Programmazione per la governance territoriale in tema di tutela della biodiversità - Sabrina Lai - Regione Sardegna, Direzione generale della difesa dell’ambiente slai@regione.sardegna.it
Università degli Studi di Cagliari, DICAAR, sabrinalai@unica.it
Programmazione per la governance territoriale in tema di tutela della biodiversità - Sabrina Lai
1. Sabrina Lai
Regione Sardegna, Direzione generale della difesa dell’ambiente slai@regione.sardegna.it
Università degli Studi di Cagliari, DICAAR, sabrinalai@unica.it
Programmazione per la governance
territoriale in tema di tutela della
biodiversità
5. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU
https://www.stockholmresilience.org
https://news.un.org
6. Cosa è Natura 2000?
https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/public-awareness-1/assessment
Ne ho sentito parlare
e so cos’è
Ne ho sentito parlare
ma non so cos’è
Non ne ho mai sentito
parlare
Non so
10%
16%
73%
1%
7. Cosa è Natura 2000?
https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/public-awareness-1/assessment
Ne ho sentito parlare
e so cos’è
Ne ho sentito parlare
ma non so cos’è
Non ne ho mai sentito
parlare
Non so
10%
16%
73%
1%
8. Cosa è Natura 2000?
Commissione Europea (2015) Attitudine degli Europei verso la biodiversità – Speciale Eurobarometro 436
https://ec.europa.eu/COMMFrontOffice/publicopinion/index.cfm/ResultDoc/download/DocumentKy/68148
9. Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992
Scopo principale: salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat
naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati
membri al quale si applica il trattato (art. 2).
Stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di
conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario
elencati nei suoi allegati.
È costruita intorno a due pilastri:
la rete ecologica natura Natura 2000, costituita da siti finalizzati alla
conservazione di habitat e specie elencati negli allegati I e II, e che
ricomprende anche i siti tutelati dalla Direttiva Uccelli
il regime di tutela delle specie elencate negli allegati IV e V.
Stabilisce, tra l’altro, norme per la gestione dei siti Natura 2000 e la valutazione di
incidenza (art. 6)
Riconosce l’importanza degli elementi del paesaggio che svolgono un ruolo di
connessione ecologica per la flora e la fauna selvatiche (art. 10).
relativa alla conservazione degli habitat naturali
e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (c.d. “Habitat”)
11. La Rete Natura 2000
• “I territori più idonei in numero e in superficie alla conservazione delle specie tutelate
dalla Direttiva, tenuto conto delle necessità di protezione di queste ultime nella zona
geografica marittima e terrestre in cui si applica la Direttiva.”
ZPS Zona di protezione speciale
•“È un sito che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartiene,
•… contribuisce in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale di
cui all'allegato I o una specie di cui all'allegato II in uno stato
di conservazione soddisfacente
•… che può inoltre contribuire in modo significativo alla coerenza di Natura 2000
di cui all'articolo 3,…
•… e/o che contribuisce in modo significativo al mantenimento della diversità biologica nella
regione biogeografica o nelle regioni biogeografiche in questione.”
SIC Sito di importanza comunitaria
•“È un sito di importanza comunitaria …
•… designato dagli Stati membri mediante un atto regolamentare, amministrativo
e/o contrattuale …
•… in cui sono applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o
al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle
popolazioni delle specie per cui il sito è designato.”
ZSC Zona speciale di conservazione
Direttiva 79/409/CEE, art. 1
Direttiva 2009/147/CE, art. 1
Direttiva 92/43/CEE, art. 1.k
Direttiva 92/43/CEE, art. 1.l
14. Insufficiente designazione siti marini in Italia
Insufficienze Direttiva Habitat regione biog. Mediterranea marina (IT)
Hab. 1170 Scogliere
IN MIN/IN MOD inshore
IN MOD offshore
Hab. 8330
Grotte marine sommerse
o semisommerse
IN MOD/CD- Puglia
Sp. 1095 Petromyzon marinus IN MOD/CD- P. Magra-vara
Sp. 1099 Lampetra fluviatilis IN MOD/CD- P. Magra-vara
Sp. 1224 *Caretta caretta SUF/ SR offshore
Sp. 1349 Tursiops truncatus IN MOD inshore/ SR offshore
Sp. 1366 *Monachus monachus IN MOD
Ipotesi ISPRA 2015Ipotesi ISPRA 2015
15. Insufficiente designazione siti marini in Italia
Ipotesi nuove ZPS marine per
la tutela della nidificazione e/o
foraggiamento di Gabbiano
corso, Berta maggiore, Berta
minore
Ipotesi ISPRA 2015
16. Le misure di conservazione
Direttiva 92/43/CEE, Articolo 6
1. Per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione
necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di
sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle
esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all'all. I e delle specie di cui all'all. II presenti nei siti.
2. Gli Stati membri adottano le opportune misure per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado
degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state
designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda
gli obiettivi della presente direttiva.
3. Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere
incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una
opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del
medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le
autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza
che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell'opinione pubblica.
4. Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell'incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni
alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico,
inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per
garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle
misure compensative adottate. Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o
una specie prioritari, possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute dell'uomo e la
sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l'ambiente ovvero, previo parere
della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.
Misure
positive
Misure
preventive
Misurepreventivea
carattereprocedurale
Misure di gestione per
garantire la conservazione
Misure “permanenti”, non
solo per attività
intenzionali
17. Il DPR 357/1997 (mod. DPR 120/2003)
4. Misure di conservazione
1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di
importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli
habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella
misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli
obiettivi del presente regolamento.
2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sulla base di linee guida per la gestione
delle aree della rete «Natura 2000», da adottarsi con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela
del territorio, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano, adottano per le zone speciali di conservazione, entro sei mesi
dalla loro designazione, le misure di conservazione necessarie che implicano all'occorrenza
appropriati piani di gestione specifici od integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure
regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di
habitat naturali di cui all'allegato A e delle specie di cui all'allegato B presenti nei siti.
2-bis. Le misure di cui al comma 1 rimangono in vigore nelle zone speciali di conservazione fino
all'adozione delle misure previste al comma 2.
3. Qualora le zone speciali di conservazione ricadano all'interno di aree naturali protette, si applicano
le misure di conservazione per queste previste dalla normativa vigente. Per la porzione ricadente
all'esterno del perimetro dell'area naturale protetta la regione o la provincia autonoma adotta, sentiti
anche gli enti locali interessati e il soggetto gestore dell'area protetta, le opportune misure di
conservazione e le norme di gestione.
Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE
18. Da SIC a ZSC: misure e obiettivi di conservazione
http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs
/commission_note/commission_note_EN.pdf
http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs
/commission_note/commission_note2_EN.pdf
http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/do
cs/commission_note/comNote%20conservation%20measures_EN.pdf
http://ec.europa.eu/environ
ment/nature/natura2000/ma
nagement/docs/art6/provisio
n_of_art6_it.pdf
http://www.minambiente.it/sites/default/f
iles/archivio/allegati/rete_natura_2000/m
anuale_gestione_siti_natura2000.pdf
19. Da pSIC a ZSC: misure e obiettivi di conservazione
«considerando che, in ciascuna zona designata, occorre attuare le misure necessarie in relazione agli
obiettivi di conservazione previsti»… (dal preambolo della DH)
pSIC
• ART. 4 c.1. In base ai criteri di cui
all'allegato III e alle informazioni
scientifiche pertinenti, ogni Stato
membro propone un elenco di siti.
L’elenco viene trasmesso alla
Commissione […] con le informazioni
su ogni sito.
SIC
• ART. 4 c.2. In base ai criteri di cui
all’All. III e nell’ambito di ognuna
delle regioni biogeografiche la
Commissione elabora, d’accordo con
ognuno degli SM, un progetto di
elenco dei SIC, sulla base degli
elenchi degli Stati membri. L’elenco
dei siti selezionati è fissato dalla
Commissione
ZSC
• ART. 4 c.4. Quando un SIC è stato
designato, lo Stato membro
interessato designa tale sito come
ZSC il più rapidamente possibile e
entro un termine massimo di sei
anni, stabilendo le priorità in
funzione dell'importanza dei siti per
il mantenimento o il ripristino, in
uno stato di conservazione
soddisfacente, di uno o più tipi di
habitat naturali di cui all’All. I o di
una o più specie di cui all’All. II e per
la coerenza di Natura 2000, nonché
alla luce dei rischi di degrado e di
distruzione che incombono su detti
siti.
20. Da pSIC a ZSC: misure e obiettivi di conservazione
«considerando che, in ciascuna zona designata, occorre attuare le misure necessarie in relazione agli
obiettivi di conservazione previsti»… (dal preambolo della DH)
pSIC
• ART. 4 c.1. In base ai criteri di cui
all'allegato III e alle informazioni
scientifiche pertinenti, ogni Stato
membro propone un elenco di siti.
L’elenco viene trasmesso alla
Commissione […] con le informazioni
su ogni sito.
SIC
• ART. 4 c.2. In base ai criteri di cui
all’All. III e nell’ambito di ognuna
delle regioni biogeografiche la
Commissione elabora, d’accordo
con ognuno degli SM, un progetto
di elenco dei SIC, sulla base degli
elenchi degli Stati membri. L’elenco
dei siti selezionati è fissato dalla
Commissione.
ZSC
• ART. 4 c.4. Quando un SIC è stato
designato, lo Stato membro
interessato designa tale sito come
ZSC il più rapidamente possibile e
entro un termine massimo di sei
anni, stabilendo le priorità in
funzione dell'importanza dei siti per
il mantenimento o il ripristino, in
uno stato di conservazione
soddisfacente, di uno o più tipi di
habitat naturali di cui all’All. I o di
una o più specie di cui all’All. II e per
la coerenza di Natura 2000, nonché
alla luce dei rischi di degrado e di
distruzione che incombono su detti
siti.
http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/biogeog_regions/mediterranean/index_en.htm
21. Da pSIC a ZSC: misure e obiettivi di conservazione
«considerando che, in ciascuna zona designata, occorre attuare le misure necessarie in relazione agli
obiettivi di conservazione previsti»… (dal preambolo della DH)
pSIC
• ART. 4 c.1. In base ai criteri di cui
all'allegato III e alle informazioni
scientifiche pertinenti, ogni Stato
membro propone un elenco di siti.
L’elenco viene trasmesso alla
Commissione […] con le informazioni
su ogni sito.
SIC
• ART. 4 c.2. In base ai criteri di cui
all’All. III e nell’ambito di ognuna
delle regioni biogeografiche, la
Commissione elabora, d’accordo con
ognuno degli SM, un progetto di
elenco dei SIC, sulla base degli
elenchi degli Stati membri. L’elenco
dei siti selezionati è fissato dalla
Commissione
ZSC
• ART. 4 c.4. Quando un SIC è stato
designato, lo Stato membro
interessato designa tale sito come
ZSC il più rapidamente possibile e
entro un termine massimo di 6 anni,
stabilendo le priorità in funzione
dell'importanza dei siti per il
mantenimento o il ripristino, in uno
stato di conservazione
soddisfacente, di uno o più tipi di
habitat naturali di cui all’All. I o di
una o più specie di cui all’All. II e per
la coerenza di Natura 2000, nonché
alla luce dei rischi di degrado e di
distruzione che incombono su detti
siti.
22. Misure di conservazione e ZSC
“[…] L’atto di designazione di una ZSC
deve indicare esplicitamente
tipi di habitat e specie per i quali la ZSC è designata
confini del sito
scopo della designazione del sito
disposizioni giuridiche che si applicano al sito
deve rendere esplicito l’obbligo di applicare nella ZSC le necessarie misure di
conservazione che corrispondono alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat di
All. I e di specie di All. II presenti
deve anche fornire, o essere accompagnato da, un meccanismo trasparente per
stabilire e porre in atto queste misure di conservazione (es., piani di gestione).
[…] In ogni caso, qualunque sia il meccanismo utilizzato, gli Stati Membri devono garantire che
le necessarie misure di conservazione siano sufficientemente specifiche, precise e chiare,
allo scopo di fornire certezza giuridica a quanti sono interessati. Gli Stati Membri devono inoltre
garantire che le misure di conservazione siano poste effettivamente in essere. […]”
23. Misure di conservazione: il processo di definizione
• Tutti gli elementi (compresi i
fattori biotici e abiotici, es.
aria, acqua, suolo,
vegetazione) necessari per
assicurare la conservazione
di habitat e specie tutelati
dalle Direttive Habitat e
Uccelli
• Individuati sulla base di
conoscenze scientifiche
• Definiti con valutazione caso
per caso
Esigenze
ecologiche
• Obiettivo generale per tutti i
siti: mantenere o migliorare
le condizioni di habitat e
specie presenti nel sito
• Definiscono la condizione
attesa, “desiderata”, di
habitat e specie presenti nel
sito
• Definiti sulla base del grado
di conservazione di ogni
habitat e specie la cui
presenza sul sito è
considerata significativa nel
sito
Obiettivi di
conservazione
sito-specifici
• Finalizzate al
raggiungimento degli
obiettivi di conservazione
• Discendono dalla
definizione degli obiettivi di
conservazione, …
• … ma in maniera non pre-
determinata e
generalizzabile
• Esigenze e attività
economiche e sociali
possono essere tenute in
considerazione nella
definizione delle misure
Misure di
conservazione
Per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano
all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari,
amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all'allegato I e delle
specie di cui all'allegato II presenti nei siti.
24. Misure di conservazione obbligatorie
•interventi di tipo normativo o
regolativo (es. Stato, regione,
comuni, enti parco)
•es. leggi, circolari, atti di
indirizzo, piani e programmi
Misure
regolamentari
•interventi di autorità
amministrative,
provvedimenti concreti e non
generali
•es. ordinanze, divieti,
autorizzazioni, prescrizioni
puntuali
Misure
amministrative
•interventi in accordo tra più
soggetti
•es. convenzioni e contratti
Misure
contrattuali
Per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano
all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari,
amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all'allegato I e delle
specie di cui all'allegato II presenti nei siti.
25. Misure di conservazione “all’occorrenza”: i PdG
I piani di gestione (PdG) non sono sempre necessari.
Tuttavia, «la Commissione ha incoraggiato con forza l’utilizzo dei piani di gestione come
strumento trasparente per assistere la gestione proattiva dei siti Natura 2000.»
(Commissione Europea, 2012, “Nota della sulla Designazione delle ZSC”)
Bisognerebbe dotarsene prima di ricorrere alle altre misure (in particolare quelle
contrattuali) perché i contenuti dei PdG dovrebbero costituire
punto di riferimento per la definizione delle misure stesse.
I PdG possono essere
«appropriati» e «specifici»
«integrati ad altri piani di sviluppo».
L’UE non fornisce indicazioni sul contenuto specifico dei PdG, ma solo alcune
«considerazioni che possono essere utili nella preparazione.»
(Commissione Europea, 2000, Allegato II alla “Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva «Habitat»
92/43/CEE”)
Per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano
all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure
regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all'allegato I
e delle specie di cui all'allegato II presenti nei siti.
26. Misure di conservazione “all’occorrenza”: i PdG
http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management
/docs/art6/provision_of_art6_it.pdf
27. La definizione dei PdG: le indicazioni del MATTM
Manuale ministeriale per la redazione dei PdG definito all’interno
del progetto LIFE99/NAR/IT/006279
“Verifica della rete Natura 2000 in Italia e modelli di gestione”.
DM 3 settembre 2002 del MATT “Linee guida per la gestione
dei siti Natura 2000” (GURI n. 224 del 24.09.2002).
28. Corredo cartografico (“Atlante d’uso del territorio”)
•Inquadramento territoriale
•Carta dell’uso del suolo e degli habitat
•Carta delle azioni
Quadro conoscitivo:
descrizione
• Fisica
• Biologica
• Socio-economica
• Archeologico-
architettonico-culturale
• Paesaggistica
Valutazione delle
esigenze ecologiche di
habitat e specie
• Esigenze ecologiche
• Indicatori per la
valutazione dello stato
di conservazione ed
evoluzione di specie ed
habitat
• Minacce e fattori di
impatto
Definizione
degli
obiettivi
• Obiettivo generale
• Obiettivi specifici
• Obiettivi conflittuali
Strategia di gestione
(insieme di azioni
tipizzate)
• Interventi attivi
• Regolamentazioni
• Incentivazioni
• Programmi di
monitoraggio/ ricerca
• Programmi didattici
La definizione dei PdG: le indicazioni del MATTM
Manuale ministeriale per la redazione dei PdG definito all’interno
del progetto LIFE99/NAR/IT/006279
“Verifica della rete Natura 2000 in Italia e modelli di gestione”.
DM 3 settembre 2002 del MATT “Linee guida per la gestione
dei siti Natura 2000” (GURI n. 224 del 24.09.2002).
29. Regione n. ZSC % progresso PdG MdC Responsabile redazione PdG/MdC
Consultazioni/
partecipazione(*)
Contenuto
urbanistico
Abruzzo 0
Basilicata 54 96,43% X X Regione 3 (PdG),4 (MdC) Escluso
Calabria 178 100% X Enti gestori aree protette; Province ---
Campania 0
Emilia Romagna 0
Friuli Venezia Giulia 56 100% X X Regione 2 (PdG), 4 (MdC) X
Lazio 180 99,45% X X Regione
2
(talvolta anche 4)
Liguria 126 100% X Regione e ARPAL 2
Lombardia 193 100% X X Enti gestori SIC (PdG), Regione (MdC) 2
Marche 76 100% X X
Regione (MdC), Province e enti gestori aree
protette (PdG)
2 (MdC e PdG),
4 (PdG)
Molise 60 70,59% X Regione e una Comunità montana
2 (PdG C. Montana),
4 (PdG regionali)
X
Piemonte 122 100% X X Regione 2, 4 (solo in pochi casi)
Puglia 56 70% X
Province, Comuni,
Comunità montane
2, 4 (solo in pochi PdG)
Sardegna 56 62,92% X Enti gestori aree protette, Province, Comuni 2, 4
Sicilia 203 92,69% X
Enti gestori aree protette, Province, Azienda
regionale foreste demaniali
---
Toscana 134 100% X Regione 1
Trentino
Alto Adige
Prov. BZ 40 90,90% X Provincia 2 X
Prov. TN 135 100% X Provincia, Enti parco, Comuni, Comunità di valle 2, 4
Umbria 97 100% X Comunità montane, Enti parco, Comuni 2, 3
Valle d’Aosta 27 96,43% X Regione 1
Veneto 96 92,31% documentazione non ancora disponibile
Totale Italia 1.889 82,14%
(*) Legenda: 4. Incontri in itinere durante la stesura di MdC/PdG; 3. Incontri pubblici dopo la stesura di MdC/PdG; 2. Pubblicazione e possibilità, per il pubblico, di presentazione di
osservazioni ex post; 1. Consultazione limitata a sole istituzioni
(Lai, in stampa)
30. Alcune domande aperte …
1. Diversità di approcci: in 6 casi MdC e PdG sono entrambi utilizzati; in 7
casi solo MdC; in 4 casi solo PdG. I casi di integrazione delle MdC in altri
piani sono molto limitati (pochi piani parchi/riserve o REO AMP).
Perché?
2. Pluralità e diversità di istituzioni coinvolte nella gestione e pianificazione
dei siti: alcune regioni hanno mantenuto in capo a sé stesse la definizione
MdC/PdG, altre hanno delegato.
Questo incide, e se sì, come, sull’efficacia?
3. Quale ruolo per l’inclusione delle esigenze socio economiche e culturali?
La definizione di MdC/PdG bilancia i processi tecnocratico/scientifici di
individuazione dei siti?
4. MdC e PdG hanno natura/contenuto urbanistico?
… a seguito dell’esame degli atti di designazione ZSC
31. Il Decreto ministeriale 17 ottobre 2007
Fornisce i criteri minimi uniformi sulla cui base le regioni e le province autonome adottano le misure
di conservazione o all’occorrenza i piani di gestione per tali aree.
Per le ZSC: alcuni divieti generali – es:
divieto di eliminazione degli elementi naturali e seminaturali caratteristici del paesaggio agrario
con alta valenza ecologica individuati dalle regioni e dalle province autonome con appositi
provvedimenti
divieto di eliminazione dei terrazzamenti esistenti, delimitati a valle da muretto a secco oppure
da una scarpata inerbita; sono fatti salvi …
divieto di esecuzione di livellamenti non autorizzati dall'ente gestore; sono fatti salvi …
divieto di esercizio della pesca con reti da traino, draghe, ciancioli, sciabiche da natante,
sciabiche da spiaggia e reti analoghe sulle praterie sottomarine, in particolare sulle praterie di
posidonie (Posidonia oceanica) …
divieto di esercizio della pesca con reti da traino, draghe, sciabiche da spiaggia e reti analoghe
su habitat coralligeni e letti di maerl …
divieto di utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all'interno delle zone umide, quali laghi,
stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune d'acqua dolce, salata, salmastra, nonchè nel raggio di
150 metri dalle rive più esterne …
Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)
32. Il Decreto ministeriale 17 ottobre 2007
Per le ZPS:
(esempi)
Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)
MdC per tutte
le ZPS
Divieti
nuovi impianti
eolici,
nuovi impianti
di risalita a fune
e piste da sci
nuove cave e
ampliamento
cave esistenti
circolazione
motorizzata
fuori strada
Obblighi
messa in
sicurezza
elettrodotti e
linee aeree
AT/MT
(elettrocuzione)
Attività da
incentivare
rimozione cavi
sospesi (es
impianti risalita,
elettrodotti
dismessi)
informazione e
sensibilizzaz.
pop. locale e
fruitori
agricoltura
biologica e
integrata
MdC per ZPS di una
tipologia
ambientale
Regolamentazioni
caratteristiche
tecniche
illuminazioni
esterne entro 1
km dalle
colonie di
uccello delle
tempeste, berta
maggiore e
berta minore
Divieti e
obblighi
obbligo di punti
luce schermati
verso l'alto e
verso il mare e
di utilizzo di
lampade ai
vapori di sodio
a bassa
pressione
Attività da
incentivare
utilizzazione di
dispositivi per
accensione
spegnimento
automatico al
passaggio di
persone o
automezzi
Esempi per la tipologia ambientale
ZPS con colonie di uccelli marini
33. «Le misure adottate a norma della presente direttiva tengono conto
delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle
particolarità regionali e locali.»
(Direttiva Habitat, art. 2)
«La Commissione ha incoraggiato con forza l’utilizzo dei piani di
gestione come strumento trasparente per assistere la gestione
proattiva dei siti Natura 2000.»
(Commissione Europea, 2012, “Nota della sulla Designazione delle ZSC”)
36. I PdG in Sardegna: Partecipazione
Fase di scoping
(incontro o
consultazione scritta)
Scopo: definire la portata ed il
livello di dettaglio delle
informazioni da includere nel
Rapporto Ambientale
Chi: tutti i comuni coinvolti, lo
SVA, il STNPF, tutti i Soggetti
competenti in materia
ambientale ed enti
territorialmente interessati
Pubblicità: secondo la norma
sulla VAS
Almeno 1 incontro
pubblico durante la
redazione del Piano
Scopo: illustrare la versione
preliminare del Piano di
gestione - non a solo scopo
informativo, ma per recepire
contributi da comunità locali e
portatori di interesse
Chi: portatori locali di interesse
operanti sul territorio del
SIC/ZPS, abitanti di tutti i
comuni coinvolti, associazioni
ambientaliste
Pubblicità: nelle forme ritenute
più opportune (affissione su
albo pretorio, pubblicazione sui
siti internet istituzionali, mass
media locali, manifesti…)
Uno o più incontri
pubblici post-
deposito del Piano
Scopo: fornire la più ampia e
completa informazione sul
Piano già elaborato, in modo
che chiunque possa presentare
le proprie osservazioni
Chi: SVA, STNPF, i Soggetti
competenti in materia
ambientale ed enti
territorialmente interessati,
portatori locali di interesse,
abitanti di tutti i comuni
coinvolti, associazioni
ambientaliste
Pubblicità: secondo la norma
sulla VAS
37. I PdG in Sardegna: Condivisione
Commissione
Europea
Stato Italiano
Regione
Sardegna
Enti gestori
aree protette
e Enti Locali
Stesura piani
di gestione
Obbligo def.
misure
(DPR 357/97, art. 5)
Obbligo def.
misure
(DH, art. 6)
Approvazione
piani di
gestione
(DGR 30/41 del
2 agosto 2007)
Verifica piani di
gestione ai fini
designazione
ZSC
42. La “seconda stagione” dei PdG
anno 2011, Bando PSR 2007/2013
misura 323 Stesura e/o aggiornamento dei piani di gestione delle aree della rete Natura 2000
48. … quale attuazione? (chi, come, quando?)
Disponibilità di risorse ad hoc:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/2599?s=1&v=9&c=1425&c1=1425&id=67140
POR FESR, azione 6.5.1
Bando per azioni di tutela
dotazione € 9.110.880
POR FESR, azione 6.6.1
Programmazione fondi per
interventi di valorizzazione
€ 11.250.000
49. Programmazione 2014-2020
11 obiettivi tematici
Rafforzare la ricerca, lo sviluppo
tecnologico e l’innovazione
Migliorare l’accesso alle tecnologie ICT,
nonché il loro utilizzo e qualità
Migliorare la competitività delle PMI
Sostenere la transizione verso un’economia
a basse emissioni di carbonio
Promuovere l’adattamento ai
cambiamenti climatici e la prevenzione e
la gestione dei rischi
Preservare e tutelare l’ambiente e
promuovere l’efficienza delle risorse
Promuovere il trasporto sostenibile e
migliorare le infrastrutture di rete
Promuovere l’occupazione sostenibile e di
qualità e sostenere la mobilità dei
lavoratori
Promuovere l’inclusione sociale e lottare
contro la povertà e qualsiasi
discriminazione
Investire in istruzione, formazione e
apprendimento permanente
Migliorare l’efficienza della PA
http://ec.europa.eu/regional_policy/en/policy/how/is-my-region-covered/
53. Bozza per la programmazione 2021-2027
COM(2018) 375 final
5 obiettivi tematici
Un'Europa più intelligente attraverso la
promozione di una trasformazione
economica innovativa e intelligente
Un'Europa più verde e a basse
emissioni di carbonio, attraverso la
promozione di una transizione verso
un'energia pulita ed equa, di
investimenti verdi e blu, dell’economia
circolare, dell'adattamento ai
cambiamenti climatici e della gestione
e prevenzione dei rischi
Un'Europa più connessa attraverso il
rafforzamento della mobilità e della
connettività regionale alle TIC
Un'Europa più sociale attraverso
l'attuazione del pilastro europeo dei
diritti sociali
Un'Europa più vicina ai cittadini
attraverso la promozione dello sviluppo
sostenibile e integrato delle zone
urbane, rurali e costiere mediante
iniziative locali
7 sotto-obiettivi FESR
COM(2018) 3725 final
54. Indicatori comuni di output e di risultato per il FESR
e il Fondo di coesione (proposta Reg 372/2018)
Target
intermedi al
2024
Sotto-obiettivo Indicatore di output Indicatore di risultato
vii) rafforzare la
biodiversità, le
infrastrutture
verdi
nell'ambiente
urbano e ridurre
l'inquinamento
RCO 36 - Superficie delle infrastrutture verdi che
beneficiano di un sostegno nelle zone urbane
RCO 37 - Superficie dei siti Natura 2000 oggetto
di misure di protezione e risanamento in
conformità al quadro di azioni prioritarie
RCO 99 - Superficie al di fuori dei siti Natura
2000 oggetto di misure di protezione e
risanamento
RCO 38 - Superficie di terreni ripristinati che
beneficiano di un sostegno
RCO 39 - Sistemi di monitoraggio
dell'inquinamento atmosferico installati
RCR 50 - Popolazione che beneficia di misure per
la qualità dell'aria
RCR 95 - Popolazione che ha accesso a
infrastrutture verdi nuove o rinnovate in zone
urbane
RCR 51 - Popolazione che beneficia di misure per
la riduzione del rumore
RCR 52 - Terreni ripristinati usati come spazi verdi,
per l'edilizia popolare e per attività economiche o
per la collettività
Target finali
al 2029
Obiettivo 2 Un'Europa più verde e a basse emissioni di carbonio, attraverso la promozione di una
transizione verso un'energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare,
dell'adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi
55. Indicatori di performance per il FESR e il Fondo di
coesione (proposta Reg 372/2018)
Sotto-obiettivo Output Risultato
i) promuovere misure di efficienza
energetica
CCO 06 - Investimenti in misure per
migliorare l'efficienza energetica
CCR 05 - Beneficiari con una migliore
classificazione energetica
ii) promuovere le energie rinnovabili
CCO 07 - Capacità supplementare di
produzione di energie rinnovabili
CCR 06 - Volume delle energie rinnovabili
supplementari prodotte
iii) sviluppare sistemi, reti e impianti di
stoccaggio energetici intelligenti a
livello locale
CCO 08 - Sistemi di gestione digitali
sviluppati per reti intelligenti
CCR 07 - Ulteriori utenti connessi a reti
intelligenti
iv) promuovere l'adattamento ai
cambiamenti climatici, la prevenzione
dei rischi e la resilienza alle catastrofi
CCO 09 - Sistemi nuovi o aggiornati
di monitoraggio, allarme e reazione
in caso di calamità
CCR 08 - Ulteriore popolazione che
beneficia di misure di protezione contro
inondazioni, incendi boschivi e altre
calamità naturali connesse al clima
v) promuovere la gestione sostenibile
dell'acqua
CCO 10 - Nuove o maggiori capacità
di trattamento delle acque reflue
CCR 09 - Ulteriore popolazione collegata
almeno a impianti secondari di
trattamento delle acque reflue
vi) promuovere la transizione verso
un'economia circolare
CCO 11 - Nuove o maggiori capacità
di riciclaggio dei rifiuti
CCR 10 - Rifiuti supplementari riciclati
vii) rafforzare la biodiversità, le
infrastrutture verdi nell'ambiente
urbano e ridurre l'inquinamento
CCO 12 - Superficie delle
infrastrutture verdi nelle zone
urbane
CCR 11 - Popolazione che beneficia di
misure per la qualità dell'aria
Obiettivo 2 Un'Europa più verde e a basse emissioni di carbonio, attraverso la promozione di una
transizione verso un'energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare,
dell'adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi
56. Condizioni abilitanti per il FESR, il FSE
e il Fondo di coesione (proposta Reg 375/2018)
Obiettivo specifico Nome della condizione abilitante Criteri di adempimento per la condizione abilitante
vii) rafforzare la
biodiversità, le
infrastrutture verdi
nell'ambiente urbano e
ridurre l'inquinamento
Quadro di azioni elencate per
priorità per le misure di
conservazione necessarie, che
implicano il cofinanziamento
dell'Unione
È in atto un quadro di azione prioritaria conformemente
all'articolo 8 della direttiva 92/43/CEE, che comprende:
1. tutti gli elementi richiesti dal modello del quadro di
azione prioritario per il periodo 2021-2027 concordato tra
la Commissione e gli Stati membri;
2. l'individuazione delle misure prioritarie e la stima del
fabbisogno di finanziamento.
Obiettivo 2 Un'Europa più verde e a basse emissioni di carbonio, attraverso la promozione di una
transizione verso un'energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare,
dell'adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi
57. Obiettivo tematico 6 (Tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse), a pp.
177-178 “Il mantenimento e ripristino degli habitat naturali e degli habitat delle specie
nella Rete Natura 2000 sarà cofinanziato dal FESR, con interventi rivolti anche ad una
loro corretta fruizione, mantenimento e/o ripristino dei servizi eco sistemici. Le azioni
saranno tese a ridurre la frammentazione degli habitat e a mantenere o ripristinare le
infrastrutture verdi, così come individuate negli strumenti di pianificazione regionale (reti
ecologiche, aree di collegamento ecologico funzionale), anche in aree non rurali.
Le azioni sono sinergiche con quelle previste per l’Obiettivo tematico 5 “Promuovere
l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi” che trovano in
questo contesto una più specifica finalità nella funzionalità ecologica nella Rete Natura 2000.
Gli interventi dei due Fondi dovranno attuarsi in sintonia con quanto previsto nei piani di
gestione o nelle misure di conservazione e, laddove esistenti, nei Prioritized Action
Framework (PAF), strumenti redatti a livello regionale, non obbligatori ma fortemente sostenuti
in sede europea, utili a definire cosa, dove, come e con quali risorse garantire la tutela delle
specie e degli habitat di interesse comunitario.
La programmazione 2014-2020 per Rete Natura 2000:
i Prioritised Action Frameworks (PAF)
Accordo di partenariato 2014-2020 Italia del 18.04.2014
58. La programmazione 2014-2020 per Rete Natura 2000:
i Prioritised Action Frameworks (PAF)
I PAF sono strumenti di
programmazione che:
identificano le priorità chiave
forniscono una visione integrata sulle
azioni necessarie per perseguire le
priorità
tengono conto degli strumenti di
finanziamento
costituiscono un supporto, per gli
Stati Membri, alla preparazione degli
Accordi di partenariato e dei PO
mirano ad assicurare il reperimento
delle risorse necessarie per la Rete
Natura 2000 tramite l’integrazione
delle fonti di finanziamento
Direttiva “Habitat” art. 8 «La Commissione […] tenendo conto delle fonti di finanziamento
disponibili in base agli strumenti comunitari pertinenti, adotta un
quadro di azioni elencate per priorità
(Prioritised Action Frameworks, PAF) in cui sono indicate
le misure che richiedono un cofinanziamento»
59. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Le sezioni A e B sono largamente basate sui dati contenuti
nel database Natura 2000 (agg. 2012)
nel rapporto ex art. 17 DH (agg. nov 2012).
La sezione A fornisce, sotto forma tabellare, grafica e cartografica,
le informazioni su habitat e specie presenti nel territorio regionale.
B: Status di
conservazione di
habitat e specie
A: Introduzione:
panoramica sulla Rete
Natura 2000 nel
territorio interessato
SIC
ZPS
SIC e ZPS
9 - Foreste
Figura 10 - Distribuzione spaziale
della tipologia 9 degli habitat
60. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
La sezione B identifica lo stato di conservazione
per gli habitat prioritari e quelli in stato di conservazione sfavorevole
per le specie in stato di conservazione sfavorevole (inadeguato / cattivo)
e individua i fattori di pressione/minaccia cui essi sono soggetti. B: Status di
conservazione di
habitat e specie
A: Introduzione:
panoramica sulla Rete
Natura 2000 nel
territorio interessato
Importante per la costruzione del quadro di priorità e azioni!
61. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Nella sezione C sono esaminati gli atti normativi, amministrativi, regolamentari
e pianificatori di interesse per Ia Rete Natura 2000 e lo stato di preparazione
e approvazione dei Piani di gestione.
Nella sezione D sono invece forniti i dettagli sulle fonti di finanziamento
(europee, nazionali, regionali) a cui si è fatto ricorso nel settennio 2007-2013.
C: Disposiz. legali
e amministrative
vigenti per
Natura 2000
D: Fonti di finanziamento
2007-2013
62. Sulla base del quadro conoscitivo delineato nelle sezioni A-D, la sezione F
elenca le priorità con una articolazione che differisce leggermente rispetto
a quella prevista nel format, e che è stata ritenuta più efficace per
l’individuazione delle azioni:
a ogni linea strategica corrispondono infatti una o più azioni.
F.1 Priorità e risultati attesi per habitat e specie di interesse comunitario
Strategie di conservazione generali, valide per tutte le specie e gli habitat
Strategia di conservazione per habitat e specie delle zone agricole e forestali
Strategia di conservazione per habitat e specie marini e costieri
Strategia di conservazione per habitat e specie delle zone umide
F.2 Priorità correlate al turismo verde, ai green jobs, all’adattamento e mitigazione
dei cambiamenti climatici, ai servizi ecosistemici etc
Priorità strategiche relative alla conservazione dei benefici ecosistemici e
all’adattamento ed alla mitigazione dei processi dovuti al cambiamento climatico
Priorità strategiche relative al turismo sostenibile
Priorità strategiche relative ai green jobs
Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
F: Priorità strategiche
di conservazione
2014-2020
63. A solo titolo di esempio, per la priorità F.1
(Priorità e risultati attesi per habitat e specie di interesse comunitario)
Strategie di conservazione generali, valide per tutte le specie e gli habitat
Approfondire e completare il quadro delle conoscenze sullo stato di conservazione
Completare e sostenere la gestione della Rete Natura 2000
Migliorare il sistema di formazione, comunicazione ed informazione.
Strategia di conservazione per habitat e specie delle zone agricole e forestali
Garantire la conservazione degli habitat agricoli e forestali attraverso il mantenimento e la regimazione dei
carichi di bestiame.
Attuare interventi di protezione e salvaguardia di specie particolarmente vulnerabili e dei loro habitat
(Tetrax tetrax, Gyps fulvus, Accipiter gentilis arrigonii, etc).
Ridurre le immissioni di inquinanti nelle acque e nel suolo derivanti da attività agricole e zootecniche.
Strategia di conservazione per habitat e specie marini e costieri
Rafforzare i siti protetti marini anche attraverso la costituzione di ZPS in ambiente marino.
Approfondire le problematiche legate alle specie aliene marine e costiere.
Migliorare la sostenibilità del settore della pesca.
Strategia di conservazione per habitat e specie delle zone umide
Prevenire il deterioramento quali-quantitativo delle acque.
Migliorare lo stato delle acque.
Sensibilizzare e orientare le comunità verso l’utilizzo sostenibile delle risorse idriche.
Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
F: Priorità strategiche
di conservazione
2014-2020
64. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Le azioni previste nella sezione G sono state descritte con:
l’attribuzione di un codice univoco
l’individuazione della tipologia di attività, come da manuale della Commissione
l’identificazione di habitat, specie o siti interessati dall’azione
l’identificazione preliminare delle possibili fonti di finanziamento, basata sulla disamina
delle bozze dei regolamenti 2007-2013 e sulla concertazione con le AdG regionali
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
65. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Esempi di azioni previste nella sezione G: misure generali
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
66. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Esempi di azioni previste nella sezione G: misure per ambiti agro-forestali
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
67. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Esempi di azioni previste nella sezione G: misure per ambiti marino-costieri
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
68. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Esempi di azioni previste nella sezione G: misure per zone umide
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
69. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Esempi di azioni previste nella sezione G: misure per la conservazione
dei benefici ecosistemici
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
70. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Esempi di azioni previste nella sezione G: misure per il turismo sostenibile
e i green jobs
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
71. Il PAF della Regione Sardegna:
metodologia e contenuti
Nella sezione G si valuta, infine, la coerenza tra il quadro strategico e il quadro
conoscitivo: si verifica che i fattori di pressione e minaccia individuati per habitat
e specie prioritari o in stato di conservazione sfavorevole siano adeguatamente
indirizzati attraverso una o più azioni.
G: Misure chiave per il
raggiungimento delle
priorità
72. Il PAF della Regione Basilicata:
la stima del fabbisogno economico
73. I PAF italiani 2014-2020: analisi della Commissione
In general, the regional PAF are incomplete. The sections mainly
missing are those relative to the conservation status of habitat and
species and, especially, the estimation of the financial needs. These are
basic information, insufficient to get a clear picture of where to focus
actions and resources and which/how many funds allocate.
Where provided, the estimated financial needs seem to be a first attempt
on the basis of current expenditures for the management of existing
sites. It is not clear whether these estimates are the financial needs for
the 7 years period covered by the PAF or in total, nor is it possible to
know whether these estimates really reflect total current financing needs
of the regional networks.
In most cases what is missing is a strategic overview on how to ensure
Natura 2000 management, containing mainly a list of actions. There are
also PAFs where the strategic objectives and priorities are not provided
or they are defined in a very generic way or are the same as the
measures.
No PAF provides a quantification of the objectives or expected results.
Generally, there is no prioritisation among the listed measures,
especially from the perspective of the identified Natura 2000
conservation priorities.
Only a few Regions envisage measures aimed at green employment,
ecosystem services valorization, innovative approaches, research and
training
Region/Autonomous
Province
Version
Date
1. Abruzzo -
2. Basilicata 2014
3. Bolzano AP 2013
4. Calabria 2015
5. Campania 2013
6. Emilia-Romagna 2014
7. Friuli Venezia-Giulia 2013
8. Lazio 2013
9. Liguria -
10. Lombardia 2016
11. Marche 2014
12. Molise -
13. Piemonte 2015
14. Puglia 2014
15. Sardegna 2013
16. Sicilia -
17. Trento AP 2012
18. Toscana 2013
19. Umbria 2013
20. Valle d'Aosta 2014
21. Veneto 2015
ftp://ftp.minambiente.it/PNM/Natura2000/bilaterale_12_13_febbraio/Documenti
_preparatori_CommissioneEuropea/IT%20Country%20Profile.docx
75. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al consumo di suolo
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/2/259/htm
76. Quale ruolo assume Natura 2000…
Variable Coefficient Stand.error t-statistic
Hypothesis
test:
coefficient=0
Constant -0.1040 0.8137 -0.128 0.8985
NAT_2000 -0.0130 0.0066 -1.990 0.0484
LT_N2K 0.0188 0.0050 3.774 0.0002
CS_N2K 6.52E-06 0.0001 0.056 0.9551
OLPL_N2K -6.46E-05 8.74E-05 -0.740 0.4607
WAT_N2K -0.0022 0.0005 -4.232 0.0000
SLOP -0.0264 0.0121 -2.191 0.0300
DENS1990 0.0034 0.0012 2.890 0.0044
INC_2008 0.0002 0.0001 1.567 0.1192
AUTOCORR 0.8224 0.1698 4.843 0.0000
Adjusted R-squared = 0.5441
Segni coerenti
con le aspettative
Tutte le covariate,
tranne due, sono
significative
(98.8%)
L’effetto
preventivo di
Natura 2000
rispetto al
consumo di suolo
non è da collegare
ad altre misure di
tutela
(pianificazione
paesaggistica)
rispetto al consumo di suolo
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/2/259/htm
77. Quale ruolo assume Natura 2000…
NAT_2000
(c. -0.0130)
•The presence and size of N2Ss prevent land take
•In the surroundings of N2Ss possible rebound effects are quite weaker than the conservative effect, if any
•On average, if the municipal area belonging to N2Ss triples, the municipal land uptaken will decrease by 2.6%
LT_N2K
(c. +0.0188)
•If the municipal area uptaken within N2Ss doubles (=LT_N2K increases of about 21 ha), municipal non-artificial area decreases by 0.4%
WAT_N2K
(c. -0.0022)
•On average, if wetlands in N2Ss tripled (=WAT_N2K increases by about 250 ha), the land uptaken would decrease by less than 0.1%
SLOP
(c. -0.0264)
•The marginal effect of SLOP is slightly greater than that of LT_N2K
DENS1990
(c. 0.0034)
•Higher demand for areas for residential development increases land take (agglomeration effect)
•The more the quantity of land that is “taken”, the greater the municipal residential density
•Land-taking processes are positively related to intensive urbanization rather than to extensive urbanization
•On average, a 10-residents-per-hectare increase in residential density is related to a 3.4% increase of land uptaken
INC_2008
(c. 0.0002)
•Wealthier residents mean higher land take (income effect)
• More affluent communities show a comparatively higher demand for new developments (housing, services and infrastructure, etc)
•On average, a 5,000 € increase in per-capita income would imply a 1% increase in land take (quite a weak income effect)
rispetto al consumo di suolo
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/2/259/htm
78. Quale ruolo assume Natura 2000…
With reference to establishment and management of N2Ss, 3 main implications on the
relationship between land-taking processes and environmental protection policies:
1. Robust negative influence of N2Ss on land take:
– The presence and size of N2Ss is correlated to a decrease in land take.
– The reduction in land take as a consequence of N2Ss is significant in quantitative terms.
2. No evidence of the “rebound” effect (Dewi et al., 2013) in the close surroundings of N2Ss:
– Land saving spreads over the whole municipal land area as a consequence of the presence and
size of the municipal N2Ss.
– This finding is to be linked to the mandatory character of the A.A. procedure.
– A.A. has to be applied even outside N2Ss boundaries, if plans and projects could impact on
habitats and species within N2Ss.
3. No need for further restrictive planning rules in order to limit land take:
– N2Ss do not impose, in principle, any ban on specific land uses or developments.
– Rather, it must be proved that project or planning proposals will not damage or generate loss of
habitats and/or species.
– This, according to the outcomes of our analysis, significantly reduces land-taking processes.
rispetto al consumo di suolo
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/2/259/htm
79. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al consumo di suolo
Primo livello
Parchi nazionali, istituiti ai sensi della L. 394/1991,
“Legge quadro sulle aree protette”
Parchi regionali, istituiti ai sensi della L.R. 31/1989,
“Norme per l’istituzione e la gestione dei parchi, delle
riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di
particolare rilevanza naturalistica ed ambientale”
Aree sottoposte alla protezione e gestione dell’Agenzia
forestale regionale, ai sensi della L.R. 8/2016
Secondo livello Siti Natura 2000
Terzo livello
Aree non protette al di fuori di una fascia di 5 km
intorno ad aree naturali protette e siti Natura 2000
Aree non protette ricomprese all’interno di una fascia
di 5 km intorno ad aree naturali protette e siti Natura
2000
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/12/2174/html
80. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al consumo di suolo
Riclassificazione della tassonomia CLC terzo livello in otto gruppi, secondo la
tassonomia LEAC dell’Agenzia Europea per l’Ambiente
SA
SCP
PAAM
FOR
ABAT
PGVS
SAVRA
ZUCA
Land accounts for Europe 1990-2000: http://www.eea.europa.eu/publications/eea_report_2006_11, p. 98
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/12/2174/html
81. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al consumo di suolo
1 Processi di antropizzazione
11 Urbanizzazione
111 Urbanizzazione e artificializzazione di seminativi, pascoli e aree seminaturali
112 Urbanizzazione e artificializzazione di aree naturali
12 Creazione di aree agricole a partire da aree naturali
121 Creazione di nuove aree agricole omogenee
122 Creazione di nuove aree agricole eterogenee o semi-naturali
13 Omogeneizzazione o semplificazione di aree agricole
2 Processi che comportano una maggiore naturalizzazione
21 Conversione e rinaturalizzazione di aree artificiali
211 Conversione di aree artificiali in aree agricole prevalentemente omogenee
212 Conversione di aree artificiali in aree agricole eterogenee o semi-naturali
213 Rinaturalizzazione di aree artificiali
22 Processi di modifica delle aree agricole verso maggiore eterogeneità o seminaturalità
23 Abbandono delle aree agricole
231 Abbandono di aree agricole omogenee
232 Abbandono di aree agricole eterogenee o semi-naturali
3 Processi che comportano dei cambiamenti interni nelle aree naturali
31 Processi successionali (es., recupero, addensamento, infittimento di cespugli)
32 Processi che derivano da disturbo e conducono a maggiore semplificazione o degrado o diminuzione della densità
4 Processi che comportano un aumento delle superfici d’acqua
Classificazione dei processi: da Martínez-Fernández et al. (2015), versione
semplificata della classificazione di Gómez e Páramo (2005)
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/12/2174/html
82. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al consumo di suolo
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/12/2174/html
83. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al consumo di suolo
Processo
[%]
Sup.
reg.
111 Urbanizzaz./artificializz. seminativi, pascoli e aree seminaturali 0,64
112 Urbanizzazione e artificializzazione di aree naturali 0,17
121 Creazione di nuove aree agricole omogenee 0,46
122 Creazione di nuove aree agricole eterogenee o semi-naturali 3,41
13 Omogeneizzazione o semplificazione di aree agricole 0,80
211 Conversione aree artificiali in aree agricole prev. omogenee 0,03
212 Conv .aree artificiali in aree agricole eterogenee o semi-naturali 0,03
213 Rinaturalizzazione di aree artificiali 0,07
22
Processi di modifica delle aree agricole verso maggiore eterogeneità o
seminaturalità
0,82
231 Abbandono di aree agricole omogenee 0,36
232 Abbandono di aree agricole eterogenee o semi-naturali 2,29
31 Processi successionali 2,45
32 Processi che conducono a maggiore semplificazione o degrado 1,95
4 Processi che comportano un aumento delle superfici d’acqua 0,10
Totale area interessata da cambiamenti 13,60
Totale area senza cambiamenti (persistenza) 86,40
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/12/2174/html
84. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al consumo di suolo Livello di protezione
Codice Processo Sardegna 1° 2° 3°,
[%] [%] [%] [%]
1 Processi di antropizzazione 5,49 0,56 6,25 5,90
11 Urbanizzazione 0,82 0,07 0,23 0,83
111 Urbanizzazione e artificializzazione di seminativi, pascoli e aree seminaturali 0,64 0,01 0,10 0,73
112 Urbanizzazione e artificializzazione di aree naturali 0,17 0,07 0,13 0,09
12 Creazione di aree agricole a partire da aree naturali 3,88 0,48 5,50 4,18
121 Creazione di nuove aree agricole omogenee 0,46 0,06 0,25 0,58
122 Creazione di nuove aree agricole eterogenee o semi-naturali 3,41 0,42 5,25 3,60
13 Omogeneizzazione o semplificazione di aree agricole 0,80 0,01 0,52 0,89
2 Processi che comportano una maggiore naturalizzazione 3,61 0,86 3,25 4,02
21 Conversione e rinaturalizzazione di aree artificiali 0,14 0,06 0,11 0,11
211 Conversione di aree artificiali in aree agricole prevalentemente omogenee 0,03 0,00 0,02 0,03
212 Conversione di aree artificiali in aree agricole eterogenee o semi-naturali 0,03 0,00 0,00 0,03
213 Rinaturalizzazione di aree artificiali 0,07 0,06 0,10 0,05
22 Processi di modifica delle aree agricole (verso eterogeneità o seminaturalità) 0,82 0,13 0,92 0,75
23 Abbandono delle aree agricole 2,65 0,67 2,22 3,16
231 Abbandono di aree agricole omogenee 0,36 0,05 0,33 0,38
232 Abbandono di aree agricole eterogenee o semi-naturali 2,29 0,62 1,89 2,78
3 Processi che comportano dei cambiamenti interni nelle aree naturali 4,40 12,04 5,78 2,93
31 Processi successionali (es., recupero, addensamento, infittimento di cespugli) 2,45 4,87 3,48 1,93
32
Processi che derivano da disturbo e conducono a maggiore semplificazione o degrado o
diminuzione della densità
1,95 7,17 2,30 1,00
4 Processi che comportano un aumento delle superfici d’acqua 0,10 0,01 0,38 0,08
Totale area interessata da cambiamenti 13,60 13,47 15,66 12,93
Totale area senza cambiamenti (persistenza) 86,40 86,53 84,34 87,07
85. Quale ruolo assume Natura 2000…
i Siti Natura 2000 non sono comparativamente più efficaci, rispetto alle aree
non protette, per la mitigazione dell’antropizzazione delle aree non
urbanizzate. Tuttavia, nei Siti Natura 2000 si riscontra un’urbanizzazione
decisamente inferiore rispetto alle aree non protette.
per i Siti Natura 2000 e le aree non protette si osserva un comportamento
simile anche per le transizioni che implicano una maggiore naturalizzazione:
queste sono dovute all’abbandono di aree agricole eterogenee o già
seminaturali e, in misura minore, alla transizione dalla condizione di aree
agricole strutturate (seminativi e colture permanenti) a pascoli e aree agricole a
mosaico.
in termini di limitazione del consumo di suolo, il regime di protezione legato allo
status di area protetta è comparativamente il più efficace e lo status di Sito
Natura 2000 è più efficace di quello di area non protetta.
nelle aree non protette (intese quali aree esterne ad un buffer di 5 km intorno
alle aree protette) si verifica l’effetto “rimbalzo”: il consumo di suolo tende ad
aumentare, in quanto in queste aree si tende a concentrare l’artificializzazione
che è impedita all’interno delle aree protette.
rispetto al consumo di suolo
https://www.mdpi.com/2071-1050/9/12/2174/html
86. Quale ruolo assume Natura 2000…
Come dovrebbe essere operazionalizzata l’integrazione SE-VAS?
Qualche documento di linee guida già pubblicato. (e.g. Landsberg et al., 2011)
Alcune riflessioni su prassi attuali. (Partidario e Gomes, 2013; Honrado et al., 2013; Mascarenhas et al., 2015)
Sulla base della cornice di analisi di Mascarenhas et al. (2015), si esamina il modo in cui i SE
sono esplicitamente considerati nei processi di piano in Sardegna, prendendo in esame un
campione di 46 RA relativi a piani recentemente adottati o approvati:
23 RA
di PUC
2009
–
2015
Obbligatori e vincolanti.
Disciplinano l’uso dei suoli e i possibili cambiamenti futuri.
5 RA
di piani
regionali
di settore
2007
–
2015
Compresi: il piano forestale ambientale regionale, il piano regionale
del distretto idrografico, il piano regionale di gestione dei rifiuti, il
piano di gestione del rischio idrografico, un piano di un parco naz.
Molti costituiscono cornice di riferimento sovraordinata per i PUC.
La scala regionale è ritenuta particolarmente appropriata per la
valutazione dei SE.
18 RA di
Piani di
gestione siti
Natura 2000
2014
–
2015
Non obbligatori e vincolanti.
Finalizzati a garantire uno stato di conservazione soddisfacente per
habitat e specie di interesse comunitario.
Ci si attende un maggior livello di inclusione dei SE.
rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici
https://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?ID=23923
.
87. Si adotta la stessa metodologia proposta da Mascarenhas et al. (2015), sviluppando una
analisi di contenuto sui RA elencati.
Analisi di contenuto: famiglia di metodi che comprende
“qualunque tecnica che consenta di fare inferenze sulla base di specifiche
caratteristiche di un messaggio, identificate in modo sistematico e oggettivo”. (Holsti, 1968)
“una volta organizzati i dati secondo alcuni elementi di contenuto, l’analisi comporta la
considerazione delle parole all’interno del testo analizzato, e del modo in cui tali parole
sono presentate” (Berg, 2001)
La scelta delle parole chiave associate ai SE è stata effettuata sulla base della ricerca
bibliografica:
Codifica delle parole chiave
Codifica della localizzazione (base: Allegato I della Dir. 42/2001 contenuti RA).
Per l’analisi è stato utilizzato il software QDA Miner Lite.
Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici
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.
88. Quale ruolo assume Natura 2000…
Parole chiave
ecosistemico | ecosistemici
servizio ecosistemico | servizi ecosistemici
servizio ambientale | servizi ambientali
equilibrio ecosistemico | equilibri ecosistemici
funzionalità ecosistemica
valore ecosistemico
beneficio ecosistemico | benefici ecosistemici
servizi(o) * regolazione | servizi(o) * regolamentazione
servizi(o) * fornitura
servizi culturali | servizio culturale
ecoturismo
turismo sostenibile
turismo naturale | turismo naturalistico
servizi ricreativi | servizio ricreativo | ricreazione
Localizzazione nel RA (Dir 42, All. I)
Illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del
piano o programma
Aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua
evoluzione probabile senza l'attuazione del piano o del
programma
Caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero
essere significativamente interessate
Qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al
piano o programma
Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello
internazionale, comunitario o degli Stati membri,
pertinenti al piano o al programma
Possibili effetti significativi sull'ambiente
Misure previste per impedire, ridurre e compensare
eventuali effetti negativi significativi
Sintesi delle ragioni della scelta delle alternative
Descrizione delle misure previste in merito al
monitoraggio
rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici
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.
89. Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici
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.
90. Pochi RA citano esplicitamente i SE, come “servizi(o) ecosistemic(i|o)” o come
“servizi(o) ambiental(e|i)” .
3 RA di PUC
3 RA di PdG siti Natura 2000
0 RA di piani settoriali regionali
Nessun RA analizzato cita esplicitamente i benefici ecosistemici o i servizi di
regolazione|regolamentazione.
Servizi di fornitura:
1 RA di PUC
1 RA di PdG siti Natura 2000
0 RA di piani settoriali regionali
Servizi culturali (con diverse chiavi quali, ad esempio, “ecoturismo”, “turismo
sostenibile”, “turismo naturalistico”, “ricreazione”)
13 RA di PUC
2 RA di PdG siti Natura 2000
0 RA di piani settoriali regionali
Quale ruolo assume Natura 2000…
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.
91. Localizzazione nel RA (Dir 42, All. I)
RA
PdG
1
RA
PdG
2
RA
PdG
3
RA
PUC
1
RA
PUC
2
RA
PUC
3
Contenuti e obiettivi principali del piano X
Stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione
del piano
X X
Caratteristiche ambientali delle aree interessate
Qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano
Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale,
comunitario o statale, pertinenti al piano
X X X X
Possibili effetti significativi sull'ambiente
Misure per prevenire, mitigare o compensare effetti negativi
Sintesi delle ragioni della scelta delle alternative
Descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio
Quale ruolo assume Natura 2000…
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.
92. Un obiettivo del Piano
Paesaggistico
Regionale.
Una definizione
di sviluppo sostenibile
Un obiettivo della Strategia UE
sullo sviluppo sostenibile
In questi tre casi, i SE sono un fattore “esterno” al piano, da considerare
“solo” per valutare la coerenza del piano con il contesto pianificatorio.
Quale ruolo assume Natura 2000…
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93. I SE sono qui compresi tra gli obiettivi del PUC, che ha fatto suo un obiettivo del PPR
relativo alle aree agricole.
[…]
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rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici
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.
94. L’analisi ha riguardato 46 RA di altrettanti piani di livello regionale, subregionale e
comunale, e mostra come l’esplicita considerazione dei SE nei processi di VAS è
ancora in fase embrionale; questo risultato è affine a quelli di simili analisi riferite
al contesto portoghese (Honrado et al., 2013; Mascarenhas et al., 2015) e tedesco. (Albert et al., 2014)
Solo in 6 casi i SE sono citati nei RA; solo in 1 caso tra gli obiettivi del piano in esame.
Termini correlati quali “benefici ecosistemici”, “servizi di supporto” o “servizi di
regolazione” sono praticamente inesistenti nei RA, dove invece è possibile ritrovare,
con una certa frequenza, parole chiave associabili ai servizi culturali. Anche questo
risultato è in accordo con precedenti studi (Mascarenhas et al., 2015), e sembra confermare il fatto
che nelle valutazioni ambientali la natura sia concepita come fornitore (esclusivamente?)
di servizi culturali.
Da esplorare l’eventuale inclusione non esplicita dei SE nei processi di VAS:
1. se ci sia (e di che tipo) una inclusione implicita dei SE nei RA: ci si attende che
la risposta sia positiva ma senza alcuna aspettativa a priori sulle finalità di tale
inclusione;
2. se questa eventuale inclusione assuma forme diverse in funzione del tipo di
piano.
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.
95. Aggiornamento del PUC di Tertenia in adeguamento al
PPR (adozione: nov. 2015).
Presenza di un sito della rete Natura 2000 (SIC
ITB020015)
Valutazione ambientale strategica (Dir. VAS
42/2001/CE e D.Lgs.152/2006 e s.m.i.).
Valutazione di incidenza (art. 6.3 Dir. Habitat
92/43/CEE e art. 5 DPR 357/1997 e s.m.i.).
Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici
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96. Quattro fasi:
mappatura IE/SE attuali
sviluppo di due scenari, uno con attuazione completa del PRG vigente e
uno con attuazione completa del PUC adottato
identificazione e mappatura IE/SE associati ai due scenari
confronto dei due scenari con la situazione attuale
Es. F.1: mappatura IE totale attuale e alcuni componenti:
Integrità Ecologica totale Eterogeneità abiotica Biodiversità
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97. F. 2: Costruzione dei due scenari
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98. F.4: Scenari a confronto
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99. Risultati
la variazione di IE/SE è quantitativamente simile nei due scenari
l’area interessata dalle variazioni negative è molto più estesa con attuazione del
PRG che con attuazione del PUC
|Δ (IE)| >> |Δ (SE di approvvigionamento o culturali)|
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100. in un’area inclusa in un sito Natura 2000 occorre prestare particolare attenzione a
Δ (IE), legata alle variazioni di stato di conservazione di habitat e specie e
integrità del sito
la mappatura e valutazione della variazione di IE/SE consente di
identificare aree in cui sono utili o necessarie ulteriori valutazioni (anche in
assenza di impatti diretti rilevati su habitat e specie, la diminuzione di IE è
indice quanto meno di impatti indiretti e secondari)
identificare le aree in cui è opportuno introdurre misure di mitigazione
confrontare scenari alternativi e di rendere spazialmente esplicite per
beneficiari dei SE e decisori le possibili implicazioni di un piano, o di
confrontare le implicazioni di alternative di piano
il metodo utilizzato mostra criticità forti per la valutazione di IE/SE a seguito
dell’attuazione dello scenario di piano in zone E/H
Conclusioni
Quale ruolo assume Natura 2000…
rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici
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101. Programmazione per la governance territoriale
in tema di tutela della biodiversità
Sabrina Lai
Regione Sardegna, Direzione generale della difesa dell’ambiente slai@regione.sardegna.it
Università degli Studi di Cagliari, DICAAR, sabrinalai@unica.it
Editor's Notes
Commission note on the designation of Special Areas of Conservation
Reg 372, art. 11.2 Per gli indicatori di output i valori di base sono fissati a zero. I target intermedi fissati per il 2024 e i target finali fissati per il 2029 sono cumulativi
Articolo 12 REG 375 Quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione
1. Lo Stato membro istituisce un quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione che prevede la sorveglianza, la predisposizione di relazioni e la valutazione della performance di un programma durante l'attuazione e contribuisce a misurare la performance generale dei fondi.
Il quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione consta di:
(a) indicatori di output e di risultato collegati ad obiettivi specifici stabiliti nei regolamenti specifici dei fondi;
b) target intermedi da conseguire entro la fine dell'anno 2024 per gli indicatori di output; e
c) target finali da conseguire entro la fine dell'anno 2029 per gli indicatori di output e di risultato.
2. I target intermedi e i target finali sono stabiliti in relazione a ciascun obiettivo specifico nell'ambito di un programma, eccettuati l'assistenza tecnica e l'obiettivo specifico che affronta la deprivazione materiale stabilito all'articolo [4, lettera c), punto vii),] del regolamento FSE+.
3. I target intermedi e i target finali permettono alla Commissione e agli Stati membri di misurare i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi specifici. Essi rispondono alle prescrizioni dell'articolo [33, paragrafo 3)] del regolamento finanziario.
Articolo 38 REG 375 Relazione finale in materia di performance
1. Per i programmi sostenuti dal FESR, dal FSE+ e dal Fondo di coesione, ciascuna autorità di gestione presenta alla Commissione una relazione finale in materia di performance del programma entro il 15 febbraio 2031.
2. La relazione finale in materia di performance valuta il conseguimento degli obiettivi del programma in base agli elementi elencati all'articolo 35, paragrafo 1, ad eccezione delle informazioni presentate a norma dell'articolo 35, paragrafo 1, lettera d).
3. La Commissione esamina la relazione finale in materia di performance e informa l'autorità di gestione in merito ad eventuali osservazioni entro cinque mesi dalla data di ricezione di detta relazione. Se sono formulate osservazioni, l'autorità di gestione fornisce tutte le informazioni necessarie al riguardo e, se opportuno, informa la Commissione entro tre mesi in merito alle misure adottate. La Commissione informa lo Stato membro dell'accettazione della relazione.
4. L'autorità di gestione pubblica le relazioni finali in materia di performance sul sito web di cui all'articolo 44, paragrafo 1.
5. Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente articolo, la Commissione adotta un atto di esecuzione che stabilisce il modello della relazione finale in materia di performance. Tale atto di esecuzione è adottato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 108.
Articolo 11 REG 375 Condizioni abilitanti
1. Per ciascun obiettivo specifico il presente regolamento stabilisce le condizioni preliminari per la sua attuazione efficace ed efficiente ("condizioni abilitanti").
L'allegato III stabilisce le condizioni abilitanti orizzontali applicabili a tutti gli obiettivi specifici e i criteri necessari per valutarne il soddisfacimento.
L'allegato IV stabilisce le condizioni abilitanti tematiche applicabili al FESR, al Fondo di coesione e al FSE+ e i criteri necessari per valutare se sono soddisfatte.
2. In fase di elaborazione di un programma o di introduzione di un nuovo obiettivo specifico nel contesto della modifica di un programma, lo Stato membro valuta se sono soddisfatte le condizioni abilitanti collegate all'obiettivo specifico selezionato. Una condizione abilitante è soddisfatta se sono soddisfatti tutti i criteri correlati. Lo Stato membro individua in ciascun programma o ciascuna modifica di programma le condizioni abilitanti soddisfatte e quelle non soddisfatte e se ritiene soddisfatta una condizione abilitante indica la relativa giustificazione.
3. Se una condizione abilitante non è soddisfatta al momento dell'approvazione del programma o della modifica del programma, lo Stato membro informa la Commissione appena ritiene soddisfatta tale condizione indicando la giustificazione.
4. Entro tre mesi dal ricevimento delle informazioni di cui al paragrafo 3, la Commissione effettua una valutazione e informa lo Stato membro se concorda sul soddisfacimento della condizione.
Se la Commissione non condivide la valutazione effettuata dallo Stato membro, essa ne informa lo Stato membro e gli dà la possibilità di presentare osservazioni entro un mese.
5. Le spese relative a operazioni collegate all'obiettivo specifico non possono essere inserite in domande di pagamento fino a quando la Commissione non ha informato lo Stato membro del soddisfacimento della condizione abilitante a norma del paragrafo 4.
Il primo comma non si applica alle operazioni che contribuiscono al soddisfacimento della corrispondente condizione abilitante.
6. Lo Stato membro assicura che le condizioni abilitanti siano soddisfatte e applicate durante l'intero periodo di programmazione. Esso informa la Commissione in merito a qualsiasi modifica che incida sul soddisfacimento delle condizioni abilitanti.
Se la Commissione ritiene che una condizione abilitante non sia più soddisfatta, essa ne informa lo Stato membro e gli dà la possibilità di presentare osservazioni entro un mese. Se la Commissione giunge alla conclusione che la condizione abilitante sia ancora insoddisfatta, le spese relative a operazioni collegate all'obiettivo specifico interessato non possono essere inserite in domande di pagamento a partire dalla data in cui la Commissione ne informa lo Stato membro.
7. L'allegato IV non si applica ai programmi sostenuti dal FEAMP.