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PARTE TERZA: L’OPINIONE PUBBLICA ITALIANA
Dopo aver analizzato l’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia e i temi che ActionAid reputa prioritari in vista
del Vertice G7 di maggio 2017, in questo capitolo si presentano i risultati di due analisi condotte per
indagare l’opinione pubblica degli italiani. La prima è un sondaggio di opinione realizzato da Ipsos nel mese
di novembre 2016 su cooperazione internazionale, immigrazione, Agenda 2030 delle Nazioni Unite, aiuti
allo sviluppo ai Paesi poveri dati dall’Italia e ruolo, funzione ed agenda tematica del G7. La metodologia
adottata consente di suddividere la popolazione in base al grado di interesse e sensibilità per certi temi,
ricavando una serie di profili.
La seconda è invece una sentiment analysis delle conversazioni online da aprile a ottobre 2016 condotta da
DOING su tre temi che consideriamo fondamentale affrontare nella lotta alla povertà, ovvero: sicurezza
alimentare, migrazioni ed empowerment femminile. In questo caso sono state analizzate le conversazioni
su pagine di quotidiani online, blog, forum e social media individuando quali, tra i temi di nostro interesse,
sono più discussi e in quale sede, nonché il tone of voice con cui vengono affrontati.
L’indagine sugli orientamenti dell’opinione pubblica è una novità rispetto alle precedenti edizioni di “Italia e
la lotta alla povertà” e nasce dalla necessità di indagare il grado di conoscenza degli italiani sui temi dello
sviluppo oltre che la loro opinione in merito. Per avere un quadro il più possibile completo si è scelto di
abbinare al sondaggio di opinione un’analisi delle conversazioni online; per quanto coscienti delle
dinamiche proprie dei media digitali, reputiamo che la “piazza digitale” sia un universo da studiare e da
tenere presente.
7. Gli italiani e la cooperazione internazionale
7.1. Il clima di opinione relativo a cooperazione internazionale ed immigrazione
L’indagine ha evidenziato un clima d’opinione incerto riguardo a tematiche relative alla cooperazione
internazionale, soprattutto quando si tratta di dare un contributo concreto tramite donazioni, volontariato
o scelte di consumo di tipo «etico» (come l’acquisto di prodotti equosolidali o il boicottaggio di marchi che
agiscono in modo scorretto nei Paesi più poveri o sfruttando i lavoratori).
Sebbene gli italiani si dichiarino abbastanza interessati ai temi di politica internazionale (il 40% esprime un
alto interesse, valore pressoché identico all’interesse professato per la politica in generale), non sembra
che tale interesse si traduca per tutti in un reale coinvolgimento nei confronti di tematiche legate allo
sviluppo sostenibile dei Paesi poveri.
Sulla base delle risposte alle domande di opinione (interesse politica internazionale e ambito territoriale di
appartenenza) e su quelle relative alla frequenza con cui vengono svolte azioni di impegno diretto
(donazioni in denaro ad associazioni od organizzazioni che si occupano di cooperazione internazionale,
adozioni a distanza, attività di volontariato e scelte di consumo «etiche») è stato possibile dividere gli
intervistati in quattro gruppi caratterizzati da approcci simili alla cooperazione internazionale (si veda
Grafico 1).
Grafico 1. Segmentazione della popolazione italiana sulla base dell’interesse e del
coinvolgimento attivo in temi legati alla cooperazione internazionale
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
GLI «EQUI E SOLIDALI» - il gruppo numericamente più piccolo – include al suo interno coloro che si
interessano di politica internazionale, si sentono cittadini del mondo e contribuiscono attivamente e con
costanza a sostenere i Paesi più poveri e la cooperazione internazionale tramite scelte di consumo,
donazioni o attività di volontariato. Gli equi e solidali sembrano essere più diffusi in alcuni gruppi di
individui: i 25-35enni; i laureati, le persone auto-collocate politicamente al centro; gli imprenditori e i liberi
professionisti e i residenti nei grandi centri urbani.
I “COINVOLTI” - uno dei due gruppi più ampi – include persone coinvolte nelle tematiche legate allo
sviluppo sostenibile, ma il cui contributo diretto è saltuario. In questa categoria si trovano maggiormente gli
over 55enni, i residenti nelle regioni del Sud, i laureati, gli auto-collocati politicamente a sinistra e a centro-
sinistra , i pensionati, gli impiegati e insegnanti e le persone che si autodefiniscono economicamente
benestanti.
I “TIEPIDI” – primo gruppo per numerosità - sono poco interessati a tematiche legate allo sviluppo
sostenibile e di politica internazionale e danno un contributo diretto molto sporadico tramite donazioni o
scelte di consumo «etiche». Hanno inoltre un senso di appartenenza territoriale locale o nazionale. In
questo gruppo sono più presenti i giovani 18-24enni e i 35-44enni (46%), i residenti nel Nord Est , le
persone con un basso titolo di studio, non collocati politicamente e i residenti in centri tra i 5 e i 10mila
abitanti.
GLI “INDIFFERENTI” - gruppo di minoranza, ma che include al suo interno il doppio delle persone rispetto
agli “equi e solidali”- riunisce le persone disinteressate ai temi in questione e che si sentono appartenere
prevalentemente all’Italia o a livelli locali. Gli indifferenti non hanno inoltre nessun impegno diretto né
tramite scelte di consumo né tramite donazioni o volontariato. In questo gruppo troviamo maggiormente le
fasce centrali d’età 35-54enni, i residenti nel Nord Ovest, le persone con basso titolo di studio, gli auto-
collocati a destra e coloro che non si collocati politicamente, gli operai, le casalinghe e i residenti in piccoli
centri con meno di 5mila abitanti.
8% 38% 39% 15%
gli equi e solidali i coinvolti i tiepidi gli indifferenti
Figura 1. Le opinioni sull’immigrazione
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
Andando più a fondo sulle opinioni relative all’immigrazione tra gli italiani sembrano decisamente prevalere
timori e pregiudizi: la metà degli italiani considera gli immigrati come una minaccia e in generale pensa che
stiano rovinando le nostre tradizioni e la nostra cultura. L’atteggiamento timoroso dell’opinione pubblica
nei confronti dell’immigrazione è probabilmente il combinato disposto di una copertura mediatica del
fenomeno molto più frequente che in passato258
e che spesso ricorre a toni allarmistici più che
rassicuranti259
e di una gestione del tema immigrazione da molto tempo attuata in un’ottica emergenziale,
più che con piani di lungo periodo.
Il tutto, in un clima di generale confusione legato alla gestione dei flussi di rifugiati in arrivo in Europa, in cui
i cittadini faticano a comprendere chi sia veramente chiamato a decidere, a quale livello (da quello europeo
fino a quello regionale) e con quali strumenti (interventi militari, respingimenti, accordi con Paesi di
transito, accoglienza). Da segnalare in ogni caso che il tema dei rifugiati lascia anche spazio a logiche
solidaristiche e di accoglienza: il 63% degli italiani è d’accordo con l’accogliere chi è perseguitato
politicamente o scappa da guerre e fame.
Sulla base delle risposte date alle tre domande sull’immigrazione è stato quindi possibile dividere il
campione in 3 gruppi al loro interno omogenei per grado di apertura/chiusura nei confronti degli stranieri:
Gli “ACCOGLIENTI” – 33% della popolazione - sono i più aperti ed accoglienti nei confronti dei migranti.
Sono concentrati particolarmente nelle fasce d’età più giovani e tra gli studenti. Ma anche tra i laureati, i
pensionati, i benestanti e tra le persone che si collocano politicamente sinistra e nel centro sinistra.
I “POSSIBILISTI” -24%- sono abbastanza aperti nei confronti degli stranieri anche se più timorosi rispetto
agli “accoglienti”. In questo gruppo sembrano esser e più presenti i residenti nelle regioni del sud Italia, gli
auto-collocati politicamente al centro e coloro che vivono in famiglie con qualche difficoltà economica.
258
secondo il terzo Rapporto Carta di Roma “Notizie di confine” nel 2015 si è registrato un incremento dell’80% dei titoli di giornale e del 250% dei
servizi dei telegiornali sul tema dell’immigrazione
259
Sempre per la stessa fonte il 47% delle notizie legate al tema migrazioni uscite nel 2015sulla carta stampata avevano toni allarmistici, mentre solo
il 26% avevano toni rassicuranti
I “CHIUSI” – 43% - hanno un atteggiamento di forte chiusura nei confronti dei migranti economici e spesso
anche dei rifugiati e sono convinti che l’immigrazione sia un fenomeno molto pericoloso per la nostra
società. In questo gruppo troviamo soprattutto i giovani adulti 35-44enni, i residenti nel Nord Ovest, auto-
collocati politicamente al centro-destra o a destra. Particolarmente frequenti anche i lavoratori, soprattutto
quelli poco qualificati, le persone con basso titolo di studio e coloro che vivono in famiglie In forte difficoltà
economica .
La maggiore chiusura nei confronti dei migranti sembra dunque particolarmente concentrata in quei
segmenti più fragili della società (titoli di studio bassi, in difficoltà economica, operai e lavoratori non
specializzati..) che più frequentemente si trovano a “competere” per l’accesso a servizi pubblici con gli
stranieri (dall’accesso alle case popolari, ai servizi per l’infanzia o aiuti economici di supporto al reddito…) e
sui quali fanno più presa alcune retoriche ostili ed allarmiste, innescando quella che può essere definita una
«lotta tra poveri».
7.2. Gli obiettivi 2030: notorietà, importanza e realizzabilità.
Nel corso dell’indagine sono state approfondite la conoscenza del programma Agenda 2030 dell’ONU,
l’importanza data a ciascun obiettivo (dopo averne letto una descrizione abbastanza approfondita) e la
credibilità rispetto al suo reale possibile raggiungimento entro il 2030.
Primo risultato da sottolineare è sicuramente una non conoscenza degli italiani in merito all’esistenza
dell’Agenda 2030 e, di conseguenza, anche dei singoli Obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 5% li conosce
direttamente e il 34% si ricorda di “averne sentito parlare” dopo averne letto una descrizione.
Se dunque sembra prevalere una scarsissima conoscenza in merito agli aspetti istituzionali , è interessante
notare che dopo aver letto una descrizione del programma Agenda 2030 gli italiani esprimano un’opinione
molto positiva sull’importanza dell’agenda per il futuro del Pianeta e solamente il 17% la consideri non
importante.
Tabella1. Importanza attribuita all’impegno dei Paesi per raggiungere gli obiettivi 2030
Molto importante 41%
Abbastanza importante 42%
Poco importante 11%
Per nulla importante 6%
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
Parallelamente sembra però essere molto diffuso tra gli intervistati un certo disincanto nei confronti
dell’idea che tale programma, o altri analoghi, possano lasciare un segno concreto nel mondo che ci
aspetta.
Le motivazioni principali (Grafico 2) per le quali sembra prevalere tale disincanto sono relative da un lato al
fatto che questi programmi non hanno potere vincolante nei confronti degli Stati che aderiscono (28%) e
sembrano quindi utili in linea di principio, ma poco efficaci nel lasciare un segno tangibile, dall’altro alla
convinzione che il vero fine non sia tanto quello di un’azione concreta, ma di tenere accesa l’attenzione
mediatica su alcuni temi sensibilizzando l’opinione pubblica (23%).
Grafico 2. Opinioni sull’utilità dei programmi come Agenda 2030
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
Entrando nel dettaglio dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, i tre obiettivi considerati particolarmente
prioritari per ActionAid - lotta alla povertà, lotta alla fame e uguaglianza di genere - sono tutti considerati
estremamente importanti dagli intervistati.
Da segnalare però anche in questo caso una certa perplessità rispetto alle reali possibilità di
raggiungimento di tali ambiziosi obiettivi entro il 2030. Tra i tre sembra essere l’uguaglianza di genere il
traguardo un po’ più concretizzabile secondo gli italiani: il 35% degli intervistati pensa che si faranno grandi
passi avanti, sommando anche coloro che pensano che sia realizzabile almeno in piccola parte si arriva
all’81% degli intervistati.
Specularmente l’obiettivo di porre fine alla povertà è considerato un obiettivo quasi utopico da un italiano
su 3 e realizzabile in gran parte solamente da un italiano su 4.
È probabile quindi che la declinazione in azioni specifiche volte al raggiungimento dell’uguaglianza di
genere, come ad esempio quelle legate al favorire l’empowerment economico femminile (tramite misure
che vadano verso la promozione dell’occupazione femminile, dell’equità salariale, dell’accesso a servizi di
cura per l’infanzia, di politiche volte alla promozione di conciliazione tra lavoro e attività di cura e della
condivisione delle attività di cura all’interno della coppia…), siano misure considerate più concrete e
accessibili rispetto ad affrontare il più complesso tema del porre fine alla fame nel mondo..
Grafico 3. Importanza attribuita ai 3 obiettivi 2030 considerati prioritari da ActionAid
sono
fondamentali,
perché
contribuiscono a
rendere il mondo
migliore tramite
azioni concrete
17%
sono importanti,
ma servono più
che altro a tenere
accesa
l'attenzione e
sensibilizzano
l'opinione
pubblica…
non so
15%
sono utili ma poco
efficaci: non
hanno un potere
vincolante per gli
Stati che vi
aderisco
28%
sono inutili: gli
stati più ricchi non
hanno un reale
interesse a
risolvere quei
problemi
17%
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
Grafico 4 Realizzabilità dei 3 obiettivi 2030 considerati prioritari da ActionAid
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
Al di là dell’importanza attribuita a ciascun obiettivo, è stato chiesto agli intervistati di scegliere tra i 17
obiettivi la principale priorità da trattare, poi la seconda e quindi la terza in ordine di importanza. Sulla base
delle risposte date è stato possibile stilare una classifica di ordine di importanza attribuito dagli italiani agli
Obiettivi di sviluppo sostenibile (Tabella 2).
Se la lotta alla fame e la lotta alla povertà rimangono obiettivi centrali e prioritari anche quando vengono
confrontati con gli altri, l’uguaglianza di genere nel confronto perde invece posizioni: diventa settimo in
ordine di priorità sul primo e principale obiettivo da realizzare e dodicesimo sul totale dei primi tre obiettivi
da perseguire. Si posiziona invece sul terzo gradino del podio delle sfide principali dei prossimi 15 anni il
garantire salute e benessere a tutti gli abitanti del pianeta, seguito al quarto posto da azioni concrete per
affrontare il problema climatico.
76%
74%
67%
15%
17%
19%
3%
3%
6%
4%
4%
6%
2%
2%
2%
Porre fine alla povertà in tutte le sue
forme
Raggiungere l’uguaglianza di genere
ed emancipare tutte le donne e le
ragazze
Porre fine alla fame, raggiungere la
sicurezza alimentare, migliorare la
nutrizione e promuovere
un’agricoltura sostenibile
molto (voti 8-10) abbastanza (voti 6-7) non sa poco (voti 4-5) per niente (voti 1-3)
4%
3%
3%
31%
24%
21%
46%
53%
46%
19%
20%
30%
Raggiungere
l’uguaglianza di genere
Porre fine alla fame
Porre fine alla povertà
Completamente realizzabile Realizzabile in gran parte
Realizzabile in piccola parte Per nulla realizzabile
All’ultimo posto della classifica (citati come priorità solo dal 3% degli intervistati) la salvaguardia di oceani,
mari e le risorse marine ed il rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili
(fornendo a tutti accesso ad alloggi adeguati, servizi di trasporti sicuri e spazi verdi all’interno delle città)
Tabella 2. Indice di realizzabilità 0-100 degli obiettivi 2030 e ranking di priorità
Ordine di
importanza
Obiettivo
indice realizzabilità
0-100
% citazioni
come priorità
principale
1° Povertà zero 32 26%
2° Fame zero 36 21%
3° Salute e benessere 39 17%
4° Agire per il clima 34 16%
5° Lavoro dignitoso e crescita economica 32 16%
6° Pace, giustizia ed istituzioni forti 29 9%
7° Acqua pulita e igiene 38 9%
8° Energia pulita e accessibile 43 9%
9° La vita sulla terra 37 8%
10° Riduzione delle disuguaglianze tra i
Paesi
28 8%
11° Istruzione di qualità 40 7%
12° Uguaglianza di genere 40 6%
13° Consumo e produzione responsabili 37 4%
14° Industria innovazione e infrastrutture 42 4%
15° Città e comunità sostenibili 34 3%
16° La vita sott’acqua 34 3%
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
Sulla base della domanda sul livello di realizzabilità di ciascun obiettivo (per il testo della domanda
completa si veda il grafico 4), è stato realizzato l’ “indice di realizzabilità” esposto in Tabella 2, con valori da
0 (per nulla realizzabile) a 100 (completamente realizzabile), che evidenzia chiaramente il fatto che gli
italiani sembrino considerare davvero troppo ambiziosi tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Nessuno
degli obiettivi supera infatti il valore 50 della scala 0-100 ed anzi la gran parte degli obiettivi si assesta su
valori compresi tra 30 e 40.
Tra i più realizzabili, o forse sarebbe meglio dire “i meno irrealizzabili”, si trovano l’energia pulita e
accessibile, lo sviluppo industriale, l’istruzione di qualità e l’uguaglianza di genere. Al contrario quelli
considerati più ambiziosi sono la riduzione di diseguaglianze fra Paesi, la pace, la povertà zero, il lavoro e la
crescita economica.
Poco credibile appare infine l’obiettivo 17 (oggetto di una domanda separata) relativo alla possibilità di uno
sforzo congiunto di tutti i Paesi per il raggiungimento dell’Agenda 2030, considerato «improbabile» dal 60%
degli intervistati.
7.3. Gli aiuti per lo sviluppo ai Paesi poveri dati dall’Italia
Bassissimo sembra essere anche il livello di conoscenza della situazione degli aiuti per lo sviluppo ai Paesi
poveri dati dall’Italia: il 79% del campione intervistato ammette di essere poco o per nulla informato e il
73% non è in grado di indicare l’ammontare in relazione al PIL stanziato dall’Italia per tali aiuti.
Tabella2. Quanto si sente informato sugli aiuti allo sviluppo dati dall’Italia ai Paesi poveri?
Molto informato 2%
Abbastanza informato 22%
Poco informato 63%
Per nulla informato 13%
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
La poca conoscenza degli APS sembra emergere anche dalla scarsa notorietà dell’aumento della quota
stanziata dall’Italia per gli APS nel corso degli ultimi anni (considerati in aumento solamente dal 18% degli
intervistati), così come dalla percezione distorta del contributo dato dai vari Paesi G7 in percentuale sul loro
PIL: gli italiani indicano come «paese più generoso» del G7 gli Stati Uniti (29% delle indicazioni), che sono al
contrario il paese con un contributo minore in percentuale sul PIL. Viceversa è l’Italia ad essere
maggiormente indicata come fanalino di coda (32% delle citazioni) dei Paesi G7.
Coerentemente con il clima descritto rispetto ad immigrazione e cooperazione internazionale anche sugli
aiuti per lo sviluppo prevale un atteggiamento abbastanza «egoistico» da parte degli italiani intervistati:
uno su 3 ritiene che la quota di aiuti data ad oggi sia troppo alta perché «dovremmo tenere i soldi In Italia
visto che di problemi ce ne sono tanti anche qui»; al contrario solamente il 22% pensa che l’Italia dovrebbe
contribuire maggiormente.
Tali risultati potrebbero essere in parte riconducibili ad un pregiudizio negativo nell’opinione pubblica che il
nostro paese sconta quando si parla del suo ruolo internazionale che sembrano confermati anche dalla
diffusa convinzione (nel 69% degli intervistati) che il nostro paese abbia un ruolo marginale, al traino di
Paesi più grandi e importanti, per quanto riguarda le scelte politiche internazionali sui temi legati agli aiuti
allo sviluppo dei Paesi poveri. Per invertire tale opinione probabilmente importante per il nostro paese farsi
promotore nel corso del prossimo Vertice, di iniziative volte al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda
2030.
7.4. Il G7
Sebbene il 69% degli italiani intervistati dichiari di conoscere il G7, è poi solo il 12% a sapere che è il nostro
Paese ad ospitare il Vertice nel 2017 e solamente il 6% indica la città di Taormina come sede.
Così come per Agenda 2030, anche parlando di G7 gli italiani appaiono abbastanza disincantati circa la reale
utilità del Vertice, che viene considerato soprattutto «evento mediatico», luogo di grandi proclami ma di
nessuna decisione concreta (37%) o addirittura strumento superato dal tempo perché esclude alcuni Paesi
considerati centrali per l’economia mondiale come Cina o India (28%). Solamente un italiano su quattro
(23%) pensa che sia «un utile momento di confronto tra i Paesi».
Scarsa anche la fiducia che la presidenza italiana del G7 del prossimo anno possa avere un impatto positivo
sul ruolo e l’immagine internazionale dell’Italia: tale convinzione è infatti condivisa da poco meno della
metà degli intervistati (45%).
Entrando nel merito della possibile agenda del Vertice – Grafico 5 - tutti quelli proposti sono considerati
temi chiave da trattare: dal lavoro e la crescita economica (importante per l’89% degli intervistati) fino alla
lotta alle diseguaglianze di genere (85%) e le politiche di sostegno a modelli di sviluppo agricolo sostenibili
(86%).
Sebbene dunque tutti i temi proposti risultino molto importanti, quando si chiede alle persone di scegliere i
più prioritari da trattare, le risposte si concentrano maggiormente sul lavoro e la crescita economica (53%),
la gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza dei rifugiati (47%), la lotta alla povertà e all’esclusione
sociale (42%) e la lotta alla fame nel mondo (41%). Viceversa meno prioritari da trattare al Vertice G7
sembrano essere lo sviluppo energetico sostenibile (22%), la lotta alle diseguaglianze di genere (17%) e le
politiche di sostegno a modelli di sviluppo agricolo sostenibili (13%).
Grafico 5 Importanza che al G7 di Taormina vengano trattate alcune tematiche
Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016)
È interessante infine segnalare che l’Agenda delle priorità da trattare nel corso del G7 ricalca, nelle prime
due posizioni, l’Agenda delle priorità per il paese che gli italiani hanno espresso in altre indagini
continuative Ipsos (dati relativi al primo semestre 2016) e che vede il lavoro e la crescita economica citati
dall’81% degli intervistati come primo e più importante tema da affrontare, seguito dall’immigrazione
(citato dal 24% del campione). Sembra quindi che passando da un tema chiaramente globale come Agenda
2030 a parlare di un G7 ospitato in Italia, gli intervistati abbiano fatto in parte prevalere uno sguardo più
virato su emergenze e tematiche nazionali rispetto ad una prospettiva più globale.
8. Gli italiani e le conversazioni online sui temi dello sviluppo.
71%
70%
69%
69%
67%
66%
64%
63%
63%
17%
17%
17%
18%
19%
21%
22%
22%
23%
Lavoro e crescita economica
Gestione dei flussi migratori ed
accoglienza dei rifugiati
Clima e tutela dell’ambiente e delle
risorse
Lotta alla povertà e all’esclusione sociale
Lotta alla fame nel mondo
Sviluppo energetico sostenibile
Politiche volte alla stabilità politica
internazionale ed alla pace
Lotta alle diseguaglianze di genere
attraverso azioni che promuovano
l’accesso delle donne al mercato del
lavoro e ad un giusto reddito
Politiche di sostegno a modelli di sviluppo
agricolo sostenibili che supportino piccoli
produttori, prodotti a KMzero e biologici
molto (voti 8-10) abbastanza (voti 6,7)
8.1.L’analisi delle conversazioni su 3 temi centrali per la lotta alla povertà
La sentiment analysis ha analizzato le conversazioni online nel periodo tra aprile e ottobre 2016 in merito a
tre argomenti: migrazioni, sicurezza alimentare ed empowerment femminile.
Lo scopo era mettere in evidenza le opinioni più rilevanti e più diffuse, rappresentando le discussioni
correnti su questi temi d’interesse, la loro vivacità e il relativo grado di informazione, conoscenza e
approfondimento operato dagli utenti in rete: il risultato è una mappatura sintetica delle principali voci260
.
Oltre a questa analisi di tipo qualitativo, sono stati misurati quantitativamente il grado d’interesse,
esposizione e distribuzione online delle conversazioni sui temi scelti. E’ una valutazione altrettanto
importante per poter valutare attenzione e sensibilità del pubblico online a temi e sottotemi, e quindi
comprendere come si formano le opinioni.
Mettendo a confronto tra loro i tre temi scelti, il primo dato che emerge è la maggiore quantità di
conversazioni riguardanti migrazioni e sicurezza alimentare, rispetto all’empowerment femminile, che ha il
suo apice nella settimana del Fertility Day lanciato dal Ministero della Salute.
Guardando poi le dimensioni di ciascun argomento, misurate attraverso il rapporto tra visualizzazioni ed
interazioni (portata versus engagement)261
, si conferma un maggior interesse nei confronti dell’argomento
“migrazioni”, che si stacca stavolta notevolmente dagli altri due.
260
I testi di post e commenti riportati hanno valore esemplificativo e rappresentativo dei vari tipi di opinioni. Vengono riportati per offrire evidenza
anche del tono e del sentiment relativo al tema.
261
Il grafico Portata vs Engagement è costruito mettendo sull’asse delle ascisse l’engagement (interazioni; K= migliaia) e sull’asse delle ordinate la
portata (visualizzazioni; G = miliardi). La convergenza tra alto numero di visualizzazioni e alto numero di interazioni (riferimento: vertice alto a
destra) è presa a indice di vivacità della discussione/riscontro di interesse e alta visibilità del tema. La dimensione del cerchio è proporzionale alla
quota di argomento (vedi grafico precedente).
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
8.2.Migrazione
Le discussioni inerenti il fenomeno migratorio sono, tra i tre temi esaminati, le più numerose.
L’argomento risulta infatti particolarmente ampio, complesso e composto da diversi sottotemi. Lo scopo è
stato quello di individuare all’interno di un imponente volume di commenti ascrivibili al dibattito corrente
innescato dalle notizie di cronaca, quelle conversazioni che contribuiscono alla formazione di opinioni
informate e maggiormente delineate. Era in sintesi necessario superare il grande “rumore di fondo” delle
opinioni più diffuse (circa il 66% delle conversazioni rilevate) - che è tuttavia indispensabile rilevare e
segnalare - per individuare conversazioni più informate e strutturate.
Esemplificativo in tal senso è il post sulla pagina Facebook di Giorgia Meloni262
del 27 maggio 2016263
:
"In due giorni sono stati recuperati in mare più di diecimila immigrati e molti hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il
Mediterraneo. Vittime innocenti che potevano essere evitate. Cosa altro serve per far capire al Governo Renzi-Alfano che la loro
politica sull'immigrazione è fallimentare? Il sistema di accoglienza in Italia è al collasso e sta avendo gravi conseguenze sui più
deboli: gli italiani poveri, gli immigrati regolari, i veri profughi. Allora ribadiamo, ancora una volta, la nostra posizione: per noi i
profughi sono solo donne, bambini e nuclei familiari che provengono da zone di guerra conclamata. Gli altri sono clandestini che
non hanno diritto a stare in Italia. Per fare una selezione reale bisogna fermare i barconi al largo delle coste libiche e impedire i
viaggi della morte”.
Questo post è quello che, nel periodo analizzato, riceve sui social media il maggior numero di commenti,
principalmente caratterizzati da “tifoseria politica”, più che da una reale analisi dell’argomento. Riportiamo
a titolo di esempio quelli che cercano almeno in parte di entrare nel merito della questione.
Maria Valentina Luccioli Sono mesi e anni che dite che il nostro sistema di accoglienza è al collasso. Praticamente siamo
collassati anni fa ma nonostante ciò continuiamo a salvare, accogliere, ospitare. Fermate gli interessi che ci sono in Italia sugli
immigrati e forse cambia qualcosa. Forza Giorgia!
Patrizia Ghiura Tornassero con il barcone a casa loro. Non voglio più mantenere stranieri. Alcune famiglie di italiani
hanno necessità dei 30 euro. Puliamo l'Italia da tutti gli stranieri tornassero a casa loro.
Santi Marsala Si dovrebbero aiutare nei loro paesi, e forse ci costerebbe meno, e aiutare di più gli italiani bisognosi.Ci
sono italiani che sono costretti a vivere in auto che avrebbero bisogno urgente di aiuto per una vita più dignitosa. I morti di queste
persone non si contano più, chi ce li ha sulla coscienza? Qualche milione di profughi dove li mettiamo, come li nutriamo visto che
per alcuni il nostro cibo non è loro gradito? Dove li alloggiamo? Mentre alcuni italiani sono costretti ad andare alla mensa dei poveri
per mangiare e andare al dormitorio pubblico dove esiste. E quando si cercheranno in lavoro dove lo troveranno visto che non ne
trovano neanche i nostri figli? Andranno a ingrossare le file del lavoro nero.
La conversazione che si innesca è rappresentativa dell’universo di sottotemi che confluiscono sotto
l’etichetta “immigrazione” e servono a identificare alcune argomentazioni ricorrenti, che dimostrano un
modo di relazionarsi alla questione classificabile come reazione al bombardamento della cronaca
mediatica, più che una reale analisi e comprensione.
Le affermazioni e gli argomenti che ritornano spesso sono:
- “Il sistema dell’accoglienza è al collasso”;
- “Siamo invasi, devono tornare a casa loro”;
- “Siamo davanti a una situazione di iniquità se i profughi e i clandestini ricevono 35 euro al giorno,
mentre i pensionati italiani sono in difficoltà economica e i giovani non trovano lavoro”;
262
Come anticipato nella nota metodologica all’inizio di questa pubblicazione, le citazioni sono state scelte per presentare le diverse opinioni e tone
of voice riscontrabili. In questo caso il post, non solo è quello con l’engagement più alto nel periodo analizzato, ma fornisce –anche in ottica di
analisi qualitativa – un chiaro esempio di un determinato sentiment.
263
https://www.facebook.com/permalink.php?id=38919827644&story_fbid=10154165274472645
- generale perplessità riguardo alla provenienza dei fondi UE per l’accoglienza, al loro uso e al
contributo italiano;
- discussioni inerenti l’accordo “UE-Turchia”;
- contrarietà nei confronti dei “poteri forti”( all’interno dei quali vengono talvolta ricomprese anche
le cooperative e le organizzazioni non governative, colpevoli di volersi “procurare il lavoro”) visti
come non trasparenti;
- mancanza di prevenzione alle frontiere;
- “Aiutiamoli a casa loro”.
Anche l’accordo UE-Turchia sulla gestione dei flussi migratori ricade tra gli argomenti oggetto di accese
discussioni, da cui non è sempre facile estrarre discussioni rilevanti, oltre le opinioni più note. Le nicchie
individuate sono principalmente le pagine Facebook de La Repubblica e Movimento 5 Stelle Europa in cui i
commenti più ingaggianti mostrano argomentazioni tipiche del dibattito pubblico, con digressioni
sull’ingresso della Turchia in Europa, che risultano fuori tema e non si soffermano sui dettagli dell’accordo e
sulle sue conseguenze. La percezione è che determinate questioni non siano comprese perché non
affrontate chiaramente dai media.
Si riporta di seguito una parte della conversazione:
Tina Giudice ·La Turchia è di fatto una dittatura, giornalisti e non vengono incarcerati perché esprimono opinioni, l'europa
da miliardi allaTurchia per la questione migrazione quando si potrebbero usare molto meglio, Erdogan ha riportato la Turchia
indietro di decenni. Occuparsi anche di non fare entrare la Turchia in Europa e non dare denaro ad un paese che collabora
segretamente con isis vuol dire occuparsi anche dell'Italia.
El Dauly · Ma cosa sta dicendo, "Erdogan ha riportato la Turchia indietro di decenni" ma si rende conto che é una fesseria
assurda, sta parlando di un paese che fino al 2005 era indebitato e con difficoltà economiche, ora é creditore ed é nel vertice del
g20, si parla della 7°potenza militare al mondo, si parla di un paese che ha concluso l'anno con un bilancio positivo di 135 miliardi e
di un paese che sfrutta tutti e tre i settori tecnologici per produrre, si parla di un paese dove non c'é fuga di cervelli, non c'é crisi
economica, c'è lavoro e c'é un progetto sempre pronto per i giovani che riescono subito a trovar lavoro, piuttosto si preoccupi
dell'Italia dove è vero che c'é più libertà di stampa della Turchia ma é al 78°POSTO A LIVELLO MONDIALE PRECEDUTA DA PAESI
COME TANZANIA ED ALTRI PAESI DEL 4°MONDO
Armando Pullini E' ridicolo che la UE commissioni il lavoro sporco alla Turchia. Perché non utilizzare quelle e altre risorse
per un progetto di assistenza ai profughi andandoli a prendere trattenendoli in grandi centri profughi in tutta Europa, dove
assisterli e ottenere in cambio lavoro nella legalità (anullando ad esempio i caporali e il lavoro nero in agricoltura o nei lavori
socialmente utili). Si conseguirebbero duplici vantaggi, umanitari e economici, E intanto la politica europea e mondiale dovrebbe
occuparsi di rendere vivibili i loro paesi di origine, facendo molti passi indietro e altrettanti passi avanti
Gli utenti finiscono per scontrarsi sul giudizio da dare al governo Erdogan e sull’opportunità o meno
dell’ingresso della Turchia in Europa. Solo in via secondaria la discussione affronta la gestione dei flussi
migratori, come nell’ultimo commento, che esprime indignazione nei confronti di un’Unione Europea che
rimanda la gestione dei flussi a un paese terzo, senza occuparsi né dei migranti né di aiutare
sufficientemente i Paesi d’origine.
8.2.1. Analisi delle politiche italiane ed europee
L’aspetto di “reattività alla cronaca” che è stato citato poco sopra, si attenua quando la fonte di
informazione analizza maggiormente lo scenario geopolitico. In questo contesto il grado di accordo degli
utenti online con le politiche italiane in materia di immigrazione si correla alla capacità del governo di far
valere le necessità socio-economiche italiane nel quadro delle più generali politiche europee, incluse quelle
fiscali e sulla ripartizione dei migranti. I sopra citati argomenti, come la provenienza di fondi (“italiani o
europei?”) e il loro utilizzo (operazioni di salvataggio, recupero, prevenzione, gestione flussi, accoglienza/
respingimenti, integrazione, ecc.), evolvono in discussioni264
che si soffermano in particolare sui “giochi di
potere” tra Italia e Europa: gli utenti colgono il nesso tra gestione dell’immigrazione e richiesta di flessibilità
economica (cioè Migration vs Fiscal Compact). Nei commenti, si avverte un senso di ingiustizia subita:
l’Italia starebbe subendo un trattamento iniquo (austerità che affama le famiglie) e al contempo verrebbe
abbandonata a se stessa da parte dell’Europa “forte” (Germania e Francia) che vincola l’Italia a trattati
inadeguati alla situazione (Convenzione di Dublino), oltre che dai Paesi “irriconoscenti” dell’Est Europeo.
Questa visione complessiva si riflette in un criticismo non solo alle politiche europee in materia, ma anche
in euroscetticismo.
Come esempio sono stati analizzati due articoli pubblicati su huffingtonpost.it. Il primo è del 17 settembre
2016, “L’Europa in coma”265
, e ne riportiamo un estratto:
"L'Unione che esce dal vertice di Bratislava di fatto è ormai divisa in tre blocchi: l'Eurozona, l'Ue a 27 senza la Gran Bretagna, e il
gruppo di Visegrad con i quattro paesi dell'Est (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca) che vogliono un bel muro contro i
migranti [...] Se l'Italia da due anni fa manovre in deficit per cercare di ridurre la pressione fiscale, e' pur vero che la grana migranti
l'affronta in beata solitudine senza che nessuno in fondo gliene renda merito fuori dalle frasi di convenienza e dai vincoli sulla
flessibilità."
Il secondo, del 19 settembre, Renzi all’attacco: «Sui migranti da Ue solo parole, o si cambia o faremo da
soli». Merkel ammette «Ho sbagliato»266
riporta:
“Sull'immigrazione o si cambia o faremo da soli. Bruxelles ha sbagliato direzione” [...]
E quando Renzi parla di cambiamenti fa riferimento al nodo di fondo, ovvero il patto di stabilità che secondo il premier va
riformato. Su questo tema punta l’Italia, che intende essere capofila dei Paesi del Mediterraneo e che ora più che mai vuole imporsi
nel panorama europeo."
In questo caso i commenti – che sono citati di seguito – risultano più eterogenei ed entrano maggiormente
nel merito della questione, sia individuando le diverse correnti politiche all’interno della UE, sia analizzando
più nel dettaglio la questione economica. Questo esempio conferma quindi che il tono utilizzato dai media
e dai politici per parlare del tema dei migranti influenza notevolmente la discussione che ne deriva tra i
cittadini e utenti del web. Restano, come è naturale, anche commenti contrari ai migranti, ma il livello
dell’analisi che ne emerge è superiore, con utenti che puntualizzano informazioni mal interpretate o
riportate in maniera imprecisa da altri: quando viene affrontata la questione dei 35 euro spesi al giorno
dallo stato per ogni richiedente asilo, c’è chi chiarisce che vi sono ricomprese tutte le spese dell’accoglienza
e non solo il pocket money dato direttamente al beneficiario.
Caprari Elena · Se non ho mal capito, si sta agitando la bandiera dell'immigrazione per far allentare i cordoni della borsa
all'Europa, consentendoci un ulteriore indebitamento. Intendiamoci, sul territorio spuntano sempre più immigrati e assisterli tutti
in modo decoroso costa sempre di più. L'Italia da sola non ce la fa, ed è evidente. Ma che cosa dicono i trattati? Che i migranti
devono essere accolti nei paesi nei quali entrano più o meno illegalmente? Allora perché qualche mese fa se li sono andati a
prendere a Gibilterra e li hanno portati da noi? Vorremmo conoscere i veri accordi, quelli per cui appena i 'migranti' partono poi
devono essere accolti in Italia e Grecia.
Fausto Visentin il governo italiano ha stanziato per il 2016 3.3 miliardi di euro pro profughetto [...] l'europa non ci da un
bel niente [...] siamo noi , stato italia, che e' contributore netto ormai da 12 anni di circa 3.5 miliardi di euro all'anno verso l'europa
, cioe' mandiamo nelle casse europee , ogni anno 3.5 miliardi in piu' di quelli che l'europa nella sua immensa generosita' ci
restituisce... qundi anche qualora ci elargisse un contributo profugaceo sempre di soldi nostri si tratta...........le cifre di:
35 euro il gg a capa per clandestino semplice sine die
264
Metriche: circa 186 mila di interazioni; circa 7 milioni di visualizzazioni; al netto del rumore di fondo
265
http://www.huffingtonpost.it/roberto-sommella/leuropa-e-in-coma_b_12059090.html
266
http://www.huffingtonpost.it/2016/09/19/renzi-merkel-onu-immigrati_n_12089144.html
80 euro il gg a capa per clandestino minore accompagnato fino a 18 anni
120 euro il gg a capa per clandestino minore non accompagnato fino a 18 anni
sono cifre ufficiali fornite dal ministero degli interni...e quel che e' peggioe che tutte queste cifre andrebbero moltiplicate per due
considerando il tutto dalla ricerca e salvataggio in mare passando pei il rifacimento o restauro di caserme allo stato di rudere ,
all'eventuale , molto eventuale rimpatrio del clandestino..... e siccome le disgrazie raramente vengono da sole ,tutta questa enorme
spesa sostenuta dall'talia, e tutta a carico del debito pubblico, non essendoci come in germania una tassa di scopo, (7 miliardi di
euro per il 2016 a carico del contribuente tedesco e fatta votare da frau merkel dalla Große Koalition ) questo per fare in modo che
chi ha in mano il business del profughetto .....alfano, i prefetti ai profughi, ecc ecc, possa disporre a proprio piacimento e con
pochissimi controlli di somme enormi e pronta cassa da dare a coop , caritas ...ad amici, amichetti e compagnucci della
parrocchietta a loro insindacabile giudizio ... e quel che e' peggio dando l'impressione al cittadino comune che tutto l'ambaradan sia
gratis et amore dei [...]
Emme GiI diffusori di bufale continuano ad imperversare. I 35 euro non vengono versati agli "immigrati clandestini", ma
ai profughi. Che di quei soldi vedono solo 2,5 €. Il resto va in spese generali, che rientrano nel circolo dell'economia italiana.
Nemmeno i soldi sono italiani, perchè vengono da un Fondo Europeo che vede la partecipazione di tutti gli stati. Si tratta dunque di
soldi che ENTRANO in Italia, non che ne escono. Molti di quei soldi poi non vengono nemmeno spesi per colpa delle ammistrazioni
locali, che così perdono una fonte di entrate. E non certo per colpa degli immigrati. Si accusa dunque l'Europa di far arrivare soldi
che solo in minima parte vanno al profugo che comunque li spende in Italia, mentre il resto serve a creare posti di lavoro per gli
ITALIANI. Pura demagogia, puro delirio.
Dai commenti di cui sopra si desume, oltre a una certa confusione sull’utilizzo dei fondi, anche una scarsa
comprensione delle varie denominazioni (rifugiati, profughi, immigrati), che vengono usate in modo
sinonimico denotando difficoltà a distinguere le diverse condizioni.
Emergono poi discussioni riguardanti il “senso di ingiustizia subita” in relazione al sottotema dei
reinsediamenti (o quote di ricollocazione dei migranti tra Paesi Europei)267
. Questo aspetto è evidente e
rilevante soprattutto nelle discussioni (come quella a seguito dell’articolo su ilfattoquotidiano.it “Ungheria,
il 2 ottobre referendum: ‘Sì o no ad accogliere profughi come vuole Ue’268
”), in cui la chiamata referendaria
in Ungheria è vista come atto di sovranità democratica. Il dibattito si accende intorno all’idea che i Paesi
dell’Est (di cui l’Ungheria è un esempio) hanno a lungo usufruito dei fondi europei per sollevare la propria
economia, ma ora si sottraggono ai doveri comuni. Le discussioni degli utenti online si soffermano poco su
aspetti tecnici (calcoli e proporzioni delle quote) e i numeri noti spesso non sono omogenei - anche quando
i dati offerti dalle fonti sono molto approfonditi e dettagliati (come nel caso de ilpost.it269
) - e tendono
invece a “farne delle questioni di principio”. Oltre a queste, resta comunque il leitmotif dell’insostenibilità
economica di fronteggiare l’emergenza migratoria, specialmente in termini di accoglienza.
La parte dell’articolo che sembra aver maggiormente innescato la conversazione è la seguente:
"L’Ungheria ha indetto un referendum per dare ai cittadini la possibilità di decidere se accettare migranti giunti in altri paesi
dell’Unione europea, in base ad un sistema di quote, piano cui è contrario il governo del premier Viktor Orban. [...] quesito: “Vuoi
che l’Unione europea abbia il diritto di disporre il ricollocamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria senza il
consenso del Parlamento?”
Seguono i commenti, tra cui se ne riportano alcuni:
Emilio MLa Germania ha già preso quasi 2 milioni di immigrati negli ultimi anni e non ne vuole più.I paesi del Nord Europa
hanno già preso migliaia e migliaia di immigrati pur essendo paesi piccoli come la Danimarca o con poca popolazione come Svezia e
Norvegia.L'Austria e la Svizzera hanno lo stesso numero di richiedenti dell'Italia pur avendo solo 8 milioni di abitanti. [...] Ma vi pare
267
Per una spiegazione su cosa sono i reinsediamenti e le ricollocazioni, ivi Parte Seconda, Le Priorità del Vertice G7, cap. 2 Migrazioni
268
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/05/ungheria-il-2-ottobre-referendum-si-o-no-a-divisione-dei-profughi-decisa-da-
ue/2883559/#disqus_thread
269
http://www.ilpost.it/2016/09/08/migranti-alberghi-accoglienza/
possibile che un paese piccolo e povero come l'Ungheria diventa il parcheggio di milioni di immigrati che non sempre fuggono dalla
guerra e sono tutti pretendenti all'asilo e con la prospettiva che gli altri paesi europei non se li pigliano perchè ne hanno già
tanti?[...] Se in Italia hanno deciso di svuotare l'Africa e pure marocchini,senegalesi e ghanesi possono fare i profughi ma mica è
colpa degli ungheresi?Non esiste l'immigrazione illimitata perchè in europa già vivono 500milioni di abitanti e ci sono 27 milioni di
disoccupati.Non ci sono soldi e spazio per tutti.Bisogna per forza selezionare i bisognosi.
Putrid Si tratta di 1300 persone, non di milioni di immigrati. [...]
PutridNel corso di tutto il 2015 in Ungheria sono state accolti 570 rifugiati tra concessione d'asilo e protezione
umanitaria, altro che 13 milioni d'immigrati. Nella vicina Austria, che ha la stessa popolazione dell'ungheria, le richieste accolte
sono state 17000, in Italia 29000. Alla luce di questi dati mi sembra legittimo chiedere all'Ungheria di fare un piccolo sforzo, anche
considerando che l'UE regala ai magiari una cifra annua compresa tra l'1 ed il 3% del loro PIL.
Skywalker72 Io non voglio entrare nel merito di questa singola legge, ma credo che sia troppo comodo stare dentro alla
comunità europea e dire questa legge mi sta bene, mentre questa cosa non l’accetto. Tanto per capirsi ben vengano i finanziamenti
europei e tutti i diritti che la comunità europea comporta, ma noi non vogliamo gli extracomunitari e tutti i doveri che stare
all’interno di questa comunità comporta [...]
Come riportato sopra, la ricollocazione è un altro tema che viene spesso trattato nei mesi analizzati e su cui
gli utenti discutono, in particolare dopo l’articolo de ilpost.it “Perché Salvini ha torto due volte”, che riporta
un’analisi dettagliata corredata da cifre:
Sulla carta la relocation sembrava un ottimo piano, nella pratica è stato un disastro:l’accoglienza negli altri paesi dell’Unione
Europea sta andando molto a rilento e ci sono molte resistenze ad accettare il piano. Il risultato è che i migranti siriani, iracheni ed
eritrei rimangono nelle strutture italiane per molto tempo, pesando su un sistema che ha già parecchi problemi e continuando però
a essere selezionati in base alla “prassi hotspot”, finalizzata proprio a una ricollocazione che non sta funzionando. Gli ultimi dati
dell’Unione Europea sui ricollocamenti dicono che da settembre 2015 a oggi sono stati trasferiti dall’Italia 1.020 migranti su una
previsione di 39.600 entro il settembre del 2017. E dalla Grecia 3.453 su 66.400 previsti a quella scadenza. [...] Negli ultimi due anni,
sei stati membri su 28 si sono presi carico di quasi l’80 per cento delle richieste d’asilo presentate in tutta Europa che nel 2015 sono
in totale quasi 1 milione e 260 mila (l’Italia è al quinto posto)
Il commento più articolato in questo caso, evitando completamente di parlare delle cifre citate, si sofferma
sulla necessità di dividere nettamente chi ha diritto all’asilo politico da chi non ce l’ha:
La relocation è la sperimentazione e messa a punto di strumenti per avere le idee chiare tra 10-20 anni su come muoversi
in Europa. La situazione attuale non fa prevedere nulla di buono (l'Europa è molto Unita nella ipocrisia!) Prima o poi si dovranno
prendere in seria considerazione: rimpatri forzati (per non aventi diritto all'asilo politico) e corridoi umanitari (per stroncare
l'ecatombe nel mare Mediterraneo e lo sfruttamento economico dei flussi).
Diversamente si osserva che quando l’analisi della fonte è molto puntuale, e disamina in modo esaustivo la
complessità del tema, resta ancora una tipologia di opinione dal carattere proattivo, quella cioè che vede
nella cooperazione internazionale la soluzione al problema delle migrazioni, sintetizzabile nel leitmotif
“aiutiamoli a casa loro”. Un esempio si ha con la discussione che segue l’articolo di Elisa Bacciotti, Direttrice
del Dipartimento Campagne di Oxfam Italia su huffingtonpost.it “Aiutarli a casa loro significa anche non
finanziare dittatori sanguinari”270
:
"[La] "questione Mediterraneo" [...] tiene insieme piani diversi, tra sicurezza e accoglienza, tra diritti di cittadinanza, e cooperazione
allo sviluppo e alla lotta al terrorismo.
[...] Perché "aiutarli a casa loro" significa anche non finanziare regimi autoritari, come quello eritreo, che fanno scempio di legalità e
di diritti umani. Significa vincolare i piani di cooperazione bilaterale e multilaterale, al rispetto degli standard minimi di democrazia
e alla realizzazione di progetti di crescita occupazionale e sociale che veda protagoniste le associazioni della società civile di quei
paesi. Significa non fare del "modello turco" il riferimento da esportare in Africa.”"
270
http://www.huffingtonpost.it/-elisa-bacciotti/migranti-dittature-eritrea-_b_11830240.html
8.2.2. Il Migration Compact
Le discussioni precedenti, in particolare sulla raccolta e l’uso di fondi per realizzare soluzioni strategiche
nell’ambito della cooperazione internazionale, rappresentano considerazioni pertinenti rispetto ai
contenuti del Migration Compact271
.
E’ stata presa a esempio la conversazione su “Che cos’è il Migration Compact”272
innescata da un utente su
forum.termometropolitico.it il 19 aprile 2016:
“proposta informale di accordo in attesa del placet da parte di tutti gli Stati membri, viene stabilito uno schema effettivo, fatto di
aiuti, linee d’azione e richieste peculiari, che preveda la collaborazione sinergica tra l’Unione e tutti i principali Paesi centri
catalizzatori dei più robusti flussi migratori. Nell’introdurre tali intenti, palazzo Chigi ha fatto altresì esplicito riferimento all’esempio
del recente accordo tra Unione europea e Turchia circa il controllo dei migranti, considerandolo non un modello ideale senza
pecche, ma certamente una buona transizione d’equilibrio geopolitico”
La discussione seguente offre un esempio di ciò che è noto della proposta italiana e il quadro in cui si
colloca: emerge confusione sulle rotte migratorie, la gestione dei flussi e la prevenzione di frontiera.
I commenti sono sintetizzabili nei seguenti punti:
- Da Marocco e Algeria per i migranti sarebbe più semplice arrivare in Spagna, ma lì “sparano” e
quindi le persone passano dall’Italia;
- Da Libia ed Egitto potrebbero esserci altre rotte, ma “in Libia ti fanno partire e in Italia ti fanno
entrare”;
- Finché la Libia non avrà un’autorità riconosciuta e in grado di controllare il territorio, qualunque
accordo sulla gestione dei flussi migratori è inutile.
Tutta la conversazione di fatto è sulla gestione dei flussi (resta del tutto incompreso il meccanismo che
porta alla nascita e allo sviluppo di determinate rotte) ed è minoritario (seppur presente) l’aspetto
proattivo di cooperazione allo sviluppo nei Paesi (africani soprattutto). La Spagna, più che la Turchia, è
presa a modello di gestione dei flussi efficace, sebbene limitata al respingimento.
8.2.3. Riscontro di interesse: quali sono i media digitali dove si discute di più
La distribuzione tra tipi di media mostra che i quotidiani sono le fonti che ottengono il maggior rapporto
engagement-portata, assunto a misura del riscontro dell’interesse degli utenti e della esposizione del
tema273
.
271
I risultati rilevati totalizzano 38 mila interazioni e 7 miliardi di visualizzazioni
272
https://forum.termometropolitico.it/698302-che-cos-e-il-migration-compact.html
273
Il grafico è costruito sul rapporto tra portata ed engagement, cioè tra visualizzazioni e interazioni, come già descritto in nota 3. In questo caso, il
tipo di media che ottiene alti numeri sia di visualizzazioni sia di interazioni sono i quotidiani.
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
E’ interessante segnalare che la sola fonte ilgiornale.it ottiene il più alto engagement (24% del totale dei
media), con 2,5% delle visualizzazioni totali274
. L’osservazione è interessante da un punto di vista di
atteggiamento275
: lo stile dei commenti ricalca in modo molto aderente il lessico e il tono, tendenzialmente
allarmisti, degli articoli pubblicati da ilgiornale.it276
, che sono quelli che ottengono le più alte performance
di engagement per singolo contenuto e con portata significativa. La fonte si dimostra quindi molto capace
di avere un profondo impatto nella formazione di opinione e atteggiamento, confermando la grande
responsabilità che hanno i media. La differenza è specialmente percepibile se si confronta il tono della
discussione su altri quotidiani, come corriere.it, preso a esempio in quanto fonte con il secondo maggior
rapporto engagement/portata, e di cui è stato in particolare analizzato l’articolo “Migranti e
assistenzialismo. Gli errori nell’accoglienza”277
. Gli utenti dimostrano di essere ugualmente sensibili
all’aspetto di insostenibilità economica dei migranti (dunque, stessi contenuti), come la inoperosità e
l’abuso di accesso ad alcuni servizi assistenziali (legali e sanitari), ma il tono usato per parlarne appare in
genere meno aggressivo.
La differenza può essere facilmente colta leggendo un paio di commenti estrapolati:
stefstroSono un medico e lavoro in un poliambulatorio . Vengono senza sapere l'italiano e senza aver versato un minimo
di contributi. Gli italiani hanno le liste di attesa, loro no. E' così da anni. Sempre di più. Fatto l'intervento se ne vanno. Che pacchia!
Catone1970d.cScusate, fargli fare dei "piccoli lavori" nei comuni non mi sembra la soluzione. S eli fanno loro, non
possono farli i nostri ragazzi disoccupati, mi sembra chiaro. Men che meno mi sembra giusto farli studiare gratis, come avviene
all'Università di Bologna. Se non hanno diritto all'asilo (e il 99% non ne ha) devono semplicemente tornare da dove sono venuti.
Per concludere questa prima parte di analisi dedicata alle conversazioni inerenti il tema migrazioni, sono
state mappate le parole più utilizzate dagli utenti.
274
Comparato al 5% di engagement e 9% di visualizzazioni di corriere.it, e al 2% engagement e 12% di visualizzazioni di repubblica.it).
275
L’osservazione del lessico è riflessa nella mappa delle parole. La mappa mostra le parole più frequenti nei discorsi rilevati degli utenti e le
associazioni più frequenti ad altre parole, rappresentate da connessioni più evidenti.
276
Un esempio è l’articolo “Alfano obbliga tutti i Comuni ad accogliere: “25 migranti ogni mille abitanti”
http://www.ilgiornale.it/news/politica/sbarchi-piano-alfano-25-migranti-ogni-mille-abitanti-1295563.html
277
http://www.corriere.it/cronache/16_aprile_26/migranti-assistenzialismo-errori-accoglienza-f4107900-0b20-11e6-9420-98e198fcd5e0.shtml
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
Come già si desumeva dalle conversazioni analizzate, le parole chiave più utilizzate rimandano in particolare
alla questione economica (es. soldi, miliardi, euro), evidenziando come nell’opinione pubblica italiana
l’immigrazione sia oramai concepita come un problema principalmente di tipo economico e non più come
un rischio per la sicurezza.
8.3.Sicurezza alimentare
Il secondo argomento analizzato tramite le conversazioni online è la sicurezza alimentare: considerata la
specificità del tema in oggetto, le opinioni in merito sono state indagate e analizzate con l’intento di
valutare innanzitutto il grado di informazione, conoscenza, e approfondimento degli utenti in rete, e di
rappresentarne una mappatura sintetica delle principali voci278
.
Le discussioni rilevanti emergono soprattutto in relazione a post su pagine pubbliche sui social media, come
la pagina Facebook Informazione Libera e a forum che ripropongono articoli tratti da giornali online
(forum.videohifi.com). Si nota, come già verificato anche per il tema precedente, che al maggior grado di
approfondimento offerto dal contenuto (come nel caso di Informazione Libera) corrisponde una migliore
qualità dei commenti.
In prospettiva qualitativa, le discussioni più pertinenti e significative intorno ai sottotemi connessi al macro-
tema della sicurezza alimentare riguardano prevalentemente il ruolo delle multinazionali nell’agricoltura di
grande scala, le conseguenze sulla salute, e di riflesso le politiche economiche e militari dei Paesi.
Esemplificativa in tal senso è la discussione su forum.videohifi.com, innescata dalla notizia
dell’approvazione da parte della UE all’uso del diserbante glifosato nelle coltivazioni, ritrovata sul sito
278
I testi di post e commenti riportati hanno valore esemplificativo e rappresentativo dei vari tipi di opinioni. Vengono riportati per offrire evidenza
anche del tono e del sentiment relativo al tema.
rinnovabili.it279
. La discussione verte sul ruolo delle multinazionali e della loro capacità di lobbying non solo
sui decisori politici, ma anche sulla ricerca scientifica minandone l’indipendenza e l’attendibilità.
ZapuanLa LEGGE dice che 500 milioni di cittadini europei possono mangiarsi pesticidi, è più importante sostenere il
fatturato di monsanto e come indotto quello di big pharma che poi ti cura dal cancro . il business deve girare.
maurodg65 L'alternativa se non vuoi usare pesticidi sono gli OGM, piaccia o meno la scelta.
Zapuan [secondo] l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (la Efsa) […] è “improbabile che il glifosato costituisca un
pericolo di cancerogenicità per l’uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui negli
alimenti”. Il rapporto dell’Efsa, però, è stato accusato di essere sostanzialmente basato su un precedente studio tedesco finanziato
dalle aziende produttrici di diserbanti. [...] Se hai bisogno ti ri-posto anche tutti i documenti istituzionali sul conflitto di interesse
acclarato tra scienza medica e business.
E’ interessante osservare che, come argomento, il ruolo delle multinazionali nell’agricoltura di grande scala
si affianca sempre più all’uso degli OGM, come succede sulla pagina Facebook Informazione Libera sotto al
post intitolato “Il Messico minacciato dalle semine di mais ogm della Monsanto”280
, dove la discussione
verte principalmente sulla prepotenza delle multinazionali sui piccoli agricoltori. Nonostante questo però la
discussione non sembra spingersi in profondità rispetto ai sottotemi del diritto di accesso alla terra, del
landgrabbing e di possibili soluzioni socio-economiche: tutto questo sembra in ogni caso dovuto a una
conoscenza superficiale della questione e delle possibili risposte al problema, più che a una contrarietà ad
azioni specifiche.
Per avere un’idea più precisa della conversazione riportiamo anche qua un estratto della fonte e, a seguire,
alcuni commenti degli utenti:
La questione del mais Ogm in Messico è approdata in tribunale e pare che almeno per il momento il mais transgenico non verrà
seminato. Ma i contadini temono la potenza delle multinazionali degli Ogm e del resto la partita non è ancora chiusa.[...]La stessa
FAO ha ormai riconosciuto che oltre la metà del cibo consumato da 7 miliardi di esseri umani nel mondo proviene dal lavoro dei
piccoli agricoltori e dei contadini. E’ dunque necessario rivalutare l’importanza della produzione alimentare locale su piccola scala
[grass. mio, ndr]
Stefano Dal Molin Basterebbe mandargli l esercito di mafiosi che hanno e vedi che fine fa la monsanto.....Ma visto che
sono dei morti di fame che pensano solo alla droga e basta.....Cassi sua
Alessandra Insalaco Guarda che hanno sistemi assai simili, ma sono molto ma molto più potenti!
Ilaria Daniele I"Monsanto" come li chiami tu,sono peggio della mafia,tu,da italiano,riusciresti a liberarti dai
mafiosi?No
Enzo Ramella Aver vietato la ricerca sugli OGM alle universita' e agli enti di ricerca pubblici ha regalato alle multinazionali
il monopolio del cibo. Quel mais OGM poteva essere pubblico, e i contadini potevano avvantaggiarsene
L’agricoltura di grande scala emerge anche come elemento centrale delle strategie politiche, economiche e
militari dei Paesi. Fortissima diffidenza, anche se non espressa con argomenti tali da generare dibattito, si
osserva a proposito del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), Anche in questo caso la
pagina Facebook Informazione Libera si dimostra la fonte più insistente con “Ttip, la «Nato economica»” :
279
http://www.rinnovabili.it/ambiente/via-libera-glifosato-18-mesi-ue-222/
280
https://www.facebook.com/permalink.php?id=71253357381&story_fbid=10153396790287382
… “Hillary Clinton definisce il partenariato Usa-Ue «maggiore scopo strategico della nostra alleanza transatlantica», prospettando
una «Nato economica» che integri quella politica e militare. Il progetto di Washington è chiaro: portare la Nato a un livello
superiore, creando un blocco politico, economico e militare Usa-Ue, sempre sotto comando statunitense".
I commenti che seguono in questo caso sono di forte contrarietà. Anche il caso dell’olio di palma conferma
che gli utenti online concepiscono il tema della sicurezza alimentare più sotto l’aspetto delle conseguenze
sulla salute, degli interessi economici privati e dei governi (multinazionali e strategie politiche) e soltanto
marginalmente per le sue implicazioni etiche e ambientaliste. La notizia “L’olio di palma ci ammazza da 12
anni”281
riporta:
"Sembra giunta al capolinea la parabola milionaria dell’olio di palma, prodotto di nicchia delle multinazionali alimentari, che da anni
suscita le rimostranze di chi ne denuncia la tossicità. Oltre ad essere additato come causa del cosiddetto Land Grabbing: il
fenomeno di compravendita delle terre nei Paesi tropicali, devastate da coltivazioni su larga scala a scapito delle popolazioni locali
(un dato: dal 2008 al 2014, tra Sud-Est asiatico Africa e Sud-America, gli investitori stranieri hanno conquistato 56 milioni di ettari,
un’estensione pari alla Francia). Ora, a scogliere ogni riserva, arrivano i Palma-Leaks."
La discussione che segue rappresenta con evidenza l’approccio principalmente “salutista”, seppure non
manca chi coglie la questione landgrabbing:
Sabina Masieri È inammissibile che i prodotti kinder della Ferrero abbiano tutti l'olio di palma. Io da ora in poi non li
comprerò mai più
Marco Faby E ancora molti marchi di alimenti continuano a mettere questo dannoso e schifoso grasso vegetale..
Jacopo De Maron ma certo. Il problema è la NOSTRA salute. Chissenefotte se poi Aziz che abita in Malesia perde il suo
terreno. Ai suoi 10 figli può dare da mangiare sabbia, che fortunatamente per loro non contiene olio di palma. [...] zio caro è
allucinante. Si parla di geopolitica e colonizzazione ed i più pensano alle merendine…
8.3.1. Riscontro di interesse: dove si discute maggiormente di sicurezza alimentare
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
Come si vede dal grafico, la maggior parte dei risultati dell’indagine si distribuisce tra blog, quotidiani e
notizie online. E’ soprattutto importante osservare le performance che questi risultati ottengono in modo
cumulativo. Ad esempio, i blog ottengono la miglior performance in termini di engagement (numero di
interazioni degli utenti), indice di una maggiore partecipazione e condivisione degli utenti online rispetto ai
temi trattati da questo tipo di media, pur avendo un numero di visualizzazioni molto basso. Dunque,
281
https://www.facebook.com/permalink.php?id=71253357381&story_fbid=10153479947867382
incrociando le misurazioni, è possibile affermare che i temi dei blog sono tra quelli che riscontrano più
interesse, ma rivolgendosi a una nicchia di pubblico già informata e interessata. I quotidiani risultano quindi
la tipologia di media che mostra il maggior equilibrio tra interesse suscitato e visibilità (engagement versus
reach).
Per questo la parte principale dell’analisi è dedicata ai quotidiani. L’argomento che ottiene il maggior
riscontro di interesse, sia come numero di interazioni, che come esposizione mediatica è senza dubbio il
TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, ed è trattato specialmente da ilfattoquotidiano.it e
da repubblica.it. Due articoli da soli, “Ttip: importeremo carne americana, trattata con gli ormoni. E addio
made in Italy”282
e “I rischi del Ttip? Semplice: la perdita del patrimonio agroalimentare italiano”283
totalizzano un quarto delle interazioni totali dei quotidiani, tra cui molte condivisioni. Entrambi premono
molto sui possibili effetti sugli standard di qualità che l’Europa garantisce - contrariamente agli USA -
insistendo sull’aspetto di minaccia cui il pubblico è più sensibile (come notato nei commenti di cui sopra). Il
sentiment generato da queste fonti è quindi nettamente negativo.
Rispetto a sottotemi specifici, nessuna fonte che scenda nel dettaglio dei vari aspetti riceve volumi di
risonanza che la portino al di fuori di specifiche nicchie d’interesse, restando sempre nell’ordine di alcune
centinaia di interazioni ed entro le 100mila visualizzazioni. Un esempio è l’articolo su ilvelino.it284
sul
progetto di ActionAid “Eredità Olimpica” in collaborazione con il CONI, che tratta di un “progetto che ha
l’obiettivo di aiutare i bambini di Rocinha e Cidade de Deus, promuovendo il diritto alla sicurezza
alimentare” e l’articolo su espresso.repubblica.it “La fame non è stata sconfitta: "159 milioni di bambini nel
mondo sono malnutriti" che sintetizza un report di Save the Children.
Il sentiment generato su questi sottotemi è solitamente neutro-positivo.
Per quanto riguarda i blog, anche qui il tema prevalente resta il TTIP, seguito dalle annose questioni dell’uso
del glifosato e dell’olio di palma. Tra le fonti che ricevono più attenzione ci sono Zapping2015285
,
curiosity2015286
e il blog di Beppe Grillo287
che tendono a caratterizzarsi come articoli di denuncia più che di
approfondimento; motivo per cui probabilmente ottengono più interazioni. Questo aspetto si coglie
soprattutto in confronto ad altri tipi di articoli, come quello intitolato “Lotta allo spreco alimentare,
approvata la legge” su Corriere Sociale288
, in cui - a proposito di azioni e soluzioni concrete – viene fornito
un inquadramento legislativo alla soluzione di un problema.
Sia l’analisi qualitativa che la quantitativa confermano quindi quanto detto inizialmente: l’attenzione degli
utenti online rispetto al macro-tema della sicurezza alimentare è rivolta principalmente alle implicazioni
sulla salute dei consumatori finali, al ruolo delle multinazionali e all’ambiguità delle istituzioni pubbliche,
che cercano un compromesso tra le pressioni delle lobby e i diritti dei cittadini. Conclusioni che possono
essere tratte anche guardando il grafico delle parole chiavi.
282
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/28/ttip-importeremo-carne-americana-trattata-con-gli-ormoni-e-addio-made-in-italy/2678344/
283
http://www.repubblica.it/solidarieta/equo-e-solidale/2016/05/06/news/i_rischi_del_ttip_la_perdita_del_patrimonio_agroalimentare_italiano-
139210935/
284
http://www.ilvelino.it/it/article/2016/08/09/actionaid-presentato-a-rio-il-progetto-eredita-olimpica-per-le-favelas/fa8ef0db-4b31-428b-ac5f-
06f4d273670a/
285
http://zapping2015.altervista.org/1253-2/
286
http://curiosity2015.altervista.org/6154-2/?doing_wp_cron=1485171969.0321559906005859375000
287
http://www.beppegrillo.it/2016/05/il_glifosato_e_anche_nellacqua_stopglifosato.html
288
http://sociale.corriere.it/lotta-allo-spreco-alimentare-approvata-la-legge/
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
8.3.2. Giornata Mondiale dell’Alimentazione
All’interno del periodo considerato (aprile-ottobre 2016) si è svolta anche la Giornata Mondiale
dell’Alimentazione, a cui in Italia essendo celebrata all’interno di Expo Milano “Nutrire il pianeta, Energia
per la vita” dedicato proprio al tema della nutrizione. Dal grafico XXX si nota con facilità come in
corrispondenza del 15 ottobre, vi sia un picco di conversazioni inerenti la sicurezza alimentare: la maggior
parte di esse si concentrano sulle notizie relative all’intervento di Matteo Renzi presso la FAO di Roma.
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
Infatti tra le fonti, spicca senza dubbio la pagina Facebook ufficiale di Renzi, in particolare per volume di
commenti in occasione della diretta video, che tuttavia si caratterizzano per la stragrande maggioranza
come “tifoseria politica”289
(pro e contro, ma in numero maggiore i primi) più che come dibattito intorno ai
temi in oggetto. Di seguito alcuni esempi pertinenti.
Nicola Ucciero Ospitare la FAO è un onore perché non si tratta di ospitare degli uffici ma degli straordinari valori"... Grande!
Arianna Pelosi · Erano anni che in occasione di eventi internazionali non si sentiva un intervento da vero leader anziché i soliti
discorsi di facciata.
Renato Falchetto · Ma uno che fa tagli sulla sanità può permettersi di parlare di diritti...?ma non scherziamo
Tra i punti menzionati da Matteo Renzi (“tornare alla terra”, lotta allo spreco alimentare, riduzione delle
tasse sui produttori agricoli), gli utenti online mostrano più attenzione al tema dello spreco alimentare,
come risulta anche dalla quantità di interazioni290
ai post di altre fonti, e in seconda battuta al dibattito sulle
tasse sugli agricoltori. Tuttavia si tratta di contenuti sporadici, non in grado di generare discussioni
significative.
Un esempio sono i commenti a un post della pagina Facebook de La Stampa291
che parla di 16 milioni di
euro all'anno di cibo sprecati ogni anno.
289
Anche nel caso di altre fonti, come facebook@Repubblica | Fao, prima stretta di mano tra Renzi e Raggi e ansa.it | Raggi alla Fao, stretta mano
con Renzi, si registrano molti commenti dello stesso carattere: sono quindi stati considerati contenuti non pertinenti.
290
Vedere analisi quantitativa
291
https://www.facebook.com/permalink.php?id=63873785957&story_fbid=10154137906020958
Rita Mascipaolo Ma qui si va a fare la spesa con la calcolatrice ma chi è che spreca? Sicuramente chi il cibo non lo paga o
chi con il cibo ci specula e con lo spreco ci "mangia"!
Antonietta Buratto Lo spreco lo fanno i supermercati che preparano montagne di cibo la gente lo guarda ma non può
comperarlo!!!
Ampliando però il quadro ad argomenti legati a quelli citati sopra, gli utenti online discutono specialmente
la connessione tra sostenibilità economica ed ambientale, che è l’aspetto che catalizza la conversazione.
Forse sollecitati dalle fonti, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione è occasione per gli utenti per discutere
modelli economici, concentrandosi sull’agricoltura di massa, sul ruolo delle multinazionali, sul profitto, sulle
conseguenze sulla salute. L’esempio migliore è rappresentato dalla conversazione che segue l’articolo di
Huffington Post “Ferrero difende l’olio di palma nello spot per i 70 anni dell’azienda: “Il nostro è sicuro””292
:
il riferimento alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione è del WWF, che invita i consumatori a scelte
consapevoli con “L’obiettivo [...] di informare il consumatore sui danni delle coltivazioni intensive.”
L’atteggiamento degli utenti online si connota specialmente per un criticismo verso la prepotenza delle
multinazionali che privilegiano il profitto a costo sia delle conseguenze sulla salute dei consumatori, sia
sull’impatto ambientale e socio-economico che determinano nelle regioni agricole interessate. Non emerge
però per dimensioni significative una netta posizione rispetto a modelli alternativi.
Tra le numerosissime implicazioni dell’agricoltura di massa, alcune discussioni spaziano fino all’impatto sul
riscaldamento globale, come su forum.termometropolitico.it293
, dove è vista come una declinazione
dell’industrializzazione, andando a spostare il dibattito sul drammatico aumento di CO2 dal 1850 circa.
agaragar Dato che non si conoscono realmente i livelli di CO2 del passato, l'aumento antropico di CO2 risale a 10000 anni
fa eppure da allora abbiamo avuto fasi di raffreddamento....
Geoscience81 E' una tua conclusione senza alcun riscontro. Si conosco i livelli di CO2 del passato e l'aumento significativo
avviene da metà Novecento, con il boom industriale e con la rapida crescita demografica. Pensare che l'uomo impattasse in
maniera significativa quando abitava la Terra in migliaia o milioni di esemplari con la sola agricoltura non ha alcuna giustificazione.
Le concentrazioni di CO2 superano la variabilità naturale a partire da metà del XX secolo.
292
http://www.huffingtonpost.it/2016/10/28/nutella-olio-di-palma_n_12684880.html
293
https://forum.termometropolitico.it/697845-global-warming-la-grande-truffa-planetaria-40.html#post15858875
Infine, come si vede dalla figura XXX, anche le parole chiave che emergono confermano un’attenzione
virata in particolare sulla qualità dell’alimentazione (es. “palma”), con alcuni accenni alle problematiche
ambientali dell’agricoltura intensiva (es. “deforestazione”).
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
Il grafico sulla performance dei vari media mostra nel mese di ottobre un andamento diverso rispetto a
quello già visto dell’intero periodo aprile-ottobre sul tema della sicurezza alimentare. In questo caso sono i
quotidiani a raggiungere la maggior esposizione e il più alto coinvolgimento degli utenti294
; seguiti da siti di
notizie online. E’ molto interessante osservare una nicchia di risultati su Facebook che raggiungono discreti
numeri di interazioni (trainati dalla diretta video di Matteo Renzi alla FAO295
), e la cui esposizione (in
visualizzazioni dei canali) è però minoritaria rispetto ad altre fonti.
294
Rapporto Portata versus Engagement. Engagement totale: 32 mila interazioni. Portata totale: 863.8 milioni.
295
https://www.facebook.com/permalink.php?id=113335124914&story_fbid=10154211703039915
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
La gran parte dei contenuti sui social network sono condivisioni e rilanci di notizia, principalmente da parte
di pagine istituzionali e di news, come la pagina Facebook della Fondazione Veronesi296
e il profilo Twitter di
Palazzo Chigi297
.
Gli articoli di quotidiani online che stimolano un maggior interesse da parte degli utenti sono quelli
riguardanti lo spreco alimentare e repubblica.it ottiene il maggior engagement: 14% del totale, con 9% della
portata totale. Il suo articolo più condiviso è “La ‘spinta gentile’ per portarsi via gli avanzi. Il nudging contro
lo spreco di cibo al ristorante”, che riporta i dati sugli sprechi (UE: “100 tonnellate di cibo per un valore
complessivo di 143 miliardi di euro”; Italia: “12,5 miliardi, 54% dello spreco avviene nel consumo casalingo,
il 21% nella ristorazione”) e quindi commenta l’abitudine di (non) chiedere la cosiddetta “doggy bag” per gli
avanzi di cibo dei ristoranti e la legge contro gli sprechi di cibo.
Tra le notizie online, il già citato articolo di HuffingtonPost298
è anche uno dei più condivisi tra tutti i tipi di
media299
: l’articolo scaturisce dallo spot Ferrero in replica alle critiche per l’uso dell’olio di palma nel
prodotto Nutella, e prosegue mettendo in luce vari aspetti legati all’impatto salutistico, ambientale ed
economico dell’uso di questo olio.
296
https://www.facebook.com/permalink.php?id=80761643174&story_fbid=10154079596453175
297
https://twitter.com/Palazzo_Chigi/status/786867435823595520
298
Huffington Post, Ferrero difende l'olio di palma nello spot per i 70 anni dell'azienda: "Il nostro è sicuro",
http://www.huffingtonpost.it/2016/10/28/nutella-olio-di-palma_n_12684880.html
299
26% eng.; 0,7% portata
8.4.Women Empowerment: il web e la parità di genere
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
Online questo argomento è quello che riscuote meno interesse tra quelli analizzati e gli utenti discutono
principalmente della situazione in Italia.
Un picco di interesse si ha nel periodo compreso tra il 22 agosto e il 30 settembre, in corrispondenza del
lancio della campagna per il Fertility Day da parte del Ministero della Salute, che stimola un sentiment
sostanzialmente negativo.
La maggior parte degli utenti affermano di sentirsi offesi e sottolineano la difficoltà di crearsi una famiglia
per ragioni economiche (mancanza di lavoro, di stabilità) e sociali (welfare inadeguato, difficoltà a conciliare
famiglia e lavoro). Condizioni la cui gravità si riflette specialmente sulle donne, che rimandano l’avvio di un
nucleo familiare aspettando condizioni di vita-lavoro più favorevoli, essendo spesso costrette a scegliere tra
carriera e famiglia o venendo respinte dal mercato del lavoro se di età compresa fra 30 e 40 anni (in quanto
percepite come potenziali richiedenti congedo di maternità). Le discussioni sono spesso trascinate da post
di forte carattere emotivo, come nel caso della lettera di Valeria Giordano alla Ministra Lorenzin, pubblicata
sulla pagina Facebook di Informazione Libera300
, che elenca una serie di storie segnate da difficoltà dovute a
salute, lavoro, famiglia, per poi affermare:
“Tienile a mente alla prossima campagna di sensibilizzazione. Perché si può promuovere la salute e la fertilità senza far male a chi non è stato
tutelato abbastanza e ora deve lottare. La prossima volta cerca di fare qualcosa per noi, INSIEME a noi, a tutela vera della nostra salute; partendo da
lontano, ristrutturando la nostra società da zero. Per noi è tardi. Siamo una generazione di mamme nonne, e di uteri vuoti piangenti. Potreste fare
molto per noi dandoci accesso gratuito ai reparti di fisiopatologia della riproduzione, abolendo i ticket altissimi, le liste d’attesa lunghissime,
sovvenzionando il pubblico e non il privato che ha costi totalmente inaccessibili. Oppure snellendo la burocrazia per le adozioni o contrastando lo
squallido giro d’affari che c’è dietro perché ci siamo talmente attardati a parlare di fertilità che ci siamo dimenticati il senso più ampio e vero della
genitorialità. Potete fare ancora tanto per noi agevolando l’accesso ai mutui per le case, restituendoci una stabilità lavorativa e tanto altro ancora.”
La lettera, pur caratterizzata da una scrittura emotiva e di getto, presenta la maggior parte delle questioni
dibattute in rete nel periodo del Fertility Day, facendo emergere una serie di problematiche che le giovani
donne in Italia si trovano a fronteggiare.
300
https://www.facebook.com/permalink.php?id=71253357381&story_fbid=10153761535002382
In assenza di risposte politiche efficaci a questioni problematiche percepite dagli utenti come fortemente
impattanti sulla propria vita personale, la soluzione trovata sembra ancora una volta quella dell’antipolitica.
Un esempio lampante è la discussione che segue un articolo su ilfattoquotidiano.it intitolato “Fertility Day,
quando il Ministero della Salute fa sentire sfigato chi non vuole o non può diventare genitore”301
, il cui post
di rilancio su Facebook ottiene il numero più alto di interazioni tra quelli analizzati.
Browning M2Molte lamentele sul fatto che si facciano pochi figli per via della mancanza di un lavoro e di uno stipendio
sicuro e di fondi per politiche a favore della famiglia. Tutto giustissimo, [...] si comincino a ridurre seriamente sitpendi di super
manager statali e dei parlamentari. Voi sareste d'accordo?
Franco CartolanoBasterebbe instaurare il quoziente famigliare, la somma dei redditi imponibili è divisa per numero di
membri della famiglia, marito e moglie contano per 1, il primo figlio 0,5 e i successivi 1. In Francia funziona benissimo, insieme alle
"Allocations familiales" che sono un elemento importante del reddito delle famiglie. Le famiglie normali francesi hanno 2 o 3 figli.
Nube Ardente[...] Se si parla di madre sigle ( visto che la velocita' di fuga dei padri non e' mai cambiata) SERVONO, ancor
di piu', reti di supporto e/o campagne di informazione e strutture adeguate [...] Non si tratta nemmeno di pretendere che sia il
walfare a pagare i bambini, quello al massimo e' una rete di sicurezza, ma in un contesto in cui il lavoro con cui mantenere i pargoli
non ha uno straccio di solidita', fare un figlio e' da incoscienti, a sto punto pillola a vita o onanismo, a meno che tu non ti voglia
generosamente accollare tutti i pargoli che, potenzialmente, saranno lasciati in strada ( pochi orfanotrofi, zero facilitazione per le
adozioni etc) quando gli incentivi " una tantum" si esauriranno. Ma ti rendi conto del contesto enorme di cui si parla?
8.4.1. Riscontro di interesse: dove si discute di più di empowerment femminile
Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
Oltre al Fertility Day, tra gli argomenti su cui non si trovano discussioni, ma che tuttavia ricevono attenzione
e indicano perciò sensibilità degli utenti online in proposito, troviamo la questione della disponibilità di
tempo per conciliare lavoro e vita familiare e sociale: riconoscere e valorizzare il lavoro domestico e di cura
non retribuito e promuovere una responsabilità condivisa all’interno del nucleo familiare è peraltro uno dei
punti programmatici del Sustainable Development Goal n° 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite dedicato
all’uguaglianza di genere302
.
301
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/31/fertility-day-quando-il-ministero-della-salute-fa-sentire-sfigato-chi-non-vuole-o-non-puo-diventare-
genitore/3005629/
302
Ivi, Parte Seconda, Le Priorità del Vertice G7 BOX BBB
Il volume di interazioni e visualizzazioni303
dell’articolo di corriere.it “Il benefit? Più tempo libero”304
dimostra
l’alto interesse verso nuove modalità e opportunità di conciliare i tempi del lavoro e della vita (familiare e
personale). L’argomento è di particolare rilievo se lo si valuta in relazione alle critiche osservate nelle
discussioni precedenti: di fronte al “senso di scarso supporto” del welfare sociale, le persone si interessano
a soluzioni escogitate e ritrovate in modo privato e autonomo.
8.5.Conclusioni
L’attività di ricerca condotta per questa pubblicazione mette in evidenza come gli italiani abbiano una
consapevolezza limitata del percorso che ha portato all’adozione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Un dato che emerge sia dall’indagine demoscopica di IPSOS sia dalla mappatura delle conversazioni online
condotta da DOING, che non ha rivelato un volume di interventi online dedicato agli SDGs tale da essere
menzionato. Un risultato che dovrebbe essere attentamente considerato da parte delle istituzioni nella
convinzione che anche la consapevolezza dei processi internazionali da parte dei cittadini possa essere
cruciale nel quadro di una responsabilità condivisa per la realizzazione dell’Agenda per lo sviluppo
sostenibile.
Diverso è il risultato andando a verificare la conoscenza e l’opinione sui temi dello sviluppo, ovvero sulle
questioni oggetto dell’Agenda 2030. Lotta alla povertà, lotta alla fame e raggiungimento dell’uguaglianza di
genere sono tutte questioni importanti. Esemplificativo è il dato del 76% di persone intervistate da IPSOS
che reputa prioritario l’obiettivo della fine della povertà in tutte le forme. La segmentazione della
popolazione sulla base di interesse e coinvolgimento attivo su temi connessi alla cooperazione
internazionale rivela, infatti, che gli indifferenti sono solamente il 15% degli italiani.
Emerge però una sostanziale sfiducia nella reale volontà della comunità internazionale di impegnarsi per
eliminare la fame nel mondo; si segnala il disincanto circa l’utilità dei Vertici G7 e le potenzialità della
presidenza italiana a Taormina (solamente il 45% ha infatti una visione positiva), probabilmente collegabile
allo scarso livello di conoscenza in merito alla quantità di risorse stanziate per l’Aiuto pubblico allo sviluppo.
Tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile quello su cui c’è maggiore ottimismo è l’empowerment economico
femminile, considerato di più facile raggiungimento e su cui quindi sarebbe importante dare un segnale
anche alla luce del diffuso malcontento emerso nelle conversazioni online nel periodo di lancio della
campagna del Fertility Day. In rete le discussioni ruotano intorno alle questioni socio-economiche e alla
mancanza di un welfare che sostenga sufficientemente donne e famiglie, puntando tutta l’attenzione sulla
situazione italiana. In questo caso investire, ad esempio, maggiormente in asili nido305
per raggiungere una
più equa distribuzione del lavoro di cura servirebbe ad andare incontro alle necessità degli italiani oltre che
rappresentare un passo avanti nel raggiungimento dell’uguaglianza di genere come indicato nella
dichiarazione finale del G7 del 2015306
.
303
33mila; 77milioni
304
http://www.corriere.it/cronache/16_aprile_03/benefit-piu-tempo-libero-lavoro-aziende-manager-5aae0a80-f90e-11e5-b97f-
6d5a0a6f6065.shtml
305
ActionAid, Sulle Spalle delle donne, https://www.actionaid.it/app/uploads/2016/09/Sulle_spalle_delle_donne.pdf
306
Ivi, Parte Seconda, capitolo 3, 3.1. L’uguaglianza di genere nell’agenda dei Grandi della Terra
Per quanto riguarda le migrazioni e l’accoglienza dei profughi, entrambe le analisi fotografano un’opinione
pubblica generalmente condizionata dall’agenda media e dal tono allarmistico della narrazione politica e
giornalistica. L’approccio securitario adottato da parte dei Paesi UE e G7 per la gestione dei flussi ha
contribuito ampiamente a rafforzare la visione del migrante come un problema da respingere alle frontiere,
sminuendo i valori di solidarietà e accoglienza che dovrebbero prevalere di fronte a persone in fuga da
fame, guerre e povertà. Ancor più significativo, in questo contesto, è quindi il dato (rilevato con l’indagine
IPSOS) del 63% degli italiani che si dice ancora d’accordo sull’accoglienza di chi è perseguitato politicamente
o scappa da guerra e fame: un segnale chiaro vista la narrazione in negativo.
La sentiment analysis restituisce inoltre un’immagine del migrante non tanto e non più come una minaccia
per la sicurezza, ma come un “problema” economico in un momento di crisi. La mancanza di trasparenza e
accountability nella gestione dei fondi utilizzati per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati contribuisce a
creare un clima di generale malcontento, rafforzando la percezione generale di una notevole quantità di
fondi spesi per i migranti, a discapito degli italiani in difficoltà. Su questo punto si denota una potenzialità di
conflitto sociale su cui le istituzioni devono lavorare, per evitare contrasti tra le fasce più deboli, dove sono
già presenti situazioni di disagio sociale307
. Non a caso l’indagine demoscopica riscontra maggiore chiusura
nei confronti dei migranti proprio tra i segmenti più fragili della società, ovvero coloro con un più basso
titolo di studio e difficoltà economiche. Una maggiore trasparenza sulla gestione dei fondi per l’accoglienza
sembra quindi essere un punto di partenza fondamentale, considerando anche il permanere di una
generale confusione sul loro utilizzo.
Nella sentiment analysis sono inoltre facilmente riconoscibili una serie di affermazioni e luoghi comuni di
stampo razzista, a loro volta risultato di una scarsa comprensione della gestione dei flussi migratori: anche
in questo caso l’approccio dei media e il tone of voice utilizzato è spesso determinante. Laddove la fonte
approfondisce e spiega maggiormente, la conversazione mantiene toni civili, senza scivolare in commenti
razzisti, chiaro segnale dell’urgenza a livello nazionale di una trattazione diversa dell’argomento e della
grande responsabilità in capo ai media.
Sul tema della sicurezza alimentare si assiste a un misunderstanding di fondo. Se per sicurezza alimentare
andrebbe principalmente intesa la possibilità per tutti, a livello globale, di avere accesso al cibo necessario
per sopravvivere, gli utenti in rete ne parlano soprattutto dal punto di vista del consumatore occidentale,
interessato alla genuinità del prodotto che consuma, prima che alle logiche di mercato globali che tendono
spesso a non garantire un equo guadagno agli agricoltori del sud del mondo: un esempio di questo
approccio è il “caso” dell’olio di palma affrontato e discusso significativamente. E’ peraltro l’unico caso in
cui si accenna al land grabbing, fenomeno altrimenti poco conosciuto dagli italiani e poco trattato dai
media. L’opinione pubblica risulta contraria a un’azione solitaria delle multinazionali, fatto che conferma la
richiesta di ActionAid di un ruolo di indirizzo e controllo svolto dal settore pubblico sulle azioni del privato
in ambito di cooperazione internazionale.
Il bisogno di garantire salute e benessere a tutti è stato rilevato anche dall’indagine demoscopica come
sfida indicata prioritaria – subito dopo la lotta a fame e povertà – nell’azione dei prossimi 15 anni, seguita
immediatamente dopo dalla lotta al cambiamento climatico.
In conclusione, entrambe le analisi rilevano una profonda influenza sul livello di conoscenza e sulla
formazione dell’opinione pubblica degli italiani da parte dei media e dei politici. Un dato che non stupisce
307
OpenPolis, ActionAid, Minidossier n° 11 “Poveri noi”, dicembre 2016 http://minidossier.openpolis.it/2016/11/Poveri_noi.pdf
confermando la necessità di una trattazione meno parziale e più approfondita dei temi dello sviluppo e
quindi svolta con toni meno allarmistici e più aderente alla realtà dei fatti.

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L'opinione pubblica italiana

  • 1. PARTE TERZA: L’OPINIONE PUBBLICA ITALIANA Dopo aver analizzato l’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia e i temi che ActionAid reputa prioritari in vista del Vertice G7 di maggio 2017, in questo capitolo si presentano i risultati di due analisi condotte per indagare l’opinione pubblica degli italiani. La prima è un sondaggio di opinione realizzato da Ipsos nel mese di novembre 2016 su cooperazione internazionale, immigrazione, Agenda 2030 delle Nazioni Unite, aiuti allo sviluppo ai Paesi poveri dati dall’Italia e ruolo, funzione ed agenda tematica del G7. La metodologia adottata consente di suddividere la popolazione in base al grado di interesse e sensibilità per certi temi, ricavando una serie di profili. La seconda è invece una sentiment analysis delle conversazioni online da aprile a ottobre 2016 condotta da DOING su tre temi che consideriamo fondamentale affrontare nella lotta alla povertà, ovvero: sicurezza alimentare, migrazioni ed empowerment femminile. In questo caso sono state analizzate le conversazioni su pagine di quotidiani online, blog, forum e social media individuando quali, tra i temi di nostro interesse, sono più discussi e in quale sede, nonché il tone of voice con cui vengono affrontati. L’indagine sugli orientamenti dell’opinione pubblica è una novità rispetto alle precedenti edizioni di “Italia e la lotta alla povertà” e nasce dalla necessità di indagare il grado di conoscenza degli italiani sui temi dello sviluppo oltre che la loro opinione in merito. Per avere un quadro il più possibile completo si è scelto di abbinare al sondaggio di opinione un’analisi delle conversazioni online; per quanto coscienti delle dinamiche proprie dei media digitali, reputiamo che la “piazza digitale” sia un universo da studiare e da tenere presente. 7. Gli italiani e la cooperazione internazionale 7.1. Il clima di opinione relativo a cooperazione internazionale ed immigrazione L’indagine ha evidenziato un clima d’opinione incerto riguardo a tematiche relative alla cooperazione internazionale, soprattutto quando si tratta di dare un contributo concreto tramite donazioni, volontariato o scelte di consumo di tipo «etico» (come l’acquisto di prodotti equosolidali o il boicottaggio di marchi che agiscono in modo scorretto nei Paesi più poveri o sfruttando i lavoratori). Sebbene gli italiani si dichiarino abbastanza interessati ai temi di politica internazionale (il 40% esprime un alto interesse, valore pressoché identico all’interesse professato per la politica in generale), non sembra che tale interesse si traduca per tutti in un reale coinvolgimento nei confronti di tematiche legate allo sviluppo sostenibile dei Paesi poveri. Sulla base delle risposte alle domande di opinione (interesse politica internazionale e ambito territoriale di appartenenza) e su quelle relative alla frequenza con cui vengono svolte azioni di impegno diretto (donazioni in denaro ad associazioni od organizzazioni che si occupano di cooperazione internazionale, adozioni a distanza, attività di volontariato e scelte di consumo «etiche») è stato possibile dividere gli intervistati in quattro gruppi caratterizzati da approcci simili alla cooperazione internazionale (si veda Grafico 1). Grafico 1. Segmentazione della popolazione italiana sulla base dell’interesse e del coinvolgimento attivo in temi legati alla cooperazione internazionale
  • 2. Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) GLI «EQUI E SOLIDALI» - il gruppo numericamente più piccolo – include al suo interno coloro che si interessano di politica internazionale, si sentono cittadini del mondo e contribuiscono attivamente e con costanza a sostenere i Paesi più poveri e la cooperazione internazionale tramite scelte di consumo, donazioni o attività di volontariato. Gli equi e solidali sembrano essere più diffusi in alcuni gruppi di individui: i 25-35enni; i laureati, le persone auto-collocate politicamente al centro; gli imprenditori e i liberi professionisti e i residenti nei grandi centri urbani. I “COINVOLTI” - uno dei due gruppi più ampi – include persone coinvolte nelle tematiche legate allo sviluppo sostenibile, ma il cui contributo diretto è saltuario. In questa categoria si trovano maggiormente gli over 55enni, i residenti nelle regioni del Sud, i laureati, gli auto-collocati politicamente a sinistra e a centro- sinistra , i pensionati, gli impiegati e insegnanti e le persone che si autodefiniscono economicamente benestanti. I “TIEPIDI” – primo gruppo per numerosità - sono poco interessati a tematiche legate allo sviluppo sostenibile e di politica internazionale e danno un contributo diretto molto sporadico tramite donazioni o scelte di consumo «etiche». Hanno inoltre un senso di appartenenza territoriale locale o nazionale. In questo gruppo sono più presenti i giovani 18-24enni e i 35-44enni (46%), i residenti nel Nord Est , le persone con un basso titolo di studio, non collocati politicamente e i residenti in centri tra i 5 e i 10mila abitanti. GLI “INDIFFERENTI” - gruppo di minoranza, ma che include al suo interno il doppio delle persone rispetto agli “equi e solidali”- riunisce le persone disinteressate ai temi in questione e che si sentono appartenere prevalentemente all’Italia o a livelli locali. Gli indifferenti non hanno inoltre nessun impegno diretto né tramite scelte di consumo né tramite donazioni o volontariato. In questo gruppo troviamo maggiormente le fasce centrali d’età 35-54enni, i residenti nel Nord Ovest, le persone con basso titolo di studio, gli auto- collocati a destra e coloro che non si collocati politicamente, gli operai, le casalinghe e i residenti in piccoli centri con meno di 5mila abitanti. 8% 38% 39% 15% gli equi e solidali i coinvolti i tiepidi gli indifferenti
  • 3. Figura 1. Le opinioni sull’immigrazione Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) Andando più a fondo sulle opinioni relative all’immigrazione tra gli italiani sembrano decisamente prevalere timori e pregiudizi: la metà degli italiani considera gli immigrati come una minaccia e in generale pensa che stiano rovinando le nostre tradizioni e la nostra cultura. L’atteggiamento timoroso dell’opinione pubblica nei confronti dell’immigrazione è probabilmente il combinato disposto di una copertura mediatica del fenomeno molto più frequente che in passato258 e che spesso ricorre a toni allarmistici più che rassicuranti259 e di una gestione del tema immigrazione da molto tempo attuata in un’ottica emergenziale, più che con piani di lungo periodo. Il tutto, in un clima di generale confusione legato alla gestione dei flussi di rifugiati in arrivo in Europa, in cui i cittadini faticano a comprendere chi sia veramente chiamato a decidere, a quale livello (da quello europeo fino a quello regionale) e con quali strumenti (interventi militari, respingimenti, accordi con Paesi di transito, accoglienza). Da segnalare in ogni caso che il tema dei rifugiati lascia anche spazio a logiche solidaristiche e di accoglienza: il 63% degli italiani è d’accordo con l’accogliere chi è perseguitato politicamente o scappa da guerre e fame. Sulla base delle risposte date alle tre domande sull’immigrazione è stato quindi possibile dividere il campione in 3 gruppi al loro interno omogenei per grado di apertura/chiusura nei confronti degli stranieri: Gli “ACCOGLIENTI” – 33% della popolazione - sono i più aperti ed accoglienti nei confronti dei migranti. Sono concentrati particolarmente nelle fasce d’età più giovani e tra gli studenti. Ma anche tra i laureati, i pensionati, i benestanti e tra le persone che si collocano politicamente sinistra e nel centro sinistra. I “POSSIBILISTI” -24%- sono abbastanza aperti nei confronti degli stranieri anche se più timorosi rispetto agli “accoglienti”. In questo gruppo sembrano esser e più presenti i residenti nelle regioni del sud Italia, gli auto-collocati politicamente al centro e coloro che vivono in famiglie con qualche difficoltà economica. 258 secondo il terzo Rapporto Carta di Roma “Notizie di confine” nel 2015 si è registrato un incremento dell’80% dei titoli di giornale e del 250% dei servizi dei telegiornali sul tema dell’immigrazione 259 Sempre per la stessa fonte il 47% delle notizie legate al tema migrazioni uscite nel 2015sulla carta stampata avevano toni allarmistici, mentre solo il 26% avevano toni rassicuranti
  • 4. I “CHIUSI” – 43% - hanno un atteggiamento di forte chiusura nei confronti dei migranti economici e spesso anche dei rifugiati e sono convinti che l’immigrazione sia un fenomeno molto pericoloso per la nostra società. In questo gruppo troviamo soprattutto i giovani adulti 35-44enni, i residenti nel Nord Ovest, auto- collocati politicamente al centro-destra o a destra. Particolarmente frequenti anche i lavoratori, soprattutto quelli poco qualificati, le persone con basso titolo di studio e coloro che vivono in famiglie In forte difficoltà economica . La maggiore chiusura nei confronti dei migranti sembra dunque particolarmente concentrata in quei segmenti più fragili della società (titoli di studio bassi, in difficoltà economica, operai e lavoratori non specializzati..) che più frequentemente si trovano a “competere” per l’accesso a servizi pubblici con gli stranieri (dall’accesso alle case popolari, ai servizi per l’infanzia o aiuti economici di supporto al reddito…) e sui quali fanno più presa alcune retoriche ostili ed allarmiste, innescando quella che può essere definita una «lotta tra poveri». 7.2. Gli obiettivi 2030: notorietà, importanza e realizzabilità. Nel corso dell’indagine sono state approfondite la conoscenza del programma Agenda 2030 dell’ONU, l’importanza data a ciascun obiettivo (dopo averne letto una descrizione abbastanza approfondita) e la credibilità rispetto al suo reale possibile raggiungimento entro il 2030. Primo risultato da sottolineare è sicuramente una non conoscenza degli italiani in merito all’esistenza dell’Agenda 2030 e, di conseguenza, anche dei singoli Obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 5% li conosce direttamente e il 34% si ricorda di “averne sentito parlare” dopo averne letto una descrizione. Se dunque sembra prevalere una scarsissima conoscenza in merito agli aspetti istituzionali , è interessante notare che dopo aver letto una descrizione del programma Agenda 2030 gli italiani esprimano un’opinione molto positiva sull’importanza dell’agenda per il futuro del Pianeta e solamente il 17% la consideri non importante. Tabella1. Importanza attribuita all’impegno dei Paesi per raggiungere gli obiettivi 2030 Molto importante 41% Abbastanza importante 42% Poco importante 11% Per nulla importante 6% Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) Parallelamente sembra però essere molto diffuso tra gli intervistati un certo disincanto nei confronti dell’idea che tale programma, o altri analoghi, possano lasciare un segno concreto nel mondo che ci aspetta. Le motivazioni principali (Grafico 2) per le quali sembra prevalere tale disincanto sono relative da un lato al fatto che questi programmi non hanno potere vincolante nei confronti degli Stati che aderiscono (28%) e sembrano quindi utili in linea di principio, ma poco efficaci nel lasciare un segno tangibile, dall’altro alla
  • 5. convinzione che il vero fine non sia tanto quello di un’azione concreta, ma di tenere accesa l’attenzione mediatica su alcuni temi sensibilizzando l’opinione pubblica (23%). Grafico 2. Opinioni sull’utilità dei programmi come Agenda 2030 Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) Entrando nel dettaglio dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, i tre obiettivi considerati particolarmente prioritari per ActionAid - lotta alla povertà, lotta alla fame e uguaglianza di genere - sono tutti considerati estremamente importanti dagli intervistati. Da segnalare però anche in questo caso una certa perplessità rispetto alle reali possibilità di raggiungimento di tali ambiziosi obiettivi entro il 2030. Tra i tre sembra essere l’uguaglianza di genere il traguardo un po’ più concretizzabile secondo gli italiani: il 35% degli intervistati pensa che si faranno grandi passi avanti, sommando anche coloro che pensano che sia realizzabile almeno in piccola parte si arriva all’81% degli intervistati. Specularmente l’obiettivo di porre fine alla povertà è considerato un obiettivo quasi utopico da un italiano su 3 e realizzabile in gran parte solamente da un italiano su 4. È probabile quindi che la declinazione in azioni specifiche volte al raggiungimento dell’uguaglianza di genere, come ad esempio quelle legate al favorire l’empowerment economico femminile (tramite misure che vadano verso la promozione dell’occupazione femminile, dell’equità salariale, dell’accesso a servizi di cura per l’infanzia, di politiche volte alla promozione di conciliazione tra lavoro e attività di cura e della condivisione delle attività di cura all’interno della coppia…), siano misure considerate più concrete e accessibili rispetto ad affrontare il più complesso tema del porre fine alla fame nel mondo.. Grafico 3. Importanza attribuita ai 3 obiettivi 2030 considerati prioritari da ActionAid sono fondamentali, perché contribuiscono a rendere il mondo migliore tramite azioni concrete 17% sono importanti, ma servono più che altro a tenere accesa l'attenzione e sensibilizzano l'opinione pubblica… non so 15% sono utili ma poco efficaci: non hanno un potere vincolante per gli Stati che vi aderisco 28% sono inutili: gli stati più ricchi non hanno un reale interesse a risolvere quei problemi 17%
  • 6. Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) Grafico 4 Realizzabilità dei 3 obiettivi 2030 considerati prioritari da ActionAid Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) Al di là dell’importanza attribuita a ciascun obiettivo, è stato chiesto agli intervistati di scegliere tra i 17 obiettivi la principale priorità da trattare, poi la seconda e quindi la terza in ordine di importanza. Sulla base delle risposte date è stato possibile stilare una classifica di ordine di importanza attribuito dagli italiani agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Tabella 2). Se la lotta alla fame e la lotta alla povertà rimangono obiettivi centrali e prioritari anche quando vengono confrontati con gli altri, l’uguaglianza di genere nel confronto perde invece posizioni: diventa settimo in ordine di priorità sul primo e principale obiettivo da realizzare e dodicesimo sul totale dei primi tre obiettivi da perseguire. Si posiziona invece sul terzo gradino del podio delle sfide principali dei prossimi 15 anni il garantire salute e benessere a tutti gli abitanti del pianeta, seguito al quarto posto da azioni concrete per affrontare il problema climatico. 76% 74% 67% 15% 17% 19% 3% 3% 6% 4% 4% 6% 2% 2% 2% Porre fine alla povertà in tutte le sue forme Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile molto (voti 8-10) abbastanza (voti 6-7) non sa poco (voti 4-5) per niente (voti 1-3) 4% 3% 3% 31% 24% 21% 46% 53% 46% 19% 20% 30% Raggiungere l’uguaglianza di genere Porre fine alla fame Porre fine alla povertà Completamente realizzabile Realizzabile in gran parte Realizzabile in piccola parte Per nulla realizzabile
  • 7. All’ultimo posto della classifica (citati come priorità solo dal 3% degli intervistati) la salvaguardia di oceani, mari e le risorse marine ed il rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili (fornendo a tutti accesso ad alloggi adeguati, servizi di trasporti sicuri e spazi verdi all’interno delle città) Tabella 2. Indice di realizzabilità 0-100 degli obiettivi 2030 e ranking di priorità Ordine di importanza Obiettivo indice realizzabilità 0-100 % citazioni come priorità principale 1° Povertà zero 32 26% 2° Fame zero 36 21% 3° Salute e benessere 39 17% 4° Agire per il clima 34 16% 5° Lavoro dignitoso e crescita economica 32 16% 6° Pace, giustizia ed istituzioni forti 29 9% 7° Acqua pulita e igiene 38 9% 8° Energia pulita e accessibile 43 9% 9° La vita sulla terra 37 8% 10° Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi 28 8% 11° Istruzione di qualità 40 7% 12° Uguaglianza di genere 40 6% 13° Consumo e produzione responsabili 37 4% 14° Industria innovazione e infrastrutture 42 4% 15° Città e comunità sostenibili 34 3% 16° La vita sott’acqua 34 3% Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) Sulla base della domanda sul livello di realizzabilità di ciascun obiettivo (per il testo della domanda completa si veda il grafico 4), è stato realizzato l’ “indice di realizzabilità” esposto in Tabella 2, con valori da 0 (per nulla realizzabile) a 100 (completamente realizzabile), che evidenzia chiaramente il fatto che gli italiani sembrino considerare davvero troppo ambiziosi tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Nessuno degli obiettivi supera infatti il valore 50 della scala 0-100 ed anzi la gran parte degli obiettivi si assesta su valori compresi tra 30 e 40. Tra i più realizzabili, o forse sarebbe meglio dire “i meno irrealizzabili”, si trovano l’energia pulita e accessibile, lo sviluppo industriale, l’istruzione di qualità e l’uguaglianza di genere. Al contrario quelli considerati più ambiziosi sono la riduzione di diseguaglianze fra Paesi, la pace, la povertà zero, il lavoro e la crescita economica. Poco credibile appare infine l’obiettivo 17 (oggetto di una domanda separata) relativo alla possibilità di uno sforzo congiunto di tutti i Paesi per il raggiungimento dell’Agenda 2030, considerato «improbabile» dal 60% degli intervistati. 7.3. Gli aiuti per lo sviluppo ai Paesi poveri dati dall’Italia
  • 8. Bassissimo sembra essere anche il livello di conoscenza della situazione degli aiuti per lo sviluppo ai Paesi poveri dati dall’Italia: il 79% del campione intervistato ammette di essere poco o per nulla informato e il 73% non è in grado di indicare l’ammontare in relazione al PIL stanziato dall’Italia per tali aiuti. Tabella2. Quanto si sente informato sugli aiuti allo sviluppo dati dall’Italia ai Paesi poveri? Molto informato 2% Abbastanza informato 22% Poco informato 63% Per nulla informato 13% Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) La poca conoscenza degli APS sembra emergere anche dalla scarsa notorietà dell’aumento della quota stanziata dall’Italia per gli APS nel corso degli ultimi anni (considerati in aumento solamente dal 18% degli intervistati), così come dalla percezione distorta del contributo dato dai vari Paesi G7 in percentuale sul loro PIL: gli italiani indicano come «paese più generoso» del G7 gli Stati Uniti (29% delle indicazioni), che sono al contrario il paese con un contributo minore in percentuale sul PIL. Viceversa è l’Italia ad essere maggiormente indicata come fanalino di coda (32% delle citazioni) dei Paesi G7. Coerentemente con il clima descritto rispetto ad immigrazione e cooperazione internazionale anche sugli aiuti per lo sviluppo prevale un atteggiamento abbastanza «egoistico» da parte degli italiani intervistati: uno su 3 ritiene che la quota di aiuti data ad oggi sia troppo alta perché «dovremmo tenere i soldi In Italia visto che di problemi ce ne sono tanti anche qui»; al contrario solamente il 22% pensa che l’Italia dovrebbe contribuire maggiormente. Tali risultati potrebbero essere in parte riconducibili ad un pregiudizio negativo nell’opinione pubblica che il nostro paese sconta quando si parla del suo ruolo internazionale che sembrano confermati anche dalla diffusa convinzione (nel 69% degli intervistati) che il nostro paese abbia un ruolo marginale, al traino di Paesi più grandi e importanti, per quanto riguarda le scelte politiche internazionali sui temi legati agli aiuti allo sviluppo dei Paesi poveri. Per invertire tale opinione probabilmente importante per il nostro paese farsi promotore nel corso del prossimo Vertice, di iniziative volte al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. 7.4. Il G7 Sebbene il 69% degli italiani intervistati dichiari di conoscere il G7, è poi solo il 12% a sapere che è il nostro Paese ad ospitare il Vertice nel 2017 e solamente il 6% indica la città di Taormina come sede. Così come per Agenda 2030, anche parlando di G7 gli italiani appaiono abbastanza disincantati circa la reale utilità del Vertice, che viene considerato soprattutto «evento mediatico», luogo di grandi proclami ma di nessuna decisione concreta (37%) o addirittura strumento superato dal tempo perché esclude alcuni Paesi considerati centrali per l’economia mondiale come Cina o India (28%). Solamente un italiano su quattro (23%) pensa che sia «un utile momento di confronto tra i Paesi». Scarsa anche la fiducia che la presidenza italiana del G7 del prossimo anno possa avere un impatto positivo sul ruolo e l’immagine internazionale dell’Italia: tale convinzione è infatti condivisa da poco meno della metà degli intervistati (45%).
  • 9. Entrando nel merito della possibile agenda del Vertice – Grafico 5 - tutti quelli proposti sono considerati temi chiave da trattare: dal lavoro e la crescita economica (importante per l’89% degli intervistati) fino alla lotta alle diseguaglianze di genere (85%) e le politiche di sostegno a modelli di sviluppo agricolo sostenibili (86%). Sebbene dunque tutti i temi proposti risultino molto importanti, quando si chiede alle persone di scegliere i più prioritari da trattare, le risposte si concentrano maggiormente sul lavoro e la crescita economica (53%), la gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza dei rifugiati (47%), la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (42%) e la lotta alla fame nel mondo (41%). Viceversa meno prioritari da trattare al Vertice G7 sembrano essere lo sviluppo energetico sostenibile (22%), la lotta alle diseguaglianze di genere (17%) e le politiche di sostegno a modelli di sviluppo agricolo sostenibili (13%). Grafico 5 Importanza che al G7 di Taormina vengano trattate alcune tematiche
  • 10. Fonte: Sondaggio Ipsos per ActionAid (novembre 2016) È interessante infine segnalare che l’Agenda delle priorità da trattare nel corso del G7 ricalca, nelle prime due posizioni, l’Agenda delle priorità per il paese che gli italiani hanno espresso in altre indagini continuative Ipsos (dati relativi al primo semestre 2016) e che vede il lavoro e la crescita economica citati dall’81% degli intervistati come primo e più importante tema da affrontare, seguito dall’immigrazione (citato dal 24% del campione). Sembra quindi che passando da un tema chiaramente globale come Agenda 2030 a parlare di un G7 ospitato in Italia, gli intervistati abbiano fatto in parte prevalere uno sguardo più virato su emergenze e tematiche nazionali rispetto ad una prospettiva più globale. 8. Gli italiani e le conversazioni online sui temi dello sviluppo. 71% 70% 69% 69% 67% 66% 64% 63% 63% 17% 17% 17% 18% 19% 21% 22% 22% 23% Lavoro e crescita economica Gestione dei flussi migratori ed accoglienza dei rifugiati Clima e tutela dell’ambiente e delle risorse Lotta alla povertà e all’esclusione sociale Lotta alla fame nel mondo Sviluppo energetico sostenibile Politiche volte alla stabilità politica internazionale ed alla pace Lotta alle diseguaglianze di genere attraverso azioni che promuovano l’accesso delle donne al mercato del lavoro e ad un giusto reddito Politiche di sostegno a modelli di sviluppo agricolo sostenibili che supportino piccoli produttori, prodotti a KMzero e biologici molto (voti 8-10) abbastanza (voti 6,7)
  • 11. 8.1.L’analisi delle conversazioni su 3 temi centrali per la lotta alla povertà La sentiment analysis ha analizzato le conversazioni online nel periodo tra aprile e ottobre 2016 in merito a tre argomenti: migrazioni, sicurezza alimentare ed empowerment femminile. Lo scopo era mettere in evidenza le opinioni più rilevanti e più diffuse, rappresentando le discussioni correnti su questi temi d’interesse, la loro vivacità e il relativo grado di informazione, conoscenza e approfondimento operato dagli utenti in rete: il risultato è una mappatura sintetica delle principali voci260 . Oltre a questa analisi di tipo qualitativo, sono stati misurati quantitativamente il grado d’interesse, esposizione e distribuzione online delle conversazioni sui temi scelti. E’ una valutazione altrettanto importante per poter valutare attenzione e sensibilità del pubblico online a temi e sottotemi, e quindi comprendere come si formano le opinioni. Mettendo a confronto tra loro i tre temi scelti, il primo dato che emerge è la maggiore quantità di conversazioni riguardanti migrazioni e sicurezza alimentare, rispetto all’empowerment femminile, che ha il suo apice nella settimana del Fertility Day lanciato dal Ministero della Salute. Guardando poi le dimensioni di ciascun argomento, misurate attraverso il rapporto tra visualizzazioni ed interazioni (portata versus engagement)261 , si conferma un maggior interesse nei confronti dell’argomento “migrazioni”, che si stacca stavolta notevolmente dagli altri due. 260 I testi di post e commenti riportati hanno valore esemplificativo e rappresentativo dei vari tipi di opinioni. Vengono riportati per offrire evidenza anche del tono e del sentiment relativo al tema. 261 Il grafico Portata vs Engagement è costruito mettendo sull’asse delle ascisse l’engagement (interazioni; K= migliaia) e sull’asse delle ordinate la portata (visualizzazioni; G = miliardi). La convergenza tra alto numero di visualizzazioni e alto numero di interazioni (riferimento: vertice alto a destra) è presa a indice di vivacità della discussione/riscontro di interesse e alta visibilità del tema. La dimensione del cerchio è proporzionale alla quota di argomento (vedi grafico precedente).
  • 12. Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
  • 13. 8.2.Migrazione Le discussioni inerenti il fenomeno migratorio sono, tra i tre temi esaminati, le più numerose. L’argomento risulta infatti particolarmente ampio, complesso e composto da diversi sottotemi. Lo scopo è stato quello di individuare all’interno di un imponente volume di commenti ascrivibili al dibattito corrente innescato dalle notizie di cronaca, quelle conversazioni che contribuiscono alla formazione di opinioni informate e maggiormente delineate. Era in sintesi necessario superare il grande “rumore di fondo” delle opinioni più diffuse (circa il 66% delle conversazioni rilevate) - che è tuttavia indispensabile rilevare e segnalare - per individuare conversazioni più informate e strutturate. Esemplificativo in tal senso è il post sulla pagina Facebook di Giorgia Meloni262 del 27 maggio 2016263 : "In due giorni sono stati recuperati in mare più di diecimila immigrati e molti hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Vittime innocenti che potevano essere evitate. Cosa altro serve per far capire al Governo Renzi-Alfano che la loro politica sull'immigrazione è fallimentare? Il sistema di accoglienza in Italia è al collasso e sta avendo gravi conseguenze sui più deboli: gli italiani poveri, gli immigrati regolari, i veri profughi. Allora ribadiamo, ancora una volta, la nostra posizione: per noi i profughi sono solo donne, bambini e nuclei familiari che provengono da zone di guerra conclamata. Gli altri sono clandestini che non hanno diritto a stare in Italia. Per fare una selezione reale bisogna fermare i barconi al largo delle coste libiche e impedire i viaggi della morte”. Questo post è quello che, nel periodo analizzato, riceve sui social media il maggior numero di commenti, principalmente caratterizzati da “tifoseria politica”, più che da una reale analisi dell’argomento. Riportiamo a titolo di esempio quelli che cercano almeno in parte di entrare nel merito della questione. Maria Valentina Luccioli Sono mesi e anni che dite che il nostro sistema di accoglienza è al collasso. Praticamente siamo collassati anni fa ma nonostante ciò continuiamo a salvare, accogliere, ospitare. Fermate gli interessi che ci sono in Italia sugli immigrati e forse cambia qualcosa. Forza Giorgia! Patrizia Ghiura Tornassero con il barcone a casa loro. Non voglio più mantenere stranieri. Alcune famiglie di italiani hanno necessità dei 30 euro. Puliamo l'Italia da tutti gli stranieri tornassero a casa loro. Santi Marsala Si dovrebbero aiutare nei loro paesi, e forse ci costerebbe meno, e aiutare di più gli italiani bisognosi.Ci sono italiani che sono costretti a vivere in auto che avrebbero bisogno urgente di aiuto per una vita più dignitosa. I morti di queste persone non si contano più, chi ce li ha sulla coscienza? Qualche milione di profughi dove li mettiamo, come li nutriamo visto che per alcuni il nostro cibo non è loro gradito? Dove li alloggiamo? Mentre alcuni italiani sono costretti ad andare alla mensa dei poveri per mangiare e andare al dormitorio pubblico dove esiste. E quando si cercheranno in lavoro dove lo troveranno visto che non ne trovano neanche i nostri figli? Andranno a ingrossare le file del lavoro nero. La conversazione che si innesca è rappresentativa dell’universo di sottotemi che confluiscono sotto l’etichetta “immigrazione” e servono a identificare alcune argomentazioni ricorrenti, che dimostrano un modo di relazionarsi alla questione classificabile come reazione al bombardamento della cronaca mediatica, più che una reale analisi e comprensione. Le affermazioni e gli argomenti che ritornano spesso sono: - “Il sistema dell’accoglienza è al collasso”; - “Siamo invasi, devono tornare a casa loro”; - “Siamo davanti a una situazione di iniquità se i profughi e i clandestini ricevono 35 euro al giorno, mentre i pensionati italiani sono in difficoltà economica e i giovani non trovano lavoro”; 262 Come anticipato nella nota metodologica all’inizio di questa pubblicazione, le citazioni sono state scelte per presentare le diverse opinioni e tone of voice riscontrabili. In questo caso il post, non solo è quello con l’engagement più alto nel periodo analizzato, ma fornisce –anche in ottica di analisi qualitativa – un chiaro esempio di un determinato sentiment. 263 https://www.facebook.com/permalink.php?id=38919827644&story_fbid=10154165274472645
  • 14. - generale perplessità riguardo alla provenienza dei fondi UE per l’accoglienza, al loro uso e al contributo italiano; - discussioni inerenti l’accordo “UE-Turchia”; - contrarietà nei confronti dei “poteri forti”( all’interno dei quali vengono talvolta ricomprese anche le cooperative e le organizzazioni non governative, colpevoli di volersi “procurare il lavoro”) visti come non trasparenti; - mancanza di prevenzione alle frontiere; - “Aiutiamoli a casa loro”. Anche l’accordo UE-Turchia sulla gestione dei flussi migratori ricade tra gli argomenti oggetto di accese discussioni, da cui non è sempre facile estrarre discussioni rilevanti, oltre le opinioni più note. Le nicchie individuate sono principalmente le pagine Facebook de La Repubblica e Movimento 5 Stelle Europa in cui i commenti più ingaggianti mostrano argomentazioni tipiche del dibattito pubblico, con digressioni sull’ingresso della Turchia in Europa, che risultano fuori tema e non si soffermano sui dettagli dell’accordo e sulle sue conseguenze. La percezione è che determinate questioni non siano comprese perché non affrontate chiaramente dai media. Si riporta di seguito una parte della conversazione: Tina Giudice ·La Turchia è di fatto una dittatura, giornalisti e non vengono incarcerati perché esprimono opinioni, l'europa da miliardi allaTurchia per la questione migrazione quando si potrebbero usare molto meglio, Erdogan ha riportato la Turchia indietro di decenni. Occuparsi anche di non fare entrare la Turchia in Europa e non dare denaro ad un paese che collabora segretamente con isis vuol dire occuparsi anche dell'Italia. El Dauly · Ma cosa sta dicendo, "Erdogan ha riportato la Turchia indietro di decenni" ma si rende conto che é una fesseria assurda, sta parlando di un paese che fino al 2005 era indebitato e con difficoltà economiche, ora é creditore ed é nel vertice del g20, si parla della 7°potenza militare al mondo, si parla di un paese che ha concluso l'anno con un bilancio positivo di 135 miliardi e di un paese che sfrutta tutti e tre i settori tecnologici per produrre, si parla di un paese dove non c'é fuga di cervelli, non c'é crisi economica, c'è lavoro e c'é un progetto sempre pronto per i giovani che riescono subito a trovar lavoro, piuttosto si preoccupi dell'Italia dove è vero che c'é più libertà di stampa della Turchia ma é al 78°POSTO A LIVELLO MONDIALE PRECEDUTA DA PAESI COME TANZANIA ED ALTRI PAESI DEL 4°MONDO Armando Pullini E' ridicolo che la UE commissioni il lavoro sporco alla Turchia. Perché non utilizzare quelle e altre risorse per un progetto di assistenza ai profughi andandoli a prendere trattenendoli in grandi centri profughi in tutta Europa, dove assisterli e ottenere in cambio lavoro nella legalità (anullando ad esempio i caporali e il lavoro nero in agricoltura o nei lavori socialmente utili). Si conseguirebbero duplici vantaggi, umanitari e economici, E intanto la politica europea e mondiale dovrebbe occuparsi di rendere vivibili i loro paesi di origine, facendo molti passi indietro e altrettanti passi avanti Gli utenti finiscono per scontrarsi sul giudizio da dare al governo Erdogan e sull’opportunità o meno dell’ingresso della Turchia in Europa. Solo in via secondaria la discussione affronta la gestione dei flussi migratori, come nell’ultimo commento, che esprime indignazione nei confronti di un’Unione Europea che rimanda la gestione dei flussi a un paese terzo, senza occuparsi né dei migranti né di aiutare sufficientemente i Paesi d’origine. 8.2.1. Analisi delle politiche italiane ed europee L’aspetto di “reattività alla cronaca” che è stato citato poco sopra, si attenua quando la fonte di informazione analizza maggiormente lo scenario geopolitico. In questo contesto il grado di accordo degli utenti online con le politiche italiane in materia di immigrazione si correla alla capacità del governo di far valere le necessità socio-economiche italiane nel quadro delle più generali politiche europee, incluse quelle fiscali e sulla ripartizione dei migranti. I sopra citati argomenti, come la provenienza di fondi (“italiani o europei?”) e il loro utilizzo (operazioni di salvataggio, recupero, prevenzione, gestione flussi, accoglienza/
  • 15. respingimenti, integrazione, ecc.), evolvono in discussioni264 che si soffermano in particolare sui “giochi di potere” tra Italia e Europa: gli utenti colgono il nesso tra gestione dell’immigrazione e richiesta di flessibilità economica (cioè Migration vs Fiscal Compact). Nei commenti, si avverte un senso di ingiustizia subita: l’Italia starebbe subendo un trattamento iniquo (austerità che affama le famiglie) e al contempo verrebbe abbandonata a se stessa da parte dell’Europa “forte” (Germania e Francia) che vincola l’Italia a trattati inadeguati alla situazione (Convenzione di Dublino), oltre che dai Paesi “irriconoscenti” dell’Est Europeo. Questa visione complessiva si riflette in un criticismo non solo alle politiche europee in materia, ma anche in euroscetticismo. Come esempio sono stati analizzati due articoli pubblicati su huffingtonpost.it. Il primo è del 17 settembre 2016, “L’Europa in coma”265 , e ne riportiamo un estratto: "L'Unione che esce dal vertice di Bratislava di fatto è ormai divisa in tre blocchi: l'Eurozona, l'Ue a 27 senza la Gran Bretagna, e il gruppo di Visegrad con i quattro paesi dell'Est (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca) che vogliono un bel muro contro i migranti [...] Se l'Italia da due anni fa manovre in deficit per cercare di ridurre la pressione fiscale, e' pur vero che la grana migranti l'affronta in beata solitudine senza che nessuno in fondo gliene renda merito fuori dalle frasi di convenienza e dai vincoli sulla flessibilità." Il secondo, del 19 settembre, Renzi all’attacco: «Sui migranti da Ue solo parole, o si cambia o faremo da soli». Merkel ammette «Ho sbagliato»266 riporta: “Sull'immigrazione o si cambia o faremo da soli. Bruxelles ha sbagliato direzione” [...] E quando Renzi parla di cambiamenti fa riferimento al nodo di fondo, ovvero il patto di stabilità che secondo il premier va riformato. Su questo tema punta l’Italia, che intende essere capofila dei Paesi del Mediterraneo e che ora più che mai vuole imporsi nel panorama europeo." In questo caso i commenti – che sono citati di seguito – risultano più eterogenei ed entrano maggiormente nel merito della questione, sia individuando le diverse correnti politiche all’interno della UE, sia analizzando più nel dettaglio la questione economica. Questo esempio conferma quindi che il tono utilizzato dai media e dai politici per parlare del tema dei migranti influenza notevolmente la discussione che ne deriva tra i cittadini e utenti del web. Restano, come è naturale, anche commenti contrari ai migranti, ma il livello dell’analisi che ne emerge è superiore, con utenti che puntualizzano informazioni mal interpretate o riportate in maniera imprecisa da altri: quando viene affrontata la questione dei 35 euro spesi al giorno dallo stato per ogni richiedente asilo, c’è chi chiarisce che vi sono ricomprese tutte le spese dell’accoglienza e non solo il pocket money dato direttamente al beneficiario. Caprari Elena · Se non ho mal capito, si sta agitando la bandiera dell'immigrazione per far allentare i cordoni della borsa all'Europa, consentendoci un ulteriore indebitamento. Intendiamoci, sul territorio spuntano sempre più immigrati e assisterli tutti in modo decoroso costa sempre di più. L'Italia da sola non ce la fa, ed è evidente. Ma che cosa dicono i trattati? Che i migranti devono essere accolti nei paesi nei quali entrano più o meno illegalmente? Allora perché qualche mese fa se li sono andati a prendere a Gibilterra e li hanno portati da noi? Vorremmo conoscere i veri accordi, quelli per cui appena i 'migranti' partono poi devono essere accolti in Italia e Grecia. Fausto Visentin il governo italiano ha stanziato per il 2016 3.3 miliardi di euro pro profughetto [...] l'europa non ci da un bel niente [...] siamo noi , stato italia, che e' contributore netto ormai da 12 anni di circa 3.5 miliardi di euro all'anno verso l'europa , cioe' mandiamo nelle casse europee , ogni anno 3.5 miliardi in piu' di quelli che l'europa nella sua immensa generosita' ci restituisce... qundi anche qualora ci elargisse un contributo profugaceo sempre di soldi nostri si tratta...........le cifre di: 35 euro il gg a capa per clandestino semplice sine die 264 Metriche: circa 186 mila di interazioni; circa 7 milioni di visualizzazioni; al netto del rumore di fondo 265 http://www.huffingtonpost.it/roberto-sommella/leuropa-e-in-coma_b_12059090.html 266 http://www.huffingtonpost.it/2016/09/19/renzi-merkel-onu-immigrati_n_12089144.html
  • 16. 80 euro il gg a capa per clandestino minore accompagnato fino a 18 anni 120 euro il gg a capa per clandestino minore non accompagnato fino a 18 anni sono cifre ufficiali fornite dal ministero degli interni...e quel che e' peggioe che tutte queste cifre andrebbero moltiplicate per due considerando il tutto dalla ricerca e salvataggio in mare passando pei il rifacimento o restauro di caserme allo stato di rudere , all'eventuale , molto eventuale rimpatrio del clandestino..... e siccome le disgrazie raramente vengono da sole ,tutta questa enorme spesa sostenuta dall'talia, e tutta a carico del debito pubblico, non essendoci come in germania una tassa di scopo, (7 miliardi di euro per il 2016 a carico del contribuente tedesco e fatta votare da frau merkel dalla Große Koalition ) questo per fare in modo che chi ha in mano il business del profughetto .....alfano, i prefetti ai profughi, ecc ecc, possa disporre a proprio piacimento e con pochissimi controlli di somme enormi e pronta cassa da dare a coop , caritas ...ad amici, amichetti e compagnucci della parrocchietta a loro insindacabile giudizio ... e quel che e' peggio dando l'impressione al cittadino comune che tutto l'ambaradan sia gratis et amore dei [...] Emme GiI diffusori di bufale continuano ad imperversare. I 35 euro non vengono versati agli "immigrati clandestini", ma ai profughi. Che di quei soldi vedono solo 2,5 €. Il resto va in spese generali, che rientrano nel circolo dell'economia italiana. Nemmeno i soldi sono italiani, perchè vengono da un Fondo Europeo che vede la partecipazione di tutti gli stati. Si tratta dunque di soldi che ENTRANO in Italia, non che ne escono. Molti di quei soldi poi non vengono nemmeno spesi per colpa delle ammistrazioni locali, che così perdono una fonte di entrate. E non certo per colpa degli immigrati. Si accusa dunque l'Europa di far arrivare soldi che solo in minima parte vanno al profugo che comunque li spende in Italia, mentre il resto serve a creare posti di lavoro per gli ITALIANI. Pura demagogia, puro delirio. Dai commenti di cui sopra si desume, oltre a una certa confusione sull’utilizzo dei fondi, anche una scarsa comprensione delle varie denominazioni (rifugiati, profughi, immigrati), che vengono usate in modo sinonimico denotando difficoltà a distinguere le diverse condizioni. Emergono poi discussioni riguardanti il “senso di ingiustizia subita” in relazione al sottotema dei reinsediamenti (o quote di ricollocazione dei migranti tra Paesi Europei)267 . Questo aspetto è evidente e rilevante soprattutto nelle discussioni (come quella a seguito dell’articolo su ilfattoquotidiano.it “Ungheria, il 2 ottobre referendum: ‘Sì o no ad accogliere profughi come vuole Ue’268 ”), in cui la chiamata referendaria in Ungheria è vista come atto di sovranità democratica. Il dibattito si accende intorno all’idea che i Paesi dell’Est (di cui l’Ungheria è un esempio) hanno a lungo usufruito dei fondi europei per sollevare la propria economia, ma ora si sottraggono ai doveri comuni. Le discussioni degli utenti online si soffermano poco su aspetti tecnici (calcoli e proporzioni delle quote) e i numeri noti spesso non sono omogenei - anche quando i dati offerti dalle fonti sono molto approfonditi e dettagliati (come nel caso de ilpost.it269 ) - e tendono invece a “farne delle questioni di principio”. Oltre a queste, resta comunque il leitmotif dell’insostenibilità economica di fronteggiare l’emergenza migratoria, specialmente in termini di accoglienza. La parte dell’articolo che sembra aver maggiormente innescato la conversazione è la seguente: "L’Ungheria ha indetto un referendum per dare ai cittadini la possibilità di decidere se accettare migranti giunti in altri paesi dell’Unione europea, in base ad un sistema di quote, piano cui è contrario il governo del premier Viktor Orban. [...] quesito: “Vuoi che l’Unione europea abbia il diritto di disporre il ricollocamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria senza il consenso del Parlamento?” Seguono i commenti, tra cui se ne riportano alcuni: Emilio MLa Germania ha già preso quasi 2 milioni di immigrati negli ultimi anni e non ne vuole più.I paesi del Nord Europa hanno già preso migliaia e migliaia di immigrati pur essendo paesi piccoli come la Danimarca o con poca popolazione come Svezia e Norvegia.L'Austria e la Svizzera hanno lo stesso numero di richiedenti dell'Italia pur avendo solo 8 milioni di abitanti. [...] Ma vi pare 267 Per una spiegazione su cosa sono i reinsediamenti e le ricollocazioni, ivi Parte Seconda, Le Priorità del Vertice G7, cap. 2 Migrazioni 268 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/05/ungheria-il-2-ottobre-referendum-si-o-no-a-divisione-dei-profughi-decisa-da- ue/2883559/#disqus_thread 269 http://www.ilpost.it/2016/09/08/migranti-alberghi-accoglienza/
  • 17. possibile che un paese piccolo e povero come l'Ungheria diventa il parcheggio di milioni di immigrati che non sempre fuggono dalla guerra e sono tutti pretendenti all'asilo e con la prospettiva che gli altri paesi europei non se li pigliano perchè ne hanno già tanti?[...] Se in Italia hanno deciso di svuotare l'Africa e pure marocchini,senegalesi e ghanesi possono fare i profughi ma mica è colpa degli ungheresi?Non esiste l'immigrazione illimitata perchè in europa già vivono 500milioni di abitanti e ci sono 27 milioni di disoccupati.Non ci sono soldi e spazio per tutti.Bisogna per forza selezionare i bisognosi. Putrid Si tratta di 1300 persone, non di milioni di immigrati. [...] PutridNel corso di tutto il 2015 in Ungheria sono state accolti 570 rifugiati tra concessione d'asilo e protezione umanitaria, altro che 13 milioni d'immigrati. Nella vicina Austria, che ha la stessa popolazione dell'ungheria, le richieste accolte sono state 17000, in Italia 29000. Alla luce di questi dati mi sembra legittimo chiedere all'Ungheria di fare un piccolo sforzo, anche considerando che l'UE regala ai magiari una cifra annua compresa tra l'1 ed il 3% del loro PIL. Skywalker72 Io non voglio entrare nel merito di questa singola legge, ma credo che sia troppo comodo stare dentro alla comunità europea e dire questa legge mi sta bene, mentre questa cosa non l’accetto. Tanto per capirsi ben vengano i finanziamenti europei e tutti i diritti che la comunità europea comporta, ma noi non vogliamo gli extracomunitari e tutti i doveri che stare all’interno di questa comunità comporta [...] Come riportato sopra, la ricollocazione è un altro tema che viene spesso trattato nei mesi analizzati e su cui gli utenti discutono, in particolare dopo l’articolo de ilpost.it “Perché Salvini ha torto due volte”, che riporta un’analisi dettagliata corredata da cifre: Sulla carta la relocation sembrava un ottimo piano, nella pratica è stato un disastro:l’accoglienza negli altri paesi dell’Unione Europea sta andando molto a rilento e ci sono molte resistenze ad accettare il piano. Il risultato è che i migranti siriani, iracheni ed eritrei rimangono nelle strutture italiane per molto tempo, pesando su un sistema che ha già parecchi problemi e continuando però a essere selezionati in base alla “prassi hotspot”, finalizzata proprio a una ricollocazione che non sta funzionando. Gli ultimi dati dell’Unione Europea sui ricollocamenti dicono che da settembre 2015 a oggi sono stati trasferiti dall’Italia 1.020 migranti su una previsione di 39.600 entro il settembre del 2017. E dalla Grecia 3.453 su 66.400 previsti a quella scadenza. [...] Negli ultimi due anni, sei stati membri su 28 si sono presi carico di quasi l’80 per cento delle richieste d’asilo presentate in tutta Europa che nel 2015 sono in totale quasi 1 milione e 260 mila (l’Italia è al quinto posto) Il commento più articolato in questo caso, evitando completamente di parlare delle cifre citate, si sofferma sulla necessità di dividere nettamente chi ha diritto all’asilo politico da chi non ce l’ha: La relocation è la sperimentazione e messa a punto di strumenti per avere le idee chiare tra 10-20 anni su come muoversi in Europa. La situazione attuale non fa prevedere nulla di buono (l'Europa è molto Unita nella ipocrisia!) Prima o poi si dovranno prendere in seria considerazione: rimpatri forzati (per non aventi diritto all'asilo politico) e corridoi umanitari (per stroncare l'ecatombe nel mare Mediterraneo e lo sfruttamento economico dei flussi). Diversamente si osserva che quando l’analisi della fonte è molto puntuale, e disamina in modo esaustivo la complessità del tema, resta ancora una tipologia di opinione dal carattere proattivo, quella cioè che vede nella cooperazione internazionale la soluzione al problema delle migrazioni, sintetizzabile nel leitmotif “aiutiamoli a casa loro”. Un esempio si ha con la discussione che segue l’articolo di Elisa Bacciotti, Direttrice del Dipartimento Campagne di Oxfam Italia su huffingtonpost.it “Aiutarli a casa loro significa anche non finanziare dittatori sanguinari”270 : "[La] "questione Mediterraneo" [...] tiene insieme piani diversi, tra sicurezza e accoglienza, tra diritti di cittadinanza, e cooperazione allo sviluppo e alla lotta al terrorismo. [...] Perché "aiutarli a casa loro" significa anche non finanziare regimi autoritari, come quello eritreo, che fanno scempio di legalità e di diritti umani. Significa vincolare i piani di cooperazione bilaterale e multilaterale, al rispetto degli standard minimi di democrazia e alla realizzazione di progetti di crescita occupazionale e sociale che veda protagoniste le associazioni della società civile di quei paesi. Significa non fare del "modello turco" il riferimento da esportare in Africa.”" 270 http://www.huffingtonpost.it/-elisa-bacciotti/migranti-dittature-eritrea-_b_11830240.html
  • 18. 8.2.2. Il Migration Compact Le discussioni precedenti, in particolare sulla raccolta e l’uso di fondi per realizzare soluzioni strategiche nell’ambito della cooperazione internazionale, rappresentano considerazioni pertinenti rispetto ai contenuti del Migration Compact271 . E’ stata presa a esempio la conversazione su “Che cos’è il Migration Compact”272 innescata da un utente su forum.termometropolitico.it il 19 aprile 2016: “proposta informale di accordo in attesa del placet da parte di tutti gli Stati membri, viene stabilito uno schema effettivo, fatto di aiuti, linee d’azione e richieste peculiari, che preveda la collaborazione sinergica tra l’Unione e tutti i principali Paesi centri catalizzatori dei più robusti flussi migratori. Nell’introdurre tali intenti, palazzo Chigi ha fatto altresì esplicito riferimento all’esempio del recente accordo tra Unione europea e Turchia circa il controllo dei migranti, considerandolo non un modello ideale senza pecche, ma certamente una buona transizione d’equilibrio geopolitico” La discussione seguente offre un esempio di ciò che è noto della proposta italiana e il quadro in cui si colloca: emerge confusione sulle rotte migratorie, la gestione dei flussi e la prevenzione di frontiera. I commenti sono sintetizzabili nei seguenti punti: - Da Marocco e Algeria per i migranti sarebbe più semplice arrivare in Spagna, ma lì “sparano” e quindi le persone passano dall’Italia; - Da Libia ed Egitto potrebbero esserci altre rotte, ma “in Libia ti fanno partire e in Italia ti fanno entrare”; - Finché la Libia non avrà un’autorità riconosciuta e in grado di controllare il territorio, qualunque accordo sulla gestione dei flussi migratori è inutile. Tutta la conversazione di fatto è sulla gestione dei flussi (resta del tutto incompreso il meccanismo che porta alla nascita e allo sviluppo di determinate rotte) ed è minoritario (seppur presente) l’aspetto proattivo di cooperazione allo sviluppo nei Paesi (africani soprattutto). La Spagna, più che la Turchia, è presa a modello di gestione dei flussi efficace, sebbene limitata al respingimento. 8.2.3. Riscontro di interesse: quali sono i media digitali dove si discute di più La distribuzione tra tipi di media mostra che i quotidiani sono le fonti che ottengono il maggior rapporto engagement-portata, assunto a misura del riscontro dell’interesse degli utenti e della esposizione del tema273 . 271 I risultati rilevati totalizzano 38 mila interazioni e 7 miliardi di visualizzazioni 272 https://forum.termometropolitico.it/698302-che-cos-e-il-migration-compact.html 273 Il grafico è costruito sul rapporto tra portata ed engagement, cioè tra visualizzazioni e interazioni, come già descritto in nota 3. In questo caso, il tipo di media che ottiene alti numeri sia di visualizzazioni sia di interazioni sono i quotidiani.
  • 19. Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) E’ interessante segnalare che la sola fonte ilgiornale.it ottiene il più alto engagement (24% del totale dei media), con 2,5% delle visualizzazioni totali274 . L’osservazione è interessante da un punto di vista di atteggiamento275 : lo stile dei commenti ricalca in modo molto aderente il lessico e il tono, tendenzialmente allarmisti, degli articoli pubblicati da ilgiornale.it276 , che sono quelli che ottengono le più alte performance di engagement per singolo contenuto e con portata significativa. La fonte si dimostra quindi molto capace di avere un profondo impatto nella formazione di opinione e atteggiamento, confermando la grande responsabilità che hanno i media. La differenza è specialmente percepibile se si confronta il tono della discussione su altri quotidiani, come corriere.it, preso a esempio in quanto fonte con il secondo maggior rapporto engagement/portata, e di cui è stato in particolare analizzato l’articolo “Migranti e assistenzialismo. Gli errori nell’accoglienza”277 . Gli utenti dimostrano di essere ugualmente sensibili all’aspetto di insostenibilità economica dei migranti (dunque, stessi contenuti), come la inoperosità e l’abuso di accesso ad alcuni servizi assistenziali (legali e sanitari), ma il tono usato per parlarne appare in genere meno aggressivo. La differenza può essere facilmente colta leggendo un paio di commenti estrapolati: stefstroSono un medico e lavoro in un poliambulatorio . Vengono senza sapere l'italiano e senza aver versato un minimo di contributi. Gli italiani hanno le liste di attesa, loro no. E' così da anni. Sempre di più. Fatto l'intervento se ne vanno. Che pacchia! Catone1970d.cScusate, fargli fare dei "piccoli lavori" nei comuni non mi sembra la soluzione. S eli fanno loro, non possono farli i nostri ragazzi disoccupati, mi sembra chiaro. Men che meno mi sembra giusto farli studiare gratis, come avviene all'Università di Bologna. Se non hanno diritto all'asilo (e il 99% non ne ha) devono semplicemente tornare da dove sono venuti. Per concludere questa prima parte di analisi dedicata alle conversazioni inerenti il tema migrazioni, sono state mappate le parole più utilizzate dagli utenti. 274 Comparato al 5% di engagement e 9% di visualizzazioni di corriere.it, e al 2% engagement e 12% di visualizzazioni di repubblica.it). 275 L’osservazione del lessico è riflessa nella mappa delle parole. La mappa mostra le parole più frequenti nei discorsi rilevati degli utenti e le associazioni più frequenti ad altre parole, rappresentate da connessioni più evidenti. 276 Un esempio è l’articolo “Alfano obbliga tutti i Comuni ad accogliere: “25 migranti ogni mille abitanti” http://www.ilgiornale.it/news/politica/sbarchi-piano-alfano-25-migranti-ogni-mille-abitanti-1295563.html 277 http://www.corriere.it/cronache/16_aprile_26/migranti-assistenzialismo-errori-accoglienza-f4107900-0b20-11e6-9420-98e198fcd5e0.shtml
  • 20. Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) Come già si desumeva dalle conversazioni analizzate, le parole chiave più utilizzate rimandano in particolare alla questione economica (es. soldi, miliardi, euro), evidenziando come nell’opinione pubblica italiana l’immigrazione sia oramai concepita come un problema principalmente di tipo economico e non più come un rischio per la sicurezza. 8.3.Sicurezza alimentare Il secondo argomento analizzato tramite le conversazioni online è la sicurezza alimentare: considerata la specificità del tema in oggetto, le opinioni in merito sono state indagate e analizzate con l’intento di valutare innanzitutto il grado di informazione, conoscenza, e approfondimento degli utenti in rete, e di rappresentarne una mappatura sintetica delle principali voci278 . Le discussioni rilevanti emergono soprattutto in relazione a post su pagine pubbliche sui social media, come la pagina Facebook Informazione Libera e a forum che ripropongono articoli tratti da giornali online (forum.videohifi.com). Si nota, come già verificato anche per il tema precedente, che al maggior grado di approfondimento offerto dal contenuto (come nel caso di Informazione Libera) corrisponde una migliore qualità dei commenti. In prospettiva qualitativa, le discussioni più pertinenti e significative intorno ai sottotemi connessi al macro- tema della sicurezza alimentare riguardano prevalentemente il ruolo delle multinazionali nell’agricoltura di grande scala, le conseguenze sulla salute, e di riflesso le politiche economiche e militari dei Paesi. Esemplificativa in tal senso è la discussione su forum.videohifi.com, innescata dalla notizia dell’approvazione da parte della UE all’uso del diserbante glifosato nelle coltivazioni, ritrovata sul sito 278 I testi di post e commenti riportati hanno valore esemplificativo e rappresentativo dei vari tipi di opinioni. Vengono riportati per offrire evidenza anche del tono e del sentiment relativo al tema.
  • 21. rinnovabili.it279 . La discussione verte sul ruolo delle multinazionali e della loro capacità di lobbying non solo sui decisori politici, ma anche sulla ricerca scientifica minandone l’indipendenza e l’attendibilità. ZapuanLa LEGGE dice che 500 milioni di cittadini europei possono mangiarsi pesticidi, è più importante sostenere il fatturato di monsanto e come indotto quello di big pharma che poi ti cura dal cancro . il business deve girare. maurodg65 L'alternativa se non vuoi usare pesticidi sono gli OGM, piaccia o meno la scelta. Zapuan [secondo] l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (la Efsa) […] è “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui negli alimenti”. Il rapporto dell’Efsa, però, è stato accusato di essere sostanzialmente basato su un precedente studio tedesco finanziato dalle aziende produttrici di diserbanti. [...] Se hai bisogno ti ri-posto anche tutti i documenti istituzionali sul conflitto di interesse acclarato tra scienza medica e business. E’ interessante osservare che, come argomento, il ruolo delle multinazionali nell’agricoltura di grande scala si affianca sempre più all’uso degli OGM, come succede sulla pagina Facebook Informazione Libera sotto al post intitolato “Il Messico minacciato dalle semine di mais ogm della Monsanto”280 , dove la discussione verte principalmente sulla prepotenza delle multinazionali sui piccoli agricoltori. Nonostante questo però la discussione non sembra spingersi in profondità rispetto ai sottotemi del diritto di accesso alla terra, del landgrabbing e di possibili soluzioni socio-economiche: tutto questo sembra in ogni caso dovuto a una conoscenza superficiale della questione e delle possibili risposte al problema, più che a una contrarietà ad azioni specifiche. Per avere un’idea più precisa della conversazione riportiamo anche qua un estratto della fonte e, a seguire, alcuni commenti degli utenti: La questione del mais Ogm in Messico è approdata in tribunale e pare che almeno per il momento il mais transgenico non verrà seminato. Ma i contadini temono la potenza delle multinazionali degli Ogm e del resto la partita non è ancora chiusa.[...]La stessa FAO ha ormai riconosciuto che oltre la metà del cibo consumato da 7 miliardi di esseri umani nel mondo proviene dal lavoro dei piccoli agricoltori e dei contadini. E’ dunque necessario rivalutare l’importanza della produzione alimentare locale su piccola scala [grass. mio, ndr] Stefano Dal Molin Basterebbe mandargli l esercito di mafiosi che hanno e vedi che fine fa la monsanto.....Ma visto che sono dei morti di fame che pensano solo alla droga e basta.....Cassi sua Alessandra Insalaco Guarda che hanno sistemi assai simili, ma sono molto ma molto più potenti! Ilaria Daniele I"Monsanto" come li chiami tu,sono peggio della mafia,tu,da italiano,riusciresti a liberarti dai mafiosi?No Enzo Ramella Aver vietato la ricerca sugli OGM alle universita' e agli enti di ricerca pubblici ha regalato alle multinazionali il monopolio del cibo. Quel mais OGM poteva essere pubblico, e i contadini potevano avvantaggiarsene L’agricoltura di grande scala emerge anche come elemento centrale delle strategie politiche, economiche e militari dei Paesi. Fortissima diffidenza, anche se non espressa con argomenti tali da generare dibattito, si osserva a proposito del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), Anche in questo caso la pagina Facebook Informazione Libera si dimostra la fonte più insistente con “Ttip, la «Nato economica»” : 279 http://www.rinnovabili.it/ambiente/via-libera-glifosato-18-mesi-ue-222/ 280 https://www.facebook.com/permalink.php?id=71253357381&story_fbid=10153396790287382
  • 22. … “Hillary Clinton definisce il partenariato Usa-Ue «maggiore scopo strategico della nostra alleanza transatlantica», prospettando una «Nato economica» che integri quella politica e militare. Il progetto di Washington è chiaro: portare la Nato a un livello superiore, creando un blocco politico, economico e militare Usa-Ue, sempre sotto comando statunitense". I commenti che seguono in questo caso sono di forte contrarietà. Anche il caso dell’olio di palma conferma che gli utenti online concepiscono il tema della sicurezza alimentare più sotto l’aspetto delle conseguenze sulla salute, degli interessi economici privati e dei governi (multinazionali e strategie politiche) e soltanto marginalmente per le sue implicazioni etiche e ambientaliste. La notizia “L’olio di palma ci ammazza da 12 anni”281 riporta: "Sembra giunta al capolinea la parabola milionaria dell’olio di palma, prodotto di nicchia delle multinazionali alimentari, che da anni suscita le rimostranze di chi ne denuncia la tossicità. Oltre ad essere additato come causa del cosiddetto Land Grabbing: il fenomeno di compravendita delle terre nei Paesi tropicali, devastate da coltivazioni su larga scala a scapito delle popolazioni locali (un dato: dal 2008 al 2014, tra Sud-Est asiatico Africa e Sud-America, gli investitori stranieri hanno conquistato 56 milioni di ettari, un’estensione pari alla Francia). Ora, a scogliere ogni riserva, arrivano i Palma-Leaks." La discussione che segue rappresenta con evidenza l’approccio principalmente “salutista”, seppure non manca chi coglie la questione landgrabbing: Sabina Masieri È inammissibile che i prodotti kinder della Ferrero abbiano tutti l'olio di palma. Io da ora in poi non li comprerò mai più Marco Faby E ancora molti marchi di alimenti continuano a mettere questo dannoso e schifoso grasso vegetale.. Jacopo De Maron ma certo. Il problema è la NOSTRA salute. Chissenefotte se poi Aziz che abita in Malesia perde il suo terreno. Ai suoi 10 figli può dare da mangiare sabbia, che fortunatamente per loro non contiene olio di palma. [...] zio caro è allucinante. Si parla di geopolitica e colonizzazione ed i più pensano alle merendine… 8.3.1. Riscontro di interesse: dove si discute maggiormente di sicurezza alimentare Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) Come si vede dal grafico, la maggior parte dei risultati dell’indagine si distribuisce tra blog, quotidiani e notizie online. E’ soprattutto importante osservare le performance che questi risultati ottengono in modo cumulativo. Ad esempio, i blog ottengono la miglior performance in termini di engagement (numero di interazioni degli utenti), indice di una maggiore partecipazione e condivisione degli utenti online rispetto ai temi trattati da questo tipo di media, pur avendo un numero di visualizzazioni molto basso. Dunque, 281 https://www.facebook.com/permalink.php?id=71253357381&story_fbid=10153479947867382
  • 23. incrociando le misurazioni, è possibile affermare che i temi dei blog sono tra quelli che riscontrano più interesse, ma rivolgendosi a una nicchia di pubblico già informata e interessata. I quotidiani risultano quindi la tipologia di media che mostra il maggior equilibrio tra interesse suscitato e visibilità (engagement versus reach). Per questo la parte principale dell’analisi è dedicata ai quotidiani. L’argomento che ottiene il maggior riscontro di interesse, sia come numero di interazioni, che come esposizione mediatica è senza dubbio il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, ed è trattato specialmente da ilfattoquotidiano.it e da repubblica.it. Due articoli da soli, “Ttip: importeremo carne americana, trattata con gli ormoni. E addio made in Italy”282 e “I rischi del Ttip? Semplice: la perdita del patrimonio agroalimentare italiano”283 totalizzano un quarto delle interazioni totali dei quotidiani, tra cui molte condivisioni. Entrambi premono molto sui possibili effetti sugli standard di qualità che l’Europa garantisce - contrariamente agli USA - insistendo sull’aspetto di minaccia cui il pubblico è più sensibile (come notato nei commenti di cui sopra). Il sentiment generato da queste fonti è quindi nettamente negativo. Rispetto a sottotemi specifici, nessuna fonte che scenda nel dettaglio dei vari aspetti riceve volumi di risonanza che la portino al di fuori di specifiche nicchie d’interesse, restando sempre nell’ordine di alcune centinaia di interazioni ed entro le 100mila visualizzazioni. Un esempio è l’articolo su ilvelino.it284 sul progetto di ActionAid “Eredità Olimpica” in collaborazione con il CONI, che tratta di un “progetto che ha l’obiettivo di aiutare i bambini di Rocinha e Cidade de Deus, promuovendo il diritto alla sicurezza alimentare” e l’articolo su espresso.repubblica.it “La fame non è stata sconfitta: "159 milioni di bambini nel mondo sono malnutriti" che sintetizza un report di Save the Children. Il sentiment generato su questi sottotemi è solitamente neutro-positivo. Per quanto riguarda i blog, anche qui il tema prevalente resta il TTIP, seguito dalle annose questioni dell’uso del glifosato e dell’olio di palma. Tra le fonti che ricevono più attenzione ci sono Zapping2015285 , curiosity2015286 e il blog di Beppe Grillo287 che tendono a caratterizzarsi come articoli di denuncia più che di approfondimento; motivo per cui probabilmente ottengono più interazioni. Questo aspetto si coglie soprattutto in confronto ad altri tipi di articoli, come quello intitolato “Lotta allo spreco alimentare, approvata la legge” su Corriere Sociale288 , in cui - a proposito di azioni e soluzioni concrete – viene fornito un inquadramento legislativo alla soluzione di un problema. Sia l’analisi qualitativa che la quantitativa confermano quindi quanto detto inizialmente: l’attenzione degli utenti online rispetto al macro-tema della sicurezza alimentare è rivolta principalmente alle implicazioni sulla salute dei consumatori finali, al ruolo delle multinazionali e all’ambiguità delle istituzioni pubbliche, che cercano un compromesso tra le pressioni delle lobby e i diritti dei cittadini. Conclusioni che possono essere tratte anche guardando il grafico delle parole chiavi. 282 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/28/ttip-importeremo-carne-americana-trattata-con-gli-ormoni-e-addio-made-in-italy/2678344/ 283 http://www.repubblica.it/solidarieta/equo-e-solidale/2016/05/06/news/i_rischi_del_ttip_la_perdita_del_patrimonio_agroalimentare_italiano- 139210935/ 284 http://www.ilvelino.it/it/article/2016/08/09/actionaid-presentato-a-rio-il-progetto-eredita-olimpica-per-le-favelas/fa8ef0db-4b31-428b-ac5f- 06f4d273670a/ 285 http://zapping2015.altervista.org/1253-2/ 286 http://curiosity2015.altervista.org/6154-2/?doing_wp_cron=1485171969.0321559906005859375000 287 http://www.beppegrillo.it/2016/05/il_glifosato_e_anche_nellacqua_stopglifosato.html 288 http://sociale.corriere.it/lotta-allo-spreco-alimentare-approvata-la-legge/
  • 24. Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016)
  • 25. 8.3.2. Giornata Mondiale dell’Alimentazione All’interno del periodo considerato (aprile-ottobre 2016) si è svolta anche la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, a cui in Italia essendo celebrata all’interno di Expo Milano “Nutrire il pianeta, Energia per la vita” dedicato proprio al tema della nutrizione. Dal grafico XXX si nota con facilità come in corrispondenza del 15 ottobre, vi sia un picco di conversazioni inerenti la sicurezza alimentare: la maggior parte di esse si concentrano sulle notizie relative all’intervento di Matteo Renzi presso la FAO di Roma. Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) Infatti tra le fonti, spicca senza dubbio la pagina Facebook ufficiale di Renzi, in particolare per volume di commenti in occasione della diretta video, che tuttavia si caratterizzano per la stragrande maggioranza come “tifoseria politica”289 (pro e contro, ma in numero maggiore i primi) più che come dibattito intorno ai temi in oggetto. Di seguito alcuni esempi pertinenti. Nicola Ucciero Ospitare la FAO è un onore perché non si tratta di ospitare degli uffici ma degli straordinari valori"... Grande! Arianna Pelosi · Erano anni che in occasione di eventi internazionali non si sentiva un intervento da vero leader anziché i soliti discorsi di facciata. Renato Falchetto · Ma uno che fa tagli sulla sanità può permettersi di parlare di diritti...?ma non scherziamo Tra i punti menzionati da Matteo Renzi (“tornare alla terra”, lotta allo spreco alimentare, riduzione delle tasse sui produttori agricoli), gli utenti online mostrano più attenzione al tema dello spreco alimentare, come risulta anche dalla quantità di interazioni290 ai post di altre fonti, e in seconda battuta al dibattito sulle tasse sugli agricoltori. Tuttavia si tratta di contenuti sporadici, non in grado di generare discussioni significative. Un esempio sono i commenti a un post della pagina Facebook de La Stampa291 che parla di 16 milioni di euro all'anno di cibo sprecati ogni anno. 289 Anche nel caso di altre fonti, come facebook@Repubblica | Fao, prima stretta di mano tra Renzi e Raggi e ansa.it | Raggi alla Fao, stretta mano con Renzi, si registrano molti commenti dello stesso carattere: sono quindi stati considerati contenuti non pertinenti. 290 Vedere analisi quantitativa 291 https://www.facebook.com/permalink.php?id=63873785957&story_fbid=10154137906020958
  • 26. Rita Mascipaolo Ma qui si va a fare la spesa con la calcolatrice ma chi è che spreca? Sicuramente chi il cibo non lo paga o chi con il cibo ci specula e con lo spreco ci "mangia"! Antonietta Buratto Lo spreco lo fanno i supermercati che preparano montagne di cibo la gente lo guarda ma non può comperarlo!!! Ampliando però il quadro ad argomenti legati a quelli citati sopra, gli utenti online discutono specialmente la connessione tra sostenibilità economica ed ambientale, che è l’aspetto che catalizza la conversazione. Forse sollecitati dalle fonti, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione è occasione per gli utenti per discutere modelli economici, concentrandosi sull’agricoltura di massa, sul ruolo delle multinazionali, sul profitto, sulle conseguenze sulla salute. L’esempio migliore è rappresentato dalla conversazione che segue l’articolo di Huffington Post “Ferrero difende l’olio di palma nello spot per i 70 anni dell’azienda: “Il nostro è sicuro””292 : il riferimento alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione è del WWF, che invita i consumatori a scelte consapevoli con “L’obiettivo [...] di informare il consumatore sui danni delle coltivazioni intensive.” L’atteggiamento degli utenti online si connota specialmente per un criticismo verso la prepotenza delle multinazionali che privilegiano il profitto a costo sia delle conseguenze sulla salute dei consumatori, sia sull’impatto ambientale e socio-economico che determinano nelle regioni agricole interessate. Non emerge però per dimensioni significative una netta posizione rispetto a modelli alternativi. Tra le numerosissime implicazioni dell’agricoltura di massa, alcune discussioni spaziano fino all’impatto sul riscaldamento globale, come su forum.termometropolitico.it293 , dove è vista come una declinazione dell’industrializzazione, andando a spostare il dibattito sul drammatico aumento di CO2 dal 1850 circa. agaragar Dato che non si conoscono realmente i livelli di CO2 del passato, l'aumento antropico di CO2 risale a 10000 anni fa eppure da allora abbiamo avuto fasi di raffreddamento.... Geoscience81 E' una tua conclusione senza alcun riscontro. Si conosco i livelli di CO2 del passato e l'aumento significativo avviene da metà Novecento, con il boom industriale e con la rapida crescita demografica. Pensare che l'uomo impattasse in maniera significativa quando abitava la Terra in migliaia o milioni di esemplari con la sola agricoltura non ha alcuna giustificazione. Le concentrazioni di CO2 superano la variabilità naturale a partire da metà del XX secolo. 292 http://www.huffingtonpost.it/2016/10/28/nutella-olio-di-palma_n_12684880.html 293 https://forum.termometropolitico.it/697845-global-warming-la-grande-truffa-planetaria-40.html#post15858875
  • 27. Infine, come si vede dalla figura XXX, anche le parole chiave che emergono confermano un’attenzione virata in particolare sulla qualità dell’alimentazione (es. “palma”), con alcuni accenni alle problematiche ambientali dell’agricoltura intensiva (es. “deforestazione”). Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) Il grafico sulla performance dei vari media mostra nel mese di ottobre un andamento diverso rispetto a quello già visto dell’intero periodo aprile-ottobre sul tema della sicurezza alimentare. In questo caso sono i quotidiani a raggiungere la maggior esposizione e il più alto coinvolgimento degli utenti294 ; seguiti da siti di notizie online. E’ molto interessante osservare una nicchia di risultati su Facebook che raggiungono discreti numeri di interazioni (trainati dalla diretta video di Matteo Renzi alla FAO295 ), e la cui esposizione (in visualizzazioni dei canali) è però minoritaria rispetto ad altre fonti. 294 Rapporto Portata versus Engagement. Engagement totale: 32 mila interazioni. Portata totale: 863.8 milioni. 295 https://www.facebook.com/permalink.php?id=113335124914&story_fbid=10154211703039915
  • 28. Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) La gran parte dei contenuti sui social network sono condivisioni e rilanci di notizia, principalmente da parte di pagine istituzionali e di news, come la pagina Facebook della Fondazione Veronesi296 e il profilo Twitter di Palazzo Chigi297 . Gli articoli di quotidiani online che stimolano un maggior interesse da parte degli utenti sono quelli riguardanti lo spreco alimentare e repubblica.it ottiene il maggior engagement: 14% del totale, con 9% della portata totale. Il suo articolo più condiviso è “La ‘spinta gentile’ per portarsi via gli avanzi. Il nudging contro lo spreco di cibo al ristorante”, che riporta i dati sugli sprechi (UE: “100 tonnellate di cibo per un valore complessivo di 143 miliardi di euro”; Italia: “12,5 miliardi, 54% dello spreco avviene nel consumo casalingo, il 21% nella ristorazione”) e quindi commenta l’abitudine di (non) chiedere la cosiddetta “doggy bag” per gli avanzi di cibo dei ristoranti e la legge contro gli sprechi di cibo. Tra le notizie online, il già citato articolo di HuffingtonPost298 è anche uno dei più condivisi tra tutti i tipi di media299 : l’articolo scaturisce dallo spot Ferrero in replica alle critiche per l’uso dell’olio di palma nel prodotto Nutella, e prosegue mettendo in luce vari aspetti legati all’impatto salutistico, ambientale ed economico dell’uso di questo olio. 296 https://www.facebook.com/permalink.php?id=80761643174&story_fbid=10154079596453175 297 https://twitter.com/Palazzo_Chigi/status/786867435823595520 298 Huffington Post, Ferrero difende l'olio di palma nello spot per i 70 anni dell'azienda: "Il nostro è sicuro", http://www.huffingtonpost.it/2016/10/28/nutella-olio-di-palma_n_12684880.html 299 26% eng.; 0,7% portata
  • 29. 8.4.Women Empowerment: il web e la parità di genere Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) Online questo argomento è quello che riscuote meno interesse tra quelli analizzati e gli utenti discutono principalmente della situazione in Italia. Un picco di interesse si ha nel periodo compreso tra il 22 agosto e il 30 settembre, in corrispondenza del lancio della campagna per il Fertility Day da parte del Ministero della Salute, che stimola un sentiment sostanzialmente negativo. La maggior parte degli utenti affermano di sentirsi offesi e sottolineano la difficoltà di crearsi una famiglia per ragioni economiche (mancanza di lavoro, di stabilità) e sociali (welfare inadeguato, difficoltà a conciliare famiglia e lavoro). Condizioni la cui gravità si riflette specialmente sulle donne, che rimandano l’avvio di un nucleo familiare aspettando condizioni di vita-lavoro più favorevoli, essendo spesso costrette a scegliere tra carriera e famiglia o venendo respinte dal mercato del lavoro se di età compresa fra 30 e 40 anni (in quanto percepite come potenziali richiedenti congedo di maternità). Le discussioni sono spesso trascinate da post di forte carattere emotivo, come nel caso della lettera di Valeria Giordano alla Ministra Lorenzin, pubblicata sulla pagina Facebook di Informazione Libera300 , che elenca una serie di storie segnate da difficoltà dovute a salute, lavoro, famiglia, per poi affermare: “Tienile a mente alla prossima campagna di sensibilizzazione. Perché si può promuovere la salute e la fertilità senza far male a chi non è stato tutelato abbastanza e ora deve lottare. La prossima volta cerca di fare qualcosa per noi, INSIEME a noi, a tutela vera della nostra salute; partendo da lontano, ristrutturando la nostra società da zero. Per noi è tardi. Siamo una generazione di mamme nonne, e di uteri vuoti piangenti. Potreste fare molto per noi dandoci accesso gratuito ai reparti di fisiopatologia della riproduzione, abolendo i ticket altissimi, le liste d’attesa lunghissime, sovvenzionando il pubblico e non il privato che ha costi totalmente inaccessibili. Oppure snellendo la burocrazia per le adozioni o contrastando lo squallido giro d’affari che c’è dietro perché ci siamo talmente attardati a parlare di fertilità che ci siamo dimenticati il senso più ampio e vero della genitorialità. Potete fare ancora tanto per noi agevolando l’accesso ai mutui per le case, restituendoci una stabilità lavorativa e tanto altro ancora.” La lettera, pur caratterizzata da una scrittura emotiva e di getto, presenta la maggior parte delle questioni dibattute in rete nel periodo del Fertility Day, facendo emergere una serie di problematiche che le giovani donne in Italia si trovano a fronteggiare. 300 https://www.facebook.com/permalink.php?id=71253357381&story_fbid=10153761535002382
  • 30. In assenza di risposte politiche efficaci a questioni problematiche percepite dagli utenti come fortemente impattanti sulla propria vita personale, la soluzione trovata sembra ancora una volta quella dell’antipolitica. Un esempio lampante è la discussione che segue un articolo su ilfattoquotidiano.it intitolato “Fertility Day, quando il Ministero della Salute fa sentire sfigato chi non vuole o non può diventare genitore”301 , il cui post di rilancio su Facebook ottiene il numero più alto di interazioni tra quelli analizzati. Browning M2Molte lamentele sul fatto che si facciano pochi figli per via della mancanza di un lavoro e di uno stipendio sicuro e di fondi per politiche a favore della famiglia. Tutto giustissimo, [...] si comincino a ridurre seriamente sitpendi di super manager statali e dei parlamentari. Voi sareste d'accordo? Franco CartolanoBasterebbe instaurare il quoziente famigliare, la somma dei redditi imponibili è divisa per numero di membri della famiglia, marito e moglie contano per 1, il primo figlio 0,5 e i successivi 1. In Francia funziona benissimo, insieme alle "Allocations familiales" che sono un elemento importante del reddito delle famiglie. Le famiglie normali francesi hanno 2 o 3 figli. Nube Ardente[...] Se si parla di madre sigle ( visto che la velocita' di fuga dei padri non e' mai cambiata) SERVONO, ancor di piu', reti di supporto e/o campagne di informazione e strutture adeguate [...] Non si tratta nemmeno di pretendere che sia il walfare a pagare i bambini, quello al massimo e' una rete di sicurezza, ma in un contesto in cui il lavoro con cui mantenere i pargoli non ha uno straccio di solidita', fare un figlio e' da incoscienti, a sto punto pillola a vita o onanismo, a meno che tu non ti voglia generosamente accollare tutti i pargoli che, potenzialmente, saranno lasciati in strada ( pochi orfanotrofi, zero facilitazione per le adozioni etc) quando gli incentivi " una tantum" si esauriranno. Ma ti rendi conto del contesto enorme di cui si parla? 8.4.1. Riscontro di interesse: dove si discute di più di empowerment femminile Fonte: Sentiment analysis Doing per ActionAid (aprile-ottobre 2016) Oltre al Fertility Day, tra gli argomenti su cui non si trovano discussioni, ma che tuttavia ricevono attenzione e indicano perciò sensibilità degli utenti online in proposito, troviamo la questione della disponibilità di tempo per conciliare lavoro e vita familiare e sociale: riconoscere e valorizzare il lavoro domestico e di cura non retribuito e promuovere una responsabilità condivisa all’interno del nucleo familiare è peraltro uno dei punti programmatici del Sustainable Development Goal n° 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite dedicato all’uguaglianza di genere302 . 301 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/31/fertility-day-quando-il-ministero-della-salute-fa-sentire-sfigato-chi-non-vuole-o-non-puo-diventare- genitore/3005629/ 302 Ivi, Parte Seconda, Le Priorità del Vertice G7 BOX BBB
  • 31. Il volume di interazioni e visualizzazioni303 dell’articolo di corriere.it “Il benefit? Più tempo libero”304 dimostra l’alto interesse verso nuove modalità e opportunità di conciliare i tempi del lavoro e della vita (familiare e personale). L’argomento è di particolare rilievo se lo si valuta in relazione alle critiche osservate nelle discussioni precedenti: di fronte al “senso di scarso supporto” del welfare sociale, le persone si interessano a soluzioni escogitate e ritrovate in modo privato e autonomo. 8.5.Conclusioni L’attività di ricerca condotta per questa pubblicazione mette in evidenza come gli italiani abbiano una consapevolezza limitata del percorso che ha portato all’adozione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Un dato che emerge sia dall’indagine demoscopica di IPSOS sia dalla mappatura delle conversazioni online condotta da DOING, che non ha rivelato un volume di interventi online dedicato agli SDGs tale da essere menzionato. Un risultato che dovrebbe essere attentamente considerato da parte delle istituzioni nella convinzione che anche la consapevolezza dei processi internazionali da parte dei cittadini possa essere cruciale nel quadro di una responsabilità condivisa per la realizzazione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile. Diverso è il risultato andando a verificare la conoscenza e l’opinione sui temi dello sviluppo, ovvero sulle questioni oggetto dell’Agenda 2030. Lotta alla povertà, lotta alla fame e raggiungimento dell’uguaglianza di genere sono tutte questioni importanti. Esemplificativo è il dato del 76% di persone intervistate da IPSOS che reputa prioritario l’obiettivo della fine della povertà in tutte le forme. La segmentazione della popolazione sulla base di interesse e coinvolgimento attivo su temi connessi alla cooperazione internazionale rivela, infatti, che gli indifferenti sono solamente il 15% degli italiani. Emerge però una sostanziale sfiducia nella reale volontà della comunità internazionale di impegnarsi per eliminare la fame nel mondo; si segnala il disincanto circa l’utilità dei Vertici G7 e le potenzialità della presidenza italiana a Taormina (solamente il 45% ha infatti una visione positiva), probabilmente collegabile allo scarso livello di conoscenza in merito alla quantità di risorse stanziate per l’Aiuto pubblico allo sviluppo. Tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile quello su cui c’è maggiore ottimismo è l’empowerment economico femminile, considerato di più facile raggiungimento e su cui quindi sarebbe importante dare un segnale anche alla luce del diffuso malcontento emerso nelle conversazioni online nel periodo di lancio della campagna del Fertility Day. In rete le discussioni ruotano intorno alle questioni socio-economiche e alla mancanza di un welfare che sostenga sufficientemente donne e famiglie, puntando tutta l’attenzione sulla situazione italiana. In questo caso investire, ad esempio, maggiormente in asili nido305 per raggiungere una più equa distribuzione del lavoro di cura servirebbe ad andare incontro alle necessità degli italiani oltre che rappresentare un passo avanti nel raggiungimento dell’uguaglianza di genere come indicato nella dichiarazione finale del G7 del 2015306 . 303 33mila; 77milioni 304 http://www.corriere.it/cronache/16_aprile_03/benefit-piu-tempo-libero-lavoro-aziende-manager-5aae0a80-f90e-11e5-b97f- 6d5a0a6f6065.shtml 305 ActionAid, Sulle Spalle delle donne, https://www.actionaid.it/app/uploads/2016/09/Sulle_spalle_delle_donne.pdf 306 Ivi, Parte Seconda, capitolo 3, 3.1. L’uguaglianza di genere nell’agenda dei Grandi della Terra
  • 32. Per quanto riguarda le migrazioni e l’accoglienza dei profughi, entrambe le analisi fotografano un’opinione pubblica generalmente condizionata dall’agenda media e dal tono allarmistico della narrazione politica e giornalistica. L’approccio securitario adottato da parte dei Paesi UE e G7 per la gestione dei flussi ha contribuito ampiamente a rafforzare la visione del migrante come un problema da respingere alle frontiere, sminuendo i valori di solidarietà e accoglienza che dovrebbero prevalere di fronte a persone in fuga da fame, guerre e povertà. Ancor più significativo, in questo contesto, è quindi il dato (rilevato con l’indagine IPSOS) del 63% degli italiani che si dice ancora d’accordo sull’accoglienza di chi è perseguitato politicamente o scappa da guerra e fame: un segnale chiaro vista la narrazione in negativo. La sentiment analysis restituisce inoltre un’immagine del migrante non tanto e non più come una minaccia per la sicurezza, ma come un “problema” economico in un momento di crisi. La mancanza di trasparenza e accountability nella gestione dei fondi utilizzati per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati contribuisce a creare un clima di generale malcontento, rafforzando la percezione generale di una notevole quantità di fondi spesi per i migranti, a discapito degli italiani in difficoltà. Su questo punto si denota una potenzialità di conflitto sociale su cui le istituzioni devono lavorare, per evitare contrasti tra le fasce più deboli, dove sono già presenti situazioni di disagio sociale307 . Non a caso l’indagine demoscopica riscontra maggiore chiusura nei confronti dei migranti proprio tra i segmenti più fragili della società, ovvero coloro con un più basso titolo di studio e difficoltà economiche. Una maggiore trasparenza sulla gestione dei fondi per l’accoglienza sembra quindi essere un punto di partenza fondamentale, considerando anche il permanere di una generale confusione sul loro utilizzo. Nella sentiment analysis sono inoltre facilmente riconoscibili una serie di affermazioni e luoghi comuni di stampo razzista, a loro volta risultato di una scarsa comprensione della gestione dei flussi migratori: anche in questo caso l’approccio dei media e il tone of voice utilizzato è spesso determinante. Laddove la fonte approfondisce e spiega maggiormente, la conversazione mantiene toni civili, senza scivolare in commenti razzisti, chiaro segnale dell’urgenza a livello nazionale di una trattazione diversa dell’argomento e della grande responsabilità in capo ai media. Sul tema della sicurezza alimentare si assiste a un misunderstanding di fondo. Se per sicurezza alimentare andrebbe principalmente intesa la possibilità per tutti, a livello globale, di avere accesso al cibo necessario per sopravvivere, gli utenti in rete ne parlano soprattutto dal punto di vista del consumatore occidentale, interessato alla genuinità del prodotto che consuma, prima che alle logiche di mercato globali che tendono spesso a non garantire un equo guadagno agli agricoltori del sud del mondo: un esempio di questo approccio è il “caso” dell’olio di palma affrontato e discusso significativamente. E’ peraltro l’unico caso in cui si accenna al land grabbing, fenomeno altrimenti poco conosciuto dagli italiani e poco trattato dai media. L’opinione pubblica risulta contraria a un’azione solitaria delle multinazionali, fatto che conferma la richiesta di ActionAid di un ruolo di indirizzo e controllo svolto dal settore pubblico sulle azioni del privato in ambito di cooperazione internazionale. Il bisogno di garantire salute e benessere a tutti è stato rilevato anche dall’indagine demoscopica come sfida indicata prioritaria – subito dopo la lotta a fame e povertà – nell’azione dei prossimi 15 anni, seguita immediatamente dopo dalla lotta al cambiamento climatico. In conclusione, entrambe le analisi rilevano una profonda influenza sul livello di conoscenza e sulla formazione dell’opinione pubblica degli italiani da parte dei media e dei politici. Un dato che non stupisce 307 OpenPolis, ActionAid, Minidossier n° 11 “Poveri noi”, dicembre 2016 http://minidossier.openpolis.it/2016/11/Poveri_noi.pdf
  • 33. confermando la necessità di una trattazione meno parziale e più approfondita dei temi dello sviluppo e quindi svolta con toni meno allarmistici e più aderente alla realtà dei fatti.