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Giorno del Ricordo
Le
Tabacchine
istriane esuli
alla
Manifattura
Tabacchi di
Firenze
20 febbraio 2017
Palazzo Garzolini
Via Gemona,92
Udine – aula T5 ore 17,30
Associazione dei Toscani inFVG
prof. Elio Varutti,
del Consiglio
Direttivo
ANVGD di Udine
*Dopo il giorno 8 settembre 1943, data della comunicazione
pubblica dell’armistizio tra gli alleati angloamericani e il
governo italiano di Badoglio, inizia l’esodo di italiani dalla
Dalmazia, da Fiume e dall’Istria.
*25 aprile 1945 – Fine II Guerra mondiale.
*10 febbraio 1947 – Trattato di pace di Parigi, Diktat. Terre
adriatiche perse a favore della Jugoslavia. Nasce il TLT.
*C’è l’esodo per evitare le violenze degli iugoslavi, come l’uccisione nelle foibe
(voragini del Carso). Gli iugoslavi sono spinti dal sentimento di vendetta per le atrocità
patite nella guerra fascista e per la pulizia etnica voluta da Tito.
*5 ottobre 1954 – Memorandum di Londra. Trieste torna all’Italia il
26.10.1954.
*10 novembre 1975 – Trattato di Osimo. Confini italiani orientali
definitivi. Per protesta a Trieste nasce la Lista civica del Melone.
«A Firenze da Pola, dove iera i inglesi,
xe rivada Zia Maria Zanetti, perché
trasferida nella Manifattura Tabacchi.
Iera un vecio fabricado vodo adibido ai
profughi. Gaveva fato i divisori coi
cartoni. Le gà abitado lì per qualche
anno».
Miranda Brussich vedova Conighi (Pola
1919-Ferrara 2013), intervista a Ferrara
del 29.12.2003 e 02.01.2004 a cura di E.
Varutti.
Nella fotografia in alto: Maria Zanetti
(Pola 1900 – Vicenza 1998) , deportata a
Wagna nel 1916.
Sotto: Il Campo di internamento per
italiani a Wagna, Austria.
100 mila profughi passano da Udine
Collegio Convitto Opera
Nazionale Balilla di Udine.
Dal 1947 al 1960: Centro di
Smistamento Profughi
Profughe istriane e dalmate al Villaggio Metallico di Udine
Quanti sono i profughi italiani d’Istria, di Fiume
e della Dalmazia?
350 mila, secondo padre Flaminio Rocchi, 1990.
250 mila, secondo Raoul Pupo, 2005.
230 mila, secondo Amedeo Colella, relazione del
24.02.1956. Ritiene che il 15% della popolazione
sfugga al censimento stimando in 270.000 i profughi
istriani e dalmati. Opera Assistenza Profughi Giuliani
e Dalmati.
ROBERTA FIDANZIA – ANGELO GAMBELLA, Il censimento dei
profughi adriatici nelle carte dell’Opera Assistenza Profughi Giuliani e
Dalmati, Rivista di Storia e Cultura del Mediterraneo, 2, 2013.
* 4-5 mila,
secondo Guido
Rumici, 2010.
* Giuseppina
Mellace nel 2014
scrive che nel
periodo 1943-
1945 «ben 10.137
persone [sono]
mancanti in
seguito a
deportazioni,
eccidi ed
infoibamenti per
mano jugoslava»
(pag. 236).
Quanti sono gli infoibati?
Parrocchiani di Besozzo (Varese) in pellegrinaggio-visita alla Foiba di
Basovizza, con Padre Giuseppe Andreoli. 2016.
Fotografia di Carlo C. Montani, esule da Fiume.
Centri Raccolta
Profughi in
Italia.
Erano 109
(Rocchi),
oppure 140
(Rumici)
Dislocazione Profughi giuliano dalmati in Italia
PROGRAMMA EDILIZIO
Centro Nord 136.116 11.157 in Lombardia
12.624 in Piemonte
18.174 nel Veneto
65.942 in Friuli Venezia Giulia
…
Sud e isole 11.175
totale 147.291
Fonte: Opera Profughi, Piano abitativo
Armando Delzotto, esule da Dignano d’Istria, ha
raccontato a Nicolò Giraldi («Messaggero Veneto»
5.2.2017: «Da Dignano partiva il treno denominato
delle Tabacchine, visto l’alto numero di donne che di
mattina andavano a lavorare alla fabbrica Tabacchi di
Pola».
«Giorgio Gorlato, esule da Dignano,
ha detto: Mia Zia Domenica
Bilucaglia, detta Minina, era
caporeparto alla Manifattura
Tabacchi di Pola e fu trasferita a
Lucca, dove lavoravano fino a 600
dipendenti nel 1947. Zia Minina
aveva queste 3 qualifiche in
Manifattura: maestra, ricevitrice al
controllo e ispettrice».
Armando Delzotto, Silvio Cattalini e Giorgio Gorlato a una
iniziativa ANVGD di Udine. Foto: Fulvio Pregnolato, 2013.
A fianco: Pola, febbraio 1947,
ultimo ricordo prima di partire.
Sopra: Firenze, piazzale degli
Uffizi, maggio 1948.
Fotografie: ANVGD Arezzo.
Firenze, convento di Sant’Orsola, Centro Raccolta Profughi di via
Guelfa, Pasqua 1947. Il CRP operò dal 1945 al 1968, quando alla fine
accoglieva anche sfrattati o senza tetto. Foto da ANVGD di Arezzo
Firenze meta dell’esodo giuliano dalmata
Un altro dato scaturì da uno studio su circa 85.000 profughi, da cui si
deduce che oltre 1/3 scelsero di stare nelle grandi città (Trieste, Roma,
Genova, Venezia, Napoli, Firenze, ecc.). Opera Profughi, tuttavia, non
mancò di appoggiare le comunità che elessero loro domicilio le province
meridionali d'Italia. L'esperimento più rilevante si ebbe in Sardegna,
nelle località di Fertilia, dove trovarono sistemazione oltre 600 profughi.
I programmi edilizi più importanti sul territorio nazionale italiano furono
varati a Roma (Villaggio Giuliano-Dalmata), Trieste, Brescia, Milano,
Torino, Varese e Venezia. Qui il programma abitativo dell'Opera arrivò a
realizzare circa 2.000 case, a Trieste 3.000 e in provincia di Modena fu
realizzato un organizzato Villaggio San Marco a Fossoli di Carpi per
accogliere soprattutto i profughi dalla zona B dell'Istria.
Pure nel 1917, dopo la rotta di Caporetto, molti friulani e giuliani furono esuli a Firenze
e in Toscana fino al 1918.
San Nicolò, Dopolavoro Monopoli di Stato, Pola. Foto ANVGD Arezzo
Centri Raccolta Profughi in Toscana
1. Marina di Massa, dal 1947, fucilate degli anarchici, sommossa
femminile. «Siamo arrivati a Marina di Massa e ci han messo in un angolino
con tre materassi distesi per terra». Franco S.
2. Migliarino Pisano, rischio inondazione alle tende, evacuazione a
Tirrenia
3. Marina di Carrara
4. Forte dei Marmi (Lucca)
5. Tirrenia (Pisa)
6. Calambrone (Pisa)
7. Carrara
8. Lucca, si riempie di sfollati garfagnini e versiliesi, chiude nel 1956
9. Coltano (Pisa)
10. Arena Pisana, San Giuliano Terme (Pisa)
11. Livorno, città che accolse profughi friulani nel 1917
12. Firenze, Manifattura Tabacchi, Via Guelfa «Al campo di Firenze c'era la
mensa... Si andava con una pignatta e si prendeva: eri in quattro in famiglia, e
ti davano quattro porzioni, quattro panini, quattro mele. E questo era così a
Firenze. Che a Firenze siamo stati tre o quattro mesi». Luigi P.
13. Laterina, (Arezzo)
14. Siena
Firenze CRP Via Guelfa, Comunione e Cresima 15-6-1948.
Foto: Anvgd Arezzo.
Le Tabacchine di Pola e di
Rovigno a Firenze
Relativamente ai provvedimenti emanati in favore dei profughi che
hanno riflessi sul loro inserimento lavorativo, occorre citare il decreto
legge n. 520 del 23 dicembre 1946, rivolto agli impiegati e ai lavoratori
statali per i quali il Governo italiano predispone - come recita il
documento - il riassorbimento lavorativo, con le stesse mansioni, "nei
corrispondenti uffici sparsi per l'Italia" [E. Miletto, 2012].
Emblematico in tal senso appare quanto avviene per i lavoratori dei
Monopoli di Stato, in favore dei quali il 30 agosto 1948 viene
promulgata una circolare che garantisce il reintegro nelle Manifatture
Tabacchi italiane di tutto il personale che, come recita il testo del
documento, "si sia trasferito nel territorio nazionale durante il periodo di
assestamento della zona giuliana" [E. Miletto, 2005]. ISTORETO
La vecchia
Manifattura
Tabacchi di
Firenze era al
monastero di
Sant’Orsola,
Via Guelfa,
oggi da
restaurare,
area
culturale.
Foto di E. Varutti
2015.
Firenze CRP Via Guelfa, Festa di San Nicola nel teatrino, 6-12-1947.
Foto: ANVGD Arezzo.
La documentazione conservata presso l'Archivio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Ufficio Zone di Confine - contiene importanti
riferimenti al trasferimento dei lavoratori dalla Manifattura Tabacchi di
Pola ad altre Manifatture attive sul territorio italiano. Personale che -
come si legge in una nota di servizio redatta dal direttore generale dei
Monopoli di Stato il 15 gennaio 1947 e inviata al Ministero dell'Interno -
sarà trasferito "verso le fabbriche di Firenze, Lucca e Sestri Ponente in
forti nuclei, e verso altri opifici in gruppi di piccola entità". Si tratta -
continua il documento - di circa 2.000 unità, delle quali "580
confluiranno a Firenze, 400 a Lucca e 420 a Sestri Ponente", mentre le
altre saranno "inviate in centri minori" [PCM, Archivio UZC]. Dopo
aver informato del prossimo arrivo dei lavoratori, il direttore dei
Monopoli di Stato invita il Ministero a "interessare i prefetti delle
Province di Firenze, Lucca e Genova", al fine di poter "assicurare ai
profughi la migliore possibile assistenza onde permettere loro una prima
sistemazione di fortuna." [PCM, Archivio UZC]. Un passaggio, quello
della sistemazione dei nuovi arrivati, che non sembra essere però di
semplice attuazione. Si veda, ad esempio, quanto avvenuto a Genova,
Firenze,
Via Guelfa.
Comunione dei
piccoli esuli del
Campo Profughi
dell’ex
Manifattura
Tabacchi.
Foto: ANVGD
Arezzo
La vecchia
Manifattura
Tabacchi di Firenze
era al monastero di
Sant’Orsola, oggi da
restaurare, area
culturale. Via
Guelfa, Via Panicale,
Via Taddea.
272 box familiari,
secondo Liana Di
Giorgi Sossi, Pola
1937, con pareti «de
carton».
Foto di E. Varutti, 2015.
Firenze CRP Via Guelfa. Ballo campestre nel teatrino nella notte di
Capodanno 1-1-1948. Foto ANVGD AREZZO.
CRP di Via Guelfa, Via
Panicale, Via Taddea.
Foto di E. Varutti, 2015.
La Manifattura Tabacchi
di Firenze, per grande
parte opera dell’Ing. Pier
Luigi Nervi è una delle
più significative
espressioni del
patrimonio industriale
del nostro paese.
Il complesso, inaugurato
nel 1941, si è mantenuto
nella sua interezza
(Italia Nostra).
Manifattura Tabacchi di Firenze, sigari.
Fotografia da: ANVGD di Arezzo
1906
Il 1872 saluta la nascita sull’isola di Sant’Andrea, della fabbrica Tabacchi: il 16
agosto, presente il podestà Campitelli, il primo reparto per la lavorazione del tabacco
viene aperto nella vecchia caserma, adattata allo scopo, di Via San Damiano.
Maria Grisanaz era la mamma di Francesco Tromba, esule da Rovigno
d’Istria. Lavorava alla Manifattura Tabacchi di Rovigno, poi trasferita a
Bari e Mestre.
Il padre dell’autore era Antonio Giuseppe Tromba, nato a Rovigno
d’Istria il 26 giugno 1899.
Dalla cardensia alla
foiba
Sette partigiani titini
prelevarono Antonio Tromba il
16 settembre 1943. Il tale
Abbà, aprendo uno sportello
della «cardensia» disse: «El xe
qua, el xe qua, vien fora
merlo». Fu ucciso e gettato
nella foiba di Vines, come
indicarono le donne del paese,
sia al tempo che nel 2003.
Anche lui lavorava alla
Manifattura Tabacchi di
Rovigno.
Ringrazio per i contatti: Carlo C. Montani, esule da Fiume a Trieste e
Laura Brussi, esule da Pola a Trieste.
Francesco Tromba è autore di «Pola cara, Istria terra
nostra, Storia di uno di noi esuli istriani» 2013, 7.a
edizione, premio Firenze 2016. New Press Photo Firenze
Claudio Bugatto (intervista del 13 luglio 2016) mi ricorda che anche a Zara c’era la
Manifattura Tabacchi. Suo padre Giuseppe Bugatto, nato a Zara nel 1924 e morto a
Udine nel 2014, ricordava di aver visto le sigarette tutte il fila nei macchinari da una
finestra che dava sul marciapiede di Zara.
Zara,
manifattura
Tabacchi,
1930
Fotografia da:
ANVGD di Arezzo
Zara, Manifattura Tabacchi, imbustinamento, 1930. Fotografia da: ANVGD di Arezzo
A Zara operano 7 manifatture tabacchi
1) Industria Tabacchi V. Caravassilis, che produceva sigarette della marca stessa;
2) Fabbrica Sigarette Diadora, che produceva sigarette delle marche "Diadora" e
"Radio". Fu assorbita dalla Manifattura Zaratina Sigarette;
3) Manifattura Sigarette e Tabacchi Grima, che produceva sigarette della marca
"Grima";
4) Manifattura Zaratina Tabacchi e Sigarette N. Peristeridis, che produceva sigarette
delle marche "Calypso" e "Samos". Nel 1922 cambiò nome e divenne "Manifattura
Zaratina Sigarette" e nel 1928 fu acquistata dall’industriale zaratino Antonio
Zerauschek;
5) Manifattura Tabacchi C. P. Pavlidis, che produceva sigarette delle marche
"Brillante", "Capriccio", "Omega", "C. Pavlidis", "Extra Fine", "Super Extra". Il 27
Novembre 1945 il tribunale del popolo del distretto di Zara decretò la confisca
della manifattura tabacchi e di tutti i beni dei 3 comproprietari (Ivano, Costantino e
Ljubica Pavlidis), giudicati colpevoli di collaborazionismo;
6) Società Italiana Tabacchi, poi confluita nel dicembre 1926 nella Manifattura
Tabacchi Orientali, che produceva sigarette delle marche "Milano", "Roma" e
"Venezia";
7) Manifattura Tabacchi Orientali, direttamente controllata dallo stato italiano con una
quota di maggioranza.
Zara, Manifattura Tabacchi, 1930. Fotografia da: ANVGD di Arezzo
Fondata il 30 maggio 1920, fu inaugurata il 3 luglio 1923. La manifattura fu collocata
nell’imponente immobile dell’ex caserma di fanteria dell’esercito austriaco sulla Riva a
cui, un decennio dopo, fu affiancato un nuovo edificio sull’area dell’ex autoparco
militare. Si trattò di un’attività produttiva di grande rilevanza per la città, dato l’elevato
numero di maestranze impiegate, in gran parte femminili. Le attività produttive
continuarono, con delle interruzioni per danni di guerra in seguito ai bombardamenti
del 1944, fino all’inverno del 1947, e lo stabilimento fu definitivamente chiuso dalla
nuova amministrazione jugoslava il 16 settembre 1947.
Cfr: Raul MARSETIČ, La Regia Manifattura Tabacchi a Pola, Quaderni XXVII, 2016, p. 81-139
L’industria
del tabacco
a Pola
Laterina (Arezzo) 1951 - Profughi partecipanti a una processione all'interno del campo. In
primo piano bambini e bambine con i vestiti della Prima Comunione. Dietro di loro una statua
con l'effigie della Madonna, portata a spalla da alcuni uomini. Si nota, insieme a quella dei
profughi, la presenza di un sacerdote e di un carabiniere partecipante alla cerimonia.
Centro Raccolta Profughi, Laterina 1949, processione delle donne.
Notare il fazzoletto devozionale delle anziane
Classe di studenti al CRP di Lucca, 1951. Si riconoscono, davanti al
maestro, Mafalda Giovanutti assieme ad altre tre sorelle, tra cui Anna
Maria, a destra. Rimasero in campo dal 1948 al 1951.
CRP di Marina di Carrara, Massa Carrara
CRP Lucca, anni 1946-1947 circa, famiglia Andretti, tra cui Mario Andretti (Montona,
28 febbraio 1940) pilota automobilistico italiano naturalizzato statunitense, attivo sia
negli Stati Uniti sia in Europa. Campione del mondo 1978.
CRP di Migliarino Pisano, provincia di Pisa, 1949; fonte: Shamira
Franceschi, Livorno, 2014
Nonno Checo al CRP di
Migliarino Pisano.
Fonte: Shamira Franceschi,
Livorno 2014
Il primo uomo da dx è il bisnonno
Checo, il bambino inginocchiato è lo zio
Giannino, sulla sinistra la zia Maricci e
la figlia. Fonte: Shamira Franceschi, Livorno 2014
Etta Bertotto,
Cherso. Nel 1943
scappa a causa delle
fucilazioni
dei titini contro gli
italiani. Fonte: Shamira Franceschi, Livorno 2014
Tona Bertotto, a sx, con ragazze del Campo Profughi di Migliarino
Pisano 1949, fonte: Shamira Franceschi, Livorno 2014.
CRP
Migliarino
Pisano, 10
aprile 1950,
Matrimonio in
Campo
Profughi. Gino
Beltramini
(Aiello) e
Maria
Maracich
(Veglia,
Regno dei
Serbi, Croati e
Sloveni, 27
marzo 1926).
Dal 1929:
Jugoslavia.
Dal libro:
M. Maracich, Il viaggio di
Meri, Codroipo,
Beltramini, 2013.
CRP Migliarino Pisano, 10.04.1950. Matrimonio in Campo Profughi,
Don Mario Maracich. «Prima notte di nozze in baracca. Vestito prestato
da un’altra sposa di Aiello. I sandali erano miei, vecchi e con i buchi,
mia sorella mi tirava giù il vestito, così no se vedeva i busi. Anche i
guanti erano vecchi. Per mio fratello fui la prima sposa».
Dal libro: M. Maracich, Il viaggio di Meri, Codroipo, Beltramini, 2013.
19.03.1949 – «Riabbracciai la mia famiglia. Mio
fratello Mario era in seminario a Pisa.
Arrivarono a Udine al Centro di Smistamento
Profughi [foto sotto, ISTORETO]. Quello fu il
giorno più bello della mia vita».
«10.04.1950 - Ci sposammo nella baracca del
Campo Profughi di Migliarino Pisano. Eravamo in
17 in una baracca.
Il menu era: minestra in brodo, tre polli arrosto
regalati dalla gente di Aiello, cavolfiori e piselli,
al posto della torta biscotti.
Uno del Campo suonava la fisarmonica [Checo,
testimonianza di Shamira Franceschi, 2014], c’era
un piazzale e ballavamo tutti, tanto non c’era
niente per cena!
Alle 10 di sera tolsero la luce e… tutti a nanna!».
Dal libro: M. Maracich, Il viaggio di Meri, Codroipo, Beltramini, 2013.
CRP di Laterina, prov. di Arezzo, 1955 panoramica.
Ringrazio: Claudio Ausilio, delegato provinciale ANVGD di Arezzo.
Pola 1947, esodo italiano sulla neve…
Ringrazio per le fotografie dell’ANVGD di Arezzo i signori Claudio Ausilio,
esule da Fiume e delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo e Aldo Tardivelli,
esule da Fiume a Genova ed altri esuli e discendenti trapiantati in Toscana.
FINE e… grazie per l’attenzione !

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Le Tabacchine istriane esuli al Centro Profughi di Firenze

  • 1. Giorno del Ricordo Le Tabacchine istriane esuli alla Manifattura Tabacchi di Firenze 20 febbraio 2017 Palazzo Garzolini Via Gemona,92 Udine – aula T5 ore 17,30 Associazione dei Toscani inFVG prof. Elio Varutti, del Consiglio Direttivo ANVGD di Udine
  • 2.
  • 3. *Dopo il giorno 8 settembre 1943, data della comunicazione pubblica dell’armistizio tra gli alleati angloamericani e il governo italiano di Badoglio, inizia l’esodo di italiani dalla Dalmazia, da Fiume e dall’Istria. *25 aprile 1945 – Fine II Guerra mondiale. *10 febbraio 1947 – Trattato di pace di Parigi, Diktat. Terre adriatiche perse a favore della Jugoslavia. Nasce il TLT. *C’è l’esodo per evitare le violenze degli iugoslavi, come l’uccisione nelle foibe (voragini del Carso). Gli iugoslavi sono spinti dal sentimento di vendetta per le atrocità patite nella guerra fascista e per la pulizia etnica voluta da Tito. *5 ottobre 1954 – Memorandum di Londra. Trieste torna all’Italia il 26.10.1954. *10 novembre 1975 – Trattato di Osimo. Confini italiani orientali definitivi. Per protesta a Trieste nasce la Lista civica del Melone.
  • 4. «A Firenze da Pola, dove iera i inglesi, xe rivada Zia Maria Zanetti, perché trasferida nella Manifattura Tabacchi. Iera un vecio fabricado vodo adibido ai profughi. Gaveva fato i divisori coi cartoni. Le gà abitado lì per qualche anno». Miranda Brussich vedova Conighi (Pola 1919-Ferrara 2013), intervista a Ferrara del 29.12.2003 e 02.01.2004 a cura di E. Varutti. Nella fotografia in alto: Maria Zanetti (Pola 1900 – Vicenza 1998) , deportata a Wagna nel 1916. Sotto: Il Campo di internamento per italiani a Wagna, Austria.
  • 5. 100 mila profughi passano da Udine
  • 6. Collegio Convitto Opera Nazionale Balilla di Udine. Dal 1947 al 1960: Centro di Smistamento Profughi
  • 7.
  • 8. Profughe istriane e dalmate al Villaggio Metallico di Udine
  • 9.
  • 10.
  • 11.
  • 12. Quanti sono i profughi italiani d’Istria, di Fiume e della Dalmazia? 350 mila, secondo padre Flaminio Rocchi, 1990. 250 mila, secondo Raoul Pupo, 2005. 230 mila, secondo Amedeo Colella, relazione del 24.02.1956. Ritiene che il 15% della popolazione sfugga al censimento stimando in 270.000 i profughi istriani e dalmati. Opera Assistenza Profughi Giuliani e Dalmati. ROBERTA FIDANZIA – ANGELO GAMBELLA, Il censimento dei profughi adriatici nelle carte dell’Opera Assistenza Profughi Giuliani e Dalmati, Rivista di Storia e Cultura del Mediterraneo, 2, 2013.
  • 13. * 4-5 mila, secondo Guido Rumici, 2010. * Giuseppina Mellace nel 2014 scrive che nel periodo 1943- 1945 «ben 10.137 persone [sono] mancanti in seguito a deportazioni, eccidi ed infoibamenti per mano jugoslava» (pag. 236). Quanti sono gli infoibati? Parrocchiani di Besozzo (Varese) in pellegrinaggio-visita alla Foiba di Basovizza, con Padre Giuseppe Andreoli. 2016. Fotografia di Carlo C. Montani, esule da Fiume.
  • 14. Centri Raccolta Profughi in Italia. Erano 109 (Rocchi), oppure 140 (Rumici)
  • 15. Dislocazione Profughi giuliano dalmati in Italia PROGRAMMA EDILIZIO Centro Nord 136.116 11.157 in Lombardia 12.624 in Piemonte 18.174 nel Veneto 65.942 in Friuli Venezia Giulia … Sud e isole 11.175 totale 147.291 Fonte: Opera Profughi, Piano abitativo
  • 16. Armando Delzotto, esule da Dignano d’Istria, ha raccontato a Nicolò Giraldi («Messaggero Veneto» 5.2.2017: «Da Dignano partiva il treno denominato delle Tabacchine, visto l’alto numero di donne che di mattina andavano a lavorare alla fabbrica Tabacchi di Pola». «Giorgio Gorlato, esule da Dignano, ha detto: Mia Zia Domenica Bilucaglia, detta Minina, era caporeparto alla Manifattura Tabacchi di Pola e fu trasferita a Lucca, dove lavoravano fino a 600 dipendenti nel 1947. Zia Minina aveva queste 3 qualifiche in Manifattura: maestra, ricevitrice al controllo e ispettrice». Armando Delzotto, Silvio Cattalini e Giorgio Gorlato a una iniziativa ANVGD di Udine. Foto: Fulvio Pregnolato, 2013.
  • 17. A fianco: Pola, febbraio 1947, ultimo ricordo prima di partire. Sopra: Firenze, piazzale degli Uffizi, maggio 1948. Fotografie: ANVGD Arezzo.
  • 18. Firenze, convento di Sant’Orsola, Centro Raccolta Profughi di via Guelfa, Pasqua 1947. Il CRP operò dal 1945 al 1968, quando alla fine accoglieva anche sfrattati o senza tetto. Foto da ANVGD di Arezzo
  • 19. Firenze meta dell’esodo giuliano dalmata Un altro dato scaturì da uno studio su circa 85.000 profughi, da cui si deduce che oltre 1/3 scelsero di stare nelle grandi città (Trieste, Roma, Genova, Venezia, Napoli, Firenze, ecc.). Opera Profughi, tuttavia, non mancò di appoggiare le comunità che elessero loro domicilio le province meridionali d'Italia. L'esperimento più rilevante si ebbe in Sardegna, nelle località di Fertilia, dove trovarono sistemazione oltre 600 profughi. I programmi edilizi più importanti sul territorio nazionale italiano furono varati a Roma (Villaggio Giuliano-Dalmata), Trieste, Brescia, Milano, Torino, Varese e Venezia. Qui il programma abitativo dell'Opera arrivò a realizzare circa 2.000 case, a Trieste 3.000 e in provincia di Modena fu realizzato un organizzato Villaggio San Marco a Fossoli di Carpi per accogliere soprattutto i profughi dalla zona B dell'Istria. Pure nel 1917, dopo la rotta di Caporetto, molti friulani e giuliani furono esuli a Firenze e in Toscana fino al 1918.
  • 20. San Nicolò, Dopolavoro Monopoli di Stato, Pola. Foto ANVGD Arezzo
  • 21. Centri Raccolta Profughi in Toscana 1. Marina di Massa, dal 1947, fucilate degli anarchici, sommossa femminile. «Siamo arrivati a Marina di Massa e ci han messo in un angolino con tre materassi distesi per terra». Franco S. 2. Migliarino Pisano, rischio inondazione alle tende, evacuazione a Tirrenia 3. Marina di Carrara 4. Forte dei Marmi (Lucca) 5. Tirrenia (Pisa) 6. Calambrone (Pisa) 7. Carrara 8. Lucca, si riempie di sfollati garfagnini e versiliesi, chiude nel 1956 9. Coltano (Pisa) 10. Arena Pisana, San Giuliano Terme (Pisa) 11. Livorno, città che accolse profughi friulani nel 1917 12. Firenze, Manifattura Tabacchi, Via Guelfa «Al campo di Firenze c'era la mensa... Si andava con una pignatta e si prendeva: eri in quattro in famiglia, e ti davano quattro porzioni, quattro panini, quattro mele. E questo era così a Firenze. Che a Firenze siamo stati tre o quattro mesi». Luigi P. 13. Laterina, (Arezzo) 14. Siena
  • 22. Firenze CRP Via Guelfa, Comunione e Cresima 15-6-1948. Foto: Anvgd Arezzo.
  • 23. Le Tabacchine di Pola e di Rovigno a Firenze Relativamente ai provvedimenti emanati in favore dei profughi che hanno riflessi sul loro inserimento lavorativo, occorre citare il decreto legge n. 520 del 23 dicembre 1946, rivolto agli impiegati e ai lavoratori statali per i quali il Governo italiano predispone - come recita il documento - il riassorbimento lavorativo, con le stesse mansioni, "nei corrispondenti uffici sparsi per l'Italia" [E. Miletto, 2012]. Emblematico in tal senso appare quanto avviene per i lavoratori dei Monopoli di Stato, in favore dei quali il 30 agosto 1948 viene promulgata una circolare che garantisce il reintegro nelle Manifatture Tabacchi italiane di tutto il personale che, come recita il testo del documento, "si sia trasferito nel territorio nazionale durante il periodo di assestamento della zona giuliana" [E. Miletto, 2005]. ISTORETO
  • 24. La vecchia Manifattura Tabacchi di Firenze era al monastero di Sant’Orsola, Via Guelfa, oggi da restaurare, area culturale. Foto di E. Varutti 2015.
  • 25. Firenze CRP Via Guelfa, Festa di San Nicola nel teatrino, 6-12-1947. Foto: ANVGD Arezzo.
  • 26. La documentazione conservata presso l'Archivio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio Zone di Confine - contiene importanti riferimenti al trasferimento dei lavoratori dalla Manifattura Tabacchi di Pola ad altre Manifatture attive sul territorio italiano. Personale che - come si legge in una nota di servizio redatta dal direttore generale dei Monopoli di Stato il 15 gennaio 1947 e inviata al Ministero dell'Interno - sarà trasferito "verso le fabbriche di Firenze, Lucca e Sestri Ponente in forti nuclei, e verso altri opifici in gruppi di piccola entità". Si tratta - continua il documento - di circa 2.000 unità, delle quali "580 confluiranno a Firenze, 400 a Lucca e 420 a Sestri Ponente", mentre le altre saranno "inviate in centri minori" [PCM, Archivio UZC]. Dopo aver informato del prossimo arrivo dei lavoratori, il direttore dei Monopoli di Stato invita il Ministero a "interessare i prefetti delle Province di Firenze, Lucca e Genova", al fine di poter "assicurare ai profughi la migliore possibile assistenza onde permettere loro una prima sistemazione di fortuna." [PCM, Archivio UZC]. Un passaggio, quello della sistemazione dei nuovi arrivati, che non sembra essere però di semplice attuazione. Si veda, ad esempio, quanto avvenuto a Genova,
  • 27. Firenze, Via Guelfa. Comunione dei piccoli esuli del Campo Profughi dell’ex Manifattura Tabacchi. Foto: ANVGD Arezzo
  • 28. La vecchia Manifattura Tabacchi di Firenze era al monastero di Sant’Orsola, oggi da restaurare, area culturale. Via Guelfa, Via Panicale, Via Taddea. 272 box familiari, secondo Liana Di Giorgi Sossi, Pola 1937, con pareti «de carton». Foto di E. Varutti, 2015.
  • 29. Firenze CRP Via Guelfa. Ballo campestre nel teatrino nella notte di Capodanno 1-1-1948. Foto ANVGD AREZZO.
  • 30. CRP di Via Guelfa, Via Panicale, Via Taddea. Foto di E. Varutti, 2015.
  • 31. La Manifattura Tabacchi di Firenze, per grande parte opera dell’Ing. Pier Luigi Nervi è una delle più significative espressioni del patrimonio industriale del nostro paese. Il complesso, inaugurato nel 1941, si è mantenuto nella sua interezza (Italia Nostra).
  • 32. Manifattura Tabacchi di Firenze, sigari. Fotografia da: ANVGD di Arezzo
  • 33. 1906 Il 1872 saluta la nascita sull’isola di Sant’Andrea, della fabbrica Tabacchi: il 16 agosto, presente il podestà Campitelli, il primo reparto per la lavorazione del tabacco viene aperto nella vecchia caserma, adattata allo scopo, di Via San Damiano.
  • 34. Maria Grisanaz era la mamma di Francesco Tromba, esule da Rovigno d’Istria. Lavorava alla Manifattura Tabacchi di Rovigno, poi trasferita a Bari e Mestre. Il padre dell’autore era Antonio Giuseppe Tromba, nato a Rovigno d’Istria il 26 giugno 1899. Dalla cardensia alla foiba Sette partigiani titini prelevarono Antonio Tromba il 16 settembre 1943. Il tale Abbà, aprendo uno sportello della «cardensia» disse: «El xe qua, el xe qua, vien fora merlo». Fu ucciso e gettato nella foiba di Vines, come indicarono le donne del paese, sia al tempo che nel 2003. Anche lui lavorava alla Manifattura Tabacchi di Rovigno. Ringrazio per i contatti: Carlo C. Montani, esule da Fiume a Trieste e Laura Brussi, esule da Pola a Trieste.
  • 35. Francesco Tromba è autore di «Pola cara, Istria terra nostra, Storia di uno di noi esuli istriani» 2013, 7.a edizione, premio Firenze 2016. New Press Photo Firenze
  • 36. Claudio Bugatto (intervista del 13 luglio 2016) mi ricorda che anche a Zara c’era la Manifattura Tabacchi. Suo padre Giuseppe Bugatto, nato a Zara nel 1924 e morto a Udine nel 2014, ricordava di aver visto le sigarette tutte il fila nei macchinari da una finestra che dava sul marciapiede di Zara. Zara, manifattura Tabacchi, 1930 Fotografia da: ANVGD di Arezzo
  • 37. Zara, Manifattura Tabacchi, imbustinamento, 1930. Fotografia da: ANVGD di Arezzo
  • 38. A Zara operano 7 manifatture tabacchi 1) Industria Tabacchi V. Caravassilis, che produceva sigarette della marca stessa; 2) Fabbrica Sigarette Diadora, che produceva sigarette delle marche "Diadora" e "Radio". Fu assorbita dalla Manifattura Zaratina Sigarette; 3) Manifattura Sigarette e Tabacchi Grima, che produceva sigarette della marca "Grima"; 4) Manifattura Zaratina Tabacchi e Sigarette N. Peristeridis, che produceva sigarette delle marche "Calypso" e "Samos". Nel 1922 cambiò nome e divenne "Manifattura Zaratina Sigarette" e nel 1928 fu acquistata dall’industriale zaratino Antonio Zerauschek; 5) Manifattura Tabacchi C. P. Pavlidis, che produceva sigarette delle marche "Brillante", "Capriccio", "Omega", "C. Pavlidis", "Extra Fine", "Super Extra". Il 27 Novembre 1945 il tribunale del popolo del distretto di Zara decretò la confisca della manifattura tabacchi e di tutti i beni dei 3 comproprietari (Ivano, Costantino e Ljubica Pavlidis), giudicati colpevoli di collaborazionismo; 6) Società Italiana Tabacchi, poi confluita nel dicembre 1926 nella Manifattura Tabacchi Orientali, che produceva sigarette delle marche "Milano", "Roma" e "Venezia"; 7) Manifattura Tabacchi Orientali, direttamente controllata dallo stato italiano con una quota di maggioranza.
  • 39. Zara, Manifattura Tabacchi, 1930. Fotografia da: ANVGD di Arezzo
  • 40. Fondata il 30 maggio 1920, fu inaugurata il 3 luglio 1923. La manifattura fu collocata nell’imponente immobile dell’ex caserma di fanteria dell’esercito austriaco sulla Riva a cui, un decennio dopo, fu affiancato un nuovo edificio sull’area dell’ex autoparco militare. Si trattò di un’attività produttiva di grande rilevanza per la città, dato l’elevato numero di maestranze impiegate, in gran parte femminili. Le attività produttive continuarono, con delle interruzioni per danni di guerra in seguito ai bombardamenti del 1944, fino all’inverno del 1947, e lo stabilimento fu definitivamente chiuso dalla nuova amministrazione jugoslava il 16 settembre 1947. Cfr: Raul MARSETIČ, La Regia Manifattura Tabacchi a Pola, Quaderni XXVII, 2016, p. 81-139 L’industria del tabacco a Pola
  • 41. Laterina (Arezzo) 1951 - Profughi partecipanti a una processione all'interno del campo. In primo piano bambini e bambine con i vestiti della Prima Comunione. Dietro di loro una statua con l'effigie della Madonna, portata a spalla da alcuni uomini. Si nota, insieme a quella dei profughi, la presenza di un sacerdote e di un carabiniere partecipante alla cerimonia.
  • 42. Centro Raccolta Profughi, Laterina 1949, processione delle donne. Notare il fazzoletto devozionale delle anziane
  • 43. Classe di studenti al CRP di Lucca, 1951. Si riconoscono, davanti al maestro, Mafalda Giovanutti assieme ad altre tre sorelle, tra cui Anna Maria, a destra. Rimasero in campo dal 1948 al 1951.
  • 44. CRP di Marina di Carrara, Massa Carrara
  • 45. CRP Lucca, anni 1946-1947 circa, famiglia Andretti, tra cui Mario Andretti (Montona, 28 febbraio 1940) pilota automobilistico italiano naturalizzato statunitense, attivo sia negli Stati Uniti sia in Europa. Campione del mondo 1978.
  • 46. CRP di Migliarino Pisano, provincia di Pisa, 1949; fonte: Shamira Franceschi, Livorno, 2014
  • 47. Nonno Checo al CRP di Migliarino Pisano. Fonte: Shamira Franceschi, Livorno 2014 Il primo uomo da dx è il bisnonno Checo, il bambino inginocchiato è lo zio Giannino, sulla sinistra la zia Maricci e la figlia. Fonte: Shamira Franceschi, Livorno 2014
  • 48. Etta Bertotto, Cherso. Nel 1943 scappa a causa delle fucilazioni dei titini contro gli italiani. Fonte: Shamira Franceschi, Livorno 2014
  • 49. Tona Bertotto, a sx, con ragazze del Campo Profughi di Migliarino Pisano 1949, fonte: Shamira Franceschi, Livorno 2014.
  • 50. CRP Migliarino Pisano, 10 aprile 1950, Matrimonio in Campo Profughi. Gino Beltramini (Aiello) e Maria Maracich (Veglia, Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, 27 marzo 1926). Dal 1929: Jugoslavia. Dal libro: M. Maracich, Il viaggio di Meri, Codroipo, Beltramini, 2013.
  • 51. CRP Migliarino Pisano, 10.04.1950. Matrimonio in Campo Profughi, Don Mario Maracich. «Prima notte di nozze in baracca. Vestito prestato da un’altra sposa di Aiello. I sandali erano miei, vecchi e con i buchi, mia sorella mi tirava giù il vestito, così no se vedeva i busi. Anche i guanti erano vecchi. Per mio fratello fui la prima sposa». Dal libro: M. Maracich, Il viaggio di Meri, Codroipo, Beltramini, 2013.
  • 52. 19.03.1949 – «Riabbracciai la mia famiglia. Mio fratello Mario era in seminario a Pisa. Arrivarono a Udine al Centro di Smistamento Profughi [foto sotto, ISTORETO]. Quello fu il giorno più bello della mia vita». «10.04.1950 - Ci sposammo nella baracca del Campo Profughi di Migliarino Pisano. Eravamo in 17 in una baracca. Il menu era: minestra in brodo, tre polli arrosto regalati dalla gente di Aiello, cavolfiori e piselli, al posto della torta biscotti. Uno del Campo suonava la fisarmonica [Checo, testimonianza di Shamira Franceschi, 2014], c’era un piazzale e ballavamo tutti, tanto non c’era niente per cena! Alle 10 di sera tolsero la luce e… tutti a nanna!». Dal libro: M. Maracich, Il viaggio di Meri, Codroipo, Beltramini, 2013.
  • 53. CRP di Laterina, prov. di Arezzo, 1955 panoramica. Ringrazio: Claudio Ausilio, delegato provinciale ANVGD di Arezzo.
  • 54. Pola 1947, esodo italiano sulla neve… Ringrazio per le fotografie dell’ANVGD di Arezzo i signori Claudio Ausilio, esule da Fiume e delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo e Aldo Tardivelli, esule da Fiume a Genova ed altri esuli e discendenti trapiantati in Toscana. FINE e… grazie per l’attenzione !