Paolo Coen, Musei della Shoah ieri, oggi e forse anche domanipaolo coen
Paolo Coen's essay on the Holocaust Museums. The essay was published in "Musei Torino 2011. Da crisi a opportunità. Verso la Nuova Galleria Sabauda", conference proceedings ed. by Edith Gabrielli
Ero diverso: ufficiale ed ebreo (di Silvio Ortona)INSMLI
"Ero diverso: ufficiale ed ebreo", di Silvio Ortona; tratto dal volume "Voci della Resistenza ebraica italiana", a cura di Alessandra Chiappano.
Si ringrazia la casa editrice Le Château per aver consentito la pubblicazione.
Il testimone e il luogo nella didattica della ShoahINSMLI
Di Alessandra Chiappano. Pubblicato in "Il ritorno alla vita e il problema della testimonianza. Studi e riflessioni sulla Shoah", (a cura di) A. Chiappano e F. Minazzi, Giuntina, Firenze 2008.
Progetto per Centro Studi sulla Memoria OraleMassimo Novi
Presentato nell'ambito del corso di perfezionamento all'Università di Parma in "Memoria, oralità e scrittura nell'era digitale" e al convegno di Isola Dovarese (CR)
Paolo Coen, Musei della Shoah ieri, oggi e forse anche domanipaolo coen
Paolo Coen's essay on the Holocaust Museums. The essay was published in "Musei Torino 2011. Da crisi a opportunità. Verso la Nuova Galleria Sabauda", conference proceedings ed. by Edith Gabrielli
Ero diverso: ufficiale ed ebreo (di Silvio Ortona)INSMLI
"Ero diverso: ufficiale ed ebreo", di Silvio Ortona; tratto dal volume "Voci della Resistenza ebraica italiana", a cura di Alessandra Chiappano.
Si ringrazia la casa editrice Le Château per aver consentito la pubblicazione.
Il testimone e il luogo nella didattica della ShoahINSMLI
Di Alessandra Chiappano. Pubblicato in "Il ritorno alla vita e il problema della testimonianza. Studi e riflessioni sulla Shoah", (a cura di) A. Chiappano e F. Minazzi, Giuntina, Firenze 2008.
Progetto per Centro Studi sulla Memoria OraleMassimo Novi
Presentato nell'ambito del corso di perfezionamento all'Università di Parma in "Memoria, oralità e scrittura nell'era digitale" e al convegno di Isola Dovarese (CR)
Paolo Coen, Arte e Shoah: distruzioni, smantellamenti, negazioni // Art and t...Paolo Coen
I disordini di Charlottesville ci dicono molto sulla distruzione della Memoria. Anche sulla distruzione, banalizzazione e negazione della memoria della Shoah. La presentazione serve a creare un filo di collegamento fra questi episodi, la memoria collettiva e la memoria individuale.
Charlottesville teaches a lot on the destruction of Memory. Even on the memory of the Holocaust. The presentation follows a clear thread, connecting collective memory to individual memories.
Distruggere l'arte, distruggere la Memoria: alcuni recenti casi di studio // ...Paolo Coen
Presentation of a paper first given at @unimc University of Macerata, Italy, in a seminary of research and cross-dissemination of the #memory of the Shoah
39. R. Villano “Rudolf Vrba: il farmacologo del Protocollo di Auschwitz”. È in Biblioteche specialistiche, civiche e nazionali, tra cui: Ministero della Salute; Medica statale; Dipartimento Storia Culture e Civiltà DISCI - Scienze del Moderno, Storia, Istituzioni, Pensiero Politico - Bologna; nazionali: Roma, Firenze, Napoli, Braidense-Milano, Marciana-Venezia, Potenza; Storia moderna e contemporanea-Roma. (Chiron, ISBN 978-88-97303-10-7, CDD 920 VIL rud 2012, LCC CD 997, pp. 88, gennaio 2012);
Giornata Della Memoria 2010 Italia Israele Rc Un visto per la vitagiovanna95
Le slides accompagnano le immagini della mostra Un visto per la vita, i diplomatici che salvarono gli ebrei organizzata dall'ass.ne Italia Israele e dall'Univ.della Terza Età di Reggio calabria. La presentazione è stata ideata da Filomena Tosi
Paolo Coen, Arte e Shoah: distruzioni, smantellamenti, negazioni // Art and t...Paolo Coen
I disordini di Charlottesville ci dicono molto sulla distruzione della Memoria. Anche sulla distruzione, banalizzazione e negazione della memoria della Shoah. La presentazione serve a creare un filo di collegamento fra questi episodi, la memoria collettiva e la memoria individuale.
Charlottesville teaches a lot on the destruction of Memory. Even on the memory of the Holocaust. The presentation follows a clear thread, connecting collective memory to individual memories.
Distruggere l'arte, distruggere la Memoria: alcuni recenti casi di studio // ...Paolo Coen
Presentation of a paper first given at @unimc University of Macerata, Italy, in a seminary of research and cross-dissemination of the #memory of the Shoah
39. R. Villano “Rudolf Vrba: il farmacologo del Protocollo di Auschwitz”. È in Biblioteche specialistiche, civiche e nazionali, tra cui: Ministero della Salute; Medica statale; Dipartimento Storia Culture e Civiltà DISCI - Scienze del Moderno, Storia, Istituzioni, Pensiero Politico - Bologna; nazionali: Roma, Firenze, Napoli, Braidense-Milano, Marciana-Venezia, Potenza; Storia moderna e contemporanea-Roma. (Chiron, ISBN 978-88-97303-10-7, CDD 920 VIL rud 2012, LCC CD 997, pp. 88, gennaio 2012);
Giornata Della Memoria 2010 Italia Israele Rc Un visto per la vitagiovanna95
Le slides accompagnano le immagini della mostra Un visto per la vita, i diplomatici che salvarono gli ebrei organizzata dall'ass.ne Italia Israele e dall'Univ.della Terza Età di Reggio calabria. La presentazione è stata ideata da Filomena Tosi
4. Annette Wieviorka
• Annette Wieviorka (1948) è un'ebrea di origine polacca
i cui parenti furono uccisi ad Auschwitz.
• Attualmente vive e lavora a Parigi dove fa lo ricercatrice
presso l'Università della Sorbona; prestigiosa docente
del Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs),
è uno dei maggiori esperti viventi di Storia della Shoah
e di storia ebraica del XX secolo.
• Il suo lavoro di storica è dedicato alla ricostruzione e
alla comprensione delle vicende ebraiche. Su questo
argomento ha scritto numerosi saggi tra cui ricordiamo
L'era del testimone e Auschwitz spiegato a mia figlia.
6. Simon Dubnov
• "Non dimenticate, raccontate, scrivete!"
furono le sue parole, da cronista di mezzo
secolo di storia ebraica, poco prima di essere
assassinato a Riga nel 1941.
7. Commissione centrale
della storia ebraica in Polonia
• I membri della commissione riuscirono a
raccogliere 7300 testimonianze (tra il 1944 e
il 1948) che sono depositate presso l'Istituto
Ebraico di Varsavia
8. Moshe Feigenbaum
e Israel Kaplan
• Fecero una raccolta di testimonianze a
Monaco nel 1945 che contava circa 2500
deposizioni poi confluite nei materiali dello
Yad Vashem, contenenti soprattutto le
testimonianze dei campi per persone
trasferite
9. Philip Friedman
• Primo bibliografo della storia del genocidio
sosteneva che già nella seconda metà degli
anni Cinquanta compiere una catalogazione
degli scritti dei sopravvissuti era impossibile
perché nell'ultimo censimento ammontavano
già ad oltre 18000
10. Massa enorme di
testimonianze
• La testimonianza esprime, oltre
all'esperienza individuale, il o i discorsi
proferiti dalla società, nel momento in cui il
testimone racconta la propria storia, sugli
eventi vissuti dal testimone. Essa esprime
innanzitutto ciò che ogni individuo, ogni
esperienza della Shoah ha
irriducibilmente unico. (p. 14)
• Negli anni '80 sono circa 18000 scritti
11. Eterogeneità
• Nemmeno la guerra del '14-'18 ha avuto un
movimento così consistente e di lunga
durata di testimonianze di massa, pertanto
non c'è alcuno studioso che possa affermare
di dominare l'insieme di queste informazioni
che si presentano sotto varie tipologie
13. Origine
• Alcune nascono da movimenti spontanei altre
invece da altre esigenze: in primis quelle della
giustizia, come testimonianze all'interno dei
processi. In alcuni casi sono le testimonianze
dei sopravvissuti nelle scuole oppure
all'interno di grandi inchieste
14. Finalità
• La testimonianza contribuisce a creare una o
più memorie collettive, erratiche nel
contenuto, nella forma, nella funzione e nella
finalità che si assegnano
18. La memoria della Shoah come modello
della costruzione della memoria
• Se Auschwitz è diventato la metonimia del
male assoluto, la memoria della Shoah è
diventata - bene o male - il modello della
costruzione della memoria, il paradigma a cui
quasi ovunque si fa riferimento per analizzare
il passato o per tentare di installare nel cuore
stesso di un evento storico che si svolge sotto
i nostri occhi le basi del futuro racconto
storico.
25. Archivi ghetto Varsavia (Oneg
Shabbat)
• Gli archivi vennero sotterrati in tre diversi
luoghi del ghetto, nei bidoni del latte o
all'interno di casse metalliche, prima che il
ghetto venisse "liquidato".
•
• Ne sono stati ritrovati due e sono conservati
presso l'Istituto Storico di Varsavia per una
consistenza di circa 27000 pagine
27. Emmanuel
Ringelblum
• Emanuel Ringelblum nacque a Buczacz nel 1900. Nel 1927 ottenne il dottorato
all’Università di Varsavia con una tesi sugli ebrei di Varsavia nel Medio Evo. Fu
attivo sin dalla giovinezza nel Po’alei Zion un partito della sinistra ebraica. Per
diversi anni insegnò storia nelle scuole superiori ebraiche. A parire dal 1930 si
impegnò nel Joint Distribution Committee, una organizzazione fondata per
aiutare i profughi ebrei vittime delle persecuzioni razziali. Nel 1923 insieme ad
altri colleghi fondò l’Istituto di Ricerca Ebraico che concentrò i suoi studi sulla
storia dell’ebraismo a Varsavia. Durante l’occupazione nazista di Varsavia
Ringelblum si impegnò nel movimento clandestino e si assunse il compito di
essere storico e cronachista degli avvenimenti tragici che conducevano alla
distruzione della Comunità Ebraica di Varsavia. Creò una serie di “cucine
pubbliche” con lo scopo di alleviare la terribile fame della popolazione; una
organizzazione culturale con lo scopo di contrastare l’abbrutimento provocato
dalle spaventose condizioni di vita. Organizzò conferenze, pubblici dibattiti,
incoraggiò lo studio come forma di resistenza Dice la Wieviorka "l'idea di
creare degli archivi cominciò a delinearsi in lui già a partire dai primi mesi
dell'occupazione tedesca di Varsavia" (p. 24)
29. Sepolti a Varsavia. Appunti dal
ghetto
• In "Sepolti a Varsavia" Emmanuel Ringelblum ha raccontato l'orrore quotidiano degli
ebrei di Varsavia durante l'occupazione nazista. Ha svolto questo compito come un
dovere ineludibile per un militante, uno storico e un essere umano, considerando
inscindibili queste tre nature della sua persona e pagando infine con la vita. Negli
anni terribili che portarono allo sterminio degli ebrei polacchi, Ringelblum, studioso
affermato e attivista politico, riuscì a creare una rete clandestina per raccogliere
documenti e testimonianze all'interno delle mura che i nazisti avevano innalzato
attorno al Ghetto. Osservare, annotare, tramandare erano allora una forma
necessaria di resistenza, uno dei fronti su cui occorreva lottare. Ed è quanto ci
rimane di quei giorni. Molti dei suoi Appunti, nascosti in dieci scatole di metallo,
furono ritrovati nel 1946, un'altra parte tornò alla luce nel 1950, in due contenitori
del latte sigillati. Non sono un diario privato: l'autore si offre come terminale di un
grande lavoro collettivo che voleva essere la fotografia, il più possibile oggettiva, di
quanto stava accadendo. C'è qui la traccia grezza e inequivocabile, priva di filtri
letterari, di cosa abbia significato la persecuzione nazista e di come sia penetrata,
disfacendola, nella vita di coloro che l'hanno subita: dalla disgregazione familiare
alla precaria economia di contrabbando, dalla cancellazione dello stato di diritto alle
delazioni, agli slanci di umanità.
31. Il muro di Varsavia
• Libro scritto da John Hersey che narra dell'
inumano e sistematico sterminio degli ebrei
del ghetto di Varsavia e dell' eroica resistenza
delle donne e degli uominiche lottano indifesi
contro la forza bruta dellew truppe tedesche.
35. Mordechai Chaim
Rumkowski
• Questa figura molto controversa fonda un
Dipartimento degli Archivi come organismo
appartenente alla Judenrat locale per
"permettere ai futuri ricercatori di studiare la
vita della società ebraica durante uno dei suoi
periodi più difficili" (p. 26)
36. La Cronaca del
Ghetto di Lodz
• Un racconto collettivo guidato da Julian Cukier;
tutti i cronisti che hanno partecipato alla stesura
della Cronaca sono morti nei campi di
sterminio.
Le Cronache sono composte da circa 700
bollettini scritti in parte in polacco e in parte
in tedesco che vengono diffusi dal 12 gennaio
1941 al 30 luglio 1944.
Nei bollettini venivano indicati dati sulla
situazione del ghetto e venivano riportate le
"voci" riguardo alle informazioni che
circolavano
38. Jakob il bugiardo
• In questo libro scritto da Jurek Becker -
bambino nel ghetto di Lodz - si centra il
racconto sulle dicerie che diventano un mezzo
per continuare a sperare, attraverso una radio
inventata.
Dal libro è anche stato tratto un film con
Robin Williams (1999).
39. I diari (p. 31)
• "La scrittura diventa il bisogno vitale di
conservare la traccia di eventi che sfidano
l'immaginazione e [...] di assicurarsi
l'immortalità" (pp. 32-33)
321 manoscritti sono conservati
dall'Istituto Storico ebraico di Varsavia
40. Diario di Adam Czerniakow
(presidente del ghetto di Varsavia)
• Il testo ha avuto una storia
difficile, pubblicato solo nel
1982 a cura di Raul Hilberg,
in quanto tocca lo scottante
problema delle
responsabilità dello
Judenrat
43. Scritti ritrovati ad
Auschwitz
• Prevalentemente si tratta di scritti dei
membri del Sonderkommando con il compito
di cremare i cadaveri.
• Sono stati ritrovati anche scritti dei deportati
che si trovavano nei loro bagagli.
44. Letteratura
• In molti casi le testimonianze non hanno la
forma del diario ma tentano di costruire un
vero e proprio racconto, nella speranza che
un'opera possa trasmettere meglio delle
forme autobiografiche
46. Il libro ritrovato
di Simha Guterman
• Nel 1978 due operai stanno lavorando alla ristrutturazione di
una casa a Radom in Polonia, quando trovano sotto una scala
una bottiglia sigillata piena di piccole striscioline di carta scritte
in yiddish: è il manoscritto che racconta il dramma vissuto dalla
comunità ebraica di Plock distrutta dai nazisti durante la
seconda guerra mondiale.
• La vicenda si apre alla vigilia della guerra: è il 1939 e Simha
Guterman sta trascorrendo le vacanze estive a Sendin con la
famiglia. Di lì a poco sarà costretto a fuggire con il figlio Yakov:
insieme attraverseranno il paese con documenti falsi.
• L’opera infatti non è solo la storia degli ebrei di Plock ma, nello
spirito della letteratura yiddish, contiene aneddoti e vicende
pieni di umorismo, che travalicano le tragiche vicende polacche
di quegli anni per assumere un valore universale.
47. Abraham Cytryn
"Sarò capace di chiudere tutto il dolore del Ghetto
Nell’infinita profondità del cuore?
Ma esiste nella follia della vita una meta
A cui la mia anima possa serenamente approdare?
No, i miei pensieri non s’invischieranno nel cerchio
Vagando intorno al suo asse:
Le mie ali non si strapperanno nel volo,
Perché la morte falcerà tutto. (…)"
49. Il diario di Calel (Calek) Perechodnik
• Memoriale dell'ingegnere ebreo
Perechodnik che, per salvarsi dagli invasori
tedeschi, si arruolò nella Polizia del ghetto.
Divenne, un po' alla volta, complice dei
tedeschi, fino al punto di accompagnare la
moglie e la figlia al vagone che le portava
al campo di sterminio di Treblinka. Resosi
conto della situzione fuggi' a Varsavia,
dove fu ucciso in circostanze misteriose.
51. Poesia Yiddish
• "La poesia in quanto testimonianza è la voce
umana che dice ciò che è irriducibilmente
umano" (p. 41)
52. I libri del ricordo
(Yizker-bikher)
• Rappresentano un incrocio tra due diverse
tradizioni:
• 1. la tradizione memorialista del Memorbuch,
il libro che conteneva il martirologio della
comunità
• 2. la tradizione della storiografia ebraica nata
dopo la Grande Guerra
53. Un mondo annientato
• "La compilazione di questi libri del ricordo
corrisponde alla volontà o alla necessità di
ricordarsi, di far rinascere attraverso le parole
stampate un mondo annientato: è il lavoro
collettivo del lutto che, con i racconti e le
fotografie, mira a ricostruire sulla carta
l'oggetto perduto e a descriverne l'agonia."
(p. 43)
54. La memoria collettiva
• "I sopravvissuti della Shoah si trovarono con
una cultura priva di senso: essendo stati
tagliati i ponti dietro di loro, il ritorno era
interdetto e la trasmissione alle nuove
generazioni appariva più che problematica [...]
i libri del ricordo volevano essere un modo
per salvare i morti dal nulla"
55. Memorbikher
• Sono il modello di riferimento per i libri del
ricordo, quei testi in cui venivano compilate le
liste dei nomi dei morti
56. La lingua della
testimonianza
• La questione della lingua in cui viene fatta la
testimonianza è fondamentale. Non si tratta
solo di sapere in quale lingua il testimone
riesce ad esprimersi meglio, ma anche da
dove e su che cosa insiste la testimonianza.
58. Avrom Sutzkever
• Terminata la guerra, il poeta fu un testimone
chiave nel processo di Norimberga contro i
gerarchi nazisti. Poi, nel 1947, alla vigilia della
nascita dello Stato di Israele, si recò in Palestina,
assistette alla nascita dello Stato di Israele, dove
visse fino al suo ultimo giorno.
• Wieviorka cita un brano in cui lo stesso Sutzkever
si pone il problema della lingua con cui deporre al
processo di Norimberta (p. 47) "Voglio parlare in
yiddish e in nessun'altra lingua"
59. Yiddish
• dice Rachel Ertel che l'yiddish è "la sola lingua
che condivide la sorte dei suoi locutori. Anche
se continua a vivere di tanto in tanto grazie a
qualche individuo o a qualche gruppo
marginale, essa è morta ad Auschwitz, a
Majdanek, a Treblinka e a Sobibor insieme al
popolo che la parlava" (p.49)
60. Senza tale lingua, la letteratura dello
sterminio sarebbe priva di anima. […]
Le opere più autentiche dello
sterminio sono quelle scritte in
yiddish.
(E. Wiesel)
63. Elie Wiesel
• Eliezer Wiesel (Sighetu Marmației, 30 settembre
1928) è uno scrittore romeno naturalizzato
statunitense di cultura ebraica e di lingua francese,
sopravvissuto all'Olocausto. Ha scritto le sue
memorie e le sue esperienze in numerosi libri. Ha
ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1986. Ha
svolto il ruolo di araldo della memoria negli Stati
Uniti, diventando uno dei primi ad insegnare la
letteratura della Shoah.
• L'analisi della figura e dell'opera di Elie Wiesel prende
molto spazio nel testo in esame.
64. E il mondo taceva
(1954)
• Viene scritto in yiddish e viene pubblicato in
Argentina nel 1956, scritto in fretta e
alquanto voluminoso
65. La notte (1958)
•
La notte, nato dall’incontro di Elie
Wiesel con François Mauriac,
ripercorre, in maniera intensa, quel
periodo determinante della vita
dello scrittore, dalla vita nel ghetto,
nutrito di Talmud, desideroso di
essere iniziato alla Cabala, il cuore
pronto a consacrasi all’Eterno, al
passaggio nella palude dell’umanità,
descritta per flash, momenti di puro
orrore e vuoto esistenziale, fino alla
drammatica liberazione,
accompagnata, purtroppo, dalla
morte del genitore, con lui nel campi,
che tutto di sé aveva dato, pur di
sopravvivere nel baratro dell’inferno.
66. La notte (1958)
• Lo sguardo di Wiesel, nel raccontare quanto vissuto, è freddo,
stremato, l’espressione del volto congelata su quella che
dovette avere al momento della liberazione, scavata, allo
stremo delle forze. Un testo affatto consolatorio, per nulla
conciliatore, che denuncia, intatto nel tempo, l’atroce oblio
della ragione durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Non c’è perdono, comprensione: solo tutta il dolore di chi ha
visto, impotente, la propria famiglia, la propria gente, venire
ingoiata nella gola di un mostro feroce ed ingordo.
68. Lunghezza diversa
• Il testo in yiddish è molto più attento ai
dettagli mentre quello in francese è più
scarno ed edulcorato da sentimenti rancorosi
verso i tedeschi
69. Vendetta
• Ne "E il mondo taceva" vengono espressi
desideri di vendetta e rivalsa nei confronti dei
tedeschi mentre nel testo in francese prevale
solo una rassegnazione e il desiderio di vivere
70. Epiloghi
• In entrambe le versioni il protagonista-autore rompe lo
specchio che riflette la sua immagine scheletrica di
sopravvissuto di Buchenwald. Da questo episodio inizia la
rinascita del desiderio di vivere.
• Mentre la versione in yiddish è ampia e rancorosa nei confronti
dei tedeschi che sono uno stato indipendente con un proprio
esercito, nella versione in francese questi aspetti sono del tutto
eliminati.
• Nel primo caso, scrivere è un atto di vendetta e uno strumento
di lotta contro quello che sarebbe diventato il negazionismo;
nel secondo caso invece il sopravvissuto è insieme vivo e morto,
come se prendesse il sopravvento l'enormità dell'esperienza
sulla vita che continua.
71. Diversità di
destinatari
• In un caso Wiesel parla agli ebrei, nell'altro si
rivolge al mondo occidentale per cui è
necessario epurare il racconto dai
sentimenti di rabbia e di vendetta che
potrebbero essere percepiti verso tutte le
nazioni che hanno lasciato che lo sterminio
si compisse.
• Con questa trasformazione Wiesel paga il
prezzo per entrare nella letteratura,
abbandonando il desiderio di vendetta.
72. Elie Wiesel manifesta il
desiderio di essere
riconosciuto non solo come
sopravvissuto ma anche come
vero e proprio scrittore
73. Critiche di Naomi
Seidman
• Naomi Seidman accusa Wiesel di mentire
volontariamente, costruendo una realtà
funzionale al racconto letterario e
"dimenticando" altri elementi storici di cui lo
stesso sopravvissuto non poteva non essere a
conoscenza.
• Wieviorka, al contrario, ritiene che oltre
all'esegesi della testimonianza occorra capire le
motivazioni per cui il racconto del testimone si
evolve
74. Il tema del silenzio
• "Mai dimenticherò quel silenzio notturno che
mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che
assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i
miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi
condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai"
(Elie Wiesel, La Notte)
75. la morte di Dio ( o la sua
assenza, il suo silenzio)
sarebbe ricompensata dalla
nascita dell'eterna memoria
del testimone. Tom Segev
sostiene che anche in Israele
"Tanto meno si parlava del
genocidio meglio era.
Così iniziò il grande silenzio".
•
76. La ricostruzione
dell'identità
• Questo corpus di testi, spesso riversati di
getto dai sopravvissuti, avevano la funzione di
ricostruire l'identità smarrita nell'esperienza
della Shoah
78. Memoriale di New
York (1947)
• Il primo tentativo (nel 1947) di costruire un
luogo del ricordo (degli eroi del ghetto di
Varsavia e dei sei milioni di ebrei morti),
miseramente fallito. L'iniziativa fu di Adolph
Lerner.
• Il progetto verrà definitivamente
abbandonato nel 1954 per impossibilità di
essere realizzato, sia in merito all'accordo sul
progetto che per quanto riguarda i
finanziamenti
80. Memoriale Francese (1951-
1956)
• Su iniziativa di Isaac Schneersohn riesce a
prendere forma e a diventare il primo
memoriale della Shoah (unico al mondo fino
agli anni Sessanta), stimolando la nascita dello
Yad Vashem
81. Cenotafi nei cimiteri
ebraici
• Si tratta di monumenti su cui vengono
riportati i nomi delle vittime, come memoria
collettiva ma chiusa
82. Jacob Shatzky
• Lo "storico ebreo di Varsavia" che compila
trea il 1947 e il 1953 la Storia degli ebrei di
Varsavia che si ferma al 1897. Si ferma di
fronte alla difficoltà di scrivere intorno a un
mondo scomparso
83. Nel periodo immediatamente successivo alla Shoah, i sopravvissuti non emergono come
gruppo in alcuna parte del corpo sociale, nemmeno tra le stesse comunità di ebrei;
occorrerà il mutamento della configurazione politica, che la testimonianza assuma un
peso che superi l'esperienza individuale, che alcuni settori della società si facciano
carico di essa.
•
84. Raul Hilberg
• Raul Hilberg ( il principale
rappresentante della scuola
funzionalista della storio-
grafia dell'Olocausto) ebbe
grandi difficoltà nel vedere
pubblicate le sue tesi, come
racconta nella sua autobio-
grafia
88. Il processo Eichmann
• Il processo ad Adolf Eichmann segna una
vera e propria svolta rispetto all'emergere
della memoria del genocidio, in Francia,
negli Stati Uniti così come in Israele. Con
tale processo inizia una nuova epoca:
quella in cui la memoria del genocidio
diviene l'elemento costitutivo di una
determinata identità ebraica e la sua
presenza nello spazio pubblico viene
rivendicata con forza.
89. Dare una lezione di
storia
• Il processo non era solo finalizzato a giudicare
l'imputato ma serviva a rappresentare il
quadro degli eventi storici
90. Tema della pedagogia e della
trasmissione
• Dopo il processo Eichmann la Shoah diventa
un tema ricorrente non solo nei programmi
televisivi ma anche nella costruzione di
archivi filmati, memoriali, ecc.
91. Uno storico come
testimone
• Per la prima volta uno storico, Salo Baron
della Columbia University, viene chiamato a
delineare il quadro storico all'interno del
processo
92. Nuovo quadro
politico
• Nel 1951 Adenauer, cancelliere della
Repubblica Federale Tedesca, dichiara che la
Germania deve provvedere a "riparare sul
piano materiale e morale" a quanto compiuto
in nome del popolo tedesco
93. Le procedure
giudiziarie
• Dopo i processi di Norimberga, dove vennero
processati i criminali che avevano compiuto
reati in più stati, vennero processati coloro che
avevano commesso reati in un solo Stato,
rimettendo l'iniziativa agli Stati in cui i reati
erano stati commessi.
• In buona sostanza, tuttavia, le procedure sono
poche e prevale il desiderio di considerare le
inchieste sui crimini nazisti più un affare politico
che giudiziario.
94. Servizio Centrale di inchiesta sui
crimini nazionalsocialisti di Stoccarda
(1958)
• viene creato con Erwin Schule come primo
direttore con il fine di indagare ed evitare che
coloro che si erano macchiati di crimini
gravissimi nel Terzo Reich prendessero
nuovamente posti importanti senza essere
stati puniti
96. Il battaglione 101
• Tra le inchieste portate avanti spicca
l'istruttoria condotta nei confronti degli
appartenenti al battaglione 101 da cui
Cristopher Browning ha tratto il volume
"Uomini comuni. Polizia tedesca e soluzione
finale in Polonia" per cui Goldhagen ha tratto
le sue considerazioni
98. Obiettivi politici
• Ben Gurion, primo ministro israeliano,
comunica alla Knesset nel 1960 la cattura
conseguente al rapimento di Adolf Eichmann
come responsabile della "soluzione finale del
problema ebraico", preannunciando il
processo. Per Wieviorka si tratta di una
"strumentalizzazione del genocidio a scopi
politici" (p. 73)
99. La cattura
• La versione che Wieviorka ritiene più attendibile è
quella data da Segev ne "Il Settimo milione" per cui
Fritz Bauer informa il rappresentante israeliano in
Germania della presenza di Eichmann a Buenos Aires.
• In un primo tentativo, il Mossad non riesce ad
individuarlo e, due anni dopo, Bauer minaccia il
Mossad che, se non fosse riuscito a catturarlo,
avrebbe informato la Germania.
• Eichmann viene rapito, imbavagliato, sedato e
trasportato in Israele
102. L'accusa: Gideon
Hausner
• Hausner, pubblico ministero che aderiva
totalmente alla visione di Ben Gurion, decide
di impostare il processo costruendo la
scenografia sulle testimonianza, riprendendo
l'impostazione del processo di Norimberga ma
usando maggiormente i testimoni rispetto ai
documenti
103. L'uso della
testimonianza
• Hausner decide di basare l'atto di accusa "non
su un unico pilastro, ma su due: i documenti
probatori e le deposizioni dei testimoni".
• Per Hausner "il solo mezzo di far toccare
direttamente la verità era quello di chiamare
direttamente alla sbarra il maggior numero di
sopravvissuti ammissibile nella cornice del
processo e di chiedere ad ognuno di loro un
racconto dettagliato di ciò che aveva visto e
vissuto"
104. La scelta dei
testimoni
• Hausner e il commissario Michel Goldman
leggono le testimonianze raccolte dallo Yad
Vashem e poi procedono a incontrare i
testimoni, selezionando quelli che ritengono
più adatti ad essere presenti in aula.
106. "[...] nessuno si è interrogato su quali ripercussioni possa avere
sulla scrittura della storia una giustizia che si pone come obiettivo
quello di scrivere la Storia a partire unicamente dalle
testimonianze" (p. 100)
•
107. Hannah Arendt
• Hannah Arendt, prima nei reportage per il New
Yorker e poi nel libro La banalità del male,
critica questo approccio e ritiene che non solo
Hausner abbia portato la Storia davanti al
banco degli imputati, anziché il solo Adolf
Eichmann, ma l'antisemitismo nel corso della
storia (a p. 27)
• Per questo afferma "è innegabile che
emettere una senteza fosse l'unico compito
del tribunale di Gerusalemme"
109. La liberazione della
parola
• A partire dal processo Eichmann si crea una
domanda sociale di tesimonianza che
genererà vari fenomeni di raccolta dei
racconti dei sopravvissuti.
• Infatti il sopravvissuto acquisisce un'identità
sociale di sopravvissuto riconosciuta dalla
società stessa: il testimone è portatore di
storia
113. I Volenterosi
Carnefici di Hitler
• In questa opera, Daniel Goldhagen elucida la sua
tesi che i tedeschi ordinari non solo sapevano, ma
sostenevano l'Olocausto, in base ad un particolare
e virulento antisemitismo eliminazionista che
formava parte della loro identità e che si era
sviluppato nei secoli precedenti. Questo libro, di
grande successo ma controverso prese spunto
dalla tesi dottorale di Goldhagen ad Harvard, che
vinse nel 1994 il "Premio Gabriel A. Almond" della
American Political Science Association in politica
comparativa.
114. Per Goldhagen la storia
dovrebbe essere "l'analisi di ogni
operazione, di ogni singola
morte" in cui dovrebbero
abbondare "schizzi di sangue,
frammenti di ossa e di cervello
che spesso ricadevano sugli
assassini insozzandone la faccia
e i vestiti..."
•
117. Serial Holocaust
(1978)
• La miniserie racconta l'olocausto attraverso il vissuto di due
famiglie tedesche, una ebrea, i Weiss, ed una, i Dorf, il cui padre
di famiglia, a causa della disoccupazione, si arruola nelle SS, fino
a diventare uno spietato criminale di guerra.
• L'argomento era un'occasione per rappresentare sullo schermo
l'atrocità e la follia dei crimini nazisti contro gli ebrei, trattando
direttamente argomenti come la creazione dei ghetti e l'uso
delle camere a gas. Lo sceneggiato all'uscita fece il giro del
mondo, innescando una serie di dibattiti sull'argomento, in un
periodo in cui non veniva trattato apertamente dall'opinione
pubblica. La sua proiezione in Germania fornì l'occasione per
una revisione delle posizioni sulle responsabilità del popolo
tedesco.
121. Visul History
Foundation
• Dal 1994 al 1999 la Fondazione ha raccolto circa 52.000
video-testimonianze in 32 lingue e in 56 paesi nel
mondo. Le esperienze raccolte sono quelle di
sopravvissuti ebrei, di omosessuali, testimoni di Geova,
zingari di etnìa Rom e Sinti, sopravvissuti alle politiche
eugenetiche, liberatori e testimoni della liberazione,
prigionieri politici, soccorritori e partecipanti ai processi
per i crimini di guerra. La durata media di una
testimonianza è superiore alle due ore. Avendo incluso
nelle testimonianze le esperienze precedenti alla
guerra e quelle successive, il percorso personale del
sopravvissuto è raccontato in un lungo periodo.
122. Discoteca di Stato
(Roma)
• Presso la sede dell’Istituto Centrale per i
beni sonori ed audiovisivi, in Palazzo Mattei
di Giove, dal 10 giugno 2013 sarà attivo per il
pubblico il nuovo servizio di accesso al data
base di USC Shoah Foundation.