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Parole di Memoria
Il dialetto racconta le storie della Storia
Chiara Buongiovanni
IV Festival Internazionale della Public History
Lecce, novembre 2023
Parole di Memoria
Un progetto in cammino
o Un luogo
o Le “sue” parole
o Una comunità
o La “sua” lingua
o Una relazione – tradizione
o Una domanda
 Un format che diventa laboratorio
UNA RELAZIONE
“Passeggiare e pensare in
natura attraverso le
stagioni. Spesso lo faccio
in compagnia di mio padre e
nel camminare seminiamo
memoria, per chi vorrà
raccoglierla.
Ogni volta che camminiamo
incontriamo delle parole,
pezzetti di storie che
ricomponiamo, pezzetti di
noi”.
Siamo a Coreno Ausonio,
accovacciati tra i monti
Aurunci, affacciati sul
golfo di Gaeta, a 318 metri
sul livello del mare, in
provincia di Frosinone
.
CHIARA & TONINO
FORMAT
“
“Parole di memoria” sono dei
video in cui raccogliamo, dalla
memoria di mio padre (classe
1944), le parole in dialetto,
cerchiamo di spiegarne il
significato e raccontiamo le
tradizioni e le storie della
comunità corenese e della
civiltà rurale che a quelle
parole sono collegate.
PAROLE DI MEMORIA
Sono le parole in dialetto che “descrivono le cose”
e al tempo stesso “raccontano la storia” della nostra
comunità̀e dei luoghi in cui questa storia ha preso
forma.
UN LUOGO
Coreno Ausonio
si trova a 318 m s.l.m., su un
altipiano posto sul fianco sud-ovest
del Monte Maio (m 940), facente parte
della Catena dei Monti Aurunci.
L’abitato non dispone di un unico
centro storico, ma è diviso nei suoi
caratteristici antichi rioni,
costruiti di solito intorno a un solo
casale originario che s’ingrandiva,
stanza dopo stanza, per via
dell’incremento demografico delle
famiglie, che prendevano i nomi degli
edificatori primordiali.
Il territorio comunale presenta le
caratteristiche di un territorio
montano che digrada a uno collinare,
con un andamento da nord-est a sud-
ovest, che affaccia sul Golfo di
Gaeta.
Le Parole di memoria
vengono fuori quasi
“spontaneamente”
mentre camminiamo, un
po’ come la stramma,
come gliu ventriscu
(lentisco) e come le
scocciacannate
(ciclamini) ai bordi
della strada.
Riguardano gli eventi
belli, la vita di
tutti i giorni e le
tragedie familiari e
universali di cui
siamo stati testimoni,
anche attraverso i
nostri antenati.
Che lingua parla il territorio?
Dove sono fisicamente
collocate e reperibili le parole del
territorio?
Che cosa racconta attraverso le sue
parole?
Cosa tramanda?
LE SUE PAROLE
Quando si nasceva, quando si moriva. Gliu cònsoglio e altre Parole di memoria a Coreno Ausonio (FR)
UNA COMUNITA’
Attraverso le
Parole di memoria
recuperiamo non
solo la memoria
storica e
culturale del
paese ma anche
antropologica,
ovvero lasciamo
che emerga
“l’umanità̀
” che
nella comunità̀si
alimentava in
modo quasi
viscerale, come a
definire il dna
dei corenesi.
LA SUA LINGUA
La lingua, come la
sociolinguistica ci insegna,
non ha solo funzione
pragmatica, ma ha anche
l’aspirazione di conferire
identitaà sociale e
riconoscimento comunitario al
parlante.
Così le sue varietà̀ci
permettono di comunicare chi
siamo e di rendere le nostre
scelte linguistiche pieno
strumento di consapevolezza
ed espressione del sé.
(v. Educazione e politica linguistica. Teoria e
pratica, M. Santipolo 2022)
Foto: Peppe Parente
LA SUA LINGUA
La lingua, come la
sociolinguistica ci insegna,
non ha solo funzione
pragmatica, ma ha anche
l’aspirazione di conferire
identità sociale e
riconoscimento comunitario al
parlante. Così le sue varietà
ci permettono di comunicare
chi siamo e di rendere le
nostre scelte linguistiche
pieno strumento di
consapevolezza ed espressione
del sé.
(v. Educazione e politica linguistica. Teoria e
pratica, M. Santipolo 2022)
Riacquistare conoscenza del dialetto e competenza comunicativa
sembra è un atto libero di resistenza
e immaginazione culturale per i nostri territori.
Linguisticamente parlando, un territorio dovrebbe poter conservare memoria di sé
attraverso la lingua che ne racconta non solo l’evoluzione culturale, ma anche le
radici antropologiche.
La pregnanza del dialetto è nel descrivere e nel definire cose
che, se anche non esistono nel presente, informano il nostro
codice genetico socio-culturale e identitario.
In questo le Parole di memoria hanno la capacità di rievocare e
riattivare esperienze di riconoscimento e immaginazione, per il
presente e per il futuro.
UNA DOMANDA
Chi sémo?
Il senso del camminare nel ricordo è sempre proprio del soggetto, di chi cercando il
“cosa”, attraverso il “come”, incontra il “chi”, ovvero “se stesso”, sia esso un
“sé” individuale o collettivo:
dal ricordo alla memoria riflessiva attraverso la reminiscenza.
(v. P. Ricoeur La memoria, la storia, l’oblio, 2003)
Chiara Buongiovanni
email:chiarabuongiovanni@gmail.com
telefono:+39 339 874 4555
caffeconrose.it
Grazie.

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Parole di Memoria. Il dialetto racconta le storie della Storia

  • 1. Parole di Memoria Il dialetto racconta le storie della Storia Chiara Buongiovanni IV Festival Internazionale della Public History Lecce, novembre 2023
  • 2. Parole di Memoria Un progetto in cammino o Un luogo o Le “sue” parole o Una comunità o La “sua” lingua o Una relazione – tradizione o Una domanda  Un format che diventa laboratorio
  • 3. UNA RELAZIONE “Passeggiare e pensare in natura attraverso le stagioni. Spesso lo faccio in compagnia di mio padre e nel camminare seminiamo memoria, per chi vorrà raccoglierla. Ogni volta che camminiamo incontriamo delle parole, pezzetti di storie che ricomponiamo, pezzetti di noi”. Siamo a Coreno Ausonio, accovacciati tra i monti Aurunci, affacciati sul golfo di Gaeta, a 318 metri sul livello del mare, in provincia di Frosinone .
  • 5. FORMAT “ “Parole di memoria” sono dei video in cui raccogliamo, dalla memoria di mio padre (classe 1944), le parole in dialetto, cerchiamo di spiegarne il significato e raccontiamo le tradizioni e le storie della comunità corenese e della civiltà rurale che a quelle parole sono collegate.
  • 6.
  • 7. PAROLE DI MEMORIA Sono le parole in dialetto che “descrivono le cose” e al tempo stesso “raccontano la storia” della nostra comunità̀e dei luoghi in cui questa storia ha preso forma.
  • 8. UN LUOGO Coreno Ausonio si trova a 318 m s.l.m., su un altipiano posto sul fianco sud-ovest del Monte Maio (m 940), facente parte della Catena dei Monti Aurunci. L’abitato non dispone di un unico centro storico, ma è diviso nei suoi caratteristici antichi rioni, costruiti di solito intorno a un solo casale originario che s’ingrandiva, stanza dopo stanza, per via dell’incremento demografico delle famiglie, che prendevano i nomi degli edificatori primordiali. Il territorio comunale presenta le caratteristiche di un territorio montano che digrada a uno collinare, con un andamento da nord-est a sud- ovest, che affaccia sul Golfo di Gaeta.
  • 9.
  • 10. Le Parole di memoria vengono fuori quasi “spontaneamente” mentre camminiamo, un po’ come la stramma, come gliu ventriscu (lentisco) e come le scocciacannate (ciclamini) ai bordi della strada. Riguardano gli eventi belli, la vita di tutti i giorni e le tragedie familiari e universali di cui siamo stati testimoni, anche attraverso i nostri antenati. Che lingua parla il territorio? Dove sono fisicamente collocate e reperibili le parole del territorio? Che cosa racconta attraverso le sue parole? Cosa tramanda? LE SUE PAROLE
  • 11. Quando si nasceva, quando si moriva. Gliu cònsoglio e altre Parole di memoria a Coreno Ausonio (FR)
  • 12. UNA COMUNITA’ Attraverso le Parole di memoria recuperiamo non solo la memoria storica e culturale del paese ma anche antropologica, ovvero lasciamo che emerga “l’umanità̀ ” che nella comunità̀si alimentava in modo quasi viscerale, come a definire il dna dei corenesi.
  • 13.
  • 14. LA SUA LINGUA La lingua, come la sociolinguistica ci insegna, non ha solo funzione pragmatica, ma ha anche l’aspirazione di conferire identitaà sociale e riconoscimento comunitario al parlante. Così le sue varietà̀ci permettono di comunicare chi siamo e di rendere le nostre scelte linguistiche pieno strumento di consapevolezza ed espressione del sé. (v. Educazione e politica linguistica. Teoria e pratica, M. Santipolo 2022) Foto: Peppe Parente
  • 15. LA SUA LINGUA La lingua, come la sociolinguistica ci insegna, non ha solo funzione pragmatica, ma ha anche l’aspirazione di conferire identità sociale e riconoscimento comunitario al parlante. Così le sue varietà ci permettono di comunicare chi siamo e di rendere le nostre scelte linguistiche pieno strumento di consapevolezza ed espressione del sé. (v. Educazione e politica linguistica. Teoria e pratica, M. Santipolo 2022) Riacquistare conoscenza del dialetto e competenza comunicativa sembra è un atto libero di resistenza e immaginazione culturale per i nostri territori. Linguisticamente parlando, un territorio dovrebbe poter conservare memoria di sé attraverso la lingua che ne racconta non solo l’evoluzione culturale, ma anche le radici antropologiche. La pregnanza del dialetto è nel descrivere e nel definire cose che, se anche non esistono nel presente, informano il nostro codice genetico socio-culturale e identitario. In questo le Parole di memoria hanno la capacità di rievocare e riattivare esperienze di riconoscimento e immaginazione, per il presente e per il futuro.
  • 17. Il senso del camminare nel ricordo è sempre proprio del soggetto, di chi cercando il “cosa”, attraverso il “come”, incontra il “chi”, ovvero “se stesso”, sia esso un “sé” individuale o collettivo: dal ricordo alla memoria riflessiva attraverso la reminiscenza. (v. P. Ricoeur La memoria, la storia, l’oblio, 2003)
  • 18.