Presentazione al Festival Internazionale della Public History, Lecce 28 novembre 2023 (di Chiara Buogiovanni)
"Parole di memoria" nasce da una domanda in parte controintuitiva in tempo di transizione. Si prefigge di usare le parole del dialetto e il loro ancoraggio fisico, quasi il loro manifestarsi visivamente nei luoghi reali del territorio, per contribuire a spostare la riflessione dal più urgente "dove stiamo andando" al più lento "da dove veniamo", ovvero "quale antropologia stiamo lasciando dietro di noi".
Una transizione libera ha in sé un esercizio di tradizione, "trasmettere" per poter conservare ciò a cui riconosciamo un valore. Proponiamo di farlo attraverso un esercizio di memoria e narrazione che usi la lingua che più ha dato forma all'identità territoriale e comunitaria nel tempo e nello spazio: il dialetto, scegliendo di interrogare le parole di memoria della piccola storia del nostro paese, Coreno Ausonio (FR).
"Parole di memoria" sono dei video in cui, camminando nel paese e sulle montagne segnate dalla Linea Gustav, raccogliamo dalla memoria di mio padre (classe 1944) parole in dialetto, ne spieghiamo il significato e raccontiamo tradizioni e storie della comunità corenese che a quelle parole sono collegate, nel quadro della Storia. Parole di memoria vengono fuori "spontaneamente" mentre camminiamo, un po' come la stramma, gliu ventrìscu (lentisco) e le scocciacannate (ciclamini) lungo la strada. Sono parole in dialetto che "descrivono le cose" e al tempo stesso "raccontano la storia" di comunità e luoghi. Riguardano eventi belli, vita quotidiana, tragedie familiari e universali di cui siamo testimoni diretti o indiretti.
Attraverso le "Parole di memoria" recuperiamo la memoria storica, culturale e antropologica del paese, lasciamo che emerga "l'umanità" che nella comunità si alimentava in modo viscerale, quasi il suo dna. La visione è costruire un racconto evocativo e nel suo piccolo generativo di futuro: quello che siamo stati, in parte siamo ancora e possiamo scegliere di tornare a essere, pur nelle forme della contemporaneità.
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Parole di Memoria. Il dialetto racconta le storie della Storia
1. Parole di Memoria
Il dialetto racconta le storie della Storia
Chiara Buongiovanni
IV Festival Internazionale della Public History
Lecce, novembre 2023
2. Parole di Memoria
Un progetto in cammino
o Un luogo
o Le “sue” parole
o Una comunità
o La “sua” lingua
o Una relazione – tradizione
o Una domanda
Un format che diventa laboratorio
3. UNA RELAZIONE
“Passeggiare e pensare in
natura attraverso le
stagioni. Spesso lo faccio
in compagnia di mio padre e
nel camminare seminiamo
memoria, per chi vorrà
raccoglierla.
Ogni volta che camminiamo
incontriamo delle parole,
pezzetti di storie che
ricomponiamo, pezzetti di
noi”.
Siamo a Coreno Ausonio,
accovacciati tra i monti
Aurunci, affacciati sul
golfo di Gaeta, a 318 metri
sul livello del mare, in
provincia di Frosinone
.
5. FORMAT
“
“Parole di memoria” sono dei
video in cui raccogliamo, dalla
memoria di mio padre (classe
1944), le parole in dialetto,
cerchiamo di spiegarne il
significato e raccontiamo le
tradizioni e le storie della
comunità corenese e della
civiltà rurale che a quelle
parole sono collegate.
6.
7. PAROLE DI MEMORIA
Sono le parole in dialetto che “descrivono le cose”
e al tempo stesso “raccontano la storia” della nostra
comunità̀e dei luoghi in cui questa storia ha preso
forma.
8. UN LUOGO
Coreno Ausonio
si trova a 318 m s.l.m., su un
altipiano posto sul fianco sud-ovest
del Monte Maio (m 940), facente parte
della Catena dei Monti Aurunci.
L’abitato non dispone di un unico
centro storico, ma è diviso nei suoi
caratteristici antichi rioni,
costruiti di solito intorno a un solo
casale originario che s’ingrandiva,
stanza dopo stanza, per via
dell’incremento demografico delle
famiglie, che prendevano i nomi degli
edificatori primordiali.
Il territorio comunale presenta le
caratteristiche di un territorio
montano che digrada a uno collinare,
con un andamento da nord-est a sud-
ovest, che affaccia sul Golfo di
Gaeta.
9.
10. Le Parole di memoria
vengono fuori quasi
“spontaneamente”
mentre camminiamo, un
po’ come la stramma,
come gliu ventriscu
(lentisco) e come le
scocciacannate
(ciclamini) ai bordi
della strada.
Riguardano gli eventi
belli, la vita di
tutti i giorni e le
tragedie familiari e
universali di cui
siamo stati testimoni,
anche attraverso i
nostri antenati.
Che lingua parla il territorio?
Dove sono fisicamente
collocate e reperibili le parole del
territorio?
Che cosa racconta attraverso le sue
parole?
Cosa tramanda?
LE SUE PAROLE
11. Quando si nasceva, quando si moriva. Gliu cònsoglio e altre Parole di memoria a Coreno Ausonio (FR)
12. UNA COMUNITA’
Attraverso le
Parole di memoria
recuperiamo non
solo la memoria
storica e
culturale del
paese ma anche
antropologica,
ovvero lasciamo
che emerga
“l’umanità̀
” che
nella comunità̀si
alimentava in
modo quasi
viscerale, come a
definire il dna
dei corenesi.
13.
14. LA SUA LINGUA
La lingua, come la
sociolinguistica ci insegna,
non ha solo funzione
pragmatica, ma ha anche
l’aspirazione di conferire
identitaà sociale e
riconoscimento comunitario al
parlante.
Così le sue varietà̀ci
permettono di comunicare chi
siamo e di rendere le nostre
scelte linguistiche pieno
strumento di consapevolezza
ed espressione del sé.
(v. Educazione e politica linguistica. Teoria e
pratica, M. Santipolo 2022)
Foto: Peppe Parente
15. LA SUA LINGUA
La lingua, come la
sociolinguistica ci insegna,
non ha solo funzione
pragmatica, ma ha anche
l’aspirazione di conferire
identità sociale e
riconoscimento comunitario al
parlante. Così le sue varietà
ci permettono di comunicare
chi siamo e di rendere le
nostre scelte linguistiche
pieno strumento di
consapevolezza ed espressione
del sé.
(v. Educazione e politica linguistica. Teoria e
pratica, M. Santipolo 2022)
Riacquistare conoscenza del dialetto e competenza comunicativa
sembra è un atto libero di resistenza
e immaginazione culturale per i nostri territori.
Linguisticamente parlando, un territorio dovrebbe poter conservare memoria di sé
attraverso la lingua che ne racconta non solo l’evoluzione culturale, ma anche le
radici antropologiche.
La pregnanza del dialetto è nel descrivere e nel definire cose
che, se anche non esistono nel presente, informano il nostro
codice genetico socio-culturale e identitario.
In questo le Parole di memoria hanno la capacità di rievocare e
riattivare esperienze di riconoscimento e immaginazione, per il
presente e per il futuro.
17. Il senso del camminare nel ricordo è sempre proprio del soggetto, di chi cercando il
“cosa”, attraverso il “come”, incontra il “chi”, ovvero “se stesso”, sia esso un
“sé” individuale o collettivo:
dal ricordo alla memoria riflessiva attraverso la reminiscenza.
(v. P. Ricoeur La memoria, la storia, l’oblio, 2003)