1. News 16/A/2015
Lunedì, 27 Aprile 2015
Le “noccioline” di polistirolo espanso diventano batterie ricaricabili
Le palline di polistirolo utilizzate come protezione negli imballaggi presentano un
problema non indifferente: sono di difficile smaltimento. Il riciclo del polistirolo
espanso (EPS), sebbene possibile, deve affrontare ancora grandi ostacoli legati
perlopiù alla voluminosità e non degradabilità di questa plastica. Ma alle
destinazioni più comuni per questo rifiuto, ovvero materiale da stampaggio, impianti
d’incenerimento o discarica, se ne aggiunge oggi una quarta: la produzione di
batterie ricaricabili. Il merito è di un team di ricercatori dell’Università di Purdue,
nell’Indiana, che ha trovato un modo efficiente per dare una seconda vita
sostenibile alle noccioline di polistirolo espanso.
Guidati dal Prof. Vilas Pol, gli scienziati della Purdue hanno realizzato dai rifiuti di EPS
un nuovo tipo dianodo a base di carbonio da impiegare nelle batterie agli ioni di
litio. I ricercatori hanno trasformato il materiale da imballaggio riscaldandolo ad una
temperatura compresa tra 500 e 900 ° C, attraverso due processi paralleli che
richiedevano o meno l’aggiunta di un catalizzatore. A seconda del materiale di
partenza delle palline -polistirene e bio-polistirolo ottenuto dal mais – il risultato è
stato micro-fogli enanoparticelle di carbonio. E in entrambi i casi si sono rivelati
eccellenti anodi.
Questo dipende in parte dal ridotto spessore (circa un decimo dei tradizionali
elettrodi in grafite) che consente tempi di carica più rapidi. Gli scienziati affermano
che gli anodi così ottenuti funzionano talmente bene da superare quelli in
commercio, con una capacità massima specifica di 420 mAh / g, in
contrapposizione al teorico 372 mAh / g massimo della grafite. “Il processo è poco
costoso, più rispettose dell’ambiente e potenzialmente pratico per la produzione su
larga scala”, spiega il team. “Le analisi microscopiche e spettroscopiche hanno
dimostrato che le microstrutture responsabili di queste prestazioni elettrochimiche
superiori si mantengono tali anche dopo molti 300 cicli di carica-scarica”. I nuovi
elettrodi dovrebbero essere pronti all’uso commerciale nelle batterie ricaricabili
entro due anni.
Fonte: rinnovabili.it
2. Acqua potabile dal mare con il desalinatore portatile solare
Le tecnologie di desalinizzazione potrebbero un giorno rivelarsi la salvezza per le
tutte quelle regioni nel mondo in cui l’acqua potabile scarseggia. Usare il tempo
futuro è però d’obbligo perché attualmente questi dispositivi richiedono processi
costosi e un alto consumo energetico. A facilitare il raggiungimento dell’obiettivo in
tempi più ridotti potrebbe però essere Desolenator, piccolodesalinatore portatile
solare. Il team di progettisti e sviluppatori di Desolenator promette infatti il più basso
costo per litro di acqua potabile prodotta mai raggiunto prima da qualsiasi altro
sistema, disponibile nella sua stessa taglia. Il dispositivo assomiglia esteticamente a
un pannello solare termico su ruote; in realtà la superficie superiore è rivestita
di moduli fotovoltaici che danno energia al processo diosmosi inversa, una tecnica
in cui membrane specializzate sono usate per filtrare le particelle indesiderate (in
questo caso il sale dell’acqua marina).
Parlando alla BBC Radio solo qualche settimana fa, il fondatore e CEO di
Desolenator, William Janssen ha spiegato in dettaglio il funzionamento: “Desolenator
è diverso dalle tecnologie di dissalazione e dalle home water technologies esistenti
perché sfrutta l’energia solare in un modo elegantemente nuovo, massimizzando la
quantità della radiazione solare che colpisce la superficie tecnologica mediante
una combinazione di scambio termico, elettrico e di calore, creando acqua pura
potabile attraverso l’energia del sole”. I moduli fotovoltaici sono utilizzati per
convertire la luce solare in energia elettrica, mentre il suo particolare design
permette al contempo di accumulare calore; quest’ultimo è impiegato per
riscaldare l’acqua salata, poi portata ad ebollizione da un sistema elettrico a spirale
alimentato dal modulo. Il vapore formatosi viene raccolto e distillato in acqua pulita.
Janssen sostiene che nella sua forma attuale, il sistema sia in grado difornire circa 15
litri di acqua potabile al giorno. La squadra di Janssen ha Il primo prototipo
funzionante esiste già e ora il team sta cercando di raccogliere 150.000 dollari
su Indiegogo per costruire un’unità su scala maggiore e raggiungere la produzione
di massa alla fine del 2015.
Fonte:rinnovabili.it
Acque. Autorizzazione e disposizioni di legge. Cass. Sez. III n. 12969 del 26 marzo
2015 (Ud. 5 marzo 2015)
In tema di inquinamento idrico, è di tutta evidenza che il contenuto
dell'autorizzazione non può ritenersi esaustivo, né, tanto meno, può superare o
ignorare il dato normativo specifico, quale, ad esempio, è quello che impone il
divieto di scarico sul suolo del cadmio. È poi onere specifico di colui che richiede
3. l'autorizzazione allo scarico di indicarne le caratteristiche quantitative e qualitative e
fornire ulteriori informazioni, individuate dall'art. 125 d.lgs. 15206, che
presuppongono una piena e completa conoscenza del ciclo produttivo e degli
scarichi che ne derivano, così da escludere che il titolo abilitativo venga conseguito
a seguito di una mera istanza del titolare dello scarico e non, come invece avviene,
all'esito di un più complesso procedimento amministrativo.
Fonte: lexambiente.it