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30 SABATO 8 OTTOBRE 2011 N. 116 il CROTONESE
Le ricerche storiche su
questo luogo rese note
in convegni convegni
dal 2008 al 2010
D
all'annoMilleallafine
delXVIIIsec.,percir-
ca ottocento anni, so-
no stati presenti e si sono svi-
luppati in Calabria la venera-
zioneedilcultodellaMadon-
na della Calabria o Calabro-
maria. E' questa, in sintesi, la
scopertacuisonopervenutiil
Centro Studi Cornelio Pelu-
sioParisioelaSoprintenden-
za per i Beni Archeologici ed
Architettonici della Calabria,
al termine di circa quindici
anni di ricerche, prima stori-
co-archivistiche e successi-
vamente archeologico-strut-
turali. I risultati sono stati re-
sinotiinunciclodiconvegni,
dal 2008 al 2010, oltre che
pubblicati a più riprese in re-
lazioni scientifiche ed atti a
stampa.
Il monastero Calabromaria
L'abbazia della Madonna
della Calabria sorgeva nella
frazione Altilia del comune
diSantaSeverina(Kr).Ilpri-
mo diploma ad oggi noto ri-
saleal31maggio1099.Ildu-
ca normanno Ruggero Bor-
sa, figlio di Roberto il Gui-
scardo, conferma solenne-
menteleattivitàpromosseda
Costantino, metropolita di
Santa Severina e da Policro-
nio, vescovo greco di Ceren-
zia. Nello specifico Policro-
nio viene identificato come
«fundatori Sanctissimae Dei
Genitricis Calabro Mariae».
Nella successiva conferma
ad opera del conte Ruggero
II, del 1 giugno 1115, si pre-
cisa come Policronio si sia
impegnato a riedificare la
badia e ad organizzare la co-
munità dei frati (Mariae de
Calabrocognominereaedifi-
cavit, et congregationem, et
unionem Fratrum instituit).
Entrambi i documenti furo-
no ratificati e rinnovati nel
1149 da re Ruggero II nor-
manno.
Diparticolaresignificatoap-
parelacircostanzastoricain
ragione della quale all’abba-
ziadiAltiliavienedatoinori-
gine il titolo di Kalauroma-
ria/Calabromaria. Come at-
testaGiovanniZonara,stori-
cobizantinodelXIIsec.,nel-
la sua Epitome historiarum
II,193-262,con“Kalabrìa”si
intendeva all’epoca identifi-
care l’Italia meridionale a
sud del Lazio, esclusa la Si-
cilia: il territorio, in sostan-
za, al centro delle guerre an-
nibaliche e del conflitto di
RomaconPirro.Fuconque-
sta forma mentis che verosi-
milmente Policronio dedicò
alla Calabromaria il mona-
stero di Altilia. Sotto questo
profilo interpretativo il pro-
gettoapparivagrandiosoedi
ampio respiro: dare vita,
d’intesa con il metropolita di
Santa Severina Costantino e
con il pieno appoggio del-
l’autorità normanna, ad un
complesso abbaziale capace
di rappresentare simbolica-
mente il culto della Vergine
per gran parte del Meridio-
ne. La Madonna dei Calabri
o della Calabria: così è indi-
catalaMadonnadiAltilianei
rescritti medievali. E questo
all’insegna di quel fenome-
no, articolato e pluriforme,
di “innovazione-nella-conti-
nuità” che caratterizza – con
al centro il precetto dell’“ora
et lege et labora” – il passag-
giodallaChiesagrecaaquel-
lalatina:dallosplendoredel-
la religiosità bizantino-basi-
liana all’altrettanto illustre
storia del monachesimo be-
nedettinoecistercensediab-
bazie come quella di San
Giovanni in Fiore, di Coraz-
zo, della Sambucina.
S
in dalla sua origine il
monastero Calabro-
maria figura di “regia
fondazione”. Esso viene do-
tato di enormi privilegi e di
grandi ricchezze. Un esem-
pio su tutti è la donazione al
cenobio dell’esteso territorio
silanodiSanduca,corrispon-
dente oggi all’area compresa
tra Trepidò-lago Ampollino e
i comuni di Cotronei e Petilia
Policastro. Lo splendore si
protrae anche nel corso del
XIII secolo. Attorno al 1198
la badia di Altilia passa sotto
l’istituto florense di Gioac-
chino da Fiore. L’adesione è
ratificata da papa Innonenzo
Dalla‘Calobromaria’
ildialogoconl’Europa
S
ua Santità, in occasione della Sua visita pastorale in
terra di Calabria, costituisce per il centro studi ‘Cor-
nelio Pelusio Parisio’ un onore e un privilegio poterla
informare di quanto segue.
Al termine di circa quindici anni di ricerche, prima stori-
co-archivistiche e successivamente archeologiche ed archi-
tettoniche, si è pervenuti, in collaborazione con la Soprin-
tendenzaperiBeniCulturalidellaCalabria,allascopertadel
Monastero della Madonna della Calabria o Calabromaria.
L'abbazia sorgeva nella frazione Altilia del comune di Santa
Severina in provincia di Crotone. Fu fondata, su un prece-
dente impianto basiliano, attorno al 1099 dal Metropolita di
Santa Severina Costantino e da Policronio, vescovo greco di
Cerenzia.Ebbeapiùripreseilsostegnodell'autoritànorman-
na e pontificia. Federico II di Svevia viene individuato nei
rescritti medievali come suo “patronum principalem”. Nel
1200 il monastero Calabromaria divenne sede vicaria del-
l'abbazia florense di Gioacchino da Fiore. Per un breve pe-
riodo, all'inizio del 1500, la badia di Altilia, in commenda al
casato dei Barracco, è appartenuta all'Ordine Benedettino.
Nel 1600 fornì il titolo alla Congregazione cistercense di Ca-
labria e Basilicata. Il monastero Calabromaria fu soppresso
allafinedelXVIIIsec.Oggilastrutturaèinpartepubblicaed
inparteinmanoaprivati:un'alaospitalachiesaparrocchiale
di San Tommaso d'Aquino. Gli studi condotti hanno permes-
so, altresì, di ricostruire l'intero archivio badiale.
Grande è stata l'emozione nello scoprire che dall'anno Mille
alla fine del XVIII sec., per circa ottocento anni, si sono svi-
luppati in Calabria la venerazione ed il culto della Madonna
della Calabria. Tanto più in una fase storica, quella odierna,
contrassegnata da sfiducia, mancanza di prospettiva e quasi
rassegnazione.
Santo Padre, il dialetto calabrese, come molti altri del Sud
Italia, non ha tra le sue forme grammaticali il “futuro”. L'au-
spicio che tutti noi ci sentiamo di esprimere è che la Sua pre-
senzaoggiinCalabriasial'iniziodiunanuovasperanza,diun
ritorno alla cultura e alla civiltà che questa terra ha saputo
esprimere nei monasteri medievali, allorché, lungi dall'esse-
re appendice marginale dell'Europa, con l'Europa dialogava
e cooperava, in comunione di intenti e di valori.
Francesco Lopez
Presidente Centro Studi Cornelio Pelusio
Cosìun‘diploma’
del1099
neparlaperprimo
Da mille anni faro del cu
CULTURA
il CROTONESE SABATO 8 OTTOBRE 2011 N. 116 31
Una bella visuale d’insieme
del montastero della
Calabromaria di Altilia
Sotto l’affresco della
’Madonna del muro’ a
Santa Severina e nell’altra
foto un sigillo ottagonale
del monastero che domina
la valle del Neto
La vita dell’abbazia
è proseguita in età
rinascimentale e
quindi in età moderna
III il 31 agosto 1211.
Nel 1213 l’abbazia di Cala-
bromaria viene elevata a se-
de vicaria del monastero di
Fiore.Sistabilìinoltrechein
caso di sciagura “Flos in Ca-
labro Mariam”: i monaci di
Fioredovevanotrasferirsiad
Altilia. Questo avvenne nel
corsodel1214-15,allorchéil
protocenobio florense fu in-
teressato da un devastante
incendio. Nel 1249 fu tra-
sportato ad Altilia in proces-
sione devozionale il braccio
sinistro di Gioacchino.
“Patronum principalem” del
cenobio figura sin dal 1206
Federico II di Svevia (F.
Ughelli, Italia Sacra, Romae
1662, ed. Venezia 1721, vol.
IX, col 479 e ss.). Il sovrano
ebbe modo a più riprese di
arricchire i monaci di Altilia
con concessioni di rendite e
di privilegi, i quali erano ri-
conosciuti in tutto il territo-
rio del Regno. Esemplare il
diplomadell’ottobre1220da
Castel S. Pietro in Bologna:
“Monasterij Calabro Marie
et locum, abatem, fratres,
grancias et universa ipsius
bona, sub nostra speciali
protectione (et) defensione
suscipimus” (Archivio Stori-
co di Napoli, Casa Ruffo di
Scilla, vol. 697).
L
a vita dell’abbazia pro-
segue in età rinasci-
mentale e moderna.
Notevoli sono i rescritti di
conferma dei privilegi rila-
sciati da Alfonso I d’Aragona
nel 1452 e dal figlio Ferdi-
nando nel 1469, 1466 e 1471.
Alla metà del 1500 il mona-
stero della Madonna della
Calabria figura come Mona-
steroBenedettino.Essoviene
affidato in commenda al ca-
sato dei Barracco. Tra la fine
del XVI e l’inizio del XVII se-
colo opera in Altilia Cornelio
Pelusio Parisio, monaco ed
intellettuale florense, agio-
grafo della Vita dell’abate
Giacchino da Fiore e presi-
dente della Congregazione
cistercense di Calabria. Que-
st’ultima, detta di “Cala-
bro-Maria”, prendeva nome
proprio dal monastero di Al-
tilia (F. Russo, Regesto Vati-
cano per la Calabria, Roma
1974, vol. IV, p. 416 n. 31).
Viene canonizzata da papa
UrbanoVIIInel1632.L’attri-
buzione del titolo di Cala-
bro-Maria alla Congregazio-
ne cistercense regionale con-
ferma, anche per il XVII se-
colo,lacentralitàche,sulpia-
no simbolico, l’abbazia di Al-
tiliadetenevainordinealcul-
to mariano sin dalla fonda-
zione.
Il monastero, più volte dan-
neggiatodalterremoto,subi-
sce gravi danni dal sisma del
1783.Dopountentativodiri-
sistemazione ad opera della
Cassa Sacra, la badia di Alti-
lia viene definitivamente
soppressanel1807.Ibenidel
monastero sono in gran mi-
sura incamerati dai rappre-
sentanti della famiglia Bar-
racco, già abati commenda-
tari di Calabromaria. La fab-
bricaclaustralevieneadibita
apalazzodiresidenza.Oggiè
di proprietà in parte pubbli-
ca ed in parte privata. Un'ala
ospita la chiesa parrocchiale
di San Tommaso d'Aquino.
La Madonna della Calabria
Nell’aprile 1915 Antonio Pu-
jia, fratello dell’arcivescovo
di Santa Severina Carmelo
Pujia e curatore della rivista
Siberene,ritenne,sullascor-
ta dell’interpretazione del-
l’arcivescovo, di dover iden-
tificare la Calabromaria di
Altilia con la “Madonna del
muro” di un vecchio affresco
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di Santa Severina, emerso
pochi anni prima “presso al-
la porta della navata destra”
durante alcuni lavori di re-
stauro. “L’affresco ritrae, in
alto, Maria SS.ma seduta sul
trono, col Bambino Gesù, in
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S. Francesco di Paola, a sini-
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cense o Florense, con, alle
mani,unpastoraleeunlibro,
la regola. A terra una mitra
abbaziale; in uno sfondo di
campagna […]. Mons. Pujia
pensa che la figura ritragga
l’AbateGioacchino.Einque-
sto caso l’affresco è un vero
ricordo storico: è una desi-
gnazione del culto che nel
sec.XVIeXVIIsiavevanofra
noi S. Maria di Altilia - o la
Calabro Maria - San France-
sco di Paola e il Beato Gioac-
chinodaCelico”(A.Pujia,Si-
berene, cit., pp. 179-80).
Traidocumentidelfondoar-
chivistico“Pellicanò”,acqui-
sito nel 2004 e custodito
presso il Centro Internazio-
nale di Studi Gioachimiti di
San Giovanni in Fiore (Cs),
alcuni diplomi relativi alla
vita dell’antica badia cister-
cense di Altilia, e risalenti al-
laprimametàdel1700,reca-
no impresso il sigillo del mo-
nastero di Calabromaria.
I
lriferimentodimaggiore
evidenza risale al 10 gen-
naio 1716. L’abate di “S.
M. de Altilia alias Calabro
Marie” Christophorus Fitti-
paldi convoca a sé Leonardo
diMauroeAntonioGiaccodi
Roccabernarda in merito ad
alcune questioni sorte circa
la “Gabella” ed il “Casale Ca-
rìa”. In calce alla “Notitia Ci-
tandorum” è impresso a sec-
coilsigilloottagonaledelmo-
nastero di Altilia. Al centro
appare la Calabromaria assi-
sa frontalmente in trono con
inbraccio,erettosulladestra,
ilbambinello.Entrambisono
raffigurati con l’aureola ben
evidente, stilizzata a guisa di
raggiera. Il bambinello mo-
stra le braccia aperte e spa-
lancateinsegnodiaccoglien-
za. La Madonna incrocia in
basso leggermente le gambe.
Ai piedi della Calabromaria
sono raffigurate, infine. tre
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fuori dalle nuvole. Il sigillo
recaimpressainlinead’eser-
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Lettera e articolo Papa Benedetto XVI

  • 1. 30 SABATO 8 OTTOBRE 2011 N. 116 il CROTONESE Le ricerche storiche su questo luogo rese note in convegni convegni dal 2008 al 2010 D all'annoMilleallafine delXVIIIsec.,percir- ca ottocento anni, so- no stati presenti e si sono svi- luppati in Calabria la venera- zioneedilcultodellaMadon- na della Calabria o Calabro- maria. E' questa, in sintesi, la scopertacuisonopervenutiil Centro Studi Cornelio Pelu- sioParisioelaSoprintenden- za per i Beni Archeologici ed Architettonici della Calabria, al termine di circa quindici anni di ricerche, prima stori- co-archivistiche e successi- vamente archeologico-strut- turali. I risultati sono stati re- sinotiinunciclodiconvegni, dal 2008 al 2010, oltre che pubblicati a più riprese in re- lazioni scientifiche ed atti a stampa. Il monastero Calabromaria L'abbazia della Madonna della Calabria sorgeva nella frazione Altilia del comune diSantaSeverina(Kr).Ilpri- mo diploma ad oggi noto ri- saleal31maggio1099.Ildu- ca normanno Ruggero Bor- sa, figlio di Roberto il Gui- scardo, conferma solenne- menteleattivitàpromosseda Costantino, metropolita di Santa Severina e da Policro- nio, vescovo greco di Ceren- zia. Nello specifico Policro- nio viene identificato come «fundatori Sanctissimae Dei Genitricis Calabro Mariae». Nella successiva conferma ad opera del conte Ruggero II, del 1 giugno 1115, si pre- cisa come Policronio si sia impegnato a riedificare la badia e ad organizzare la co- munità dei frati (Mariae de Calabrocognominereaedifi- cavit, et congregationem, et unionem Fratrum instituit). Entrambi i documenti furo- no ratificati e rinnovati nel 1149 da re Ruggero II nor- manno. Diparticolaresignificatoap- parelacircostanzastoricain ragione della quale all’abba- ziadiAltiliavienedatoinori- gine il titolo di Kalauroma- ria/Calabromaria. Come at- testaGiovanniZonara,stori- cobizantinodelXIIsec.,nel- la sua Epitome historiarum II,193-262,con“Kalabrìa”si intendeva all’epoca identifi- care l’Italia meridionale a sud del Lazio, esclusa la Si- cilia: il territorio, in sostan- za, al centro delle guerre an- nibaliche e del conflitto di RomaconPirro.Fuconque- sta forma mentis che verosi- milmente Policronio dedicò alla Calabromaria il mona- stero di Altilia. Sotto questo profilo interpretativo il pro- gettoapparivagrandiosoedi ampio respiro: dare vita, d’intesa con il metropolita di Santa Severina Costantino e con il pieno appoggio del- l’autorità normanna, ad un complesso abbaziale capace di rappresentare simbolica- mente il culto della Vergine per gran parte del Meridio- ne. La Madonna dei Calabri o della Calabria: così è indi- catalaMadonnadiAltilianei rescritti medievali. E questo all’insegna di quel fenome- no, articolato e pluriforme, di “innovazione-nella-conti- nuità” che caratterizza – con al centro il precetto dell’“ora et lege et labora” – il passag- giodallaChiesagrecaaquel- lalatina:dallosplendoredel- la religiosità bizantino-basi- liana all’altrettanto illustre storia del monachesimo be- nedettinoecistercensediab- bazie come quella di San Giovanni in Fiore, di Coraz- zo, della Sambucina. S in dalla sua origine il monastero Calabro- maria figura di “regia fondazione”. Esso viene do- tato di enormi privilegi e di grandi ricchezze. Un esem- pio su tutti è la donazione al cenobio dell’esteso territorio silanodiSanduca,corrispon- dente oggi all’area compresa tra Trepidò-lago Ampollino e i comuni di Cotronei e Petilia Policastro. Lo splendore si protrae anche nel corso del XIII secolo. Attorno al 1198 la badia di Altilia passa sotto l’istituto florense di Gioac- chino da Fiore. L’adesione è ratificata da papa Innonenzo Dalla‘Calobromaria’ ildialogoconl’Europa S ua Santità, in occasione della Sua visita pastorale in terra di Calabria, costituisce per il centro studi ‘Cor- nelio Pelusio Parisio’ un onore e un privilegio poterla informare di quanto segue. Al termine di circa quindici anni di ricerche, prima stori- co-archivistiche e successivamente archeologiche ed archi- tettoniche, si è pervenuti, in collaborazione con la Soprin- tendenzaperiBeniCulturalidellaCalabria,allascopertadel Monastero della Madonna della Calabria o Calabromaria. L'abbazia sorgeva nella frazione Altilia del comune di Santa Severina in provincia di Crotone. Fu fondata, su un prece- dente impianto basiliano, attorno al 1099 dal Metropolita di Santa Severina Costantino e da Policronio, vescovo greco di Cerenzia.Ebbeapiùripreseilsostegnodell'autoritànorman- na e pontificia. Federico II di Svevia viene individuato nei rescritti medievali come suo “patronum principalem”. Nel 1200 il monastero Calabromaria divenne sede vicaria del- l'abbazia florense di Gioacchino da Fiore. Per un breve pe- riodo, all'inizio del 1500, la badia di Altilia, in commenda al casato dei Barracco, è appartenuta all'Ordine Benedettino. Nel 1600 fornì il titolo alla Congregazione cistercense di Ca- labria e Basilicata. Il monastero Calabromaria fu soppresso allafinedelXVIIIsec.Oggilastrutturaèinpartepubblicaed inparteinmanoaprivati:un'alaospitalachiesaparrocchiale di San Tommaso d'Aquino. Gli studi condotti hanno permes- so, altresì, di ricostruire l'intero archivio badiale. Grande è stata l'emozione nello scoprire che dall'anno Mille alla fine del XVIII sec., per circa ottocento anni, si sono svi- luppati in Calabria la venerazione ed il culto della Madonna della Calabria. Tanto più in una fase storica, quella odierna, contrassegnata da sfiducia, mancanza di prospettiva e quasi rassegnazione. Santo Padre, il dialetto calabrese, come molti altri del Sud Italia, non ha tra le sue forme grammaticali il “futuro”. L'au- spicio che tutti noi ci sentiamo di esprimere è che la Sua pre- senzaoggiinCalabriasial'iniziodiunanuovasperanza,diun ritorno alla cultura e alla civiltà che questa terra ha saputo esprimere nei monasteri medievali, allorché, lungi dall'esse- re appendice marginale dell'Europa, con l'Europa dialogava e cooperava, in comunione di intenti e di valori. Francesco Lopez Presidente Centro Studi Cornelio Pelusio Cosìun‘diploma’ del1099 neparlaperprimo Da mille anni faro del cu CULTURA
  • 2. il CROTONESE SABATO 8 OTTOBRE 2011 N. 116 31 Una bella visuale d’insieme del montastero della Calabromaria di Altilia Sotto l’affresco della ’Madonna del muro’ a Santa Severina e nell’altra foto un sigillo ottagonale del monastero che domina la valle del Neto La vita dell’abbazia è proseguita in età rinascimentale e quindi in età moderna III il 31 agosto 1211. Nel 1213 l’abbazia di Cala- bromaria viene elevata a se- de vicaria del monastero di Fiore.Sistabilìinoltrechein caso di sciagura “Flos in Ca- labro Mariam”: i monaci di Fioredovevanotrasferirsiad Altilia. Questo avvenne nel corsodel1214-15,allorchéil protocenobio florense fu in- teressato da un devastante incendio. Nel 1249 fu tra- sportato ad Altilia in proces- sione devozionale il braccio sinistro di Gioacchino. “Patronum principalem” del cenobio figura sin dal 1206 Federico II di Svevia (F. Ughelli, Italia Sacra, Romae 1662, ed. Venezia 1721, vol. IX, col 479 e ss.). Il sovrano ebbe modo a più riprese di arricchire i monaci di Altilia con concessioni di rendite e di privilegi, i quali erano ri- conosciuti in tutto il territo- rio del Regno. Esemplare il diplomadell’ottobre1220da Castel S. Pietro in Bologna: “Monasterij Calabro Marie et locum, abatem, fratres, grancias et universa ipsius bona, sub nostra speciali protectione (et) defensione suscipimus” (Archivio Stori- co di Napoli, Casa Ruffo di Scilla, vol. 697). L a vita dell’abbazia pro- segue in età rinasci- mentale e moderna. Notevoli sono i rescritti di conferma dei privilegi rila- sciati da Alfonso I d’Aragona nel 1452 e dal figlio Ferdi- nando nel 1469, 1466 e 1471. Alla metà del 1500 il mona- stero della Madonna della Calabria figura come Mona- steroBenedettino.Essoviene affidato in commenda al ca- sato dei Barracco. Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII se- colo opera in Altilia Cornelio Pelusio Parisio, monaco ed intellettuale florense, agio- grafo della Vita dell’abate Giacchino da Fiore e presi- dente della Congregazione cistercense di Calabria. Que- st’ultima, detta di “Cala- bro-Maria”, prendeva nome proprio dal monastero di Al- tilia (F. Russo, Regesto Vati- cano per la Calabria, Roma 1974, vol. IV, p. 416 n. 31). Viene canonizzata da papa UrbanoVIIInel1632.L’attri- buzione del titolo di Cala- bro-Maria alla Congregazio- ne cistercense regionale con- ferma, anche per il XVII se- colo,lacentralitàche,sulpia- no simbolico, l’abbazia di Al- tiliadetenevainordinealcul- to mariano sin dalla fonda- zione. Il monastero, più volte dan- neggiatodalterremoto,subi- sce gravi danni dal sisma del 1783.Dopountentativodiri- sistemazione ad opera della Cassa Sacra, la badia di Alti- lia viene definitivamente soppressanel1807.Ibenidel monastero sono in gran mi- sura incamerati dai rappre- sentanti della famiglia Bar- racco, già abati commenda- tari di Calabromaria. La fab- bricaclaustralevieneadibita apalazzodiresidenza.Oggiè di proprietà in parte pubbli- ca ed in parte privata. Un'ala ospita la chiesa parrocchiale di San Tommaso d'Aquino. La Madonna della Calabria Nell’aprile 1915 Antonio Pu- jia, fratello dell’arcivescovo di Santa Severina Carmelo Pujia e curatore della rivista Siberene,ritenne,sullascor- ta dell’interpretazione del- l’arcivescovo, di dover iden- tificare la Calabromaria di Altilia con la “Madonna del muro” di un vecchio affresco della Basilica Metropolitana di Santa Severina, emerso pochi anni prima “presso al- la porta della navata destra” durante alcuni lavori di re- stauro. “L’affresco ritrae, in alto, Maria SS.ma seduta sul trono, col Bambino Gesù, in piedi, che benedice; e porta su la mano sinistra il globo simbolico.Sotto,adestraviè S. Francesco di Paola, a sini- stra un Santo Abate Cister- cense o Florense, con, alle mani,unpastoraleeunlibro, la regola. A terra una mitra abbaziale; in uno sfondo di campagna […]. Mons. Pujia pensa che la figura ritragga l’AbateGioacchino.Einque- sto caso l’affresco è un vero ricordo storico: è una desi- gnazione del culto che nel sec.XVIeXVIIsiavevanofra noi S. Maria di Altilia - o la Calabro Maria - San France- sco di Paola e il Beato Gioac- chinodaCelico”(A.Pujia,Si- berene, cit., pp. 179-80). Traidocumentidelfondoar- chivistico“Pellicanò”,acqui- sito nel 2004 e custodito presso il Centro Internazio- nale di Studi Gioachimiti di San Giovanni in Fiore (Cs), alcuni diplomi relativi alla vita dell’antica badia cister- cense di Altilia, e risalenti al- laprimametàdel1700,reca- no impresso il sigillo del mo- nastero di Calabromaria. I lriferimentodimaggiore evidenza risale al 10 gen- naio 1716. L’abate di “S. M. de Altilia alias Calabro Marie” Christophorus Fitti- paldi convoca a sé Leonardo diMauroeAntonioGiaccodi Roccabernarda in merito ad alcune questioni sorte circa la “Gabella” ed il “Casale Ca- rìa”. In calce alla “Notitia Ci- tandorum” è impresso a sec- coilsigilloottagonaledelmo- nastero di Altilia. Al centro appare la Calabromaria assi- sa frontalmente in trono con inbraccio,erettosulladestra, ilbambinello.Entrambisono raffigurati con l’aureola ben evidente, stilizzata a guisa di raggiera. Il bambinello mo- stra le braccia aperte e spa- lancateinsegnodiaccoglien- za. La Madonna incrocia in basso leggermente le gambe. Ai piedi della Calabromaria sono raffigurate, infine. tre teste di angeli che spuntano fuori dalle nuvole. Il sigillo recaimpressainlinead’eser- gol’iscrizione“S-Maria-de- Altilia”. (n.s.) ulto mariano CULTURA