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Il reclutamento dei
volontari sportivi
(Dott. Maurizio Cevoli)
ISACSI Istituto di Studi dell’ACSI
Lo sport è fatto dai volontari
Malgrado l’insistenza con la quale la stampa riporta
episodi di “falsi dilettanti” e di associazioni sportive che
non sono affatto “prive di lucro”, il mondo dello sport è
una realtà fondata sui volontari.
Il volontario sportivo è colui che:
a) non dipende dallo sport per il proprio reddito vitale,
b) non percepisce compensi di tipo professionale, ma al
massimo rimborsi spese o indennità di scarsa entità,
c) continua la sua attività nel mondo sportivo per
passione.
Lo sport è fatto dai volontari
Chi continua a sostenere che “il volontariato è morto!”
non conosce i dati reali.
Forse finge di non conoscere i dati perché ha interesse a
interpretare lo sport solo come business.
O forse tende ad ignorare i dati perché, altrimenti, non
saprebbe come comportarsi con un soggetto molto
particolare che è il volontario sportivo (quindi meglio
considerarli tutti come salariati).
L’ISTAT considera lo sport all’interno del più vasto mondo
della cultura e della ricreazione.
Come tale lo registra con regolari censimenti,
insieme a tutte le altre organizzazioni che NON hanno
fine di lucro.
Lo sport è fatto dai volontari
La "Carta europea dello sport" approvata dalla
Conferenza dei ministri dello sport del Consiglio d'Europa
a Rodi nel maggio 1992 definisce "sport" qualunque
attività fisica che esponga l'obiettivo dell'espressione o
del miglioramento della condizione fisica o psichica, dello
sviluppo delle relazioni sociali o l'ottenimento di risultati in
competizioni di tutti i livelli.
Lo sport è fatto dai volontari
Censimento Istituzioni Non profit 2011 (ISTAT)
Settore di attività
Cultura, sport e ricreazione
195.841
Istruzione e ricerca
15.519
Sanità
10.969
Assistenza sociale e protezione civile
25.044
Ambiente
6.293
Sviluppo economico e coesione sociale
7.458
Tutela dei diritti e attività politica
6.822
Filantropia e promozione del volontariato
4.847
Cooperazione e solidarietà internazionale
3.565
Religione
6.782
Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi
16.414
Altre attività
1.637
Totale Italia
301.191
9° Censimento dell’industria e dei servizi delle istituzioni non
profit (ISTAT 2011)
301.191 istituzioni
non profit attive in
Italia. ( + 28%
rispetto al 2001)
681mila
dipendenti,
276mila lavoratori
esterni
4.758.622 volontari
9° Censimento dell’industria e dei servizi delle istituzioni non
profit (ISTAT 2011)
301.191 istituzioni
non profit attive in
Italia. ( + 28%
rispetto al 2001)
681mila
dipendenti,
276mila lavoratori
a contratto
92.838 attività
sportive in forma
prevalente
(30,8% del totale
nazionale)
13 mila dipendenti
e 75 mila lavoratori
a contratto
Di cui
Di cui
L'associazione sportiva realizza una vera e propria "azione organizzativa"
intesa come la convergenza di più soggetti in una serie preordinata di azioni
rivolte ad un contesto specifico, alle quali si attribuisce senso in relazione ad
uno o più scopi che l’azione vuole raggiungere.
Il volontari sportivi infatti:
 a) si assumono impegni,
 b) eseguono compiti specifici,
 c) sviluppano cooperazione attiva sia dentro che fuori l'associazione,
 d) rispondono in prima persona delle attività che organizzano,
 e) gestiscono risorse pubbliche,
Fare chiarezza: i volontari
sportivi, anche se si
divertono, lavorano!
,
 f) si assumono
responsabilità verso i
minori loro affidati,
 g) sono vincolati da
leggi dello Stato e da
regolamenti sportivi,
 h) perseguono obiettivi
e realizzano strategie,
 i) esercitano
competenze specifiche.
9° Censimento dell’industria e dei servizi delle istituzioni no
profit (ISTAT 2011)
92.838 attività
sportive in forma
prevalente
(30,8% del totale
nazionale)
13 mila dipendenti
e 75 mila lavoratori
esterni
1.000.000 volontari
Contributo dei lavoratori dipendenti = 1,2 %
delle persone complessivamente impiegate
(totale nazionale del no profit pari all’11,9 %).
Contributo dei lavoratori esterni = 6,6%
(totale nazionale del no profit pari a 4,7%)
Questi soggetti operano in una organizzazione di tipo
molto particolare: l’associazione sportiva
dilettantistica.
Ci sono molte cose che un’associazione sportiva
non è.
L’associazione sportiva non è una azienda che
eroga servizi di loisirs.
Può avere il bar ma non è un luogo dove si
comprano aperitivi, può organizzare attività di
nuoto ma non è uno stabilimento termale, può
occuparsi di salute ma non è una spa.
L’associazione sportiva è un costrutto sociale.
L’associazione sportiva è un costrutto sociale, senza fine di lucro, formato dalla
libera associazione di individui che decidono di cooperare tra loro, condividendo
la finalità solidaristica, per realizzare la produzione di attività sportiva
organizzata.
La libera associazione con finalità solidaristica è sorretta dal concetto di attività
sportiva intesa come bene relazionale.
Il bene relazionale è quel bene contrassegnato dal valore d'uso, piuttosto che
dal valore di scambio. Esso ha la caratteristica di mettere i soggetti in relazione
tra loro in forza di motivazioni soggettive o intersoggettive, ma escludendo
motivazioni originate da un obbligazione, da un regolamento o da una legge.
Il bene relazionale è quel bene la cui produzione privilegia la relazione come tale,
cioè dove il prodotto è meno importante della relazione che ne deriva.
Si può quindi concludere che mentre la produzione di sport può essere realizzata
con logiche mercatistiche da soggetti orientati al profitto - ed infatti ciò succede
abbondantemente - l'attività sportiva organizzata da parte della associazioni
sportive non può essere confusa con il mercato perché qui siamo in presenza di
finalità solidaristica e di beni relazionali.
Contro l’idea che il volontario sia una risorsa umana.
Troppo spesso, nelle federazioni o nelle associazioni, si sente parlare
di gestione delle “risorse umane” laddove il termine risorsa assimila
le persone alle tecnologie, alle materie prime, al denaro. Ciò avviene
forse per due ragioni.
La prima è la tentazione dell’ideologia industriale, cioè la tentazione
di assimilare l'associazione sportiva ad una fabbrica, ad una società
di servizi, ad un supermercato, così da potere utilizzare modelli
gestionali prelevati dal mondo profit con una logica del tipo "copia e
incolla".
Ciò ha il vantaggio di un notevole risparmio di fatica progettuale:
trasferire di sana pianta tutto il movimento sportivo dal mondo del
volontariato a quello del mercato permette di impiegare
immediatamente le tecniche di gestione aziendale con le relative
soluzioni burocratiche pre-confezionate. Senza nemmeno lo scrupolo
di domandarsi se ciò abbia un senso.
Contro l’idea che il volontario sia una risorsa umana.
L'idea del volontario come risorsa umana nasce quando
l’organizzazione comincia ad aumentare di dimensione e di
conseguenza quando la crescita dimensionale fa emergere il
bisogno del controllo: la relazione tra aumento della
dimensione e aumento del controllo è un fenomeno tipico della
burocrazia.
Più unità operative significa più livelli, specializzazione delle
funzioni, separazione delle attività di conduzione da quelle
operative, concentrazione del potere decisionale. Ma si tratta
pur sempre del consueto confusione tra concetto di crescita e
concetto di sviluppo.
Così l'associazione che vuole essere più forte finisce per
somigliare alla classica organizzazione di stampo industriale:
un luogo dove la componente umana è subordinata agli
investimenti, alla produttività, alla gerarchia, al potere del
vertice.
Contro l’idea che il volontario sia una risorsa umana.
Il volontario è colui che presta un'attività non remunerata
all'interno di una organizzazione, in modo non occasionale ma
nemmeno in modo esclusivamente simbolico (Borzaga - Fazzi
“Azioen volontaria e processi di trasformazione del settore non
profit” F.Angeli 2000).
La non occasionalità è importante perché taglia fuori dal
campo del volontariato la partecipazione ad una singola
iniziativa, come ad esempio una certa manifestazione sportiva.
Il valore non solo simbolico dell'attività esclude la possibilità di
definire volontario colui che si limita ad aderire in modo
formale ma senza partecipare alla produzione dei processi
associativi: non basta essere soci per diventare volontari.
Reclutare i volontari: sette cose da ricordare.
Primo, il volontario ama scegliersi il proprio ruolo.
Ama essere protagonista nel disegnare il contributo che
egli fornisce alla sua organizzazione.
Se il presidente dell’ASD definisce un inquadramento
troppo rigido dei ruoli – quasi fosse una posizione di
lavoro in un ufficio e lui avesse la funzione di capo ufficio –
attirerà poche persone.
Reclutare i volontari: sette cose da ricordare.
Secondo, il volontario vuole capire il senso e la
direzione: cosa stiamo facendo? E perché?
È indispensabile mantenere costante l’attenzione di
tutti sulle ragioni che guidano il lavoro quotidiano
dei volontari.
L’amore per lo sport, il desiderio di fare qualcosa di
utile, il far crescere i nostri atleti, sono il pane di cui si
nutre il volontario.
Reclutare i volontari: sette cose da ricordare.
Terzo, il volontario ha bisogno di capire dove sta
andando la sua associazione.
L’orizzonte non è un luogo fisico, è irraggiungibile,
ma è qualcosa che fa da riferimento ai nostri passi.
Come vuole Pessoa, l’orizzonte serve per continuare a
camminare.
Reclutare i volontari: sette cose da ricordare.
Quarto, il volontario accetta volentieri di farsi
coordinare ma mantiene sempre una visione
tendenzialmente orizzontale.
Disgraziato il presidente che pensa di poter sostituire
l’autorevolezza con la gerarchia, di poter ordinare
invece di chiedere.
Il presidente rimane sempre un “primus inter pares”.
Reclutare i volontari: sette cose da ricordare.
Quinto, il volontario attribuisce enorme importanza alla
reputazione sociale che gli deriva dalla sua condizione
di “volontario dello sport”.
Il reclutamento dei volontari è direttamente
proporzionale alla capacità dell’organizzazione di
porre in primo piano il valore dei suoi volontari.
Sesto, il volontario attribuisce enorme
importanza alla valutazione che di lui danno i
suoi pari.
Reclutare i volontari: sette cose da ricordare.
Il reclutamento dei volontari è direttamente
proporzionale alla capacità dell’organizzazione di
confrontarsi con organizzazioni del volontariato non
sportivo (Avis, Croce Rossa, organizzazioni
ambientaliste, gruppi di solidarietà sociale, etc. etc.
Settimo, il volontariato ha una enorme
importanza come percorso di crescita per i
giovani.
Reclutare i volontari: sette cose da ricordare.
Il giovane, attraverso il volontariato, può imparare:
1) a lavorare con gli altri per gli altri (esperienza del
sociale organizzato);
2) a percepire il significato etico della cittadinanza.
Estratto dalla raccomandazione del Parlamento europeo
alla Commissione ed agli Stati membri del 22 aprile 2008
Il Parlamento Europeo invita la Commissione,
gli Stati membri e le autorità regionali e locali a
promuovere il volontariato a tutti i livelli
d'istruzione, creando opportunità di svolgere
attività di volontariato fin dai primi stadi del ciclo
d'istruzione, in modo che il volontariato sia
percepito come un normale contributo alla vita
comunitaria, e …
……a continuare a promuovere tale attività a
mano a mano che gli studenti crescono, in
modo da facilitare il "service learning", in cui gli
studenti lavorano con gruppi di volontariato
nell'ambito del loro corso di diploma o di laurea,
incoraggiare i collegamenti tra il settore del
volontariato e quello dell'istruzione a tutti i livelli,
promuovere il volontariato e riconoscere
l'apprendimento nell'ambito del volontariato come
parte dell'apprendimento permanente.
Estratto dalla raccomandazione del Parlamento europeo
alla Commissione ed agli Stati membri del 22 aprile 2008
I Volontari non sono remunerati, non
perché non valgono nulla, ma perché
sono inestimabili (Anonimo).
La conclusione è che per reclutare nuovi volontari è
indispensabile che i volontari attuali siano fieri di esserlo.

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Il reclutamento dei volontari sportivi

  • 1. Il reclutamento dei volontari sportivi (Dott. Maurizio Cevoli) ISACSI Istituto di Studi dell’ACSI
  • 2. Lo sport è fatto dai volontari Malgrado l’insistenza con la quale la stampa riporta episodi di “falsi dilettanti” e di associazioni sportive che non sono affatto “prive di lucro”, il mondo dello sport è una realtà fondata sui volontari. Il volontario sportivo è colui che: a) non dipende dallo sport per il proprio reddito vitale, b) non percepisce compensi di tipo professionale, ma al massimo rimborsi spese o indennità di scarsa entità, c) continua la sua attività nel mondo sportivo per passione.
  • 3. Lo sport è fatto dai volontari Chi continua a sostenere che “il volontariato è morto!” non conosce i dati reali. Forse finge di non conoscere i dati perché ha interesse a interpretare lo sport solo come business. O forse tende ad ignorare i dati perché, altrimenti, non saprebbe come comportarsi con un soggetto molto particolare che è il volontario sportivo (quindi meglio considerarli tutti come salariati).
  • 4. L’ISTAT considera lo sport all’interno del più vasto mondo della cultura e della ricreazione. Come tale lo registra con regolari censimenti, insieme a tutte le altre organizzazioni che NON hanno fine di lucro. Lo sport è fatto dai volontari
  • 5. La "Carta europea dello sport" approvata dalla Conferenza dei ministri dello sport del Consiglio d'Europa a Rodi nel maggio 1992 definisce "sport" qualunque attività fisica che esponga l'obiettivo dell'espressione o del miglioramento della condizione fisica o psichica, dello sviluppo delle relazioni sociali o l'ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli. Lo sport è fatto dai volontari
  • 6. Censimento Istituzioni Non profit 2011 (ISTAT) Settore di attività Cultura, sport e ricreazione 195.841 Istruzione e ricerca 15.519 Sanità 10.969 Assistenza sociale e protezione civile 25.044 Ambiente 6.293 Sviluppo economico e coesione sociale 7.458 Tutela dei diritti e attività politica 6.822 Filantropia e promozione del volontariato 4.847 Cooperazione e solidarietà internazionale 3.565 Religione 6.782 Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi 16.414 Altre attività 1.637 Totale Italia 301.191
  • 7. 9° Censimento dell’industria e dei servizi delle istituzioni non profit (ISTAT 2011) 301.191 istituzioni non profit attive in Italia. ( + 28% rispetto al 2001) 681mila dipendenti, 276mila lavoratori esterni 4.758.622 volontari
  • 8. 9° Censimento dell’industria e dei servizi delle istituzioni non profit (ISTAT 2011) 301.191 istituzioni non profit attive in Italia. ( + 28% rispetto al 2001) 681mila dipendenti, 276mila lavoratori a contratto 92.838 attività sportive in forma prevalente (30,8% del totale nazionale) 13 mila dipendenti e 75 mila lavoratori a contratto Di cui Di cui
  • 9. L'associazione sportiva realizza una vera e propria "azione organizzativa" intesa come la convergenza di più soggetti in una serie preordinata di azioni rivolte ad un contesto specifico, alle quali si attribuisce senso in relazione ad uno o più scopi che l’azione vuole raggiungere. Il volontari sportivi infatti:  a) si assumono impegni,  b) eseguono compiti specifici,  c) sviluppano cooperazione attiva sia dentro che fuori l'associazione,  d) rispondono in prima persona delle attività che organizzano,  e) gestiscono risorse pubbliche, Fare chiarezza: i volontari sportivi, anche se si divertono, lavorano! ,  f) si assumono responsabilità verso i minori loro affidati,  g) sono vincolati da leggi dello Stato e da regolamenti sportivi,  h) perseguono obiettivi e realizzano strategie,  i) esercitano competenze specifiche.
  • 10. 9° Censimento dell’industria e dei servizi delle istituzioni no profit (ISTAT 2011) 92.838 attività sportive in forma prevalente (30,8% del totale nazionale) 13 mila dipendenti e 75 mila lavoratori esterni 1.000.000 volontari Contributo dei lavoratori dipendenti = 1,2 % delle persone complessivamente impiegate (totale nazionale del no profit pari all’11,9 %). Contributo dei lavoratori esterni = 6,6% (totale nazionale del no profit pari a 4,7%)
  • 11. Questi soggetti operano in una organizzazione di tipo molto particolare: l’associazione sportiva dilettantistica. Ci sono molte cose che un’associazione sportiva non è. L’associazione sportiva non è una azienda che eroga servizi di loisirs. Può avere il bar ma non è un luogo dove si comprano aperitivi, può organizzare attività di nuoto ma non è uno stabilimento termale, può occuparsi di salute ma non è una spa.
  • 12. L’associazione sportiva è un costrutto sociale. L’associazione sportiva è un costrutto sociale, senza fine di lucro, formato dalla libera associazione di individui che decidono di cooperare tra loro, condividendo la finalità solidaristica, per realizzare la produzione di attività sportiva organizzata. La libera associazione con finalità solidaristica è sorretta dal concetto di attività sportiva intesa come bene relazionale. Il bene relazionale è quel bene contrassegnato dal valore d'uso, piuttosto che dal valore di scambio. Esso ha la caratteristica di mettere i soggetti in relazione tra loro in forza di motivazioni soggettive o intersoggettive, ma escludendo motivazioni originate da un obbligazione, da un regolamento o da una legge. Il bene relazionale è quel bene la cui produzione privilegia la relazione come tale, cioè dove il prodotto è meno importante della relazione che ne deriva. Si può quindi concludere che mentre la produzione di sport può essere realizzata con logiche mercatistiche da soggetti orientati al profitto - ed infatti ciò succede abbondantemente - l'attività sportiva organizzata da parte della associazioni sportive non può essere confusa con il mercato perché qui siamo in presenza di finalità solidaristica e di beni relazionali.
  • 13. Contro l’idea che il volontario sia una risorsa umana. Troppo spesso, nelle federazioni o nelle associazioni, si sente parlare di gestione delle “risorse umane” laddove il termine risorsa assimila le persone alle tecnologie, alle materie prime, al denaro. Ciò avviene forse per due ragioni. La prima è la tentazione dell’ideologia industriale, cioè la tentazione di assimilare l'associazione sportiva ad una fabbrica, ad una società di servizi, ad un supermercato, così da potere utilizzare modelli gestionali prelevati dal mondo profit con una logica del tipo "copia e incolla". Ciò ha il vantaggio di un notevole risparmio di fatica progettuale: trasferire di sana pianta tutto il movimento sportivo dal mondo del volontariato a quello del mercato permette di impiegare immediatamente le tecniche di gestione aziendale con le relative soluzioni burocratiche pre-confezionate. Senza nemmeno lo scrupolo di domandarsi se ciò abbia un senso.
  • 14. Contro l’idea che il volontario sia una risorsa umana. L'idea del volontario come risorsa umana nasce quando l’organizzazione comincia ad aumentare di dimensione e di conseguenza quando la crescita dimensionale fa emergere il bisogno del controllo: la relazione tra aumento della dimensione e aumento del controllo è un fenomeno tipico della burocrazia. Più unità operative significa più livelli, specializzazione delle funzioni, separazione delle attività di conduzione da quelle operative, concentrazione del potere decisionale. Ma si tratta pur sempre del consueto confusione tra concetto di crescita e concetto di sviluppo. Così l'associazione che vuole essere più forte finisce per somigliare alla classica organizzazione di stampo industriale: un luogo dove la componente umana è subordinata agli investimenti, alla produttività, alla gerarchia, al potere del vertice.
  • 15. Contro l’idea che il volontario sia una risorsa umana. Il volontario è colui che presta un'attività non remunerata all'interno di una organizzazione, in modo non occasionale ma nemmeno in modo esclusivamente simbolico (Borzaga - Fazzi “Azioen volontaria e processi di trasformazione del settore non profit” F.Angeli 2000). La non occasionalità è importante perché taglia fuori dal campo del volontariato la partecipazione ad una singola iniziativa, come ad esempio una certa manifestazione sportiva. Il valore non solo simbolico dell'attività esclude la possibilità di definire volontario colui che si limita ad aderire in modo formale ma senza partecipare alla produzione dei processi associativi: non basta essere soci per diventare volontari.
  • 16. Reclutare i volontari: sette cose da ricordare. Primo, il volontario ama scegliersi il proprio ruolo. Ama essere protagonista nel disegnare il contributo che egli fornisce alla sua organizzazione. Se il presidente dell’ASD definisce un inquadramento troppo rigido dei ruoli – quasi fosse una posizione di lavoro in un ufficio e lui avesse la funzione di capo ufficio – attirerà poche persone.
  • 17. Reclutare i volontari: sette cose da ricordare. Secondo, il volontario vuole capire il senso e la direzione: cosa stiamo facendo? E perché? È indispensabile mantenere costante l’attenzione di tutti sulle ragioni che guidano il lavoro quotidiano dei volontari. L’amore per lo sport, il desiderio di fare qualcosa di utile, il far crescere i nostri atleti, sono il pane di cui si nutre il volontario.
  • 18. Reclutare i volontari: sette cose da ricordare. Terzo, il volontario ha bisogno di capire dove sta andando la sua associazione. L’orizzonte non è un luogo fisico, è irraggiungibile, ma è qualcosa che fa da riferimento ai nostri passi. Come vuole Pessoa, l’orizzonte serve per continuare a camminare.
  • 19. Reclutare i volontari: sette cose da ricordare. Quarto, il volontario accetta volentieri di farsi coordinare ma mantiene sempre una visione tendenzialmente orizzontale. Disgraziato il presidente che pensa di poter sostituire l’autorevolezza con la gerarchia, di poter ordinare invece di chiedere. Il presidente rimane sempre un “primus inter pares”.
  • 20. Reclutare i volontari: sette cose da ricordare. Quinto, il volontario attribuisce enorme importanza alla reputazione sociale che gli deriva dalla sua condizione di “volontario dello sport”. Il reclutamento dei volontari è direttamente proporzionale alla capacità dell’organizzazione di porre in primo piano il valore dei suoi volontari.
  • 21. Sesto, il volontario attribuisce enorme importanza alla valutazione che di lui danno i suoi pari. Reclutare i volontari: sette cose da ricordare. Il reclutamento dei volontari è direttamente proporzionale alla capacità dell’organizzazione di confrontarsi con organizzazioni del volontariato non sportivo (Avis, Croce Rossa, organizzazioni ambientaliste, gruppi di solidarietà sociale, etc. etc.
  • 22. Settimo, il volontariato ha una enorme importanza come percorso di crescita per i giovani. Reclutare i volontari: sette cose da ricordare. Il giovane, attraverso il volontariato, può imparare: 1) a lavorare con gli altri per gli altri (esperienza del sociale organizzato); 2) a percepire il significato etico della cittadinanza.
  • 23. Estratto dalla raccomandazione del Parlamento europeo alla Commissione ed agli Stati membri del 22 aprile 2008 Il Parlamento Europeo invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali e locali a promuovere il volontariato a tutti i livelli d'istruzione, creando opportunità di svolgere attività di volontariato fin dai primi stadi del ciclo d'istruzione, in modo che il volontariato sia percepito come un normale contributo alla vita comunitaria, e …
  • 24. ……a continuare a promuovere tale attività a mano a mano che gli studenti crescono, in modo da facilitare il "service learning", in cui gli studenti lavorano con gruppi di volontariato nell'ambito del loro corso di diploma o di laurea, incoraggiare i collegamenti tra il settore del volontariato e quello dell'istruzione a tutti i livelli, promuovere il volontariato e riconoscere l'apprendimento nell'ambito del volontariato come parte dell'apprendimento permanente. Estratto dalla raccomandazione del Parlamento europeo alla Commissione ed agli Stati membri del 22 aprile 2008
  • 25. I Volontari non sono remunerati, non perché non valgono nulla, ma perché sono inestimabili (Anonimo). La conclusione è che per reclutare nuovi volontari è indispensabile che i volontari attuali siano fieri di esserlo.