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Intende trasmettere un messaggio forte e simbolico. E’ un viaggio
metaforico e mediatico nel tempo che valorizza con la memoria
“oggetti forieri di morte”, trasformandoli in “oggetti forieri di
sogni”. Il tentativo sperimentale è quello di conciliare il mondo
brutalmente reale della Storia con quello dell’Immaginazione,
non dicotomizzando ma facendo nascere dal Caos della Guerra lo
spirito del rinnovamento creativo sulle orme di artisti del calibro
di Arman, Pascali, Riello, Reyes e Azzam.
LUCI DI GUERRA
Molti sono gli artisti che nel corso della loro
carriera hanno affrontato in modi differenti i
temi bellici. Sul territorio francese troviamo
Armand Pierre Fernandez, noto come Arman,
pittore e scultore francese. Durante il suo
periodo delle “accumulazioni”, che potevano
essere di scarpe, monete, orologi, pennelli e
tubetti di colore, notiamo la sua accumulazione
del 1963 di revolvers saldate e quella del 1960
composte di maschere anti gas. Considerando
anche una serigrafia del 1979 eseguita su carta
e raffigurante ancora delle revolvers rosse e
nere riprodotte infinite volte su se stesse.
Arman è stato uno dei primi a rappresentare
senza vergogna i simboli degli strumenti
utilizzati a scopo bellico.
Nello scenario italiano il primo ad occuparsene
nel 1965 è l’artista Pino Pascali che elabora
un ciclo di opere dedicate alle armi. Le sculture
saranno delle armi-giocattolo di grandi
dimensioni e realizzate assemblando residuati
meccanici, tubi idraulici, vecchi carburatori
Fiat, rottami, manopole. L’artista con l’abilità
di un bricoleur ricostruisce cannoni, bombe,
mitragliatrici quasi in scala reale, ma
falsamente minacciosi poiché inutilizzabili. È
questo il suo modo di ironizzare sulla guerra, di
giocare ai soldatini, travestendosi egli stesso in
perfetta tenuta militare. La verosimiglianza
ingannevole è, del resto, favorita e assecondata
dal colore con cui dipinge le sue opere, grigio e
verde.
Un ascendente di Pino Pascali è Antonio
Riello, artista e osservatore scrupoloso dei
meccanismi politici e sociali. Nel 1998
organizza una mostra su delle armi trasformate
in gioielli ai quali attribuisce i nomi delle
donne-chiave della sua vita. Riello mescola
strumenti belligeranti a quelli dell’alta moda,
puntando sul contrasto della logica
qualunquista. Lo scopo dei suoi lavori è quello
di suscitare reazioni controverse sbeffeggiando
la società contemporanea. Nel 2002 presenta
un’altra mostra, chiamata “Guns”, dove esporrà
armi costruite in ceramica.
Sulla scena moderna è possibile scorgere,
inoltre, il messicano Pedro Reyes che ha
trasformato 6.700 armi in strumenti musicali.
SUGGESTIONI ARTISTICHE
LUCI DI GUERRA
Tale l’iniziativa “disarm” il fine è quello di
suonare il noto brano di John Lennon
“Imagine”. Nel 2008, lo stesso Reyes, aveva
già lanciato una campagna chiamata “Palas por
pistolas” con lo scopo di recuperare armi nelle
strade di Culiacàn, uno dei centri con il più alto
tasso di mortalità del paese e trasformarle in
vanghe per l’agricoltura. Reyes è riuscito a
raccogliere 1.527 armi. Il progetto aveva lo
scopo di dimostrare che gli elementi associati
alla morte e il dolore possono essere riciclati in
oggetti che promuovono la vita e la bellezza.
In contemporanea l’artista siriano Tammam
Azzam, costretto a fuggire a Dubai da
Damasco, sua città natale. Egli racconta con la
sua arte la guerra nel suo paese sperimentando
diverse tecniche. Quando ha perso il suo studio
siriano a causa della guerra, l’arte è diventata
una forma di protesta. L’artista afferma, inoltre,
che : “l’arte non può salvare la Siria. Nulla può
salvarla se non la rivoluzione. L’arte serve a far
mantenere la speranza per un futuro migliore e
aiuterà la ricostruire della Siria, a farla vivere”.
LUCI DI GUERRA L’ultima novità è la pubblicità di un’azienda
americana che produce armi ha pensato di farsi
pubblicità utilizzando un'opera d'arte italiana
conosciuta in tutto il mondo, il David di
Michelangelo. Nella pubblicità della Arma
Lite Inc, pubblicata su alcune riviste
specializzate, è possibile osservare la scultura
del David che, in un fotomontaggio, che
impugna il fucile, un AR-50A1, piuttosto che la
tradizionale fionda. Lo slogan è questo: " a
work of art" (un'opera d'arte). Si riferisce,
ovviamente, alla scultura di Michelangelo ma,
essendo tutt'uno con il fucile, anche all'arma.
LUCI DI GUERRA
L'inventore di questa bomba fu Cesare Calderoni, di
Novara. Venne proposta per l'adozione nel luglio del
1917 e brevettata il 6 ottobre dello stesso anno.
Diametro massimo dell'involucro sferico di ghisa
57mm, altezza complessiva della bomba 157mm,
peso complessivo della bomba scarica 560g circa;
distanza massima di lancio presumibile 30 - 35 m,
raggio d'azione delle schegge di ghisa non noto, ma
probabilmente superiore a 40 m.
Il suo utilizzo era abbastanza complesso e richiedeva
personale ben addestrato. Si impugnava la bomba per
il codolo cilindrico tenendola in verticale e con la
testa rivolta verso il basso, stringendo ben salda la
placca di sicurezza.con l' altra mano si strappava la
coppiglia di sicurezza. Si lanciava la bomba con un
deciso movimento circolare del braccio. Durante il
volo la placca si staccava e liberava le staffe di blocco
della testa lasciandola cadere. A questo punto, il filo
(assicurato da un lato all' innesco e dall’altro al
manicotto munito di un peso in piombo) entrava in
trazione e accendeva per strappo l’innesco a
capocchia fosforosa.
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
Fu una bomba a mano italiana prodotta dalla Società
Bombrini Parodi Delfino (BPD) di Colleferro ed
impiegata dal Regio Esercito durante la prima guerra
mondiale. La BPD è una bomba a mano difensiva a
frammentazione. Il corpo della bomba, realizzato in
ghisa, è cilindrico ed è chiuso superiormente da un
corpo avvitato, che a sua volta porta l'accenditore a
percussione, protetto da un tappo in ottone o in
piombo. L'accenditore è costituito da una capsula
fulminante che, rimosso il tappo e battuta su una
superficie dura, innesca una miccia a polvere nera da
14 secondi. La fiamma della miccia a sua volta
accendeva un cilindretto di carta nel corpo bomba,
contenente fulmicotone, e questo innescava
l'esplosione della carica, costituita da 75 grammi di
balistite. In caso di malfunzionamento della capsula a
percussione, la miccia poteva essere accesa con una
fiamma libera da un foro sul corpo di chiusura. Dato
il peso notevole dell'ordigno, il lancio era limitato a
30 metri, che corrispondeva al raggio d'azione delle
schegge.
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
La bomba è il risultato di lunghi studi e molteplici
esperimenti eseguiti da Carlo Cipelli nel silurificio di
San Bartolomeo, in Spezia. Fu utilizzata per la prima
volta dal tenente Giulio Gavotti per il primo
bombardamento aereo della storia durante la guerra
Italo-Turca, nella campagna di Libia il 1° novembre
1911. Furono utilizzate quattro bombe “Cipelli” dal
peso di 1,4 kg dotate di una spoletta ad impatto con
detonatore al fulminato di mercurio ovvero un
involucro sferico d’acciaio poco più grande di un
arancio, pieno di alto esplosivo. Una pallina di ferro,
lasciata libera all’interno, al momento opportuno,
urta, quando la bomba tocca il suolo, contro il
fulminante provocandone l’esplosione. Questa pallina
è tenuta ferma da una molla che si deve estrarre
all’istante del getto e la pressione della mano strige il
piccolo cerchio, che mantiene la pallina immobile nel
breve attimo che passa fra l’estrazione della molla e il
lancio. Il lancio avveniva manualmente, si impugnava
la bomba, si toglieva la sicura così da liberare la
spoletta e si lasciava cadere fuori la bomba.
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
Fu una bomba a mano italiana prodotta dalle Industrie
Besozzi ed impiegata dal Regio Esercito e dall'Armée
de terre durante la prima guerra mondiale. La Besozzi
è una bomba a mano difensiva a frammentazione.
L'involucro della bomba ha forma ovalare ed è
formato da due corpi in ghisa a frattura prestabilita,
ottenuti per fusione in conchiglia ed avvitati tra loro.
Superiormente ed inferiormente i due corpi terminano
in due codoli; quello inferiore ospita il tappo filettato
per il caricamento. Il corpo superiore, a lato del
codolo, presenta il foro per la miccia; questa sporge
all'esterno con la capocchia fosforosa d'innesco,
protetta da un tappino avvitato in ottone o piombo.
All'interno la miccia termina con una capsula
detonante immersa nella carica, costituita da 60
grammi di cheddite o di polvere nera.
Per innescare l'ordigno, dopo aver svitato il tappino di
protezione, si sfregava la capocchia contro l'apposito
accenditore o, in caso di forte umidità, si accendeva
direttamente da fiamma libera. La miccia aveva una
durata di 7 secondi circa.
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
È un tipo di ordigno utilizzato nel 1880 durante gli
assedi come strumento di disturbo e non
essenzialmente di offesa. Nel 1900, con l’inizio delle
guerre di trincea, venne utilizzata nei reparti di difesa
e attacco pur essendo ormai fuori produzione. Con
l’entrata dell’ Italia in guerra vennero utilizzate e
consumate le giacenze nei magazzini. Tali bombe
erano realizzate in ghisa verniciata e avevano un
diametro che variava dai cinque ai nove centimetri. Il
tappo era in legno con porta miccia in carta
paraffinata.
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
Prende il nome da Felice Orsini, un attivista
carbonaro, principalmente influenzato dal pensiero
Mazziniano, fu anche uno scrittore italiano nato a
Meldola nel 1819 e morto a Parigi nel 1858.
Questa bomba si può considerare la progenitrice delle
moderne bombe a mano.
Il funzionamento poteva avvenire in due modi:
- Ritardato, inserendo nei foconi la miccia e
posizionando sopra una capsula fulminante, quindi
accendendo con percussione la capsula si aveva
tempo per il lancio.
- All’impatto ricoprendo tutti i foconi con le capsule e
lanciandola quindi per percussione all’impatto la
bomba doveva esplodere.
Queste bombe erano caricate con polvere nera, che
essendo progressiva veniva a mancare il picco
pressorio istantaneo come nel caso del fulminato di
mercurio e questo faceva sì che si formassero delle
schegge di frammentazione letali.
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
Fu una granata italiana nata per l’utilizzo con il
lanciabombe Minucciani ed impiegata anche come
bomba a mano dal Regio Esercito durante la prima
guerra mondiale. La lenticolare Minucciani è una
granata dirompente offensiva adoperata tramite
lanciagranate rotativo automatico. Due gusci in
lamiera uniti per aggraffatura a forma di lente
biconvessa. Il tappo in ottone si avvita ad una flangia
fissata sul semiguscio superiore ed ospita il tubetto
porta miccia. Negli esemplari più recenti il tappo è in
ferro ed è fissato ad incastro tramite due o tre denti. Il
sistema di accensione a miccia è sostituito da una
capocchia fosforosa sporgente dal tappo, che si
accende automaticamente per sfregamento con il tubo
del lanciabombe al momento del tiro ed è collegata al
detonatore da una miccia da 8 secondi di ritardo. Il
tappo con la capocchia sono coperti, durante il
trasporto, da un coperchio in lamierino incollato con
paraffina.
LUCI DI GUERRA
LUCI DI GUERRA
SITOGRAFIA
-BOMBA CIPPELLI
http://embeddedagency.com/index.php?option=com_content&view=article&id=182:libia-1911-2011-cento-anni-fa-le-prime-bombe-dal-
cielo&catid=35:info
http://www.talpo.it/bomba-cipelli.html
http://www.manualedivolo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1224:bombe-sulla-libia-ii&catid=35:generale&Itemid=57
BOMBA BPD
http://www.talpo.it/bpd.html
http://www.frontedolomitico.it/Eserciti/Armi/FronteDolomiticoEsplosivi.htm
BOMBA MINUCCIANI
http://www.talpo.it/lenticolare_minucciani.html
PETARDO THEVENOTH
http://www.talpo.it/petardo_thevenot.html
http://www.talpo.it/petardo-thevenot-incendiario.html
http://www.1gm.it/petardo_thevenot.html
BOMBA ORSINI
http://www.talpo.it/bomba-orsini-1850.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/felice-orsini/
BOMBA MILLS
http://www.grurifrasca.net/Sito/dedicatoa/bam.html
http://www.lagrandeguerra.net/ggbombeamano.html
BOMBA SFERICA RISORGIMENTALE
http://www.talpo.it/sferica-risorgimentale.html
http://www.talpo.it/sferica-da-aereo.html
Bibliografia
• Nevio Mantoan, Bombe a mano italiane 1915-1918,
Gaspari, 2012
• AA.VV. Filippo Castellano, Sirio Offelli, Bombe a
mano e da fucile della Grande Guerra. Storia,
evoluzione e caratteristiche, Rossato, 1900
• Nevio Mantoan, Armi ed equipaggiamenti
dell’esercito italiano nella Grande Guerra, Rossato,
1900
• N. Marchioni, La Grande Guerra degli artisti,
Polistampa, 2005
• Antonio Gibelli, L’officina della guerra. La Grande
Guerra e le trasformazioni del mondo, Bollati
Boringhieri, 2007
• Eric J. Leed, Terra di nessuno. Esperienza bellica e
identità personali della prima guerra mondiale, Il
Mulino, 2007
• AA.VV. Nicola Gabriele, Edi Casagrande, Cuore,
bombe, pugnale. Le cartoline degli Arditi dalla prima
guerra mondiale agli anni Trenta, Bassano, Itinera,
1900
• Ideale Cannella, Le ali dell’angelo. La prima guerra
mondiale a Bormio vissuta dai bambini del
comandante del forte di Oga, LaboS, 2010
A cura
degli alunni della classe 5 sez.G
dell I.I.S.S. DE NITTIS PASCALI
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Tutor Prof. Arch. Bruno Morabito e Prof.ssa Pasqua Taronna

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*us13160 LUCI DI GUERRA

  • 1.
  • 2. Intende trasmettere un messaggio forte e simbolico. E’ un viaggio metaforico e mediatico nel tempo che valorizza con la memoria “oggetti forieri di morte”, trasformandoli in “oggetti forieri di sogni”. Il tentativo sperimentale è quello di conciliare il mondo brutalmente reale della Storia con quello dell’Immaginazione, non dicotomizzando ma facendo nascere dal Caos della Guerra lo spirito del rinnovamento creativo sulle orme di artisti del calibro di Arman, Pascali, Riello, Reyes e Azzam. LUCI DI GUERRA
  • 3. Molti sono gli artisti che nel corso della loro carriera hanno affrontato in modi differenti i temi bellici. Sul territorio francese troviamo Armand Pierre Fernandez, noto come Arman, pittore e scultore francese. Durante il suo periodo delle “accumulazioni”, che potevano essere di scarpe, monete, orologi, pennelli e tubetti di colore, notiamo la sua accumulazione del 1963 di revolvers saldate e quella del 1960 composte di maschere anti gas. Considerando anche una serigrafia del 1979 eseguita su carta e raffigurante ancora delle revolvers rosse e nere riprodotte infinite volte su se stesse. Arman è stato uno dei primi a rappresentare senza vergogna i simboli degli strumenti utilizzati a scopo bellico. Nello scenario italiano il primo ad occuparsene nel 1965 è l’artista Pino Pascali che elabora un ciclo di opere dedicate alle armi. Le sculture saranno delle armi-giocattolo di grandi dimensioni e realizzate assemblando residuati meccanici, tubi idraulici, vecchi carburatori Fiat, rottami, manopole. L’artista con l’abilità di un bricoleur ricostruisce cannoni, bombe, mitragliatrici quasi in scala reale, ma falsamente minacciosi poiché inutilizzabili. È questo il suo modo di ironizzare sulla guerra, di giocare ai soldatini, travestendosi egli stesso in perfetta tenuta militare. La verosimiglianza ingannevole è, del resto, favorita e assecondata dal colore con cui dipinge le sue opere, grigio e verde. Un ascendente di Pino Pascali è Antonio Riello, artista e osservatore scrupoloso dei meccanismi politici e sociali. Nel 1998 organizza una mostra su delle armi trasformate in gioielli ai quali attribuisce i nomi delle donne-chiave della sua vita. Riello mescola strumenti belligeranti a quelli dell’alta moda, puntando sul contrasto della logica qualunquista. Lo scopo dei suoi lavori è quello di suscitare reazioni controverse sbeffeggiando la società contemporanea. Nel 2002 presenta un’altra mostra, chiamata “Guns”, dove esporrà armi costruite in ceramica. Sulla scena moderna è possibile scorgere, inoltre, il messicano Pedro Reyes che ha trasformato 6.700 armi in strumenti musicali. SUGGESTIONI ARTISTICHE LUCI DI GUERRA
  • 4. Tale l’iniziativa “disarm” il fine è quello di suonare il noto brano di John Lennon “Imagine”. Nel 2008, lo stesso Reyes, aveva già lanciato una campagna chiamata “Palas por pistolas” con lo scopo di recuperare armi nelle strade di Culiacàn, uno dei centri con il più alto tasso di mortalità del paese e trasformarle in vanghe per l’agricoltura. Reyes è riuscito a raccogliere 1.527 armi. Il progetto aveva lo scopo di dimostrare che gli elementi associati alla morte e il dolore possono essere riciclati in oggetti che promuovono la vita e la bellezza. In contemporanea l’artista siriano Tammam Azzam, costretto a fuggire a Dubai da Damasco, sua città natale. Egli racconta con la sua arte la guerra nel suo paese sperimentando diverse tecniche. Quando ha perso il suo studio siriano a causa della guerra, l’arte è diventata una forma di protesta. L’artista afferma, inoltre, che : “l’arte non può salvare la Siria. Nulla può salvarla se non la rivoluzione. L’arte serve a far mantenere la speranza per un futuro migliore e aiuterà la ricostruire della Siria, a farla vivere”. LUCI DI GUERRA L’ultima novità è la pubblicità di un’azienda americana che produce armi ha pensato di farsi pubblicità utilizzando un'opera d'arte italiana conosciuta in tutto il mondo, il David di Michelangelo. Nella pubblicità della Arma Lite Inc, pubblicata su alcune riviste specializzate, è possibile osservare la scultura del David che, in un fotomontaggio, che impugna il fucile, un AR-50A1, piuttosto che la tradizionale fionda. Lo slogan è questo: " a work of art" (un'opera d'arte). Si riferisce, ovviamente, alla scultura di Michelangelo ma, essendo tutt'uno con il fucile, anche all'arma.
  • 6. L'inventore di questa bomba fu Cesare Calderoni, di Novara. Venne proposta per l'adozione nel luglio del 1917 e brevettata il 6 ottobre dello stesso anno. Diametro massimo dell'involucro sferico di ghisa 57mm, altezza complessiva della bomba 157mm, peso complessivo della bomba scarica 560g circa; distanza massima di lancio presumibile 30 - 35 m, raggio d'azione delle schegge di ghisa non noto, ma probabilmente superiore a 40 m. Il suo utilizzo era abbastanza complesso e richiedeva personale ben addestrato. Si impugnava la bomba per il codolo cilindrico tenendola in verticale e con la testa rivolta verso il basso, stringendo ben salda la placca di sicurezza.con l' altra mano si strappava la coppiglia di sicurezza. Si lanciava la bomba con un deciso movimento circolare del braccio. Durante il volo la placca si staccava e liberava le staffe di blocco della testa lasciandola cadere. A questo punto, il filo (assicurato da un lato all' innesco e dall’altro al manicotto munito di un peso in piombo) entrava in trazione e accendeva per strappo l’innesco a capocchia fosforosa. LUCI DI GUERRA
  • 9. LUCI DI GUERRA Fu una bomba a mano italiana prodotta dalla Società Bombrini Parodi Delfino (BPD) di Colleferro ed impiegata dal Regio Esercito durante la prima guerra mondiale. La BPD è una bomba a mano difensiva a frammentazione. Il corpo della bomba, realizzato in ghisa, è cilindrico ed è chiuso superiormente da un corpo avvitato, che a sua volta porta l'accenditore a percussione, protetto da un tappo in ottone o in piombo. L'accenditore è costituito da una capsula fulminante che, rimosso il tappo e battuta su una superficie dura, innesca una miccia a polvere nera da 14 secondi. La fiamma della miccia a sua volta accendeva un cilindretto di carta nel corpo bomba, contenente fulmicotone, e questo innescava l'esplosione della carica, costituita da 75 grammi di balistite. In caso di malfunzionamento della capsula a percussione, la miccia poteva essere accesa con una fiamma libera da un foro sul corpo di chiusura. Dato il peso notevole dell'ordigno, il lancio era limitato a 30 metri, che corrispondeva al raggio d'azione delle schegge.
  • 12. LUCI DI GUERRA La bomba è il risultato di lunghi studi e molteplici esperimenti eseguiti da Carlo Cipelli nel silurificio di San Bartolomeo, in Spezia. Fu utilizzata per la prima volta dal tenente Giulio Gavotti per il primo bombardamento aereo della storia durante la guerra Italo-Turca, nella campagna di Libia il 1° novembre 1911. Furono utilizzate quattro bombe “Cipelli” dal peso di 1,4 kg dotate di una spoletta ad impatto con detonatore al fulminato di mercurio ovvero un involucro sferico d’acciaio poco più grande di un arancio, pieno di alto esplosivo. Una pallina di ferro, lasciata libera all’interno, al momento opportuno, urta, quando la bomba tocca il suolo, contro il fulminante provocandone l’esplosione. Questa pallina è tenuta ferma da una molla che si deve estrarre all’istante del getto e la pressione della mano strige il piccolo cerchio, che mantiene la pallina immobile nel breve attimo che passa fra l’estrazione della molla e il lancio. Il lancio avveniva manualmente, si impugnava la bomba, si toglieva la sicura così da liberare la spoletta e si lasciava cadere fuori la bomba. LUCI DI GUERRA
  • 15. LUCI DI GUERRA LUCI DI GUERRA Fu una bomba a mano italiana prodotta dalle Industrie Besozzi ed impiegata dal Regio Esercito e dall'Armée de terre durante la prima guerra mondiale. La Besozzi è una bomba a mano difensiva a frammentazione. L'involucro della bomba ha forma ovalare ed è formato da due corpi in ghisa a frattura prestabilita, ottenuti per fusione in conchiglia ed avvitati tra loro. Superiormente ed inferiormente i due corpi terminano in due codoli; quello inferiore ospita il tappo filettato per il caricamento. Il corpo superiore, a lato del codolo, presenta il foro per la miccia; questa sporge all'esterno con la capocchia fosforosa d'innesco, protetta da un tappino avvitato in ottone o piombo. All'interno la miccia termina con una capsula detonante immersa nella carica, costituita da 60 grammi di cheddite o di polvere nera. Per innescare l'ordigno, dopo aver svitato il tappino di protezione, si sfregava la capocchia contro l'apposito accenditore o, in caso di forte umidità, si accendeva direttamente da fiamma libera. La miccia aveva una durata di 7 secondi circa.
  • 18. LUCI DI GUERRA È un tipo di ordigno utilizzato nel 1880 durante gli assedi come strumento di disturbo e non essenzialmente di offesa. Nel 1900, con l’inizio delle guerre di trincea, venne utilizzata nei reparti di difesa e attacco pur essendo ormai fuori produzione. Con l’entrata dell’ Italia in guerra vennero utilizzate e consumate le giacenze nei magazzini. Tali bombe erano realizzate in ghisa verniciata e avevano un diametro che variava dai cinque ai nove centimetri. Il tappo era in legno con porta miccia in carta paraffinata.
  • 21. Prende il nome da Felice Orsini, un attivista carbonaro, principalmente influenzato dal pensiero Mazziniano, fu anche uno scrittore italiano nato a Meldola nel 1819 e morto a Parigi nel 1858. Questa bomba si può considerare la progenitrice delle moderne bombe a mano. Il funzionamento poteva avvenire in due modi: - Ritardato, inserendo nei foconi la miccia e posizionando sopra una capsula fulminante, quindi accendendo con percussione la capsula si aveva tempo per il lancio. - All’impatto ricoprendo tutti i foconi con le capsule e lanciandola quindi per percussione all’impatto la bomba doveva esplodere. Queste bombe erano caricate con polvere nera, che essendo progressiva veniva a mancare il picco pressorio istantaneo come nel caso del fulminato di mercurio e questo faceva sì che si formassero delle schegge di frammentazione letali. LUCI DI GUERRA
  • 24. Fu una granata italiana nata per l’utilizzo con il lanciabombe Minucciani ed impiegata anche come bomba a mano dal Regio Esercito durante la prima guerra mondiale. La lenticolare Minucciani è una granata dirompente offensiva adoperata tramite lanciagranate rotativo automatico. Due gusci in lamiera uniti per aggraffatura a forma di lente biconvessa. Il tappo in ottone si avvita ad una flangia fissata sul semiguscio superiore ed ospita il tubetto porta miccia. Negli esemplari più recenti il tappo è in ferro ed è fissato ad incastro tramite due o tre denti. Il sistema di accensione a miccia è sostituito da una capocchia fosforosa sporgente dal tappo, che si accende automaticamente per sfregamento con il tubo del lanciabombe al momento del tiro ed è collegata al detonatore da una miccia da 8 secondi di ritardo. Il tappo con la capocchia sono coperti, durante il trasporto, da un coperchio in lamierino incollato con paraffina. LUCI DI GUERRA
  • 26. SITOGRAFIA -BOMBA CIPPELLI http://embeddedagency.com/index.php?option=com_content&view=article&id=182:libia-1911-2011-cento-anni-fa-le-prime-bombe-dal- cielo&catid=35:info http://www.talpo.it/bomba-cipelli.html http://www.manualedivolo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1224:bombe-sulla-libia-ii&catid=35:generale&Itemid=57 BOMBA BPD http://www.talpo.it/bpd.html http://www.frontedolomitico.it/Eserciti/Armi/FronteDolomiticoEsplosivi.htm BOMBA MINUCCIANI http://www.talpo.it/lenticolare_minucciani.html PETARDO THEVENOTH http://www.talpo.it/petardo_thevenot.html http://www.talpo.it/petardo-thevenot-incendiario.html http://www.1gm.it/petardo_thevenot.html BOMBA ORSINI http://www.talpo.it/bomba-orsini-1850.html http://www.treccani.it/enciclopedia/felice-orsini/ BOMBA MILLS http://www.grurifrasca.net/Sito/dedicatoa/bam.html http://www.lagrandeguerra.net/ggbombeamano.html BOMBA SFERICA RISORGIMENTALE http://www.talpo.it/sferica-risorgimentale.html http://www.talpo.it/sferica-da-aereo.html Bibliografia • Nevio Mantoan, Bombe a mano italiane 1915-1918, Gaspari, 2012 • AA.VV. Filippo Castellano, Sirio Offelli, Bombe a mano e da fucile della Grande Guerra. Storia, evoluzione e caratteristiche, Rossato, 1900 • Nevio Mantoan, Armi ed equipaggiamenti dell’esercito italiano nella Grande Guerra, Rossato, 1900 • N. Marchioni, La Grande Guerra degli artisti, Polistampa, 2005 • Antonio Gibelli, L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo, Bollati Boringhieri, 2007 • Eric J. Leed, Terra di nessuno. Esperienza bellica e identità personali della prima guerra mondiale, Il Mulino, 2007 • AA.VV. Nicola Gabriele, Edi Casagrande, Cuore, bombe, pugnale. Le cartoline degli Arditi dalla prima guerra mondiale agli anni Trenta, Bassano, Itinera, 1900 • Ideale Cannella, Le ali dell’angelo. La prima guerra mondiale a Bormio vissuta dai bambini del comandante del forte di Oga, LaboS, 2010
  • 27. A cura degli alunni della classe 5 sez.G dell I.I.S.S. DE NITTIS PASCALI di Bari Tutor Prof. Arch. Bruno Morabito e Prof.ssa Pasqua Taronna