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25 febbraio 2019: “Fiaccolata per i nostri angeli”: “Io dovevo vivere”
Con questa data voglio co-
minciare quest’articolo. La
fiaccolata per i nostri angeli è
un evento che si è tenuto il
25 febbraio dalle ore 18.00 a
Taranto in ricordo di tutti quei
bambini che sono morti di
cancro a causa delle polveri
sottili prodotte dall’Ilva; si
sono commemorati 12 bam-
bini innocenti strappati all’af-
fetto dei propri cari. L’iniziati-
va è stata organizzata dai
genitori tarantini che chiede-
ranno al Presidente della
Repubblica di istituire il 25
febbraio come giornata na-
zionale delle piccole vittime
dell’inquinamento. In occa-
sione del trigesimo di Giorgio, una vittima, i suoi genitori, Angela e Carlo, invitano tutta la cittadinanza a par-
tecipare unita per dimostrare che Taranto non esiste solo in campagna elettorale. ...segue
Il confronto im-possibile
Ginosa ha le potenzialità per diventare
grande? Probabilmente sì, ma il nostro
comune tratta la gravina come spazzatu-
ra e non la valorizza come ogni sito ar-
cheologico.
La gravina di Ginosa è una incisione
erosiva profonda che fa parte dell'area
delle Gravine, un'area naturale protet-
ta nella parte nord-occidentale del-
la provincia di Taranto, classificata tra
i siti di interesse comunitario della Puglia.
...segue
Marzo 2019
Numero 1
Notizie di rilievo:
Tra Memoria e Ricordo……..p.2
Intervista a C. Pastore……...p.6
Inquinamento ambientale….p. 8
Viaggio nella Biblioteca …..p. 10
Matera 2019………………..p. 12
Carnevale al Calò………….p. 16
Inquinamento ambientale:
Ilva, Aseco e tante conseguenze salutari e
ambientali e la fiaccolata per i nostri angeli
Incontro con Lia Levi
Il 27 febbraio 2019 è venuta nella
nostra scuola la famosa scrittrice
ebraica Lia Levi.
È stata un’emozione fortissima
poter parlare con lei, le sue paro-
le hanno portato un significato
profondo in ognuno di noi.
La giornata è stata allietata dal
coro della professoressa Palmite-
sta, che accompagnava le sue
bellissime parole.
Abbiamo recitato pensieri e posto
domande a Lia Levi; alle sue
spalle c’erano cartelloni che inter-
pretavano la dura verità della
SHOAH. Lia Levi, nel sentire le
parole delle canzoni del coro, si è
un po’ emozionata, effettivamen-
te sentendo quelle canzoni molto
toccanti un po' tutti si sono emo-
zionati….segue
Segue dalla prima pagina…
Non è facile raccontare la propria storia, dopo esse-
re vissuti nell’epoca dei nazisti, ma lei è riuscita a
raccontarla tramite i suoi libri che ti coinvolgono
completamente, .
Ad alcuni di noi veniva da piangere mentre risponde-
va alle nostre domande; le risposte erano molto
semplici da capire e soprattutto molto toccanti sia
per lei che per noi.
In un monastero ha dovuto imparare il segno della
croce, forse nessuno ebreo farebbe una cosa del
genere, perché nessuno vorrebbe cambiare la pro-
pria religione.
Dopo la manifestazione Lia Levi ci ha fatto degli au-
tografi sui libri che abbiamo comperato, noi di scuola
media abbiamo preso: QUESTA SERA È GIÀ DO-
MANI, invece le elementari hanno letto: UNA BAM-
BINA E BASTA.
Questi libri sono molto significativi, il libro
“QUESTA SERA È GIÀ DOMANI” narra di
una storia realmente accaduta che ci riporta
al nostro tragico passato; la storia è am-
bientata nel 1938, in quell’anno 32 paesi si
riuniscono per affrontare il problema degli
ebrei in fuga dalla Germania, nello stesso
anno, anche in Italia vengono emanate le
Leggi Razziali.
Questo incontro è stato davvero istruttivo
perché le Leggi Razziali non devono mai più
esistere in nessuna parte del mondo.
Per far ricordare a Lia Levi questo magnifico
incontro una ragazza di 3 B le ha conse-
gnato il suo ritratto.
CHIARA TOCCI
TERESA LIPPOLIS
L’I. C. G. Calò incontra Lia Levi
È sempre
il Bene
che
alla fine
vince
Pagina 2 CALO...GRAFIA
Lia Levi è nata a Pisa da una famiglia piemontese di origine ebraica. Nell’inizio degli anni ’40, si trasferi-
sce a Roma con la sua famiglia, dove ha dovuto affrontare problemi con la guerra a causa delle leggi
razziali. Nel 1943 si è salvata con le sue sorelle rifugiandosi nel collegio romano delle Suore di San Giu-
seppe Di Chambèry.
È autrice sia di romanzi per adulti che per ragazzi. Nel 1967 ha fondato e diretto il mensile di cultura ed
informazione ebraica, Shalom. La signora Levi ha voglia di
raccontare la sua storia, la storia di una bambina ebrea
che durante le persecuzioni si trova ad affrontare problemi
più grandi di lei, molto spesso resi ancora più difficili dagli
adulti. Nel libro ‘’UNA BAMBINA E BASTA’’ la scrittrice
dice: “Non mi piacciono i grandi quando decidono di farti
un discorso: si sentono evoluti e magnifici, ti guardano ne-
gli occhi, cercano il tono a mezza altezza...ora saprai tutto
anche tu, ci penseranno loro a impacchettarti la notizia
come una merendina”. È uno dei primi racconti autobiogra-
fici ad affrontare con un impatto così personale il trauma
che subirono i bambini ebrei in Italia, anche tra coloro che
non furono portati nei campi di sterminio.
Sarah Aneba e Andreea Gheorghita
Tra memoria e ricordo
Pagina 3NUMERO 1
Il 27 febbraio 2019 la scrittrice Lia Levi
è venuta nel nostro plesso.
L’incontro si è svolto nella palestra ed
è incominciato con un discorso della
preside Marianna Galli, che ha parlato
dell’importanza dei libri. Subito dopo il
coro, diretto dalla prof.ssa Maria Pal-
mitesta, ha cantato il brano Dimentica-
re no. In seguito la vicepreside Gem-
ma Vernoia ha spiegato come doveva
svolgersi l’incontro. La II c e la III b
hanno posto delle domande sul libro
“Questa sera è già domani”. Lia Levi
ha risposto con un discorso molto ela-
borato e completo dicendo anche che
la vita è la lotta del bene dentro il ma-
le. Poi la III a e la II a hanno fatto delle
domande che riguardavano il libro e
l’attualità e Lia Levi ha risposto parlan-
do anche della situazione degli stra-
nieri. Gli alunni della I c hanno letto i
loro pensieri sul libro e hanno fatto
delle domande cui la scrittrice ha ri-
sposto. Altre classi hanno fatto delle
domande sulla vita di Lia Levi e sulle
leggi razziali. Lei ha risposto
dicendo che suo padre scrive-
va per un giornale clandesti-
no. Anche la I a le ha rivolto
delle domande e dopo la ri-
sposta di Lia Levi c’è stato un
fragoroso applauso. Succes-
sivamente il coro ha cantato
Beautiful That Way. Poi è ve-
nuto il turno della III a, della I
a e della I c. Una ragazza del-
la III b ha consegnato un ri-
tratto di Lia Levi alla scrittrice.
E l’incontro si è concluso con
l’esecuzione di canti ebraici.
Andrea De Carlo
Il 16 febbraio si è svolta nella palestra del plesso “Calò” la mani-
festazione in onore della giornata del ricordo. Sono intervenuti
Don Gennaro Inglese, Norma Costella e Daniela Dian.
La manifestazione è iniziata con l’Inno di Mameli ed è continuata
con la spiegazione ai ragazzi della parola “foibe” che sono pozzi
o caverne verticali, dette anche inghiottitoi nei quali venivano
gettati gli italiani e altre vittime tra il 1943 e il 1947. Era il 1945
quando le truppe del maresciallo Tito si scatenarono sull’Italia
uccidendo fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, donne e
bambini che spesso venivano buttati nelle foibe ancora vivi; a
volte alle vittime venivano legati gli avambracci con fili di ferro e
poi bastava sparare al primo per far cadere tutti gli altri nelle foi-
be.
Il trattato di pace fu firmato il 10 febbraio 1947 e si è scelta que-
sta data per il giorno del ricordo. Ci sono persone che ancora
oggi dubitano del reale avvenimento dei fatti, e pure ci sono per-
sone che hanno vissuto in quel periodo e che hanno preso parte
alle spedizioni per recuperare i corpi infoibati. Questa pagina di
orrenda storia del nostro Paese si sta ripetendo oggi, con le vitti-
me dell’Isis, in Medio Oriente dove sono state ritrovate delle foibe
con 12000 persone morte, ma potrebbero essere molte di più. In
questa parte del mondo sono migliaia e migliaia gli uomini che
vengono uccisi, torturati e costretti a lasciare le città, arrivando
sui barconi anche in Italia. Quello che è accaduto durante la se-
conda guerra mondiale ci deve far riflettere e fare in modo che
non si ripeta, perché un mondo dove non c’è cattiveria è un mon-
do più bello.
CRISTIAN TRENTADUE
La Shoah vista da noi
La verità è il solo riscatto
che può esserci,
la memoria l’unico modo
per custodirla intatta!
Pagina 4 CALO...GRAFIA
IL GIORNO DELLA
MEMORIA
Il 26 gennaio 2019 nell’Istituto
Compressivo Calò c’è stata la
manifestazione contro il NAZI-
SMO, una forma di violenza
BRUTALE.
Più di 6 milioni di ebrei, erano
persone, non erano animali,
non erano persone cattive,
erano semplicemente persone,
persone innocenti sono morte
per cosa? Per la CATTIVERIA
degli uomini.
Noi alunni abbiamo recitato
poesie, pensieri per far capire
che questa cosa è successa e
non deve succedere MAI più.
Dopo questa prima parte dedi-
cata alla riflessione abbiamo piantato dei fiori che abbia-
mo dedicato ai 20 bambini impiccati della scuola di Bul-
lenhuser Damm. Ogni piantina aveva una stella di Davide
e un pensiero per ogni bambino protagonista di questo
passato, un passato orribile, un passato con tantissimi
morti e con pochi sopravvissuti. I sopravvissuti mostrano
il numero che hanno sul braccio per far capire ai giovani
la crudeltà che provavano per loro.
I tedeschi hanno causato la Seconda Guerra Mondiale e
lo sterminio di persone che non avevano fatto nulla di
male, solo che per loro non andavano bene perché ap-
partenevano ad alcune categorie: ebrei, omosessuali,
rom.
Chi lo sa, forse avevano fatto loro qualcosa o forse erano
solo un po’ più ricchi?! Ma se anche così fosse non si
può e non si deve trattare così una persona che sia di
una nazione diversa dalla nostra. Siamo tutti uguali, sen-
za diversità e soprattutto senza discriminazioni.
Ciò che è successo non deve mai accadere in futuro.
Gheorghita Andreea
Tocci Chiara
Lippolis Teresa
Campi di concentramento
Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista e i
loro alleati crearono più di 40.000 campi di
concentramento e altre strutture carcerarie.
Questi campi furono usati per diversi scopi. Il
numero complessivo di queste strutture conti-
nua a crescere grazie all'analisi dei dati la-
sciati dai Nazisti stessi.
Nel 1933, il regime Nazista aveva cominciato
a realizzare una serie di strutture utilizzate
per imprigionare e poi eliminare i cosiddetti
“nemici dello Stato”. La maggior parte dei
prigionieri, in quel primo periodo, era costitui-
ta da cittadini tedeschi: comunisti, socialisti,
social-democratici, Zingari, Testimoni di Geo-
va e omosessuali. Queste strutture venivano
chiamate “campi di concentramento” in quan-
to servivano a “concentrare” fisicamente i
prigionieri in un unico luogo.
I campi di sterminio
In seguito, i Nazisti costruirono anche dei
campi di sterminio. Qui gli ebrei venivano
uccisi nelle camere a gas, e hanno addirittura
costruito delle camere a gas per uccidere gli
uomini. Uccidevano addirittura fino a 6.000
ebrei al giorno.
Veronica Pacente e Milena Ribecco
Pagina 5NUMERO 1
SHOAH IERI E OGGI
Nel 1936 inizia l’odio per gli ebrei e per le strade
compaiono i primi cartelli: “Ebrei non graditi”.
A partire dalla seconda metà del XX secolo iebbe
inizio l genocidio, di cui furono responsabili le autori-
tà della Germania nazista che praticarono lo stermi-
nio di tutte le persone ritenute “inferiori” per motivi
politici o razziali.
Oltre gli Ebrei, furono vittime dell’olocausto anche le
minoranze etniche, gruppi religiosi, omosessuali,
malati di mente e portatori handicap.
Tra il 1933 e il 1945, furono circa 15-17 milioni le
vittime dell’olocausto, tra cui 5-6 milioni di ebrei.
Oggi i sopravvissuti alla Shoah sono pochi, ma so-
no qui a raccontarci la loro esperienza.
In realtà l’olocausto non è mai finito.
Che cosa hanno di diverso le navi cariche di mi-
granti dalle centinaia di migliaia di ebrei?
Oggi i richiedenti asilo aspettano per giorni interi
una risposta da noi ma molti muoiono affogati per
“merito” nostro.
Ormai il nostro mar Mediterraneo è diventato un
cimitero per le vittime della guerra che incombe nei
loro paesi e dell’olocausto che rappresenta un mor-
bo per tutti i paesi civili.
Carlotta Tamburrano
Ginevra Giannico
IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE
Un film che fa commuovere tutti: un bambino
che si trasferisce per volontà dei genitori e si
ritrova affianco a un campo di sterminio.
Bruno, così si chiamavil bambino, conosce
Shmuel, un bambino ebreo, e diventano mi-
gliori amici.
Per i soldati loro dovevano essere nemici,
infatti un giorno trova Shmuel a pulire i bic-
chieri e gli offre un dolcetto. All’improvviso
arriva un soldato e Bruno, preso dal panico,
gli dice che quando era entrato, Shmuel si era
già servito.
Il giorno dopo, Bruno, dispiaciuto, va a scu-
sarsi con il suo amico ma non lo trova, questa
cosa succede per più volte e alla fine lo ritrova
con un occhio nero.
Fortunatamente Shmuel ha un cuore d’oro e lo perdona.
Bruno lo va a trovare ogni giorno, uno di questi Shmuel dice di non trovare più il proprio papà, allora il
giorno seguente Bruno si mette il pigiama e riesce ad entrare.
Incominciano a cercare il suo papà, però finiscono in una camera a gas e muoiono insieme stretti in
un’amicizia impossibile e speciale.
Il film è uscito il 12 settembre 2008 nel U.S.A. e il registra Mark Herman ha collaborato con Jack Scan-
lon , Asa Butterfield, Amber Beattie, David Thewlis, Cara Horgan, Sheila Hancock, Rupert Friend,
Henry Kingsmill, Vera Farmiga, Jane Horrocks, Richard Johnson, David Hayman, Brenda Blethyn, Pete
Poslethwaite, Tara Fitzgerald e Jim Norton. Chiara Tocci
Teresa Lippolis
INTERVISTA ALLA MAESTRA CINZIA PASTORE
Pagina 6 CALO...GRAFIA
D) Essendo stati vostri alunni, sappiamo quanto
tenete alla lettura e abbiamo ipotizzato che, an-
che quest’anno, avreste organizzato un progetto
inerente ad essa.
R) Sì, in effetti per me la lettura ha un ruolo fon-
damentale alla base di tutte le discipline della
formazione di ciascuno, come ben sapete, io pro-
digo, con varie strategie didattiche affinché i miei
alunni si appassionino ad essa.
D) In cosa consiste il progetto di quest’anno?
R) Il progetto è realizzato in orario curricolare ed
è sviluppato in due modalità: lettura e animazione
fatta da me e prestiti sco-
lastici attraverso i quali
ogni bambino legge in mo-
do individuale.
D) Come si intitola il libro
che avete letto alla clas-
se?
R) Il primo libro che ho
deciso di leggere ai miei
alunni è stato “L’orco
Gianbeppe” di Anna Viva-
relli.
D) Bambini, ci parlate di
questo libro?
R)I van P.: “ Questo libro
parla di un orco buono di
nome Gianbeppe che vive
sulla collina…”
Andrea B.: “E di due bambini di nome Tom e Edo
che decidono di salire sulla collina perché sape-
vano che lì c’era un orco.”
Noemi C.: “Tom e Edo alla vista dell’orco scappa-
no via impauriti e anche l’orco impaurito corre
via.”
Felisianna C.: “A questo punto noi abbiamo riso
tanto perché non pensavano che ci fossero degli
orchi che si impauriscono.”
Andrea D.: “L’orco Gianbeppe ha detto a Tom e a
Edo che lui non era capace di far male a nessuno
tant’è che non mangiava neppure le uova per
paura che all’interno ci fosse un pulcino.”
Raffaele D.: “Tra loro si creò una bella amicizia e,
visto che l’orco non sapeva né leggere né scrive-
re, Tom e Edo glielo insegnarono.”
Giuseppe L.: “Gianbeppe non era andato a scuo-
la perché la mamma non l’aveva mandato.”
Michele R.: “Gianbeppe voleva imparare a scrive-
re per mettere le etichette sui barattoli di marmel-
lata, per spedire cartoline, per appendere un car-
tello dietro la porta e tenere un diario.
Pietro L.: “ Gianbeppe fu un alunno modello, im-
parò benissimo a scrivere senza fare errori.”
Serena L.:” Così i due amici regalarono i loro due
libri preferiti.
Thomas M.:” Gianbeppe li lesse tutti d’un fiato”.
Flavia C.:” A Gianbeppe sembrò che la sua testa
fosse troppo piccola per contenere tutto quello
che aveva imparato, ed era piccola la sua casa,
era piccolo il prato e perfino il bosco, così decise
di girare per il mondo”.
Michele P.:” Da ogni posto Gianbeppe avrebbe
inviato una cartolina a ogni suo amico.”
Domenico P.:” Queste sono le cartoline che Gian-
beppe ha inviato.”
Pagina 7NUMERO 1
D) Vi è piaciuto
questo libro?
Ionela R.:” Ci è
piaciuto tantissi-
mo perché era
molto divertente”
D) Cosa avete
imparato da que-
sto libro?
Giovanni R.: “
Abbiamo impara-
to che l’amicizia è
un sentimento
importantissimo.
Vincenzo R.: “
Abbiamo impara-
to quanto sia im-
portante andare a
scuola.
Anthony N.:” Sì
perché è stato
molto divertente e
rilassante perché
durante queste letture ci siamo seduti in cerchio su dei cuscini e ascoltato la lettura della maestra.
D) L’attività dei prestiti scolastici vi piace?
Daniele T.:” Ci piace tantissimo , ognuno ha scelto un libro. Io ho letto: “UFFA LE FEMMINE…” e oltre
a divertirmi ho imparato che dobbiamo essere tutti amici.
Per noi è stata una bellissima esperienza.
Daniele Calabrese
Cristian Trentadue
PATTINAGGIO SUL GHIACCIO
Il pattinaggio sul ghiaccio è uno sport ormai pratica-
to solo nel periodo natalizio.
A Ginosa la pista di pattinaggio è stata aperta gli
ultimi giorni di Dicembre, quando piazza IV Novem-
bre è stata molto affollata soprattutto perché da noi
una pista non c’è mai stata.
Essa non era costituita da ghiaccio, ma da lastre di
plastica sintetica.
All’interno c’erano dei piccoli supporti a forma di
balene per aiutare le persone che non avevano mai
praticato il pattinaggio. L’u-
nica pecca è stata non af-
fiancare qualche istruttrice o
istruttore che avrebbe potu-
to aiutare piccoli e grandi.
C’era un’ambulanza che
faceva il giro dell’isolato a
controllare se qualcuno
avesse avuto bisogno di
soccorso.
Ci sono persone che come
hobby praticano il pattinag-
gio sul ghiaccio e poi sono
diventate molto famose ed
abili. Alcune di queste sono:
Carolina Kostner, italiana, che ha iniziato a pattina-
re all’età di quattro anni ed a breve compirà 32 an-
ni; Chiara Censori pattina dall’età di 6 anni ed è
nata il 22 Dicembre 1999; Valentina Marchei ha
iniziato a pattinare all’età di 7 anni ed è nata il 23
Maggio 1986 .
Veronica Pacente
Carlotta Tamburrano
Melissa De Biasi
Paola Pistoia
Inquinamento ambientale
Pagina 8 CALO...GRAFIA
Segue dalla prima pagina
Nel 2008 a Taranto esplose il caso della contamina-
zione dei capi di bestiame che fu causata dalla pre-
senza nelle carni di diossina e pcb. Nel 2010 la pro-
cura di Taranto dispose un incidente probatorio per
svolgere una perizia chimico-ambientale, l’obiettivo
era dimostrare la presenza, la pericolosità e la pro-
venienza degli inquinanti. La perizia del 2012 evi-
denziava che a Taranto l’Ilva è tra le cause dell’in-
quinamento. Dallo stabilimento si diffondevano gas,
sostanze solide contenenti sostanze nocive alla sa-
lute della popolazione di Taranto che viveva nei din-
torni. Il tipo di diossina e pcb trovato nei capi di be-
stiame abbattuti e nei terreni circostanti l’area dello
stabilimento era riconducibile allo stabilimento Ilva
di Taranto. All’interno dello stabilimento le misure
idonee a evitare la dispersione incontrollata di fumi
e polveri nocive ai lavoratori non erano state osser-
vate.
A Taranto e a Ginosa si ergono 2 industrie inqui-
nanti per l’ambiente, rispettivamente l’ArcelorMittal
e l’Aseco. Partiamo da ArcelorMittal.
ArcelorMittal (ex Ilva), Taranto
“La valutazione del rischio cancerogeno inalatorio
prodotto dalle emissioni in aria dello stabilimento
ILVA di Taranto ha evidenziato, sia per il quadro
emissivo 2010 che per lo scenario successivo
all’adempimento all’AIA, una probabilità aggiunti-
va di sviluppare un tumore nell’arco dell’intera vita
superiore a 1:10.000 per una popolazione di circa
22.500 residenti a Taranto (situazione precedente
all’AIA) e per una popolazione di circa 12.000 re-
sidenti a Taranto (situazione post‐AIA). Il quadro
epidemiologico mostra, in riferimento ai risultati
dello studio “Sentieri”, uno stato di compromissio-
ne della salute della popolazione residente a Ta-
ranto, con tassi di mortalità significativamente
superiori alla media regionale per la quasi totalità
del periodo e delle cause esaminate”.
Queste frasi sono state estrapolate dalla lettera di
Legambiente Taranto ad ArcelorMittal: una lettera
di protesta inviata a Lakshmi N Mittal, amministra-
tore delegato di Arcelor Mittal, e Matthieu Jehl, am-
ministratore delegato di Arcelor Mittal Italia il 15 di-
cembre 2018 e firmata da Stefano Ciafani, presi-
dente nazionale di Legambiente, Francesco Taranti-
ni, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta
Franco, presidente di Legambiente Taranto. Forse
da questa lettera si può dedurre quanti morti all’an-
no sono causate dai fumi dell’industria siderurgica.
Ma c’è una notizia che è ancora più triste: la “nuova
Ilva” inquina più della vecchia. Sono interessati da
questo brutto fenomeno i quartieri tarantini Tamburi
e Paolo VI, il comune di Statte e, soprattutto, l’am-
biente e la salute. Già dagli anni ’90 del ‘900 si ebbe
qualche avvertimento sull’inquinamento, poi, nel
2005 il rischio cominciò ad evidenziarsi, per colpa di
diossina e policlorobifenili (catalogati tra i composti
più tossici e cancerogeni), fino ad arrivare ai giorni
nostri, dove le vittime di tumori sono fin troppe, so-
prattutto quelle di età giovanile, come il 15enne
Giorgio Di Ponzio, ucciso da un sarcoma.
Aseco S.p.a.
“Riportiamo sui tavoli regionali le rimostranze del
territorio, obbligando al rispetto delle prescrizioni
previste dall’AIA rilasciata dalla Regione Puglia”
Questa è la frase pronunciata dal sindaco Vito Pari-
si, nell’estate 2018. Si riferisce a quei giorni di ago-
sto quando, in Contrada Lama di Pozzo, si sono
registrate enormi emissioni odorigene. Queste
emissioni provenivano dall’impianto di compostag-
gio Aseco S.p.a, percepite, addirittura, a Marina di
Ginosa. Era già da 2 anni che il Primo Cittadino Vito
Parisi, nelle sedute regionali, difendeva il diritto di
avere aria salubre anche nel territorio ginosino. Ci
sono state vari controlli e si è giunti alla conclusione
che non ci sarà un aumento dei volumi dei rifiuti.
Daniele Calabrese
Paolo Cascardi
Cristian Trentadue
Pagina 9NUMERO 1
L’inquinamento dei parchi minerari e
dell’Ilva
Nel 1963 a Taranto nacque
una delle fabbriche più im-
portanti d’Italia, ovvero l’Ital-
sider (poi chiamata Ilva e
oggi Arcelor Mittal).
Questa fabbrica fu costruita
a Taranto per 2 motivi: uno
per la vicinanza al porto in
modo da semplificare lo
scambio delle merci, l’altro
era perché a Taranto non
c’era lavoro. Si tratta di un
impianto siderurgico a ciclo
integrale: le fabbriche a ciclo
integrale sono quegli impian-
ti che prendono i minerali del
ferro come l’ematite, la limo-
nite e la magnetite che viene
trasformata prima in ghisa
madre in fine in lingotti d’acciaio. I manufatti in ghi-
sa possono essere diversi come i cassonetti della
spazzatura oppure i termosifoni.
In questi anni si sta discutendo di chiudere la fab-
brica, ma se ciò accadesse, almeno 10.000 perso-
ne perderebbero il proprio lavoro. Perché questa
azienda dovrebbe essere chiusa? Semplice: inqui-
na tanto per i parchi minerari; inoltre, le navi mer-
cantili trasportano delle polveri, dette stabilizzanti,
che vengono messe su dei nastri-trasportatori che
spostandosi fanno volare questa polvere nell’aria
che poi noi respiriamo. Tutto ciò mette in grave
pericolo la nostra vita.
Per questo problema ci dovrebbe essere la solu-
zione, infatti se noi bagniamo i parchi eviteremo
che si sparga per l’aria questa pericolosa polvere.
Però ancora non si è trovata la soluzione l’Arcelor
Mittal.
Per ora il sindaco di Taranto ha deciso di chiudere
2 scuole e di non far praticare più le attività pome-
ridiane ai ragazzi.
Francesco Lombardi
Blue whale il gioco della morte
Oggi noi ragazzi abbiamo molte possibilità di scel-
ta riguardo ai giochi e questo molte volte può por-
tare alla noia. I giochi creati per gli adolescenti
possono portare anche al suicidio, uno di questi è
blue whale, una voce che per 50 giorni ti controlla
e ti dice cosa fare. Questa inizialmente ti dà ordini
come: svegliarsi alle 4 del mattino per guardare un
film horror, fumarsi una sigaretta e cose che gli
adolescenti anche senza ricevere un comando
potrebbero fare. Gli ultimi, invece, portano il ragaz-
zo a compiere atti estremi come incidersi una ba-
lena sul braccio con un coltello, fino a, l’ultimo
giorno, buttarsi da un ponte dalla cima di un palaz-
zo o sotto un treno.
Secondo noi questi giochi sono
creati da gente psicolabile e in
depressione che vuole fare del
male ad altre persone per far
provare il proprio dolore sotto
forma di gioco o Challenge
(sfida), ma soprattutto chi segue
questi pazzi e sta al loro gioco
non è una persona psicologica-
mente sana e, sicuramente, si
tratta di una persona estrema-
mente fragile.
Carlo D’Ambrosio
Alessandro Cellamaro
“Viaggio” nella Biblioteca Civica
Pagina 10 CALO...GRAFIA
Intervista a Rosa
Melluso
Il giorno 13 febbraio 2019, nel
primo pomeriggio, freddo e
ventilato, abbiamo visitato la
Biblioteca Civica, accompagnati
dalla responsabile Rosa Mellu-
so.
L’odierno edificio era stato adi-
bito, in passato, a monastero
dedicato a santa Parasceve,
patrona della nostra città fino
alla metà del XVIII secolo, poi
sostituita dalla B. S. V. Maria
Regina del S. Rosario; fu poi
adibito a carcere, municipio,
liceo classico e, tuttora, biblio-
teca e Museo territoriale di Ginosa. Il museo, nel
corso dell’anno, è meta di mostre, tra cui l’annuale
mostra presepiale che si svolge nel periodo natali-
zio. Ma ora vi illustrerò l’incontro con la signora
Melluso. Quest’ultima ci ha fatto fare, per prima
cosa, un tour nel museo, attraverso 3 reperti da
notare.
Già all’entrata ci ritroviamo, sulla sinistra, una
grande pietra, dove è scritto, in latino:
“Agli Dei Mani
Callitano
Visse 75 anni
Publia Rodia
Pose”;
Poco più avanti, nel cortile, troviamo 2 dolia,
ovvero 2 grossi recipienti per la conserva-
zione di olio e vino sottoterra, ritrovati nella
villa di epoca romana in contrada Rocca-
vetere;
Al piano superiore troviamo un misuratore di
statura per la leva militare in metallo.
Poi abbiamo posto delle domande alla signora
Melluso che, allegramente, ci ha risposto:
D) Per lei, cos’è la lettura?
Per me, la lettura è entrare in un mondo magico e
scoprire mondi nuovi, viaggiando per il mondo e
nelle emozioni dei personaggi.
D) E la fantasia?
Per me è tutto, perché ci “immerge” nel libro e nel-
la lettura.
D) Lei, da piccola, leggeva molto?
Sì, infatti da piccola spendevo tutti i miei risparmi
comprando libri.
D) Quali sono gli orari della Biblioteca?
D’inverno dalle ore 9.00 alle ore 12.00 (lu/ma/mer/
giov/ven) e dalle ore 16.00 alle ore 18.00 (martedì
e giovedì) da gennaio a giugno e da settembre a
dicembre e d’estate dalle ore 9.00 alle ore 12.00
(lu/ma/mer/gio/ven) da
luglio ad agosto.
Ci ha anche detto: “Il
modo verbale che non
ama il verbo leggere è
l’imperativo” e “Curare
la biblioteca è un no-
stro dovere, perché la
biblioteca comunale è
un bene comune”.
È stato un pomeriggio
interessante ed istrut-
tivo.
PAOLO CASCARDI
Pagina 11NUMERO 1
Un pomeriggio speciale
L’associazione “Silmarillion”, in occasione del Girotondo
delle Biblioteche, il 20 febbraio si è recata nella biblioteca
comunale di Ginosa per spiegare a noi ragazzi dell’I.C.
Calò cosa siano la realtà virtuale e quella aumentata e
quanto, allo stesso tempo, sia importante non perdere il
contatto con la natura. La realtà virtuale è una simulazione
realistica di una realtà che non esiste, l’ingresso in questo
spazio è reso possibile da una sorta di applicazione e da
accessori quali: guanti, visori, cyber tuta, scarpe ed altro.
Sebbene il cervello sappia che è tutta una finzione, i sensi
reagiscono come fosse tutto vero, infatti si ha l’istinto di
toccare e guardare tutto ciò che accade intorno a te. Riuni-
ti in aula magna, abbiamo ascoltato la presentazione di
quella che a me sembrava una lezione piuttosto noiosa; il
mio pregiudizio, però, si è subito rilevato e
rrato e ben presto è cominciato il vero divertimento e ci
siamo scatenati come matti. Ci siamo divisi in gruppi ed a
turno, ci siamo immersi in questo mondo a noi sconosciuto
e, in un unico video, abbiamo esplorato diversi scenari. Il
più affascinante, secondo me, è stata la visita a Gotham
City vista dall’alto, entusiasmante è stato l’incontro ravvici-
nato con un T-rex e sbalorditiva, invece, una veloce oc-
chiata a degli alieni su un pianeta sconosciuto. Chiara-
mente, ognuno ha avuto una reazione diversa: chi era divertito, chi spaventato, chi invece ha chiuso gli
occhi per paura privandosi di un’ esperienza incredibile! La realtà virtuale ha la capacità di farti vivere
avventure fantastiche, farti visitare posti irraggiungibili e ammirarne le sue bellezze, oltre che vivere
emozioni indimenticabili. In attesa del proprio turno, abbiamo passato il tempo giocando a giochi da ta-
vola o di ruolo divertendoci un sacco. Dopo questa giornata ho capito quanto è importante la natura, ma
anche quanti passi in avanti sta facendo l’uomo in ambito tecnologico. Purtroppo le ore sono passate in
fretta, ma io non posso che ringraziare la Silmarillion per avermi fatto conoscere un mondo nuovo. “Una
macchina può fare il lavoro di 50 uomini ordinari, ma nessuna macchina può fare il lavoro di un uomo
straordinario”. Elbert Green Hubbart
Alessandro Cellamaro
Matera, capitale della Cultura 2019
Pagina 12 CALO...GRAFIA
Segue dalla prima pagina
La gravina lambisce
il comune di Ginosa e si
estende nel territorio, con
anse, è profonda e presen-
ta pareti ripide, adatte per
effettuare arrampicate. Il
territorio spazia dal-
la gravina al mare, dalle
pianure ai paesaggi collina-
ri, e si estende alla murgia,
interrotta dalla zona Casale,
fenditura della roccia calca-
rea che circonda l'intero
centro storico. In questi am-
biti si avvicendano vigneti,
ortaggi e olivi. Una parte
consistente della Gravina di
Ginosa, una zona di grande interesse naturalistico e
meta di visite, crollò cinque anni fa. Il crollo non ha
provocato danni a persone, per fortuna. A questo
primo crollo, ne seguirono altri, come quello di un
paio di anni fa. Il sindaco, Vito Parisi, che ne diede
l'annuncio, parlò di "un brutto risveglio" per la comu-
nità.
Secondo noi la nostra gravina supera quella di Ma-
tera ma, poiché il comune di Matera cura il suo patri-
monio storico-naturalistico essa ha avuto molto suc-
cesso ed ha oscurato le zone vicine. Speriamo, co-
munque, che un giorno Ginosa riesca a raggiungere
la notorietà di Matera e, magari, a superarla.
MATERA
Nel
2019 Matera è
stata sotto i
riflettori di tutto
il mondo e ha
indossato il
suo vestito più
bello: quello di
Capitale Euro-
pea del-
la Cultura. So-
no stati ol-
tre 300 gli
eventi che si
sono tenuti nel
corso nelle 48
settimane di
programmazione. Lo spettacolo d'inaugurazione si è tenuto il 19 gennaio 2019 in Eurovisione.
Per tutto l'anno in città si trovano mostre internazionali, concerti, spettacoli e dibattiti.
Il 19 gennaio Matera ha aperto le sue porte al mondo e lo ha fatto con uno spettacolo incredibile: 54 bande
musicali provenienti dalle capitali europee della cultura e dai comuni lucani sono entrate in città (e nelle
case di tutti) dalle 19.00 alle 20.00. Lo spettacolo ha dato poi il via a mostre, concerti e altri eventi che si
terranno nel corso dell'anno. L'assegnazione del titolo di Capitale europea della cultura 2019 avviene non
tanto per quello che la città mostra di essere, quanto per quello che le politiche culturali vogliono intrapren-
dere nel percorso dei quattro anni successivi al riconoscimento. Per noi Matera ha meritato questo titolo
perché il loro Comune ha tenuto in custodia i Sassi portandoli al successo.
Giuliano Lovecchio
Vito Milano
Alessandro Cellamaro
Pagina 13NUMERO 1
MATERA CAPITALE DELLA CULTURA 2019
"...Arrivai ad una strada che da un solo lato era fiancheg-
giata da vecchie case e dall'altro costeggiava un precipi-
zio. In quel precipizio è Matera... Di faccia c'era un monte
pelato e brullo, di un brutto color grigiastro, senza segno
di coltivazioni né un solo albero: soltanto terra e pietre
battute dal sole. In fondo... un torrentaccio, la Gravina,
con poca acqua sporca ed impaludata tra i sassi del gre-
to... La forma di quel burrone era strana: come quella di
due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo spero-
ne e riuniti in basso da un apice comune, dove si vedeva,
di lassù, una chiesa bianca: S. Maria de Idris, che pareva
ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti si
chiamano Sassi, Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Han-
no la forma con cui a scuola immaginavo l'inferno di Dan-
te... La stradetta strettissima passava sui tetti delle case,
se quelle così si possono chiamare. Sono grotte scavate
nella parete di argilla indurita del burrone... Le strade so-
no insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di so-
pra e tetti per quelli di sotto... Le porte erano aperte per il
caldo, Io guardavo passando: e vedevo l'interno delle
grottesche non prendono altra luce ed aria se non dalla
porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall'alto,
attraverso botole e scalette"
Così Carlo Levi scriveva di Matera nel suo famoso libro
“Cristo si è fermato a Eboli”.
Matera, capoluogo di provincia della Basilicata, quest’an-
no ha avuto un importante riconoscimento: la Commissio-
ne europea l’ha eletta Capitale della cultura 2019.
Matera è una città che, fino a non molti decenni fa, era
discriminata per la sua “povertà”. Oggi, invece, è una città
molto ricca: i famosi Sassi (il Sasso Barisano e il Sasso
Caveoso), la Cattedrale di Maria SS. della Bruna e
sant’Eustachio, la Cripta del Peccato Originale e tanti altri
monumenti naturalistici, artificiali e paesaggistici, la ren-
dono unica al mondo.
Matera conserva, silenziosamente, una cultura ricca di
leggende, storia e cinematografia.
Ecco alcune leggende:
Il tesoro del re Barbarossa
Si narra la leggenda di un favoloso Re Barbarossa che,
dopo aver distrutto una chiesa ricavata in una grotta, vi
seppellisce sua figlia insieme ad un misterioso tesoro.
La speranza di ritrovare la preziosa ricchezza del Barba-
rossa spinge, nel corso dei secoli, contadini e pastori a
frequentare la grotta e a devastarne, purtroppo, il deposi-
to archeologico e il suo ricco contenuto di significativi
reperti.
Il Castello delle Monacelle
La leggenda narra che nella frazione “La Martella”, nei
pressi della masseria delle Monacelle, abitava un’umile
famiglia: padre, madre e una giovane fanciulla. Nel giro di
poco tempo, però, la madre morì improvvisamente e la
giovane ragazza dovette farsi carico della casa e del pa-
dre. Un giorno, mentre faceva le faccende domestiche,
trovò in un cassetto del comò un anello: era l’anello che il
padre regalò alla madre nel giorno delle loro nozze, e che
la donna conservò prima di morire. Emozionata e concita-
ta, infilò l’anello al dito: sembrava fatto per lei! La sera,
quando il padre rientrò dopo una lunga giornata di lavoro,
ingenuamente glielo mostrò. Ma la reazione non fu quella
aspettata. Il padre, infatti, si infuriò, la schiaffeggiò e le
ordinò di rimetterlo a posto e non toccarlo mai più. La
giovane, crucciata, obbedì. Quella notte al padre venne
un’idea: avrebbe cercato in lungo e in largo una donna al
cui anulare l’anello fosse calzato a pennello. Una volta
trovata, l’avrebbe chiesta in moglie. E così, l’indomani,
prese di nascosto l’anello e uscì alla ricerca della futura
moglie. Girovagò per il mondo intero. Misurò l’anello a
donne di ogni età, nazionalità ed etnia. Ma niente. Non
riusciva a trovare una donna a cui andava bene. A chi
andava troppo largo, a chi troppo stretto. Solo al dito della
figlia si adattava alla perfezione. E così all’uomo venne
alla mente un folle progetto: sposare sua figlia, sangue
del suo sangue. Non esitò, dunque, ad avanzarle la pro-
posta. La fanciulla rimase sbigottita. Provò rabbia, indi-
gnazione, disgusto. Sapeva che il padre era un uomo
violento, capace di prendersi con la forza ciò che deside-
rava. Capì che non aveva scampo. Non sarebbe potuta
sottrarsi a quell’atroce destino. Da quel momento non
fece altro che piangere, invocare Dio e i santi supplicando
il loro aiuto. Sant’Anna ebbe pietà di lei cosicché un gior-
no le apparve, le si avvicinò e le domandò che cosa le
fosse successo, cosa la turbasse. La giovane le raccontò
la sua storia e le parlò delle terribili intenzioni del padre.
La Santa l’incoraggiò e le promise che non l’avrebbe mai
lasciata sola. Ma il tanto temuto e odiato giorno arrivò. La
ragazza entrò in Chiesa vestita da sposa, con lo sguardo
triste ma rassegnato e, disperata, continuava a invocare
l’aiuto di Dio. Ed ecco che, mentre era inginocchiata a
fianco di quell’uomo viscido, con il prete dinnanzi a loro
pronto a unirli in matrimonio, la chiesa si riempì di luce e
una visione celestiale stupì tutti i presenti. Era Sant’Anna
giunta per compiere la sua promessa. Afferrò la ragazza
per i capelli e la portò con sé nella fortezza delle Mona-
celle. La giovane riuscì così, con l’aiuto della Santa, a
sottrarsi a quel funesto destino. Ma i colpi di scena non
erano ancora finiti. Poco dopo, infatti, oltre la balaustra,
Matera
Pagina 14 CALO...GRAFIA
comparve anche il demonio con i denti digrignati e lo
sguardo infuocato. Inforcò l’uomo con le sue corna luci-
de e appuntite e lo trascinò all’inferno per la strada mae-
stra.
La festa della Madonna della Bruna
1)Una ragazza sconosciuta, apparsa ad un lavoratore
della terra al rientro verso la città di Matera, chiese al
buon uomo un passaggio sul suo carro e questi, dopo
averla accompagnata fino alle porte della città, nei pressi
della chiesetta di Piccianello, la vide trasformarsi in sta-
tua. La Vergine salutò quindi l’incredulo contadino sus-
surrandogli queste parole: “È così, su un carro addobba-
to, che voglio entrare ogni anno nella mia città”.
2)Ci fu un probabile assalto dei saraceni. I materani, per
scongiurare il pericolo che le icone della loro profonda
devozione e venerazione cadessero nelle mani degli
aggressori, distrussero loro per primi il carro, evitandone
il saccheggio.
3)Il Conte Tramontano, signore di Matera, aveva pro-
messo alla cittadinanza di Matera tutto il necessario per
lo svolgimento della Festa in onore della Santa patrona,
persino un carro nuovo ogni anno. I materani per mette-
re alla prova il mal sopportato tiranno, assaltarono il Car-
ro trionfale costringendo il Conte a mantenere la pro-
messa fatta.
Due pellicole molto famose girate a Matera sono:
1)The passion of the Christ
“The passion of the Christ” è un film molto toccante ri-
guardante la passio
ne e la morte di Gesù durante le sue ultime 12 ore di
vita. È molto atteso “The passion of the Christ: Resurrec-
tion”, il sequel di “The passion of the Christ”, che uscirà
nel 2020. Ecco un’immagine del sequel.
2)Il vangelo secondo Matteo
Girato anche a Ginosa, è la narrazione, appunto, del
vangelo di Matteo e fu girato da Pierpaolo Pasolini.
Paolo Cascardi
Cristian Trentadue
Pagina 15NUMERO 1
Sicilia e mafia tra
spettacolo e
realtà
A Ginosa, l’11 gennaio, sono venuti a
scuola i “Sound Power Service”, che
ci hanno parlato delle persone vittime
della mafia, raccontandoci la loro
storia. Il primo di cui ci hanno parlato
è stato Peppino Impastato, un giorna-
lista siciliano, un attivista italiano,
membro di Democrazia Proletaria e
noto per le sue denunce contro Cosa
Nostra, per le quali fu assassinato il 9
maggio 1978. I telegiornali e i giornali
dicevano che doveva essere un paz-
zo terrorista, che prima di farsi esplo-
dere su una ferrovia, avrebbe sbattu-
to volontariamente la testa su una
roccia. Invece era la storia di un ribel-
le a Cosa Nostra, ma soprattutto la
storia di un depistaggio. Un caso in-
sabbiato e cioè: i mafiosi protetti dallo
Stato.
Il 2° di cui hanno parlato è stato Gio-
vanni Falcone, un magistrato italiano,
assassinato per opera di Cosa No-
stra. È stato ucciso il 23 maggio
1992, data importantissima per i pa-
lermitani perché dietro di sé porta i
segni del dolore, della paura e un po’
di speranza. Questa data viene ricor-
data come “la strage di Capaci”: in un
tunnel del
l’autostrada, che collega Palermo a
Mazara del Vallo, furono nascosti 500
kg di tritolo, che furono fatti esplodere
a distanza, proprio nel momento in
cui Falcone stava passando con la
sua scorta, uccidendo non solo lui ma
anche sua moglie e tre uomini della
scorta. Dopo falcone è stato ricordato
Paolo Borsellino, un altro magistrato
ucciso da Cosa Nostra, insieme ai
cinque agenti della sua scorta. Fu
assassinato quando andò a trovare la
madre in via D’Amelio e una macchi-
na parcheggiata lì vicino, carica di
tritolo, esplose. La sua morte è ac-
compagnata dal mistero dell’agenda
rossa: un’agenda da cui lui non si
separava mai, sulla quale avrebbe
scritto i nomi di alcuni mafiosi e che
non è stata mai trovata. Tra questi
uomini che hanno lottato contro la
mafia si è parlato anche di una don-
na, che ha avuto il coraggio a soli 18
anni di protestare contro i soprusi
mafiosi e di collaborare con la giusti-
zia e con Borsellino: Rita Atria. A
differenza di suo fratello e suo padre
che appartenevano ad una cosca
mafiosa lei invece condannava que-
sta cultura di mafia e quando morì
Borsellino, il suo sogno di un mondo
pulito e onesto si spezzò e lei si suici-
dò.
Poco dopo la metà del recital, gli atto-
ri hanno interpretato il monologo “Mi
chiamo Giancarlo Catino”, che rac-
conta cosa prova questo ragazzo,
vittima del bullismo, dai 6 anni, in
prima elementare, bullizzato da An-
drea Rozzi, ai 14 anni, in primo supe-
riore, al liceo scientifico, quando vin-
ce il più vigliacco della sua classe,
abbracciandolo nella palestra della
sua scuola.
Poi si è parlato di don Pino Puglisi,
beato. Giuseppe Puglisi nacque il 15
settembre 1937 nel quartiere periferi-
co di Brancaccio, a Palermo, cortile
Faraone n. 8, dal padre Carmelo,
calzolaio, e dalla madre, Giuseppa
Fana, sarta. A 16 anni entrò nel Se-
minario arcivescovile di Palermo. Il 2
luglio 1960 fu ordinato sacerdote dal
cardinale Ernesto Ruffini. Per diversi
anni rivestì diversi incarichi e riconci-
liò 2 famiglie mafiose a Godrano
(PA), nei suoi anni da parroco nel
paesino. Il 29 settembre 1990 diven-
ne parroco a san Gaetano, a Bran-
caccio, dove tolse dalla sicura futura
vita mafiosa, bambini di strada, inimi-
candosi i fratelli Graviano, legati al
boss Leoluca Bagarella, che lo mi-
nacciarono segretamente. Nel 1993,
il 29 gennaio, inaugurò a Brancaccio
il centro “Padre Nostro” e insegnò in
diverse scuole. Il 15 settembre 1993,
giorno del suo 56° compleanno, intor-
no alle 22.45 venne freddato con dei
colpi alla nuca davanti al portone di
casa sua. I funerali si svolsero il 17
settembre, fu beatificato il 25 maggio
2013 a Palermo, nel Foro Italico, ed è
ricordato il 21 ottobre. Sulla sua lapi-
de, nel cimitero di sant’Orsola a Pa-
lermo, sono scolpite le parole:
“Nessuno ha un amore più grande di
questo: dare la vita per i propri ami-
ci” (Gv 15,13). Dopo questo percorso
tra bullismo e mafia, gli attori hanno
cantato una serenata per far capire a
noi ragazzi che la Sicilia non è solo
mafia, ma anche, e soprattutto, cultu-
ra, storia e tradizione.
“E vui durmiti ancora!” fu scritta da
Giovanni Formisano nel 1910 e fu
musicata da Gaetano Emanuel Calì.
Fu inciso a Firenze nel 1927, mentre
nel 1910, in una sola notte, Calì ave-
va scritto lo spartito del brano musi-
cale, detto “mattutina”, e fu portata al
successo dal soprano Tecla Scarano,
al Teatro Sangiorgi di Catania, che
inaugurò il mito di questa canzone. Si
dice che un giovane soldato siciliano,
sul fronte della Carnia, durante la
Prima Guerra Mondiale, intonò la
canzone, accompagnato dalla sua
chitarra, al chiarore di luna, e questo
inno catanese e siciliano, fu molto
apprezzato dagli Austriaci, che, però,
non ne capirono il significato.
Lu suli è già spuntatu di lu mari
e vui, bidduzza mia, durmiti ancora,
l’aceddi sunnu stanchi di cantari
e affriddateddi aspettanu ccà fora;
supra ‘ssu barcuneddu su pusati
e aspettanu quann’è ca v’affacciati.
Lassati stari, non durmiti cchiui,
ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda,
ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui,
ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda;
passu cca fora tutti li nuttati
e aspettu suru quannu v’affacciati.
Li ciuri senza vui non vonnu stari,
su tutti ccu li testi a pinnuluni,
ognun d’iddi non voli sbucciari,
si prima non si rapì ssu barcuni.
Intra li buttuneddi su ammucchiati
e aspettanu quann’è ca v’affacciati.
Lassati stari, non durmiti cchiui,
ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda,
ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui,
ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda;
passu cca fora tutti li nuttati
e aspettu suru quannu v’affacciati.
Infine, alcuni ragazzi hanno posto
delle domande agli attori. Questa
rappresentazione teatrale ha saputo
descrivere bene quelle persone che
hanno avuto coraggio e senso della
giustizia ed è per questo che non
devono essere mai dimenticati. È
stato un recital sapiente e interessan-
te.
Paolo Cascardi
Cristian Trentadue
Allegria del Carnevale
Pagina 16 CALO...GRAFIA
IL NOSTRO CARNEVALE
Il giorno 5 marzo nell’istituto comprensivo Calò
si è svolto il nostro carnevale.
Questa manifestazione è stata organizzata
dalla preside e dai professori che hanno ad-
dobbato la palestra e scelto le canzoni.
Ogni classe ha avuto un tema: I MIMI, I CON-
TADINI, GLI ANNI 60/70, GLI ZOMBIE, I RAP-
PER, LE IMITAZIONI DEI PROFESSORI, I
BAMBINI DELL’INFANZIA, I LAVORI e IL MA-
TRIMONIO.
Appena arrivati abbiamo ballato e poi abbiamo
sfilato in modo da poter votare la maschera
migliore.
Abbiamo recitato, ballato, cantato, imitato nel
modo più simile al tema, alla fine di tutto sono
usciti i risultati dei voti, le classi vincitrici sono
state: la 3˚C e 3˚B.
Ogni classe ha avuto un premio e le classi vincenti
oltre al premio che hanno avuto tutti anche una cop-
pa.
In questa occasione era presente anche un DJ e
insieme a lui era presente Paola Ribecco; i quali
hanno animato la festa e durante la settimana ci
hanno aiutati nella preparazione della canzone,
balletti ….
Per noi è stata una meravigliosa esperienza la quale
ci ha portato tante emozioni belle e tanto lavoro e
divertimento, sarà sicuramente un’esperienza da
rifare.
Facciamo un grande ringraziamento alla Preside e ai
professori che hanno tolto molto tempo delle loro ore
di lezione per questo meraviglioso Carnevale.
È stato molto faticoso organizzarci in così poco tem-
po, però grazie al nostro impegno ce l’abbiamo fatta
e non importa chi abbia vinto o perso perché l’impor-
tante è partecipare e divertirsi.
LE ORIGINI DEL CARNEVALE
Il carnevale per noi è una festa di divertimento e di
libertà. Ognuno è libero di mascherarsi e fare
scherzi come vuole, perché il detto “ A CARNEVA-
LE OGNI SCHERZO VALE” a cosa serve?
Ci sono molte leggende riguardanti il carnevale.
Le origini del carnevale risalgono dai Saturnalia,
una festa inventata per il Dio Saturno.
Nel Medioevo la definivano la “FESTA DEI FOLLI”
tra morali e pasti abbondanti, si facevano scherzi a
volte un po’ pesanti. Il carnevale ha incontrato varie
resistenze da parte della Chiesa e dai vari ordini
religiosi. Nel Cinquecento il carnevale era solo per i
nobili, dai quali nacque l’idea di inventare le ma-
schere.
Questa è una delle tante leggende di questa festa,
poi ci sono filastrocche e poesie. Ma ci sono anche
cose molto più importanti: I PERSONAGGI che so-
no: Arlecchino, Brighella, Gianduja, Pantalone, Co-
lombina, Pulcinella, Scaramuccia, Dottor Balanzo-
ne, Meneghino, Capitan Spaventa, Beppe Nappa,
Rugantino e Stenterello, queste sono le maschere
princi-
pali del
carne-
vale,
ognuna
di que-
ste ma-
schere
rappre-
senta
una
regione
dell’Ita-
lia.
Chiara Tocci
Teresa Lippolis
Pagina 17NUMERO 1
LA FESTA DELL’AMORE IN ROMANIA: DRAGOBETE
La tradizione popolare romena; la festa degli inna-
morati o “Dragobete”.
Dragobete è una divinità mitologica simile al Dio Cu-
pido (Eros), immaginato come un uomo affascinante
e virile che rappresentava per il popolo romeno anti-
co, il Dio che fidanzava tutti gli animali della terra
all’inizio della primavera. Il 24 febbraio era l’inizio
dell’anno agricolo, dunque il momento del risveglio
della natura. Dragobete era anche il Dio del buonu-
more e si diceva che chi vi partecipava alla sua festa
era allontanato da tutte le malattie. La festa comin-
ciava al mattino quando i giovani del paese, vestiti
con abiti popolari, si incontravano davanti alla chiesa
per ballare, poi si dividevano in gruppi e andavano
verso il bosco alla ricerca di violette e bucaneve. Al
ritorno nel paese, le ragazze correvano e se per ca-
so erano raggiunte da qualche bel giovanotto, rice-
vevano un bacio…questo bacio era visto come un
fidanzamento ludico che sotto le influenze divine di
Dragobete si trasformava in un vero matrimonio. Die-
tro questa festività c’è una storia affascinante che
ora racconteremo ma che a sua volta ci è stata rac-
contata dalla maestra Ana Maria Tomaziu.
La leggenda narra: Dochia visse in una capanna sul-
la collina, prendendosi cura di un gregge di pecore.
In una notte di luna piena, Dochia dormì su un letto
di fiori. Verso mezzanotte, quando la ragazza dormi-
va profondamente, dal fondo della montagna avanzò
una nuvola di nebbia rossa. Questa misteriosa neb-
bia coprì la luce della luna e avvolse in un tenero
abbraccio Dochia. Il giorno dopo, quando la ragazza
aprì gli occhi, il sole era già alto nel cielo, si guardò
attorno e tutto sembrava cambiato. Il 24 febbraio
nacque Dragobete. Le fate madrine accorsero alla
nascita di Dragobete ed erano: Primavera, Estate,
Autunno ed Inverno. Ognuna di loro portò un dono. A
19 anni, Dragobete, aveva i capelli neri come la not-
te e gli occhi verdi come l’erba delle montagne, era
dolce come il miele ed un suo bacio bruciava come
carboni ardenti. Era un buontempone che suonava il
flauto. La leggenda vuole che dopo centinaia di anni
di vita sulla Terra, il suo insegnamento di amare le
persone continui. Sarah Aneba
Ginevra Giannico
GLI OBBIETTIVI DELLA DANZA HIP HOP
La danza, in particolare quella hip hop, per me è sempre stata uno
sfogo e una passione. Per alcune persone la danza non è altro che
un semplice sport, altre invece mi hanno sempre domandato perché
fossi così legata alla danza. Questa domanda mi ha cambiato poiché,
sin da piccola, volevo ballare ma, al contrario di molte bambine, non
mi piace la danza classica. A quella domanda, ho sempre risposto
nello stesso modo, cioè che per me non è solo una danza.
L’Hip hop è una disciplina di ballo recente, considerata anche come
una danza sportiva dalla IDSF che viene dal movimento di hip hop.
Le principali tecniche della danza hip hop (street dance) fanno parte
della danza di strada.
SELINA CARLOMAGNO
Un calcio al Razzismo
Pagina 18 CALO...GRAFIA
Nelle ultime settimane una sequenza di aggressioni
violente a danno di neri e dei stranieri ha occupato
le prime pagine dei giornali italiani. Uno dei casi più
gravi è stato quello del bambino di colore messo da
parte dal professore perché gli sembrava brutto.
In questi giorni si parla molto anche dell’episodio di
razzismo nei confronti di
una signora cinese presa di
mira e umiliata ad un su-
permercato da un ragazzo
che immortala il tutto con
un video che ha girato il
web. “Ti sparo in testa brut-
ta cinese di mer… ”. queste le parole offensive del
ragazzo che dal video si deduce che si sia arrabbia-
to perché la signora non parla l’italiano.
Ma questi sono solo due degli episodi successi in
questi ultimi mesi. Secondo me il razzismo è solo un
modo per prendersela con gli altri che agli occhi
dell’uomo sono “diversi”, questo perché
l’uomo deve sfogare la sua rabbia con
qualcuno e lo fa con gli stranieri e an-
che con gli amici.
Vito Milano
LA DIPENDENZA DAL
GIOCO
La ludopatia ai giorni d’oggi distrug-
ge la vita di molti giovani italiani. La
causa di questa patologia è legata
alla pubblicità, alle lotterie e alle
sale giochi. Le spese in giochi d’az-
zardo solo nel 2016 sono state di
circa 95 miliardi di €. Per noi, spen-
dere così tanto solo per dei giochi ci
pare assurdo, perché lo Stato ci
guadagna e i giovani ci rimettono la
loro salute e quella dei propri cari e
la perdita dei valori. Addirittura alcu-
ni di questi soggetti arrivano a pic-
chiare la loro famiglia pur di avere i
soldi.
Carlo D’Ambrosio
Daniele Calabrese
Fonte: Il Fatto Quotidiano
LA TEORIA DEL NEMICO
Negli anni ‘70 del secolo scorso
la teoria politica della “strategia
della tensione” ascriveva attentati
e stragi a un disegno eversivo.
Attraverso azioni che colpivano il
popolo italiano, ci si proponeva di
distogliere l’attenzione del Paese
dai problemi reali, combattendo le
proteste diffuse dai ceti sociali
meno fortunati. Le forze politiche
stanno attuando una strategia:
individuare un nemico per sposta-
re l’attenzione del popolo. Ciascu-
no dei componenti del governo
bifronte cercava di acquisire spazi
e visibilità in vista della prossima
competizione europea. Carl Sch-
mitt teorizzò nell’agire politico la
contrapposizione tra amico e ne-
mico. Schmitt finì per fornire ad
Hitler la base concettuale ed
ideologica dell’escalation di ag-
gressioni ai Paesi europei da cui
scaturì il secondo conflitto mon-
diale. La teoria del nemico si co-
niuga con il nazionalismo e con i
regimi autoritari. Le rivalità tra
Italia e Francia hanno ascenden-
ze risalenti a due secoli fa. Ma vi
sono una serie di vicende politi-
che che nel corso della storia
hanno contrapposto gli italiani e
ai transalpini. Nel 1969, quando
Gheddafi salì al potere, fu proprio
la Francia a fornire i primi aerei
da combattimento. Poi le vicende
portarono all’unificazione del no-
stro Paese nella seconda parte
del XIX secolo, in cui i francesi e
italiani furono alleati o avversari.
Nel 1881 la Francia trasforma in
protettorato la Tunisia. Nel 1935
Mussolini invade l’Etiopia. Cinque
anni dopo l’Italia dichiarerà guerra
alla Francia. Non è la fisionomia
del nemico che si sceglie a conta-
re, ma l’approccio stesso alle di-
namiche internazionali. Siamo
agli antipodi rispetto a una visione
collaborativa che costituisce la
cifra di ogni organizzazione so-
vranazionale nata dopo la secon-
da guerra mondiale. Aldo Moro
elaborò in contrapposizione al
“concetto di tensione” quello di
“strategia dell’attenzione”. Nes-
sun nemico nella visione dello
statista pugliese. Sarebbe bello
che, dalla Puglia, si traessero gli
insegnamenti e le lezioni di coloro
che hanno contribuito al progres-
so del Paese.
Daniele Calabrese
Carlo D’Ambrosio
Pagina 19NUMERO 1
Stranezze a scuola
A scuola si verificano molte stra-
nezze e queste sono le più recenti:
Alunna di 14 anni si lancia da
finestra della scuola di Crema
Una studentessa di 14 anni, fre-
quentante il liceo artistico “Munari
di Crema, è precipita da una fine-
stra; si trova adesso ricoverata al
San Raffaele di Milano in gravi
condizioni. La ragazza, come riferi-
sce l’Ansa, si sarebbe gettata dalla
finestra di un bagno, facendo un
volo di circa otto metri, come fa-
rebbero presumere i primi accerta-
menti effettuati dalle forze dell’ordi-
ne. Non si conoscono, al momen-
to, i motivi del tragico gesto.
Spray urticante a scuola
Due ragazzi hanno spruzzato dello
spray al peperoncino a scuola,
intossicando circa 20 studenti. L’e-
pisodio, come riferisce l’Ansa, è
avvenuto presso l’Istituto superiore
Perlasca di Vobarno,
nel bresciano. Sembra che si sia
trattato di un gioco tra due ragazzi-
ni che ha portato all’attivazione
della bomboletta e alla fuoruscita
della sostanza urticante.
Per ultimo, ma non per importan-
za, si possono citare i vari avveni-
menti in cui i bambini vengono pic-
chiati dalle maestre dell’infanzia.
Questi sono comportamenti non
appropriati perché ognuno a scuo-
la si deve sentire sicuro e ben ac-
cettato.
Vito Milano
Alessandro Cellamaro
SE BENE VUOI STARE FRUTTA E
VERDURA DEVI MANGIARE
Noi reporter della scuola Calò abbiamo intervistato i
genitori sul consumo delle merende a scuola.
Abbiamo chiesto loro cosa propongono ai loro figli
per una buona alimentazione e cosa pensano del
cibo spazzatura.
La maggior parte dei genitori ha risposto: frutta, ver-
dure, panino con olio e pomodoro o con il cotto, me-
rende fatte in casa, yogurt, ecc.
Molti genitori hanno suggerito di rimuovere il cibo
spazzatura come patatine e crostini dalle macchinet-
te che, secondo alcuni di loro, dovrebbe contenere
solo acqua e cibi salutari. Altri invece sono d’accordo
sul consumo di croccantelle perché le ritengono buo-
ne. Secondo noi, croccantelle e patatine, che posso-
no sembrare buone, contengono ingredienti non sa-
lutari. Pensiamo invece ai succhi che possono servi-
re in casi di calo di zuccheri o capogiri, come anche
la cioccolata, possibilmente fondente.
Sarah Aneba, Milena Ribecco e Liviana Accetta
La scuola che cresce con te
Tel.: 099 8245663
Posta elettronica: taic82600l@istruzione.it
Organizzazione
Influenza: è andata bene
L’influenza ha colpito finora 313 mila pugliesi, soprattutto in età
pediatrica. Rispetto alla scorsa stagione è andata meglio. È una
stagione di intensità media. L’epidemia non è ancora finita perché i
virus continueranno a circolare per altre diverse settimane e si ve-
rificheranno anche casi gravi. Il piccolo dell’epidemia si è spostato
in avanti di quattro settimane. Nel periodo centrale si sono regi-
strati oltre 10 casi per 1.000 abitanti, adesso la Puglia è tra le zone
meno colpite. L’epidemia è riconducibile al 80% al ceppo H1N1
pdm09 e per il 20% ad H3N2. Ma lo scorso anno non ci sono stati
casi gravi in bimbi piccoli, mentre quest’anno ce ne sono stati due.
L’incidenza dell’epidemia nella fascia di età 0-4 è quasi dieci volte
più alta rispetto a quella degli over 64. Le vittime sono persone
ultrasessantenni con altre patologie di base. Ma c’è stata un’ecce-
zione, un uomo di 59 anni in buona salute, deceduto all’inizio di
gennaio. Il ceppo prevalente in Puglia era compreso nel vaccino di
distribuzione, ma non ci sono ancora dati di copertura. Gli esperti
consigliano di limitare fortemente l’uso degli antibiotici e ci si deve
ricorrere soltanto dopo appropriata valutazione del pediatra o del
medico di base.
Nella mia classe c’è stata un’ondata di influenza che l’ha decimata
per una settimana e adesso, per fortuna, siamo quasi tutti guariti e
ritornati in classe.
Daniele Calabrese
CHE COS’È L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA
Accademia della Crusca… Per noi inizialmente que-
sto nome era totalmente sconosciuto, credevamo
fosse una fabbrica di cereali, poi abbiamo scoperto
che è una importantissima accademia di ‘’medici’’
della grammatica italiana. La lingua italiana, così co-
me la conosciamo, è nata nel ‘500 quando alcuni
studiosi recuperarono il fiorentino, usato dai grandi
maestri come Dante, Boccaccio e Petrarca e lo fissa-
rono come modello da cui ispirarsi per lessico, morfo-
logia, sintassi e fonetica con cambiamenti dovuti al
tempo. Ora le regole per considerare la forma corret-
ta bisogna ricercarle su quel modello! Il nome e il
simbolo dell'Accademia fanno riferimento alla crusca,
il rimasuglio prodotto dalla lavorazione della fari-
na: così come il mugnaio separa la buona farina dalla
crusca non lavorata, così l’Accademia separa le for-
me corrette dell’italiano da tutte quelle scorrette. Nel
corso dei secoli l'Accademia è stata chiusa e riaperta
a seconda dei dominatori che penetravano in Tosca-
na ma, dall'Ottocento circa, l'istituzione poté godere
del prestigio che perdura ancora oggi.
L'Accademia della Crusca è, dunque, la fonte miglio-
re a cui rivolgersi quando si ha qualche incertezza in
italiano. La Crusca, insieme all’Istituto Opera del Vo-
cabolario Italiano, ha sede nelle Villa Medicea di Ca-
stello, a Firenze, in via di Castello 46.
Accetta Liviana
Sarah Aneba,
Ginevra Giannico
Milena Ribecco
Gli svantaggi di Fortnite
In un programma televisivo, Marco
Camisani Calzolari dichiara che il
gioco Fortnite è molto pericoloso
per la crescita di bambini e ragaz-
zi.
Da alcune immagini si vede che in
classe alcuni alunni giocano a
Fortnite durante la lezione e i pro-
fessori, che non si accorgono
neanche di cosa stiano facendo i
propri alunni, continuano a spiega-
re.
Prendendo spunto da questi episodi, Marco consi-
glia ai genitori di far terminare una battaglia online
altrimenti potrebbe provocare
effetti collaterali particolari sui
ragazzi sin da farli innervosire
così tanto da rompere oggetti o
picchiare i propri genitori, infine,
se i loro figli volessero giocare a
questo videogioco, dovrebbero
averlo solo su un dispositivo tec-
nologico che possa essere con-
trollato dagli adulti. Secondo me
tutto ciò è giusto perché noi esa-
gerando con la tecnologia avan-
zata perdiamo ogni contatto con
la realtà.
Francesco Lombardi

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  • 1. 25 febbraio 2019: “Fiaccolata per i nostri angeli”: “Io dovevo vivere” Con questa data voglio co- minciare quest’articolo. La fiaccolata per i nostri angeli è un evento che si è tenuto il 25 febbraio dalle ore 18.00 a Taranto in ricordo di tutti quei bambini che sono morti di cancro a causa delle polveri sottili prodotte dall’Ilva; si sono commemorati 12 bam- bini innocenti strappati all’af- fetto dei propri cari. L’iniziati- va è stata organizzata dai genitori tarantini che chiede- ranno al Presidente della Repubblica di istituire il 25 febbraio come giornata na- zionale delle piccole vittime dell’inquinamento. In occa- sione del trigesimo di Giorgio, una vittima, i suoi genitori, Angela e Carlo, invitano tutta la cittadinanza a par- tecipare unita per dimostrare che Taranto non esiste solo in campagna elettorale. ...segue Il confronto im-possibile Ginosa ha le potenzialità per diventare grande? Probabilmente sì, ma il nostro comune tratta la gravina come spazzatu- ra e non la valorizza come ogni sito ar- cheologico. La gravina di Ginosa è una incisione erosiva profonda che fa parte dell'area delle Gravine, un'area naturale protet- ta nella parte nord-occidentale del- la provincia di Taranto, classificata tra i siti di interesse comunitario della Puglia. ...segue Marzo 2019 Numero 1 Notizie di rilievo: Tra Memoria e Ricordo……..p.2 Intervista a C. Pastore……...p.6 Inquinamento ambientale….p. 8 Viaggio nella Biblioteca …..p. 10 Matera 2019………………..p. 12 Carnevale al Calò………….p. 16 Inquinamento ambientale: Ilva, Aseco e tante conseguenze salutari e ambientali e la fiaccolata per i nostri angeli Incontro con Lia Levi Il 27 febbraio 2019 è venuta nella nostra scuola la famosa scrittrice ebraica Lia Levi. È stata un’emozione fortissima poter parlare con lei, le sue paro- le hanno portato un significato profondo in ognuno di noi. La giornata è stata allietata dal coro della professoressa Palmite- sta, che accompagnava le sue bellissime parole. Abbiamo recitato pensieri e posto domande a Lia Levi; alle sue spalle c’erano cartelloni che inter- pretavano la dura verità della SHOAH. Lia Levi, nel sentire le parole delle canzoni del coro, si è un po’ emozionata, effettivamen- te sentendo quelle canzoni molto toccanti un po' tutti si sono emo- zionati….segue
  • 2. Segue dalla prima pagina… Non è facile raccontare la propria storia, dopo esse- re vissuti nell’epoca dei nazisti, ma lei è riuscita a raccontarla tramite i suoi libri che ti coinvolgono completamente, . Ad alcuni di noi veniva da piangere mentre risponde- va alle nostre domande; le risposte erano molto semplici da capire e soprattutto molto toccanti sia per lei che per noi. In un monastero ha dovuto imparare il segno della croce, forse nessuno ebreo farebbe una cosa del genere, perché nessuno vorrebbe cambiare la pro- pria religione. Dopo la manifestazione Lia Levi ci ha fatto degli au- tografi sui libri che abbiamo comperato, noi di scuola media abbiamo preso: QUESTA SERA È GIÀ DO- MANI, invece le elementari hanno letto: UNA BAM- BINA E BASTA. Questi libri sono molto significativi, il libro “QUESTA SERA È GIÀ DOMANI” narra di una storia realmente accaduta che ci riporta al nostro tragico passato; la storia è am- bientata nel 1938, in quell’anno 32 paesi si riuniscono per affrontare il problema degli ebrei in fuga dalla Germania, nello stesso anno, anche in Italia vengono emanate le Leggi Razziali. Questo incontro è stato davvero istruttivo perché le Leggi Razziali non devono mai più esistere in nessuna parte del mondo. Per far ricordare a Lia Levi questo magnifico incontro una ragazza di 3 B le ha conse- gnato il suo ritratto. CHIARA TOCCI TERESA LIPPOLIS L’I. C. G. Calò incontra Lia Levi È sempre il Bene che alla fine vince Pagina 2 CALO...GRAFIA Lia Levi è nata a Pisa da una famiglia piemontese di origine ebraica. Nell’inizio degli anni ’40, si trasferi- sce a Roma con la sua famiglia, dove ha dovuto affrontare problemi con la guerra a causa delle leggi razziali. Nel 1943 si è salvata con le sue sorelle rifugiandosi nel collegio romano delle Suore di San Giu- seppe Di Chambèry. È autrice sia di romanzi per adulti che per ragazzi. Nel 1967 ha fondato e diretto il mensile di cultura ed informazione ebraica, Shalom. La signora Levi ha voglia di raccontare la sua storia, la storia di una bambina ebrea che durante le persecuzioni si trova ad affrontare problemi più grandi di lei, molto spesso resi ancora più difficili dagli adulti. Nel libro ‘’UNA BAMBINA E BASTA’’ la scrittrice dice: “Non mi piacciono i grandi quando decidono di farti un discorso: si sentono evoluti e magnifici, ti guardano ne- gli occhi, cercano il tono a mezza altezza...ora saprai tutto anche tu, ci penseranno loro a impacchettarti la notizia come una merendina”. È uno dei primi racconti autobiogra- fici ad affrontare con un impatto così personale il trauma che subirono i bambini ebrei in Italia, anche tra coloro che non furono portati nei campi di sterminio. Sarah Aneba e Andreea Gheorghita
  • 3. Tra memoria e ricordo Pagina 3NUMERO 1 Il 27 febbraio 2019 la scrittrice Lia Levi è venuta nel nostro plesso. L’incontro si è svolto nella palestra ed è incominciato con un discorso della preside Marianna Galli, che ha parlato dell’importanza dei libri. Subito dopo il coro, diretto dalla prof.ssa Maria Pal- mitesta, ha cantato il brano Dimentica- re no. In seguito la vicepreside Gem- ma Vernoia ha spiegato come doveva svolgersi l’incontro. La II c e la III b hanno posto delle domande sul libro “Questa sera è già domani”. Lia Levi ha risposto con un discorso molto ela- borato e completo dicendo anche che la vita è la lotta del bene dentro il ma- le. Poi la III a e la II a hanno fatto delle domande che riguardavano il libro e l’attualità e Lia Levi ha risposto parlan- do anche della situazione degli stra- nieri. Gli alunni della I c hanno letto i loro pensieri sul libro e hanno fatto delle domande cui la scrittrice ha ri- sposto. Altre classi hanno fatto delle domande sulla vita di Lia Levi e sulle leggi razziali. Lei ha risposto dicendo che suo padre scrive- va per un giornale clandesti- no. Anche la I a le ha rivolto delle domande e dopo la ri- sposta di Lia Levi c’è stato un fragoroso applauso. Succes- sivamente il coro ha cantato Beautiful That Way. Poi è ve- nuto il turno della III a, della I a e della I c. Una ragazza del- la III b ha consegnato un ri- tratto di Lia Levi alla scrittrice. E l’incontro si è concluso con l’esecuzione di canti ebraici. Andrea De Carlo Il 16 febbraio si è svolta nella palestra del plesso “Calò” la mani- festazione in onore della giornata del ricordo. Sono intervenuti Don Gennaro Inglese, Norma Costella e Daniela Dian. La manifestazione è iniziata con l’Inno di Mameli ed è continuata con la spiegazione ai ragazzi della parola “foibe” che sono pozzi o caverne verticali, dette anche inghiottitoi nei quali venivano gettati gli italiani e altre vittime tra il 1943 e il 1947. Era il 1945 quando le truppe del maresciallo Tito si scatenarono sull’Italia uccidendo fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, donne e bambini che spesso venivano buttati nelle foibe ancora vivi; a volte alle vittime venivano legati gli avambracci con fili di ferro e poi bastava sparare al primo per far cadere tutti gli altri nelle foi- be. Il trattato di pace fu firmato il 10 febbraio 1947 e si è scelta que- sta data per il giorno del ricordo. Ci sono persone che ancora oggi dubitano del reale avvenimento dei fatti, e pure ci sono per- sone che hanno vissuto in quel periodo e che hanno preso parte alle spedizioni per recuperare i corpi infoibati. Questa pagina di orrenda storia del nostro Paese si sta ripetendo oggi, con le vitti- me dell’Isis, in Medio Oriente dove sono state ritrovate delle foibe con 12000 persone morte, ma potrebbero essere molte di più. In questa parte del mondo sono migliaia e migliaia gli uomini che vengono uccisi, torturati e costretti a lasciare le città, arrivando sui barconi anche in Italia. Quello che è accaduto durante la se- conda guerra mondiale ci deve far riflettere e fare in modo che non si ripeta, perché un mondo dove non c’è cattiveria è un mon- do più bello. CRISTIAN TRENTADUE
  • 4. La Shoah vista da noi La verità è il solo riscatto che può esserci, la memoria l’unico modo per custodirla intatta! Pagina 4 CALO...GRAFIA IL GIORNO DELLA MEMORIA Il 26 gennaio 2019 nell’Istituto Compressivo Calò c’è stata la manifestazione contro il NAZI- SMO, una forma di violenza BRUTALE. Più di 6 milioni di ebrei, erano persone, non erano animali, non erano persone cattive, erano semplicemente persone, persone innocenti sono morte per cosa? Per la CATTIVERIA degli uomini. Noi alunni abbiamo recitato poesie, pensieri per far capire che questa cosa è successa e non deve succedere MAI più. Dopo questa prima parte dedi- cata alla riflessione abbiamo piantato dei fiori che abbia- mo dedicato ai 20 bambini impiccati della scuola di Bul- lenhuser Damm. Ogni piantina aveva una stella di Davide e un pensiero per ogni bambino protagonista di questo passato, un passato orribile, un passato con tantissimi morti e con pochi sopravvissuti. I sopravvissuti mostrano il numero che hanno sul braccio per far capire ai giovani la crudeltà che provavano per loro. I tedeschi hanno causato la Seconda Guerra Mondiale e lo sterminio di persone che non avevano fatto nulla di male, solo che per loro non andavano bene perché ap- partenevano ad alcune categorie: ebrei, omosessuali, rom. Chi lo sa, forse avevano fatto loro qualcosa o forse erano solo un po’ più ricchi?! Ma se anche così fosse non si può e non si deve trattare così una persona che sia di una nazione diversa dalla nostra. Siamo tutti uguali, sen- za diversità e soprattutto senza discriminazioni. Ciò che è successo non deve mai accadere in futuro. Gheorghita Andreea Tocci Chiara Lippolis Teresa Campi di concentramento Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista e i loro alleati crearono più di 40.000 campi di concentramento e altre strutture carcerarie. Questi campi furono usati per diversi scopi. Il numero complessivo di queste strutture conti- nua a crescere grazie all'analisi dei dati la- sciati dai Nazisti stessi. Nel 1933, il regime Nazista aveva cominciato a realizzare una serie di strutture utilizzate per imprigionare e poi eliminare i cosiddetti “nemici dello Stato”. La maggior parte dei prigionieri, in quel primo periodo, era costitui- ta da cittadini tedeschi: comunisti, socialisti, social-democratici, Zingari, Testimoni di Geo- va e omosessuali. Queste strutture venivano chiamate “campi di concentramento” in quan- to servivano a “concentrare” fisicamente i prigionieri in un unico luogo. I campi di sterminio In seguito, i Nazisti costruirono anche dei campi di sterminio. Qui gli ebrei venivano uccisi nelle camere a gas, e hanno addirittura costruito delle camere a gas per uccidere gli uomini. Uccidevano addirittura fino a 6.000 ebrei al giorno. Veronica Pacente e Milena Ribecco
  • 5. Pagina 5NUMERO 1 SHOAH IERI E OGGI Nel 1936 inizia l’odio per gli ebrei e per le strade compaiono i primi cartelli: “Ebrei non graditi”. A partire dalla seconda metà del XX secolo iebbe inizio l genocidio, di cui furono responsabili le autori- tà della Germania nazista che praticarono lo stermi- nio di tutte le persone ritenute “inferiori” per motivi politici o razziali. Oltre gli Ebrei, furono vittime dell’olocausto anche le minoranze etniche, gruppi religiosi, omosessuali, malati di mente e portatori handicap. Tra il 1933 e il 1945, furono circa 15-17 milioni le vittime dell’olocausto, tra cui 5-6 milioni di ebrei. Oggi i sopravvissuti alla Shoah sono pochi, ma so- no qui a raccontarci la loro esperienza. In realtà l’olocausto non è mai finito. Che cosa hanno di diverso le navi cariche di mi- granti dalle centinaia di migliaia di ebrei? Oggi i richiedenti asilo aspettano per giorni interi una risposta da noi ma molti muoiono affogati per “merito” nostro. Ormai il nostro mar Mediterraneo è diventato un cimitero per le vittime della guerra che incombe nei loro paesi e dell’olocausto che rappresenta un mor- bo per tutti i paesi civili. Carlotta Tamburrano Ginevra Giannico IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE Un film che fa commuovere tutti: un bambino che si trasferisce per volontà dei genitori e si ritrova affianco a un campo di sterminio. Bruno, così si chiamavil bambino, conosce Shmuel, un bambino ebreo, e diventano mi- gliori amici. Per i soldati loro dovevano essere nemici, infatti un giorno trova Shmuel a pulire i bic- chieri e gli offre un dolcetto. All’improvviso arriva un soldato e Bruno, preso dal panico, gli dice che quando era entrato, Shmuel si era già servito. Il giorno dopo, Bruno, dispiaciuto, va a scu- sarsi con il suo amico ma non lo trova, questa cosa succede per più volte e alla fine lo ritrova con un occhio nero. Fortunatamente Shmuel ha un cuore d’oro e lo perdona. Bruno lo va a trovare ogni giorno, uno di questi Shmuel dice di non trovare più il proprio papà, allora il giorno seguente Bruno si mette il pigiama e riesce ad entrare. Incominciano a cercare il suo papà, però finiscono in una camera a gas e muoiono insieme stretti in un’amicizia impossibile e speciale. Il film è uscito il 12 settembre 2008 nel U.S.A. e il registra Mark Herman ha collaborato con Jack Scan- lon , Asa Butterfield, Amber Beattie, David Thewlis, Cara Horgan, Sheila Hancock, Rupert Friend, Henry Kingsmill, Vera Farmiga, Jane Horrocks, Richard Johnson, David Hayman, Brenda Blethyn, Pete Poslethwaite, Tara Fitzgerald e Jim Norton. Chiara Tocci Teresa Lippolis
  • 6. INTERVISTA ALLA MAESTRA CINZIA PASTORE Pagina 6 CALO...GRAFIA D) Essendo stati vostri alunni, sappiamo quanto tenete alla lettura e abbiamo ipotizzato che, an- che quest’anno, avreste organizzato un progetto inerente ad essa. R) Sì, in effetti per me la lettura ha un ruolo fon- damentale alla base di tutte le discipline della formazione di ciascuno, come ben sapete, io pro- digo, con varie strategie didattiche affinché i miei alunni si appassionino ad essa. D) In cosa consiste il progetto di quest’anno? R) Il progetto è realizzato in orario curricolare ed è sviluppato in due modalità: lettura e animazione fatta da me e prestiti sco- lastici attraverso i quali ogni bambino legge in mo- do individuale. D) Come si intitola il libro che avete letto alla clas- se? R) Il primo libro che ho deciso di leggere ai miei alunni è stato “L’orco Gianbeppe” di Anna Viva- relli. D) Bambini, ci parlate di questo libro? R)I van P.: “ Questo libro parla di un orco buono di nome Gianbeppe che vive sulla collina…” Andrea B.: “E di due bambini di nome Tom e Edo che decidono di salire sulla collina perché sape- vano che lì c’era un orco.” Noemi C.: “Tom e Edo alla vista dell’orco scappa- no via impauriti e anche l’orco impaurito corre via.” Felisianna C.: “A questo punto noi abbiamo riso tanto perché non pensavano che ci fossero degli orchi che si impauriscono.” Andrea D.: “L’orco Gianbeppe ha detto a Tom e a Edo che lui non era capace di far male a nessuno tant’è che non mangiava neppure le uova per paura che all’interno ci fosse un pulcino.” Raffaele D.: “Tra loro si creò una bella amicizia e, visto che l’orco non sapeva né leggere né scrive- re, Tom e Edo glielo insegnarono.” Giuseppe L.: “Gianbeppe non era andato a scuo- la perché la mamma non l’aveva mandato.” Michele R.: “Gianbeppe voleva imparare a scrive- re per mettere le etichette sui barattoli di marmel- lata, per spedire cartoline, per appendere un car- tello dietro la porta e tenere un diario. Pietro L.: “ Gianbeppe fu un alunno modello, im- parò benissimo a scrivere senza fare errori.” Serena L.:” Così i due amici regalarono i loro due libri preferiti. Thomas M.:” Gianbeppe li lesse tutti d’un fiato”. Flavia C.:” A Gianbeppe sembrò che la sua testa fosse troppo piccola per contenere tutto quello che aveva imparato, ed era piccola la sua casa, era piccolo il prato e perfino il bosco, così decise di girare per il mondo”. Michele P.:” Da ogni posto Gianbeppe avrebbe inviato una cartolina a ogni suo amico.” Domenico P.:” Queste sono le cartoline che Gian- beppe ha inviato.”
  • 7. Pagina 7NUMERO 1 D) Vi è piaciuto questo libro? Ionela R.:” Ci è piaciuto tantissi- mo perché era molto divertente” D) Cosa avete imparato da que- sto libro? Giovanni R.: “ Abbiamo impara- to che l’amicizia è un sentimento importantissimo. Vincenzo R.: “ Abbiamo impara- to quanto sia im- portante andare a scuola. Anthony N.:” Sì perché è stato molto divertente e rilassante perché durante queste letture ci siamo seduti in cerchio su dei cuscini e ascoltato la lettura della maestra. D) L’attività dei prestiti scolastici vi piace? Daniele T.:” Ci piace tantissimo , ognuno ha scelto un libro. Io ho letto: “UFFA LE FEMMINE…” e oltre a divertirmi ho imparato che dobbiamo essere tutti amici. Per noi è stata una bellissima esperienza. Daniele Calabrese Cristian Trentadue PATTINAGGIO SUL GHIACCIO Il pattinaggio sul ghiaccio è uno sport ormai pratica- to solo nel periodo natalizio. A Ginosa la pista di pattinaggio è stata aperta gli ultimi giorni di Dicembre, quando piazza IV Novem- bre è stata molto affollata soprattutto perché da noi una pista non c’è mai stata. Essa non era costituita da ghiaccio, ma da lastre di plastica sintetica. All’interno c’erano dei piccoli supporti a forma di balene per aiutare le persone che non avevano mai praticato il pattinaggio. L’u- nica pecca è stata non af- fiancare qualche istruttrice o istruttore che avrebbe potu- to aiutare piccoli e grandi. C’era un’ambulanza che faceva il giro dell’isolato a controllare se qualcuno avesse avuto bisogno di soccorso. Ci sono persone che come hobby praticano il pattinag- gio sul ghiaccio e poi sono diventate molto famose ed abili. Alcune di queste sono: Carolina Kostner, italiana, che ha iniziato a pattina- re all’età di quattro anni ed a breve compirà 32 an- ni; Chiara Censori pattina dall’età di 6 anni ed è nata il 22 Dicembre 1999; Valentina Marchei ha iniziato a pattinare all’età di 7 anni ed è nata il 23 Maggio 1986 . Veronica Pacente Carlotta Tamburrano Melissa De Biasi Paola Pistoia
  • 8. Inquinamento ambientale Pagina 8 CALO...GRAFIA Segue dalla prima pagina Nel 2008 a Taranto esplose il caso della contamina- zione dei capi di bestiame che fu causata dalla pre- senza nelle carni di diossina e pcb. Nel 2010 la pro- cura di Taranto dispose un incidente probatorio per svolgere una perizia chimico-ambientale, l’obiettivo era dimostrare la presenza, la pericolosità e la pro- venienza degli inquinanti. La perizia del 2012 evi- denziava che a Taranto l’Ilva è tra le cause dell’in- quinamento. Dallo stabilimento si diffondevano gas, sostanze solide contenenti sostanze nocive alla sa- lute della popolazione di Taranto che viveva nei din- torni. Il tipo di diossina e pcb trovato nei capi di be- stiame abbattuti e nei terreni circostanti l’area dello stabilimento era riconducibile allo stabilimento Ilva di Taranto. All’interno dello stabilimento le misure idonee a evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive ai lavoratori non erano state osser- vate. A Taranto e a Ginosa si ergono 2 industrie inqui- nanti per l’ambiente, rispettivamente l’ArcelorMittal e l’Aseco. Partiamo da ArcelorMittal. ArcelorMittal (ex Ilva), Taranto “La valutazione del rischio cancerogeno inalatorio prodotto dalle emissioni in aria dello stabilimento ILVA di Taranto ha evidenziato, sia per il quadro emissivo 2010 che per lo scenario successivo all’adempimento all’AIA, una probabilità aggiunti- va di sviluppare un tumore nell’arco dell’intera vita superiore a 1:10.000 per una popolazione di circa 22.500 residenti a Taranto (situazione precedente all’AIA) e per una popolazione di circa 12.000 re- sidenti a Taranto (situazione post‐AIA). Il quadro epidemiologico mostra, in riferimento ai risultati dello studio “Sentieri”, uno stato di compromissio- ne della salute della popolazione residente a Ta- ranto, con tassi di mortalità significativamente superiori alla media regionale per la quasi totalità del periodo e delle cause esaminate”. Queste frasi sono state estrapolate dalla lettera di Legambiente Taranto ad ArcelorMittal: una lettera di protesta inviata a Lakshmi N Mittal, amministra- tore delegato di Arcelor Mittal, e Matthieu Jehl, am- ministratore delegato di Arcelor Mittal Italia il 15 di- cembre 2018 e firmata da Stefano Ciafani, presi- dente nazionale di Legambiente, Francesco Taranti- ni, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto. Forse da questa lettera si può dedurre quanti morti all’an- no sono causate dai fumi dell’industria siderurgica. Ma c’è una notizia che è ancora più triste: la “nuova Ilva” inquina più della vecchia. Sono interessati da questo brutto fenomeno i quartieri tarantini Tamburi e Paolo VI, il comune di Statte e, soprattutto, l’am- biente e la salute. Già dagli anni ’90 del ‘900 si ebbe qualche avvertimento sull’inquinamento, poi, nel 2005 il rischio cominciò ad evidenziarsi, per colpa di diossina e policlorobifenili (catalogati tra i composti più tossici e cancerogeni), fino ad arrivare ai giorni nostri, dove le vittime di tumori sono fin troppe, so- prattutto quelle di età giovanile, come il 15enne Giorgio Di Ponzio, ucciso da un sarcoma. Aseco S.p.a. “Riportiamo sui tavoli regionali le rimostranze del territorio, obbligando al rispetto delle prescrizioni previste dall’AIA rilasciata dalla Regione Puglia” Questa è la frase pronunciata dal sindaco Vito Pari- si, nell’estate 2018. Si riferisce a quei giorni di ago- sto quando, in Contrada Lama di Pozzo, si sono registrate enormi emissioni odorigene. Queste emissioni provenivano dall’impianto di compostag- gio Aseco S.p.a, percepite, addirittura, a Marina di Ginosa. Era già da 2 anni che il Primo Cittadino Vito Parisi, nelle sedute regionali, difendeva il diritto di avere aria salubre anche nel territorio ginosino. Ci sono state vari controlli e si è giunti alla conclusione che non ci sarà un aumento dei volumi dei rifiuti. Daniele Calabrese Paolo Cascardi Cristian Trentadue
  • 9. Pagina 9NUMERO 1 L’inquinamento dei parchi minerari e dell’Ilva Nel 1963 a Taranto nacque una delle fabbriche più im- portanti d’Italia, ovvero l’Ital- sider (poi chiamata Ilva e oggi Arcelor Mittal). Questa fabbrica fu costruita a Taranto per 2 motivi: uno per la vicinanza al porto in modo da semplificare lo scambio delle merci, l’altro era perché a Taranto non c’era lavoro. Si tratta di un impianto siderurgico a ciclo integrale: le fabbriche a ciclo integrale sono quegli impian- ti che prendono i minerali del ferro come l’ematite, la limo- nite e la magnetite che viene trasformata prima in ghisa madre in fine in lingotti d’acciaio. I manufatti in ghi- sa possono essere diversi come i cassonetti della spazzatura oppure i termosifoni. In questi anni si sta discutendo di chiudere la fab- brica, ma se ciò accadesse, almeno 10.000 perso- ne perderebbero il proprio lavoro. Perché questa azienda dovrebbe essere chiusa? Semplice: inqui- na tanto per i parchi minerari; inoltre, le navi mer- cantili trasportano delle polveri, dette stabilizzanti, che vengono messe su dei nastri-trasportatori che spostandosi fanno volare questa polvere nell’aria che poi noi respiriamo. Tutto ciò mette in grave pericolo la nostra vita. Per questo problema ci dovrebbe essere la solu- zione, infatti se noi bagniamo i parchi eviteremo che si sparga per l’aria questa pericolosa polvere. Però ancora non si è trovata la soluzione l’Arcelor Mittal. Per ora il sindaco di Taranto ha deciso di chiudere 2 scuole e di non far praticare più le attività pome- ridiane ai ragazzi. Francesco Lombardi Blue whale il gioco della morte Oggi noi ragazzi abbiamo molte possibilità di scel- ta riguardo ai giochi e questo molte volte può por- tare alla noia. I giochi creati per gli adolescenti possono portare anche al suicidio, uno di questi è blue whale, una voce che per 50 giorni ti controlla e ti dice cosa fare. Questa inizialmente ti dà ordini come: svegliarsi alle 4 del mattino per guardare un film horror, fumarsi una sigaretta e cose che gli adolescenti anche senza ricevere un comando potrebbero fare. Gli ultimi, invece, portano il ragaz- zo a compiere atti estremi come incidersi una ba- lena sul braccio con un coltello, fino a, l’ultimo giorno, buttarsi da un ponte dalla cima di un palaz- zo o sotto un treno. Secondo noi questi giochi sono creati da gente psicolabile e in depressione che vuole fare del male ad altre persone per far provare il proprio dolore sotto forma di gioco o Challenge (sfida), ma soprattutto chi segue questi pazzi e sta al loro gioco non è una persona psicologica- mente sana e, sicuramente, si tratta di una persona estrema- mente fragile. Carlo D’Ambrosio Alessandro Cellamaro
  • 10. “Viaggio” nella Biblioteca Civica Pagina 10 CALO...GRAFIA Intervista a Rosa Melluso Il giorno 13 febbraio 2019, nel primo pomeriggio, freddo e ventilato, abbiamo visitato la Biblioteca Civica, accompagnati dalla responsabile Rosa Mellu- so. L’odierno edificio era stato adi- bito, in passato, a monastero dedicato a santa Parasceve, patrona della nostra città fino alla metà del XVIII secolo, poi sostituita dalla B. S. V. Maria Regina del S. Rosario; fu poi adibito a carcere, municipio, liceo classico e, tuttora, biblio- teca e Museo territoriale di Ginosa. Il museo, nel corso dell’anno, è meta di mostre, tra cui l’annuale mostra presepiale che si svolge nel periodo natali- zio. Ma ora vi illustrerò l’incontro con la signora Melluso. Quest’ultima ci ha fatto fare, per prima cosa, un tour nel museo, attraverso 3 reperti da notare. Già all’entrata ci ritroviamo, sulla sinistra, una grande pietra, dove è scritto, in latino: “Agli Dei Mani Callitano Visse 75 anni Publia Rodia Pose”; Poco più avanti, nel cortile, troviamo 2 dolia, ovvero 2 grossi recipienti per la conserva- zione di olio e vino sottoterra, ritrovati nella villa di epoca romana in contrada Rocca- vetere; Al piano superiore troviamo un misuratore di statura per la leva militare in metallo. Poi abbiamo posto delle domande alla signora Melluso che, allegramente, ci ha risposto: D) Per lei, cos’è la lettura? Per me, la lettura è entrare in un mondo magico e scoprire mondi nuovi, viaggiando per il mondo e nelle emozioni dei personaggi. D) E la fantasia? Per me è tutto, perché ci “immerge” nel libro e nel- la lettura. D) Lei, da piccola, leggeva molto? Sì, infatti da piccola spendevo tutti i miei risparmi comprando libri. D) Quali sono gli orari della Biblioteca? D’inverno dalle ore 9.00 alle ore 12.00 (lu/ma/mer/ giov/ven) e dalle ore 16.00 alle ore 18.00 (martedì e giovedì) da gennaio a giugno e da settembre a dicembre e d’estate dalle ore 9.00 alle ore 12.00 (lu/ma/mer/gio/ven) da luglio ad agosto. Ci ha anche detto: “Il modo verbale che non ama il verbo leggere è l’imperativo” e “Curare la biblioteca è un no- stro dovere, perché la biblioteca comunale è un bene comune”. È stato un pomeriggio interessante ed istrut- tivo. PAOLO CASCARDI
  • 11. Pagina 11NUMERO 1 Un pomeriggio speciale L’associazione “Silmarillion”, in occasione del Girotondo delle Biblioteche, il 20 febbraio si è recata nella biblioteca comunale di Ginosa per spiegare a noi ragazzi dell’I.C. Calò cosa siano la realtà virtuale e quella aumentata e quanto, allo stesso tempo, sia importante non perdere il contatto con la natura. La realtà virtuale è una simulazione realistica di una realtà che non esiste, l’ingresso in questo spazio è reso possibile da una sorta di applicazione e da accessori quali: guanti, visori, cyber tuta, scarpe ed altro. Sebbene il cervello sappia che è tutta una finzione, i sensi reagiscono come fosse tutto vero, infatti si ha l’istinto di toccare e guardare tutto ciò che accade intorno a te. Riuni- ti in aula magna, abbiamo ascoltato la presentazione di quella che a me sembrava una lezione piuttosto noiosa; il mio pregiudizio, però, si è subito rilevato e rrato e ben presto è cominciato il vero divertimento e ci siamo scatenati come matti. Ci siamo divisi in gruppi ed a turno, ci siamo immersi in questo mondo a noi sconosciuto e, in un unico video, abbiamo esplorato diversi scenari. Il più affascinante, secondo me, è stata la visita a Gotham City vista dall’alto, entusiasmante è stato l’incontro ravvici- nato con un T-rex e sbalorditiva, invece, una veloce oc- chiata a degli alieni su un pianeta sconosciuto. Chiara- mente, ognuno ha avuto una reazione diversa: chi era divertito, chi spaventato, chi invece ha chiuso gli occhi per paura privandosi di un’ esperienza incredibile! La realtà virtuale ha la capacità di farti vivere avventure fantastiche, farti visitare posti irraggiungibili e ammirarne le sue bellezze, oltre che vivere emozioni indimenticabili. In attesa del proprio turno, abbiamo passato il tempo giocando a giochi da ta- vola o di ruolo divertendoci un sacco. Dopo questa giornata ho capito quanto è importante la natura, ma anche quanti passi in avanti sta facendo l’uomo in ambito tecnologico. Purtroppo le ore sono passate in fretta, ma io non posso che ringraziare la Silmarillion per avermi fatto conoscere un mondo nuovo. “Una macchina può fare il lavoro di 50 uomini ordinari, ma nessuna macchina può fare il lavoro di un uomo straordinario”. Elbert Green Hubbart Alessandro Cellamaro
  • 12. Matera, capitale della Cultura 2019 Pagina 12 CALO...GRAFIA Segue dalla prima pagina La gravina lambisce il comune di Ginosa e si estende nel territorio, con anse, è profonda e presen- ta pareti ripide, adatte per effettuare arrampicate. Il territorio spazia dal- la gravina al mare, dalle pianure ai paesaggi collina- ri, e si estende alla murgia, interrotta dalla zona Casale, fenditura della roccia calca- rea che circonda l'intero centro storico. In questi am- biti si avvicendano vigneti, ortaggi e olivi. Una parte consistente della Gravina di Ginosa, una zona di grande interesse naturalistico e meta di visite, crollò cinque anni fa. Il crollo non ha provocato danni a persone, per fortuna. A questo primo crollo, ne seguirono altri, come quello di un paio di anni fa. Il sindaco, Vito Parisi, che ne diede l'annuncio, parlò di "un brutto risveglio" per la comu- nità. Secondo noi la nostra gravina supera quella di Ma- tera ma, poiché il comune di Matera cura il suo patri- monio storico-naturalistico essa ha avuto molto suc- cesso ed ha oscurato le zone vicine. Speriamo, co- munque, che un giorno Ginosa riesca a raggiungere la notorietà di Matera e, magari, a superarla. MATERA Nel 2019 Matera è stata sotto i riflettori di tutto il mondo e ha indossato il suo vestito più bello: quello di Capitale Euro- pea del- la Cultura. So- no stati ol- tre 300 gli eventi che si sono tenuti nel corso nelle 48 settimane di programmazione. Lo spettacolo d'inaugurazione si è tenuto il 19 gennaio 2019 in Eurovisione. Per tutto l'anno in città si trovano mostre internazionali, concerti, spettacoli e dibattiti. Il 19 gennaio Matera ha aperto le sue porte al mondo e lo ha fatto con uno spettacolo incredibile: 54 bande musicali provenienti dalle capitali europee della cultura e dai comuni lucani sono entrate in città (e nelle case di tutti) dalle 19.00 alle 20.00. Lo spettacolo ha dato poi il via a mostre, concerti e altri eventi che si terranno nel corso dell'anno. L'assegnazione del titolo di Capitale europea della cultura 2019 avviene non tanto per quello che la città mostra di essere, quanto per quello che le politiche culturali vogliono intrapren- dere nel percorso dei quattro anni successivi al riconoscimento. Per noi Matera ha meritato questo titolo perché il loro Comune ha tenuto in custodia i Sassi portandoli al successo. Giuliano Lovecchio Vito Milano Alessandro Cellamaro
  • 13. Pagina 13NUMERO 1 MATERA CAPITALE DELLA CULTURA 2019 "...Arrivai ad una strada che da un solo lato era fiancheg- giata da vecchie case e dall'altro costeggiava un precipi- zio. In quel precipizio è Matera... Di faccia c'era un monte pelato e brullo, di un brutto color grigiastro, senza segno di coltivazioni né un solo albero: soltanto terra e pietre battute dal sole. In fondo... un torrentaccio, la Gravina, con poca acqua sporca ed impaludata tra i sassi del gre- to... La forma di quel burrone era strana: come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo spero- ne e riuniti in basso da un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca: S. Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti si chiamano Sassi, Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Han- no la forma con cui a scuola immaginavo l'inferno di Dan- te... La stradetta strettissima passava sui tetti delle case, se quelle così si possono chiamare. Sono grotte scavate nella parete di argilla indurita del burrone... Le strade so- no insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di so- pra e tetti per quelli di sotto... Le porte erano aperte per il caldo, Io guardavo passando: e vedevo l'interno delle grottesche non prendono altra luce ed aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall'alto, attraverso botole e scalette" Così Carlo Levi scriveva di Matera nel suo famoso libro “Cristo si è fermato a Eboli”. Matera, capoluogo di provincia della Basilicata, quest’an- no ha avuto un importante riconoscimento: la Commissio- ne europea l’ha eletta Capitale della cultura 2019. Matera è una città che, fino a non molti decenni fa, era discriminata per la sua “povertà”. Oggi, invece, è una città molto ricca: i famosi Sassi (il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso), la Cattedrale di Maria SS. della Bruna e sant’Eustachio, la Cripta del Peccato Originale e tanti altri monumenti naturalistici, artificiali e paesaggistici, la ren- dono unica al mondo. Matera conserva, silenziosamente, una cultura ricca di leggende, storia e cinematografia. Ecco alcune leggende: Il tesoro del re Barbarossa Si narra la leggenda di un favoloso Re Barbarossa che, dopo aver distrutto una chiesa ricavata in una grotta, vi seppellisce sua figlia insieme ad un misterioso tesoro. La speranza di ritrovare la preziosa ricchezza del Barba- rossa spinge, nel corso dei secoli, contadini e pastori a frequentare la grotta e a devastarne, purtroppo, il deposi- to archeologico e il suo ricco contenuto di significativi reperti. Il Castello delle Monacelle La leggenda narra che nella frazione “La Martella”, nei pressi della masseria delle Monacelle, abitava un’umile famiglia: padre, madre e una giovane fanciulla. Nel giro di poco tempo, però, la madre morì improvvisamente e la giovane ragazza dovette farsi carico della casa e del pa- dre. Un giorno, mentre faceva le faccende domestiche, trovò in un cassetto del comò un anello: era l’anello che il padre regalò alla madre nel giorno delle loro nozze, e che la donna conservò prima di morire. Emozionata e concita- ta, infilò l’anello al dito: sembrava fatto per lei! La sera, quando il padre rientrò dopo una lunga giornata di lavoro, ingenuamente glielo mostrò. Ma la reazione non fu quella aspettata. Il padre, infatti, si infuriò, la schiaffeggiò e le ordinò di rimetterlo a posto e non toccarlo mai più. La giovane, crucciata, obbedì. Quella notte al padre venne un’idea: avrebbe cercato in lungo e in largo una donna al cui anulare l’anello fosse calzato a pennello. Una volta trovata, l’avrebbe chiesta in moglie. E così, l’indomani, prese di nascosto l’anello e uscì alla ricerca della futura moglie. Girovagò per il mondo intero. Misurò l’anello a donne di ogni età, nazionalità ed etnia. Ma niente. Non riusciva a trovare una donna a cui andava bene. A chi andava troppo largo, a chi troppo stretto. Solo al dito della figlia si adattava alla perfezione. E così all’uomo venne alla mente un folle progetto: sposare sua figlia, sangue del suo sangue. Non esitò, dunque, ad avanzarle la pro- posta. La fanciulla rimase sbigottita. Provò rabbia, indi- gnazione, disgusto. Sapeva che il padre era un uomo violento, capace di prendersi con la forza ciò che deside- rava. Capì che non aveva scampo. Non sarebbe potuta sottrarsi a quell’atroce destino. Da quel momento non fece altro che piangere, invocare Dio e i santi supplicando il loro aiuto. Sant’Anna ebbe pietà di lei cosicché un gior- no le apparve, le si avvicinò e le domandò che cosa le fosse successo, cosa la turbasse. La giovane le raccontò la sua storia e le parlò delle terribili intenzioni del padre. La Santa l’incoraggiò e le promise che non l’avrebbe mai lasciata sola. Ma il tanto temuto e odiato giorno arrivò. La ragazza entrò in Chiesa vestita da sposa, con lo sguardo triste ma rassegnato e, disperata, continuava a invocare l’aiuto di Dio. Ed ecco che, mentre era inginocchiata a fianco di quell’uomo viscido, con il prete dinnanzi a loro pronto a unirli in matrimonio, la chiesa si riempì di luce e una visione celestiale stupì tutti i presenti. Era Sant’Anna giunta per compiere la sua promessa. Afferrò la ragazza per i capelli e la portò con sé nella fortezza delle Mona- celle. La giovane riuscì così, con l’aiuto della Santa, a sottrarsi a quel funesto destino. Ma i colpi di scena non erano ancora finiti. Poco dopo, infatti, oltre la balaustra,
  • 14. Matera Pagina 14 CALO...GRAFIA comparve anche il demonio con i denti digrignati e lo sguardo infuocato. Inforcò l’uomo con le sue corna luci- de e appuntite e lo trascinò all’inferno per la strada mae- stra. La festa della Madonna della Bruna 1)Una ragazza sconosciuta, apparsa ad un lavoratore della terra al rientro verso la città di Matera, chiese al buon uomo un passaggio sul suo carro e questi, dopo averla accompagnata fino alle porte della città, nei pressi della chiesetta di Piccianello, la vide trasformarsi in sta- tua. La Vergine salutò quindi l’incredulo contadino sus- surrandogli queste parole: “È così, su un carro addobba- to, che voglio entrare ogni anno nella mia città”. 2)Ci fu un probabile assalto dei saraceni. I materani, per scongiurare il pericolo che le icone della loro profonda devozione e venerazione cadessero nelle mani degli aggressori, distrussero loro per primi il carro, evitandone il saccheggio. 3)Il Conte Tramontano, signore di Matera, aveva pro- messo alla cittadinanza di Matera tutto il necessario per lo svolgimento della Festa in onore della Santa patrona, persino un carro nuovo ogni anno. I materani per mette- re alla prova il mal sopportato tiranno, assaltarono il Car- ro trionfale costringendo il Conte a mantenere la pro- messa fatta. Due pellicole molto famose girate a Matera sono: 1)The passion of the Christ “The passion of the Christ” è un film molto toccante ri- guardante la passio ne e la morte di Gesù durante le sue ultime 12 ore di vita. È molto atteso “The passion of the Christ: Resurrec- tion”, il sequel di “The passion of the Christ”, che uscirà nel 2020. Ecco un’immagine del sequel. 2)Il vangelo secondo Matteo Girato anche a Ginosa, è la narrazione, appunto, del vangelo di Matteo e fu girato da Pierpaolo Pasolini. Paolo Cascardi Cristian Trentadue
  • 15. Pagina 15NUMERO 1 Sicilia e mafia tra spettacolo e realtà A Ginosa, l’11 gennaio, sono venuti a scuola i “Sound Power Service”, che ci hanno parlato delle persone vittime della mafia, raccontandoci la loro storia. Il primo di cui ci hanno parlato è stato Peppino Impastato, un giorna- lista siciliano, un attivista italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro Cosa Nostra, per le quali fu assassinato il 9 maggio 1978. I telegiornali e i giornali dicevano che doveva essere un paz- zo terrorista, che prima di farsi esplo- dere su una ferrovia, avrebbe sbattu- to volontariamente la testa su una roccia. Invece era la storia di un ribel- le a Cosa Nostra, ma soprattutto la storia di un depistaggio. Un caso in- sabbiato e cioè: i mafiosi protetti dallo Stato. Il 2° di cui hanno parlato è stato Gio- vanni Falcone, un magistrato italiano, assassinato per opera di Cosa No- stra. È stato ucciso il 23 maggio 1992, data importantissima per i pa- lermitani perché dietro di sé porta i segni del dolore, della paura e un po’ di speranza. Questa data viene ricor- data come “la strage di Capaci”: in un tunnel del l’autostrada, che collega Palermo a Mazara del Vallo, furono nascosti 500 kg di tritolo, che furono fatti esplodere a distanza, proprio nel momento in cui Falcone stava passando con la sua scorta, uccidendo non solo lui ma anche sua moglie e tre uomini della scorta. Dopo falcone è stato ricordato Paolo Borsellino, un altro magistrato ucciso da Cosa Nostra, insieme ai cinque agenti della sua scorta. Fu assassinato quando andò a trovare la madre in via D’Amelio e una macchi- na parcheggiata lì vicino, carica di tritolo, esplose. La sua morte è ac- compagnata dal mistero dell’agenda rossa: un’agenda da cui lui non si separava mai, sulla quale avrebbe scritto i nomi di alcuni mafiosi e che non è stata mai trovata. Tra questi uomini che hanno lottato contro la mafia si è parlato anche di una don- na, che ha avuto il coraggio a soli 18 anni di protestare contro i soprusi mafiosi e di collaborare con la giusti- zia e con Borsellino: Rita Atria. A differenza di suo fratello e suo padre che appartenevano ad una cosca mafiosa lei invece condannava que- sta cultura di mafia e quando morì Borsellino, il suo sogno di un mondo pulito e onesto si spezzò e lei si suici- dò. Poco dopo la metà del recital, gli atto- ri hanno interpretato il monologo “Mi chiamo Giancarlo Catino”, che rac- conta cosa prova questo ragazzo, vittima del bullismo, dai 6 anni, in prima elementare, bullizzato da An- drea Rozzi, ai 14 anni, in primo supe- riore, al liceo scientifico, quando vin- ce il più vigliacco della sua classe, abbracciandolo nella palestra della sua scuola. Poi si è parlato di don Pino Puglisi, beato. Giuseppe Puglisi nacque il 15 settembre 1937 nel quartiere periferi- co di Brancaccio, a Palermo, cortile Faraone n. 8, dal padre Carmelo, calzolaio, e dalla madre, Giuseppa Fana, sarta. A 16 anni entrò nel Se- minario arcivescovile di Palermo. Il 2 luglio 1960 fu ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini. Per diversi anni rivestì diversi incarichi e riconci- liò 2 famiglie mafiose a Godrano (PA), nei suoi anni da parroco nel paesino. Il 29 settembre 1990 diven- ne parroco a san Gaetano, a Bran- caccio, dove tolse dalla sicura futura vita mafiosa, bambini di strada, inimi- candosi i fratelli Graviano, legati al boss Leoluca Bagarella, che lo mi- nacciarono segretamente. Nel 1993, il 29 gennaio, inaugurò a Brancaccio il centro “Padre Nostro” e insegnò in diverse scuole. Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, intor- no alle 22.45 venne freddato con dei colpi alla nuca davanti al portone di casa sua. I funerali si svolsero il 17 settembre, fu beatificato il 25 maggio 2013 a Palermo, nel Foro Italico, ed è ricordato il 21 ottobre. Sulla sua lapi- de, nel cimitero di sant’Orsola a Pa- lermo, sono scolpite le parole: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri ami- ci” (Gv 15,13). Dopo questo percorso tra bullismo e mafia, gli attori hanno cantato una serenata per far capire a noi ragazzi che la Sicilia non è solo mafia, ma anche, e soprattutto, cultu- ra, storia e tradizione. “E vui durmiti ancora!” fu scritta da Giovanni Formisano nel 1910 e fu musicata da Gaetano Emanuel Calì. Fu inciso a Firenze nel 1927, mentre nel 1910, in una sola notte, Calì ave- va scritto lo spartito del brano musi- cale, detto “mattutina”, e fu portata al successo dal soprano Tecla Scarano, al Teatro Sangiorgi di Catania, che inaugurò il mito di questa canzone. Si dice che un giovane soldato siciliano, sul fronte della Carnia, durante la Prima Guerra Mondiale, intonò la canzone, accompagnato dalla sua chitarra, al chiarore di luna, e questo inno catanese e siciliano, fu molto apprezzato dagli Austriaci, che, però, non ne capirono il significato. Lu suli è già spuntatu di lu mari e vui, bidduzza mia, durmiti ancora, l’aceddi sunnu stanchi di cantari e affriddateddi aspettanu ccà fora; supra ‘ssu barcuneddu su pusati e aspettanu quann’è ca v’affacciati. Lassati stari, non durmiti cchiui, ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda, ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui, ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda; passu cca fora tutti li nuttati e aspettu suru quannu v’affacciati. Li ciuri senza vui non vonnu stari, su tutti ccu li testi a pinnuluni, ognun d’iddi non voli sbucciari, si prima non si rapì ssu barcuni. Intra li buttuneddi su ammucchiati e aspettanu quann’è ca v’affacciati. Lassati stari, non durmiti cchiui, ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda, ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui, ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda; passu cca fora tutti li nuttati e aspettu suru quannu v’affacciati. Infine, alcuni ragazzi hanno posto delle domande agli attori. Questa rappresentazione teatrale ha saputo descrivere bene quelle persone che hanno avuto coraggio e senso della giustizia ed è per questo che non devono essere mai dimenticati. È stato un recital sapiente e interessan- te. Paolo Cascardi Cristian Trentadue
  • 16. Allegria del Carnevale Pagina 16 CALO...GRAFIA IL NOSTRO CARNEVALE Il giorno 5 marzo nell’istituto comprensivo Calò si è svolto il nostro carnevale. Questa manifestazione è stata organizzata dalla preside e dai professori che hanno ad- dobbato la palestra e scelto le canzoni. Ogni classe ha avuto un tema: I MIMI, I CON- TADINI, GLI ANNI 60/70, GLI ZOMBIE, I RAP- PER, LE IMITAZIONI DEI PROFESSORI, I BAMBINI DELL’INFANZIA, I LAVORI e IL MA- TRIMONIO. Appena arrivati abbiamo ballato e poi abbiamo sfilato in modo da poter votare la maschera migliore. Abbiamo recitato, ballato, cantato, imitato nel modo più simile al tema, alla fine di tutto sono usciti i risultati dei voti, le classi vincitrici sono state: la 3˚C e 3˚B. Ogni classe ha avuto un premio e le classi vincenti oltre al premio che hanno avuto tutti anche una cop- pa. In questa occasione era presente anche un DJ e insieme a lui era presente Paola Ribecco; i quali hanno animato la festa e durante la settimana ci hanno aiutati nella preparazione della canzone, balletti …. Per noi è stata una meravigliosa esperienza la quale ci ha portato tante emozioni belle e tanto lavoro e divertimento, sarà sicuramente un’esperienza da rifare. Facciamo un grande ringraziamento alla Preside e ai professori che hanno tolto molto tempo delle loro ore di lezione per questo meraviglioso Carnevale. È stato molto faticoso organizzarci in così poco tem- po, però grazie al nostro impegno ce l’abbiamo fatta e non importa chi abbia vinto o perso perché l’impor- tante è partecipare e divertirsi. LE ORIGINI DEL CARNEVALE Il carnevale per noi è una festa di divertimento e di libertà. Ognuno è libero di mascherarsi e fare scherzi come vuole, perché il detto “ A CARNEVA- LE OGNI SCHERZO VALE” a cosa serve? Ci sono molte leggende riguardanti il carnevale. Le origini del carnevale risalgono dai Saturnalia, una festa inventata per il Dio Saturno. Nel Medioevo la definivano la “FESTA DEI FOLLI” tra morali e pasti abbondanti, si facevano scherzi a volte un po’ pesanti. Il carnevale ha incontrato varie resistenze da parte della Chiesa e dai vari ordini religiosi. Nel Cinquecento il carnevale era solo per i nobili, dai quali nacque l’idea di inventare le ma- schere. Questa è una delle tante leggende di questa festa, poi ci sono filastrocche e poesie. Ma ci sono anche cose molto più importanti: I PERSONAGGI che so- no: Arlecchino, Brighella, Gianduja, Pantalone, Co- lombina, Pulcinella, Scaramuccia, Dottor Balanzo- ne, Meneghino, Capitan Spaventa, Beppe Nappa, Rugantino e Stenterello, queste sono le maschere princi- pali del carne- vale, ognuna di que- ste ma- schere rappre- senta una regione dell’Ita- lia. Chiara Tocci Teresa Lippolis
  • 17. Pagina 17NUMERO 1 LA FESTA DELL’AMORE IN ROMANIA: DRAGOBETE La tradizione popolare romena; la festa degli inna- morati o “Dragobete”. Dragobete è una divinità mitologica simile al Dio Cu- pido (Eros), immaginato come un uomo affascinante e virile che rappresentava per il popolo romeno anti- co, il Dio che fidanzava tutti gli animali della terra all’inizio della primavera. Il 24 febbraio era l’inizio dell’anno agricolo, dunque il momento del risveglio della natura. Dragobete era anche il Dio del buonu- more e si diceva che chi vi partecipava alla sua festa era allontanato da tutte le malattie. La festa comin- ciava al mattino quando i giovani del paese, vestiti con abiti popolari, si incontravano davanti alla chiesa per ballare, poi si dividevano in gruppi e andavano verso il bosco alla ricerca di violette e bucaneve. Al ritorno nel paese, le ragazze correvano e se per ca- so erano raggiunte da qualche bel giovanotto, rice- vevano un bacio…questo bacio era visto come un fidanzamento ludico che sotto le influenze divine di Dragobete si trasformava in un vero matrimonio. Die- tro questa festività c’è una storia affascinante che ora racconteremo ma che a sua volta ci è stata rac- contata dalla maestra Ana Maria Tomaziu. La leggenda narra: Dochia visse in una capanna sul- la collina, prendendosi cura di un gregge di pecore. In una notte di luna piena, Dochia dormì su un letto di fiori. Verso mezzanotte, quando la ragazza dormi- va profondamente, dal fondo della montagna avanzò una nuvola di nebbia rossa. Questa misteriosa neb- bia coprì la luce della luna e avvolse in un tenero abbraccio Dochia. Il giorno dopo, quando la ragazza aprì gli occhi, il sole era già alto nel cielo, si guardò attorno e tutto sembrava cambiato. Il 24 febbraio nacque Dragobete. Le fate madrine accorsero alla nascita di Dragobete ed erano: Primavera, Estate, Autunno ed Inverno. Ognuna di loro portò un dono. A 19 anni, Dragobete, aveva i capelli neri come la not- te e gli occhi verdi come l’erba delle montagne, era dolce come il miele ed un suo bacio bruciava come carboni ardenti. Era un buontempone che suonava il flauto. La leggenda vuole che dopo centinaia di anni di vita sulla Terra, il suo insegnamento di amare le persone continui. Sarah Aneba Ginevra Giannico GLI OBBIETTIVI DELLA DANZA HIP HOP La danza, in particolare quella hip hop, per me è sempre stata uno sfogo e una passione. Per alcune persone la danza non è altro che un semplice sport, altre invece mi hanno sempre domandato perché fossi così legata alla danza. Questa domanda mi ha cambiato poiché, sin da piccola, volevo ballare ma, al contrario di molte bambine, non mi piace la danza classica. A quella domanda, ho sempre risposto nello stesso modo, cioè che per me non è solo una danza. L’Hip hop è una disciplina di ballo recente, considerata anche come una danza sportiva dalla IDSF che viene dal movimento di hip hop. Le principali tecniche della danza hip hop (street dance) fanno parte della danza di strada. SELINA CARLOMAGNO
  • 18. Un calcio al Razzismo Pagina 18 CALO...GRAFIA Nelle ultime settimane una sequenza di aggressioni violente a danno di neri e dei stranieri ha occupato le prime pagine dei giornali italiani. Uno dei casi più gravi è stato quello del bambino di colore messo da parte dal professore perché gli sembrava brutto. In questi giorni si parla molto anche dell’episodio di razzismo nei confronti di una signora cinese presa di mira e umiliata ad un su- permercato da un ragazzo che immortala il tutto con un video che ha girato il web. “Ti sparo in testa brut- ta cinese di mer… ”. queste le parole offensive del ragazzo che dal video si deduce che si sia arrabbia- to perché la signora non parla l’italiano. Ma questi sono solo due degli episodi successi in questi ultimi mesi. Secondo me il razzismo è solo un modo per prendersela con gli altri che agli occhi dell’uomo sono “diversi”, questo perché l’uomo deve sfogare la sua rabbia con qualcuno e lo fa con gli stranieri e an- che con gli amici. Vito Milano LA DIPENDENZA DAL GIOCO La ludopatia ai giorni d’oggi distrug- ge la vita di molti giovani italiani. La causa di questa patologia è legata alla pubblicità, alle lotterie e alle sale giochi. Le spese in giochi d’az- zardo solo nel 2016 sono state di circa 95 miliardi di €. Per noi, spen- dere così tanto solo per dei giochi ci pare assurdo, perché lo Stato ci guadagna e i giovani ci rimettono la loro salute e quella dei propri cari e la perdita dei valori. Addirittura alcu- ni di questi soggetti arrivano a pic- chiare la loro famiglia pur di avere i soldi. Carlo D’Ambrosio Daniele Calabrese Fonte: Il Fatto Quotidiano LA TEORIA DEL NEMICO Negli anni ‘70 del secolo scorso la teoria politica della “strategia della tensione” ascriveva attentati e stragi a un disegno eversivo. Attraverso azioni che colpivano il popolo italiano, ci si proponeva di distogliere l’attenzione del Paese dai problemi reali, combattendo le proteste diffuse dai ceti sociali meno fortunati. Le forze politiche stanno attuando una strategia: individuare un nemico per sposta- re l’attenzione del popolo. Ciascu- no dei componenti del governo bifronte cercava di acquisire spazi e visibilità in vista della prossima competizione europea. Carl Sch- mitt teorizzò nell’agire politico la contrapposizione tra amico e ne- mico. Schmitt finì per fornire ad Hitler la base concettuale ed ideologica dell’escalation di ag- gressioni ai Paesi europei da cui scaturì il secondo conflitto mon- diale. La teoria del nemico si co- niuga con il nazionalismo e con i regimi autoritari. Le rivalità tra Italia e Francia hanno ascenden- ze risalenti a due secoli fa. Ma vi sono una serie di vicende politi- che che nel corso della storia hanno contrapposto gli italiani e ai transalpini. Nel 1969, quando Gheddafi salì al potere, fu proprio la Francia a fornire i primi aerei da combattimento. Poi le vicende portarono all’unificazione del no- stro Paese nella seconda parte del XIX secolo, in cui i francesi e italiani furono alleati o avversari. Nel 1881 la Francia trasforma in protettorato la Tunisia. Nel 1935 Mussolini invade l’Etiopia. Cinque anni dopo l’Italia dichiarerà guerra alla Francia. Non è la fisionomia del nemico che si sceglie a conta- re, ma l’approccio stesso alle di- namiche internazionali. Siamo agli antipodi rispetto a una visione collaborativa che costituisce la cifra di ogni organizzazione so- vranazionale nata dopo la secon- da guerra mondiale. Aldo Moro elaborò in contrapposizione al “concetto di tensione” quello di “strategia dell’attenzione”. Nes- sun nemico nella visione dello statista pugliese. Sarebbe bello che, dalla Puglia, si traessero gli insegnamenti e le lezioni di coloro che hanno contribuito al progres- so del Paese. Daniele Calabrese Carlo D’Ambrosio
  • 19. Pagina 19NUMERO 1 Stranezze a scuola A scuola si verificano molte stra- nezze e queste sono le più recenti: Alunna di 14 anni si lancia da finestra della scuola di Crema Una studentessa di 14 anni, fre- quentante il liceo artistico “Munari di Crema, è precipita da una fine- stra; si trova adesso ricoverata al San Raffaele di Milano in gravi condizioni. La ragazza, come riferi- sce l’Ansa, si sarebbe gettata dalla finestra di un bagno, facendo un volo di circa otto metri, come fa- rebbero presumere i primi accerta- menti effettuati dalle forze dell’ordi- ne. Non si conoscono, al momen- to, i motivi del tragico gesto. Spray urticante a scuola Due ragazzi hanno spruzzato dello spray al peperoncino a scuola, intossicando circa 20 studenti. L’e- pisodio, come riferisce l’Ansa, è avvenuto presso l’Istituto superiore Perlasca di Vobarno, nel bresciano. Sembra che si sia trattato di un gioco tra due ragazzi- ni che ha portato all’attivazione della bomboletta e alla fuoruscita della sostanza urticante. Per ultimo, ma non per importan- za, si possono citare i vari avveni- menti in cui i bambini vengono pic- chiati dalle maestre dell’infanzia. Questi sono comportamenti non appropriati perché ognuno a scuo- la si deve sentire sicuro e ben ac- cettato. Vito Milano Alessandro Cellamaro SE BENE VUOI STARE FRUTTA E VERDURA DEVI MANGIARE Noi reporter della scuola Calò abbiamo intervistato i genitori sul consumo delle merende a scuola. Abbiamo chiesto loro cosa propongono ai loro figli per una buona alimentazione e cosa pensano del cibo spazzatura. La maggior parte dei genitori ha risposto: frutta, ver- dure, panino con olio e pomodoro o con il cotto, me- rende fatte in casa, yogurt, ecc. Molti genitori hanno suggerito di rimuovere il cibo spazzatura come patatine e crostini dalle macchinet- te che, secondo alcuni di loro, dovrebbe contenere solo acqua e cibi salutari. Altri invece sono d’accordo sul consumo di croccantelle perché le ritengono buo- ne. Secondo noi, croccantelle e patatine, che posso- no sembrare buone, contengono ingredienti non sa- lutari. Pensiamo invece ai succhi che possono servi- re in casi di calo di zuccheri o capogiri, come anche la cioccolata, possibilmente fondente. Sarah Aneba, Milena Ribecco e Liviana Accetta
  • 20. La scuola che cresce con te Tel.: 099 8245663 Posta elettronica: taic82600l@istruzione.it Organizzazione Influenza: è andata bene L’influenza ha colpito finora 313 mila pugliesi, soprattutto in età pediatrica. Rispetto alla scorsa stagione è andata meglio. È una stagione di intensità media. L’epidemia non è ancora finita perché i virus continueranno a circolare per altre diverse settimane e si ve- rificheranno anche casi gravi. Il piccolo dell’epidemia si è spostato in avanti di quattro settimane. Nel periodo centrale si sono regi- strati oltre 10 casi per 1.000 abitanti, adesso la Puglia è tra le zone meno colpite. L’epidemia è riconducibile al 80% al ceppo H1N1 pdm09 e per il 20% ad H3N2. Ma lo scorso anno non ci sono stati casi gravi in bimbi piccoli, mentre quest’anno ce ne sono stati due. L’incidenza dell’epidemia nella fascia di età 0-4 è quasi dieci volte più alta rispetto a quella degli over 64. Le vittime sono persone ultrasessantenni con altre patologie di base. Ma c’è stata un’ecce- zione, un uomo di 59 anni in buona salute, deceduto all’inizio di gennaio. Il ceppo prevalente in Puglia era compreso nel vaccino di distribuzione, ma non ci sono ancora dati di copertura. Gli esperti consigliano di limitare fortemente l’uso degli antibiotici e ci si deve ricorrere soltanto dopo appropriata valutazione del pediatra o del medico di base. Nella mia classe c’è stata un’ondata di influenza che l’ha decimata per una settimana e adesso, per fortuna, siamo quasi tutti guariti e ritornati in classe. Daniele Calabrese CHE COS’È L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA Accademia della Crusca… Per noi inizialmente que- sto nome era totalmente sconosciuto, credevamo fosse una fabbrica di cereali, poi abbiamo scoperto che è una importantissima accademia di ‘’medici’’ della grammatica italiana. La lingua italiana, così co- me la conosciamo, è nata nel ‘500 quando alcuni studiosi recuperarono il fiorentino, usato dai grandi maestri come Dante, Boccaccio e Petrarca e lo fissa- rono come modello da cui ispirarsi per lessico, morfo- logia, sintassi e fonetica con cambiamenti dovuti al tempo. Ora le regole per considerare la forma corret- ta bisogna ricercarle su quel modello! Il nome e il simbolo dell'Accademia fanno riferimento alla crusca, il rimasuglio prodotto dalla lavorazione della fari- na: così come il mugnaio separa la buona farina dalla crusca non lavorata, così l’Accademia separa le for- me corrette dell’italiano da tutte quelle scorrette. Nel corso dei secoli l'Accademia è stata chiusa e riaperta a seconda dei dominatori che penetravano in Tosca- na ma, dall'Ottocento circa, l'istituzione poté godere del prestigio che perdura ancora oggi. L'Accademia della Crusca è, dunque, la fonte miglio- re a cui rivolgersi quando si ha qualche incertezza in italiano. La Crusca, insieme all’Istituto Opera del Vo- cabolario Italiano, ha sede nelle Villa Medicea di Ca- stello, a Firenze, in via di Castello 46. Accetta Liviana Sarah Aneba, Ginevra Giannico Milena Ribecco Gli svantaggi di Fortnite In un programma televisivo, Marco Camisani Calzolari dichiara che il gioco Fortnite è molto pericoloso per la crescita di bambini e ragaz- zi. Da alcune immagini si vede che in classe alcuni alunni giocano a Fortnite durante la lezione e i pro- fessori, che non si accorgono neanche di cosa stiano facendo i propri alunni, continuano a spiega- re. Prendendo spunto da questi episodi, Marco consi- glia ai genitori di far terminare una battaglia online altrimenti potrebbe provocare effetti collaterali particolari sui ragazzi sin da farli innervosire così tanto da rompere oggetti o picchiare i propri genitori, infine, se i loro figli volessero giocare a questo videogioco, dovrebbero averlo solo su un dispositivo tec- nologico che possa essere con- trollato dagli adulti. Secondo me tutto ciò è giusto perché noi esa- gerando con la tecnologia avan- zata perdiamo ogni contatto con la realtà. Francesco Lombardi