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L'era del testimone
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L'era del testimone
•
Annette Wieviorka
•
Annette Wieviorka
• Annette Wieviorka (1948) è un'ebrea di origine polacca
i cui parenti furono uccisi ad Auschwitz.
• Attualmente vive e lavora a Parigi dove fa lo ricercatrice
presso l'Università della Sorbona; prestigiosa docente
del Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs),
è uno dei maggiori esperti viventi di Storia della Shoah
e di storia ebraica del XX secolo.
• Il suo lavoro di storica è dedicato alla ricostruzione e
alla comprensione delle vicende ebraiche. Su questo
argomento ha scritto numerosi saggi tra cui ricordiamo
L'era del testimone e Auschwitz spiegato a mia figlia.
Introduzione
•
Simon Dubnov
• "Non dimenticate, raccontate, scrivete!"
furono le sue parole, da cronista di mezzo
secolo di storia ebraica, poco prima di essere
assassinato a Riga nel 1941.
Commissione centrale
della storia ebraica in Polonia
• I membri della commissione riuscirono a
raccogliere 7300 testimonianze (tra il 1944 e
il 1948) che sono depositate presso l'Istituto
Ebraico di Varsavia
Moshe Feigenbaum
e Israel Kaplan
• Fecero una raccolta di testimonianze a
Monaco nel 1945 che contava circa 2500
deposizioni poi confluite nei materiali dello
Yad Vashem, contenenti soprattutto le
testimonianze dei campi per persone
trasferite
Philip Friedman
• Primo bibliografo della storia del genocidio
sosteneva che già nella seconda metà degli
anni Cinquanta compiere una catalogazione
degli scritti dei sopravvissuti era impossibile
perché nell'ultimo censimento ammontavano
già ad oltre 18000
Massa enorme di
testimonianze
• La testimonianza esprime, oltre
all'esperienza individuale, il o i discorsi
proferiti dalla società, nel momento in cui il
testimone racconta la propria storia, sugli
eventi vissuti dal testimone. Essa esprime
innanzitutto ciò che ogni individuo, ogni
esperienza della Shoah ha
irriducibilmente unico. (p. 14)
• Negli anni '80 sono circa 18000 scritti
Eterogeneità
• Nemmeno la guerra del '14-'18 ha avuto un
movimento così consistente e di lunga
durata di testimonianze di massa, pertanto
non c'è alcuno studioso che possa affermare
di dominare l'insieme di queste informazioni
che si presentano sotto varie tipologie
Mezzi
• Manoscritti, libri, diari, cassette,
videocassette, ecc.
Origine
• Alcune nascono da movimenti spontanei altre
invece da altre esigenze: in primis quelle della
giustizia, come testimonianze all'interno dei
processi. In alcuni casi sono le testimonianze
dei sopravvissuti nelle scuole oppure
all'interno di grandi inchieste
Finalità
• La testimonianza contribuisce a creare una o
più memorie collettive, erratiche nel
contenuto, nella forma, nella funzione e nella
finalità che si assegnano
Il ruolo dello storico
Problemi vecchi
• "Non esiste buon testimone né deposizione
esatta in ogni sua parte" M. Bloch in "La guerra
e le false notizie"
Problemi nuovi
• Difficile svolgere un lavoro che si trova
sempre sotto il fuoco dell'attualità (p.15)
La memoria della Shoah come modello
della costruzione della memoria
• Se Auschwitz è diventato la metonimia del
male assoluto, la memoria della Shoah è
diventata - bene o male - il modello della
costruzione della memoria, il paradigma a cui
quasi ovunque si fa riferimento per analizzare
il passato o per tentare di installare nel cuore
stesso di un evento storico che si svolge sotto
i nostri occhi le basi del futuro racconto
storico.
Testimoniare un
mondo sepolto
•
Memorie
dell'Oltretomba
•
Memorie
dell'Oltretomba
•
• Le tracce di coloro che perirono nel genocidio
non mancano. (p.23)
Gli archivi dei ghetti
•
Archivi ghetto Varsavia (Oneg
Shabbat)
•
Archivi ghetto Varsavia (Oneg
Shabbat)
•
Archivi ghetto Varsavia (Oneg
Shabbat)
• Gli archivi vennero sotterrati in tre diversi
luoghi del ghetto, nei bidoni del latte o
all'interno di casse metalliche, prima che il
ghetto venisse "liquidato".
•
• Ne sono stati ritrovati due e sono conservati
presso l'Istituto Storico di Varsavia per una
consistenza di circa 27000 pagine
Emmanuel
Ringelblum
•
Emmanuel
Ringelblum
• Emanuel Ringelblum nacque a Buczacz nel 1900. Nel 1927 ottenne il dottorato
all’Università di Varsavia con una tesi sugli ebrei di Varsavia nel Medio Evo. Fu
attivo sin dalla giovinezza nel Po’alei Zion un partito della sinistra ebraica. Per
diversi anni insegnò storia nelle scuole superiori ebraiche. A parire dal 1930 si
impegnò nel Joint Distribution Committee, una organizzazione fondata per
aiutare i profughi ebrei vittime delle persecuzioni razziali. Nel 1923 insieme ad
altri colleghi fondò l’Istituto di Ricerca Ebraico che concentrò i suoi studi sulla
storia dell’ebraismo a Varsavia. Durante l’occupazione nazista di Varsavia
Ringelblum si impegnò nel movimento clandestino e si assunse il compito di
essere storico e cronachista degli avvenimenti tragici che conducevano alla
distruzione della Comunità Ebraica di Varsavia. Creò una serie di “cucine
pubbliche” con lo scopo di alleviare la terribile fame della popolazione; una
organizzazione culturale con lo scopo di contrastare l’abbrutimento provocato
dalle spaventose condizioni di vita. Organizzò conferenze, pubblici dibattiti,
incoraggiò lo studio come forma di resistenza Dice la Wieviorka "l'idea di
creare degli archivi cominciò a delinearsi in lui già a partire dai primi mesi
dell'occupazione tedesca di Varsavia" (p. 24)
Sepolti a Varsavia. Appunti dal
ghetto
•
Sepolti a Varsavia. Appunti dal
ghetto
• In "Sepolti a Varsavia" Emmanuel Ringelblum ha raccontato l'orrore quotidiano degli
ebrei di Varsavia durante l'occupazione nazista. Ha svolto questo compito come un
dovere ineludibile per un militante, uno storico e un essere umano, considerando
inscindibili queste tre nature della sua persona e pagando infine con la vita. Negli
anni terribili che portarono allo sterminio degli ebrei polacchi, Ringelblum, studioso
affermato e attivista politico, riuscì a creare una rete clandestina per raccogliere
documenti e testimonianze all'interno delle mura che i nazisti avevano innalzato
attorno al Ghetto. Osservare, annotare, tramandare erano allora una forma
necessaria di resistenza, uno dei fronti su cui occorreva lottare. Ed è quanto ci
rimane di quei giorni. Molti dei suoi Appunti, nascosti in dieci scatole di metallo,
furono ritrovati nel 1946, un'altra parte tornò alla luce nel 1950, in due contenitori
del latte sigillati. Non sono un diario privato: l'autore si offre come terminale di un
grande lavoro collettivo che voleva essere la fotografia, il più possibile oggettiva, di
quanto stava accadendo. C'è qui la traccia grezza e inequivocabile, priva di filtri
letterari, di cosa abbia significato la persecuzione nazista e di come sia penetrata,
disfacendola, nella vita di coloro che l'hanno subita: dalla disgregazione familiare
alla precaria economia di contrabbando, dalla cancellazione dello stato di diritto alle
delazioni, agli slanci di umanità.
Il muro di Varsavia
•
Il muro di Varsavia
• Libro scritto da John Hersey che narra dell'
inumano e sistematico sterminio degli ebrei
del ghetto di Varsavia e dell' eroica resistenza
delle donne e degli uominiche lottano indifesi
contro la forza bruta dellew truppe tedesche.
L'archivio del ghetto
di Lodz
•
L'archivio del ghetto
di Lodz
•
Mordechai Chaim
Rumkowski
•
Mordechai Chaim
Rumkowski
• Questa figura molto controversa fonda un
Dipartimento degli Archivi come organismo
appartenente alla Judenrat locale per
"permettere ai futuri ricercatori di studiare la
vita della società ebraica durante uno dei suoi
periodi più difficili" (p. 26)
La Cronaca del
Ghetto di Lodz
• Un racconto collettivo guidato da Julian Cukier;
tutti i cronisti che hanno partecipato alla stesura
della Cronaca sono morti nei campi di
sterminio.
Le Cronache sono composte da circa 700
bollettini scritti in parte in polacco e in parte
in tedesco che vengono diffusi dal 12 gennaio
1941 al 30 luglio 1944.
Nei bollettini venivano indicati dati sulla
situazione del ghetto e venivano riportate le
"voci" riguardo alle informazioni che
circolavano
Jakob il bugiardo
•
Jakob il bugiardo
• In questo libro scritto da Jurek Becker -
bambino nel ghetto di Lodz - si centra il
racconto sulle dicerie che diventano un mezzo
per continuare a sperare, attraverso una radio
inventata.
Dal libro è anche stato tratto un film con
Robin Williams (1999).
I diari (p. 31)
• "La scrittura diventa il bisogno vitale di
conservare la traccia di eventi che sfidano
l'immaginazione e [...] di assicurarsi
l'immortalità" (pp. 32-33)
321 manoscritti sono conservati
dall'Istituto Storico ebraico di Varsavia
Diario di Adam Czerniakow
(presidente del ghetto di Varsavia)
• Il testo ha avuto una storia
difficile, pubblicato solo nel
1982 a cura di Raul Hilberg,
in quanto tocca lo scottante
problema delle
responsabilità dello
Judenrat
Altri diari
•
Abraham Lewin
•
Chaim Kaplan
Janusz Korczak
Mary Berg
Scritti ritrovati ad
Auschwitz
• Prevalentemente si tratta di scritti dei
membri del Sonderkommando con il compito
di cremare i cadaveri.
• Sono stati ritrovati anche scritti dei deportati
che si trovavano nei loro bagagli.
Letteratura
• In molti casi le testimonianze non hanno la
forma del diario ma tentano di costruire un
vero e proprio racconto, nella speranza che
un'opera possa trasmettere meglio delle
forme autobiografiche
Il libro ritrovato
di Simha Guterman
•
Il libro ritrovato
di Simha Guterman
• Nel 1978 due operai stanno lavorando alla ristrutturazione di
una casa a Radom in Polonia, quando trovano sotto una scala
una bottiglia sigillata piena di piccole striscioline di carta scritte
in yiddish: è il manoscritto che racconta il dramma vissuto dalla
comunità ebraica di Plock distrutta dai nazisti durante la
seconda guerra mondiale.
• La vicenda si apre alla vigilia della guerra: è il 1939 e Simha
Guterman sta trascorrendo le vacanze estive a Sendin con la
famiglia. Di lì a poco sarà costretto a fuggire con il figlio Yakov:
insieme attraverseranno il paese con documenti falsi.
• L’opera infatti non è solo la storia degli ebrei di Plock ma, nello
spirito della letteratura yiddish, contiene aneddoti e vicende
pieni di umorismo, che travalicano le tragiche vicende polacche
di quegli anni per assumere un valore universale.
Abraham Cytryn
"Sarò capace di chiudere tutto il dolore del Ghetto
Nell’infinita profondità del cuore?
Ma esiste nella follia della vita una meta
A cui la mia anima possa serenamente approdare?
No, i miei pensieri non s’invischieranno nel cerchio
Vagando intorno al suo asse:
Le mie ali non si strapperanno nel volo,
Perché la morte falcerà tutto. (…)"
Sono un assassino?
Il diario di Calel (Calek) Perechodnik
•
Il diario di Calel (Calek) Perechodnik
• Memoriale dell'ingegnere ebreo
Perechodnik che, per salvarsi dagli invasori
tedeschi, si arruolò nella Polizia del ghetto.
Divenne, un po' alla volta, complice dei
tedeschi, fino al punto di accompagnare la
moglie e la figlia al vagone che le portava
al campo di sterminio di Treblinka. Resosi
conto della situzione fuggi' a Varsavia,
dove fu ucciso in circostanze misteriose.
Gli scritti del
dopoguerra
•
Poesia Yiddish
• "La poesia in quanto testimonianza è la voce
umana che dice ciò che è irriducibilmente
umano" (p. 41)
I libri del ricordo
(Yizker-bikher)
• Rappresentano un incrocio tra due diverse
tradizioni:
• 1. la tradizione memorialista del Memorbuch,
il libro che conteneva il martirologio della
comunità
• 2. la tradizione della storiografia ebraica nata
dopo la Grande Guerra
Un mondo annientato
• "La compilazione di questi libri del ricordo
corrisponde alla volontà o alla necessità di
ricordarsi, di far rinascere attraverso le parole
stampate un mondo annientato: è il lavoro
collettivo del lutto che, con i racconti e le
fotografie, mira a ricostruire sulla carta
l'oggetto perduto e a descriverne l'agonia."
(p. 43)
La memoria collettiva
• "I sopravvissuti della Shoah si trovarono con
una cultura priva di senso: essendo stati
tagliati i ponti dietro di loro, il ritorno era
interdetto e la trasmissione alle nuove
generazioni appariva più che problematica [...]
i libri del ricordo volevano essere un modo
per salvare i morti dal nulla"
Memorbikher
• Sono il modello di riferimento per i libri del
ricordo, quei testi in cui venivano compilate le
liste dei nomi dei morti
La lingua della
testimonianza
• La questione della lingua in cui viene fatta la
testimonianza è fondamentale. Non si tratta
solo di sapere in quale lingua il testimone
riesce ad esprimersi meglio, ma anche da
dove e su che cosa insiste la testimonianza.
Avrom Sutzkever
•
Avrom Sutzkever
• Terminata la guerra, il poeta fu un testimone
chiave nel processo di Norimberga contro i
gerarchi nazisti. Poi, nel 1947, alla vigilia della
nascita dello Stato di Israele, si recò in Palestina,
assistette alla nascita dello Stato di Israele, dove
visse fino al suo ultimo giorno.
• Wieviorka cita un brano in cui lo stesso Sutzkever
si pone il problema della lingua con cui deporre al
processo di Norimberta (p. 47) "Voglio parlare in
yiddish e in nessun'altra lingua"
Yiddish
• dice Rachel Ertel che l'yiddish è "la sola lingua
che condivide la sorte dei suoi locutori. Anche
se continua a vivere di tanto in tanto grazie a
qualche individuo o a qualche gruppo
marginale, essa è morta ad Auschwitz, a
Majdanek, a Treblinka e a Sobibor insieme al
popolo che la parlava" (p.49)
Senza tale lingua, la letteratura dello
sterminio sarebbe priva di anima. […]
Le opere più autentiche dello
sterminio sono quelle scritte in
yiddish.
(E. Wiesel)
Elie Wiesel
•
Elie Wiesel
•
Elie Wiesel
• Eliezer Wiesel (Sighetu Marmației, 30 settembre
1928) è uno scrittore romeno naturalizzato
statunitense di cultura ebraica e di lingua francese,
sopravvissuto all'Olocausto. Ha scritto le sue
memorie e le sue esperienze in numerosi libri. Ha
ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1986. Ha
svolto il ruolo di araldo della memoria negli Stati
Uniti, diventando uno dei primi ad insegnare la
letteratura della Shoah.
• L'analisi della figura e dell'opera di Elie Wiesel prende
molto spazio nel testo in esame.
E il mondo taceva
(1954)
• Viene scritto in yiddish e viene pubblicato in
Argentina nel 1956, scritto in fretta e
alquanto voluminoso
La notte (1958)
•
La notte, nato dall’incontro di Elie
Wiesel con François Mauriac,
ripercorre, in maniera intensa, quel
periodo determinante della vita
dello scrittore, dalla vita nel ghetto,
nutrito di Talmud, desideroso di
essere iniziato alla Cabala, il cuore
pronto a consacrasi all’Eterno, al
passaggio nella palude dell’umanità,
descritta per flash, momenti di puro
orrore e vuoto esistenziale, fino alla
drammatica liberazione,
accompagnata, purtroppo, dalla
morte del genitore, con lui nel campi,
che tutto di sé aveva dato, pur di
sopravvivere nel baratro dell’inferno.
La notte (1958)
• Lo sguardo di Wiesel, nel raccontare quanto vissuto, è freddo,
stremato, l’espressione del volto congelata su quella che
dovette avere al momento della liberazione, scavata, allo
stremo delle forze. Un testo affatto consolatorio, per nulla
conciliatore, che denuncia, intatto nel tempo, l’atroce oblio
della ragione durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Non c’è perdono, comprensione: solo tutta il dolore di chi ha
visto, impotente, la propria famiglia, la propria gente, venire
ingoiata nella gola di un mostro feroce ed ingordo.
Elie Wiesel: la trasformazione
del sopravvissuto•
Lunghezza diversa
• Il testo in yiddish è molto più attento ai
dettagli mentre quello in francese è più
scarno ed edulcorato da sentimenti rancorosi
verso i tedeschi
Vendetta
• Ne "E il mondo taceva" vengono espressi
desideri di vendetta e rivalsa nei confronti dei
tedeschi mentre nel testo in francese prevale
solo una rassegnazione e il desiderio di vivere
Epiloghi
• In entrambe le versioni il protagonista-autore rompe lo
specchio che riflette la sua immagine scheletrica di
sopravvissuto di Buchenwald. Da questo episodio inizia la
rinascita del desiderio di vivere.
• Mentre la versione in yiddish è ampia e rancorosa nei confronti
dei tedeschi che sono uno stato indipendente con un proprio
esercito, nella versione in francese questi aspetti sono del tutto
eliminati.
• Nel primo caso, scrivere è un atto di vendetta e uno strumento
di lotta contro quello che sarebbe diventato il negazionismo;
nel secondo caso invece il sopravvissuto è insieme vivo e morto,
come se prendesse il sopravvento l'enormità dell'esperienza
sulla vita che continua.
Diversità di
destinatari
• In un caso Wiesel parla agli ebrei, nell'altro si
rivolge al mondo occidentale per cui è
necessario epurare il racconto dai
sentimenti di rabbia e di vendetta che
potrebbero essere percepiti verso tutte le
nazioni che hanno lasciato che lo sterminio
si compisse.
• Con questa trasformazione Wiesel paga il
prezzo per entrare nella letteratura,
abbandonando il desiderio di vendetta.
Elie Wiesel manifesta il
desiderio di essere
riconosciuto non solo come
sopravvissuto ma anche come
vero e proprio scrittore
Critiche di Naomi
Seidman
• Naomi Seidman accusa Wiesel di mentire
volontariamente, costruendo una realtà
funzionale al racconto letterario e
"dimenticando" altri elementi storici di cui lo
stesso sopravvissuto non poteva non essere a
conoscenza.
• Wieviorka, al contrario, ritiene che oltre
all'esegesi della testimonianza occorra capire le
motivazioni per cui il racconto del testimone si
evolve
Il tema del silenzio
• "Mai dimenticherò quel silenzio notturno che
mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che
assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i
miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi
condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai"
(Elie Wiesel, La Notte)
la morte di Dio ( o la sua
assenza, il suo silenzio)
sarebbe ricompensata dalla
nascita dell'eterna memoria
del testimone. Tom Segev
sostiene che anche in Israele
"Tanto meno si parlava del
genocidio meglio era.
Così iniziò il grande silenzio".
•
La ricostruzione
dell'identità
• Questo corpus di testi, spesso riversati di
getto dai sopravvissuti, avevano la funzione di
ricostruire l'identità smarrita nell'esperienza
della Shoah
Memoriale di New
York (1947)
•
Memoriale di New
York (1947)
• Il primo tentativo (nel 1947) di costruire un
luogo del ricordo (degli eroi del ghetto di
Varsavia e dei sei milioni di ebrei morti),
miseramente fallito. L'iniziativa fu di Adolph
Lerner.
• Il progetto verrà definitivamente
abbandonato nel 1954 per impossibilità di
essere realizzato, sia in merito all'accordo sul
progetto che per quanto riguarda i
finanziamenti
Memoriale Francese (1951-
1956)
•
Memoriale Francese (1951-
1956)
• Su iniziativa di Isaac Schneersohn riesce a
prendere forma e a diventare il primo
memoriale della Shoah (unico al mondo fino
agli anni Sessanta), stimolando la nascita dello
Yad Vashem
Cenotafi nei cimiteri
ebraici
• Si tratta di monumenti su cui vengono
riportati i nomi delle vittime, come memoria
collettiva ma chiusa
Jacob Shatzky
• Lo "storico ebreo di Varsavia" che compila
trea il 1947 e il 1953 la Storia degli ebrei di
Varsavia che si ferma al 1897. Si ferma di
fronte alla difficoltà di scrivere intorno a un
mondo scomparso
Nel periodo immediatamente successivo alla Shoah, i sopravvissuti non emergono come
gruppo in alcuna parte del corpo sociale, nemmeno tra le stesse comunità di ebrei;
occorrerà il mutamento della configurazione politica, che la testimonianza assuma un
peso che superi l'esperienza individuale, che alcuni settori della società si facciano
carico di essa.
•
Raul Hilberg
• Raul Hilberg ( il principale
rappresentante della scuola
funzionalista della storio-
grafia dell'Olocausto) ebbe
grandi difficoltà nel vedere
pubblicate le sue tesi, come
racconta nella sua autobio-
grafia
L'avvento del
testimone•
Il processo Eichmann
•
Il processo Eichmann
•
Il processo Eichmann
• Il processo ad Adolf Eichmann segna una
vera e propria svolta rispetto all'emergere
della memoria del genocidio, in Francia,
negli Stati Uniti così come in Israele. Con
tale processo inizia una nuova epoca:
quella in cui la memoria del genocidio
diviene l'elemento costitutivo di una
determinata identità ebraica e la sua
presenza nello spazio pubblico viene
rivendicata con forza.
Dare una lezione di
storia
• Il processo non era solo finalizzato a giudicare
l'imputato ma serviva a rappresentare il
quadro degli eventi storici
Tema della pedagogia e della
trasmissione
• Dopo il processo Eichmann la Shoah diventa
un tema ricorrente non solo nei programmi
televisivi ma anche nella costruzione di
archivi filmati, memoriali, ecc.
Uno storico come
testimone
• Per la prima volta uno storico, Salo Baron
della Columbia University, viene chiamato a
delineare il quadro storico all'interno del
processo
Nuovo quadro
politico
• Nel 1951 Adenauer, cancelliere della
Repubblica Federale Tedesca, dichiara che la
Germania deve provvedere a "riparare sul
piano materiale e morale" a quanto compiuto
in nome del popolo tedesco
Le procedure
giudiziarie
• Dopo i processi di Norimberga, dove vennero
processati i criminali che avevano compiuto
reati in più stati, vennero processati coloro che
avevano commesso reati in un solo Stato,
rimettendo l'iniziativa agli Stati in cui i reati
erano stati commessi.
• In buona sostanza, tuttavia, le procedure sono
poche e prevale il desiderio di considerare le
inchieste sui crimini nazisti più un affare politico
che giudiziario.
Servizio Centrale di inchiesta sui
crimini nazionalsocialisti di Stoccarda
(1958)
• viene creato con Erwin Schule come primo
direttore con il fine di indagare ed evitare che
coloro che si erano macchiati di crimini
gravissimi nel Terzo Reich prendessero
nuovamente posti importanti senza essere
stati puniti
Il battaglione 101
•
Il battaglione 101
• Tra le inchieste portate avanti spicca
l'istruttoria condotta nei confronti degli
appartenenti al battaglione 101 da cui
Cristopher Browning ha tratto il volume
"Uomini comuni. Polizia tedesca e soluzione
finale in Polonia" per cui Goldhagen ha tratto
le sue considerazioni
Obiettivi politici
•
Obiettivi politici
• Ben Gurion, primo ministro israeliano,
comunica alla Knesset nel 1960 la cattura
conseguente al rapimento di Adolf Eichmann
come responsabile della "soluzione finale del
problema ebraico", preannunciando il
processo. Per Wieviorka si tratta di una
"strumentalizzazione del genocidio a scopi
politici" (p. 73)
La cattura
• La versione che Wieviorka ritiene più attendibile è
quella data da Segev ne "Il Settimo milione" per cui
Fritz Bauer informa il rappresentante israeliano in
Germania della presenza di Eichmann a Buenos Aires.
• In un primo tentativo, il Mossad non riesce ad
individuarlo e, due anni dopo, Bauer minaccia il
Mossad che, se non fosse riuscito a catturarlo,
avrebbe informato la Germania.
• Eichmann viene rapito, imbavagliato, sedato e
trasportato in Israele
L'accusa: Gideon
Hausner
•
L'accusa: Gideon
Hausner
•
L'accusa: Gideon
Hausner
• Hausner, pubblico ministero che aderiva
totalmente alla visione di Ben Gurion, decide
di impostare il processo costruendo la
scenografia sulle testimonianza, riprendendo
l'impostazione del processo di Norimberga ma
usando maggiormente i testimoni rispetto ai
documenti
L'uso della
testimonianza
• Hausner decide di basare l'atto di accusa "non
su un unico pilastro, ma su due: i documenti
probatori e le deposizioni dei testimoni".
• Per Hausner "il solo mezzo di far toccare
direttamente la verità era quello di chiamare
direttamente alla sbarra il maggior numero di
sopravvissuti ammissibile nella cornice del
processo e di chiedere ad ognuno di loro un
racconto dettagliato di ciò che aveva visto e
vissuto"
La scelta dei
testimoni
• Hausner e il commissario Michel Goldman
leggono le testimonianze raccolte dallo Yad
Vashem e poi procedono a incontrare i
testimoni, selezionando quelli che ritengono
più adatti ad essere presenti in aula.
Le conseguenze sulla
Storia
•
"[...] nessuno si è interrogato su quali ripercussioni possa avere
sulla scrittura della storia una giustizia che si pone come obiettivo
quello di scrivere la Storia a partire unicamente dalle
testimonianze" (p. 100)
•
Hannah Arendt
• Hannah Arendt, prima nei reportage per il New
Yorker e poi nel libro La banalità del male,
critica questo approccio e ritiene che non solo
Hausner abbia portato la Storia davanti al
banco degli imputati, anziché il solo Adolf
Eichmann, ma l'antisemitismo nel corso della
storia (a p. 27)
• Per questo afferma "è innegabile che
emettere una senteza fosse l'unico compito
del tribunale di Gerusalemme"
Due principali correnti
storiografiche sulla Shoah
•
storiografia della "Soluzione finale"
storiografia dello Hurbn
La liberazione della
parola
• A partire dal processo Eichmann si crea una
domanda sociale di tesimonianza che
genererà vari fenomeni di raccolta dei
racconti dei sopravvissuti.
• Infatti il sopravvissuto acquisisce un'identità
sociale di sopravvissuto riconosciuta dalla
società stessa: il testimone è portatore di
storia
L'opera di Daniel
Goldhagen
•
L'opera di Daniel
Goldhagen•
I Volenterosi
Carnefici di Hitler
•
I Volenterosi
Carnefici di Hitler
• In questa opera, Daniel Goldhagen elucida la sua
tesi che i tedeschi ordinari non solo sapevano, ma
sostenevano l'Olocausto, in base ad un particolare
e virulento antisemitismo eliminazionista che
formava parte della loro identità e che si era
sviluppato nei secoli precedenti. Questo libro, di
grande successo ma controverso prese spunto
dalla tesi dottorale di Goldhagen ad Harvard, che
vinse nel 1994 il "Premio Gabriel A. Almond" della
American Political Science Association in politica
comparativa.
Per Goldhagen la storia
dovrebbe essere "l'analisi di ogni
operazione, di ogni singola
morte" in cui dovrebbero
abbondare "schizzi di sangue,
frammenti di ossa e di cervello
che spesso ricadevano sugli
assassini insozzandone la faccia
e i vestiti..."
•
L'era del testimone
•
Serial Holocaust
(1978)
•
Serial Holocaust
(1978)
• La miniserie racconta l'olocausto attraverso il vissuto di due
famiglie tedesche, una ebrea, i Weiss, ed una, i Dorf, il cui padre
di famiglia, a causa della disoccupazione, si arruola nelle SS, fino
a diventare uno spietato criminale di guerra.
• L'argomento era un'occasione per rappresentare sullo schermo
l'atrocità e la follia dei crimini nazisti contro gli ebrei, trattando
direttamente argomenti come la creazione dei ghetti e l'uso
delle camere a gas. Lo sceneggiato all'uscita fece il giro del
mondo, innescando una serie di dibattiti sull'argomento, in un
periodo in cui non veniva trattato apertamente dall'opinione
pubblica. La sua proiezione in Germania fornì l'occasione per
una revisione delle posizioni sulle responsabilità del popolo
tedesco.
Archivio dei sopravvissuti
presso l'Università di Yale
•
Visul History
Foundation
•
Visul History
Foundation
•
Visul History
Foundation
• Dal 1994 al 1999 la Fondazione ha raccolto circa 52.000
video-testimonianze in 32 lingue e in 56 paesi nel
mondo. Le esperienze raccolte sono quelle di
sopravvissuti ebrei, di omosessuali, testimoni di Geova,
zingari di etnìa Rom e Sinti, sopravvissuti alle politiche
eugenetiche, liberatori e testimoni della liberazione,
prigionieri politici, soccorritori e partecipanti ai processi
per i crimini di guerra. La durata media di una
testimonianza è superiore alle due ore. Avendo incluso
nelle testimonianze le esperienze precedenti alla
guerra e quelle successive, il percorso personale del
sopravvissuto è raccontato in un lungo periodo.
Discoteca di Stato
(Roma)
• Presso la sede dell’Istituto Centrale per i
beni sonori ed audiovisivi, in Palazzo Mattei
di Giove, dal 10 giugno 2013 sarà attivo per il
pubblico il nuovo servizio di accesso al data
base di USC Shoah Foundation.

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L'era del testimone

  • 4. Annette Wieviorka • Annette Wieviorka (1948) è un'ebrea di origine polacca i cui parenti furono uccisi ad Auschwitz. • Attualmente vive e lavora a Parigi dove fa lo ricercatrice presso l'Università della Sorbona; prestigiosa docente del Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs), è uno dei maggiori esperti viventi di Storia della Shoah e di storia ebraica del XX secolo. • Il suo lavoro di storica è dedicato alla ricostruzione e alla comprensione delle vicende ebraiche. Su questo argomento ha scritto numerosi saggi tra cui ricordiamo L'era del testimone e Auschwitz spiegato a mia figlia.
  • 6. Simon Dubnov • "Non dimenticate, raccontate, scrivete!" furono le sue parole, da cronista di mezzo secolo di storia ebraica, poco prima di essere assassinato a Riga nel 1941.
  • 7. Commissione centrale della storia ebraica in Polonia • I membri della commissione riuscirono a raccogliere 7300 testimonianze (tra il 1944 e il 1948) che sono depositate presso l'Istituto Ebraico di Varsavia
  • 8. Moshe Feigenbaum e Israel Kaplan • Fecero una raccolta di testimonianze a Monaco nel 1945 che contava circa 2500 deposizioni poi confluite nei materiali dello Yad Vashem, contenenti soprattutto le testimonianze dei campi per persone trasferite
  • 9. Philip Friedman • Primo bibliografo della storia del genocidio sosteneva che già nella seconda metà degli anni Cinquanta compiere una catalogazione degli scritti dei sopravvissuti era impossibile perché nell'ultimo censimento ammontavano già ad oltre 18000
  • 10. Massa enorme di testimonianze • La testimonianza esprime, oltre all'esperienza individuale, il o i discorsi proferiti dalla società, nel momento in cui il testimone racconta la propria storia, sugli eventi vissuti dal testimone. Essa esprime innanzitutto ciò che ogni individuo, ogni esperienza della Shoah ha irriducibilmente unico. (p. 14) • Negli anni '80 sono circa 18000 scritti
  • 11. Eterogeneità • Nemmeno la guerra del '14-'18 ha avuto un movimento così consistente e di lunga durata di testimonianze di massa, pertanto non c'è alcuno studioso che possa affermare di dominare l'insieme di queste informazioni che si presentano sotto varie tipologie
  • 12. Mezzi • Manoscritti, libri, diari, cassette, videocassette, ecc.
  • 13. Origine • Alcune nascono da movimenti spontanei altre invece da altre esigenze: in primis quelle della giustizia, come testimonianze all'interno dei processi. In alcuni casi sono le testimonianze dei sopravvissuti nelle scuole oppure all'interno di grandi inchieste
  • 14. Finalità • La testimonianza contribuisce a creare una o più memorie collettive, erratiche nel contenuto, nella forma, nella funzione e nella finalità che si assegnano
  • 15. Il ruolo dello storico
  • 16. Problemi vecchi • "Non esiste buon testimone né deposizione esatta in ogni sua parte" M. Bloch in "La guerra e le false notizie"
  • 17. Problemi nuovi • Difficile svolgere un lavoro che si trova sempre sotto il fuoco dell'attualità (p.15)
  • 18. La memoria della Shoah come modello della costruzione della memoria • Se Auschwitz è diventato la metonimia del male assoluto, la memoria della Shoah è diventata - bene o male - il modello della costruzione della memoria, il paradigma a cui quasi ovunque si fa riferimento per analizzare il passato o per tentare di installare nel cuore stesso di un evento storico che si svolge sotto i nostri occhi le basi del futuro racconto storico.
  • 21. Memorie dell'Oltretomba • • Le tracce di coloro che perirono nel genocidio non mancano. (p.23)
  • 22. Gli archivi dei ghetti •
  • 23. Archivi ghetto Varsavia (Oneg Shabbat) •
  • 24. Archivi ghetto Varsavia (Oneg Shabbat) •
  • 25. Archivi ghetto Varsavia (Oneg Shabbat) • Gli archivi vennero sotterrati in tre diversi luoghi del ghetto, nei bidoni del latte o all'interno di casse metalliche, prima che il ghetto venisse "liquidato". • • Ne sono stati ritrovati due e sono conservati presso l'Istituto Storico di Varsavia per una consistenza di circa 27000 pagine
  • 27. Emmanuel Ringelblum • Emanuel Ringelblum nacque a Buczacz nel 1900. Nel 1927 ottenne il dottorato all’Università di Varsavia con una tesi sugli ebrei di Varsavia nel Medio Evo. Fu attivo sin dalla giovinezza nel Po’alei Zion un partito della sinistra ebraica. Per diversi anni insegnò storia nelle scuole superiori ebraiche. A parire dal 1930 si impegnò nel Joint Distribution Committee, una organizzazione fondata per aiutare i profughi ebrei vittime delle persecuzioni razziali. Nel 1923 insieme ad altri colleghi fondò l’Istituto di Ricerca Ebraico che concentrò i suoi studi sulla storia dell’ebraismo a Varsavia. Durante l’occupazione nazista di Varsavia Ringelblum si impegnò nel movimento clandestino e si assunse il compito di essere storico e cronachista degli avvenimenti tragici che conducevano alla distruzione della Comunità Ebraica di Varsavia. Creò una serie di “cucine pubbliche” con lo scopo di alleviare la terribile fame della popolazione; una organizzazione culturale con lo scopo di contrastare l’abbrutimento provocato dalle spaventose condizioni di vita. Organizzò conferenze, pubblici dibattiti, incoraggiò lo studio come forma di resistenza Dice la Wieviorka "l'idea di creare degli archivi cominciò a delinearsi in lui già a partire dai primi mesi dell'occupazione tedesca di Varsavia" (p. 24)
  • 28. Sepolti a Varsavia. Appunti dal ghetto •
  • 29. Sepolti a Varsavia. Appunti dal ghetto • In "Sepolti a Varsavia" Emmanuel Ringelblum ha raccontato l'orrore quotidiano degli ebrei di Varsavia durante l'occupazione nazista. Ha svolto questo compito come un dovere ineludibile per un militante, uno storico e un essere umano, considerando inscindibili queste tre nature della sua persona e pagando infine con la vita. Negli anni terribili che portarono allo sterminio degli ebrei polacchi, Ringelblum, studioso affermato e attivista politico, riuscì a creare una rete clandestina per raccogliere documenti e testimonianze all'interno delle mura che i nazisti avevano innalzato attorno al Ghetto. Osservare, annotare, tramandare erano allora una forma necessaria di resistenza, uno dei fronti su cui occorreva lottare. Ed è quanto ci rimane di quei giorni. Molti dei suoi Appunti, nascosti in dieci scatole di metallo, furono ritrovati nel 1946, un'altra parte tornò alla luce nel 1950, in due contenitori del latte sigillati. Non sono un diario privato: l'autore si offre come terminale di un grande lavoro collettivo che voleva essere la fotografia, il più possibile oggettiva, di quanto stava accadendo. C'è qui la traccia grezza e inequivocabile, priva di filtri letterari, di cosa abbia significato la persecuzione nazista e di come sia penetrata, disfacendola, nella vita di coloro che l'hanno subita: dalla disgregazione familiare alla precaria economia di contrabbando, dalla cancellazione dello stato di diritto alle delazioni, agli slanci di umanità.
  • 30. Il muro di Varsavia •
  • 31. Il muro di Varsavia • Libro scritto da John Hersey che narra dell' inumano e sistematico sterminio degli ebrei del ghetto di Varsavia e dell' eroica resistenza delle donne e degli uominiche lottano indifesi contro la forza bruta dellew truppe tedesche.
  • 35. Mordechai Chaim Rumkowski • Questa figura molto controversa fonda un Dipartimento degli Archivi come organismo appartenente alla Judenrat locale per "permettere ai futuri ricercatori di studiare la vita della società ebraica durante uno dei suoi periodi più difficili" (p. 26)
  • 36. La Cronaca del Ghetto di Lodz • Un racconto collettivo guidato da Julian Cukier; tutti i cronisti che hanno partecipato alla stesura della Cronaca sono morti nei campi di sterminio. Le Cronache sono composte da circa 700 bollettini scritti in parte in polacco e in parte in tedesco che vengono diffusi dal 12 gennaio 1941 al 30 luglio 1944. Nei bollettini venivano indicati dati sulla situazione del ghetto e venivano riportate le "voci" riguardo alle informazioni che circolavano
  • 38. Jakob il bugiardo • In questo libro scritto da Jurek Becker - bambino nel ghetto di Lodz - si centra il racconto sulle dicerie che diventano un mezzo per continuare a sperare, attraverso una radio inventata. Dal libro è anche stato tratto un film con Robin Williams (1999).
  • 39. I diari (p. 31) • "La scrittura diventa il bisogno vitale di conservare la traccia di eventi che sfidano l'immaginazione e [...] di assicurarsi l'immortalità" (pp. 32-33) 321 manoscritti sono conservati dall'Istituto Storico ebraico di Varsavia
  • 40. Diario di Adam Czerniakow (presidente del ghetto di Varsavia) • Il testo ha avuto una storia difficile, pubblicato solo nel 1982 a cura di Raul Hilberg, in quanto tocca lo scottante problema delle responsabilità dello Judenrat
  • 43. Scritti ritrovati ad Auschwitz • Prevalentemente si tratta di scritti dei membri del Sonderkommando con il compito di cremare i cadaveri. • Sono stati ritrovati anche scritti dei deportati che si trovavano nei loro bagagli.
  • 44. Letteratura • In molti casi le testimonianze non hanno la forma del diario ma tentano di costruire un vero e proprio racconto, nella speranza che un'opera possa trasmettere meglio delle forme autobiografiche
  • 45. Il libro ritrovato di Simha Guterman •
  • 46. Il libro ritrovato di Simha Guterman • Nel 1978 due operai stanno lavorando alla ristrutturazione di una casa a Radom in Polonia, quando trovano sotto una scala una bottiglia sigillata piena di piccole striscioline di carta scritte in yiddish: è il manoscritto che racconta il dramma vissuto dalla comunità ebraica di Plock distrutta dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. • La vicenda si apre alla vigilia della guerra: è il 1939 e Simha Guterman sta trascorrendo le vacanze estive a Sendin con la famiglia. Di lì a poco sarà costretto a fuggire con il figlio Yakov: insieme attraverseranno il paese con documenti falsi. • L’opera infatti non è solo la storia degli ebrei di Plock ma, nello spirito della letteratura yiddish, contiene aneddoti e vicende pieni di umorismo, che travalicano le tragiche vicende polacche di quegli anni per assumere un valore universale.
  • 47. Abraham Cytryn "Sarò capace di chiudere tutto il dolore del Ghetto Nell’infinita profondità del cuore? Ma esiste nella follia della vita una meta A cui la mia anima possa serenamente approdare? No, i miei pensieri non s’invischieranno nel cerchio Vagando intorno al suo asse: Le mie ali non si strapperanno nel volo, Perché la morte falcerà tutto. (…)"
  • 48. Sono un assassino? Il diario di Calel (Calek) Perechodnik •
  • 49. Il diario di Calel (Calek) Perechodnik • Memoriale dell'ingegnere ebreo Perechodnik che, per salvarsi dagli invasori tedeschi, si arruolò nella Polizia del ghetto. Divenne, un po' alla volta, complice dei tedeschi, fino al punto di accompagnare la moglie e la figlia al vagone che le portava al campo di sterminio di Treblinka. Resosi conto della situzione fuggi' a Varsavia, dove fu ucciso in circostanze misteriose.
  • 51. Poesia Yiddish • "La poesia in quanto testimonianza è la voce umana che dice ciò che è irriducibilmente umano" (p. 41)
  • 52. I libri del ricordo (Yizker-bikher) • Rappresentano un incrocio tra due diverse tradizioni: • 1. la tradizione memorialista del Memorbuch, il libro che conteneva il martirologio della comunità • 2. la tradizione della storiografia ebraica nata dopo la Grande Guerra
  • 53. Un mondo annientato • "La compilazione di questi libri del ricordo corrisponde alla volontà o alla necessità di ricordarsi, di far rinascere attraverso le parole stampate un mondo annientato: è il lavoro collettivo del lutto che, con i racconti e le fotografie, mira a ricostruire sulla carta l'oggetto perduto e a descriverne l'agonia." (p. 43)
  • 54. La memoria collettiva • "I sopravvissuti della Shoah si trovarono con una cultura priva di senso: essendo stati tagliati i ponti dietro di loro, il ritorno era interdetto e la trasmissione alle nuove generazioni appariva più che problematica [...] i libri del ricordo volevano essere un modo per salvare i morti dal nulla"
  • 55. Memorbikher • Sono il modello di riferimento per i libri del ricordo, quei testi in cui venivano compilate le liste dei nomi dei morti
  • 56. La lingua della testimonianza • La questione della lingua in cui viene fatta la testimonianza è fondamentale. Non si tratta solo di sapere in quale lingua il testimone riesce ad esprimersi meglio, ma anche da dove e su che cosa insiste la testimonianza.
  • 58. Avrom Sutzkever • Terminata la guerra, il poeta fu un testimone chiave nel processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti. Poi, nel 1947, alla vigilia della nascita dello Stato di Israele, si recò in Palestina, assistette alla nascita dello Stato di Israele, dove visse fino al suo ultimo giorno. • Wieviorka cita un brano in cui lo stesso Sutzkever si pone il problema della lingua con cui deporre al processo di Norimberta (p. 47) "Voglio parlare in yiddish e in nessun'altra lingua"
  • 59. Yiddish • dice Rachel Ertel che l'yiddish è "la sola lingua che condivide la sorte dei suoi locutori. Anche se continua a vivere di tanto in tanto grazie a qualche individuo o a qualche gruppo marginale, essa è morta ad Auschwitz, a Majdanek, a Treblinka e a Sobibor insieme al popolo che la parlava" (p.49)
  • 60. Senza tale lingua, la letteratura dello sterminio sarebbe priva di anima. […] Le opere più autentiche dello sterminio sono quelle scritte in yiddish. (E. Wiesel)
  • 63. Elie Wiesel • Eliezer Wiesel (Sighetu Marmației, 30 settembre 1928) è uno scrittore romeno naturalizzato statunitense di cultura ebraica e di lingua francese, sopravvissuto all'Olocausto. Ha scritto le sue memorie e le sue esperienze in numerosi libri. Ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1986. Ha svolto il ruolo di araldo della memoria negli Stati Uniti, diventando uno dei primi ad insegnare la letteratura della Shoah. • L'analisi della figura e dell'opera di Elie Wiesel prende molto spazio nel testo in esame.
  • 64. E il mondo taceva (1954) • Viene scritto in yiddish e viene pubblicato in Argentina nel 1956, scritto in fretta e alquanto voluminoso
  • 65. La notte (1958) • La notte, nato dall’incontro di Elie Wiesel con François Mauriac, ripercorre, in maniera intensa, quel periodo determinante della vita dello scrittore, dalla vita nel ghetto, nutrito di Talmud, desideroso di essere iniziato alla Cabala, il cuore pronto a consacrasi all’Eterno, al passaggio nella palude dell’umanità, descritta per flash, momenti di puro orrore e vuoto esistenziale, fino alla drammatica liberazione, accompagnata, purtroppo, dalla morte del genitore, con lui nel campi, che tutto di sé aveva dato, pur di sopravvivere nel baratro dell’inferno.
  • 66. La notte (1958) • Lo sguardo di Wiesel, nel raccontare quanto vissuto, è freddo, stremato, l’espressione del volto congelata su quella che dovette avere al momento della liberazione, scavata, allo stremo delle forze. Un testo affatto consolatorio, per nulla conciliatore, che denuncia, intatto nel tempo, l’atroce oblio della ragione durante gli anni della seconda guerra mondiale. Non c’è perdono, comprensione: solo tutta il dolore di chi ha visto, impotente, la propria famiglia, la propria gente, venire ingoiata nella gola di un mostro feroce ed ingordo.
  • 67. Elie Wiesel: la trasformazione del sopravvissuto•
  • 68. Lunghezza diversa • Il testo in yiddish è molto più attento ai dettagli mentre quello in francese è più scarno ed edulcorato da sentimenti rancorosi verso i tedeschi
  • 69. Vendetta • Ne "E il mondo taceva" vengono espressi desideri di vendetta e rivalsa nei confronti dei tedeschi mentre nel testo in francese prevale solo una rassegnazione e il desiderio di vivere
  • 70. Epiloghi • In entrambe le versioni il protagonista-autore rompe lo specchio che riflette la sua immagine scheletrica di sopravvissuto di Buchenwald. Da questo episodio inizia la rinascita del desiderio di vivere. • Mentre la versione in yiddish è ampia e rancorosa nei confronti dei tedeschi che sono uno stato indipendente con un proprio esercito, nella versione in francese questi aspetti sono del tutto eliminati. • Nel primo caso, scrivere è un atto di vendetta e uno strumento di lotta contro quello che sarebbe diventato il negazionismo; nel secondo caso invece il sopravvissuto è insieme vivo e morto, come se prendesse il sopravvento l'enormità dell'esperienza sulla vita che continua.
  • 71. Diversità di destinatari • In un caso Wiesel parla agli ebrei, nell'altro si rivolge al mondo occidentale per cui è necessario epurare il racconto dai sentimenti di rabbia e di vendetta che potrebbero essere percepiti verso tutte le nazioni che hanno lasciato che lo sterminio si compisse. • Con questa trasformazione Wiesel paga il prezzo per entrare nella letteratura, abbandonando il desiderio di vendetta.
  • 72. Elie Wiesel manifesta il desiderio di essere riconosciuto non solo come sopravvissuto ma anche come vero e proprio scrittore
  • 73. Critiche di Naomi Seidman • Naomi Seidman accusa Wiesel di mentire volontariamente, costruendo una realtà funzionale al racconto letterario e "dimenticando" altri elementi storici di cui lo stesso sopravvissuto non poteva non essere a conoscenza. • Wieviorka, al contrario, ritiene che oltre all'esegesi della testimonianza occorra capire le motivazioni per cui il racconto del testimone si evolve
  • 74. Il tema del silenzio • "Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai" (Elie Wiesel, La Notte)
  • 75. la morte di Dio ( o la sua assenza, il suo silenzio) sarebbe ricompensata dalla nascita dell'eterna memoria del testimone. Tom Segev sostiene che anche in Israele "Tanto meno si parlava del genocidio meglio era. Così iniziò il grande silenzio". •
  • 76. La ricostruzione dell'identità • Questo corpus di testi, spesso riversati di getto dai sopravvissuti, avevano la funzione di ricostruire l'identità smarrita nell'esperienza della Shoah
  • 77. Memoriale di New York (1947) •
  • 78. Memoriale di New York (1947) • Il primo tentativo (nel 1947) di costruire un luogo del ricordo (degli eroi del ghetto di Varsavia e dei sei milioni di ebrei morti), miseramente fallito. L'iniziativa fu di Adolph Lerner. • Il progetto verrà definitivamente abbandonato nel 1954 per impossibilità di essere realizzato, sia in merito all'accordo sul progetto che per quanto riguarda i finanziamenti
  • 80. Memoriale Francese (1951- 1956) • Su iniziativa di Isaac Schneersohn riesce a prendere forma e a diventare il primo memoriale della Shoah (unico al mondo fino agli anni Sessanta), stimolando la nascita dello Yad Vashem
  • 81. Cenotafi nei cimiteri ebraici • Si tratta di monumenti su cui vengono riportati i nomi delle vittime, come memoria collettiva ma chiusa
  • 82. Jacob Shatzky • Lo "storico ebreo di Varsavia" che compila trea il 1947 e il 1953 la Storia degli ebrei di Varsavia che si ferma al 1897. Si ferma di fronte alla difficoltà di scrivere intorno a un mondo scomparso
  • 83. Nel periodo immediatamente successivo alla Shoah, i sopravvissuti non emergono come gruppo in alcuna parte del corpo sociale, nemmeno tra le stesse comunità di ebrei; occorrerà il mutamento della configurazione politica, che la testimonianza assuma un peso che superi l'esperienza individuale, che alcuni settori della società si facciano carico di essa. •
  • 84. Raul Hilberg • Raul Hilberg ( il principale rappresentante della scuola funzionalista della storio- grafia dell'Olocausto) ebbe grandi difficoltà nel vedere pubblicate le sue tesi, come racconta nella sua autobio- grafia
  • 88. Il processo Eichmann • Il processo ad Adolf Eichmann segna una vera e propria svolta rispetto all'emergere della memoria del genocidio, in Francia, negli Stati Uniti così come in Israele. Con tale processo inizia una nuova epoca: quella in cui la memoria del genocidio diviene l'elemento costitutivo di una determinata identità ebraica e la sua presenza nello spazio pubblico viene rivendicata con forza.
  • 89. Dare una lezione di storia • Il processo non era solo finalizzato a giudicare l'imputato ma serviva a rappresentare il quadro degli eventi storici
  • 90. Tema della pedagogia e della trasmissione • Dopo il processo Eichmann la Shoah diventa un tema ricorrente non solo nei programmi televisivi ma anche nella costruzione di archivi filmati, memoriali, ecc.
  • 91. Uno storico come testimone • Per la prima volta uno storico, Salo Baron della Columbia University, viene chiamato a delineare il quadro storico all'interno del processo
  • 92. Nuovo quadro politico • Nel 1951 Adenauer, cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, dichiara che la Germania deve provvedere a "riparare sul piano materiale e morale" a quanto compiuto in nome del popolo tedesco
  • 93. Le procedure giudiziarie • Dopo i processi di Norimberga, dove vennero processati i criminali che avevano compiuto reati in più stati, vennero processati coloro che avevano commesso reati in un solo Stato, rimettendo l'iniziativa agli Stati in cui i reati erano stati commessi. • In buona sostanza, tuttavia, le procedure sono poche e prevale il desiderio di considerare le inchieste sui crimini nazisti più un affare politico che giudiziario.
  • 94. Servizio Centrale di inchiesta sui crimini nazionalsocialisti di Stoccarda (1958) • viene creato con Erwin Schule come primo direttore con il fine di indagare ed evitare che coloro che si erano macchiati di crimini gravissimi nel Terzo Reich prendessero nuovamente posti importanti senza essere stati puniti
  • 96. Il battaglione 101 • Tra le inchieste portate avanti spicca l'istruttoria condotta nei confronti degli appartenenti al battaglione 101 da cui Cristopher Browning ha tratto il volume "Uomini comuni. Polizia tedesca e soluzione finale in Polonia" per cui Goldhagen ha tratto le sue considerazioni
  • 98. Obiettivi politici • Ben Gurion, primo ministro israeliano, comunica alla Knesset nel 1960 la cattura conseguente al rapimento di Adolf Eichmann come responsabile della "soluzione finale del problema ebraico", preannunciando il processo. Per Wieviorka si tratta di una "strumentalizzazione del genocidio a scopi politici" (p. 73)
  • 99. La cattura • La versione che Wieviorka ritiene più attendibile è quella data da Segev ne "Il Settimo milione" per cui Fritz Bauer informa il rappresentante israeliano in Germania della presenza di Eichmann a Buenos Aires. • In un primo tentativo, il Mossad non riesce ad individuarlo e, due anni dopo, Bauer minaccia il Mossad che, se non fosse riuscito a catturarlo, avrebbe informato la Germania. • Eichmann viene rapito, imbavagliato, sedato e trasportato in Israele
  • 102. L'accusa: Gideon Hausner • Hausner, pubblico ministero che aderiva totalmente alla visione di Ben Gurion, decide di impostare il processo costruendo la scenografia sulle testimonianza, riprendendo l'impostazione del processo di Norimberga ma usando maggiormente i testimoni rispetto ai documenti
  • 103. L'uso della testimonianza • Hausner decide di basare l'atto di accusa "non su un unico pilastro, ma su due: i documenti probatori e le deposizioni dei testimoni". • Per Hausner "il solo mezzo di far toccare direttamente la verità era quello di chiamare direttamente alla sbarra il maggior numero di sopravvissuti ammissibile nella cornice del processo e di chiedere ad ognuno di loro un racconto dettagliato di ciò che aveva visto e vissuto"
  • 104. La scelta dei testimoni • Hausner e il commissario Michel Goldman leggono le testimonianze raccolte dallo Yad Vashem e poi procedono a incontrare i testimoni, selezionando quelli che ritengono più adatti ad essere presenti in aula.
  • 106. "[...] nessuno si è interrogato su quali ripercussioni possa avere sulla scrittura della storia una giustizia che si pone come obiettivo quello di scrivere la Storia a partire unicamente dalle testimonianze" (p. 100) •
  • 107. Hannah Arendt • Hannah Arendt, prima nei reportage per il New Yorker e poi nel libro La banalità del male, critica questo approccio e ritiene che non solo Hausner abbia portato la Storia davanti al banco degli imputati, anziché il solo Adolf Eichmann, ma l'antisemitismo nel corso della storia (a p. 27) • Per questo afferma "è innegabile che emettere una senteza fosse l'unico compito del tribunale di Gerusalemme"
  • 108. Due principali correnti storiografiche sulla Shoah • storiografia della "Soluzione finale" storiografia dello Hurbn
  • 109. La liberazione della parola • A partire dal processo Eichmann si crea una domanda sociale di tesimonianza che genererà vari fenomeni di raccolta dei racconti dei sopravvissuti. • Infatti il sopravvissuto acquisisce un'identità sociale di sopravvissuto riconosciuta dalla società stessa: il testimone è portatore di storia
  • 113. I Volenterosi Carnefici di Hitler • In questa opera, Daniel Goldhagen elucida la sua tesi che i tedeschi ordinari non solo sapevano, ma sostenevano l'Olocausto, in base ad un particolare e virulento antisemitismo eliminazionista che formava parte della loro identità e che si era sviluppato nei secoli precedenti. Questo libro, di grande successo ma controverso prese spunto dalla tesi dottorale di Goldhagen ad Harvard, che vinse nel 1994 il "Premio Gabriel A. Almond" della American Political Science Association in politica comparativa.
  • 114. Per Goldhagen la storia dovrebbe essere "l'analisi di ogni operazione, di ogni singola morte" in cui dovrebbero abbondare "schizzi di sangue, frammenti di ossa e di cervello che spesso ricadevano sugli assassini insozzandone la faccia e i vestiti..." •
  • 117. Serial Holocaust (1978) • La miniserie racconta l'olocausto attraverso il vissuto di due famiglie tedesche, una ebrea, i Weiss, ed una, i Dorf, il cui padre di famiglia, a causa della disoccupazione, si arruola nelle SS, fino a diventare uno spietato criminale di guerra. • L'argomento era un'occasione per rappresentare sullo schermo l'atrocità e la follia dei crimini nazisti contro gli ebrei, trattando direttamente argomenti come la creazione dei ghetti e l'uso delle camere a gas. Lo sceneggiato all'uscita fece il giro del mondo, innescando una serie di dibattiti sull'argomento, in un periodo in cui non veniva trattato apertamente dall'opinione pubblica. La sua proiezione in Germania fornì l'occasione per una revisione delle posizioni sulle responsabilità del popolo tedesco.
  • 118. Archivio dei sopravvissuti presso l'Università di Yale •
  • 121. Visul History Foundation • Dal 1994 al 1999 la Fondazione ha raccolto circa 52.000 video-testimonianze in 32 lingue e in 56 paesi nel mondo. Le esperienze raccolte sono quelle di sopravvissuti ebrei, di omosessuali, testimoni di Geova, zingari di etnìa Rom e Sinti, sopravvissuti alle politiche eugenetiche, liberatori e testimoni della liberazione, prigionieri politici, soccorritori e partecipanti ai processi per i crimini di guerra. La durata media di una testimonianza è superiore alle due ore. Avendo incluso nelle testimonianze le esperienze precedenti alla guerra e quelle successive, il percorso personale del sopravvissuto è raccontato in un lungo periodo.
  • 122. Discoteca di Stato (Roma) • Presso la sede dell’Istituto Centrale per i beni sonori ed audiovisivi, in Palazzo Mattei di Giove, dal 10 giugno 2013 sarà attivo per il pubblico il nuovo servizio di accesso al data base di USC Shoah Foundation.