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Medici
LA FAMIGLIA DEI
D’Angelo Felicia, Di Sante
Chiara, Marini Luca e
Travaglini Gaia
La famiglia dei Medici
Giovanni
Di Bicci
Cosimo
Il Vecchio
Lorenzo
Il Magnifico
Caterina
De Medici
Lorenzo
Il Vecchio
Piero
lo Sfortunato
I Medici di Firenze sono una delle dinastie più
importanti della storia italiana del Rinascimento e
della prima età moderna.
Nella città fiorentina, la famiglia Medici aveva
raggiunto un certo peso politico ed economico già a
partire dal XIII secolo, in particolare grazie alla
propria attività di banchieri e commercianti.
Chi sono?
A Firenze, Roma e...in Europa
La stagione dei Medici è una stagione fondamentale nella storia non
soltanto italiana, ma anche europea e globale, che rende Firenze uno
dei luoghi più importanti del Rinascimento.
La famiglia Medici regnerà sulla Toscana, con qualche intervallo, per
un periodo che va dal 1434 al 1737: più di 300 anni. Li ritroveremo
anche a Roma, con ben quattro papi, e nelle corti di tutta Europa, in
particolare in Francia, dove le donne dei medici sposeranno spesso i re,
diventando regine.
IL nome
Le origini della famiglia Medici si perdono
intorno al 1046, nel Mugello, quando nasce
un tale Medico di Potrone, un castellano che,
secondo alcune tradizioni popolari piuttosto
fantasiose, era in grado di curare le persone,
da qui deriva il loro nome.
Le origini
Soltanto nel XII secolo i Medici iniziano a possedere immobili nella città di Firenze. Nel corso
del XIII secolo, i Medici riescono a diventare una famiglia ricca ed importante attraverso le
banche ed il commercio e ben presto alla ricchezza si aggiunge l’importanza politica.
Alle fine del ‘200, i Medici iniziano ad essere nominati Gonfalonieri della città di Firenze: una
delle cariche più importanti della signoria, ovvero il governo repubblicano di Firenze. In questo
periodo la famiglia Medici inizia ad essere amata dal popolo minuto, ma Salvestro de’ Medici,
detto Chiarissimo, uno dei membri più importanti della famiglia, viene esiliato nel 1378 a
causa delle sue implicazioni con il Tumulto dei Ciompi.
Giovanni Di Bicci
Giovanni di Bicci de' Medici nacque nel 1360 e divenne il fondatore di
una delle dinastie più potenti della storia.
Giovanni, inizialmente vivendo in una modesta abitazione a Via Larga,
mirava a mantenere un profilo basso, agendo in modo appartato e
strategico. Pur non assumendo ruoli di rilievo nella politica fiorentina,
preferiva operare nell'ombra, concentrandosi sulla sostanza piuttosto
che sui titoli di potere. Fin da giovane, dimostrava sagacia finanziaria,
devolvendo consistenti somme in beneficenza, riconoscendo l'imminente
declino dell'oligarchia fiorentina e la potenza nel popolo.
Dopo la morte del padre, sebbene con una modesta quota ereditaria,
continuò l'attività commerciale della lana e svolse un apprendistato
presso la filiale bancaria dei Medici a Roma, di proprietà dello zio Vieri.
Grazie alla grande prosperità che in quegli anni circola a Firenze,
Giovanni riesce a far fruttare l’attività del commercio, investendo tutti i
soldi nella banca. Rileva la filiale di Roma e apre altri banchi a Venezia e
Napoli.
Giovanni, attraverso il banco dei Medici, prestava e scambiava soldi in
tutta Italia attraverso il deposito, l’emissione e la conversione delle
lettere di cambio. In seguito all'elezione dell'antipapa Giovanni XXIII riuscì
anche ad impossessarsi dell'attività di riscossione delle decime della
Chiesa.
L’impero finanziario di Giovanni
Legami familiari e mecenatismo
Da un punto di vista familiare si sposa con Piccarda Bueri, un
matrimonio abbastanza felice, dal quale nacquero nel 1389
Cosimo e nel 1395 Lorenzo. Successivamente la famiglia si
trasferisce in un’abitazione di Piazza del Duomo riccamente
arredata.
Già agli inizi del Quattrocento, infatti, iniziava a nascere il
mecenatismo come biglietto da visita, si sviluppava il concetto
che investire nell’arte non era una dispersione di denaro ma un
modo per mettere in luce la famiglia.
Infatti si deve proprio a Giovanni l'abbellimento della facciata del
Palazzo di Orsanmichele e il compimento dello Spedale degli
Innocenti, realizzato dal Brunelleschi.
Eredità e gli ultimi anni
Tuttavia, questo monopolio fu perso quando Giovanni XXIII fu deposto come antipapa dal concilio di
Costanza nel 1415. Nonostante le difficoltà, Giovanni di Bicci riuscì a far fronte alla concorrenza
dei banchi degli Alberti e degli Spini e mantenne un ruolo di primo piano presso la curia romana,
da cui provenivano i profitti più consistenti per il Banco Medici.
Grazie agli introiti del banco e al prestigio della sua clientela, Giovanni di Bicci poté intraprendere
iniziative significative, come il pagamento per ottenere la liberazione dell'antipapa Giovanni XXIII
nel 1419 e il finanziamento della ricostruzione di San Lorenzo nello stesso anno.
Nel periodo che va dal 1420 al 1435, quando il banco passò al figlio maggiore di Giovanni, Cosimo il
Vecchio, i profitti salirono ancora di più.
Nel frattempo, Giovanni morì il 20 Febraio 1429, gettando le basi per la futura potenza economica
dei suoi discendenti nel Rinascimento.
Alla fine del XIV secolo la fiorente borghesia italiana si preparava a consumare il
sorpasso della vecchia classe aristocratica.
Cosimo de’ Medici, nato nel 1389 a Firenze, proveniva da una famiglia che inizialmente
si occupava del commercio della lana e sembrava non essere pronto per ambire al
successo. Tuttavia suo padre, Giovanni, investì nelle banche, dando così inizio
all’ascesa finanziaria della famiglia Medici. Alla morte di Giovanni, Cosimo e suo
fratello Lorenzo ereditarono una considerevole fortuna e un’importante rete di
influenze.
Cosimo il
Vecchio
IL potere
Sull'orlo dei quarant'anni Cosimo era in una posizione molto più influente di quella che suo
padre aveva mai ricoperto. Era ricco ed era riuscito ad acquisire una posizione sociale
rilevante grazie al matrimonio con Contessina de Bardi.
Cosimo fu il gestore più abile della sua famiglia: nei 25 anni in cui fu a capo della banca dei
Medici raddoppiò le ricchezze che aveva ricevuto da suo padre e aprì nuove filiali.
Nonostante il ruolo politico che acquisì nel corso del tempo, rimase essenzialmente un uomo
d'affari. La fortuna di famiglia gli permise di guadagnare il favore di uomini umili e potenti,
ottenendo grande sostegno.
Fu anche il primo grande mecenate dei Medici e dedicò ingenti somme di denaro ad opere
pubbliche come il convento di San Marco o la Basilica di San Lorenzo e fondò l’Accademia
Neoplatonica
L’esilio di Cosimo
Nel contesto di un cambiamento politico e sociale, in cui il denaro guadagnava sempre più
importanza, i nobili fiorentini, guidati dalle famiglie degli Albizzi e degli Strozzi, vedevano i
Medici come una minaccia al loro potere. Nonostante il suo tentativo di non monopolizzare gli
uffici pubblici, Cosimo utilizzò favori economici per costruire una vasta rete di clientelismo
che garantiva sostegno ai suoi progetti.
Accusato di tirannia, fu arrestato ma evitò la condanna a morte grazie all’intervento di
potenti alleati, tra cui papa Eugenio IV. Esiliato a Venezia, la sua assenza dalla scena politica
fiorentina si ritorse contro i suoi nemici, poiché la sua rete di influenze garantì la revoca
dell’esilio in breve tempo, consentendo a Cosimo di fare un trionfante ritorno a Firenze..
Gli ulimi anni
La sua salute precaria lo costrinse a ritirarsi dalla scena pubblica, lasciando il posto
ai suoi figli. Nonostante i suoi sforzi per aumentare il prestigio della famiglia, la sorte
non fu sempre favorevole, con la morte del suo figlio prediletto Giovanni nel 1463.
Cosimo morì nel 1464: lodato da molti come il fondatore dell’età d’oro di Firenze, ma
anche criticato per la sua presunta deriva autocratica. Sebbene rifiutasse un funerale
di stato, la Signoria fiorentina lo onorò come “Padre della Patria”, riconoscendo il suo
impatto duraturo sulla città.
Lorenzo
il Magnifico
Nipote di Cosimo il Vecchio, figlio di Pietro de' Medici e di Lucrezia Tornabuoni, Lorenzo
de' Medici nacque 1 gennaio 1449 a Firenze. Trascorse la sua infanzia nella
spensieratezza e nell’armonia, in un clima privilegiato.
La famiglia di Lorenzo aveva grandi possedimenti, imparò ad amare la natura,
frequentò spesso le sedi termali e ciò contribuì ad un avvicinamento ancor maggiore al
popolo. La formazione intellettuale e culturale di Lorenzo iniziò sotto la guida di Gentile
Becchi. L’enorme biblioteca dei Medici offriva al giovane discepolo risorse meravigliose.
Un altro maestro di Lorenzo fu Cristoforo Landino che lo seguiva nei suoi corsi di
retorica e di poetica.
Con il passare del tempo, bisognava scegliere un partito adeguato per lui. La
famiglia Orsini apparteneva alla più alta aristocrazia romana, e nonostante fossero
rivali dei Medici, erano consapevoli del fatto che un matrimonio fra le due famiglie
sarebbe stato molto utile per entrambi. Quindi all’etá di 21 anni Lorenzo dovette
sposare Clarice Orsini, non per amore, perché non era né bella né intelligente, ma per
una questione politica.
Però
Lorenzo dovette sentire già in giovane età il peso dello stato sulle proprie
spalle. Egli non aveva avuto vere e proprie responsabilità fino alla morte del
padre. Di lì in poi dovette lottare per farsi rispettare. Era conscio del fatto che
aveva bisogno di alleati.
In cosa intervenne?
Il giovane Lorenzo, conscio della propria posizione, decise
di prendere dei provvedimenti riguardanti la composizione
interna del Consiglio dei Cento. Una legge fece in modo che
il Consiglio dei Cento divenisse l’unico organo competente
per l’adozione di decisioni politiche e militari e con ciò
venne ulteriormente ridotto il ruolo del Consiglio del
Popolo e del Comune. Vi fu anche una modifica nella
composizione del Consiglio dei Cento che andò a
comprendere un nucleo permanente di quaranta membri,
tra cui persone di fiducia dei Medici. Lui fece ciò per
acquistare più saldo e legale potere.
La battaglia di Volterra
Una delle battaglie più significative in cui Firenze si trovò coinvolta è quella
di Volterra avvenuta nel 1479. Lorenzo sventò infatti, con l'aiuto dei
fiorentini, la congiura dei Pazzi che, sostenuti dal Papa, volevano destituirlo;
Sisto IV lanciò la scomunica a Lorenzo. Firenze si alleò con la Repubblica di
Venezia e con il Ducato di Milano per contrastare il Papa e il suo alleato
Ferdinando di Napoli, ma la situazione per Firenze si era fatta critica. Cosi il
Magnifico si recò il 6 Dicembre del 1479 a Napoli per cercare di stipulare un
patto di non belligeranza con Ferdinando, in quanto convinto che una volta
tolto il principale alleato del papa, l’avrebbe sconfitto. L’uomo non sapeva se
avrebbe mai rivisto la sua famiglia dopo questo viaggio, l’unica cosa che lo
rassicurava era la convinzione che suo nonno Cosimo avrebbe fatto la stessa
cosa.
Alla fine Ferdinando accettò, rendendosi conto della potenza che avrebbe
potuto assumere lo stato della Chiesa negli anni futuri. Sisto IV, ormai solo, fu
costretto a cedere.
Questa situazione rafforzò il prestigio di Firenze e di Lorenzo de'
Medici: a partire dal 1479 iniziò in Italia una politica di alleanze con
Firenze da parte di città come Lucca, Siena, Perugia, Bologna; e da
parte di Firenze, una politica di acquisizioni territoriali come Sarzana e
Pian Caldoli.
Nel 1482 Lorenzo il Magnifico si alleò con il Ducato di Milano per
contrastare la città di Ferrara; poi si alleò con il Papa contro la
Repubblica di Venezia. Quando il Papa Innocenzo VIII mosse guerra a
Ferdinando di Napoli, decise di allearsi con quest'ultimo. La pace nel
1486 tra Papa Innocenzo VIII e Ferdinando fu merito di Lorenzo il
Magnifico. In questo periodo storico si dimostrò "l'ago della bilancia"
d'Italia, conferendo con la sua straordinaria abilità politica e
diplomatica una politica di pace e di equilibrio in tutta l'Italia.
L’ago della bilancia
Perche fu detto il
MAGNIFICO?
Fu detto il Magnifico non solo per le sue grandi capacità politiche, ma anche
perché fu un importante mecenate, in quanto grande protettore di artisti,
letterati e filosofi, tra cui Michelangelo e Pico della Mirandola.
Lorenzo dei Medici commissionò, inoltre, palazzi, sculture, dipinti ai massimi
artisti del momento. Anche numerosi pittori, fra cui Antonio del Pollaiolo,
Filippo Lippi e Sandro Botticelli, crearono per lui opere eccezionali. Egli
stesso fu poeta: scrisse varie opere, la più famosa delle quali furono i Canti
carnascialeschi, in cui invita a cogliere le felicità del presente, poiché
nessuno può sapere cosa riserverà il futuro.
Lo sapevi che...
Lorenzo Il Magnifico si distinse anche per la coscienza ambientalista che a
quell’epoca era tutt’altro che comune. Per questo fece allestire una fattoria Le
Cascine nei pressi della sua villa a Prato. La riempì di pavoni, daini bianchi, giraffe
e conigli. Non solo ma addirittura si dedicò ad allevamenti di bachi da seta.
Una sua passione era la produzione di formaggio e miele. Si dedicò anche alla
coltivazione del riso che nel ‘400, in Italia, era ancora in fase sperimentale.
Lorenzo ebbe un grande amore che lo accompagnò per tutta la sua vita: era Lucrezia
Donati una gentildonna fiorentina molto bella e intelligente. Purtroppo dovette
sposare per questioni di Stato la nobile romana Clarice Orsini dalla quale ebbe dieci
figli. Ma Lucrezia fu sempre al suo fianco e lo accompagnò fino alla morte.
Lorenzo ha dato vita alla prima Accademia d’Arte della Storia, dando vita a un
importante centro di formazione per artisti.
Che Lorenzo il Magnifico fosse un sovrano
ben accettato da parte di tutti, lo
confermano anche le lettere inviategli da
molti re, imperatori, nonché duchi e
duchesse della famiglia d’Este.
Morì l’8 aprile 1492, all’età di 43 anni,
lasciando Firenze nelle mani di suo figlio
Piero.
Essendo nipote di
Cosimo de’ Medici, molti avevano grandi
aspettative verso di lui, ma anche lui ne aveva
verso se stesso.
Era un uomo capace e pieno di ambizioni e non fu
solamente un "re" di prima classe, così lo si può
definire perché anche senza corona egli fu il re
dei cuori del popolo di Firenze, ma anche un
mecenate affettuoso, che si accostava a parlare
con il proprio popolo, senza rimanere chiuso
nella sua villa per tutto il giorno. Fu inoltre un
padre ammirevole che contribuì al bene dei
propri figli, facendoli sposare o nominare
cardinali. Potremmo definirlo un uomo che non
rinunciò mai alla vita e alle proprie ambizioni.
Piero Lo Sfortunato
Piero de' Medici nacque il 15 febbraio 1472 a Firenze, figlio maggiore
di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini. Crescendo in una famiglia ricca e
influente, Piero ricevette un'educazione umanistica completa e mostrò
interesse per le arti e la cultura. Piero de' Medici ebbe due figli:
Lorenzo di Piero de' Medici, conosciuto anche come Lorenzo il Giovane, e
Giuliano di Piero de' Medici. Questi due fratelli, dopo la morte del nonno
Lorenzo il Magnifico, divennero i capi della famiglia Medici. Tuttavia, la
loro leadership fu breve a causa della caduta della dinastia dei Medici
a Firenze nel 1494 dopo la disastrosa sconfitta nella guerra franco-
fiorentina.
Un erede inadeguato
Fin dalla più tenera età, si dimostò inadeguato per ereditare il ruolo di Signore di Firenze e Capo
della Banca Medicea. Era privo del carisma del padre e della sua intelligenza politica.
Non solo: non era neanche interessato alla cultura e alla scienza, tanto da inimicarsi gran parte
degli artisti che facevano parte della cerchia medicea.
Alla morte di Lorenzo avvenuta nel 1492 a causa di una malattia alle ossa, Piero ereditò la
Signoria di Firenze. Lui non fu un buon signore; si inimicò i fiorentini al punto di subire molti
attentati. Esiliò i suoi cugini , Medici "popolari", che discendevano da Lorenzo de Medici. Cercò
un'allenza con Papa Borgia offrendo il fratello Lorenzo Duca di Nemours prima a Lucrezia Borgia,
poi a Laura Orsini. Ma l'alleanza non andò a buon fine.
Proprio in quegli anni Carlo VIII decise di attraversare le Alpi e scendere in Italia per
dichiarare guerra al Regno di Napoli. Questo pose fine alla pace nella penisola voluta dal
Magnifico. Piero in un primo momento decise di mantenersi neutrale, ma quando le truppe
francesi entrarono nel territorio toscano, si arrese completamente e permise al re francese
di fare qualunque cosa.
Girolamo Savonarola e il partito antimediceo approfittarono della situazione, infiammarono
l'animo dei fiorentini che cacciarono Piero e i suoi parenti dalla città, richiamando il ramo
de "I Medici" popolani.
Un nuovo nemico
L’Esilio
Dopo la disastrosa sconfitta nella guerra franco-fiorentina. Piero fu costretto a fuggire
da Firenze insieme alla sua famiglia, segnando la fine del governo dei Medici nella città.
Trascorse il resto della sua vita in esilio, principalmente a Venezia tentando più volte di
riconquistare la città, ogni volta con l'aiuto di diversi alleati. Nel 1503 fu nominato
governatore di Cassino da Luigi XII e nello stesso anno il 28 Dicembre a Garigliano all’età
di soli 31 anni morì annegato, a seguito del rovesciamento della nave in cui viaggiava
segnando così la fine della sua linea di discendenza diretta.
Il fratello Giovanni, il futuro Papa Leone X, lo fece seppellire nell'abbazia di Montecassino
Perchè lo
“Sfortunato”?
Piero de' Medici è stato definito "lo sfortunato" principalmente a causa della sua sfortunata
leadership politica e dei suoi fallimenti nel mantenere il potere per la sua famiglia a Firenze.
Il suo breve regno fu segnato da instabilità politica ,conflitti interni e tensioni esterne che
alla fine portarono alla caduta della dinastia dei Medici nel 1494. Inoltre, la sua morte
prematura nel 1503 contribuì a consolidare la sua reputazione di essere stato un governante
sfortunato.La sua sfortuna risiede quindi nel suo fallimento nel mantenere la stabilità
politica per la sua famiglia e nel non essere riuscito a sostenere l’eredità politica e culturale
dei Medici a Firenze
Lorenzo
il Vecchio
Lorenzo de' Medici, detto "il Vecchio", è stato un membro influente della famiglia Medici
nel Rinascimento italiano. Era il figlio maggiore di Giovanni di Bicci, e fratello di Cosimo de'
Medici. Lorenzo de' Medici nacque nel 1395 e fu coinvolto nelle attività bancarie della
famiglia fin da giovane. Dopo la morte di suo padre nel 1429, Cosimo assunse il ruolo di
capofamiglia e Lorenzo divenne uno dei suoi principali consiglieri e alleati. Insieme, Cosimo
e Lorenzo continuarono a espandere l'influenza politica e finanziaria della famiglia Medici
a Firenze e oltre.
Ancora di più sulla Vita
Nel 1416 aveva sposato Ginevra di Giovanni di Amerigo Cavalcanti da cui ebbe due
figli: Francesco e Pierfrancesco. Dal secondo genito si originò un secondo ramo della
famiglia, chiamata popolana, che si riunì al ramo generato da Cosimo solo nel
Cinquecento, quando Lucrezia Salviati - nipote di Lorenzo il Magnifico- sposò Giovanni
dalle Bande Nere.
Lorenzò morì il 23 settembre del 1440 nella villa di Careggi a Firenze e fu sepolto
nella Chiesa di San Lorenzo.La sua morte è stata causata da una malattia, anche se i
dettagli specifici non sono stati tramandati con precisione nella storia. Tuttavia, la
sua eredità politica ed economica ha continuato a influenzare Firenze e la famiglia
Medici per molti anni a venire.
L’ombra del fratello
Lorenzo, potrebbe essere stato considerato nell'ombra rispetto a suo fratello Cosimo
principalmente a causa della personalità di Cosimo. Cosimo era noto per la sua abilità politica,
il suo carisma e la sua capacità di navigare abilmente tra le varie fazioni politiche di Firenze.
In confronto, Lorenzo potrebbe essere stato più riservato o meno incline a cercare il centro
dell'attenzione. Anche se coinvolto negli affari della famiglia e nella politica fiorentina,
potrebbe non aver avuto la stessa visibilità pubblica o la stessa reputazione di Cosimo come
leader carismatico e influente.
Inoltre, la morte prematura di Lorenzo nel 1440 potrebbe aver contribuito a una percezione
più limitata del suo ruolo e della sua influenza rispetto a quella di Cosimo, che visse più a
lungo e continuò a esercitare il suo potere e la sua influenza per molti anni dopo la morte del
fratello.
L’ombra del fratello
Presente all'arresto di Cosimo con l'accusa di tirannia nel 1433, decise di radunare un
esercito per costringere la Signoria e Rinaldo degli Albizzi a liberarlo. Era, infatti, un
carattere impetuoso e più attivo rispetto a Cosimo; supplicato dal fratello stesso,
però, desistette dal progetto e decise di seguire il maggiore a Venezia.
Rientrato a Firenze con il fratello, si dedicò agli affari del Banco dei Medici. I suoi
compiti furono più di rappresentanza e ambasciata verso gli alleati.
E nel 1435, proprio per seguire gli affari del Banco dei Medici, Lorenzo si trasferì
definitivamente a Roma; ma molto frequenti erano i suoi viaggi a Firenze, per star
vicino alla famiglia e al fratello.
Perchè il “Vecchio”?
Il soprannome "il Vecchio" associato a Lorenzo de' Medici era in realtà una
convenzione storica per distinguerlo da suo nipote Lorenzo de' Medici, che
divenne noto come "il Magnifico". Quindi, mentre il nipote era chiamato "il
Magnifico" per il suo patrocinio culturale e politico, suo zio veniva
retrospettivamente identificato come "il Vecchio" per distinguere tra i due.
Questa pratica era comune per distinguere i membri della stessa famiglia con
nomi simili o identici.
Caterina De’ Medici
Caterina De’ Medici nasce nel 1519 però poco prima di compiere il suo primo mese
di vita, Caterina era rimasta orfana di entrambi i genitori, ma l’importanza della
famiglia Medici era tale da garantirle un futuro brillante.
Lei era l’unica erede della potente famiglia Medici e venne allevata prima a Roma
dalla nonna paterna e poi a Firenze dalle zie paterne.
Nel 1525, Caterina De’ Medici affrontò un periodo cruciale, iniziato con l'alleanza
tra il Papa Clemente VII e la Francia contro Carlo V d’Asburgo. La ribellione di
Firenze nel 1529, seguita dall'assedio imperiale e la caduta nel 1530, pose
Caterina a rischio a causa della sua parentela con il papa. Tuttavia, riuscì a
tornare a Roma.
Il matrimonio con Enrico di Valois nel 1533, orchestrato da Clemente VII, ebbe
risvolti complicati dopo la sua morte nel 1534.
Fortunatamente, il successore di Clemente, Paolo III, alla fine confermò l'alleanza
con i francesi e la dote di Caterina, evitando un potenziale declino.
Educazione eccezionale e
contributi culturali
Caterina parlava perfettamente francese, ma conosceva anche il latino, il
greco, leggeva testi di ogni tipo, dalla matematica alla teologia e all’astronomia.
Era un portento e riuscì ad affascinare i suoi parenti acquisiti.
Sembra sia stata proprio lei a inventare la cavalcatura all’amazzone, che le
consentiva di cavalcare velocemente, mantenendo una postura decorosa per
l’epoca. Inoltre si dice che Caterina avrebbe insegnato ai francesi l’uso della
forchetta e portato in Francia molti piatti tipici della sua terra che oggi sono
considerati francesi.
Tragedie e intrighi
Nel 1536 il Delfino di Francia Francesco di Valois morì all’improvviso, cosi Enrico e Caterina
divennero i nuovi eredi al trono. Da qui iniziò a nascere la leggenda nera della futura
Regina poiché qualcuno ipotizzò che Francesco fosse stato ucciso proprio dalla delfina.
Però il re, molto affezionato a lei, non fece caso alle dicerie. Il suo vero problema era un
altro: non riusciva a dare un erede al marito.
Enrico non l’amava: i suoi sentimenti erano per la cortigiana Diana di Poitiers, che aveva 20
anni più di lui. Nonostante ciò Diana avrebbe spinto Enrico a dormire con la moglie, la quale
gli diede 10 figli. Successivamente salirono al trono di Francia nel 1547 però il nuovo
monarca morì dopo 10 giorni di agonia nel 1559, durante un torneo cavalleresco. Caterina
prese il lutto a vita, ma non si vestì di bianco, colore tradizionale delle Regine vedove,
bensì di nero, inaugurando una nuova tradizione.
Regina madre al potere
Caterina De’ Medici, dopo la morte dei figli Francesco II e Carlo IX, saliti al
trono, assunse un ruolo centrale come Regina Madre e reggente. Nel 1562,
promulgò l'Editto di Saint Germain, un tentativo di garantire la tolleranza
religiosa e prevenire le guerre di religione.
Tuttavia, la sua figura è oscurata dalla tragica Notte di San Bartolomeo del
1572, dove un evento che doveva essere una festa, stava per sposarsi la
figlia di Caterina, Margherita, con il principe Enrico III di Navarra, invece si
trasformò in un massacro. Infatti doveva essere una vendetta contro i capi
ugonotti e il loro crescente potere nella società, ma la situazione sfuggì di
mano, causando 20.000 morti a Parigi.
Sebbene gli studi più recenti suggeriscano la colpa di Carlo IX, Caterina
venne erroneamente accusata di aver premeditato l'assalto, contribuendo
alla persistenza della sua leggenda nera.
Per secoli, Caterina De’ Medici è stata dipinta come un'assassina e avvelenatrice,
accusata anche di aver orchestrato la morte di Giovanna d’Albret tramite guanti
profumati avvelenati. Tuttavia, tali affermazioni sono infondate, poiché la Regina morì
per cause naturali. La leggenda nera si estese anche al presunto avvelenamento di suo
figlio, Carlo IX, morto di tubercolosi.
Sono certi, invece, gli incontri tra la monarca e Nostradamus, il quale avrebbe predetto la
fine della dinastia dei Valois in modo molto particolare: la Regina si sarebbe seduta in una
stanza, di spalle alla porta, guardando in uno specchio “magico”.
Da lì avrebbe visto entrare nella camera, a uno a uno, il riflesso dei suoi figli, ognuno dei
quali avrebbe compiuto un numero di giri della stanza pari agli anni di regno che gli erano
destinati.
Caterina De’ Medici, probabilmente interpretò le visioni di Nostradamus in modo funesto,
consapevole del declino imminente della sua dinastia.
Strega o sovrana sfortunata?
Allora perché tutto queasto accanimento?
La risposta potrebbe essere molto semplice: la Regina era
una donna, una straniera che raggiunse l’apice del
potere, diventando Regina di un paese che non era il suo.
La sua intelligenza e cultura superiori agli uomini
contemporanei amplificarono l'ostilità. Inoltre, il binomio
profumo/veleno, diffuso tra i suoi contemporanei,
alimentò accuse infondate contro di lei, suggerendo che il
suo interesse per i profumi fosse associato a presunti
veleni, contribuendo alla sua fama negativa.
La fine di un’era
La fine della dinastia dei Medici segna un capitolo significativo nella storia della Toscana e
dell’Italia.
Il declino dei Medici cominciò nel XVII secolo, quando la famiglia iniziò a perdere il controllo
politico e finanziario della regione. Con la morte di Gian Gastone de’ Medici nel 1737,
l’ultimo discendente diretto della famiglia, la dinastia dei Medici si estinse.
L’assenza di eredi diretti aprì la strada per il passaggio del Granducato di Toscana sotto il
controllo della casa d’Asburgo-Lorena. Sebbene i Medici non fossero più al potere, il loro
lascito culturale e artistico sopravvisse attraverso opere d’arte, architetture e istituzioni
che avevano sostenuto e promosso durante il loro dominio.

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POWER POINT SULLA FAMIGLIA DE MEDICI STORIA

  • 1. Medici LA FAMIGLIA DEI D’Angelo Felicia, Di Sante Chiara, Marini Luca e Travaglini Gaia
  • 2. La famiglia dei Medici Giovanni Di Bicci Cosimo Il Vecchio Lorenzo Il Magnifico Caterina De Medici Lorenzo Il Vecchio Piero lo Sfortunato
  • 3. I Medici di Firenze sono una delle dinastie più importanti della storia italiana del Rinascimento e della prima età moderna. Nella città fiorentina, la famiglia Medici aveva raggiunto un certo peso politico ed economico già a partire dal XIII secolo, in particolare grazie alla propria attività di banchieri e commercianti. Chi sono?
  • 4. A Firenze, Roma e...in Europa La stagione dei Medici è una stagione fondamentale nella storia non soltanto italiana, ma anche europea e globale, che rende Firenze uno dei luoghi più importanti del Rinascimento. La famiglia Medici regnerà sulla Toscana, con qualche intervallo, per un periodo che va dal 1434 al 1737: più di 300 anni. Li ritroveremo anche a Roma, con ben quattro papi, e nelle corti di tutta Europa, in particolare in Francia, dove le donne dei medici sposeranno spesso i re, diventando regine.
  • 5. IL nome Le origini della famiglia Medici si perdono intorno al 1046, nel Mugello, quando nasce un tale Medico di Potrone, un castellano che, secondo alcune tradizioni popolari piuttosto fantasiose, era in grado di curare le persone, da qui deriva il loro nome.
  • 6. Le origini Soltanto nel XII secolo i Medici iniziano a possedere immobili nella città di Firenze. Nel corso del XIII secolo, i Medici riescono a diventare una famiglia ricca ed importante attraverso le banche ed il commercio e ben presto alla ricchezza si aggiunge l’importanza politica. Alle fine del ‘200, i Medici iniziano ad essere nominati Gonfalonieri della città di Firenze: una delle cariche più importanti della signoria, ovvero il governo repubblicano di Firenze. In questo periodo la famiglia Medici inizia ad essere amata dal popolo minuto, ma Salvestro de’ Medici, detto Chiarissimo, uno dei membri più importanti della famiglia, viene esiliato nel 1378 a causa delle sue implicazioni con il Tumulto dei Ciompi.
  • 7. Giovanni Di Bicci Giovanni di Bicci de' Medici nacque nel 1360 e divenne il fondatore di una delle dinastie più potenti della storia. Giovanni, inizialmente vivendo in una modesta abitazione a Via Larga, mirava a mantenere un profilo basso, agendo in modo appartato e strategico. Pur non assumendo ruoli di rilievo nella politica fiorentina, preferiva operare nell'ombra, concentrandosi sulla sostanza piuttosto che sui titoli di potere. Fin da giovane, dimostrava sagacia finanziaria, devolvendo consistenti somme in beneficenza, riconoscendo l'imminente declino dell'oligarchia fiorentina e la potenza nel popolo.
  • 8. Dopo la morte del padre, sebbene con una modesta quota ereditaria, continuò l'attività commerciale della lana e svolse un apprendistato presso la filiale bancaria dei Medici a Roma, di proprietà dello zio Vieri. Grazie alla grande prosperità che in quegli anni circola a Firenze, Giovanni riesce a far fruttare l’attività del commercio, investendo tutti i soldi nella banca. Rileva la filiale di Roma e apre altri banchi a Venezia e Napoli. Giovanni, attraverso il banco dei Medici, prestava e scambiava soldi in tutta Italia attraverso il deposito, l’emissione e la conversione delle lettere di cambio. In seguito all'elezione dell'antipapa Giovanni XXIII riuscì anche ad impossessarsi dell'attività di riscossione delle decime della Chiesa. L’impero finanziario di Giovanni
  • 9. Legami familiari e mecenatismo Da un punto di vista familiare si sposa con Piccarda Bueri, un matrimonio abbastanza felice, dal quale nacquero nel 1389 Cosimo e nel 1395 Lorenzo. Successivamente la famiglia si trasferisce in un’abitazione di Piazza del Duomo riccamente arredata. Già agli inizi del Quattrocento, infatti, iniziava a nascere il mecenatismo come biglietto da visita, si sviluppava il concetto che investire nell’arte non era una dispersione di denaro ma un modo per mettere in luce la famiglia. Infatti si deve proprio a Giovanni l'abbellimento della facciata del Palazzo di Orsanmichele e il compimento dello Spedale degli Innocenti, realizzato dal Brunelleschi.
  • 10. Eredità e gli ultimi anni Tuttavia, questo monopolio fu perso quando Giovanni XXIII fu deposto come antipapa dal concilio di Costanza nel 1415. Nonostante le difficoltà, Giovanni di Bicci riuscì a far fronte alla concorrenza dei banchi degli Alberti e degli Spini e mantenne un ruolo di primo piano presso la curia romana, da cui provenivano i profitti più consistenti per il Banco Medici. Grazie agli introiti del banco e al prestigio della sua clientela, Giovanni di Bicci poté intraprendere iniziative significative, come il pagamento per ottenere la liberazione dell'antipapa Giovanni XXIII nel 1419 e il finanziamento della ricostruzione di San Lorenzo nello stesso anno. Nel periodo che va dal 1420 al 1435, quando il banco passò al figlio maggiore di Giovanni, Cosimo il Vecchio, i profitti salirono ancora di più. Nel frattempo, Giovanni morì il 20 Febraio 1429, gettando le basi per la futura potenza economica dei suoi discendenti nel Rinascimento.
  • 11. Alla fine del XIV secolo la fiorente borghesia italiana si preparava a consumare il sorpasso della vecchia classe aristocratica. Cosimo de’ Medici, nato nel 1389 a Firenze, proveniva da una famiglia che inizialmente si occupava del commercio della lana e sembrava non essere pronto per ambire al successo. Tuttavia suo padre, Giovanni, investì nelle banche, dando così inizio all’ascesa finanziaria della famiglia Medici. Alla morte di Giovanni, Cosimo e suo fratello Lorenzo ereditarono una considerevole fortuna e un’importante rete di influenze. Cosimo il Vecchio
  • 12. IL potere Sull'orlo dei quarant'anni Cosimo era in una posizione molto più influente di quella che suo padre aveva mai ricoperto. Era ricco ed era riuscito ad acquisire una posizione sociale rilevante grazie al matrimonio con Contessina de Bardi. Cosimo fu il gestore più abile della sua famiglia: nei 25 anni in cui fu a capo della banca dei Medici raddoppiò le ricchezze che aveva ricevuto da suo padre e aprì nuove filiali. Nonostante il ruolo politico che acquisì nel corso del tempo, rimase essenzialmente un uomo d'affari. La fortuna di famiglia gli permise di guadagnare il favore di uomini umili e potenti, ottenendo grande sostegno. Fu anche il primo grande mecenate dei Medici e dedicò ingenti somme di denaro ad opere pubbliche come il convento di San Marco o la Basilica di San Lorenzo e fondò l’Accademia Neoplatonica
  • 13. L’esilio di Cosimo Nel contesto di un cambiamento politico e sociale, in cui il denaro guadagnava sempre più importanza, i nobili fiorentini, guidati dalle famiglie degli Albizzi e degli Strozzi, vedevano i Medici come una minaccia al loro potere. Nonostante il suo tentativo di non monopolizzare gli uffici pubblici, Cosimo utilizzò favori economici per costruire una vasta rete di clientelismo che garantiva sostegno ai suoi progetti. Accusato di tirannia, fu arrestato ma evitò la condanna a morte grazie all’intervento di potenti alleati, tra cui papa Eugenio IV. Esiliato a Venezia, la sua assenza dalla scena politica fiorentina si ritorse contro i suoi nemici, poiché la sua rete di influenze garantì la revoca dell’esilio in breve tempo, consentendo a Cosimo di fare un trionfante ritorno a Firenze..
  • 14. Gli ulimi anni La sua salute precaria lo costrinse a ritirarsi dalla scena pubblica, lasciando il posto ai suoi figli. Nonostante i suoi sforzi per aumentare il prestigio della famiglia, la sorte non fu sempre favorevole, con la morte del suo figlio prediletto Giovanni nel 1463. Cosimo morì nel 1464: lodato da molti come il fondatore dell’età d’oro di Firenze, ma anche criticato per la sua presunta deriva autocratica. Sebbene rifiutasse un funerale di stato, la Signoria fiorentina lo onorò come “Padre della Patria”, riconoscendo il suo impatto duraturo sulla città.
  • 15. Lorenzo il Magnifico Nipote di Cosimo il Vecchio, figlio di Pietro de' Medici e di Lucrezia Tornabuoni, Lorenzo de' Medici nacque 1 gennaio 1449 a Firenze. Trascorse la sua infanzia nella spensieratezza e nell’armonia, in un clima privilegiato. La famiglia di Lorenzo aveva grandi possedimenti, imparò ad amare la natura, frequentò spesso le sedi termali e ciò contribuì ad un avvicinamento ancor maggiore al popolo. La formazione intellettuale e culturale di Lorenzo iniziò sotto la guida di Gentile Becchi. L’enorme biblioteca dei Medici offriva al giovane discepolo risorse meravigliose.
  • 16. Un altro maestro di Lorenzo fu Cristoforo Landino che lo seguiva nei suoi corsi di retorica e di poetica. Con il passare del tempo, bisognava scegliere un partito adeguato per lui. La famiglia Orsini apparteneva alla più alta aristocrazia romana, e nonostante fossero rivali dei Medici, erano consapevoli del fatto che un matrimonio fra le due famiglie sarebbe stato molto utile per entrambi. Quindi all’etá di 21 anni Lorenzo dovette sposare Clarice Orsini, non per amore, perché non era né bella né intelligente, ma per una questione politica. Però Lorenzo dovette sentire già in giovane età il peso dello stato sulle proprie spalle. Egli non aveva avuto vere e proprie responsabilità fino alla morte del padre. Di lì in poi dovette lottare per farsi rispettare. Era conscio del fatto che aveva bisogno di alleati.
  • 17. In cosa intervenne? Il giovane Lorenzo, conscio della propria posizione, decise di prendere dei provvedimenti riguardanti la composizione interna del Consiglio dei Cento. Una legge fece in modo che il Consiglio dei Cento divenisse l’unico organo competente per l’adozione di decisioni politiche e militari e con ciò venne ulteriormente ridotto il ruolo del Consiglio del Popolo e del Comune. Vi fu anche una modifica nella composizione del Consiglio dei Cento che andò a comprendere un nucleo permanente di quaranta membri, tra cui persone di fiducia dei Medici. Lui fece ciò per acquistare più saldo e legale potere.
  • 18. La battaglia di Volterra Una delle battaglie più significative in cui Firenze si trovò coinvolta è quella di Volterra avvenuta nel 1479. Lorenzo sventò infatti, con l'aiuto dei fiorentini, la congiura dei Pazzi che, sostenuti dal Papa, volevano destituirlo; Sisto IV lanciò la scomunica a Lorenzo. Firenze si alleò con la Repubblica di Venezia e con il Ducato di Milano per contrastare il Papa e il suo alleato Ferdinando di Napoli, ma la situazione per Firenze si era fatta critica. Cosi il Magnifico si recò il 6 Dicembre del 1479 a Napoli per cercare di stipulare un patto di non belligeranza con Ferdinando, in quanto convinto che una volta tolto il principale alleato del papa, l’avrebbe sconfitto. L’uomo non sapeva se avrebbe mai rivisto la sua famiglia dopo questo viaggio, l’unica cosa che lo rassicurava era la convinzione che suo nonno Cosimo avrebbe fatto la stessa cosa. Alla fine Ferdinando accettò, rendendosi conto della potenza che avrebbe potuto assumere lo stato della Chiesa negli anni futuri. Sisto IV, ormai solo, fu costretto a cedere.
  • 19. Questa situazione rafforzò il prestigio di Firenze e di Lorenzo de' Medici: a partire dal 1479 iniziò in Italia una politica di alleanze con Firenze da parte di città come Lucca, Siena, Perugia, Bologna; e da parte di Firenze, una politica di acquisizioni territoriali come Sarzana e Pian Caldoli. Nel 1482 Lorenzo il Magnifico si alleò con il Ducato di Milano per contrastare la città di Ferrara; poi si alleò con il Papa contro la Repubblica di Venezia. Quando il Papa Innocenzo VIII mosse guerra a Ferdinando di Napoli, decise di allearsi con quest'ultimo. La pace nel 1486 tra Papa Innocenzo VIII e Ferdinando fu merito di Lorenzo il Magnifico. In questo periodo storico si dimostrò "l'ago della bilancia" d'Italia, conferendo con la sua straordinaria abilità politica e diplomatica una politica di pace e di equilibrio in tutta l'Italia. L’ago della bilancia
  • 20. Perche fu detto il MAGNIFICO? Fu detto il Magnifico non solo per le sue grandi capacità politiche, ma anche perché fu un importante mecenate, in quanto grande protettore di artisti, letterati e filosofi, tra cui Michelangelo e Pico della Mirandola. Lorenzo dei Medici commissionò, inoltre, palazzi, sculture, dipinti ai massimi artisti del momento. Anche numerosi pittori, fra cui Antonio del Pollaiolo, Filippo Lippi e Sandro Botticelli, crearono per lui opere eccezionali. Egli stesso fu poeta: scrisse varie opere, la più famosa delle quali furono i Canti carnascialeschi, in cui invita a cogliere le felicità del presente, poiché nessuno può sapere cosa riserverà il futuro.
  • 21. Lo sapevi che... Lorenzo Il Magnifico si distinse anche per la coscienza ambientalista che a quell’epoca era tutt’altro che comune. Per questo fece allestire una fattoria Le Cascine nei pressi della sua villa a Prato. La riempì di pavoni, daini bianchi, giraffe e conigli. Non solo ma addirittura si dedicò ad allevamenti di bachi da seta. Una sua passione era la produzione di formaggio e miele. Si dedicò anche alla coltivazione del riso che nel ‘400, in Italia, era ancora in fase sperimentale. Lorenzo ebbe un grande amore che lo accompagnò per tutta la sua vita: era Lucrezia Donati una gentildonna fiorentina molto bella e intelligente. Purtroppo dovette sposare per questioni di Stato la nobile romana Clarice Orsini dalla quale ebbe dieci figli. Ma Lucrezia fu sempre al suo fianco e lo accompagnò fino alla morte. Lorenzo ha dato vita alla prima Accademia d’Arte della Storia, dando vita a un importante centro di formazione per artisti.
  • 22. Che Lorenzo il Magnifico fosse un sovrano ben accettato da parte di tutti, lo confermano anche le lettere inviategli da molti re, imperatori, nonché duchi e duchesse della famiglia d’Este. Morì l’8 aprile 1492, all’età di 43 anni, lasciando Firenze nelle mani di suo figlio Piero.
  • 23. Essendo nipote di Cosimo de’ Medici, molti avevano grandi aspettative verso di lui, ma anche lui ne aveva verso se stesso. Era un uomo capace e pieno di ambizioni e non fu solamente un "re" di prima classe, così lo si può definire perché anche senza corona egli fu il re dei cuori del popolo di Firenze, ma anche un mecenate affettuoso, che si accostava a parlare con il proprio popolo, senza rimanere chiuso nella sua villa per tutto il giorno. Fu inoltre un padre ammirevole che contribuì al bene dei propri figli, facendoli sposare o nominare cardinali. Potremmo definirlo un uomo che non rinunciò mai alla vita e alle proprie ambizioni.
  • 24. Piero Lo Sfortunato Piero de' Medici nacque il 15 febbraio 1472 a Firenze, figlio maggiore di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini. Crescendo in una famiglia ricca e influente, Piero ricevette un'educazione umanistica completa e mostrò interesse per le arti e la cultura. Piero de' Medici ebbe due figli: Lorenzo di Piero de' Medici, conosciuto anche come Lorenzo il Giovane, e Giuliano di Piero de' Medici. Questi due fratelli, dopo la morte del nonno Lorenzo il Magnifico, divennero i capi della famiglia Medici. Tuttavia, la loro leadership fu breve a causa della caduta della dinastia dei Medici a Firenze nel 1494 dopo la disastrosa sconfitta nella guerra franco- fiorentina.
  • 25. Un erede inadeguato Fin dalla più tenera età, si dimostò inadeguato per ereditare il ruolo di Signore di Firenze e Capo della Banca Medicea. Era privo del carisma del padre e della sua intelligenza politica. Non solo: non era neanche interessato alla cultura e alla scienza, tanto da inimicarsi gran parte degli artisti che facevano parte della cerchia medicea. Alla morte di Lorenzo avvenuta nel 1492 a causa di una malattia alle ossa, Piero ereditò la Signoria di Firenze. Lui non fu un buon signore; si inimicò i fiorentini al punto di subire molti attentati. Esiliò i suoi cugini , Medici "popolari", che discendevano da Lorenzo de Medici. Cercò un'allenza con Papa Borgia offrendo il fratello Lorenzo Duca di Nemours prima a Lucrezia Borgia, poi a Laura Orsini. Ma l'alleanza non andò a buon fine.
  • 26. Proprio in quegli anni Carlo VIII decise di attraversare le Alpi e scendere in Italia per dichiarare guerra al Regno di Napoli. Questo pose fine alla pace nella penisola voluta dal Magnifico. Piero in un primo momento decise di mantenersi neutrale, ma quando le truppe francesi entrarono nel territorio toscano, si arrese completamente e permise al re francese di fare qualunque cosa. Girolamo Savonarola e il partito antimediceo approfittarono della situazione, infiammarono l'animo dei fiorentini che cacciarono Piero e i suoi parenti dalla città, richiamando il ramo de "I Medici" popolani. Un nuovo nemico
  • 27. L’Esilio Dopo la disastrosa sconfitta nella guerra franco-fiorentina. Piero fu costretto a fuggire da Firenze insieme alla sua famiglia, segnando la fine del governo dei Medici nella città. Trascorse il resto della sua vita in esilio, principalmente a Venezia tentando più volte di riconquistare la città, ogni volta con l'aiuto di diversi alleati. Nel 1503 fu nominato governatore di Cassino da Luigi XII e nello stesso anno il 28 Dicembre a Garigliano all’età di soli 31 anni morì annegato, a seguito del rovesciamento della nave in cui viaggiava segnando così la fine della sua linea di discendenza diretta. Il fratello Giovanni, il futuro Papa Leone X, lo fece seppellire nell'abbazia di Montecassino
  • 28. Perchè lo “Sfortunato”? Piero de' Medici è stato definito "lo sfortunato" principalmente a causa della sua sfortunata leadership politica e dei suoi fallimenti nel mantenere il potere per la sua famiglia a Firenze. Il suo breve regno fu segnato da instabilità politica ,conflitti interni e tensioni esterne che alla fine portarono alla caduta della dinastia dei Medici nel 1494. Inoltre, la sua morte prematura nel 1503 contribuì a consolidare la sua reputazione di essere stato un governante sfortunato.La sua sfortuna risiede quindi nel suo fallimento nel mantenere la stabilità politica per la sua famiglia e nel non essere riuscito a sostenere l’eredità politica e culturale dei Medici a Firenze
  • 29. Lorenzo il Vecchio Lorenzo de' Medici, detto "il Vecchio", è stato un membro influente della famiglia Medici nel Rinascimento italiano. Era il figlio maggiore di Giovanni di Bicci, e fratello di Cosimo de' Medici. Lorenzo de' Medici nacque nel 1395 e fu coinvolto nelle attività bancarie della famiglia fin da giovane. Dopo la morte di suo padre nel 1429, Cosimo assunse il ruolo di capofamiglia e Lorenzo divenne uno dei suoi principali consiglieri e alleati. Insieme, Cosimo e Lorenzo continuarono a espandere l'influenza politica e finanziaria della famiglia Medici a Firenze e oltre.
  • 30. Ancora di più sulla Vita Nel 1416 aveva sposato Ginevra di Giovanni di Amerigo Cavalcanti da cui ebbe due figli: Francesco e Pierfrancesco. Dal secondo genito si originò un secondo ramo della famiglia, chiamata popolana, che si riunì al ramo generato da Cosimo solo nel Cinquecento, quando Lucrezia Salviati - nipote di Lorenzo il Magnifico- sposò Giovanni dalle Bande Nere. Lorenzò morì il 23 settembre del 1440 nella villa di Careggi a Firenze e fu sepolto nella Chiesa di San Lorenzo.La sua morte è stata causata da una malattia, anche se i dettagli specifici non sono stati tramandati con precisione nella storia. Tuttavia, la sua eredità politica ed economica ha continuato a influenzare Firenze e la famiglia Medici per molti anni a venire.
  • 31. L’ombra del fratello Lorenzo, potrebbe essere stato considerato nell'ombra rispetto a suo fratello Cosimo principalmente a causa della personalità di Cosimo. Cosimo era noto per la sua abilità politica, il suo carisma e la sua capacità di navigare abilmente tra le varie fazioni politiche di Firenze. In confronto, Lorenzo potrebbe essere stato più riservato o meno incline a cercare il centro dell'attenzione. Anche se coinvolto negli affari della famiglia e nella politica fiorentina, potrebbe non aver avuto la stessa visibilità pubblica o la stessa reputazione di Cosimo come leader carismatico e influente. Inoltre, la morte prematura di Lorenzo nel 1440 potrebbe aver contribuito a una percezione più limitata del suo ruolo e della sua influenza rispetto a quella di Cosimo, che visse più a lungo e continuò a esercitare il suo potere e la sua influenza per molti anni dopo la morte del fratello.
  • 32. L’ombra del fratello Presente all'arresto di Cosimo con l'accusa di tirannia nel 1433, decise di radunare un esercito per costringere la Signoria e Rinaldo degli Albizzi a liberarlo. Era, infatti, un carattere impetuoso e più attivo rispetto a Cosimo; supplicato dal fratello stesso, però, desistette dal progetto e decise di seguire il maggiore a Venezia. Rientrato a Firenze con il fratello, si dedicò agli affari del Banco dei Medici. I suoi compiti furono più di rappresentanza e ambasciata verso gli alleati. E nel 1435, proprio per seguire gli affari del Banco dei Medici, Lorenzo si trasferì definitivamente a Roma; ma molto frequenti erano i suoi viaggi a Firenze, per star vicino alla famiglia e al fratello.
  • 33. Perchè il “Vecchio”? Il soprannome "il Vecchio" associato a Lorenzo de' Medici era in realtà una convenzione storica per distinguerlo da suo nipote Lorenzo de' Medici, che divenne noto come "il Magnifico". Quindi, mentre il nipote era chiamato "il Magnifico" per il suo patrocinio culturale e politico, suo zio veniva retrospettivamente identificato come "il Vecchio" per distinguere tra i due. Questa pratica era comune per distinguere i membri della stessa famiglia con nomi simili o identici.
  • 34. Caterina De’ Medici Caterina De’ Medici nasce nel 1519 però poco prima di compiere il suo primo mese di vita, Caterina era rimasta orfana di entrambi i genitori, ma l’importanza della famiglia Medici era tale da garantirle un futuro brillante. Lei era l’unica erede della potente famiglia Medici e venne allevata prima a Roma dalla nonna paterna e poi a Firenze dalle zie paterne. Nel 1525, Caterina De’ Medici affrontò un periodo cruciale, iniziato con l'alleanza tra il Papa Clemente VII e la Francia contro Carlo V d’Asburgo. La ribellione di Firenze nel 1529, seguita dall'assedio imperiale e la caduta nel 1530, pose Caterina a rischio a causa della sua parentela con il papa. Tuttavia, riuscì a tornare a Roma. Il matrimonio con Enrico di Valois nel 1533, orchestrato da Clemente VII, ebbe risvolti complicati dopo la sua morte nel 1534. Fortunatamente, il successore di Clemente, Paolo III, alla fine confermò l'alleanza con i francesi e la dote di Caterina, evitando un potenziale declino.
  • 35. Educazione eccezionale e contributi culturali Caterina parlava perfettamente francese, ma conosceva anche il latino, il greco, leggeva testi di ogni tipo, dalla matematica alla teologia e all’astronomia. Era un portento e riuscì ad affascinare i suoi parenti acquisiti. Sembra sia stata proprio lei a inventare la cavalcatura all’amazzone, che le consentiva di cavalcare velocemente, mantenendo una postura decorosa per l’epoca. Inoltre si dice che Caterina avrebbe insegnato ai francesi l’uso della forchetta e portato in Francia molti piatti tipici della sua terra che oggi sono considerati francesi.
  • 36. Tragedie e intrighi Nel 1536 il Delfino di Francia Francesco di Valois morì all’improvviso, cosi Enrico e Caterina divennero i nuovi eredi al trono. Da qui iniziò a nascere la leggenda nera della futura Regina poiché qualcuno ipotizzò che Francesco fosse stato ucciso proprio dalla delfina. Però il re, molto affezionato a lei, non fece caso alle dicerie. Il suo vero problema era un altro: non riusciva a dare un erede al marito. Enrico non l’amava: i suoi sentimenti erano per la cortigiana Diana di Poitiers, che aveva 20 anni più di lui. Nonostante ciò Diana avrebbe spinto Enrico a dormire con la moglie, la quale gli diede 10 figli. Successivamente salirono al trono di Francia nel 1547 però il nuovo monarca morì dopo 10 giorni di agonia nel 1559, durante un torneo cavalleresco. Caterina prese il lutto a vita, ma non si vestì di bianco, colore tradizionale delle Regine vedove, bensì di nero, inaugurando una nuova tradizione.
  • 37. Regina madre al potere Caterina De’ Medici, dopo la morte dei figli Francesco II e Carlo IX, saliti al trono, assunse un ruolo centrale come Regina Madre e reggente. Nel 1562, promulgò l'Editto di Saint Germain, un tentativo di garantire la tolleranza religiosa e prevenire le guerre di religione. Tuttavia, la sua figura è oscurata dalla tragica Notte di San Bartolomeo del 1572, dove un evento che doveva essere una festa, stava per sposarsi la figlia di Caterina, Margherita, con il principe Enrico III di Navarra, invece si trasformò in un massacro. Infatti doveva essere una vendetta contro i capi ugonotti e il loro crescente potere nella società, ma la situazione sfuggì di mano, causando 20.000 morti a Parigi. Sebbene gli studi più recenti suggeriscano la colpa di Carlo IX, Caterina venne erroneamente accusata di aver premeditato l'assalto, contribuendo alla persistenza della sua leggenda nera.
  • 38. Per secoli, Caterina De’ Medici è stata dipinta come un'assassina e avvelenatrice, accusata anche di aver orchestrato la morte di Giovanna d’Albret tramite guanti profumati avvelenati. Tuttavia, tali affermazioni sono infondate, poiché la Regina morì per cause naturali. La leggenda nera si estese anche al presunto avvelenamento di suo figlio, Carlo IX, morto di tubercolosi. Sono certi, invece, gli incontri tra la monarca e Nostradamus, il quale avrebbe predetto la fine della dinastia dei Valois in modo molto particolare: la Regina si sarebbe seduta in una stanza, di spalle alla porta, guardando in uno specchio “magico”. Da lì avrebbe visto entrare nella camera, a uno a uno, il riflesso dei suoi figli, ognuno dei quali avrebbe compiuto un numero di giri della stanza pari agli anni di regno che gli erano destinati. Caterina De’ Medici, probabilmente interpretò le visioni di Nostradamus in modo funesto, consapevole del declino imminente della sua dinastia. Strega o sovrana sfortunata?
  • 39. Allora perché tutto queasto accanimento? La risposta potrebbe essere molto semplice: la Regina era una donna, una straniera che raggiunse l’apice del potere, diventando Regina di un paese che non era il suo. La sua intelligenza e cultura superiori agli uomini contemporanei amplificarono l'ostilità. Inoltre, il binomio profumo/veleno, diffuso tra i suoi contemporanei, alimentò accuse infondate contro di lei, suggerendo che il suo interesse per i profumi fosse associato a presunti veleni, contribuendo alla sua fama negativa.
  • 40. La fine di un’era La fine della dinastia dei Medici segna un capitolo significativo nella storia della Toscana e dell’Italia. Il declino dei Medici cominciò nel XVII secolo, quando la famiglia iniziò a perdere il controllo politico e finanziario della regione. Con la morte di Gian Gastone de’ Medici nel 1737, l’ultimo discendente diretto della famiglia, la dinastia dei Medici si estinse. L’assenza di eredi diretti aprì la strada per il passaggio del Granducato di Toscana sotto il controllo della casa d’Asburgo-Lorena. Sebbene i Medici non fossero più al potere, il loro lascito culturale e artistico sopravvisse attraverso opere d’arte, architetture e istituzioni che avevano sostenuto e promosso durante il loro dominio.