1. Questo libro non vuol essere né un atto d'accusa né una confessione.
Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale
- anche se sfuggì alle granate - venne distrutta dalla guerra
« E.M.REMARQUE»
9. Le cause della prima guerra mondiale sono
tristemente note, cominciò essenzialmente
come una guerra europea tra la Triplice
intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia) da
un lato e i cosiddetti Imperi centrali
(Germania e Austria-Ungheria) dall'altro.
Più significativo fu l'ingresso in guerra
degli USA nel 1917.
10. «Ma non si comprende ancora
perché un’intera generazione è stata
sedotta dal mito della «guerra».
11. "I lampioni si stanno spegnendo su tutta
l'Europa", afferma Edward Grey, ministro
degli esteri della Gran Bretagna, mentre
osservava le luci di Whiteliall, la notte in
cui il suo paese entrò in guerra contro la
Germania nel 1914. "Nel corso della nostra
vita non le vedremo più accese". E’
un’affermazione che testimonia la
consapevolezza dei contemporanei della
tragicità dell’evento.
12. La Grande Guerra rappresenta un punto di
rottura nello scorrere della civiltà occidentale e
rappresenta anche un modo nuovo di concepire
il conflitto tra stati.
Si possono individuare quattro elementi
indicativi di questo mutamento:
1 – Mobilitazione totale
2 – Tecnica e la tecnologia si dimostrano
determinanti per la vittoria militare. Molto di
più dell'abilità strategica o del coraggio dei
combattenti
3 – Lo stato interviene pesantemente con tutto
l'apparato industriale e con la possibilità di
pianificare l'intera fase di produzione e
distribuzione della ricchezza
4 – Controllo dell'opinione pubblica e il ruolo
della propaganda diventano fattori decisivi per
la conduzione della guerra.
13. Il convinto o quantomeno manifesto consenso
delle popolazioni viene ottenuto attraverso la
propaganda e la complessiva mobilitazione
della società.
Le scuole, le istituzioni, i quotidiani e i giornali
illustrati divulgano le ragioni del conflitto,
mentre, anche per chi non sa leggere, manifesti,
e cartoline illustrate rendono popolari i volti dei
governanti e dei capi militari, così come i
principali luoghi, fronti e battaglie del conflitto.
14. 14
Una delle tecniche di propaganda che si rivelò
più efficace è l’utilizzo della demonizzazione
del nemico. Infatti la resistenza psicologica alla
guerra è così consistente che tutte le guerre
devono apparire come un conflitto di difesa
contro un aggressore “rude, crudele,
minaccioso, pericoloso e assassino”.
15. 15
L’operaio, simbolo dell’industria bellica, il soldato
e il marinaio, simboli dell’esercito e della marina,
vengono raffigurati insieme abbracciati con passo
deciso verso la vittoria finale.
16. 16
La Madonnina del Duomo di Milano che
viene arruolata come algida Volontaria nel
massacro degli altri popoli cristiani, mentre
il papa Benedetto XV chiede, per la prima
volta, di evitare una guerra, "inutile strage"
tra correligionari.
17. L'austriaco come una sorta di adunco, gigantesco troll
nordico, combattuto dall'eroico fante a colpi di scure
da guerra. Anche il vestito verde della fanteria italiana
ha un qualcosa di medioevaleggiante, quasi un
rimando a Robin Hood e ai suoi arcieri, mito caro del
resto ai romantici risorgimentali.
18. Il terreno per il coinvolgimento ideologico e
morale dell’infanzia nel nuovo conflitto è
preparato. Si inizia con il culto del Risorgimento e
si passa con la rivendicazione dei diritti naturali
della nazione (in particolare l’annessione dei
territori di Trento e Trieste) fino a giungere alla
legittimazione della guerra.
19. Ecco Skizzo (uno dei personaggi più noti di quegli
anni) che imbraccia il tricolore, compare sulla
copertina del Corriere dei Piccoli il 23 agosto.
20. Diverse immagini rappresentavano i fanciulli
intenti a dormire nel proprio lettino mentre
sognavano di partecipare ad azioni eroiche sul
fronte oppure abbracciati ai propri soldatini.
21. Anche i giocattoli e i giochi di gruppo
cambiarono. Nei negozi non si trovavano più
orsacchiotti ma imitazioni di mortai, di grossi
cannoni da assedio e di fucili. Anche il piccolo
Ettore Bulligan ricorda come "avevo fatto amicizia
con i bambini delle case vicino e giocavo con essi,
naturalmente alla guerra, e avevo l'elmetto, le
giberne e la maschera antigas, mi mancava, però
un fucile" (Giacomo Viola, "Storie della ritirata
nel Friuli della Grande Guerra, Gaspari, Udine,
1998, p. 23). La Grande Guerra aveva coinvolto
proprio tutti.
22. E’ nato il mito dell’eroe, il soldato, che
assalta e combatte, impugna armi. E
combatte per difendere «la Patria».
23. Ma la realtà è diversa! La vita si
trasforma in un inferno in quei lunghi
corridoi, profondi poco meno di due
metri, le trincee. Comparvero da subito
anche sul fronte italiano, in pianura,
sull'altopiano carsico e in alta montagna,
in mezzo alla neve.
24. «La storia insegna, ma non ha scolari» è
questa la sintesi della nostra ricerca.
Siamo convinti di sapere tutto sulla
storia, eppure abbiamo scoperto che essa
non è solo preparata da capi di stato o da
generali, ma è «una cultura» che si
diffonde tra la gente comune e comincia
come un gioco: il gioco dei ragazzi che
fanno i militari nei mondi virtuali.
25. Nei mondi virtuali si combatte senza
chiedersi perché, si spara a un nemico
come se fosse tutto solo un gioco, non c'è
mai spazio per una riflessione sulle
atrocità della guerra, per raccontare che
un conflitto ha molte altre vittime ...
26. Ricordando le vittime di tante guerre e i
bambini-soldato dei moderni conflitti,
siamo convinte che «un gioco non è mai
solo un gioco, perché spesso può
trasformarsi in un corpo a corpo con il
destino»