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Abbiamo trascorso il nostro periodo di stage presso il FAI - Fondo
Ambiente Italiano durante il Master in Risorse Umane ISTUD. Ecco com’è
lavorare nel settore no profit:
Il FAI è una Fondazione privata senza scopo di lucro che nel tempo ha
conosciuto una significativa evoluzione e crescita, sia in termini di diffusione e
capillarità sul territorio, sia in termini di popolazione, che infine, per la quantità di
Beni acquisiti.
E’ una storia di attività interessanti quella del FAI, ma credo molto dipenda dalla
predisposizione e lo sguardo con cui si osserva ciò che ci circonda: le attività quotidiane
dell’ufficio risorse umane sono quelle stesse attività che si svolgono negli uffici del
personale di altri settori. Alcune funzioni sono meno articolate e alcuni processi più snelli;
ma se il core business non è il profitto, gli aspetti legati al budget sono comunque essenziali,
proprio perché tutto ciò che il FAI riesce a raccogliere con le sue attività di fund raising e di gestione dei
Beni è volto a creare un processo virtuoso di reinvestimento delle risorse. Tutto ciò nell’ottica di auto ed
etero finanziare il proprio lavoro di tutela, promozione e conservazione del patrimonio culturale.
E’ possibile però cogliere diversi spunti legati alla specifica e particolare attività svolta, e questo
ovviamente si respira nel clima dell’ambiente di lavoro. Partendo da un aspetto molto pratico, ma non
banale: le retribuzioni sono in parte differenti dal mercato profit, e ciò che spinge le persone a legarsi
al proprio posto di lavoro, è un commitment cha ha ragioni diverse e si crea a partire dalla profonda
condivisione della missione della Fondazione. Sebbene alcune funzioni non siano direttamente coinvolte
nella promozione, o esposte nel rappresentare pubblicamente il FAI, tutto lo staff è un prezioso tassello
che contribuisce ai risultati finali, e il coinvolgimento e la soddisfazione sono condivisi quando i frutti del
proprio lavoro sono tramutati in un’opera di alto valore e significato.
Lavorare nel no profit significa lavorare in un’impresa con uno scopo molto alto e
nobile, dove il valore più importante è l’utilità sociale. Se da un lato nel profit è
importante il risultato quantitativo tangibile, nel no-profit conta molto lo spirito
con cui lavori e la qualità del lavoro che fai. Nel no profit, e in particolare nelle
società che si occupano di servizi, ci sono degli obiettivi diversi e vi è un margine di
elaborazione strategica molto più ampio. Ciò naturalmente non vuol dire che non si
ponga il problema del contenimento dei costi e del risanamento finanziario.
Il FAI è un ambiente interessante e ricco di stimoli, con delle profonde radici culturali, in
cui si respira una forte spinta motivazionale, ancorata alla sua mission: salvare il patrimonio culturale
dell’Italia, agendo concretamente.
Essere un ingranaggio della gigantesca e complessa macchina del FAI, in cui sono fondamentali
l’apporto e la collaborazione di tutti, significa far parte di un ambiente dinamico e caratterizzato dalla
presenza di figure professionali altamente specializzate, legate al settore dei Beni Culturali, in cui
parole d’ordine sono team working e condivisione del know how. Chi lavora al suo interno si trova
quotidianamente a far fronte a diverse problematiche legate alla gestione dei Beni: la salvaguardia
e la manutenzione programmata dopo un intervento di restauro, la gestione del personale e la
standardizzazione delle linee guida, l’organizzazione di eventi Nazionali, la gestione delle numerose
donazioni e la progettazione di iniziative che possano incentivare gli stakeholders (privati cittadini,
aziende ed enti pubblici) a contribuire al sostentamento della Fondazione e quindi al suo fine ultimo.
Infatti Il FAI non potrebbe certamente esistere senza il contributo quotidiano di chi sostiene il suo
operato. Il pubblico è molto attirato dalle possibilità che un’Organizzazione come il FAI può offrire, e i
numeri parlano chiaro se si pensa ai 480.000 visitatori che nel 2014 hanno visitato i suoi Beni. Bisogna
tuttavia aggiornarsi di continuo e utilizzare correttamente gli strumenti a propria disposizione,
puntando molto anche su marketing e comunicazione, per far conoscere e pubblicizzare sempre di
più e al meglio le numerosissime attività svolte su tutto il territorio.
Ciò si può mettere in pratica solo interfacciandosi con le aspettative e le esigenze della società
contemporanea, e ispirandosi ad altre eccelse Conservation charities come il National Trust (UK),
da cui il FAI, trae i propri principi ispiratori.
Barbara Desiree Conversano
Noemi Billeci
La conoscenza acquisita durante il Master in Risorse Umane che ci ha
maggiormente aiutate nel lavoro è stata...
Nella mia esperienza, tutti gli insegnamenti impartiti durante il Master
sono emersi nello svolgimento delle attività che via via mi sono trovata
a svolgere; dalle tecniche di selezione, alla visione di un contratto di lavoro,
all’analisi di bisogni formativi, alla costruzione di una tabella pivot (excel.. odi
et amo). Il Master in Risorse Umane mi ha fornito le basi, ma ovviamente trovarti
ad operare è diverso dalla teoria. Applicare in pratica ciò che hai studiato, ti porta
necessariamente ad approfondire l’argomento, in un certo senso a farlo tuo,
adattandolo al contesto lavorativo.
Infine, per me è stato fondamentale il modulo di Organizzazione, per meglio
comprendere le dinamiche organizzative. Infatti, sebbene ogni realtà sia differente,
mi ha consentito di guardare al FAI in logica organizzativa, a mio avviso la base da cui
partire per capire il sistema di funzionamento e la cornice di senso entro cui operano
le persone che ne fanno parte.
Quello che invece applico più inconsciamente, se così si può dire, è l’atteggiamento
nei confronti del lavoro: dalla gestione del tempo, al lavorare per priorità, al fissare
gli obiettivi, a seguire una logica di efficienza nelle attività, all’essere proattiva e
curiosa.
Indubbiamente sono stati fondamentali i numerosissimi lavori di gruppo e
project work in cui siamo stati coinvolti durante il Master in Risorse Umane,
che hanno esercitato la nostra capacità di lavorare in squadra e le nostre
abilità relazionali (team building, public speaking e negoziazione) oltre che
organizzative e gestionali (project management, time management). Necessarie
sono state anche le lezioni di micro e macroeconomia e quelle sul sistema
impresa, che ci hanno consentito di imparare il linguaggio proprio dell’azienda
e di calarci nella sua dimensione, caratterizzata da molteplici sfaccettature.
Le conoscenze relative alle diverse funzioni, alle diverse aree strategiche, ai
problemi gestionali e allo sviluppo organizzativo, sono risultate importantissime
per capire il contesto, la struttura ed il funzionamento della Fondazione in cui
ho svolto il mio stage. Infine, ho avuto modo di mettere in pratica quanto
studiato durante le lezioni di selezione, formazione ed organizzazione e di
utilizzare quanto appreso durante le utilissime lezioni di informatica.
Noemi Billeci
Barbara Desiree Conversano
Sito Fondo Ambiente Italiano - http://www.fondoambiente.it/
Sito ISTUD - http://www.istud.it
Free Your Talent - http://www.freeyourtalent.eu
Il 12 ottobre si è svolta la FAIMarathon, un evento culturale, non
sportivo, organizzato dalle Delegazioni e dai volontari FAI e realizzato
grazie alla partnership con Il Gioco del Lotto, a sostegno della campagna
di raccolta fondi del FAI “Ricordati di salvare l’Italia” a cui ha collaborato
tutta la struttura:
E’ una passeggiata a tappe: sono state organizzate 121 maratone in tutta Italia, di cui 18 in
Lombardia; grazie all’impegno e al supporto di volontari e Delegazioni, è stato possibile permettere a
migliaia di italiani di scoprire la bellezza dell’Italia intorno a noi. Quest’anno, inoltre, c’è stata una maggiore
partecipazione anche da parte dei Beni FAI, con aperture straordinarie e visite guidate.
Giunto alla sua terza edizione, l’evento ha raccolto 40.000 partecipanti e da un sondaggio fatto tra il
pubblico, risulta che il 95% è molto soddisfatto di questa esperienza; questo dipende molto dalla qualità del
lavoro svolto in loco dalle Delegazioni e dai volontari che hanno gestito l’organizzazione e le guide. Diversi
altri dati, tra cui quelli relativi ai risultati della raccolta fondi, verranno resi pubblici sul rapporto annuale,
quindi saranno disponibili il prossimo anno.
In sede centrale, l’architettura dell’evento ha ovviamente preso forma con mesi di anticipo; nella fase
finale, a ridosso della data dell’evento, è stato lanciato un appello ai volontari per un supporto operativo. In
questo modo, ho potuto adoperarmi per fornire il mio contributo, che è stato appunto molto (!) operativo:
innanzitutto abbiamo confezionato e imballato i kit che i partecipanti avrebbero trovato al loro arrivo nei
punti di partenza (zainetto, pettorine, ingresso omaggio, adesivo sms solidale).
Abbiamo poi imbustato e confezionato i plichi da spedire alle Delegazioni (contenenti mappe, itinerari, spille,
volantini). Abbiamo provveduto a formattare in 4 diversi formati le immagini disponibili e le fotografie che ci
hanno mandato dalle delegazioni, per poterle inserire all’interno del sito, affiancandole alla descrizione delle
tappe nei vari itinerari.
Infine, nel week end dell’evento, è stato predisposto un call center per fornire informazioni, rispondere
a qualsiasi dubbio o domanda, essere punto di riferimento in vista dell’evento. Ho trascorso la giornata
svolgendo questa attività, sicuramente impegnativa (il tempo di rispondere ad una chiamata e già si era
creata una lista di attesa per le successive!) e che ha messo alla prova una certa dose di problem solving visto
che le richieste spesso andavano al di là delle informazioni su FAI Marathon...
Ma la soddisfazione più grande sono state le parole di una signora, che alla fine della
telefonata mi ha detto “La ringrazio, lei è stata molto gentile... proprio in stile FAI”... mi
ha strappato un gran sorriso.
La pianificazione e progettazione dell’evento ha richiesto diversi mesi di lavoro e un notevole
impegno da parte dell’Ufficio Progetti Nazionali che ha curato tutto nei minimi dettagli, dalla
logistica, ai contatti con le Delegazioni Regionali, alla realizzazione dei percorsi di visita sul territorio,
alla messa a punto dell’interfaccia web per l’evento. Tutta la struttura è stata comunque coinvolta
nell’organizzazione, in particolare l’Ufficio stampa, l’Ufficio Promozione e web, l’Ufficio Raccolta
Fondi Privati, l’Ufficio Raccolta Fondi aziende e l’Area Beni. Il mio contributo è stato relativo alle
operazioni di aggiornamento e sincronizzazione della pagina web in tempo reale, in caso di modifiche
estemporanee dei percorsi di visita, alla formattazione delle immagini caricate sul sito, e a garantire
l’assistenza telefonica durante il weekend dell’evento, per chi vi avesse preso parte.
Tutto ciò fornendo indicazioni dettagliate sui percorsi di visita e pubblicizzando il più possibile i luoghi
visitabili, le iniziative, gli eventi e le promozioni attive per chi avesse voluto iscriversi durante tutto il
mese di ottobre, e spiegando quanto fosse importante partecipare attivamente e dare un contributo
per la salvaguardia e alla valorizzazione del nostro patrimonio. Le telefonate sono state davvero
numerose e in relazione alle richieste di assistenza telefonica ho fornito un feedback all’Ufficio
Progetti Nazionali, per il miglioramento continuo del servizio durante le prossime edizioni dell’evento
previste.
Concludendo se dovessi descrivere la mia esperienza al FAI userei indubbiamente
solo aggettivi positivi: emozionante, dinamica, coinvolgente, gratificante.
Noemi Billeci
Barbara Desiree Conversano

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Due ragazze... proprio in stile FAI! Il nostro stage al Fondo Ambiente Italiano

  • 1. Abbiamo trascorso il nostro periodo di stage presso il FAI - Fondo Ambiente Italiano durante il Master in Risorse Umane ISTUD. Ecco com’è lavorare nel settore no profit: Il FAI è una Fondazione privata senza scopo di lucro che nel tempo ha conosciuto una significativa evoluzione e crescita, sia in termini di diffusione e capillarità sul territorio, sia in termini di popolazione, che infine, per la quantità di Beni acquisiti. E’ una storia di attività interessanti quella del FAI, ma credo molto dipenda dalla predisposizione e lo sguardo con cui si osserva ciò che ci circonda: le attività quotidiane dell’ufficio risorse umane sono quelle stesse attività che si svolgono negli uffici del personale di altri settori. Alcune funzioni sono meno articolate e alcuni processi più snelli; ma se il core business non è il profitto, gli aspetti legati al budget sono comunque essenziali, proprio perché tutto ciò che il FAI riesce a raccogliere con le sue attività di fund raising e di gestione dei Beni è volto a creare un processo virtuoso di reinvestimento delle risorse. Tutto ciò nell’ottica di auto ed etero finanziare il proprio lavoro di tutela, promozione e conservazione del patrimonio culturale. E’ possibile però cogliere diversi spunti legati alla specifica e particolare attività svolta, e questo ovviamente si respira nel clima dell’ambiente di lavoro. Partendo da un aspetto molto pratico, ma non banale: le retribuzioni sono in parte differenti dal mercato profit, e ciò che spinge le persone a legarsi al proprio posto di lavoro, è un commitment cha ha ragioni diverse e si crea a partire dalla profonda condivisione della missione della Fondazione. Sebbene alcune funzioni non siano direttamente coinvolte nella promozione, o esposte nel rappresentare pubblicamente il FAI, tutto lo staff è un prezioso tassello che contribuisce ai risultati finali, e il coinvolgimento e la soddisfazione sono condivisi quando i frutti del proprio lavoro sono tramutati in un’opera di alto valore e significato. Lavorare nel no profit significa lavorare in un’impresa con uno scopo molto alto e nobile, dove il valore più importante è l’utilità sociale. Se da un lato nel profit è importante il risultato quantitativo tangibile, nel no-profit conta molto lo spirito con cui lavori e la qualità del lavoro che fai. Nel no profit, e in particolare nelle società che si occupano di servizi, ci sono degli obiettivi diversi e vi è un margine di elaborazione strategica molto più ampio. Ciò naturalmente non vuol dire che non si ponga il problema del contenimento dei costi e del risanamento finanziario. Il FAI è un ambiente interessante e ricco di stimoli, con delle profonde radici culturali, in cui si respira una forte spinta motivazionale, ancorata alla sua mission: salvare il patrimonio culturale dell’Italia, agendo concretamente. Essere un ingranaggio della gigantesca e complessa macchina del FAI, in cui sono fondamentali l’apporto e la collaborazione di tutti, significa far parte di un ambiente dinamico e caratterizzato dalla presenza di figure professionali altamente specializzate, legate al settore dei Beni Culturali, in cui parole d’ordine sono team working e condivisione del know how. Chi lavora al suo interno si trova quotidianamente a far fronte a diverse problematiche legate alla gestione dei Beni: la salvaguardia e la manutenzione programmata dopo un intervento di restauro, la gestione del personale e la standardizzazione delle linee guida, l’organizzazione di eventi Nazionali, la gestione delle numerose donazioni e la progettazione di iniziative che possano incentivare gli stakeholders (privati cittadini, aziende ed enti pubblici) a contribuire al sostentamento della Fondazione e quindi al suo fine ultimo. Infatti Il FAI non potrebbe certamente esistere senza il contributo quotidiano di chi sostiene il suo operato. Il pubblico è molto attirato dalle possibilità che un’Organizzazione come il FAI può offrire, e i numeri parlano chiaro se si pensa ai 480.000 visitatori che nel 2014 hanno visitato i suoi Beni. Bisogna tuttavia aggiornarsi di continuo e utilizzare correttamente gli strumenti a propria disposizione, puntando molto anche su marketing e comunicazione, per far conoscere e pubblicizzare sempre di più e al meglio le numerosissime attività svolte su tutto il territorio. Ciò si può mettere in pratica solo interfacciandosi con le aspettative e le esigenze della società contemporanea, e ispirandosi ad altre eccelse Conservation charities come il National Trust (UK), da cui il FAI, trae i propri principi ispiratori. Barbara Desiree Conversano Noemi Billeci
  • 2. La conoscenza acquisita durante il Master in Risorse Umane che ci ha maggiormente aiutate nel lavoro è stata... Nella mia esperienza, tutti gli insegnamenti impartiti durante il Master sono emersi nello svolgimento delle attività che via via mi sono trovata a svolgere; dalle tecniche di selezione, alla visione di un contratto di lavoro, all’analisi di bisogni formativi, alla costruzione di una tabella pivot (excel.. odi et amo). Il Master in Risorse Umane mi ha fornito le basi, ma ovviamente trovarti ad operare è diverso dalla teoria. Applicare in pratica ciò che hai studiato, ti porta necessariamente ad approfondire l’argomento, in un certo senso a farlo tuo, adattandolo al contesto lavorativo. Infine, per me è stato fondamentale il modulo di Organizzazione, per meglio comprendere le dinamiche organizzative. Infatti, sebbene ogni realtà sia differente, mi ha consentito di guardare al FAI in logica organizzativa, a mio avviso la base da cui partire per capire il sistema di funzionamento e la cornice di senso entro cui operano le persone che ne fanno parte. Quello che invece applico più inconsciamente, se così si può dire, è l’atteggiamento nei confronti del lavoro: dalla gestione del tempo, al lavorare per priorità, al fissare gli obiettivi, a seguire una logica di efficienza nelle attività, all’essere proattiva e curiosa. Indubbiamente sono stati fondamentali i numerosissimi lavori di gruppo e project work in cui siamo stati coinvolti durante il Master in Risorse Umane, che hanno esercitato la nostra capacità di lavorare in squadra e le nostre abilità relazionali (team building, public speaking e negoziazione) oltre che organizzative e gestionali (project management, time management). Necessarie sono state anche le lezioni di micro e macroeconomia e quelle sul sistema impresa, che ci hanno consentito di imparare il linguaggio proprio dell’azienda e di calarci nella sua dimensione, caratterizzata da molteplici sfaccettature. Le conoscenze relative alle diverse funzioni, alle diverse aree strategiche, ai problemi gestionali e allo sviluppo organizzativo, sono risultate importantissime per capire il contesto, la struttura ed il funzionamento della Fondazione in cui ho svolto il mio stage. Infine, ho avuto modo di mettere in pratica quanto studiato durante le lezioni di selezione, formazione ed organizzazione e di utilizzare quanto appreso durante le utilissime lezioni di informatica. Noemi Billeci Barbara Desiree Conversano Sito Fondo Ambiente Italiano - http://www.fondoambiente.it/ Sito ISTUD - http://www.istud.it Free Your Talent - http://www.freeyourtalent.eu
  • 3. Il 12 ottobre si è svolta la FAIMarathon, un evento culturale, non sportivo, organizzato dalle Delegazioni e dai volontari FAI e realizzato grazie alla partnership con Il Gioco del Lotto, a sostegno della campagna di raccolta fondi del FAI “Ricordati di salvare l’Italia” a cui ha collaborato tutta la struttura: E’ una passeggiata a tappe: sono state organizzate 121 maratone in tutta Italia, di cui 18 in Lombardia; grazie all’impegno e al supporto di volontari e Delegazioni, è stato possibile permettere a migliaia di italiani di scoprire la bellezza dell’Italia intorno a noi. Quest’anno, inoltre, c’è stata una maggiore partecipazione anche da parte dei Beni FAI, con aperture straordinarie e visite guidate. Giunto alla sua terza edizione, l’evento ha raccolto 40.000 partecipanti e da un sondaggio fatto tra il pubblico, risulta che il 95% è molto soddisfatto di questa esperienza; questo dipende molto dalla qualità del lavoro svolto in loco dalle Delegazioni e dai volontari che hanno gestito l’organizzazione e le guide. Diversi altri dati, tra cui quelli relativi ai risultati della raccolta fondi, verranno resi pubblici sul rapporto annuale, quindi saranno disponibili il prossimo anno. In sede centrale, l’architettura dell’evento ha ovviamente preso forma con mesi di anticipo; nella fase finale, a ridosso della data dell’evento, è stato lanciato un appello ai volontari per un supporto operativo. In questo modo, ho potuto adoperarmi per fornire il mio contributo, che è stato appunto molto (!) operativo: innanzitutto abbiamo confezionato e imballato i kit che i partecipanti avrebbero trovato al loro arrivo nei punti di partenza (zainetto, pettorine, ingresso omaggio, adesivo sms solidale). Abbiamo poi imbustato e confezionato i plichi da spedire alle Delegazioni (contenenti mappe, itinerari, spille, volantini). Abbiamo provveduto a formattare in 4 diversi formati le immagini disponibili e le fotografie che ci hanno mandato dalle delegazioni, per poterle inserire all’interno del sito, affiancandole alla descrizione delle tappe nei vari itinerari. Infine, nel week end dell’evento, è stato predisposto un call center per fornire informazioni, rispondere a qualsiasi dubbio o domanda, essere punto di riferimento in vista dell’evento. Ho trascorso la giornata svolgendo questa attività, sicuramente impegnativa (il tempo di rispondere ad una chiamata e già si era creata una lista di attesa per le successive!) e che ha messo alla prova una certa dose di problem solving visto che le richieste spesso andavano al di là delle informazioni su FAI Marathon... Ma la soddisfazione più grande sono state le parole di una signora, che alla fine della telefonata mi ha detto “La ringrazio, lei è stata molto gentile... proprio in stile FAI”... mi ha strappato un gran sorriso. La pianificazione e progettazione dell’evento ha richiesto diversi mesi di lavoro e un notevole impegno da parte dell’Ufficio Progetti Nazionali che ha curato tutto nei minimi dettagli, dalla logistica, ai contatti con le Delegazioni Regionali, alla realizzazione dei percorsi di visita sul territorio, alla messa a punto dell’interfaccia web per l’evento. Tutta la struttura è stata comunque coinvolta nell’organizzazione, in particolare l’Ufficio stampa, l’Ufficio Promozione e web, l’Ufficio Raccolta Fondi Privati, l’Ufficio Raccolta Fondi aziende e l’Area Beni. Il mio contributo è stato relativo alle operazioni di aggiornamento e sincronizzazione della pagina web in tempo reale, in caso di modifiche estemporanee dei percorsi di visita, alla formattazione delle immagini caricate sul sito, e a garantire l’assistenza telefonica durante il weekend dell’evento, per chi vi avesse preso parte. Tutto ciò fornendo indicazioni dettagliate sui percorsi di visita e pubblicizzando il più possibile i luoghi visitabili, le iniziative, gli eventi e le promozioni attive per chi avesse voluto iscriversi durante tutto il mese di ottobre, e spiegando quanto fosse importante partecipare attivamente e dare un contributo per la salvaguardia e alla valorizzazione del nostro patrimonio. Le telefonate sono state davvero numerose e in relazione alle richieste di assistenza telefonica ho fornito un feedback all’Ufficio Progetti Nazionali, per il miglioramento continuo del servizio durante le prossime edizioni dell’evento previste. Concludendo se dovessi descrivere la mia esperienza al FAI userei indubbiamente solo aggettivi positivi: emozionante, dinamica, coinvolgente, gratificante. Noemi Billeci Barbara Desiree Conversano