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Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO
CONSERVAZIONE DEI SISTEMI DUNALI
IL SISTEMA DUNALE DI PORTO PUDDU PORTO LISCIA
Le dune sono formazioni sabbiose di origine prevalentemente eolica. I sedimenti,
selezionati in base alla loro granulometria, trasportati e depositati dal vento, formano una
zona di accumulo quando incontrano ostacoli morfologici, fra i quali la vegetazione.
“Le dune sabbiose sono un importante elemento di protezione. I cordoni dunali
fronteggiano le grandi maree di tempesta, ostacolano l’avvicinamento delle onde più
grandi e impediscono in maniera diretta il danneggiamento delle opere rivierasche e
l’inondazione delle zone interne (def.Commissione Europea nell’ambito del Progetto
Beachmed). Rappresentano un importante riserva di sabbia che rifornisce la spiaggia in
occasione delle tempeste eccezionali.
La formazione di una duna costiera, e di una spiaggia, è condizionata dalla presenza
di vari fattori:
 apporto di sedimenti (limo, sabbia e ciotoli) dai corsi d’acqua;
 regime dei venti;
 moto ondoso causato dalle correnti marine;
 una vegetazione specifica che colonizza la sabbia.
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Le formazioni dunali di Porto Puddu e Porto Liscia sono disposte secondo la direzione del
vento: si tratta dunque di dune di tipo longitudinale, separate da corridoi.
Il Ponente determina lo spostamento della sabbia verso est e il suo accumulo nella parte
interna di Porto Puddu con la formazione di rilievi che superano i 23 metri di quota e che
cadono direttamente sul mare con ripide pareti verticali.
La caratteristica morfologica dei cordoni dunali si riflette sulla composizione e sulla
distribuzione della vegetazione delle sabbie (psammofila): sulla sommità delle dune mobili
dalle sabbie incoerenti, continuamente mosse dal vento, assolve l’azione pioniera
l’associazione costituita dal Finocchio Litorale e dallo Sparto Pungente.
Con il loro groviglio di rizomi e radici trattengono grandi quantità di sabbia favorendo la
crescita della duna che acquista maggiore stabilità.
Sui versanti interni riparati dal maestrale e dal ponente crescono l’Elicriso e l’Efedra
Distachia a cui spetta l’ulteriore consolidamento della sabbia.
Le dune stabili, che risentono meno dell’azione diretta del mare, ospitano l’associazione
caratterizzata dalla Rosa Marina e dalla Scrofularia delle spiagge.
Al confine con l’entroterra si osservano i diversi aspetti della macchia costiera con i
ginepri, il lentisco, l’Erica e la Calicotome.
La protezione della vegetazione è indispensabile per la conservazione
della duna: la scomparsa della prima determina la perdita della
seconda.
Si può favorire la crescita della duna e la sua struttura può essere rinforzata contro
l’erosione se si riesce a far crescere una vegetazione appropriata su di essa durante un
periodo sufficiente al fine di avere un apparato radicale ben sviluppato. Per esempio si
devono generalmente contare da 2 a 5 anni affinché l’Ammophila crei un apparato radicale
robusto, e fino a 10 anni prima di ottenere la resistenza massima contro l’erosione e lo
sfondamento. Un programma attivo di fertilizzazione e di trattenimento della vegetazione
può migliorare considerevolmente la sopravvivenza e l’efficacia dell’Ammophila.”
(Commission Europeenne, 2003).
Principali minacce per gli ambienti costieri:
 aumento della temperatura e le correlate crescite dei livelli marini
 realizzazione di moli, scogliere artificiali e barriere di controllo delle maree
 urbanizzazione e cementificazione
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 introduzione di specie vegetali non autoctone
 attività di balneazione e turismo incontrollato
 prelievo di sabbia
 erosione
 inquinamento marino
Esempi di interventi previsti dai piani di gestione dei litorali:
• creazione di aree di sosta e percorsi su passerella sui sistemi dunali;
• recinzioni a tutela degli habitat;
• ripristino di habitat degradati;
• eradicazione di specie alloctone;
• interventi di protezione dagli incendi;
• regolamentazione della fruizione e delle attività sportive.
L’intervento realizzato nelle dune di Porto Puddu e Porto Liscia è un
intervento di PROTEZIONE DELLA DUNA a cui dovranno
contestualmente seguire interventi ancora più incisivi di
CONSOLIDAMENTO E RESTAURO.
Occorre stabilizzare e fissare Il cordone dunale in erosione: in
natura è la vegetazione psammofila (piante che crescono nella
sabbia) che arresta la mobilità delle sabbie.
Occorre prevedere INTERVENTI DI RICOSTRUZIONE DEL
CORDONE DUNALE ATTIVO LA CUI CONTINUITÀ È
INTERROTTA DALLA PRESENZA DI BLOWOUTS CHE
INTERROMPONO LA CONTINUITÀ DELLA COPERTURA,
CREANDO APERTURE ATTRAVERSO IL CORDONE DUNALE e
dando origine a lobi di sabbia “barcanoidi” protesi verso terra.
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I blowouts iniziano dove il potenziale di erosione eolica è cresciuto, in seguito alla
riduzione della copertura vegetale dovuta prevalentemente al calpestio eccessivo e
incontrollato. Quantità enormi di sedimenti vengono così sottratti all’equilibrio della
spiaggia, non a caso soggetta ad una grave erosione marina.
Si può notare che alcune piante di Ammophila vengono favorite da questa
situazione, trovandosi sul percorso della sabbia (Converio 2004).
I lobi di sabbia si presentano non vegetati e sono indicativi di una perturbazione degli
equilibri che regolano la formazione delle dune costiere: il loro incremento comporta una
progressiva distruzione dei cordoni costieri ed una conseguente migrazione della sabbia
verso l’interno, con gravi rischi per l’ambiente naturale (U.S. Army Coastal Engineering
Research Centre, 1984).
ESSI PRODUCONO DUNQUE GRAVI DANNI CONSENTENDO LA PERDITA VERSO
L’INTERNO DI INGENTI QUANTITATIVI DI SABBIA, IN PROSSIMITÀ DEGLI
ATTRAVERSAMENTI PEDONALI E INNESCANDO PROCESSI EROSIVI SEMPRE PIÙ
GRAVI NEI TRATTI DUNALI ADIACENTI PER L’ "EFFETTO FLUIDO”: IL VENTO
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INCANALANDOSI AUMENTA LA SUA VELOCITÀ E CONSEGUENTEMENTE LA SUA
FORZA EROSIVA. QUESTA SABBIA VA SPESSO A SOMMERGERE LA MACCHIA
MEDITERRANEA (CHE NON POSSIEDE ADATTAMENTI SPECIFICI CONTRO LA
SOMMERSIONE, COME INVECE HANNO LE PIANTE ERBACEE PSAMMOFILE
DELLA DUNA MOBILE) O AD INVADERE PARCHEGGI E STRADE.
EVOLUZIONE DEI BLOWOUTS
Danneggiamento delle dune in funzione della riduzione della copertura vegetale
(Short A.D. & Hesp P. – Marine Geology, 48, 259-284 pp). Si notino le interruzioni del
cordone dunale (blowouts) e i lobi di sabbia conseguentemente formatisi più all’interno.
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La conformazione dunale nell’area in questione, malgrado l’ampiezza degli
“sfondamenti” di erosione lo richiederebbe, non consente lo spostamento dei lobi
di sabbia attraverso l’utilizzo di mezzi meccanici al fine di ricrearne la continuità, in
quanto si farebbe più danni di quelli che si vorrebbero curare. Su blowouts da
riparare di piccole dimensioni, si potrebbe intervenire manualmente con pale e secchi;
Rimarrebbe da valutare invece quale alternativa effettivamente realizzabile la messa in
opera di palizzate con materiali vegetali morti nelle aree di sfondamento, a diverse
distanze tra loro, per favorire nel tempo l’accumulo di sabbia e la successiva
stabilizzazione da parte delle specie psammofile.
PROTEZIONE DELLE DUNE DI PORTO LISCIA E PORTO PUDDU
Protezione fisica:
 divieto di rimozione sistematica degli ammassi di foglie e rizomi di Posidonia
spiaggiata;
 installazione di staccionate a basso impatto visivo che guidando il flusso di transito
dei turisti consentano il mantenimento della vegetazione indispensabile attraverso
l’ identificazione degli accessi più adatti e chiusura di stradelli non idonei;
 installazione di staccionate a basso impatto visivo che delimitino la spiaggia dal
campo dunale;
 interdizione di traffico veicolare e ciclabile mediante barriere;
 realizzazione di passerelle di legno sopraelevate per l’accesso alla spiaggia.
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Protezione formale:
 adozione di ordinanze delle autorità competenti preposte alla tutela delle dune per
regolare le attività permesse e proibite nelle aree da proteggere;
 programmi di educazione e sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza
dell’importanza delle dune come protezione naturale.
Fig. in alto - (U.S. Army Coastal Engineering Research Center, 1981). Gli
attraversamenti pedonali in legno realizzati attraverso la duna rendendo più
piacevole e meno faticoso l’attraversamento, riducono notevolmente l’erosione
conseguente al calpestio e dovrebbero quindi essere sempre previsti.
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.
Nella figura sopra: una passerella di legno nel Parco Nazionale del Circeo tra la strada e la
spiaggia (Bovina et al. 2003). E’ evidente che prima della sua realizzazione l’erosione
causata dal calpestio era molto grave.
Tipologie consigliate di passerelle sopraelevate per il transito pedonale: la
sopraelevazione è utile per evitare la sommersione da parte della sabbia e, se
sufficientemente elevata da far passare la luce, consentire alla vegetazione di
crescere sulla sabbia attraversata.
L’alternativa alle passerelle in legno sopraelevate rappresentata da camminamenti
realizzati lungo la duna e delimitati da paletti e cime laterali ha come scopo quello di
impedire un calpestio indiscriminato lungo tutto il campo dunale individuando accessi
obbligati; nel tempo andrebbero sostituiti con passerelle in legno sopraelevate come quelle
realizzate sul lato Liscia (Progetto LITUS 2010)
In particolare lungo la spiaggia di Porto Puddu insistono alcune concessioni demaniali la
cui presenza ha aumentato notevolmente la pressione antropica sull’ecosistema dunale ;
nell’intento di trovare una soluzione sostenibile che consentisse da una parte il
mantenimento di queste importanti realtà economiche e dall’altra la conservazione delle
dune, quale intervento di mitigazione, è stato previsto (attraverso l’elaborazione del
Piano di Utilizzo del Litorale del Comune di Palau) l’accesso mediante realizzazione di
Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO
passerelle in legno sopraelevate (le specifiche tecniche di realizzazione si dovranno
sviluppare attraverso verifiche e studi più approfonditi) che dovranno fungere
contestualmente anche da strutture di ancoraggio per il passaggio delle linee acqua,
fogna e elettricità e per consentire il passaggio di piccoli mezzi per il trasporto merci
necessari all’attività delle concessioni stesse.
RASSEGNA DEI METODI UTILIZZABILI: ESPERIENZE MEDITERRANEE
CORSICA: il restauro delle dune a debole dinamica edificatrice
L’Agence pour la gestion des Espaces Naturels de Corse (AGENC, 1994) ha elaborato un
programma per il restauro delle dune a debole dinamica edificatrice, individuando altre
venti specie oltre all’Ammophila, scelte per diverse ragioni: la loro posizione sulla duna, la
loro attitudine a resistere all’insabbiamento o allo scalzamento, la loro capacità di
copertura e, tutte, per aumentare la diversità floristica dei siti.
Dal 1992 l’AGENC effettua esperimenti sistematici di riproduzione ed utilizzazione di varie
specie vegetali tipiche della duna al fine di restaurare i sistemi dunali assai degradati, nelle
aree gestite dal Conservatoire du Littoral: Campomoro, Roccapina,
Palombaggia,Tamaricciu (il Conservatoire è un benemerito ente statale francese che
viene finanziato con lo scopo di acquistare le aree costiere, così da assicurare la
salvaguardia del paesaggio).
Si tratta di sistemi dunali costituitisi in epoche passate, che coronano spiagge fossili: la
perdita della vegetazione erbacea parziale o totale che li ricopriva,
CONSEGUENTEMENTE AL CALPESTIO, all’erosione marina e agli incendi, ha favorito la
distruzione e il crollo degli edifici dunali la cui sabbia è stata poi ripresa dal mare durante
le tempeste più forti.
L’AGENC ha messo a punto un originale sistema per intrappolare la sabbia e difendere la
duna dal calpestio: una doppia barriera frangivento che, come un fortino, protegge anche
molto efficacemente la duna retrostante dal calpestio. Il vivaio ora produce grandi
quantitativi di piante psammofile e arbustive fornendole anche all’Office National des
Foret.
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Sull’erosione delle spiagge corse e sarde potrebbe aver influito anche la rimozione
sistematica degli ammassi di foglie e rizomi di posidonia, aborriti dai turisti, che
facevano parte dell’equilibrio della spiaggia, proteggendola dalle mareggiate e
trattenendo la sabbia portata dalle onde. (Di Falco Alfano M. 2003).
Palombaggia (da Fondation de France, 1994). Doppia recinzione frangivento
realizzata con “ganivelles” dall’AGENC.
Particolare della doppia recinzione.
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SABAUDIA: Parco Nazionale del Circeo
Circeo: gli effetti delle mareggiate degli anni ’80 con la demolizione parziale della
duna e della strada costiera (Bovina et al. 2003)
Barriera basale in viminata subito dopo la sua realizzazione (Bovina ed at. 2003)
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Barriera basale dopo circa 5 anni dalla sua realizzazione: è evidente la deposizione di
sabbia e la formazione di una duna embrionale attorno alla barriera (Bovina ed at. 2003)
Schermi frangivento disposti a scacchiera, a circa 4 anni dalla loro realizzazione
(foto Converio, 2003).
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SARDEGNA: Monte Russu (Aglientu,SS)
Il sito di Monte Russu (Aglientu, Sassari) con le siepi morte installate per fissare
la sabbia e per proteggere la duna dal calpestio (foto Converio, 2002).
SPAGNA: L’Albufera de Valencia
La degradazione della duna dovuta all’antropizzazione è evidente
Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO
L’obiettivo principale del progetto (da 1.951.481 €, metà a carico del Comune, metà della
UE), realizzato dalla Oficina Técnica Devesa-Albufera che ha una esperienza ventennale
nel restauro delle dune mediterranee e nella moltiplicazione delle specie psammofile, è
stata la ricostruzione di parte delle dune mobili e degli stagni retrostanti.
SI È VOLUTO CHE IL CITTADINO POTESSE ACCEDERE LIBERAMENTE A QUESTE
ZONE ( FATTO SALVO IL DIVIETO DI ATTRAVERSARE LE DUNE AL DI FUORI
DEGLI ITINERARI PREVISTI) che, una volta restaurate, avranno un’elevata qualità
ambientale.
Per fare questo si sono realizzate le seguenti azioni:
1) eliminazione della strada costiera e dei muretti adiacenti che costituivano una barriera
per il libero movimento della sabbia;
2) ripristino della geomorfologia e della vegetazione delle dune e degli stagni;
3) eliminazione delle infrastrutture: rete stradale, parcheggi, rete fognante, ecc.
.
Realizzazione di siepi morte frangivento per fissare la sabbia ed intrappolarne di nuova,
consentendo alla vegetazione di attecchire (Ajuntament de Valencia & Devesade
l’Albufera, 2000).
Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO
Esempio di costruzione delle dune tramite recinzioni
Le recinzioni utilizzate sono costituite da stecche di legno o ramaglia oppure da strutture di
plastica o maglia di juta o fibra di cocco. Si può procedere installando una singola
staccionata, con successive alzate di una singola fila, una volta che la prima si è riempita;
oppure con una doppia fila di staccionate, distanziate tra loro di quattro volte l’altezza,
seguite da alzate costituite anch’esse da una doppia fila.
La porosità delle recinzioni deve essere del 50% con spazi vuoti e pieni maggiori di 5 cm:
possono essere sommerse anche in un anno. L’accumulo di sabbia comunque varia
secondo la stagione, l’anno e la localizzazione: in condizioni favorevoli generalmente in un
anno la sabbia si alza di 1-2 m. Le recinzioni presentano il vantaggio di poter essere poste
in ogni stagione dell’anno e di cominciare subito a trattenere la sabbia, mentre con la
vegetazione è necessario aspettare che attecchisca e cresca sufficientemente (Regione
Toscana 2000). Sulla velocità di accumulo influisce l’ampiezza della spiaggia: è evidente
che più è ampia la superficie antistante la barriera, più il vento è in grado di sollevare una
maggior quantità di sabbia.
Va detto però che le condizioni favorevoli prima menzionate sono ormai abbastanza rare:
spesso l’apporto di sabbia da parte del mare e quindi del vento, infatti, risulta molto
scarso, anche la spiaggia può essere poco ampia. Questo non significa che non si
debbano utilizzare le recinzioni, come dimostra il caso delle spiagge corse a debole
dinamica edificatrice (Agenc, 1994): un apporto di sabbia vi è sempre comunque e,
considerata la sua maggiore preziosità in queste situazioni, è conveniente fare il possibile
per imbrigliarla, recuperandola alla dinamica della spiaggia e della duna.
Anche l’esperienza del Parco Nazionale del Circeo è illuminante (Bovina et al., 2003).
Abbiamo visto precedentemente, infatti, che alcune delle cause dell’erosione sono
proprio l’appiattimento del profilo della spiaggia provocato dal turismo, e l’assenza
di ostacoli atti ad imbrigliare la sabbia e a rallentare il vento impedendone la
deflazione.
Recinzione eretta dall’AGENC in Corsica (Di Falco Alfano M. 2003). Con questo tipo di
recinzione, con spazi vuoti abbondanti, si confida anche nell’intrappolamento di resti
vegetali portati dal vento (come le foglie di Posidonia),che a loro volta aiuteranno a
bloccare e a imbrigliare la sabbia. E’ inoltre assai efficace per impedire l’attraversamento
della duna.
Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO
Con l’ingegneria naturalistica o la bioingegneria è possibile intervenire per tutelare e
restaurare il sistema dunale, oppure intervenire per ricostruirlo laddove era stato distrutto.
Le esperienze italiane, europee ed extraeuropee hanno sovente dato buoni risultati,
soprattutto quando si sia operato con un’ottica multidisciplinare, attenta al rispetto di tutte
le componenti in gioco, e quando il lavoro di riqualificazione sia stato finalizzato alla
ricerca del massimo rispetto della naturalità originaria degli ecosistemi coinvolti. Infatti, la
miglior opera di riqualificazione si ottiene sempre ricostituendo spiagge e dune il più
possibile simili a quelle originarie e utilizzando rigorosamente per la loro fitostabilizzazione
solo specie vegetali erbacee ed arbustive indigene (Audisio, Muscio e Pignatti, 2002).
E’ bene evidenziare che su una spiaggia in erosione, dove anche le dune siano
regolarmente attaccate dal moto ondoso, risulta necessario prevedere interventi per la
stabilizzazione della linea di riva (laddove lo si ritenga necessario, ovviamente) in quanto
nessuna opera di protezione delle dune (ed in particolare quelle eseguite con tecniche di
ingegneria naturalistica) può resistere a lungo alle sollecitazioni indotte dal moto ondoso
se non è attenuato da una spiaggia di sufficiente estensione (Regione Toscana, 2000).
Questo vale in genere per le dune mediterranee, meno per le dune oceaniche, alte spesso
decine di metri: in tal caso il volume di sabbia in gioco è talmente grande da poter
costituire esso stesso abbastanza a lungo una difesa dall’erosione della costa, che può
così ristabilire un nuovo equilibrio dinamico e una nuova spiaggia un po’ più arretrata.
In realtà questo potrebbe valere anche per le nostre dune, almeno laddove sia possibile
consentire alla linea di costa di regredire: in effetti questo è quello che è successo dalla
fine dell’ultima fase glaciale 18.000 anni fa e fino a 6.000 anni fa. Il fondo delle rias
dell’area del Liscia risulta occupato da limi argillosi la cui origine può essere legata
all’arretramento della costa lungo i vecchi depositi palustri (Abstract: GINESU S. &
COSSU A., The coastalplain of the River Liscia (Northern Sardinia, Italy) (IT ISSN 0391-
9838, 1991). Il problema, oggi, è che raramente l’uomo ha lasciato agli ecosistemi costieri
gli spazi per consentire loro una traslazione più all’interno.
BIBLIOGRAFIA:
AA.VV. Il restauro e la costruzione delle dune costiere
GINESU S., COSSU A., 1991- La Piana costiera del fiume Liscia (Sardegna Nord-Orientale ).Geogr.Fis. Dinam. Quat., 14:131-140
VALSECCHI F., BAGELLA S., 1991- La vegetazione psammofila della Sardegna Settentrionale: Litorale del Liscia . Giorn. Bot. Ital.,
125:1-14
Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO
Quanto sopra riportato non ha alcuna presunzione di carattere
didattico - divulgativo.
La conoscenza di quanto realizzato in altre realtà può servire da
stimolo per una discussione costruttiva: l’obbiettivo e’ proteggere e
conservare un patrimonio ambientale dal valore assoluto
appartenente alla COLLETTIVITA’.
Occorre avere presente che una volta perduta questa risorsa
nessun intervento di ingegneria naturalistica sarà in grado di
ricreare la stessa bellezza che per il momento abbiamo ancora
la fortuna di apprezzare.
Quando si parla di tutela ambientale bisogna conoscere le variabili
in gioco: la gestione delle risorse naturali deve essere supportata
da conoscenza scientifica il cui compito e’ anche quello di trovare le
necessarie misure di mitigazione delle attivita’ antropiche
soprattutto nei casi in cui non esista come alternativa lo
spostamento delle stesse.
Gruppo d’azione politica
e di minoranza consiliare
PALAU in MOVIMENTO

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I sistemi dunali

  • 1. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO CONSERVAZIONE DEI SISTEMI DUNALI IL SISTEMA DUNALE DI PORTO PUDDU PORTO LISCIA Le dune sono formazioni sabbiose di origine prevalentemente eolica. I sedimenti, selezionati in base alla loro granulometria, trasportati e depositati dal vento, formano una zona di accumulo quando incontrano ostacoli morfologici, fra i quali la vegetazione. “Le dune sabbiose sono un importante elemento di protezione. I cordoni dunali fronteggiano le grandi maree di tempesta, ostacolano l’avvicinamento delle onde più grandi e impediscono in maniera diretta il danneggiamento delle opere rivierasche e l’inondazione delle zone interne (def.Commissione Europea nell’ambito del Progetto Beachmed). Rappresentano un importante riserva di sabbia che rifornisce la spiaggia in occasione delle tempeste eccezionali. La formazione di una duna costiera, e di una spiaggia, è condizionata dalla presenza di vari fattori:  apporto di sedimenti (limo, sabbia e ciotoli) dai corsi d’acqua;  regime dei venti;  moto ondoso causato dalle correnti marine;  una vegetazione specifica che colonizza la sabbia.
  • 2. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO Le formazioni dunali di Porto Puddu e Porto Liscia sono disposte secondo la direzione del vento: si tratta dunque di dune di tipo longitudinale, separate da corridoi. Il Ponente determina lo spostamento della sabbia verso est e il suo accumulo nella parte interna di Porto Puddu con la formazione di rilievi che superano i 23 metri di quota e che cadono direttamente sul mare con ripide pareti verticali. La caratteristica morfologica dei cordoni dunali si riflette sulla composizione e sulla distribuzione della vegetazione delle sabbie (psammofila): sulla sommità delle dune mobili dalle sabbie incoerenti, continuamente mosse dal vento, assolve l’azione pioniera l’associazione costituita dal Finocchio Litorale e dallo Sparto Pungente. Con il loro groviglio di rizomi e radici trattengono grandi quantità di sabbia favorendo la crescita della duna che acquista maggiore stabilità. Sui versanti interni riparati dal maestrale e dal ponente crescono l’Elicriso e l’Efedra Distachia a cui spetta l’ulteriore consolidamento della sabbia. Le dune stabili, che risentono meno dell’azione diretta del mare, ospitano l’associazione caratterizzata dalla Rosa Marina e dalla Scrofularia delle spiagge. Al confine con l’entroterra si osservano i diversi aspetti della macchia costiera con i ginepri, il lentisco, l’Erica e la Calicotome. La protezione della vegetazione è indispensabile per la conservazione della duna: la scomparsa della prima determina la perdita della seconda. Si può favorire la crescita della duna e la sua struttura può essere rinforzata contro l’erosione se si riesce a far crescere una vegetazione appropriata su di essa durante un periodo sufficiente al fine di avere un apparato radicale ben sviluppato. Per esempio si devono generalmente contare da 2 a 5 anni affinché l’Ammophila crei un apparato radicale robusto, e fino a 10 anni prima di ottenere la resistenza massima contro l’erosione e lo sfondamento. Un programma attivo di fertilizzazione e di trattenimento della vegetazione può migliorare considerevolmente la sopravvivenza e l’efficacia dell’Ammophila.” (Commission Europeenne, 2003). Principali minacce per gli ambienti costieri:  aumento della temperatura e le correlate crescite dei livelli marini  realizzazione di moli, scogliere artificiali e barriere di controllo delle maree  urbanizzazione e cementificazione
  • 3. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO  introduzione di specie vegetali non autoctone  attività di balneazione e turismo incontrollato  prelievo di sabbia  erosione  inquinamento marino Esempi di interventi previsti dai piani di gestione dei litorali: • creazione di aree di sosta e percorsi su passerella sui sistemi dunali; • recinzioni a tutela degli habitat; • ripristino di habitat degradati; • eradicazione di specie alloctone; • interventi di protezione dagli incendi; • regolamentazione della fruizione e delle attività sportive. L’intervento realizzato nelle dune di Porto Puddu e Porto Liscia è un intervento di PROTEZIONE DELLA DUNA a cui dovranno contestualmente seguire interventi ancora più incisivi di CONSOLIDAMENTO E RESTAURO. Occorre stabilizzare e fissare Il cordone dunale in erosione: in natura è la vegetazione psammofila (piante che crescono nella sabbia) che arresta la mobilità delle sabbie. Occorre prevedere INTERVENTI DI RICOSTRUZIONE DEL CORDONE DUNALE ATTIVO LA CUI CONTINUITÀ È INTERROTTA DALLA PRESENZA DI BLOWOUTS CHE INTERROMPONO LA CONTINUITÀ DELLA COPERTURA, CREANDO APERTURE ATTRAVERSO IL CORDONE DUNALE e dando origine a lobi di sabbia “barcanoidi” protesi verso terra.
  • 4. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO I blowouts iniziano dove il potenziale di erosione eolica è cresciuto, in seguito alla riduzione della copertura vegetale dovuta prevalentemente al calpestio eccessivo e incontrollato. Quantità enormi di sedimenti vengono così sottratti all’equilibrio della spiaggia, non a caso soggetta ad una grave erosione marina. Si può notare che alcune piante di Ammophila vengono favorite da questa situazione, trovandosi sul percorso della sabbia (Converio 2004). I lobi di sabbia si presentano non vegetati e sono indicativi di una perturbazione degli equilibri che regolano la formazione delle dune costiere: il loro incremento comporta una progressiva distruzione dei cordoni costieri ed una conseguente migrazione della sabbia verso l’interno, con gravi rischi per l’ambiente naturale (U.S. Army Coastal Engineering Research Centre, 1984). ESSI PRODUCONO DUNQUE GRAVI DANNI CONSENTENDO LA PERDITA VERSO L’INTERNO DI INGENTI QUANTITATIVI DI SABBIA, IN PROSSIMITÀ DEGLI ATTRAVERSAMENTI PEDONALI E INNESCANDO PROCESSI EROSIVI SEMPRE PIÙ GRAVI NEI TRATTI DUNALI ADIACENTI PER L’ "EFFETTO FLUIDO”: IL VENTO
  • 5. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO INCANALANDOSI AUMENTA LA SUA VELOCITÀ E CONSEGUENTEMENTE LA SUA FORZA EROSIVA. QUESTA SABBIA VA SPESSO A SOMMERGERE LA MACCHIA MEDITERRANEA (CHE NON POSSIEDE ADATTAMENTI SPECIFICI CONTRO LA SOMMERSIONE, COME INVECE HANNO LE PIANTE ERBACEE PSAMMOFILE DELLA DUNA MOBILE) O AD INVADERE PARCHEGGI E STRADE. EVOLUZIONE DEI BLOWOUTS Danneggiamento delle dune in funzione della riduzione della copertura vegetale (Short A.D. & Hesp P. – Marine Geology, 48, 259-284 pp). Si notino le interruzioni del cordone dunale (blowouts) e i lobi di sabbia conseguentemente formatisi più all’interno.
  • 6. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO La conformazione dunale nell’area in questione, malgrado l’ampiezza degli “sfondamenti” di erosione lo richiederebbe, non consente lo spostamento dei lobi di sabbia attraverso l’utilizzo di mezzi meccanici al fine di ricrearne la continuità, in quanto si farebbe più danni di quelli che si vorrebbero curare. Su blowouts da riparare di piccole dimensioni, si potrebbe intervenire manualmente con pale e secchi; Rimarrebbe da valutare invece quale alternativa effettivamente realizzabile la messa in opera di palizzate con materiali vegetali morti nelle aree di sfondamento, a diverse distanze tra loro, per favorire nel tempo l’accumulo di sabbia e la successiva stabilizzazione da parte delle specie psammofile. PROTEZIONE DELLE DUNE DI PORTO LISCIA E PORTO PUDDU Protezione fisica:  divieto di rimozione sistematica degli ammassi di foglie e rizomi di Posidonia spiaggiata;  installazione di staccionate a basso impatto visivo che guidando il flusso di transito dei turisti consentano il mantenimento della vegetazione indispensabile attraverso l’ identificazione degli accessi più adatti e chiusura di stradelli non idonei;  installazione di staccionate a basso impatto visivo che delimitino la spiaggia dal campo dunale;  interdizione di traffico veicolare e ciclabile mediante barriere;  realizzazione di passerelle di legno sopraelevate per l’accesso alla spiaggia.
  • 7. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO Protezione formale:  adozione di ordinanze delle autorità competenti preposte alla tutela delle dune per regolare le attività permesse e proibite nelle aree da proteggere;  programmi di educazione e sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza dell’importanza delle dune come protezione naturale. Fig. in alto - (U.S. Army Coastal Engineering Research Center, 1981). Gli attraversamenti pedonali in legno realizzati attraverso la duna rendendo più piacevole e meno faticoso l’attraversamento, riducono notevolmente l’erosione conseguente al calpestio e dovrebbero quindi essere sempre previsti.
  • 8. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO . Nella figura sopra: una passerella di legno nel Parco Nazionale del Circeo tra la strada e la spiaggia (Bovina et al. 2003). E’ evidente che prima della sua realizzazione l’erosione causata dal calpestio era molto grave. Tipologie consigliate di passerelle sopraelevate per il transito pedonale: la sopraelevazione è utile per evitare la sommersione da parte della sabbia e, se sufficientemente elevata da far passare la luce, consentire alla vegetazione di crescere sulla sabbia attraversata. L’alternativa alle passerelle in legno sopraelevate rappresentata da camminamenti realizzati lungo la duna e delimitati da paletti e cime laterali ha come scopo quello di impedire un calpestio indiscriminato lungo tutto il campo dunale individuando accessi obbligati; nel tempo andrebbero sostituiti con passerelle in legno sopraelevate come quelle realizzate sul lato Liscia (Progetto LITUS 2010) In particolare lungo la spiaggia di Porto Puddu insistono alcune concessioni demaniali la cui presenza ha aumentato notevolmente la pressione antropica sull’ecosistema dunale ; nell’intento di trovare una soluzione sostenibile che consentisse da una parte il mantenimento di queste importanti realtà economiche e dall’altra la conservazione delle dune, quale intervento di mitigazione, è stato previsto (attraverso l’elaborazione del Piano di Utilizzo del Litorale del Comune di Palau) l’accesso mediante realizzazione di
  • 9. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO passerelle in legno sopraelevate (le specifiche tecniche di realizzazione si dovranno sviluppare attraverso verifiche e studi più approfonditi) che dovranno fungere contestualmente anche da strutture di ancoraggio per il passaggio delle linee acqua, fogna e elettricità e per consentire il passaggio di piccoli mezzi per il trasporto merci necessari all’attività delle concessioni stesse. RASSEGNA DEI METODI UTILIZZABILI: ESPERIENZE MEDITERRANEE CORSICA: il restauro delle dune a debole dinamica edificatrice L’Agence pour la gestion des Espaces Naturels de Corse (AGENC, 1994) ha elaborato un programma per il restauro delle dune a debole dinamica edificatrice, individuando altre venti specie oltre all’Ammophila, scelte per diverse ragioni: la loro posizione sulla duna, la loro attitudine a resistere all’insabbiamento o allo scalzamento, la loro capacità di copertura e, tutte, per aumentare la diversità floristica dei siti. Dal 1992 l’AGENC effettua esperimenti sistematici di riproduzione ed utilizzazione di varie specie vegetali tipiche della duna al fine di restaurare i sistemi dunali assai degradati, nelle aree gestite dal Conservatoire du Littoral: Campomoro, Roccapina, Palombaggia,Tamaricciu (il Conservatoire è un benemerito ente statale francese che viene finanziato con lo scopo di acquistare le aree costiere, così da assicurare la salvaguardia del paesaggio). Si tratta di sistemi dunali costituitisi in epoche passate, che coronano spiagge fossili: la perdita della vegetazione erbacea parziale o totale che li ricopriva, CONSEGUENTEMENTE AL CALPESTIO, all’erosione marina e agli incendi, ha favorito la distruzione e il crollo degli edifici dunali la cui sabbia è stata poi ripresa dal mare durante le tempeste più forti. L’AGENC ha messo a punto un originale sistema per intrappolare la sabbia e difendere la duna dal calpestio: una doppia barriera frangivento che, come un fortino, protegge anche molto efficacemente la duna retrostante dal calpestio. Il vivaio ora produce grandi quantitativi di piante psammofile e arbustive fornendole anche all’Office National des Foret.
  • 10. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO Sull’erosione delle spiagge corse e sarde potrebbe aver influito anche la rimozione sistematica degli ammassi di foglie e rizomi di posidonia, aborriti dai turisti, che facevano parte dell’equilibrio della spiaggia, proteggendola dalle mareggiate e trattenendo la sabbia portata dalle onde. (Di Falco Alfano M. 2003). Palombaggia (da Fondation de France, 1994). Doppia recinzione frangivento realizzata con “ganivelles” dall’AGENC. Particolare della doppia recinzione.
  • 11. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO SABAUDIA: Parco Nazionale del Circeo Circeo: gli effetti delle mareggiate degli anni ’80 con la demolizione parziale della duna e della strada costiera (Bovina et al. 2003) Barriera basale in viminata subito dopo la sua realizzazione (Bovina ed at. 2003)
  • 12. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO Barriera basale dopo circa 5 anni dalla sua realizzazione: è evidente la deposizione di sabbia e la formazione di una duna embrionale attorno alla barriera (Bovina ed at. 2003) Schermi frangivento disposti a scacchiera, a circa 4 anni dalla loro realizzazione (foto Converio, 2003).
  • 13. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO SARDEGNA: Monte Russu (Aglientu,SS) Il sito di Monte Russu (Aglientu, Sassari) con le siepi morte installate per fissare la sabbia e per proteggere la duna dal calpestio (foto Converio, 2002). SPAGNA: L’Albufera de Valencia La degradazione della duna dovuta all’antropizzazione è evidente
  • 14. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO L’obiettivo principale del progetto (da 1.951.481 €, metà a carico del Comune, metà della UE), realizzato dalla Oficina Técnica Devesa-Albufera che ha una esperienza ventennale nel restauro delle dune mediterranee e nella moltiplicazione delle specie psammofile, è stata la ricostruzione di parte delle dune mobili e degli stagni retrostanti. SI È VOLUTO CHE IL CITTADINO POTESSE ACCEDERE LIBERAMENTE A QUESTE ZONE ( FATTO SALVO IL DIVIETO DI ATTRAVERSARE LE DUNE AL DI FUORI DEGLI ITINERARI PREVISTI) che, una volta restaurate, avranno un’elevata qualità ambientale. Per fare questo si sono realizzate le seguenti azioni: 1) eliminazione della strada costiera e dei muretti adiacenti che costituivano una barriera per il libero movimento della sabbia; 2) ripristino della geomorfologia e della vegetazione delle dune e degli stagni; 3) eliminazione delle infrastrutture: rete stradale, parcheggi, rete fognante, ecc. . Realizzazione di siepi morte frangivento per fissare la sabbia ed intrappolarne di nuova, consentendo alla vegetazione di attecchire (Ajuntament de Valencia & Devesade l’Albufera, 2000).
  • 15. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO Esempio di costruzione delle dune tramite recinzioni Le recinzioni utilizzate sono costituite da stecche di legno o ramaglia oppure da strutture di plastica o maglia di juta o fibra di cocco. Si può procedere installando una singola staccionata, con successive alzate di una singola fila, una volta che la prima si è riempita; oppure con una doppia fila di staccionate, distanziate tra loro di quattro volte l’altezza, seguite da alzate costituite anch’esse da una doppia fila. La porosità delle recinzioni deve essere del 50% con spazi vuoti e pieni maggiori di 5 cm: possono essere sommerse anche in un anno. L’accumulo di sabbia comunque varia secondo la stagione, l’anno e la localizzazione: in condizioni favorevoli generalmente in un anno la sabbia si alza di 1-2 m. Le recinzioni presentano il vantaggio di poter essere poste in ogni stagione dell’anno e di cominciare subito a trattenere la sabbia, mentre con la vegetazione è necessario aspettare che attecchisca e cresca sufficientemente (Regione Toscana 2000). Sulla velocità di accumulo influisce l’ampiezza della spiaggia: è evidente che più è ampia la superficie antistante la barriera, più il vento è in grado di sollevare una maggior quantità di sabbia. Va detto però che le condizioni favorevoli prima menzionate sono ormai abbastanza rare: spesso l’apporto di sabbia da parte del mare e quindi del vento, infatti, risulta molto scarso, anche la spiaggia può essere poco ampia. Questo non significa che non si debbano utilizzare le recinzioni, come dimostra il caso delle spiagge corse a debole dinamica edificatrice (Agenc, 1994): un apporto di sabbia vi è sempre comunque e, considerata la sua maggiore preziosità in queste situazioni, è conveniente fare il possibile per imbrigliarla, recuperandola alla dinamica della spiaggia e della duna. Anche l’esperienza del Parco Nazionale del Circeo è illuminante (Bovina et al., 2003). Abbiamo visto precedentemente, infatti, che alcune delle cause dell’erosione sono proprio l’appiattimento del profilo della spiaggia provocato dal turismo, e l’assenza di ostacoli atti ad imbrigliare la sabbia e a rallentare il vento impedendone la deflazione. Recinzione eretta dall’AGENC in Corsica (Di Falco Alfano M. 2003). Con questo tipo di recinzione, con spazi vuoti abbondanti, si confida anche nell’intrappolamento di resti vegetali portati dal vento (come le foglie di Posidonia),che a loro volta aiuteranno a bloccare e a imbrigliare la sabbia. E’ inoltre assai efficace per impedire l’attraversamento della duna.
  • 16. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO Con l’ingegneria naturalistica o la bioingegneria è possibile intervenire per tutelare e restaurare il sistema dunale, oppure intervenire per ricostruirlo laddove era stato distrutto. Le esperienze italiane, europee ed extraeuropee hanno sovente dato buoni risultati, soprattutto quando si sia operato con un’ottica multidisciplinare, attenta al rispetto di tutte le componenti in gioco, e quando il lavoro di riqualificazione sia stato finalizzato alla ricerca del massimo rispetto della naturalità originaria degli ecosistemi coinvolti. Infatti, la miglior opera di riqualificazione si ottiene sempre ricostituendo spiagge e dune il più possibile simili a quelle originarie e utilizzando rigorosamente per la loro fitostabilizzazione solo specie vegetali erbacee ed arbustive indigene (Audisio, Muscio e Pignatti, 2002). E’ bene evidenziare che su una spiaggia in erosione, dove anche le dune siano regolarmente attaccate dal moto ondoso, risulta necessario prevedere interventi per la stabilizzazione della linea di riva (laddove lo si ritenga necessario, ovviamente) in quanto nessuna opera di protezione delle dune (ed in particolare quelle eseguite con tecniche di ingegneria naturalistica) può resistere a lungo alle sollecitazioni indotte dal moto ondoso se non è attenuato da una spiaggia di sufficiente estensione (Regione Toscana, 2000). Questo vale in genere per le dune mediterranee, meno per le dune oceaniche, alte spesso decine di metri: in tal caso il volume di sabbia in gioco è talmente grande da poter costituire esso stesso abbastanza a lungo una difesa dall’erosione della costa, che può così ristabilire un nuovo equilibrio dinamico e una nuova spiaggia un po’ più arretrata. In realtà questo potrebbe valere anche per le nostre dune, almeno laddove sia possibile consentire alla linea di costa di regredire: in effetti questo è quello che è successo dalla fine dell’ultima fase glaciale 18.000 anni fa e fino a 6.000 anni fa. Il fondo delle rias dell’area del Liscia risulta occupato da limi argillosi la cui origine può essere legata all’arretramento della costa lungo i vecchi depositi palustri (Abstract: GINESU S. & COSSU A., The coastalplain of the River Liscia (Northern Sardinia, Italy) (IT ISSN 0391- 9838, 1991). Il problema, oggi, è che raramente l’uomo ha lasciato agli ecosistemi costieri gli spazi per consentire loro una traslazione più all’interno. BIBLIOGRAFIA: AA.VV. Il restauro e la costruzione delle dune costiere GINESU S., COSSU A., 1991- La Piana costiera del fiume Liscia (Sardegna Nord-Orientale ).Geogr.Fis. Dinam. Quat., 14:131-140 VALSECCHI F., BAGELLA S., 1991- La vegetazione psammofila della Sardegna Settentrionale: Litorale del Liscia . Giorn. Bot. Ital., 125:1-14
  • 17. Gruppo d’azione politica – Gruppo di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO Quanto sopra riportato non ha alcuna presunzione di carattere didattico - divulgativo. La conoscenza di quanto realizzato in altre realtà può servire da stimolo per una discussione costruttiva: l’obbiettivo e’ proteggere e conservare un patrimonio ambientale dal valore assoluto appartenente alla COLLETTIVITA’. Occorre avere presente che una volta perduta questa risorsa nessun intervento di ingegneria naturalistica sarà in grado di ricreare la stessa bellezza che per il momento abbiamo ancora la fortuna di apprezzare. Quando si parla di tutela ambientale bisogna conoscere le variabili in gioco: la gestione delle risorse naturali deve essere supportata da conoscenza scientifica il cui compito e’ anche quello di trovare le necessarie misure di mitigazione delle attivita’ antropiche soprattutto nei casi in cui non esista come alternativa lo spostamento delle stesse. Gruppo d’azione politica e di minoranza consiliare PALAU in MOVIMENTO