2. Photography was my first love,
the passion that inspired me to start
my studies in Design.
At first it was only digital photography,
but after finding my mother’s old
camera I started experimenting with
analog photography, even using
toy cameras, polaroids and expired film.
I also started developing black
and white films and printing
photographs in the dark room.
photography
3. Ex Cantoni Saronno, 2010
This is one of my first photography projects,
a series of pictures taken in an abandoned
factory near my town. I wanted to depict
the fact that a place that only 10 years earlier
was full of people working is now falling apart
while nature it’s recovering its place, making
the building dangerous for humans.
Pictures were taken with a Canon EOS 1000D.
photography
11. photography
Holga
Here are some pictures I made with an Holga,
a 120mm film toy camera, almost completely
made of plastic, which has lots of limitations
but also gives you many opportunities
of experimentation: for example it makes
double exposures really easy to do and with
some modifications you can also use 35mm
film in it.
25. These are some projects I made during
the three years at university.
I’ve decided to include only personal
projects and not the group ones,
which were mostly about designing
mobile apps or social medias.
university projects
26. university projects
Playing Cards, 2011
The aim of the project was to redesign
traditional playing cards, refering to a particular
scenario or topic.
I chose the theme of dream and nightmare,
using photography to tell 4 different stories,
one for every card suit. On the back of the
cards there’s a digital texture.
27. university projects
Playing Cards
I created 4 suits, each one
linked to a detail present
in the pictures on the cards.
The nightmare cards have blue
colour tones, the dream ones
red/yellow tones.
33. university projects
Expressive Typography, 2012
In this expressive typography exercise we had
to write a word related to a job, without using
fonts, and then print it on a postcard.
I chose the word “cartolaio” (stationer).
35. university projects
Robert Massin poster, 2013
This is a poster with a quote by the designer
Robert Massin on the front and his biography
and description of some works on the back.
I started by looking at some of his most known
works: the book designs for “La Cantatrice
Chauve”, “Delire a Deux” and “L’Or”.
37. ROB
ERT
MAS
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university projects
Robert Massin Poster
These are the first attempt I made.
The first one is strongly influenced
by the cover for “L’Or”, the other
one is inspired by the typographic
composition Massin made in “La
Cantante Chauve” and “Delire a
Deux”.
I decided to use the black and
white design, but I changed a bit
the composition, since the name of
Massin in the middle of the poster
was a disturbing element for the
reading of the quote.
39. university projects
Robert Massin Poster
Tipografia espressiva. Che cosa vuol dire questa parola?
Qual è il suo significato e perché essa, ad un certo punto della storia del Novecento
ha incominciato a rimbalzare e a diffondersi in lungo e in largo nel mondo artistico
e soprattutto della grafica? Se c’è stato un uomo che su di tutti sintetizza meglio di
tutti questo termine è Robert Massin, o semplicemente Massin, come preferì farsi
chiamare. Egli non è il creatore di questa parola, ma quando essa viene pronunciata
non si può far altro che rimandare al grandissimo maestro francese. Nato nel 1925
a Bourdinière-Saint-Loup, un comune a nord della Francia, Massin è stato uno dei
pochi grafici a rompere con la grafica e la tipografia razionalista della scuola svizze-
ra, contrastandola con la sperimentazione di figure e metodi di espressione nuovi.
La sua vena artistica risalta in quasi tutti i suoi lavori, molti dei quali gli hanno con-
ferito una notorietà sia a livello europeo che mondiale. Ebbene, tornando alle prime
parole di questo discorso, in che modo questo artista è riuscito quasi a monopolizza-
re il termine “tipografia espressiva” con le sue opere? Come già detto, rompendo i
rigidi schemi della cultura tradizionalista Massin apre un nuovo mondo di possibili-
tà sia a livello visivo che interpretativo.
A pensiero di molti “La chantante chauve” è il lavoro di Massin che più ha contribuito,
a livello di stile e di originalità, alla crescita della sua fama internazionale, e in secondo
luogo perché questo riconoscimento mondiale è forse l’unico rispetto al quale si può
trovare più materiale documentativo e critico, sia su piattaforme digitali che per
quanto riguarda il campo editoriale, oltre al fatto che quest’opera rappresenta il sim-
bolo di tutta la freschezza e la fantasia proveniente dalla mente di questo eclettico tipo-
grafo francese. Parlando dell’aspetto pratico della “tipografia espressiva” di Massin ci
si concentra maggiormente sui lavori che egli ha svolto in collaborazione con produtto-
ri artisti teatrali. In questi lavori il dialogo non è più la semplice trascrizione di quello
che viene detto dai protagonisti, ma è lui il vero protagonista, esso stesso diventa tanti
personaggi, poiché questi non si identificano più con i loro nomi, ma con il loro aspetto,
con la tonalità, i tempi, il loro umore e la loro personalità. Ci si potrà chiedere come è
stata resa possibile questa. Ad esempio il carattere emozionale delle voci viene ripro-
dotto usando effetti grafici particolari, oppure, in “Delire a deux” ogni personaggio
possiede un proprio stile grafico personale, e gli spari delle bombe che all’esterno di-
struggono la città sono rappresentati da vistose macchie di inchiostro che si intrufolano
nel testo e lo sovrastano, invadono lo spazio del testo e delle illustrazioni, schiacciando-
le, quasi ad evidenziare la loro potenza distruttrice. Dopo aver argomentato in modo
abbastanza generale le caratteristiche principali delle produzioni di questo autore ci si
concentra ora sull’analisi della sua opera da molti considerata la più significativa e
rappresentativa, che è anche un modo per capire il motivo del suo successo.
Stile.I testi non sono più vincolati da una gabbia di linee che li tiene imprigio-
nati, non sono più solamente una forma di comunicazione discorsiva e visivamente
“invisibile” con l’unico intento di informare chi li legge. Essi sono stati trasformati
da forme statiche a dinamiche, non sono più uno strumento per arricchire immagini
ed artefatti, ma ne fanno parte. Massin comincia ad occuparsi di grafica a partire
dall’età di 23 anni, prima del quale aveva un semplice ruolo di giornalista, intervi-
statore, ed i suoi primi libri avevano composizioni semplici ed ordinate, influenzato
anche dall’ambiente francese di quel periodo, caratterizzato dai canoni accademici
e in particolare dai dibattiti sulla non necessità dell’ornamento riconducibili ad Au-
guste Perret. Successivamente, contrariamente agli allievi della scuola accademica,
egli sviluppa idee nuove che gli aprirono la strada verso un successo nell’editoria
creativa e che permisero poi a Massin di diventare più tardi direttore artistico della
casa editrice Gallimard. È proprio da questa collaborazione che nascono le più
grandi e riuscite opere del nostro grafico ”sperimentatore”. Durante gli anni Ses-
santa egli crea lavori grafici in cui il è “tipo” delle lettere che deve essere un traspor-
tatore del messaggio, dalla “trasparenza” di un testo rinchiuso in una prigione di
linee orizzontali si passa a qualcosa di più, si arriva ad un’ ”opacità” che, oltre a
dare un riscontro logico derivante dal contenuto del messaggio, restituisce una qua-
lità visiva non casuale, ma finalizzata sempre ad esprimere meglio il concetto già
espresso dalla frase con un’esperienza del tutto nuova, capace di coinvolgere in
modo molto più significativo il destinatario. Massin sperimenta molto con i testi tea-
trali, tra cui spiccano per originalità e arditezza delle soluzioni le piéce di teatro
dell’assurdo dell’autore di origini rumene Eugène Ionesco, “La chantante chauve”
e “Delire a deux”.
La chantante chauve.Nel 1964 viene commissionato a
Massin dalla Gal- limard, di cui egli stesso è l’art director, il compito di impagi-
nare la versione cartacea dell’opera teatrale di Eugene Ionesco “La chantante
chauve”, in inglese “The bald soprano”. Con questo lavoro il francese cerca di
rivalorizzare il testo all’interno di una com- posizione teatrale, ravvivandolo,
movimentandolo, trasformandolo in qualcosa che agisce attivamente nella
mente dello spettatore, come se ad un tratto lo spettacolo si trasferisse dal palco-
scenico al libro, considerato fino a quel momento come una prigione priva di
qualsiasi carattere e valenza visiva. Ne “La chantante chauve” le voci dei perso-
naggi sono rappresentate in modo inusuale, a seconda del comportamento, della
situazione e del tono di voce che sai assumono. I dialoghi si sovrappongono, si
mescolano e creano anche forme geometriche ingrandiscono smisuratamente,
vengono distorti, le lettere si avvicinano e si allontanano, la densità cambia. A
volte questo procedimento rende del tutto compromessa la leggibilità del testo,
ma garantisce una maggiore espressività, ed interagisco- no con le immagini ri-
traenti i personaggi, in modo da rendere la loro identità visiva concreta, e non
più basandosi solo sull’immaginazione del lettore. Un’esempio di quando la
qualità prima definita come “opaca” prende il sopravvento su quella “traspa-
rente” è quando, in alcuni punti dello spettacolo le voci(quindi le frasi) degli
attori si intrecciano, parlano contemporaneamente e trasferiscono al lettore
esattamente quello che percepirebbe in quella particolare situazione uno spetta-
tore al teatro, cioè confusione. A ogni personaggio corrisponde uno specifico ca-
rattere tipografico. Alle donne spettano i corsivi, più morbidi e aggraziati,
tranne per la cameriera: “mi sembrava un personaggio mascolino”, dice Massin.
Questo stile di rappresentazione, sebbene si avvicini sensibilente ai grandi scrit-
tori futuristi e non, come Mallarmè e su tutti Marinetti, è a suo modo unico,
perché si pone a metà fra diverse categorie di libri vis- ivi, a metà fra libro illu-
strato, fumetto e libro d’artista. Nella sua particolarità si può ricercare
un’ulteriore caratteristica che rende questo artefatto pionieristico nel suo
ambito: I personaggi raffigurati nel libro non sono affatto disegni di inventati,
ma bensì foto di attori reali che andranno poi ad esibirsi sul palco. Questi ven-
nero semplicemente fotografati su uno sfondo bianco, quindi le immagini non
provenivano direttamente da foto scattate durante lo spettacolo, ma scattate ap-
positamente per rispettare gli spazi del libro. Dopo aver lasciato il set fotografi-
co l’immagine derivata dalla pellicola veniva contrastata per ridurla ai neri e ai
bianchi, a Massin di far conferire alle immagini degli attori la stessa consistenza
materiale e lo stesso peso dei caratteri tipografici. Anche gli attori sono fatti di
inchiostro. Coniugato a ciò, non tralasciando nemmeno un particolare
dell’allegoria tra libro e teatro, il grafico francese progetta l’intera pagina a mo
di mezzo palcoscenico, gestendo gli spazi bianchi e vuoti come se gli attori si do-
vessero muovere realmente su di essi, di modo che la doppia pagina del libro
aperto assuma le sembianze di una vera e propria scenografia mettendo in gioco
anche la variabile della distanza degli attori, trasformando il tutto in una vera e
propria composizione prossemica (che potrebbe variare a seconda del tipo di
spettacolo di cui si sta trattando). Come per quasi tutte le cose che devono ri-
spettare con coerenza un fine ben preciso, in questo caso la dinamicità di uno
spettacolo trasferita su carta, oltre alla variabile dello spazio bisogna considera-
re anche quella del tempo. Massin riuscì nell’obiettivo. La variabile temporale è
stata rispettata interpretando il voltar di pagina come un fattore ritmico, anche
se in questo caso questa caratteristica si può ritrovare anche nei libri di comune
fattura.
Influenze. Robert Massin non fu influenzato direttamente da alcun movi-
mento, ma fu anzi lui stesso a ispirare le idee di molti altri creativi. Dal punto di vista
artistico e compositivo (non ideativo) egli portebbe però aver preso spunto dai manife-
sti futuristi italiani, in cui la tipografia, come per il francese, non era ancorata ad una
gabbia all’interno della pagina, ma aveva la possibilità di espandersi, di contrarsi, di
inclinarsi. La differenza tra i manifesti futuristi e la tipografia di Massin sta proprio
nell’espressività. Mentre per i primi l’uso della tipografia era semplicemente legato alla
riproduzione di suoni onomatopeici tramite testi e composizioni dinamiche, per l’altro
la manipolazione dei segni tipografici era orientata verso un’espressività coinvolgente
e intuitiva e l’esempio più calzante è il progetto de “La chantante chauve”
Back of the poster
40. university projects
Polarità poster, 2014
I had to create a duotone poster starting from
a quote by Adrian Frutiger: “The absence is as
important as the presence” using only
typographic elements and blocks of colour.
I designed the project around the concept
of polarity (polarità): absence and presence
are two complementary and necessary parts
of a project.
41. university projects
Polarità
The poster is fold to form
a booklet: title of the project
on the front, quote and
biography of Adrien Frutiger
inside and explanation of
the title on the back.
Front of the booklet
45. university projects
Polarità
When the booklet is opened the poster has two
sides: one with a cyan backgroound, which
is the one you see when it is fold into a booklet,
and one with a white background and just
Frutiger’s quote on it.
In the centre of both sides there’s a square:
white on the cyan side and cyan on the white
side. This squares symbolize the two poles
of absence and presence.
46. university projects
Tarots, 2014
Tarot cards based on the oniric world.
The idea of these tarots comes from the fact
that tarots have been and are an esoteric tool
used to understand the meaning of dreams.
The images are a digital collage, made by
putting together old black and white pictures
with flowers and other elements that have very
saturated colours, creating a strange contrast
which may evoke the oniric imagery.
50. university projects
Visual Book:
Gasoline by Gregory Corso, 2015
Gasoline is a volume of poetry by Gregory
Corso, one of the writers of the Beat
Generation: the aim of the project was to make
this publication into a “visual book”.
Since the poems in Gasoline are about the
most diverse subjects and there isn’t
a common theme in all of them, I tried to
understand how Corso found the inspiration
to write the book: what I discovered is that he
starts from what he sees, from reality,
and through this immages he investigates his
inner self.
51. university projects
Gasoline
Photographs symbolize reality and the cuts
on the page symbolize Corso’s intervention
through poetry.
The poems are not placed into a grid but are
put on the page as if they were clippings,
to make a connection with the cut-up,
a technique frequently used by the beats.
52. university projects
Gasoline
This is the first version of the
project. In the final version I’ve
changed the size of the book,
the cover design and the paper
(using Fedrigoni Tintoretto
instead of white coated paper).
61. branding
Centro Medico Lissone, 2013/2015
Logo and visual communication for
a medical center. The logo is based on the
snowdrop flower, which is a symbol of new
beginnings.