tali segnali sono:
- funzionali ad indicare la direzione interpretativa
da seguire,
- hanno una notevole efficacia (in molti casi superiore
a quella dei segnali verbali) nel comunicare
all’interlocutore le coordinate contestuali, in
senso ampio, della comunicazione: possono
segnalare ironia o serietà, ridurre le ambiguità,
veicolare emozioni e, soprattutto, specificare e, in
taluni casi, persino disconfermare ciò che viene
affermato attraverso le parole.
SISTEMA PARAVERBALE
segnali vocali non verbali (come, ad esempio,
pause piene e vuote, borbottii, risate, sospiri,
sbadigli ecc.) che spesso accompagnano
l’enunciazione più strettamente verbale.
Tali elementi, da soli o in associazione al linguaggio
verbale, possono :
- contribuire alla definizione dei significati;
- fornire informazioni sullo stato cognitivo ed
emotivo di un parlante.
SISTEMA CINESICO
tutto l’insieme dei segnali inviati, in modo
intenzionale o non intenzionale, dal nostro
corpo.
Rientrano nel sistema cinesico gli aspetti non verbali
legati alla gestualità, gli sguardi, la mimica facciale, che
concorrono a veicolare specifici significati e/o ad
integrare (in modo congruente o incongruente i messaggi
verbali).
Possiamo far rientrare nel sistema cinesico anche altri
elementi, legati alla comunicazione che, in senso più
ampio, passa attraverso la corporeità, come l’impiego di
tutta una serie di artefatti (quali, ad esempio, abiti,
calzature, accessori, cosmetici ecc.), che, specie in talune
occasioni, come ricorda Dardano (1996) “parlano” molto
più delle parole.
Psicologia della
Comunicazione 2010/2011
SISTEMA PROSSEMICO
• concerne la percezione, l’organizzazione e
l’uso dello spazio e della distanza
interpersonale.
Rientrano nel sistema
prossemico
tutti
i
movimenti
avvicinamento/allontanamento attraverso cui
regoliamo la distanza spaziale nelle interazioni
sociali.
un’area intima, da 0 a 50 cm, distanza che permette la
intima
percezione tattile, olfattiva, acustica di fenomeni come il
bisbiglio ecc.,;
un’area personale, da 50 cm a 1 m, che corrisponde allo
personale
“spazio personale”, una sorta di bolla invisibile che circonda il
nostro corpo e che può restringersi o dilatarsi a seconda del
momento, di chi abbiamo di fronte, del tipo di interazione ecc;
un’area sociale, da 1 a 4 m, tipica delle interazioni meno
sociale
intime e personali (pensiamo, ad esempio, ad interazioni in
cui ci si trova separati da una scrivania, un tavolo, un bancone
ecc.), in cui gli interlocutori hanno uno spazio abbastanza
ampio di movimento;
un’area pubblica, oltre i 4 m, distanza per cui si rende
pubblica
necessario parlare ad alta voce e/o enfatizzare la gestualità.
Tali sistemi nella comunicazione interpersonale operano
simultaneamente. Anolli (2002, 2006) parla in proposito di sintonia
semantica e pragmatica, intesa come quel processo che coordina
in modo convergente e coerente i diversi sistemi di significazione e
segnalazione, che, tuttavia, risultano dotati di una relativa autonomia.
Ognuno di essi infatti partecipa alla costruzione del significato di un
atto comunicativo, contribuendo in modo autonomo e specifico a
determinarlo e definirlo.
Tale autonomia rende possibile la produzione, volontaria o
involontaria, di messaggi incongruenti in cui la componente verbale e
una o più componenti non verbali (intonazionale, paraverbale,
cinesica e prossemica) sembrano contraddirsi reciprocamente.
È grazie alla caratteristica dell’interdipendenza semantica tra i sistemi
comunicativi che i parlanti (come produttori o interpreti di un
significato) possono procedere all’attribuzione di pesi diversi alle
singole componenti dell’atto comunicativo e ad assegnare ad esso,
dunque, una certa unitarietà e coerenza.

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  • 1. PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE Anno accademico 2012-2013
  • 2. PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE È lo studio della comunicazione in chiave psicologica. A partire dalla seconda metà del Novecento, la comunicazione è diventata oggetto di interesse di numerose discipline tra cui la psicologia. Prima di muovere allo studio della comunicazione in chiave psicologica, occorre definire i termini della questione: Che cos’è la psicologia? Cosa si intende per comunicazione?
  • 3. PSICOLOGIA - In passato: discorsi (lógos) sull’anima (psyché); - Oggi: studio scientifico (non filosofico) della - mente - vita interiore - comportamenti degli individui La psicologia è una scienza che utilizza evidenze: introspettive (cfr. i resoconti esperienziali dei Ss); comportamentali [l’esame dei comportamenti umani (tra i quali, ovviamente, anche il comportamento verbale)]
  • 4. Psicologia della Comunicazione 2010/2011 PRINCIPALI METODI USATI DALLA PSICOLOGIA • OSSERVAZIONE naturalistica e non • INCHIESTA (questionari e interviste) • RASSEGNA DELLA LETTERATURA • METODO SPERIMENTALE • COLLOQUIO CLINICO
  • 5. • La psicologia si interessa oggi di una pluralità di oggetti diversi ed ha scambi e rapporti proficui con altre discipline (es. etologia, filosofia, sociologia ecc.). • Sebbene tutte le aree della psicologia sono importanti, tuttavia, come ricorda Di Giovanni (p. 22), è possibile individuare alcune aree di base e altre specialistiche (tra queste anche la psicologia della comunicazione); • Aree di base: ▫ Psicologia cognitiva; ▫ Psicologia sociale; ▫ Psicologia evolutiva; ▫ Psicologia della personalità
  • 6. Psicologia cognitiva • Studio di diversi processi mentali come: percezione; apprendimento; memoria; problem solving; uso del linguaggio ecc. • Diversi modi di studiare i processi cognitivi: a) approccio sperimentale classico (sperimentale); b) approccio della neuropsicologia cognitiva (studio dei processi cognitivi in pazienti con danni cerebrali ha contribuito alla comprensione di questi processi in individui sani); c) scienza cognitiva (uso del computer per comprendere i processi cognitivi. Numerose perplessità).
  • 7. Psicologia sociale • Essere umano = animale sociale • Comportamento umano influenzato dagli altri (cfr. la modificazione di certi nostri comportamenti per conformarci alle aspettative altrui; l’adeguamento a certi stereotipi maschili o femminili ecc.); • Psicologi sociali europei interessati a tematiche quali il potere, l’ideologia, lo status (cfr. ACD)
  • 8. Psicologia evolutiva • Studia i cambiamenti della psiche ravvisabili nel . corso della vita. All’interno di questo filone di ricerca si sono sviluppati tre diversi approcci: ▫ La psicologia dell’età evolutiva che studia i cambiamenti nello sviluppo del pensiero, ragionamento, linguaggio ecc. dall’infanzia fino all’età adulta; ▫ La psicologia del ciclo di vita che studia l’individuo anche nelle fasi successive all’età adulta puntando l’attenzione su alcune tappe e fasi di vita inevitabili (es. la scolarizzazione) e facoltative (es. la genitorialità); ▫ La psicologia dell’arco di vita che, più delle altre, è interessata a come le variabili storico-culturali influenzino lo sviluppo personale di un dato individuo che si trova in una certa fase del ciclo di vita (es. una guerra avrà effetti diversi su bambini diversi – per via delle diverse personali vicende - ma anche effetti diversi su individui adulti e su bambini)
  • 9. Psicologia della personalità • differenze individuali (più o meno stabili) in merito a Pensiero/Intelligenza; Personalità, Atteggiamenti, Comportamenti
  • 10. Aree specialistiche Oltre alle aree di base ci sono in Psicologia numerose aree specialistiche. Tra queste ricordiamo: ▫ La psicologia occupazionale e del lavoro che si occupa della selezione del personale, incremento produttività, strategie per la decisione, per il contenimento dello stress e la negoziazione dei conflitti; ▫ La psicologia della salute che propone un modello biopsicosociale di malattia: (cfr. il ruolo dello stress nell’insorgere di malattie) e metodi psicologici utili per la prevenzione e il trattamento della malattia; ▫ La psicologia della comunicazione; ▫ La psicologia dell’arte, dello sport ecc.
  • 11. Questioni etiche • In passato gravi lesioni alla dignità umana (cfr. gli esperimenti di Berkum del 1962 per creare ansia nei passeggeri di un aereo o gli esperimenti di Milgram sulle reazioni di Ss ai quali aveva fatto credere di essere in grado di dare scosse elettriche ad altri Ss non in grado di eseguire un compito) • Questioni etiche in psicologia clinica (pazienti pericolosi riluttanti al trattamento; confidenze fatte al medico di importanza pubblica –es: intenzione di uccidere qualcuno -)
  • 12. Dopo anni ‘70 • Maltrattamenti inaccettabili sia verso i Ss, sia nei confronti di pazienti:  consenso informato volontario  diritto di ritirarsi in qualsiasi momento  diritto ad avere informazioni sugli obiettivi e gli sviluppi futuri della ricerca a conclusione dell’esperimento;  garanzia anonimato
  • 13. Oggetti di studio e interconnessioni tra ambiti • Individui (adulti, bambini, anziani ecc.); • Gruppi (di lavoro, dei pari, familiari ecc.); • Mondo interiore (i sogni: interpretazione, i processi cognitivi); • Mondo delle relazioni (studio della comunicazione verbale e non verbale)
  • 14. Quindi …. la Psicologia della comunicazione è Settore specialistico della psicologia. Interesse: analisi psicologica delle interazioni comunicative umane.
  • 15. COMUNICAZIONE • Nel dizionario etimologico della lingua italiana (Zanichelli, Bologna, 1979), alla voce comunicazione (voce derivata dal termine comune: agg., che appartiene a più persone) si legge: atto del comunicare, trasmettere ad altri
  • 16. Considerando • da un lato, l’intrinseca complessità dei fenomeni comunicativi • dall’altro gli innumerevoli approcci al tema elaborati nel contesto di varie discipline (linguistica, sociologia, psicologia, filosofia, antropologia, informatica, neurologia) risulta alquanto difficile – se non impossibile e, forse, nemmeno corretto dal punto di vista scientifico- fornire una definizione univoca
  • 17. Tuttavia pare ci sia accordo circa: 1. il riconoscimento della innata impossibilità umana a non comunicare: ogni comunicare comportamento - compreso il silenzio, i gesti del corpo, le esitazioni ecc- ha valenza comunicativa sebbene non sempre intenzionale, cioè comunica qualcosa; 2. l’identificazione di una molteplicità di bisogni ai quali la comunicazione umana fornisce risposta.
  • 18. 1. OGNI COMPORTAMENTO È COMUNICATIVO • L’essere umano, per sua natura, comunica con gli altri e lungo tutta la sua esistenza è inserito in una complessa rete di interazioni (comunicative) con l’ambiente sociale che lo circonda. • Qualsiasi comportamento umano ha valore comunicativo e, come tale, viene interpretato dagli altri.
  • 19. 2. I BISOGNI • La comunicazione umana soddisfa una serie di bisogni:  bisogni di tipo fisico. La ricerca ha dimostrato che la presenza o l’assenza di comunicazione possono incidere pesantemente, non solo, in generale sulla qualità della vita degli individui, ma anche e sulla loro salute fisica e mentale;
  • 20.  bisogni di tipo [psico-]sociale. comunicazione gli individui sviluppano: Attraverso la • il senso di identità personale. L’essere inseriti all’interno di una rete di relazioni ci permette di capire chi siamo, di costruirci un’identità personale e sociale, sia attraverso il modo in cui interagiamo, sia attraverso i messaggi e le attribuzioni che, sin dalla prima infanzia, ci provengono dalle figure significative; • il senso di appartenenza ad una molteplicità di comunità e gruppi sociali (familiare, sociale, culturale ecc.), sperimentando, da un lato, l’essere insieme ad altri, “l’essere parte” (senso di affiliazione), dall’altro, il potere di controllare/influenzare gli altri e la consapevolezza di esserne a propria volta influenzati/controllati;
  • 21. • Bateson (1972) l’individuo ha posto in evidenza che • non soltanto “comunica” (trasmette informazioni) ma • è in comunicazione e attraverso la comunicazione mette in gioco se stesso e la propria identità. Dal punto di vista psicologico “essere in comunicazione” significa che nella e attraverso la comunicazione le persone costruiscono, alimentano, mantengono o modificano la rete di relazioni in cui sono inserite e che esse stesse hanno contribuito ad intrecciare.
  • 22. • La comunicazione diventa il tessuto che crea, mantiene, modifica e rinnova i legami tra i soggetti. • Nella comunicazione si definisce se stessi ma si definiscono anche gli altri: - “Ecco io sono così”; - “Io ti vedo così” - “Ecco la relazione che ci lega” (es: pari o no) - La dimensione relazionale assume, dunque, da subito una posizione assolutamente centrale negli approcci psicologici allo studio della comunicazione.
  • 23.  bisogni di tipo cognitivo. Attraverso la comunicazione le persone giungono alla comprensione e alla categorizzazione del reale (funzione indispensabile per orientarsi nel mondo);  bisogni di tipo pratico o strumentale. Grazie alla comunicazione possiamo far fronte ad esigenze pratiche e quotidiane come, ad esempio, chiedere ed ottenere (e, ovviamente, anche fornire ad altri) una informazione, un servizio, un consiglio ecc;
  • 24. SISTEMI COMUNICATIVI • Gli individui nelle interazioni sociali attivano, naturalmente e simultaneamente, una pluralità di sistemi. I principali sono:
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  • 26. SISTEMA VERBALE  Gli individui comunicano attraverso il linguaggio verbale, che ha nelle lingue storico naturali le sue concrete manifestazioni;  ogni lingua è costituita da a) un codice (o sistema di segni) estremamente ricco, complesso e potente che associa specifici significati ad ognuno dei segni che lo costituiscono; b) una grammatica, vale a dire un sistema di regole che consentono di combinare in modo corretto gli elementi del codice (segni).
  • 27. SISTEMA INTONAZIONALE è costituito da elementi prosodici (che riguardano il movimento della catena parlata) quali la durata, l’intensità, l’intonazione, il ritmo e la modulazione della voce che accompagnano l’articolazione di una parola, di un enunciato o di una frase; questo sistema è in grado di conferire anche al discorso orale una punteggiatura e opera, dunque, come un sistema di segnali che, alla stessa stregua dei segni di interpunzione utilizzati nella lingua scritta, consentono di rendere (produzione) e comprendere (interpretazione) il senso in cui va inteso un determinato contenuto proposizionale enunciato
  • 28. Tali segnali sono: - funzionali ad indicare la direzione interpretativa da seguire, - hanno una notevole efficacia (in molti casi superiore a quella dei segnali verbali) nel comunicare all’interlocutore le coordinate contestuali, in senso ampio, della comunicazione: possono segnalare ironia o serietà, ridurre le ambiguità, veicolare emozioni e, soprattutto, specificare e, in taluni casi, persino disconfermare ciò che viene affermato attraverso le parole.
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  • 30. SISTEMA PARAVERBALE segnali vocali non verbali (come, ad esempio, pause piene e vuote, borbottii, risate, sospiri, sbadigli ecc.) che spesso accompagnano l’enunciazione più strettamente verbale. Tali elementi, da soli o in associazione al linguaggio verbale, possono : - contribuire alla definizione dei significati; - fornire informazioni sullo stato cognitivo ed emotivo di un parlante.
  • 31. SISTEMA CINESICO tutto l’insieme dei segnali inviati, in modo intenzionale o non intenzionale, dal nostro corpo. Rientrano nel sistema cinesico gli aspetti non verbali legati alla gestualità, gli sguardi, la mimica facciale, che concorrono a veicolare specifici significati e/o ad integrare (in modo congruente o incongruente i messaggi verbali). Possiamo far rientrare nel sistema cinesico anche altri elementi, legati alla comunicazione che, in senso più ampio, passa attraverso la corporeità, come l’impiego di tutta una serie di artefatti (quali, ad esempio, abiti, calzature, accessori, cosmetici ecc.), che, specie in talune occasioni, come ricorda Dardano (1996) “parlano” molto più delle parole.
  • 33. SISTEMA PROSSEMICO • concerne la percezione, l’organizzazione e l’uso dello spazio e della distanza interpersonale. Rientrano nel sistema prossemico tutti i movimenti avvicinamento/allontanamento attraverso cui regoliamo la distanza spaziale nelle interazioni sociali.
  • 34. un’area intima, da 0 a 50 cm, distanza che permette la intima percezione tattile, olfattiva, acustica di fenomeni come il bisbiglio ecc.,; un’area personale, da 50 cm a 1 m, che corrisponde allo personale “spazio personale”, una sorta di bolla invisibile che circonda il nostro corpo e che può restringersi o dilatarsi a seconda del momento, di chi abbiamo di fronte, del tipo di interazione ecc; un’area sociale, da 1 a 4 m, tipica delle interazioni meno sociale intime e personali (pensiamo, ad esempio, ad interazioni in cui ci si trova separati da una scrivania, un tavolo, un bancone ecc.), in cui gli interlocutori hanno uno spazio abbastanza ampio di movimento; un’area pubblica, oltre i 4 m, distanza per cui si rende pubblica necessario parlare ad alta voce e/o enfatizzare la gestualità.
  • 35. Tali sistemi nella comunicazione interpersonale operano simultaneamente. Anolli (2002, 2006) parla in proposito di sintonia semantica e pragmatica, intesa come quel processo che coordina in modo convergente e coerente i diversi sistemi di significazione e segnalazione, che, tuttavia, risultano dotati di una relativa autonomia. Ognuno di essi infatti partecipa alla costruzione del significato di un atto comunicativo, contribuendo in modo autonomo e specifico a determinarlo e definirlo. Tale autonomia rende possibile la produzione, volontaria o involontaria, di messaggi incongruenti in cui la componente verbale e una o più componenti non verbali (intonazionale, paraverbale, cinesica e prossemica) sembrano contraddirsi reciprocamente. È grazie alla caratteristica dell’interdipendenza semantica tra i sistemi comunicativi che i parlanti (come produttori o interpreti di un significato) possono procedere all’attribuzione di pesi diversi alle singole componenti dell’atto comunicativo e ad assegnare ad esso, dunque, una certa unitarietà e coerenza.